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14/06/2010
New Wine Journal - Andando per Fiere
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Roma
Sono tante le manifestazioni sul vino che, complice la bella stagione – o la sua idea sfuggente viste
le piogge che hanno imperversato sullo stivale –, hanno colorato di rosso il maggio italiano. Vini nel
Mondo non è che una delle tante, un lungo week end da passare su e giù per le suggestive vie di
Spoleto. A rendere tutto così magico, oltre al ritorno di un clima consono alla stagione, per una volta,
non è soltanto il vino ma il matrimonio – preciso e infallibile – del nettare bacchico con il fascino
senza tempo della città. Perché sorseggiare un buon vino è un piacere, ma farlo davanti al duomo di
Spoleto o per le vie avvolgenti del borgo medievale che si aprono agli scorci di campagna, amplifica
la sensazione. Con un’ottima “guida” del posto, l’amico Lucio, romano di adozione ma originario di
Spoleto, ho potuto inoltrarmi davvero in questa realtà dal sapore agreste, tra i profumi della storia e
della terra per due giorni indimenticabili. Tanti gli assaggi, al tramonto nel chiostro della chiesa di
San Nicolò, passando poi sotto l’arco di Druso e scendendo – da qui è iniziato il tour – sui gradoni
che portano proprio in faccia al duomo. Dicevo, da qui è iniziato il nostro percorso, perché tra olfazioni
di storia e campagna – con i suoi odori affumicati e fascinosi di corteccia, vegetazione e terra – è dei
Guide 2010
profumi del vino che voglio parlare.
Comincio con l’Umbria, per giusto omaggio all’ospite della kermesse, perché ho bevuto Umbria a
tavola e in particolare un grande del territorio e della sua espressione più caratteristica, Caprai con,
inutile dirlo, il suo sagrantino. Per chi non ama il tannino è inutile provare, meglio un sano e
consapevole dietrofront. Il sagrantino, come è noto, è il vitigno con il più ricco corredo di polifenoli
(antociani e tannini) del mondo. Se volete fermarvi comunque da Caprai provate il suo Rosso di
Montefalco (sangiovese 70%, sagrantino 15%, merlot 15%), magari il riserva che, “ammansito” col
merlot, è un vino certamente più morbido e cremoso. Io, che non amo il sagrantino ma adoro
respirare – a volte masochisticamente – la tradizione del territorio, affronto i morsi tannici della
temibile uva mangia–gengive, vista la giovane annata all’apice del suo potere caterpillar, sicura di
Sono disponibili per la vendita le
provarne una delle declinazioni migliori del territorio.
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25 anni Sagrantino di Montefalco 2006
Massimo Comparini.
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Un vino concentratissimo e colorato, impenetrabile nel suo rosso rubino appena schiarito
dall’unghia granato. Al naso è intenso, con sfumature tostate, frutta matura e spezie dolci. Al gusto è
polputo, nerboruto, possente, con una trama tannica decisa e un finale persistente ma non troppo.
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Collepiano Sagrantino di Montefalco 2006
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Rosso rubino intenso con riflessi porpora. Al naso presenta forti note di frutta matura, sotto spirito,
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ciliegia, mora, prugna. Poi spezie e cuoio. Al gusto è intenso e potente.
Lasciamo ora il 25 anni, selezione nata nel ’93 per festeggiare i 25 anni dell’azienda, e il Collepiano,
evocativo della pendenza delicata su cui poggiano le viti di Caprai, ma restiamo in Umbria per una
curiosa scoperta dell’azienda Colle Uncinano, micro-realtà giovanissima della zona che, alle pendici
dei colli Martani, in un clima caratterizzato da notevoli escursioni termiche, produce i suoi vini. Ho
degustato l’Araminto gold – hanno anche la versione silver che non fa barrique ma solo acciaio – , un
grechetto in purezza dal naso davvero caratteristico.
Araminto gold 2006
Prima dei 18 mesi in barrique fa criomacerazione. Alla vista si presenta giallo oro e al naso, insieme
agli aromi di frutta esotica, presenta delle forti note di liquirizia e caffè. Al gusto è intenso e con una
buona spalla acida.
Abbandonata l’Umbria che continua a guardare curiosa dalla Rocca che sovrasta Spoleto, dal Ponte
delle Torri (che è un acquedotto), dalle colline pennellate di una gamma infinita di verdi, è la volta di
assaggi sparsi, dal Piemonte alla Sicilia, tra barbera, sauvignon e cabernet.
Un salto nelle terre altoatesine, mia passione dai tempi del primo bicchiere di vino, mi porta da
Elena Walch, nel suo Kastelaz, vigneto unico nel cuore di Tramin, e nel Castel Ringberg, di fronte al
Lago di Caldaro.
Gewürztraminer Kastelaz 2007
É un vinone denso da 15° (a me ricorda anche il Kolbenhof di Hoffstätter per opulenza e sontuosità).
Giallo oro con un naso aromatico, fruttato, floreale. Riconoscimenti inconfondibili di lichi, rosa, acacia
e ginestra. Ancora noce moscata e una polpa piena e calda. Sapido e molto persistente.
E poi in Langa. Per me che ho sempre stupidamente snobbato la barbera, colpa delle bottiglie di
pessima qualità che circolano in giro, quella di Braida, insieme a La Spinetta, rappresenta uno dei
due motivi che mi hanno fatto ricredere.
Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone 2006
Rosso rubino intenso, mosaico di aromi importante che va dal balsamico allo speziato, il tutto
supportato da una grande spalla acida e una lunghissima persistenza.
Adesso scendo in Friuli. Una capatina da Jermann e dalla sua orrenda (parlo del contenitore, non
del contenuto) bottiglia di Sauvignon che, per quelli che ci sentono la pipì di gatto, che poi è a mio
avviso l’unione tra peperone verde e foglia di pomodoro – e un gatto ce l’ho anch’io e non provo le
stesse positive emozioni a parità di olfazione – potrebbe essere una felice scoperta.
Sauvignon Jermann 2007
Giallo paglierino brillante con riflessi verdolini, naso fruttato, pesca, agrumi, aromi di sambuco e
ginestra. Buon corpo, sapori intensi e buona persistenza.
Chiaramente da Jermann ho bevuto anche il Vintage Tunina che, a differenza delle bottiglie di punta
delle altre aziende, ben nascoste sotto il banco dello stand, campeggiava superba in bella vista,
facile preda di esperti e neofiti.
Infine un salto in Sicilia da Tasca d’Almerita per provare l’autoctono di punta, nero d’Avola all’85%,
un po’ di perricone e altre uve a bacca rossa dell’azienda, e l’internazionale, il loro meritevole
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Cabernet sauvignon.
Rosso del Conte 2005
Venti giorni sulle fecce, malo lattica e affinamento in barrique per un vino di colore rosso rubino,
intenso e con riflessi ancora violacei. Grande impatto di frutta matura (siamo in Sicilia!), ciliegia,
marasca, visciole, frutti di bosco. Poi cannella e tabacco e una lieve nota balsamica Al gusto ricalca il
naso e si presenta morbido nonostante la fitta trama tannica.
Cabernet Sauvignon 2007
Rosso rubino scuro, naso intenso e speziato con aromi di pepe nero, tabacco, leggermente fumé.
Toni vegetali, erbacei e un corpo ricco e imponente, tannino morbido.
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