1 L`efficienza energetica come obiettivo delle politiche di

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1 L`efficienza energetica come obiettivo delle politiche di
L’efficienza energetica come obiettivo delle politiche di pianificazione del territorio
Mirko Tutino Assessore alla Pianificazione e Ambiente Provincia
Innanzitutto mi scuso per il fatto che, da amministratore, non farò un intervento ricco di
valutazioni e dettagli tecnici come quelli che mi hanno preceduto e che mi seguiranno.
Che il tema della riduzione e del contenimento dei consumi sia importante, lo dimostrano
alcuni recenti avvenimenti. L'Unione Europea, proprio in questi giorni, ha comunicato le
proprie proiezioni in merito al raggiungimento degli obiettivi previsti con il protocollo di Kyoto e
per l'Italia si profila l'avvio di una procedura dinnanzi alla Corte di Giustizia Europea, che
potrebbe prevedere una sanzione di oltre 300 milioni di €. Un altro tema "caldissimo" di
queste settimane, è la difficoltà nell'acquisire l'energia sufficiente a far fronte all'ondata di
freddo che per due settimane ha colpito l'Italia. Proprio ieri in questa stessa sala l'Assessore
Regionale Muzzarelli ha aggiunto un altro tema: il problema non è solamente quello di "come"
faremo fronte al nostro fabbisogno di energia, ma anche a "quale prezzo".
Gli Enti Locali di questo territorio hanno iniziato ad occuparsi di questo tema incrementando
gradualmente gli investimenti per innovare gli edifici pubblici. Solo il patrimonio di ACER
ammonta a 4.800 alloggi, a cui devono essere aggiunti i municipi, le scuole, gli ospedali e
tanti altri edifici ad uso pubblico. Dieci anni fa gli amministratori che proponevano l'isolamento
termico, la cogenerazione o la produzione di energia dai tetti degli edifici pubblici appariva
come un ambientalista radicale perché questi interventi apparivano meno visibili del
rifacimento di marciapiedi, nuove scuole o rotonde. A Reggio 13 Comuni, la Provincia ed
ACER hanno attivato il progetto ABC energia, che ha rappresentato l'apripista per numerosi
interventi nello stesso senso. Ora la consapevolezza degli amministratori è ben diversa e la
riduzione dei consumi energetici é vista da tutti come una delle strade per ridurre i costi di
gestione del patrimonio pubblico. Ma proprio ora le leve economiche degli Enti Locali
vengono stroncate da normative governative affrettate sulla riduzione della spesa pubblica
che, anche nei casi di interventi capaci di produrre futuri benefici ed anti-recessivi, rendono
impossibile procedere. Per questo, per poter proseguire il cammino avviato, imprese ed
istituzioni devono essere alleate nel sostenere con coraggio nuove politiche keynesiane,
perché esiste - come nei casi appena citati e visibili in questo Expo - una spesa pubblica
virtuosa capaci generare ricadute positive.
Vorrei tuttavia lasciare il tema degli investimenti pubblici, per segnalare il ruolo che gli Enti
Locali possono avere in una programmazione territoriale che affronti il tema dell'energia. La
Provincia di Reggio Emilia, dando seguito al programma energetico regionale citato
nell'intervento precedente, ha avviato uno studio preliminare ad un piano di livello provinciale,
capace di analizzare i fabbisogni ed i potenziali di riduzione dei consumi e produzione di
energia da fonti rinnovabili nel nostro territorio. Nella nostra provincia esistono 230 mila
alloggi, un terzo dei quali realizzati negli anni in cui si costruivano edifici altamente energivori,
cioè il periodo 1946-1971. I consumi civili sono pari al 35% del totale (che corrispondono al
36% delle emissioni di CO2) e sono, a differenza di quanto avviene per il settore produttivo
per motivi che ben conosciamo, in costante e graduale crescita. Inoltre i risultati delle
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certificazioni energetiche, previste dalla normativa regionale, indicano che il 92% degli
immobili certificati si collocano in condizioni uguali o peggiori rispetto alla categoria energetica
D.
A queste considerazioni si deve aggiungere che anche la produzione locale da fonti di
energie rinnovabili non registra dati invidiabili. A Reggio Emilia si produce poco piú del 12%
dell'energia che si consuma e, con l'imminente spegnimento dell'inceneritore, tale percentuale
scenderà radicalmente. All'interno del programma energetico regionale sono fissati obiettivi
difficilmente raggiungibili dalla nostra provincia, in larga misura per motivi legati alla stessa
normativa regionale e lo dico partendo dai dati oggettivi. Gli impianti fotovoltaici a terra e gli
impianti di biogas da insilati, sono difficilmente realizzabili nelle aree di produzione del
Parmigiano-Reggiano. In una provincia fortemente tutelata sul piano paesaggistico, anche i
potenziali di idroelettrico e di eolico sono modesti, ed a ció si devono aggiungere i limiti legati
alle emissioni dei singoli impianti, ancor piú stringenti nelle zone di pianura allo scopo di
ridurre le sostanze inquinanti per le quali l'Italia, grazie alla pianura padana, è oggetto di una
procedura di infrazione europea. Per le ragioni che ho appena illustrato, dunque, la riduzione
dei consumi é la prima delle strade da perseguire per il nostro territorio.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ha fornito alcune linee di indirizzo per i Piani
dei singoli Comuni ed per i loro strumenti attuativi. Oltre all'individuazione di strategie di
promozione delle energie rinnovabili e di contenimento dei consumi energetici e delle
emissioni, sono state stabilite indicazioni precise per contenere la dispersione insediativa ed il
consumo di suolo. Sono state istituite13 Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate dotate di
infrastrutture energetiche e collocate sulle direttrici viabilistiche principali in cui concentrare i
nuovi insediamenti produttivi e le grandi delocalizzazioni, ed al contempo sono stati posti limiti
agli ampliamenti delle aree produttive ed artigianali sparse, inserite in contesti inadeguati o
prive dei caratteri delle APEA. Per gli insediamenti residenziali la Provincia ha anche definito
dei "profili localizzativi", cioè delle regole con le quali pianificare i nuovi quartieri, partendo
dalla vicinanza al trasporto pubblico locale e dalla compattezza dei centri abitati.
Le indicazioni che ho appena citato devono trovare spazio nella programmazione urbanistica
dei Comuni di medio-lungo periodo e negli strumenti operativi ed attuativi dei piani, che
possono essere usati come strumenti per reperire le risorse necessarie per favorire il
recupero del patrimonio edilizio esistente. In termini di consumi energetici conta ben poco,
per una famiglia, se si acquista un alloggio in classe energetica A e poi si vive a 10 km dalla
scuola o dal supermercato piú vicini, casomai sposandosi anche in città con enormi SUV con
cilindrata oltre i 3000 cc. L'urbanistica deve quindi disegnare un modello di società senza il
quale nessuna tecnologia potrà fornire risultati soddisfacenti in termini ambientali ed
energetici.
Permettete una considerazione politica: la Provincia esamina i piani proposti dai Comuni e ne
verifica la corrispondenza con i principi che ho illustrato. Considerando che é innegabile che
talune scelte urbanistiche siano condizionate dal fatto che gli oneri di urbanizzazione sono
una delle poche fonti di finanziamento rimaste ai Comuni, chi verificherà la coerenza tra i
piani approvati dai Comuni con le strategie di area vasta per ridurre i consumi energetici? Chi
garantirà che le istituzioni facciano le scelte utili a ridurre il consumo di suolo e la dispersione
abitativa? L'assetto istituzionale dettato dalla Costituzione non é nato per caso.
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Per concludere credo che su questo tema così centrale nel futuro delle nostre comunità,
esista un compito sia per gli attori economici che per le istituzioni. Le esperienze virtuose
presenti in questo Expo devono diventare un punto di riferimento per il mondo dell'impresa.
Abbiamo visto imprese edili che hanno iniziato a specializzarsi nella riqualificazione
energetica del patrimonio esistente, oppure le ceramiche unire le nanotecnologie alla
piastrella. Allo stesso modo non ha senso che le imprese che si occupano di attività estrattive
considerino questo settore come infinito e continuino a richiedere nuove aree (finite) in cui
scavare, che le immobiliari continuino a richiedere aree da rivalutare con l'edificabilità
(anch'essi finiti) o che si pensi che il problema dei rifiuti sia risolto con nuovi inceneritori e non
con un'industria del recupero.
Detto ció non sono qui per pontificare ció che devono fare le imprese senza segnalare le
mancanze esistenti nelle istituzioni. Innanzitutto serve un'idea chiara della società che si
vuole disegnare per il futuro, perché il tema dell'energia é strettamente legato a come si
raggiunge il posto di lavoro, a dove si realizzano i servizi, a dove e come si pianificano i nuovi
insediamenti residenziali o produttivi. Ma per le istituzionali è altrettanto importante avere
coerenza tra gli obiettivi che ci si pone nelle Giunte e si annunciano nei convegni e le scelte
strategiche e normative che vengono deliberate. Senza visione e senza coerenza tra parole,
idee e norme i nostri impegni per una riduzione dei consumi energetici rimarranno lettera
morta.
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