allevamento biologico dei bovini da latte

Transcript

allevamento biologico dei bovini da latte
ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
ALLEVAMENTO BIOLOGICO
DEI BOVINI DA LATTE
Edizione italiana
a cura di Biocert
ALLEVAMENTO BIOLOGICO
DEI BOVINI DA LATTE
Edizione italiana
a cura di Biocert
Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del
Programma comunitario per l’apprendimento permanente
Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci
ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
La versione italiana è stata curata da:
© BIOCERT Associazione
Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia
Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734
[email protected]
www.biocert.it
Edizioni Biocert – Napoli, 2008
Il presente progetto è finanziato con il
sostegno della Commissione europea.
L'autore è il solo responsabile di questa
pubblicazione e la Commissione declina ogni
responsabilità sull'uso che potrà essere fatto
delle informazioni in essa contenute.
INDICE
INTRODUZIONE ………………………………………………………… 5
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA .. 8
1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della
normativa vigente …………………………………….…… 8
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della
normativa comunitaria e degli standard IFOAM)
1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione
1.1.d Misure di sostegno al biologico
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e
Controllo ……………………………………………………. 26
1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici
1.2.b Formulazione della dieta alimentare
1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 34
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 38
2.1.a Scelta dei fornitori
2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 41
2.2.a Scelta dei clienti
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica
CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE .. 49
3.1 Principi generali ............................................................. 49
3.1.a premessa
3.1.b principi
3.1.c obiettivi della produzione
3.1.d cenni sulle disposizioni di legge
3.1.d.i condizioni generali
3.1.d.ii alimentazione
3.1.d.iii stabulazione
3.1.d.iiii origine
3.1.d.iiiii cura degli animali
3.2 Produzione biologica ..................................................... 55
3.2.a alimentazione degli animali
3.2.a.i principi dell’alimentazione
3.2.a.ii elementi di base per la nutrizione degli
Animali da latte
3.2.a.iii caratteristiche degli alimenti principali
3.2.a.iiii strategie nutrizionali
3.2.a.iiiii raffronto tra le produzioni annuali
3.2.b produzione del foraggio
3.2.c riproduzione
3.2.c.i principi dell’allevamento biologico
3.2.c.ii allevamento dei vitelli
3.2.c.iii allevamento del bestiame giovane
3.2.c.iiii pratica dell’allevamento biologico
3.2.c.iiiii produttività lungo l’arco della vita
3.2.d cura e mantenimento del bestiame
3.2.d.i principi del sostentamento nel biologico
3.2.d.ii sistemi di allevamento all’aperto
3.2.d.iii pratica dell’allevamento all’aperto
3.2.d.iiii trasporto
3.2.e benessere degli animali (salute e igiene)
3.2.e.i principi del benessere animale nel biologico
3.2.e.ii pratiche per il benessere degli animali
3.2.f mantenimento delle premesse
3.2.g gestione dei rifiuti
3.3 Gestione e commercializzazione nel biologico .......... 79
3.3.a conversione al biologico
3.3.b pianificazione, monitoraggio e controllo della
produzione
CONCLUSIONI ………………………………………………………… 83
GLOSSARIO …………………………………………………………… 84
BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 104
INTRODUZIONE
Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro
realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci
“Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La
presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti
appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna
(IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de
Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria
(AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish
TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di
Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte
de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura
sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per
l’Agricoltura biologica).
Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario
per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning”
(numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026).
I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori
professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari
delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo
destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione
continua degli addetti del settore primario.
I contenuti del presente manuale sono i seguenti:
1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e
tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della
certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea
e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la
tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto
alle attività delle aziende agricole biologiche.
Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella
programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma
anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività,
e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e
problematicità.
2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione
degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs
devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la
scelta dei canali di approvvigionamento.
Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla
commercializzazione
delle
produzioni
biologiche,
dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di
distribuzione.
5
3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici dell’allevamento
biologico del bovino da carne, quali le strutture, comprese le
aree dedicate all’esercizio ed al libero movimento, l’alimentazione
generale e delle vacche durante la gestazione ed il parto, le
misure igienico-sanitarie, la riproduzione e le condizioni di
trasporto e macellazione. Viene inoltre esaminato il trattamento
dei reflui zootecnici.
4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in
agricoltura biologica.
6
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA
1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente.
La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per
i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura
rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di
qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo
completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo
di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91.
Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento
è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009,
costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme attuative contenute nel
Reg. CE n° 889/20082.
E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su
base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri
marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da
agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come
biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al
dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la
produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese
le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la
commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere
utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui
produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa
comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da
agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno
2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo,
che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio
2010 (Reg. CE N° 967/20083). Il logo può essere applicato
1
Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato
sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007,
relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che
abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91.
2
Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008,
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del
18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.
834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei
prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e
i controlli.
3
Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008,
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del
7
esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli
ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui
lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute
nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione
equivalente a quello europeo.
Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica
Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di
certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La
Commissione Europea considera una priorità assoluta della
tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla
fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio
2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta
obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di
tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti
generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per
la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza
alimentare.
La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli
operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in
relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE)
ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non
contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità
consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel
3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla
produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.
8
caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare,
consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di
“tracciabilità delle responsabilità”).
La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla
tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il
comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo
dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne
(clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita
mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di
accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di
certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale)
nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il
rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e
distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi
obiettivi i documenti principali da predisporre sono:
a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il
cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare
quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.
b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative,
procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole
aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto
funzionamento del sistema di tracciabilità.
c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali
l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per
garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.
d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si
individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e
si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il
documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa
come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola
confezione di prodotto).
e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle
operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto
durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche,
laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia
dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di
certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche
fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e
certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in
conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano
infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,
9
impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo
in tutte le sue fasi.
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola
Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico
devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva,
sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli
standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di
certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In
questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del
settore o dai centri di assistenza pubblica.
Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in
cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone
le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione
biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella
durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come
provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica”
quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di
produzione biologico dal punto di vista tecnico.
La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere
un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del
periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture
erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può
anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che
comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno.
Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve
essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa
comunitaria e degli standards IFOAM)
La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba
adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare
l’Autorità competente della supervisione del sistema e
dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che
devono operare in conformità agli standards internazionali delle
norme EN 45011 / ISO 65.
10
Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia
Nome
cod.
UE
Recapito
Associazione Suolo e Salute
ITASS
via Paolo Borsellino, 12/B
61032 Fano (Pu)
Tel. e fax 0721 860543
E-mail [email protected]
sito Internet
www.suoloesalute.it
Istituto per la Certificazione Etica
e Ambientale - ICEA
ITICA
Via Nazario Sauro, 2
40121 – Bologna
Tel. 051/272986
Fax 051/232011
E-mail [email protected]
Istituto Mediterraneo di
Certificazione - IMC
ITIMC
Via C. Pisacane 53
60019 – Senigallia (An)
Tel. 071-7928725/7930179
Fax 071-7910043
E-mail [email protected]
sito Internet www.imcert.it
Bioagricert
ITBAC
Via dei Macabraccia, 8
40133 Casalecchio Di Reno (Bo)
Tel. 051-562158
Fax. 051-564294
E-mail [email protected]
sito Internet
www.bioagricert.org
Consorzio Controllo Prodotti
Biologici - CCPB
ITCPB
Via Jacopo Barozzi 8
40126 – Bologna
Tel. 051-254688-6089811
Fax 051-254842
E-mail [email protected]
sito internet www.ccpb.it
11
CODEX S.r.l.
ITCDX
Via Duca degli Abruzzi, 41
95048 Scordia (Ct)
Tel. 095-650634/716
Fax. 095-650356
E-mail [email protected]
sito internet www.codexsrl.it
Q.C. & I. International Services
ITQCI
Villa Parigini
Località Basciano
55035 Monteriggioni (Si)
Tel. 0577/327234
Fax. 0577/329907
E-mail [email protected]
sito Internet www.qci.it
Ecocert Italia
ITECO
Corso Delle Province 60
95127 - Catania
Tel. 095/442746 - 433071
Fax 095/-505094
E-mail
[email protected]
sito Internet
www.ecocertitalia.it
BIOS
ITBSI
Via M. Grappa 37
36063 Marostica (Vi)
Tel. 0424/471125
Fax: 0424/476947
E-mail [email protected]
sito Internet www.certbios.it
Eco System International
Certificazioni S.r.l.
ITECS
Via Monte San Michele 49
73100 Lecce
Tel. e Fax 0832-311589
E-mail [email protected]
sito Internet www.ecosystemsrl.com
BIOZOO - S.r.l.
ITBZO
Via Chironi 9
07100 Sassari
Tel. e Fax : 079-276537
BIOZERT - zertifizierung
IT-
12
Auf dem Kreuz 58
okoligisch erzeutger produkte*
BZT
D-86512 - UGSBURG
Tel. +49(0)821.3467650
Fax +49(0)821.3467655
E-mail [email protected]
sito Internet www.biozert.de
INAC - International Nutrition
and Agricolture Certification*
ITINC
Rudolf-Herzog-Weg 32
D-37213 WITZENHAUSEN
Tel. +49(0)5542.911400
Fax +49(0)5542.911401
E-mail [email protected]
sito Internet www.inaccertification.com
IMO - Institut für marktökologie*
ITIMO
Paradiesstrasse 13
D-78462 KONSTANZ
Tel. +49(0)7531.915273
Fax +49(0)7531.915274
E-mail [email protected]
sito Internet www.imo.ch
QC&I – Gesellschaft für kontrolle
und zertifizierung von
Qualitätssicherungssystemen
GMBH*
ITQCI
Gleuelerstrasse 286
D-50935-KÖLN
Tel. +49(0) 221 943 92-09
Fax +49(0) 221 943 11
sito Internet www.qci.de
*accreditati solo per la provincial di Bolzano
13
Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da
agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla
competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di
certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa
descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i
magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In
seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo
biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di
certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione
prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il
quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente
controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e
l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di
trasformazione e commercializzazione.
L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali
ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una
certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel
rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica.
L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento
da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita
sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In
ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le
spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle
attività di controllo e certificazione.
Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso
significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non
esistono standard comuni.
La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica
(IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive
come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto,
trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi
generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte
del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre
le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards
che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In
particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di
standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera
commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni
da agricoltura biologica4.
4
The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .
14
L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli
obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e
quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al
processo di approvazione.
(Immagine 2: logo IFOAM)
Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono
state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e
dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano
preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni
del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare,
operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito
nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni
europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la
trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle
produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice
Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e
con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni
da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di
norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare
dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci
dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di
rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del
processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per
l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la
fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del
principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il
biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente
aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno
dello stesso Codice5. E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi
5
Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet
www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet
della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.
15
e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi
risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della
regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli
operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards
privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle
norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi
privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne
esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia,
Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli
operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare
questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina
comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono
infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva.
Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i
Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli
operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le
loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP6 National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e
JAS7 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il
Giappone.
Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è
un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA
che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico,
attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di
certificazione operanti nel settore del biologico8.
L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento
IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi
biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie
alla sua completa imparzialità.
6
http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm
http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm
8
http://www.ioas.org
7
16
Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM
Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005,
l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha
approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *.
Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa
l’agricoltura biologica.
Principio della salute
L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali,
degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile.
Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere
dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli
animali e della gente.
La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia,
ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza
e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute.
Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o
il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo
abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre
cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In
quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi
alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute.
Principio dell’ecologia
L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli
ed aiutarli a sostenersi.
Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che
la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere
sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle
colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi
marini dell’ambiente acquatico.
I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri
ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso
a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni,
all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la
riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di
migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse.
L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi
agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che
producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere
l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità,
dell’aria e dell’acqua.
Principio dell’equità solidale
L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei
confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita.
L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela
di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri
esseri viventi.
Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono
gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le
parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori.
L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono
coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla
produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità.
Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che
rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.
17
Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite
in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le
generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e
commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali.
Principio della cautela
L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di
proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente.
L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni
interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività,
ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di
conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi
attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e
dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva.
Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte
di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per
assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la
conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le
conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo.
L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate
ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i
valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi
trasparenti e partecipativi.
______
* Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005
(www.ifoam.org).
18
Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic
Programme - NOP)
Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato
definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo,
una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il
NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di
standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.
Le basi del programma nazionale per il biologico
Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle
indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal
Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli;
trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del
NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione
precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran
numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.
Cosa stabiliscono le norme NOP?
Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente
modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze
naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste
regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.
Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea,
l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche
sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli
animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero
accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.
Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto.
−
Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi
possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.
−
Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere
contrassegnati con il marchio del biologico USDA.
−
Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto
con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti
biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente
con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o
“fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico
USDA.
−
Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta
il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura
biologica.
Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il
metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la
documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo
piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni
colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli
convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.
Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti
biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non
possono utilizzare il marchio del biologico USDA.
Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione
riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in
modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a
controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse
e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.
I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di
certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri.
Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di
certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.
19
Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard
Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000
sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici,
fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius.
Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti
biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali.
Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate
dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi
che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi.
Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al
2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o
straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome
dell’Ente di certificazione autorizzato.
Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro
produzioni il marchio JAS.
Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori
giapponesi.
Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la
certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri
prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le
norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato
IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre
alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i
prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e
commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO)
riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il
venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei subfornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario.
Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti:
se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato
quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in
conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.
il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non
potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico
estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se
scritto in lingua inglese = organic).
se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito
scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene
pomodoro biologico.
Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo
produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo
nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading
decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e
quali no per qualsiasi motivo.
Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a
comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la
commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).
20
1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione
Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di
controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della
documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti
dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che
intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la
seguente procedura:
1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione
con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed
all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale
accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica
iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le
variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale
rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie
produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai
metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei
prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti
relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e
cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.
2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti
trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di
certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito
negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del
controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e
le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la
documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il
termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse
ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la
richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.
3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di
certificazione dovrà verificare che le unità produttive,
l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano
conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà
consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel
dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a
tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle
produzioni commercializzate.
4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso
dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione
della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione
trasmessa dal tecnico.
21
5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della
valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato
all’operatore, la data di validità dell’attestato.
6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso
dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni
anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale
responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene
effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere
trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data
di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di
controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al
programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di
certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti
a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno
comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi
termini sopra riportati.
7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso
dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il
quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia
nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in
conformità con la normativa del biologico.
8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa
delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo
del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato
delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle
relative etichette.
L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione
e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione.
L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale
rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico,
compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione,
consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla
documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.),
consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si
rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli
ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad
impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse
intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.
22
1.1.d Misure di sostegno al biologico
L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche
misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento
comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999.
Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà
dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero
delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto
finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di
operatori biologici9.
Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005
Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali
(2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.
La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per
almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione
dell’azienda e dall’orientamento colturale.
Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per
vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori:
innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le
informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria
(che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento);
molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni
9
European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the
European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.
23
del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano
esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di
produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori
rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le
istituzioni pubbliche.
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo
Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare
che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che
persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della
biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il
metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in
sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione
anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di
gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche
agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di
sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del
metodo "
Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale,
comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del
territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa
semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei
problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la
necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi
produttivi agricoli).
Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la
complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato
ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con
l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le
caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza
di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di
tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di
disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di
autoregolazione naturale.
L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non
semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi)
con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol
dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’ecosistema.
L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori
durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve
innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di
poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione
delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e
24
consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è
importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo
di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei
mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà
realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in
errori e fallimenti.
Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico
un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e
ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema.
Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel
piano di conversione.
• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante
assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa
le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi
riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni
colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti,
erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali
problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in
passato.
• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per
l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il
bilancio umico costituisce un’informazione strategica per
consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione
equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare
la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura
biologica.
• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere
l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre
aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare
informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori.
Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli
acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli
altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del
lavoro.
• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni
risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di
introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale
necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta
anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non
è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al
fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e
gli eventuali contoterzisti.
25
•
Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad
investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende
naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche
dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o
sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta
determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di
suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte
dell’operatore.
• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale
possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta
attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi.
Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici,
presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di
inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di
contributi regionali.
Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di
conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per
l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come
nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma
abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se
sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema.
Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore
deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.
1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici
Nella scelta degli animali da allevare vanno sempre considerati i
seguenti elementi:
a) loro adattabilità alle specifiche condizioni ambientali;
b) loro vitalità e resistenza naturale alle malattie;
c) assenza di predisposizioni a malattie specifiche o problemi di salute
(sindrome da stress, aborto spontaneo, ecc.).
La normative vigente non fissa regole precise nella scelta degli
animali. Vanno comunque preferite le razze autoctone che meglio si
adattano all’allevamento biologico. Presentano infatti una maggiore
diversità biologica rispetto alle razze ibride e sono state selezionate
nel tempo tra quelle che meglio si adattano alle caratteristiche dei vari
territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo
produzioni tipiche di qualità. Questo vale ancora di più nel caso di
allevamenti all’aperto, dove risulta determinante la rusticità degli
animali.
1.2.b Formulazione della dieta alimentare
Il bestiame può essere alimentato con il pascolo o con mangimi, a loro
volta controllati e certificati biologici. L’alimentazione deve essere
26
effettuata sempre anteponendo la qualità e la salute degli animali alla
massimizzazione
delle
produzioni.
In
nessun
modo
la
somministrazione di cibo deve servire ad aumentare le produzioni,
superando i limiti naturali degli animali. L’ingrassamento forzato è
severamente proibito ed è preferibile usare mangimi aziendali;
qualora questi non fossero disponibili potranno essere acquistati
mangimi da altre aziende biologiche certificate.
È consentita la pratica della transumanza (spostamento estivo degli
animali nei pascoli montani), purché avvenga all’interno del territorio
comunitario.
Il bestiame deve essere alimentato con razioni a loro volta controllate
e certificate biologiche, che garantiscono sia l’ottenimento di
produzioni di qualità che il benessere animale.
L’Alimentazione di base dei giovani mammiferi deve essere a base di
latte naturale, preferibilmente materno, e comunque tutti i mammiferi
devono essere alimentati con latte naturale per un periodo minimo
che varia a seconda delle specie (3 mesi per bovini/bufali ed equini,
45 giorni per ovini e caprini, 40 giorni per suini) ed è sensibilmente più
lungo di quello previsto per gli allevamenti convenzionali. Il latte
artificiale non è consentito.
Trattandosi di animali erbivori è prescritto che passino il maggior
tempo possibile ad alimentarsi naturalmente nei pascoli, sempre che
le condizioni del tempo lo permettano. Almeno il 60% della materia
secca di cui è composta la razione giornaliera deve essere costituita
da foraggi grossolani freschi, essiccati o insilati. Tuttavia l'organismo o
l'autorità di controllo può permettere, per gli animali da latte, la
riduzione al 50% per un periodo massimo di 3 mesi dall'inizio
dell'allattamento.
Eventuali alimenti provenienti da agricoltura convenzionale possono
essere usati in caso di necessità solo se previsti dalla normativa (per i
bovini si rimanda al capitolo terzo del manuale).
Gli alimenti di origine animale (siano essi prodotti in convenzionale
che in biologico) possono essere usati esclusivamente se previsti
dalla normativa, come nel caso del pesce o di altri animali marini e del
latte e dei suoi derivati. Sono sempre vietati invece i prodotti a base di
carne e derivati.
In linea generale tutte le esigenze alimentari degli animali devono
essere soddisfatte con cibi naturali, possibilmente assunti pascolando.
In caso di carenze di minerali, ecc., possono essere somministrate
vitamine, pro-vitamine, additivi nutrizionali, scelti esclusivamente tra
quelli autorizzati dalla normativa vigente.
Alcune regole specifiche sono state dettate per gli enzimi, microorganismi, antiagglutinanti e coagulanti. Non può essere usato
27
nell’alimentazione animale alcun antibiotico, anticoccidico, medicinale,
promotore dello sviluppo o qualsiasi altra sostanza che stimoli lo
sviluppo o la produzione. Tutta la razione alimentare deve essere
esente da sostanze medicali sintetiche.
È completamente vietato l’uso di alimenti contenenti OGM.
1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari
La salute degli animali dovrà essere garantita prevalentemente
attraverso l’adozione di misure preventive quali:
•
Scelta di razze o tipi genetici resistenti;
•
Dieta bilanciata di alta qualità;
•
Idoneo contesto ambientale;
•
Giusta densità;
•
Alloggi idonei;
• Buone pratiche di allevamento.
L’uso di medicinali allopatici di sintesi è vietato. La profilassi nella
zootecnia biologica è basata sui seguenti principi:
a) scelta delle razze, preferibilmente autoctone, o di linee e ceppi
appropriati di animali, adattatisi nel tempo alle condizioni locali;
b) applicazione di pratiche di allevamento, adeguate alle esigenze di
ciascuna specie, che stimolino un’elevata resistenza alle malattie
ed evitino le infezioni; gli allevamenti all’aperto sono preferibili;
c) uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento fisico
regolare ed all’accesso ai pascoli, in modo tale da stimolare le
difese immunitarie degli animali;
d) adeguata densità degli allevamenti, in modo da evitare
sovraffollamento e conseguenti problematiche di ordine sanitario.
Se nonostante queste misure preventive un animale dovesse
ammalarsi o ferirsi gli dovranno essere prestate tutte le cure
necessarie per mantenerlo in vita e, se necessario, andrà isolato in
appositi locali.
Le cure dovranno essere il più naturale possibile, ma l’obiettivo
prioritario deve essere quello di ridurre le sofferenze e salvare
l’animale. L’uso di medicinali veterinari nell’agricoltura biologica deve
essere conforme ai seguenti principi:
•
possono essere utilizzati esclusivamente i prodotti elencati nel
regolamento comunitario;
•
è raccomandato l’uso di prodotti fitoterapici, omeopatici,
oligoelementi e di altri prodotti riportati nel Reg. CEE n° 889/2008,
28
al posto di antibiotici e medicinali veterinari allopatici ottenuti per
sintesi chimica; purchè abbiano efficacia terapeutica per la specie
animale e ben rispondano alle circostanze che hanno richiesto la
cura;
•
qualora l’uso dei suddetti rimedi non risultasse efficace ed il
ricorso ad altro tipo di cura risultasse decisivo per evitare
sofferenze o disagi agli animali, possono essere utilizzati
antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi
chimica, sotto la responsabilità ed il controllo rigoroso di un
veterinario;
•
è vietato l’uso preventive di antibiotici e medicinali allopatici;
•
è vietato l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la
produzione (compresi antibiotici, ccoccidiostatici ed altri stimolanti
artificiali della crescita);
•
è vietato l’impiego di ormoni o sostanze analoghe destinate a
controllare la riproduzione (ad es. Al fine di indurre o sincronizzare
gli estri) o ad altri scopi. Tuttavia possono essere somministrati
ormoni a singoli animali nell’ambito di trattamenti terapeutici
veterinari;
•
sono autorizzate le cure veterinarie degli animali, nonché i
trattamenti degli edifici, delle attrezzature e dei locali, qualora
siano prescritti dalla normativa nazionale o comunitaria; compreso
l'impiego di sostanze immunologiche ad uso veterinario se è
riconosciuta la presenza di malattie nella zona in cui è situata
l'unità di produzione.
Qualora debbano essere impiegati medicinali veterinari è necessario
effettuare le seguenti specificazioni:
•
il tipo di prodotto (indicando anche i principi attivi in esso
contenuti);
•
il dettaglio della diagnosi;
•
la posologia;
•
il metodo di somministrazione;
•
la durata del trattamento;
• il tempo di sospensione stabilito dalla legge.
Queste informazioni devono essere dichiarate all'autorità o
all'organismo di controllo prima che gli animali o i prodotti animali
siano commercializzati con la denominazione biologica. Gli animali
trattati devono essere chiaramente identificati, singolarmente per il
29
bestiame di grandi dimensioni; singolarmente o a grupi per il pollame
e il bestiame di piccole dimensioni.
Il tempo di sospensione tra l'ultima somministrazione di medicinali
veterinari allopatici ad un animale in condizioni normali di utilizzazione
e la produzione di derrate alimentari ottenuta con metodi biologici da
detti animali deve essere di durata doppia rispetto a quello stabilito
dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore.
Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani
obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui
un animale o un gruppo di animali sia sottoposto a più di due o
massimo tre cicli di trattamenti con medicinali veterinari allopatici
ottenuti per sintesi chimica o antibiotici in un anno (o a più di un ciclo
di trattamenti se la sua vita produttiva è inferiore a un anno), gli
animali interessati o i prodotti da essi derivati non possono essere
venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni del
presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi
di conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il
consenso dell'autorità o dell'organismo di controllo.
La prevenzione deve rimanere comunque la pratica più importante in
un allevamento biologico. Quando gli animali vivono in condizioni
ideali il loro sistema immunologico risulta infatti rafforzato e,
conseguentemente, le malattie sono minori e con conseguenze meno
gravi. È poi necessario isolare gli animali appena questi manifestino I
sintomi di una malattia, in modo da evitare il contagio degli altri
membri dell’allevamento.
È vietata la pratica sistematica di operazioni quali l'applicazione di
anello al naso dei suini, la recisione della coda e ogni altro
intervento mutilante a fini non terapeutici. Alcune di queste
operazioni possono tuttavia essere autorizzate dall'autorità o
dall'organismo di controllo per motivi di sicurezza o al fine di
migliorare la salute, il benessere o l'igiene degli animali (Reg. CE
1804/99). Tali operazioni devono essere effettuate sotto la
responsabilità del veterinario aziendale, riducendo al minimo ogni
sofferenza per gli animali.
Il trasporto deve essere ridotto al minimo, secondo il principio che è
meglio trasportare i prodotti piuttosto che gli animali. Nel caso si sia
costretti a spostare gli animali, bisogna fare il possibile per ridurne lo
stress, sia durante il viaggio che durante le fasi di carico e scarico.
Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È proibito usare stimolatori
elettrici esercitanti azioni coercitive sull’animale. È proibito l’uso di
tranquillizzanti allopatici prima, durante e dopo il trasporto. È possibile
invece usare durante le fasi di carico e scarico il metodo “dal buio alla
luce” e il richiamo del cibo. I veicoli utilizzati per il trasporto devono
30
essere puliti e proteggere gli animali dal vento, dal freddo, ecc..
Durante i trasporti più lunghi è necessario provvedere alla
somministrazione di acqua. Tutte queste misure devono essere
adottate anche durante il trasporto al macello, dove le situazioni di
stress devono essere ridotte al minimo.
31
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA
AGRICOLTURA BIOLOGICA
I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di
distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a
cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni10.
Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per
un prodotto biologico va al produttore.
La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase
di commercializzazione.
Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra
produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per
entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita
culturale.
La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio
essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di
sviluppo sostenibile.
Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la
partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i
propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in
contatto diretto con nuovi fornitori.
Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti
fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.
10
Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for
Organic Product, Proceedings of
International roundtable “Organic
Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome,
November 2005.
32
Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica
Norimberga (GERMANIA), Febbraio
Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in
Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può
contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori
provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione
Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e
garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul
biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi
mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore.
Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno
sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su
commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va
uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno
bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto
normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed
esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una
panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed
il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer
Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in
collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori
sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum.
Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro
partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni
operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile
realizzare incontri mirati.
Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)
---http://www.biofach.de
33
Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica
Bologna (ITALIA), Settembre
SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente)
è uno dei principali eventi del mondo del naturale:
• 85,000 mq di spazi espositivi
• 16 padiglioni espositivi
• 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa
• 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali
• 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo
• 77 convegni
• 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri.
La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti
biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di
molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la
Germania, la Tunisia, ecc.
I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al
raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici
naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere.
Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si
indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i
prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel
settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno
rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente.
SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha
creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione ecocompatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la
guida di esperti educatori e la sorveglianza dei
genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi,
percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludicoeducative mirate ad instillare nei più piccoli il seme
della loro importantissima “coscienza ecologica”.
Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche
ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed
all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni
ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e
giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili.
SANA, oltre che appuntamento commerciale e
immancabile momento di business, è caratterizzato da
una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi,
workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri,
e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa
ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend".
La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei
temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i
messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni
e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici
di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di
giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello
nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro
associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del
biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano
sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di
produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda
agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano.
--http://www.sana.it
34
Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto
ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni
di euro11 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai
23,5 bilioni di euro12).
Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno
share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca.
3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e
la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa
procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la
Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In
molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è
comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25
€), Regno Unito e Italia (24 €)13.
Questo trend positivo è legato a diverse ragioni:
• perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici
scandali alimentari;
• desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto;
• desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente
modificati;
• richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere
animale;
• domanda di protezione e rispetto ambientale;
• desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con
organismi geneticamente modificati;
• fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura
biologica.
• salvaguardia della salute degli operatori agricoli.
L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano
di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica14, dove le principali
proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio
allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bioproduzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia
11
Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du
Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union –
Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.
12
The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).
13
Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello
Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts
and Figures», Bruxell, 2005.
14
COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.
35
dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando
maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli
operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia
dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards,
aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche
da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione
prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei
prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento
comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale
darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente
campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una
campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni
pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui
vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista
ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura
biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e
promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori
occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni
della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni
professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione
delle suddette campagne.
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti
L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione
biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto
ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera
produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i
fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro
volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare
coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o
trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali
dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli
acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo.
E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori
diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal
modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero
l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle
altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura
biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e,
in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la
concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche
considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile
determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di
36
acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e
quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato.
Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli
acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa,
etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne,
lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di
acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di
anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a
reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore
dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di
certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo
dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso
l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul
mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla
gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente
in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto
numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per
verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione
Europea.
In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del
resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su
un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici
e burocratici.
2.1.a Scelta dei fornitori
Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa
comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno
preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la
difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado
di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello
comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici
utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle
diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del
regolamento nei diversi Stati15.
Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed
attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con
difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei
distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura
15
Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a
livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5°
Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in
agricoltura biologica (www.organicinputs.org).
37
italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di
depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la
Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche
necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista
delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico16. L’elenco
pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura
Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato
le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a
nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti.
Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per
esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da
agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il
servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo
www.organicxseeds.com.
Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi
tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe17
pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende
produttrici/distributrici.
E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti
biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro
volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di
conseguenza
è
necessario,
quando
si
effettuano
gli
approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi
vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e
foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM
free.
2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento
A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico,
gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici
che in quelli convenzionali.
Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico,
con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati,
direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i
rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria,
anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di
trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter
preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.
16
17
www.isnp.it/fertab_eng/index.htm
www.biobank.it
38
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali
Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle
problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva
molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche
di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione
collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il
commercio equo e solidale.
Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del
Consiglio Europeo in Bruxelles
Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la
SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio
Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio
2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno
avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa
pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense
pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle
dinamiche di sviluppo del settore.
Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al
giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.
Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come
nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o
della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4
milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering
completamente al biologico.
Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad
incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee
conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA
BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso
sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica,
approvato nel 2004.
---Fonte: IFOAM
Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo
circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente
al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo
sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e
servizi che rispettano l’ambiente.
39
Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto
di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti
pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo
sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può
essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato
che occupano gli acquisti pubblici.
La Commissione Europea ha predisposto un manuale18 per aiutare gli
Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e
sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo
pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria
per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto
dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale19 è disponibile sul sito
web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il
quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti.
L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo
economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e
la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le
città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana
per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network,
chiamato “Città del Bio”20, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni
che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica
in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.
Immagine 4: Logo Città del Bio
18
Commission of the European Communities, Handbook on environmental
public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050.
19
http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/
20
www.cittadelbio.it
40
L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense
pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei
primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente
all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti
rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un
coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del
territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi
sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di
promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia
pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica,
del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese ecocompatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Biodistretto Cilento”, coordinato dall’Associazione Italiana per
l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai
componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle
più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco
del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e
provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge.
Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del
territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i
turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree
protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche
tradizioni e dei mestieri dimenticati.
2.2.a Scelta dei clienti
L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi
Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree
dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia
Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la
vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi
anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente
aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda,
Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei
supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel
biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti
biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la
quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati21.
21
Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic
farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3
Novembre 2005.
41
La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande
importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va
pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il
consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della
stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e
del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto,
rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo
dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà
locali.
Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta:
• “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.
campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali;
• “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie
didattiche, ecc..
La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle
aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla
ristorazione locale.
Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”
42
Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”
Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi
di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle
erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di
far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche
supermercato svolge anche attività promozionale del biologico,
facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il
numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in
tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico
sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei
supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che
decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di
merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non
sempre etiche.
Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati
biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme
del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi
stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati
da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive
maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei
supermercati
convenzionali
(maggiori
volumi
di
vendita,
avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita
specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,
43
competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti
biologici.
Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di
punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi
maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole).
In
considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli
vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i
consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed
imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa
che anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di
controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione
comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico
hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la
certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro
conformità alle norme comunitarie.
È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione
biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar
servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso
di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero
delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica
La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore
orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in
tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente
è: comprare locale, biologico e in fiera22.
La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di
marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire
dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme
precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono
divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle
produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di
informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei
dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del
prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema
informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto
questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove
prospettive di marketing.
22
Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni
Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’
demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale
“Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e
dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.
44
Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del
valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una
completa e trasparente documentazione di riferimento.
Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione
del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile
attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che
consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate
semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta.
Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente”
all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato
prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.
Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità
delle produzioni biologiche
Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era
basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale
conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione
dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che
mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso
la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici
consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di
risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente
cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il
grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere
45
lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il
momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che
anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con
l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze
individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha
l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo
acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli,
ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo
di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed
in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di
fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche
fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali
(B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica.
Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi.
Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo
possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata.
Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il
computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la
conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata
dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare
costosa, anche in termini logistici.
In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di
marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al
consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza
considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di
conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente
una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto
e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se
attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di
stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno
un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere
meglio cos’è il metodo di produzione biologico.
46
Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com
In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande
interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta.
Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai
governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando
nuovi strumenti e scambi di esperienza23.
23
Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for
Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic
Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM,
Roma, Novembre 2005.
47
CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE
3.1 Principi generali
3.1.a premessa
I bovini da latte si prestano molto bene alla riconverzione in chiave
biologica del metodo di allevamento. Anche per questo il settore
lattiero-caseario riveste una posizione di rilievo nel panorama
biologico europeo. La riconversione risulta più agevole, rispetto ad
altri tipi di allevamento, in quanto l’attuale sistema normativo non pone
norme proibitive e le richieste del mercato sono in continuo aumento.
3.1.b principi
Il principio più importante in agricoltura biologica è quello del ciclo
chiuso. Questo può essere realizzato più facilmente se si combina la
produzione vegetale con con quella animale. Il numero di capi
allevabili in un’azienda dipende sempre dalla superficie che si ha a
disposizione. Va poi considerato che una buona parte delle piante
coltivate in biologico è finalizzata alla produzione di foraggio per
l’alimentazione animale e che le deiezioni animali, a loro volta, sono
utilizzate nei campi come fertilizzante ed ammendante del terreno.
Produrre secondo i principi del biologico significa: integrare tra loro il
suolo, le piante e gli animali in un ciclo naturale. L'agricoltura biologica
è indubbiamente meno inquinante dell’agricoltura convenzionale: gli
agricoltori biologici lavorano senza ricorrere a prodotti chimici di
sintesi e riutilizzando tutti gli scarti di produzione (sia vegetali che
animali).
L’idea che è alla base dell’impresa biologica è: produrre rispettando la
natura.
I principi dell’allevamento si basano sui seguenti punti:
ƒ Gli allevamenti sono una componente fondamentale del ciclo
ecologico aziendale (suolo, piante, animali).
ƒ La produzione zootecnica va armonizzata con le altre
produzioni della terra.
ƒ Va considerato altresì l’allevamento di animali domestici.
ƒ La qualità delle produzioni è una componente di rilievo nel
biologico.
ƒ Provvedere sostentamento degli animali preferibilmente con
prodotti aziendali.
ƒ Il ricovero del bestiame dovrebbe soddisfare le esigenze degli
animali (stabulazione, alimentazione, cura dei medesimi).
ƒ Avere cura della salute e del benessere animale attuando
misure preventive.
48
Non usare OGM, ovvero organismi geneticamente modificati
e prodotti derivati dall’impiego di sostanze geneticamente
modificate.
ƒ Avere una completa documentazione delle procedure
operative.
ƒ Sottoporsi ad ispezioni indipendenti (da parte di organismi
accreditati presso le Autorità competenti a livello nazionale).
3.1.c obiettivi della produzione biologica
Gli obiettivi dell’allevamento biologico non sono puramente di tipo
economico, anche se gli aspetti economici non vanno sottovalutati. E’
importante il “come“ si produce ed occorre far riferimento a dei valori
cui ispirarsi.
ƒ Protezione degli animali
- Il bestiame va visto come un insieme di esseri viventi.
- Le norme in materia di protezione animale vanno
interpretate in senso restrittivo.
- Gli aspetti etici vanno considerati in ogni tipo di allevamento.
ƒ Protezione del consumatore, attraverso la garanzia della
sicurezza alimentare perseguita seguendo i seguenti principi:
- evitare le zoonosi (trasmissione di malattie dall’animale
allevato all’uomo);
- evitare residui nocivi;
- assicurare sicurezza igienica ed elevata qualità degli
alimenti;
- effettuare controlli accurate.
ƒ Protezione della natura e contrasto
delle emissioni
inquinanti.
ƒ Protezione del suolo, dell’acqua, dell’aria e salvaguardia
della biodiversità alimentare, soprattutto attraverso:
- Produzioni autoctone
- Divieto di uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.
ƒ Efficienza economica mediante:
- prodotti di lunga durata;
- maggiore durata produttiva degli animali;
- costi bassi per le cure veterinarie;
- metodologie di allevamento estensive;
- buone prospettive di mercato mediante:
ƒ aumento della consapevolezza ambientale dei
consumatori;
ƒ lotta agli “scandali” alimentari (come ad esempio
quello della diossina negli alimenti);
ƒ Aumentare la familiarità dei consumatori rispetto ai
prodotti biologici;
ƒ
49
Deciso rigetto dell’ingegneria genetica nell’Unione
europea;
ƒ Incremento costante della domanda di prodotti
biologici.
L’allevamento di bestiame ha un suo ruolo di rilievo nel ciclo
nutrizionale, essendo il bestiame sia fruitore degli alimenti che
fornitore dei fertilizzanti. Le mucche sono una parte indispensabile
della produzione biologica quali utilizzatrici di superfici erbose
altrimenti non utilizzabili.
3.1.d cenni sulle disposizioni di legge
I Regolamenti sono stati posti in essere al fine di assicurare
l’autenticità dei metodi di allevamento biologici, inserendosi in un
quadro generale di più ampia portata concernente le coltivazioni
vegetali, l’allevamento animale, l’etichettatura, la trasformazione e la
commercializzazione di prodotti biologici. Essi regolano inoltre le
importazioni di prodotti biologici.
Nell’agosto 1999 per la prima volta sono state stabilite a livello
comunitario le disposizioni specifiche in merito alla produzione,
etichettatura, controllo delle maggiori specie animali (p.es. bovini,
suini, ovini, caprini, equini, avicole), attraverso il Regolamento CE n.
1804/99. Queste disposizioni coprono aree tematiche quali
l’alimentazione, la prevenzione dalle malattie, i trattamenti veterinari, il
benessere degli animali, pratiche di allevamento e gestione del
medesimo.
Gli OGM e ed i prodotti da esso derivati sono esplicitamente esclusi
dal metodo di produzione biologico.
Le disposizioni comunitarie includono altresì l’importazione dai Paesi
terzi rispetto all’U.E. di prodotti biologici, laddove vi sia comunque un
riconoscimento dei criteri di produzione e controllo da parte
dell’Unione europea.
Nelle proprie disposizioni normative concernenti i prodotti biologici,
l’Unione Europea definisce con esattezza come gli alimenti biologici
debbano essere prodotti ed etichettati.
Il Regolamento comunitario protegge altresì i consumatori contro gli
abusi e la concorrenza sleale in tutta l’Europa. Stabilisce con
precisione che sostanze utilizzare, ritenendole ammissibili. In tal
modo, si è venuto a creare un criterio comune di produzione
nell’ambito dell’Unione europea.
Nel prosieguo della trattazione, saranno esaminati gli aspetti di rilievo
concernenti l’allevamento. Da gennaio 2009 esiste una nuova
regolamentazione del biologico (Reg. CE n. 834/07 e Reg. CE n.
889/2008) le cui disposizioni in materia sono valide per tutta l’U.E.
ƒ
50
uropea sotto l’aspetto della produzione, dell’etichettatura, del
controllo.
3.1.d.i condizioni generali
Le seguenti condizioni devono essere considerate nell’allevamento
biologico.
• Luce naturale sufficiente, ventilazione naturale ed accesso
privo di impedimenti al cibo ed all’abbeveratoio, devono
essere garantiti per tutti gli animali.
ƒ Lo spazio per il riposo ed il ricovero deve essere lavato ed
asciugato in maniera sistematica e non casuale (da evitare
ove possibile il pavimento a stecche).
ƒ Un minimo di spazio disponibile deve essere assegnato ad
ogni animale, sulla base delle caratteristiche della specie.
ƒ Ogni area destinata all’allevamento deve mantenere livelli
massimi di carico dei reflui zootecnici pari a 170 kg N/ha,
equivalenti a 2 UBA/ha.
3.1.d.ii alimentazione
La nutrizione degli animali si deve basare sulla disponibilità di alimenti
biologici provenienti dall’azienda e di alimenti concentrati. Qualora i
mangimi biologici non fossero disponibili in quantità sufficienti, piccole
quantità di alimenti ottenuti con tecniche convenzionali potranno
essere impiegate, per brevi periodi di tempo, previa autorizzazione
dell’Autorità competente.
Al fine di garantire il benessere degli animali, va assicurata una dieta
varia e ben bilanciata. Per una mucca da latte, occorre ad esempio
che almeno il 60% del peso netto della razione quotidiana sia
costituita da alimenti a base di fibre, frescho o essiccati. Solo per le
mucche da latte con un’elevata produttività, è consentita una quota
del 50% per un periodo limitato alle prime tre lattazioni, in modo da
non sottoalimentarle. I vitelli devono essere nutriti per un periodo di tre
mesi solo con latte intero, preferibilmente quello materno. Ciò
comporta che va praticato un allevamento che preveda delle mucchebalie.
Non é comunque consentito l’uso di nutrimenti sintetici–chimici o di
additivi nutrizionali, così come non si può procedure a manipolazioni
del processo metabolico e digestivo. In particolare, è vietato l’uso di
antibiotici, vitamine sintetiche ed aminoacidi, OGM e loro derivati.
3.1.d.iii stabulazione
Il pascolo durante il periodo vegetativo é un obiettivo che si deve
prefiggere l’allevatore biologico. Per le mucche da latte sono
comunque prescritti almeno 6 metri quadri di area stabile coperta, con
51
un pavimento che può, nella misura massima del 50%, essere di tipo
grigliato (p.es. a doghe). Il pavimento piano di tipo chiuso deve essere
antiscivolo. Gli spazi per il ricovero notturno devono essere provvisti di
un fondo per la raccolta dei reflui zootecnici. Al fine di rispettare le
disposizioni regolamentari, potrà essere utile l’impiego di baracche
sparse sul pascolo per il ricovero, provviste di sistemi per il recupero
delle deiezioni. In agricoltura biologica non è consentito l’allevamento
che preveda restrizioni al movimento del bestiame durante tutte le
stagioni. Costruzioni di tipo moderno appropriate alle specie alle quali
sono destinate, vengono di frequente poste in essere in modo da
avere lo stesso clima esistente all’esterno, o sono strutturate come
stalle aperte frontalmente. Non è consentito di sistemare i vitelli
isolatamente, in quanto deve sempre essere possibile il contatto
sociale con gli altri animali.
Per porre in essere costruzioni quanto più conformi alle disposizioni
U.E. riguardo ai bovini da latte, svariati obiettivi devono essere
considerati ed alcuni requisiti rispettati.
Obiettivi concernenti forme appropriate di sistemazione del bestiame
da allevare:
• Consentire al bestiame mobilità e relazioni di gruppo.
• La salute degli animali va tutelata e migliorata (per es. con
l’impiego di aree conformi alle esigenze fisiologiche della
specie, dando libero accesso alle aree aperte, ecc.).
• Va del pari amplificata l’abilità dell’allevatore nel mettere in
atto misure volte al rispetto della normativa e del benessere
animale (riguardo ad esempio all’istallazione di spazi per la
mungitura, l’apposizione di balle di paglia per il recupero dei
rifiuti organici, spazi per l’erogazione di cibo).
Requisiti
concernenti
l’allevamento
dei
bovini
da
latte,
conformemente al disposto normativo comunitario:
• La sistemazione del bestiame deve essere appropriata alla
specie e rispondere alle sue esigenze fisiologiche ed etiche. Il
bestiame non deve avere limitazioni all’accesso a nutrimenti
solidi e liquidi. Le costruzioni dove il bestiame viene alloggiato
devono possedere requisiti di freschezza dell’aria, adeguata
insolazione, bassa concentrazione di polvere, temperature
idonee alla tipologia ed età degli animali, livelli di umidità
adeguati e bassa concentrazione di gas tossici.
• I pascoli e le aree aperte dedicate all’esercizio ed al libero
movimento devono essere conformi al clima e prevedere la
protezione degli animali in caso di pioggia, sole e temperature
estreme. La possibilità di accedere a spazi esterni aperti
52
durante tutte le stagioni è possibile in presenza di condizioni
climatiche favorevoli.
• La densità di ricovero degli animali nelle costruzioni dovrebbe
assicurare un livello sufficiente di comfort e benessere. Gli
animali devono essere posti in condizione di potersi muoversi
ed assumere posizioni naturali.
ƒ L’allevamento
a
stabulazione
fissa
é
consentito
eccezionalmente solo sino al 31/12/2010, previa certificazione
di esenzione da parte dell’Organismo di controllo, nel caso in
cui sia stata prevista per gli animali la possibilità di pascolo
estivo libero.
ƒ L’inseminazione artificiale é consentita, è invece vietato il
trasferimento di embrione; in ogni caso la priorità va data ai
sistemi di fecondazione naturale.
ƒ L’allevamento in recinti singoli per i vitelli é consentito al
massimo per una settimana.
ƒ Il taglio delle corna sistematico del bestiame é proibito.
Alcune di queste disposizioni non si applicano alle aziende di piccole
dimensioni. Non viene però determinato in maniera univoca il limite
per rientrare in detta categoria. E’ comunque presumibile che tale
limite vada ricompreso tra 20 e 30 capi da latte.
Spazio richiesto (Mq/ Animale ) per il bestiame (possibili deroghe sino al
31.12.2010)
Mucca Toro da
Bovini da allevamento destinati
da latte
allev.
all’ingrasso (kg peso vivo)
<100
<200
<350
>350
Superficie
6
10
1,5
2,5
4
5
coperta
Superficie
scoperta
4,5
30
1,1
1,9
3
3,7
(esclusi pascoli)
Totale
10,5
40
2,6
4,4
7
8,7
Per adeguare le strutture di stabulazione ai parametri sopra esposti
sono necessari investimenti economici considerevoli (anche per
questo esiste la possibilità di deroga fino al 2010). Questo genere di
trasformazione richiede investimenti propri dell’azienda e nella
maggior parte dei casi il ricorso al credito.
3.1.d.iiii origine
Gli animali possono essere acquistati da altre aziende biologiche. In
caso di azienda in conversione al biologico, il bestiame preesistente
può essere convertito previa autorizzazione dell’Organismo di
53
controllo. In caso di conversione dell’intera azienda il periodo di
conversione può arrivare sino a 24 mesi. Al massimo il 40% degli
animali può essere acquistato da aziende operanti in regime di
produzione
convenzionale,
sempre
previa
autorizzazione
dell’Organismo di controllo, solo in ipotesi di eventi imprevedibili o in
caso di costituzione dell’azienda ex novo, e sempre che venga
dimostrata la non disponibilità di una quantità sufficiente di bestiame
proveniente da allevamenti biologici
Comunque annualmente al massimo il 10% degli acquisti di
giovenche complementari può provenire dal convenzionale.
Per
questo genere di acquisto i vitelli non possono avere più di 6 mesi di
età. Per l’acquisto di capi maschi non esistono restrizioni, se non
quelle che derivano dalle disposizioni riguardo al loro utilizzo.
3.1.d.iiiii cura degli animali
I principi che devono essere considerati riguardo alla cura del
bestiame sono i seguenti:
• Le cure devono fare capo a rimedi naturali;
ƒ I medicinali allopatici quali antibiotici o ormoni sono consentiti solo
per stretti motivi terapeutici, non sistematicamente o a fini di
prevenzione e comunque solo per periodi limitati previa
autorizzazione dell’Organismo di controllo.
ƒ Ove vengano impiegati medicinali allopatici, va applicato un
periodo di attesa doppio rispetto a quello previsto per legge o
comunque un minimo di 48 ore.
ƒ Pulizia e disinfezione sono consentite solo con agenti ammessi
dalla regolamentazione comunitaria.
3.2 Produzione biologica
3.2.a alimentazione degli animali
3.2.a.i principi dell’alimentazione nel biologico
Nell’elaborazione del programma nutrizionale degli animali bisogna
effettuare scelte appropriate alla specie e tenere nel giusto conto
quanto segue:
ƒ La razione alimentare deve ricomprendere tutti i nutrienti e gli
ingredienti attivi necessari per soddisfare i naturali bisogni
dell’animale.
ƒ Bisogna fare attenzione alle specificità fisiologiche della specie.
ƒ Vanno considerate tutte le caratteristiche dell’alimento.
ƒ Bisogna preferire gli alimenti di qualità, che assicurino salute e
longevità dei capi di bestiame.
Inoltre, la nutrizione degli animali nelle aziende biologiche deve
rispettare le seguenti ulteriori caratteristiche.
54
Acclimatazione della specie e produzione del foraggio in
conformità con le condizioni del luogo ove è ubicata l’azienda,
tenuto conto anche delle condizioni climatiche, della tipologia di
suolo e di altri fattori di rilievo.
ƒ Porre in secondo piano le prestazioni dei capi, dando priorità al
rispetto delle caratteristiche del bestiame in quella determinata
zona.
ƒ Adeguamento della taglia dei capi di bestiame e del loro
nutrimento agli alimenti disponibili in loco, limitando così il
foraggio da acquistare.
ƒ Produzione di foraggio rispettosa delle disposizioni comunitarie.
ƒ Divieto di uso di additivi nutrizionali, quali antibiotici, ormoni,
stimolatori della crescita.
I suddetti principi vanno integrati con ulteriori linee guida rispondenti
alle divere fattispecie. Naturalmente gli animali dovranno essere
nutriti con foraggio biologico. Al massimo potrà essere somministrato
un quantitativo limitato di alimenti che provengano da agricoltura
convenzionale, in casi di comprovata impossibilità di provvedere con
nutrimento esclusivamente biologico e previa autorizzazione delle
autorità competenti.
I prodotti destinati al nutrimento animale, consentiti negli allevamenti
biologici, vengono esattamente definiti in sede di regolamentazione
comunitaria, la quale specifica anche i limiti nell’uso. Divieto assoluto
sussiste per i nutrienti che siano prodotti con l’uso di componenti di
natura chimica. Parimenti, come evidenziato anche precedentemente,
non possono in alcun modo essere utilizzati a fini alimentari prodotti
geneticamente modificati, stimolatori di prestazione e sostanze
similari.
Un utilizzo integrativo di foraggio derivante da produzioni in
conversione é consentito nel limite del 30% della razione annua, nel
caso in cui tale foraggio provenga dalla stessa azienda utilizzatrice.
In nessun caso, anche in presenza di comprovate esigenze, può
superarsi il limite del 60% annuo. Almeno il 60% del peso della
razione quotidiana di alimentazione del bestiame deve consistere in
foraggi freschi, essiccati o insilati. Per i vitelli é prevista nutrizione a
base di latte naturale per almeno i primi tre mesi dalla nascita. Solo
particolari sostanze possono esser utilizzate quali additivi, come il
sale marino, enzimi, fermenti, melassa di barbabietola da zucchero,
acido acetico o acidi corrispondenti, ecc. (si rimanda alla normativa
comunitaria vigente).
Il foraggio di base é preferibile che sia di produzione propria
dell’azienda utilizzatrice.
ƒ
55
Alcuni alimenti non disponibili come biologici possono essere
acquistati da produttori convenzionali. E’ il caso dei grani di birra e
della vinaccia, di frutta. Tali nutrienti possono contribuire
all’alimentazione del bestiame nella misura massima del 5% annuo
L’allegato VI C del Regolamento comunitario sul biologico contiene
una lista degli alimenti di origine convenzionale che possono essere
usati con una certificazione di esenzione. Gli alimenti di origine
minerale devono essere certificati secondo le procedure previste a
livello comunitario.
I nutrienti più importanti sono erba, trifoglio, fieno, foraggio conservato
in silos. Possono fungere da riserva o integrazione di detti alimenti
tutti i prodotti composti da cereali e leguminose insilati. L’insilato di
mais riveste una funzione di rilievo dal punto di vista della nutrizione
delle mucche da latte. Ciò anche tenuto conto del fatto che nelle
aziende biologiche la rotazione colturale ha un ruolo ben più
significativo che in quelle convenzionali.
L’utilizzo di alimenti di qualità faciliterà un aumento della produttività
delle mucche da latte. Le analisi degli alimenti sono alla base di una
ben bilanciata composizione delle razioni di foraggio, anche perché la
qualità del foraggio è influenzata da una serie di fattori che ne
determinano una forte fluttuazione ogni anno. Il mais può considerarsi
ottimale per bilanciare delle razioni con contenuto accentuato di
proteine. L’esperienza degli ultimi anni ha mostrato che l’erogazione
di proteine non é sovente sufficiente durante l’inverno. Occorrerebbe
puntare su di un foraggio erbaceo con più di 160 grammi di proteine
crude per ogni chilogrammo tuttavia, un buon surrogato può essere
costituito da fagioli e piselli. Questi hanno comunque un elevato
livello di degradabilità di proteine crude ed un’alta percentuale di
energia. Tale caratteristica potrebbe essere indicata particolarmente
in talune circostanze. Anche in questo caso, è possibile - previa
esenzione certificata - acquistare tali alimenti da produttori
convenzionali.
Dal punto di vista economico, é necessario prestare attenzione alla
somministrazione di razioni alimentari concentrate ad elevata resa.
Comunque, per fornire la razione più appropriata al ruminante,
occorre agire con cautela avendo nel contempo cura di far sì che
un’elevata produttività di latte sia generata proprio da una buona
alimentazione.
3.2.a.ii elementi di base per la nutrizione dei bovini da latte
I bovini liberi al pascolo possono produrre latte di ottima qualità. I
ruminanti, proprio per le caratteristiche della loro digestione, sono in
grado di produrre alimenti quale il latte e la carne di alta qualità,
facendo uso di alimenti che per l’uomo sono invece di qualità
56
mediocre. Parimenti, un ruminante può produrre componenti di
proteine vitali (aminoacidi) con l’ausilio di microorganismi, senza
bisogno di interventi dall’esterno, come nel caso di galline e maiali.
Per quanto riguarda l’alimentazione del ruminante, essa nutre non
solo direttamente l’animale, ma nel contempo anche i microrganismi
presenti nel rumine, ovvero batteri unicellulari e semplici organismi
pluricellulari. Un obiettivo dell’alimentazione del ruminante è quindi
anche quello della creazione di razioni di nutriente nello stomaco
dell’animale. Così, va garantita un’ottimale crescita dei microrganismi
presenti nel rumine e con essa una completa offerta di aminoacidi
nell’intestino
Il proliferare dei microbi va rafforzato attraverso un’erogazione
regolare ed idonea di cibo. Si sviluppa così un ciclo continuo: da un
lato i microbi aumentano costantemente, dall’altro una pari quantità di
essi muore. La massa dei microbi morti si rende disponibile per fornire
aminoacidi all’intestino. Da lì verrà prelevato ogni necessario nutriente
al fine di produrre carne o latte . Se vi è un deficit di un aminoacido,
esso sarà rimpiazzato da altri. Si tratta di vera energia estensiva che
va addebitata alla produzione di latte o carne.
Fra i semplici composti del nitrogeno si annoverano:
• NH3: Ammoniaca
• NH4+: Ammonio
• Co(NH2)2: Urea
I microorganismi presenti nel rumine convertono le proteine degli
alimenti in ammoniaca (NH3). Se con il cibo vengono assunte troppe
proteine nel rumine, il surplus di ammoniaca deve essere smaltito dal
fegato, perché altrimenti finisce con il diventare veleno per le cellule.
Questa forma di eccess di proteine si manifesta con un elevato
contenuto di urea nel latte. La valutazione del contenuto di urea nel
latte fornisce informazioni riguardo a possibili effetti di una dieta non
bilanciata.
Alti contenuti di urea nel latte significano anche un peso eccessivo per
l’organismo. Dunque, per produrre un buon latte e della buona carne,
è necessario un elevato contenuto di proteine. La sintesi proteica nel
rumine dipende inoltre da un sufficiente input di energia derivante dal
foraggio.
E’ possibile rendere disponibile un elevato contenuto di proteine
nell’intestino senza sovraccaricare il rumine o il fegato con con grandi
quantità di ammoniaca. Le proteine che affluiscono nell’intestino
utilizzabili dagli animali, consistono in gran parte di proteine
microbiche oltre Ad una porzione minore di proteine da foraggio non
57
degradato. La porzione di proteine indigeribili si differenzia dalle
proteine usuali contenute negli alimenti.
58
3.2.a.iii caratteristiche degli alimenti principali
Sostanze nei nutrienti selezionati riguardo ai valori proteici
Nutrimento
PN (%)
IDP (%)
XP (g)
nXP (g) BNR (g)
Granaglie mescolate
25
40
250
185
10
Preparato di semi di lino cake 4 - 8
% di grassi
90
35
373
240
21
Preparato di ravizzone (00)
90
30
396
236
26
Fagioli larghi
89
15
298
195
17
Piselli
89
15
251
187
10
Pannocchie < 24 % XF
90
40
197
177
3
Preparato di girasole 4 - 8 % di
grassi
91
30
390
213
28
fagioli di soia
88
35
390
189
33
PN = peso netto, IDP = proteina indigestibile XP =proteina cruda, nXP =
proteina microbica BNR = bilanciamento del nitrogeno ruminale
Nel caso in cui si faccia uso di granaglie insilate, viene ben presto
raggiunto un elevato livello di proteine indigeribili. Alimenti a base di
girasole forniscono valori similari, anche se presentano problemi a
causa del loro sapore e risultano preferibili solo nel caso di nutrizione
mista. Contenuto e qualità delle fibre dipendono dal contenuto della
crusca nel preparato alimentare e possono variare notevolmente. La
disponibilità di preparati alimentari a base di girasole andrebbe
comunque in ogni caso limitata, così come gli alimenti a base di soia e
fagioli. Occorre considerare l’elevato contenuto di grassi che rimane
dopo aver digerito i fagioli. Troppo grasso nel rumine ritarda la
conversione dei microbi. In pratica, la massima quantità di nutrimento
a base di fagioli e soia ammonta a 2 kg circa al giorno per capo.
Invece, piselli e fave hanno un quantitativo meno elevato di proteine
indigeribili rispetto ai fagioli, alla soia ed ai girasoli, che
appesantiscono in misura minore il rumine. Comunque, tali alimenti
sono considerati a ragione i maggiori apportatori di proteine
59
nell’agricoltura biologica. Di fatto, un alto livello di porzioni indigeribili è
necessariamente correlato ad elevata produzione. L’eccesso
permanente di proteine, che è stato ricollegato all’agricoltura
biologica, si verifica solo all’inizio del periodo di vegetazione, in
maggio e giugno, così come alla fine della stagione del pascolo dopo
quattro-cinque raccolti, specie se vi è stata poca insolazione e molta
pioggia in quella zona.
Particolarmente nell’alimentazione invernale può sovente riscontrarsi
una carenza di proteine utili . Va rilevato che le proteine crude non
sono sempre utilizzabili nell’alimentazione animale.
I microorganismi presenti nel rumine necessitano per la loro crescita
oltre alle proteine di un’elevata quantità di energia, che viene fornita
dal foraggio specialmente sotto forma di cellulosa. Il mais apporta 86
grammi di proteine per ogni kg di peso netto e 130 grammi di proteine
utilizzabili. Il mais insilato, in quanto ricco d’amido, apporta grandi
quantità di energia per per nutrire i microorganismi presenti nel rumine
del bovino.
Feedstuff
Energia
(MJ NEL)
Saccarosio
Amido (g) Grasso (g)
(g)
Granaglie
6,6
10
17
85
Preparato semi di lino 4 - 8 %
grassi
7,5
43
0
62
Preparato dio ravizzone (00)
7,5
80
0
50
Fagioli ampi
8,6
41
422
16
Piselli
8,5
61
478
15
Pannocchie
6,4
92
0
46
Preparato di girasole 4 - 8 % di
grassi
6,5
85
0
62
Fagioli di soia
9,9
81
57
203
Source: DLG feedstuff table 1997
I prodotti a base di erba apportano, in genere, in proporzione più
proteine crude che valori energetici. Tuttavia, il mais può servire ad
60
utilizzare il surplus proteico dell‘erba e contribuire alla sintesi di
proteine nel rumine.
Il bilanciamento di nitrogeno ruminale (BNR) indica se e come un
alimento può contribuire all’apporto di proteine. Un valore negativo di
esso indica che vanno somministrate ulteriori proteine, in maniera tale
da bilanciare la razione alimentare. Nella razione totale un valore
positivo può esser considerato raggiunto se esso giunge sino a 50,
non costituendo un peso eccessivo per il fegato. Valori superiori,
anche sino a 100, possono essere tollerati solo per brevi periodi.
Nelle annate cattive sotto l’aspetto dell’approvvigionamento di
alimentazione per gli animali, può anche tollerarsi un deficit nei
prodotti erbacei. Infatti, l’energia derivante dall’erba è principalmente
disponibile nel rumine.
I prodotti grezzi per la produttività del bestiame sono disponibili nel
contempo e nello stesso luogo. Ciò, accelera la conversione di essi
nel rumine. Tutti questi processi sono rilevanti per la produttività delle
vacche da latte.
Il fieno come alimento negli allevamenti biologici è divenuto sempre
meno importante negli ultimi decenni. Sotto l’aspetto economico,
l’insilamento sembrerebbe essere più favorevole dell’impiego del fieno
riguardo ai costi pieni. L’insilamento richiede pochi accorgimenti per
la gestione e non abbisogna di un certo numero di giornate con tempo
meteorologico buono. E’ inoltre opinione diffusa che il fieno sia il
peggiore tra gli alimenti. Tale opinione è tra l’altro contraddetta dalla
produzione di eccellente formaggio Emmentaler da parte di aziende
che non fanno uso di prodotti insilati ed utilizzano fieno conservato in
granai.
Non deve quindi sorprendere che in molte aziende che producono
formaggio Emmentaler vi sia una produttività di oltre 6000 kg, per
raggiungere nelle aziende leader del settore punte anche di 7000 kg.,
mediante l’uso di semplice foraggio di base. Anche sotto l’aspetto
della salute degli animali, in tali aziende essa è spesso migliore che
nelle aziende che usano prodotti insilati, ciò in quanto il surplus di
nitrogeno non deve essere smaltito dal fegato degli animali.
3.2.a.iiii strategie nutrizionali
La problematica concernente la corretta strategia alimentare per gli
allevamenti bovini da latte riguarda il miglioramento delle strategie
gestionali. C’è da chiedersi se la sola strategia da seguire sia quella di
massimizzare la produzione di latte oppure si possa mirare a
raggiungere buoni profitti anche in presenza di prestazioni non
elevate.
Cosa va inteso con prestazioni non elevate? Se si prende ad esempio
la tedesca Simmenthal essa produce mediamente 5000 kg. di latte.
61
Possiamo quindi definire ad alta prestazione una mucca Simmenthal
che arrivi a produrre 7000 kg di latte. Per la Simmenthal si potrebbe
quindi ritenere di avere raggiunto una elevata produttività. Ma tutto è
relativo: infatti per altre razze (tipo la pezzata rossa o la pezzata nera)
le produzioni più elevate raggiungono solo i 1000 kg di latte!
Obiettivi e caratteristiche di una strategia “high performance”:
Obiettivi
• Soddisfacimento
delle esigenze primarie attraverso
l’agricoltura biologica
• Economia di scala derivante dall’elevata produttività degli
animali
Caratteristiche
• Gli input necessari sono molto elevati
• Maggiore produttività per animale
Obiettivi e caratteristiche di una strategia nutrizionale di base
Obiettivi
• Il latte viene prodotto da mucche al pascolo
• riduzione dei costi mediante riduzione delle spese
Caratteristiche
• inputs esterni: se possible nessuno
• alta produttività per unità di area
• riduzione del foraggio d’inverno
Convenienza in presenza di:
• costi d’area ridotti
• costi di lavoro ridotti
• costi fissi ridotti
• aree di pascolo sufficienti in prossimità dell’azienda.
In presenza di differenze tra la nutrizione di base delle mucche e
l’alta produttività anche di 2000 kg per mucca, é evidente che tali
differenze incidano notevolmente sui risultati economici delle imprese
del settore. Basta osservare l’esempio riportato nella tabella che
segue per vedere la differenza monetaria. Si è fatto riferimento ad un
calcolo che ha previsto il miglior risultato per entrambi e metodi e lo
stesso tipo di foraggio di base (i calcoli si riferiscono alla situazione in
Germania).
Una mucca con alta produttività ha un vantaggio nel rendimento di
385 euro. L’obiettivo prioritario è il raggiungimento della quota-latte.
Per questo sono necessarie 31 mucche a rendimento elevato rispetto
alle 44 standard. Un alloggiamento economico per il ricovero del
bestiame costa 250 € a capo. Rispettando il parametro di 1.6 UBA
per ettaro per la strategia nutrizionale di base è necessaria una
superficie supplementare per l’alimentazione di 0.63 ettari. Con i costi
62
variabili di € 300 all'ettaro la superficie supplementare viene a costare
€ 193 per ogni capo. Compensando tale costo con l'indennità
supplementare di zona, una mucca supplementare costa fino a 250 €
più, secondo il paese e la razza. Ciò evidenzia che le circostanze
specificate all'inizio per un pascolo hanno orientato il sistema, poiché i
costi di zona e di lavoro qui non sono ancora stati considerati.
Comparazione di profitti
Criterio
Basic feed
cow
High
performance
cow
Produzione di latte (kg)
5.000
7.000
Latte commercializzato (kg)
4.500
6.500
Grassi (%)
4,0
4,0
Proteine (%)
3,4
3,4
Quota (kg)
200.000
200.000
Numero delle mucche in riferimento al latte venduto pro quota
44
31
Peso dei capi (kg)
650
700
Fabbisogno alimentare in totale (espresso in MJ NEL - mega
joule di energia metabolica)
31.370
38.800
Fabbisogno addizionale per la produttività
-
7.430
Cibo concentrato ogni 7 mega joule di energia metabolica
-
10,6
Quantità stimata in quintali di nutrimento di base per la
conversione
-
15
Costo di 15 quintali di nutrimento concentrato (29 € per quintale)
-
435
Ricavi dal latte ì( 0,41 lordo per kg)
1.845
2.665
Differenza di costo (€) con il cibo di base per mucca
-
820
Differenza (€) con il costo del cibo concentrato
-
385
La gravidanza del capo richiede in genere foraggio di alta qualità di
inverno ed utilizzo di latte intero, che è disponibile maggiormente a
primavera. Così i costi della produzione di foraggio invernale possono
63
essere contenuti. Nel caso di gravidanza primaverile nel picco delle
lattazioni le mucche mangiano il foraggio, che è maggiormente ricco
di proteine ed energia. Per l'alimentazione invernale una nutrizione di
base più bassa in energia sarebbe sufficiente, in modo da risparmiare
un ulteriore raccolta di foraggio da insilare. I costi dei macchinari per
una raccolta di foraggio ammontano approssimativamente a 90 euro
ad ettaro. Con una mandria di 1,6 UBA/Ha, , si risparmiano 35 euro
per capo. Come possa funzionare tale sistema può comprendersi
dall’esame della tabella che segue, ove è rappresentato un calcolo
per capo durante il periodo di lattazione, con una produttività di base
di 5000 kg. (650 kg peso vivo, 4% grasso e 3,4% proteine ).
Come vadano le cose in concreto viene quindi mostrato dalla tabella
che segue, che fa riferimento come sopra menzionato ad una mucca
nel periodo di lattazione con una produttività di base di 5000 kg.
Fabbisogno di nutriente per capo
Media
Periodo di giornaliera
lattazione prod. Latte
(kg)
1.
2.
3.
21
17
12
(produttività di base 5000 kg)
Energia
Fabbisogno Concentrazione di
giornaliera
secco
energia richiesta
(MJ NEL) (kg/ giorno)
(MJ NEL)
107,0
93,8
77,3
64
18
5,9
17
6,3
16
6,7
16
5,9
15
6,3
14
6,7
15
5,2
14
5,5
13
5,9
Per una produttività di base di 5000 kg una mucca dovrebbe avere un
adeguato buon nutrimento. In questo esempio una mucca ha bisogno
nel primo periodo di lattazione di un introito di alimenti di 16 kg di
nutrimento secco. Tale nutrizione è possibile in presenza di buoni
pascoli.
L’energia necessaria per i successivi periodi di lattazione può essere
assicurata attraverso un buon pascolo. Il nutrimento insilato dovrebbe
essere supplementare e non alternativo a tale tipo di nutrizione,
tenuto conto che esso non può competere con i valori di un buon
nutrimento da pascolo.
Le mucche dell’esempio hanno un basso fabbisogno riguardo il
foraggio invernale, cosicché il numero dei raccolti di erba potrebbe
ridursi da quattro a tre.
A causa delle differenze del prezzo praticato dai fornitori di prodotti
lattiero-caseari per il latte estivo e quello invernale, questo sistema
può significare una rinuncia a ricavi. In caso di una discrepanza di
prezzo addebitata al latte estivo per “foraggio di base per mucche”,
risulta esservi una diseconomia di appena 11 euro, se il 70% del latte
può essere collocato al prezzo del latte estivo, invece di essere
distribuito uniformemente lungo l’arco dell’anno. Ciò comporta una
differenza del 3% nel prezzo in favore del latte invernale nel corso
della distribuzione di latte menzionata con “ foraggio di base per
mucche”. Il ricavo netto sarà di 34 euro e con le “ mucche ad alta
produttività” il netto sarà di 47 euro.
Se si prende in considerazione l’ipotesi di gravidanza primaverile per
l'inverno, è necessaria una razione di foraggio meno sostanziosa . Un
trasportatore con miscelatore di foraggio non sarebbe necessario,
poiché ci sono scarse componenti da mescolare. Il vantaggio di costo
ammonta a 75 € circa , con riferimento a 40 mucche (con lo stessa
attrezzatura meccanica e risorse umane).
Per una strategia con prestazioni più basse è previsto che soprattutto
le spese per salute e fertilità delle mucche siano ridotte. Il fatto che
questo presupposto non si verifichi facilmente ci viene mostrato da
una raccolta di dati in Baviera riguardo a 307 mucche della razza
tedesca Simmenthal.
I costi dell’allevamento di giovenche sono ricompresi fra € 1.300 e
€1.500. Si cercherà di distribuire i costi d'allevamento fra più lattazioni
possibili Al valore di una giovenca di € 1.500 va aggiunto il costo di
€ 300, con tre lattazioni e 500 con cinque lattazioni. Similmente ai
costi veterinari in funzione delle prestazioni del latte (vedere sopra la
tabella) un tempo di impiego ridotto di bestiame con i rendimenti
elevati è probabile, ma non automatico Qui inoltre una avveduta
65
amministrazione della mandria da parte del responsabile dell'azienda
agricola è cruciale.
“L’alimentazione di base per le mucche” può compensare in larga
misura il costo di € 385 “della mucca di rendimento elevato„ (vedere
la tabella: confronto degli importi coperti “di strategia di base
dell'alimentazione„ e “di strategia di rendimento elevato„). Devono
inoltre esserci buoni pascoli disponibili nelle vicinanze così come
sufficientemente
capienti locali per il ricovero.
“La strategia
dell’alimentazione di base„ permette una gestione più semplice dei
capi. Allo stesso tempo questo sistema richiede un'amministrazione
meno agevole.
Durante l'alimentazione invernale approssimativamente 100 € per
ogni mucca possono essere risparmiati se per esempio si effettua un
taglio in meno di foraggio. Fornire dell'alimentazione di base può
costare approssimativamente 75 € a litro di meno per ogni mucca se
per esempio si evita l’utilizzo di un trasportatore d'alimentazione.
Complessivamente così 375 € per mucca possono
essere
risparmiati.
Il calcolo che abbiamo considerato può essere utile come strategia
iniziale per incanalare correttamente la produzione.I costi
di
allevamento della giovenca, come abbiamo visto, variano fra € 1.300
€ e 1.500. Al valore di una giovenca di € 1.500 Similmente, per i
costi veterinari in funzione delle prestazioni del latte (vedere sopra la
tabella) è prospettabile un tempo di impiego ridotto di bestiame con
rendimenti elevati, ma ciò non sempre si verifica. Qui inoltre
l'amministrazione della mandria da parte del responsabile dell'azienda
agricola è cruciale. L’alimentazione di base del capo può compensare
così in larga misura il vantaggio di costo di € 385 “della mucca di
rendimento elevato„ (vedere la tabella: confronto degli importi coperti
“di strategia di base dell'alimentazione„ e “di strategia di rendimento
elevato„). Devono esserci buoni pascoli disponibili nelle vicinanze così
come sufficiente spazio e forza lavoro. “La strategia dell'alimentazione
di base„ promette una gestione più semplice dela mandria. Ciò è un
presupposto, per non rimanere indietro con l'amministrazione di
lavoro a causa del più alto numero di capi del bestiame. Allo stesso
tempo questo sistema richiede un'amministrazione più complessa e
meno “comoda” del pascolo, di modo che le prestazioni non
decrescano
troppo.
Durante
l'alimentazione
invernale
approssimativamente 100
€ per ogni mucca possono essere
risparmiati se per esempio si osservano alcuni accorgimenti, come
una minor raccolta di foraggio, fornire dell'alimentazione di base può
costare ad intorno approssimativamente 75 € di meno per ogni
mucca se per esempio si evita l’utilizzo di mezzi trasportatori per
66
l’alimentazione. Complessivamente, l’utilizzo di accorgimenti
gestionali può condurre ad un risparmio di 375 € per mucca.
La strategia gestionale deve adattarsi al luogo, ai locali previsti per il
ricovero dei capi e ad altre variabili. La strategia iniziale di gestione
va poi variata di continuo, in funzione delle esigenze che vengono di
volta in volta a crearsi, che dovranno essere individuate dal
produttore.
3.2.a.iiiii raffronto tra le produzioni annuali
Mucche con una produttività annua di 5500 kg.
Per raggiungere questa produttività occorre produrre 28 kg di latte al
giorno. In generale, vi è un bisogno di qualità media degli alimenti. In
estate vi sarà una nutrizione essenzialmente a base di erba. In
inverno, l’alimentazione potrà essere semplicemente gestita tramite
erba insilata o conservata allo stato naturale.
Mucche con una produttività annua di 7000 kg.
Per raggiungere questa produttività occorre produrre 35 kg di latte al
giorno. Tali performances sono rese possibili grazie ad una
alimentazione di qualità dei capi. La quantità di alimenti potrà essere
assicurata dando libero accesso al cibo e l’uso di attrezzatura mobile
per l’alimentazione.
Per quanto riguarda le mucche con produttività giornaliera
estremamente alta la nutrizione con erba non è sufficiente in estate;
occorre del cibo addizionale somministrato nei locali adibiti al loro
ricovero. In generale, se si vogliono incrementare le performances
produttive dei capi, va curata particolarmente l’alimentazione con dei
prodotti di qualità. La scheda che segue presenta a titolo
esemplificativo le razioni estive ed invernali idonee per una mucca da
latte di 650 kg, con una percentuale di 4,4 di latte grasso e 3,4 di
proteine.
67
razioni tipo per bovini ad alta prestazione
Produttività annua (Kg) con alimentazione
di base (MJ NEL – g nXP)
Erba, ottima (6,7-147)
Erba, media (6,3-138)
Erba insilata, ottima (6,4138)
Erba insilata, media (5,9129)
Trifoglio insilato, molto
buono (6,5-141)
Mais insilato, molto buono
(6,7-132)
Granaglie convenzionali
Fieno, buona, (5,37-125)
Fieno, media (4,9-118)
Sufficiente per max. ... kg di latte
Foraggio per produz. latte
21/4 (7,2-170)
Self-mixture(15/3) (6,7-137)
Sufficiente per max. ... kg di latte
Fibra cruda strutturata (min.
11%)
Più di 7000
kg
kg
Estate
31,0
-
kg
5.500
inverno
-
estate
29,0
inverno
-
19,5
12,5
-
-
kg
-
-
16,5
32,5
kg
-
12,5
-
-
kg
-
12,5
-
-
kg
kg
kg
kg
2,0
18
6,0
20
1,5
13
12
kg
kg
kg
6,5
32
6,5
34
7,5
28
7,5
27
%
11
11
12
14
nXP = useable protein; FCM = milk on 4% fat revised, NEL = net energy lactation
La razione alimentare concentrata, che è comparabile al nutrimento
giornaliero di tipo 15/3m, è indicata per razioni nutritive con molte
proteine. La mistura consiste nel 24% di cereali e avena 29% fave
2% minerali e 1% olio vegetale.
Il prezzo di questa mistura ammonta a circa 28 euro al quintale. Al
fine di raggiungere elevata produttività (maggiore di 7000 kg) è
preferibile l’impiego di nutrimento concentrato del tipo 21/4, che è
disponibile sul mercato anche di tipo biologico. In caso di acquisto,
occorre fare attenzione al contenuto minimo in esso di 170 grammi
per chilo di proteine crude utilizzabili (pcu).
L’acquisto deve avvenire da un fornitore di alimenti biologici. In
generale, è preferibile preparare da sé le misture, in maniera da poter
controllare scrupolosamente l’origine dei componenti, anche se ciò
comporta di sicuro maggiori difficoltà.
3.2.b produzione del foraggio
Nel corso della conversione al biologico avvengono importanti
variazioni aziendali. I fertilizzanti chimici di sintesi ed i pesticidi chimici
68
di sintesi non sono più utilizzabili (anche se si trattasse di trattamenti
per singole piante).
La fertilizzazione si basa quindi unicamente su fertilizzanti organici, da
distribuire nei modi e nei tempi adatti. I semi dovranno essere prodotti
con il metodo biologico. Di solito a livello comunitario c’è una buona
reperibilità di seme certificato. Le produzioni ottenute dopo 12 mesi
dalla conversione possono essere utilizzate come prodotti in
conversione. Se la conversione è iniziata almeno 24 mesi prima del
raccolto, la produzione potrà essere considerata biologica. Il periodo
più favorevole per iniziare la conversione per le aree foraggere è la
primavera, ovvero prima che inizi il periodo vegetativo.
Per evitare carenze di foraggio, occorre tener conto di alcune
circostanze, durante la conversione. Il raccolto dopo il periodo di
conversione può diminuire anche del 10-30%, in funzione
dell’intensità della precedente fertilizzazione. Frequentemente, l’uso di
cibo concentrato è ridotto dopo il periodo di conversione e la
produttività collegata alla nutrizione di base aumenta.
3.2.c riproduzione
3.2.c.i principi dell’allevamento biologico
Tutto il bestiame di un’azienda biologica deve provenire da aziende
biologiche. Esso deve rimanere per tutto l’arco della vita entro questo
sistema di produzione, se si vogliono ottenere delle produzioni
certificabili come biologiche.
Le tecniche di allevamento dovrebbe assicurare un’ottimale
collocazione della mandria ed il reperimento di foraggio proveniente
dall’azienda (ciclo chiuso). La nutrizione, unitamente alla selezione dei
capi, costituisce l’elemento base per l’ottimizzazione della produzione,
che viene assicurata soprattutto da mucche che hanno vissuto a
lungo e comunque con più di quattro lattazioni.
La scelta di razze autoctone è da preferire, in modo da poter sfruttare
la loro adattabilità alle condizioni ambientali e la loro maggiore
resistenza alle malattie.
Ai fini dell’ampliamento dell’allevamento, è opportuno aggiungere
giovani femmine provenienti da allevamenti non biologici per un
ammontare massimo del 10% dei capi, previa autorizzazione
dell’organismo di controllo.
Per quanto riguarda l’aggiunta di capi maschi provenienti da
allevamenti non biologici, è del pari ammissibile.
3.2.c.ii allevamento dei vitelli
Ai fini della conversione in forma permanente al biologico, dovrebbero
essere presi in considerazione recinti per vitelli di almeno 3 x 3 metri
nei quali gli animali possano restare al momento della nascita per
almeno 24 ore insieme alla madre.
69
Buone esperienze sono state fatte con un periodo di 3 giorni di
convivenza tra vitello e madre, periodo dopo il quale è possibile la
separazione in recinti singoli. Questi ultimi dovrebbero essere ripuliti
giornalmente.
La nutrizione dei vitelli è sulla base di latte intero biologico nell’arco
dei primi 3 mesi. Al momento, è possibile l’uso di latte biologico in
polvere. La nutrizione è controllata dagli organismi di controllo.
Non è consigliabile l’uso di latte proveniente da mucche affette da
mastite o trattate con cure antibiotiche. Durante lo svezzamento,
occorre preventivare un consumo di latte intero di circa 600 litri per
vitello.
Una settimana dopo la nascita, i vitelli vanno trasferiti in edifici dove
possano soggiornare in gruppo. Un problema è costituito dalla
suzione reciproca. Questo problema può risolversi mediante un
convogliatore di suzione che estenda l’assorbimento di latte.
La somministrazione di fieno é consigliabile. Dovrebbe inoltre essere
disponibile acqua in quantità e cibo concentrato a partire dalla
seconda settimana di vita. Il nutrimento concentrato può consistere
anche in granaglie compresse o granaglie di legumi.
3.2.c.iii allevamento del bestiame giovane
La possibilità di acquisto di bestiame proveniente da allevamenti
convenzionali é in genere preclusa agli allevatori biologici. Tuttavia,
l’ampliamento delle mandrie andrebbe pianificata per tempo e
possibilmente in sinergia con altri allevatori biologici.
Per quanto riguarda il ricovero del bestiame più giovane, sono
particolarmente indicati fabbricati aperti frontalmente. La loro messa in
opera può avvenire a prezzi ragionevoli e non richiede un’opera
particolarmente complessa. Dal punto di vista dell’alimentazione,
considerato che il futuro aziendale dipende proprio dal bestiame
giovane, non andrebbe lesinato cibo di buona qualità.
Dopo lo svezzamento, andrebbe somministrata una razione più
sostanziosa di foraggio per venire incontro al potenziale di crescita.
Esso può contenere anche alimenti concentrati fino ad 1 kg per capo
al giorno, oltre all’erba del pascolo.
Una rastrelliera per il fieno dovrebbe anche essere generalmente
presente. A partire dai 12 mesi di età, va invece attuato un uso più
restrittivo dell’alimentazione concentrata, soprattutto per evitare
problemi in gravidanza dovuti all’eccessivo peso.
Molti problemi con i parassiti possono essere evitati mediante una
buona gestione del pascolo. Per le mucche da latte, i parassiti gastrointestinali non costituiscono più un problema usuale, avendo le stesse
sviluppato degli anticorpi. Pascoli in cui non sono stati fatti pascolare
70
capi di bestiame negli ultimi anni, così come pascoli di fieno a foraggi
arabili riducono i rischi sanitari per i giovani capi di bestiame.
3.2.c.iiii pratica dell’allevamento biologico
Poiché le attività d'allevamento sono determinate sempre più da
consorzi e centri di inseminazione, l'interesse e la conoscenza degli
allevatori biologici sono spesso limitati. Un’allevamento secondo i
dettami dell'agricoltura biologica può tuttavia riuscire soltanto se si
attuano in maniera concreta e fruttuosa forme di collaborazione con
altre aziende. Scegliere per l’allevamento animali con discendenza
da antenati longevi ed in buona salute é un’ottima scelta gestionale
per il produttore biologico. Vanno per il futuro intensificate attività di
ricerca preliminare riguardo ai capi che costituiranno l’allevamento,
analizzando in particolare la componente femminile della mandria,
con l'aiuto della consultazione dei registri e tramite la creazione degli
alberi genealogici. Di rilievo potrà inoltre essere la formazione dei
gruppi di lavoro locali destinati ai selezionatori del bestiame, per
addestrarli nella valutazione della prole, alla selezione naturale dei
tori.
Obiettivi dell’allevamento biologico:
• Garantire prestazioni lungo l’intero arco della vita
• Scelta di mucche mature, in quanto esse realizzano le più alte
produzioni di latte, che cominciano soltanto dalla quarta lattazione,
quando l'organismo è sviluppato e gli organi sono tonificati
• Prestazioni elevate in funzione di un’adeguata alimentazione
(5.000-6.000 chilogrammi di latte rappresentano valori medi).
Anche se secondo la regolamentazione UE la riproduzione dovrebbe
avvenire in linea di
principio in via naturale, la parte delle
inseminazioni artificiali nelle mucche da latte biologiche arriva in
alcuni casi fino a circa l’85 per cento. L’inseminazione naturale é
comunque da preferire, in quanto la fertilità delle mucche è migliore e
più sicura, le mandrie diventano più calme e più omogenee. Tuttavia
l'allevamento del toro implica determinati pericoli. Il sistema
di
allevamento basato sulla famiglia è esemplare. Sulla base delle
famiglie bovine viene posto in essere un sistema di allevamento
connesso al legame di sangue. Poiché nessun capo è comprato
all’esterno e la selezione avviene nell’ambito della stessa azienda, la
mandria si adatta meglio al sito in cui si trova. Con questo metodo
anche piccole e medie aziende possono realizzare buoni risultati.
3.2.c.iiiii produttività lungo l’arco della vita
L’alimentazione del bestiame finalizzata alla produttività lungo l’arco
della vita é stato a lungo uno dei cardini dell’allevamento biologico. Va
71
ricordato a tal proposito il progetto pilota relativo al “ gruppo di lavoro
per la produttività del bestiame lungo l’arco della vita”.
In stretto scambio con gli altri organismi del biologico, Demeter
Bavaria ha sviluppato forme di allevamento praticabili dagli allevatori,
le quali consentono allevamenti sicuri ed appropriate per I tori. E’ stato
sviluppato anche un sistema di scambio dei capi animali tra le
aziende.
Sulla base delle esperienze maturate dal gruppo di lavoro
menzionato, é stato redatto un catalogo sulla produttività del bestiame
lungo l’arco della vita. Nel catalogo annuale riguardante i tori, è
sintetizzata una selezione dei sistemi di inseminazione. Circa il 90%
dei tori in oggetto è stato allevato in particolare per una migliore
produttività lungo l’arco della vita.
Inoltre, il metodo di allevamento totale biologico é a disposizione delle
aziende. Esso è pubblicato annualmente in Germania con riferimento
alla Simmenthal, alla Brown di montagna e ad altre razze, e sintetizza
tutti i dati disponibili sui tori da inseminazione del sud della Germania.
Da un’inchiesta veterinaria fra i produttori di latte nella regione
dell’Oldenburg/Wesermarsch portata avanti negli anni ’80 é risultato
che tre quarti dei produttori che hanno partecipato all’indagine
considerava importante stabilizzare la salute e la produttività del
proprio bestiame oltre ad incrementare i livelli di produttività.
Un incremento della produttività attualmente raggiunta é correlata
aiseguenti elementi:
• Selezionare la discendenza dei capi migliori
• Puntare sui capi che mostrano di avere raggiunto una piena
crescita, di avere maggiore ricettività nell’alimentazione (il che
significa nel contempo un miglioramento della produzione) e
cercare di raggiungere la loro maggiore produttività tra la
quinta e l’ottava lattazione.
• Raggiungere una crescita della mandria, componendola con
un terzo di capi giovani.
Il gruppo di lavoro sulla produttività lungo l’arco della vita delle
mucche ha sviluppato obiettivi e principi dell’allevamento. Una precondizione per l’allevamento è stata individuata in capi con una
produttività alquanto elevata. Vengono quindi impiegati capi madre
con una produttività lungo l’arco della propria vita di 100.000 kg,
(laddove la media della produttività ammonta a 15.000 kg). Tale
elevata produttività sta ad indicare più lattazioni singole, una buona
fertilità.
Questo genere di mucca ha per natura un buon temperamento,
perché altrimenti sarebbe stata eliminata dalla mandria. Le mandrie
cercano capi con produttività lungo la vita molto elevate e nel loro
72
ambito assume rilievo la discendenza da famiglie con una elevate
produttività.
E’ elevata la probabilità di una ottima predisposizione alla produttività,
nel caso di discendenza da genitori che discendano a loro volta da
capi con alta produttività,
3.2.d cura e mantenimento del bestiame
3.2.d.i principi del sostentamento nel biologico
Le condizioni di vita dell’animale possono ritenersi appropriate in
presenza delle seguenti caratteristiche:
• sistemazione conforme alle caratteristiche specifiche degli
animali (p.es., taglia, peso, età, capacità di apprendimento);
• non cambiare o limitare le abitudini naturali dell’animale ove
tali cambiamenti possano determinare una sofferenza o
danno all’animale stesso o agli altri animali circostanti.
Le seguenti disposizioni per l’allevamento del bestiame secondo
criteri biologici contribuiscono a determinare condizioni di vita
adeguate.
Gli animali devono essere sistemati conformemente alla specie cui
appartengono. Le esigenze di tipo fisiologico ed etico vanno prese in
considerazione, consentendo ampia libertà di movimento e accesso
libero ai luoghi ove viene somministrata l’alimentazione (sia liquida
che solida). Occorre assicurare una buona ventilazione negli ambienti
ove soggiorna il bestiame.
Durante il corso dell’anno, occorre garantire al bestiame la possibilità
di pascolare all’aperto, in presenza di condizioni sia climatiche che di
salute dell’animale favorevoli. Il pascolo libero non si rende
necessario in inverno ove venga adottato un sistema di ricovero
libero. I seguenti spazi minimi per aree stabili e aperte sono previsti
per ogni capo:
73
Spazi minimi per aree chiuse ed aree aperte previsti per ogni capo secondo i
Regolamenti comunitari(periodo transitorio sino al 31/12/2010).
Categoria
Area minima coperta
(m2 / animale)
Superfici scoperte
(m2 / animale)
Vacche da latte
6,0
4,5
fino a 100 kg peso vivo
fino a 200 kg peso vivo
fino a 350 kg peso vivo
più di 350 kg peso vivo
1,5
2,5
4,0
5,0 con un min. di 1 m2/ 100 kg
1,1
1,9
3,0
3,7 con min. 0,75 m2/ 100 kg
Tori
10
30
Bovini - ingrasso
Il bestiame può essere soppresso in spazi a ciò esclusivamente
dedicati, ritardando la fase terminale se il capo non eccede 1/5 del
tempo di vita. I vitelli non possono essere allevati in spazi singoli oltre
la settimana di vita. Sono da utilizzare per essi, di preferenza, ricoveri
dove vi sia maggiore libertà di movimento e possibilità di
socializzazione. Almeno metà della costruzione deve essere in
materiale stabile e solido, evitando ad esempio pavimentazione con
doghe. Vi è un divieto espresso di ricoveri totalmente grigliati e con
spazi ridotti. Gli spazi dedicati al bestiame, devono consentire agli
animali di manifestare i comportamenti propri della razza con
naturalezza. Occorre sempre considerare che si tratta di esseri viventi
e non di semplici strumenti produttivi. Il benessere del bestiame del
resto influisce in misura considerevole sulle loro condizioni di salute e
sulla loro efficienza produttiva. Disordini comportamentali indicano
che è stato posto in essere un sistema di allevamento non adatto alla
razza. Spazi ristretti che costringano i capi a posizioni non naturali
possono procurare danni fisici oltre ai menzionati disturbi
comportamentali. Abbiamo visto che i locali per il ricovero non
possono essere totalmente costituiti da recinti. Per quanto riguarda il
pavimento costituito da doghe, esso è attuabile negli spazi aperti
destinati al pascolo, nella misura massima del 50% dell’area
interessata. Ogni animale deve poter disporre di un’area per il riposo,
così come di una zona per la nutrizione. Va prevista sufficiente
refrigerazione dei locali in cui soggiorna il bestiame. In estate va
consentito ad ogni capo di pascolare con libertà di spazio. La
stabulazione fissa è possibile solo fino al 2010, previa autorizzazione
dell’organismo di controllo. Un luogo per il nutrimento con porte è
consentito.
74
3.2.d.ii sistemi di allevamento all’aperto
Unitamente al pascolo estivo, le stalle libere corrispondono ai requisiti
previsti per l’allevamento biologico di bestiame. Se per ragioni
climatiche non è possibile il pascolo durante tutto l’anno, va
comunque previsto uno spazio libero aperto a disposizione del
bestiame. Il sistema di ricovero degli animali stabile al chiuso, va
armonizzato con uno spazio libero all’aperto. L’ottimizzazione di
questo spazio terrà conto di esigenze locali e di esperienze di altri
allevatori della zona. Uno spazio recintato rimane il sistema
predominante, anche per lo scarso fabbisogno di fieno che esso
richiede, da quantificarsi in 1 kg per capo al giorno. La lunghezza
dello spazio recintato va calcolata sulla base della massa corporea
dell’animale.
Un locale con lettiera di paglia é adatto per i capi giovani. L’effetto
dell’autorimozione del letame si ottiene automaticamente con una
pendenza del 5-10%. La profondità dell’area per il soggiorno dei capi
non dovrebbe eccedere i 65 metri e la distanza tra la lettiera e la
superficie di copertura del locale dovrebbe esseer di almeno 2,5 metri.
3.2.d.iii pratica dell’allevamento all’aperto
Uno spazio aperto non può rimpiazzare un pascolo, ma fornisce
un’area addizionale per la mobilità degli animali, offrendo nel
contempo loro la possibilità di respirare aria fresca. In effetti, una
mucca non ha poi così tanto tempo da dedicare ad attività “ricreative”
da praticare in uno spazio aperto che non sia un pascolo. In genere,
infatti, una mucca spende 22 ore nutrendosi, giacendo e nel
contempo ruminando e producendo latte. Rimarrebbero quindi solo
due ore da dedicare all’area aperta. Se il cortile all’aperto é
appropriato per l’animale, esso può spendervi la metà del proprio
tempo libero. La permanenza all’aperto può essere incrementata con
dei sistemi di nutrizione all’esterno e dei recinti per riposare.
L’approntamento di cortile all’aperto costa tra i 35 ed i 50 euro a metro
quadro. Per essere conforme alle disposizioni comunitarie, che
fissano in 45 metri quadri per mucca l’estensione minima dello spazio,
esso viene a costare 200 euro per mucca. Se si pone anche la
necessità di uno spazio per la sistemazione della melma e dell’acqua
piovana, occorrono altri 100 euro per capo. Considerando anche il
deprezzamento nella misura del 4%, le riparazioni (1%) e gli interessi
finanziari per il credito (%) , ne viene fuori un costo di 22,50 euro
annui per capo.
L’estensione minima di 45 metri quadri per mucca, specificata nel
Regolamento comunitario sulla zootecnia biologica, é quindi lo spazio
necessario e sufficiente. Tale estensione favorisce sia lo stare nel
cortile che recarsi nel pascolo. Spazi più generosi favorirebbero la
75
permanenza eccessiva dei capi nell’uno o nell’altro spazio. Il dividersi
tra i due spazi procura invece ai capi una maggiore tranquillità.
Per quanto riguarda la forma, quella ideale é quadrata. Costruzioni
con cancelli pieghevoli così come quelle in cui la rimozione di letame
avviene con il trattore, richiedono corrispondenti aree aperte più
allungate.
E’particolarmente raccomandata un’esposizione verso sud-est, in
modo che la luce solare irradi l’area durante tutto l’anno. L’irradiazione
nel pomeriggio viene evitata, il che è particolarmente utile in estate. In
inverno, il tempo freddo, che in genere é secco, fa soffrire soprattutto
gli animali piccoli. In caso di aggiustamento verso ovest, va
considerato che la pioggia spesso sopraggiunge con vento forte
dall’ovest, il che risulta spiacevole così che le bestie preferiscono
rifugiarsi nell’edificio coperto.
Un numero appropriato di recinti esterni previene che gli animali
giacciano direttamente sul pavimento dell’area aperta e la sporchino
fortemente, soprattutto nelle notti calde e appiccicose.
Ogni capo dovrebbe giacere approssimativamente 8 ore al giorno, in
modo che la muscolatura e le giunture possano recuperare a
sufficienza e le zampe stiano a sufficienza asciutte.
Al massimo tre quarti dell’estensione dell’area dovrebbe essere
coperta con tettoia, secondo le disposizioni comunitarie.
3.2.d.iiii trasporto
Il trasporto del bestiame non é regolato in dettaglio dall’Unione
europea per quanto riguarda il settore biologico. Vi sono solo alcuni
principi da rispettare. In considerazione di quello che stabilisce la
legislazione di diversi Paesi comunitari, il trasporto deve avvenire
limitando lo stress del bestiame il più possibile. Carico e scarico del
bestiame andrà fatto con cura, evitando apparecchi elevatori.
Non é consentito l’uso di tranquillanti allopatici prima e durante il
trasporto.
Gli enti privati biologici quali Bioland, Demeter, prevedono norme più
dettagliate per i loro membri, anche se va notato che da un Paese
all’altro tali norme possono variare.
3.2.e benessere degli animali (salute e igiene)
3.2.e.i principi del benessere animale nel biologico
In agricoltura biologica ci si prefigge di mantenere in buona salute il
bestiame, più di curarne le eventuali malattie. Ciò, è reso possibile dal
porre in essere adeguate condizioni di vita, dal non richiedere
prestazioni troppo elevate, dal rispettare la predisposizione genetica
dei medesimi. E’ quindi vietata ogni forma di medicina di routine o
preventiva, inclusi i trattamenti ormonali, gli additivi di sintesi (con
76
eccezione delle vitamine naturali). Solo in caso di necessità
comprovata da analisi, possono esser usati medicinali sverminanti.
Sono invece permesse le inoculazioni.
In caso di malattia di un animale, occorre rivolgersi in primo luogo ai
trattamenti naturopatici, quali l’omeopatia e la fitoterapia. In caso di
prescrizione da parte di un veterinario, altri medicinali possono essere
somministrati in allevamenti biologici nel caso in cui le cure naturali
non abbiano sortito effetto. In ogni caso, sono da rispettare
disposizioni stringenti per il loro uso; occorre ad esempio rispettare un
periodo doppio di carenza rispetto a quello stabilito per legge (almeno
48 ore).
Se un animale viene curato per più di tre cicli con prodotti medicinali
allopatici chimici di sintesi, non può vendersi il prodotto come
biologico. E’ necessario riportare ogni dato relativo alla salute del
bestiame e l’utilizzo di medicinali in un registro che deve esser
sottoposto all’esame dell’Organismo di controllo.
Tenuto conto quindi che la salute degli animali va garantita
innanzitutto attraverso la prevenzione, essa va attuata negli
allevamenti biologici seguendo I principi seguenti:
ƒ Scelta di razze adeguate
ƒ Mantenere una pratica aziendale appropriate alla razza
animale
ƒ Somministrare alimenti di elevata qualità
ƒ Realizzare una densità dei capi di bestiame apppropriata.
3.2.e.ii pratiche per il benessere degli animali
Di solito, la ricerca di elevate rese non conduce inevitabilmente a
malattie del bestiame, ma essa richiede un elevato rispetto degli
standards minimi in materia di nutrizione, sostentamento e tecnologia
zootecnica. Problemi si presentano talvolta riguardo all’apparato
mammario ed alla fertilità dei capi. Comunque, errori nutrizionali,
foraggio contaminato, rappresentano la causa frequente di malattie
degli animali.
La mastite sopraggiunge in caso di predisposizione genetica
dell’animale in sinergia con altri fattori eccitanti.
Motivi per il verificarsi di casi di sindrome da immuno stanchezza
delle mucche vanno ricercati nel foraggio (che deve essere
appropriato alla ruminazione ed adatto allo stato di lattazione), nelle
condizioni di sostentamento (possono esservi piccoli stress, una
scarsa attenzione all’igiene) e nella cura prestata agli animali.
L’osservazione costante degli animali riveste un ruolo importante.
Sotto l’aspetto tecnico, va prestata attenzione alle istallazioni per la
mungitura del latte. Esse richiedono un controllo generale almeno
annuale ed un costante controllo giornaliero.
77
Prima di ricorrere agli antibiotici, vanno adoperate preventivamente
misure di carattere più lieve, quali ad esempio mungere il latte più
volte al giorno. Se l’uso degli antibiotici si rendesse necessario,
occorrerà procedere ad applicazioni ben proporzionate ed adeguate
alla malattia, al fine di avere successo nel combattere la patologia. In
linea di massima, lo stesso livello di successo può essere ottenuto
mediante l’uso di prodotti omeopatici.
L’omeopatia si fonda sul principio di attivare gli stessi meccanismi di
difesa dell’organismo al fine di normalizzare le funzioni disturbate. Va
comunque considerato che questo genere di terapia richiede molta
esperienza e va quindi affidato a dei professionisti esperti.
Il benessere degli animali deve essere perseguito fino alla fine, quindi
anche durante la fase di trasporto al macello. In questo caso bisogna
fare il possibile per ridurne lo stress, sia durante il viaggio che durante
le fasi di carico e scarico. Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È
proibito usare stimolatori elettrici esercitanti azioni coercitive
sull’animale. È proibito l’uso di tranquillizzanti allopatici prima, durante
e dopo il trasporto. È possibile invece usare durante le fasi di carico e
scarico il metodo “dal buio alla luce” e il richiamo del cibo. I veicoli
utilizzati per il trasporto devono essere puliti e proteggere gli animali
dal vento, dal freddo, ecc.. Durante i trasporti più lunghi è necessario
provvedere alla somministrazione di acqua.
3.2.f mantenimento delle premesse
Il ciclo naturale nutrizionale tra suolo e pianta, pianta ed animale e tra
animale e suolo é bilanciato mediante la produzione animale
autoctona. Coltivazione vegetale ed allevamento animale debbono
combinarsi armoniosamente tra loro a livello aziendale senza causare
inquinamento del suolo, delle acque superficiali e delle acque
sotterranee con un uso eccessivo di fertilizzanti o nutrienti. Del resto,
la sistemazione dei capi di bestiame è correlata direttamente alle aree
aziendali disponibili.
La quantità di letame usata in un’azienda non deve eccedere i 170 kg
di azoto annuali ad ettaro dell’area agricola utilizzata. Ciò corrisponde
alla densità di bestiame seguente:
ƒ 2 bovini adulti con anzianità superiore ai due anni.
ƒ 5 capi al di sotto di un anno di età
ƒ 3,3 capi tra uno e due anni
ƒ 2.5 giovenche
E’ da ritenersi possibile il raggiungimento di accordi tra le aziende per
la distribuzione di fertilizzanti organici necessari per l’agricoltura
biologica, al fine di raggiungere livelli rilevanti di valore aziendale
aggiunto.
78
3.2.g gestione dei rifiuti
Riguardo al trattamento dei reflui zootecnici non ci sono disposizioni
particolari nei regolamenti comunitari del biologico. Sarà quindi la
legislazione nazionale a fornire indicazioni al riguardo.
Nell’allevamento biologico il letame dovrebbe essere sempre
compostato: l’alta temperatura uccide infatti gli agenti patogeni e le
infestanti contenute nel letame.
3.3 Gestione e commercializzazione nel biologico
Obiettivi per una efficace gestione de bovini da latte possono essere
considerati quelli derivati dall’esperienza dei gruppi di lavoro
dell’Hessia, che si riportano nella tabella seguente.
Produzione di latte
Efficacia della
nutrizione
concentrata
Produttività
dell’alimentazione
animale
Costo del foraggio per
un Kg di latte
Media di riempimento
dello spazio dedicato
al bestiame
Insilamento dell’erba,
1° taglio
Ricarico del latte
biologico
Obiettivo
quantitativo
Unità
Di misura
6000-8500
kg/mucca/latte
<220
kg/milk
3000-5000
kg FCM/mucca/anno
< 0,13
€
< 25
%
> 6,1
MJ NEL/kg T
6-10
Cent/kg latte
(FCM= fat corrected milk)
Gli obiettivi della produzione di latte dipendono dalle condizioni
operative e dalle strategie adotatte dal management aziendale. Sono
possibili svariati livelli di produttività, in funzione della razza del
bestiame, dell’importanza dell’azienda, della disponibilità di luoghi
stabili, Gli obiettivi aziendali vanno quindi modulati realisticamente
sulla base di ntutti gli elementi suddetti.
79
La quantità di alimentazione concentrata dovrebbe essere pari
almeno a 220 grammi di nutrimento concentrato per ogni chilogrammo
di latte, in modo che più del 50% del latte prodotto sia originato
dall’alimentazione. Questo risultato è rappresentato nella tabella come
efficienza dell’alimentazione concentrata e non include forme di
succulenza.
Può considerarsi vantaggioso un ricarico tra il 6 ed il 10% per ogni
chilo di latte biologico.
3.3.a conversione al biologico
I prodotti da commercializzare come biologici sono assoggettati al
dettato normativo del Regolamento comunitario n. 834/2007 ed al
sistema di controllo ivi delineato.
E’ comunque necessario prendere contatti con uno degli Organismi di
controllo nazionali al momento di intraprendere la conversione alla
produzione biologica.
In genere segue poi un controllo in azienda con cadenza annuale (con
preavviso), salvo controlli casuali a campione nei periodi intermedi.
Condizioni favorevoli per un’azienda che voglia passare al biologico
sono costituite da una situazione di base suufficiente per quanto
riguarda il foraggio, costruzioni per il ricovero degli animali appropriate
alla razza e pascoli adeguati. La situazione economica aziendale
subisce in genere un miglioramento una volta passati al biologico,
tenuto conto delle maggiori opportunità economiche offerte dal
settore.
Condizioni non favorevoli possono invece essere considerate la
scarsità del foraggio, la carenza di aree per il pascolo e la produttività
affidata alla nutrizione concentrata.
In genere, la conversione al biologico di aziende con un basso livello
diliquidità può considerarsi criticamente. In questi casi, è
fondamentale una pianificazione anche economica della conversione.
Va tenuto presente che il periodo di conversione inizia con la notifica
dell’inizio attività all’Autorità nazionale competente ed all’Organismo di
controllo e con la successiva ispezione, secondo la procedura
prevista a livello comunitario. Va osservato un periodo minimo di
conversione dopo il quale il prodotto potrà essere commercializzato
come biologico.
Possono esservi due differenti procedure per la conversione, in
funzione delle differenti condizioni operative.
La conversione potrà avvenire per l’intera produzione, ad esempio in
un’unica soluzione allevamento animale e coltivazione foraggera,
oppure passo dopo passo, ad esempio si inizia con la conversione
delle coltivazioni aziendali e si prosegue con la conversione
dell’allevamento animale. La conversione simultanea dell’intera unità
80
produttiva aziendale comporta un periodo di conversione di 24 mesi
sia per i capi di bestiame che per le aree di pascolo. Dopo tale
periodo, la produzione animale potrà essere etichettata e
commercializzata come biologica. Una pre-condizione è data dal fatto
che più del 50% della nutrizione animale deve provenire dalla stessa
azienda.La conversione non simultanea dell’intera azienda comporta
invece un periodo di conversione fissato in base alla razza del
bestiame ed all’utilizzo potenziale. Anche durante detto periodo di
conversione occorre naturalmente seguire ogni indicazione contenuta
nelle disposizioni comunitarie regolanti la materia.
In ogni caso, occorre seguire con scrupolo le indicazioni che vengono
fornite dall’organismo di controllo locale. La commercializzazione dei
prodotti é strettamente legata al rispetto dei requisiti e condizioni
poste nel rtegolamento comunitario sul biologico, anche durante la
conversione. Per il latte, il periodo di conversione é pari a 6 mesi, per
la carne da manzo, il periodo di conversione è di 12 mesi o di ¾ della
vita del capo. Nella tabella, é riportato un possibile scadenzario per
una conversione graduale. Potrebbe anche essere necessario un
periodo di conversione che duri fino a 2 anni, come riportato nel
prospetto che segue.
Ipotesi di scadenzario per conversione al biologico
31 Dicembre 2006
Ingresso nel sistema di controllo del
biologico (iscrizione albo)
Inverno 2006/2007
Pianificazione della conversione con
consulenti (privati e/o pubblici)
Fine di marzo 2007
Primo controllo dell’Ente di certificazione
30.3. 2007
Eventuale richiesta di adesione al
programma agroambientale (se esistono
bandi aperti)
Nutrizione 2007/2008
Uso di foraggio prodotto prima della
conversione, possibilità di modificare i
locali per la stabulazione.
Aprile 2008
Primo raccolto di foraggio in conversione
Dal 1° Luglio 2008
Dal 1° gennaio 2009
Vacche da latte e capi giovani andranno
allevati in conformità alle linee-guida
(60% foraggio in conversione, 30%
foraggio biologico, max 10% foraggio
convenzionale).
Inizio distribuzione latte biologico
3.3.b pianificazione, monitoraggio e controllo della produzione
81
Occorre poter identificare in ogni momento animali e prodotti rientranti
in una produzione biologica, sia durante l’allevamento o coltivazione
che nella fase dello stoccaggio, trasporto, commercializzazione. Per
tale motivo, i produttori e l’organismo di controllo forniscono una
descrizione completa delle costruzioni, delle aree dedicate al pascolo,
e di ogni altra componente aziendale di rilievo nel ciclo produttivo e
commerciale.
E’ prevista una tabella gestionale per armonizzare gli aspetti della
produzione animale (nutrizione, salute, ecc..). D’altro canto, in sede
comunitaria sono state ben determinate le misure e gli accorgimenti
che l’azienda di produzione animale dovrà porre in essere, in maniera
tale da operare in perfetta conformità con quanto disposto
normativamente.
Vanno tenuti degli appositi registri che devono contenere dettagliate
informazioni circa la cura e la sistemazione dei capi di bestiame:
riduzioni, perdite, razioni di foraggio, forme di prevenzione delle
malattie, di terapia veterinaria ed altri trattamenti curativi.
Ogni impresa che produce, trasforma o importa alimenti biologici e li
commercializza, deve necessariamente essere registrata presso la
competente autorità. Deve altresì essere assoggettata al regime di
controllo su base nazionale per il controllo del rispetto delle
disposizioni inderogabili concernente la commercializzazione del
biologico.
Se un’azienda fa anche parte di un’associazione di produttori
biologici, sarà assoggettata ad ulteriori controlli.
82
CONCLUSIONI
In seguito all’emanazione del regolamento (CE) 1804/99 si è verificata
in Europa una significativa crescita degli allevamenti zootecnici
biologici certificati. La regolamentazione del settore è coincisa con
l’aumento della sensibilità da parte dei consumatori verso la salubrità
e la rintracciabilità dei prodotti, a causa anche delle emergenze
sanitarie che hanno coinvolto varie filiere zootecniche.
La zootecnia biologica rappresenta la risposta razionale e sostenibile
alle aberrazioni tecniche che hanno portato negli ultimi decenni gli
allevamenti, ma anche il resto dell’agricoltura, a produrre senza
tenere nel minimo conto i principi che sono alla base della vita stessa.
Basti pensare ad esempio alla BSE, la malattia della mucca pazza,
che ha avuto origine in seguito utilizzazione delle farine di carne di
pecore ammalate nell’alimentazione di altri animali, quando già nel
1919 Rudolph Steiner, fondatore dell’Antroposofia e dell’Agricoltura
Biodinamica, avvertiva in un proprio scritto che se le vacche fossero
state alimentate con residui animali sarebbero diventate pazze.
Da qualche anno le cose stanno però cambiando ed in Europa
l’agricoltura biologica sta diventando sempre di più il modello di
produzione di riferimento per gli operatori attenti ai nuovi orientamenti
comunitari ed alle istanze di salubrità, sicurezza alimentare e
protezione ambientale, povenienti direttamente dai consumatori.
Anche per gli allevamenti bovini da latte esistono concrete possibilità
di sviluppo per i prossimi anni e si stanno avviando alla riconversione
grosse aziende del settore. In Italia ad es. la Centrale del Latte di
Firenze ha già avviato una linea di prodotti biologici (Podere Centrale)
ed alcune recenti indagini attestano che gli italiani acquistano
annualmente ca. 15 milioni di litri di latte fresco biologico, al prezzo
medio di 1,46 € a litro.
Speriamo che il presente manuale possa essere di aiuto a tutti quegli
allevatori di bovini da latte europei che nei prossimi anni vorranno
avviare la conversione al biologico delle loro attività.
83
GLOSSARIO
A
−
AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta
biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una
malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione
danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre
i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a
spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e
conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico,
sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai,
israeliensis e tenebrionis).
−
AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla
stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica
per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle
cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini,
mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel
pollame.
−
AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di
conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco
Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo,
sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di
armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non
convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.
−
AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di
gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’ecosistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività
biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il
ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs
extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche
locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire
con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e
meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per
far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal
Codice Alimentare).
84
−
AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale
caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di
inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi,
massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura
industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi
sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la
seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura
sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie
zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori
e dei consumatori.
−
AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltorefilosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The OneStraw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus:
Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory
and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan
Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la
“non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco
lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi,
pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene
assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e
dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle
piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli
l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.
−
AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli
compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e
socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo
periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di
agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura
biodinamica.
−
AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti
all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra
loro e l’ambiente.
−
AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato,
un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e
fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi
sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni
non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna
selvatica.
−
APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette
di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza
85
compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio
consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i propri
valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo
termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare
comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e
socialmente sostenibili anche per le generazioni future.
L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio
olistico.
−
ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della
decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata
attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è
fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la
gestione della fertilità.
−
AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a
determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi
programmati.
B
−
BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più
utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di
lepidotteri, zanzare, ecc.).
−
BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume
energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui
cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano
l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non
rinnovabile).
−
BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità,
costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è
necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema
e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.
−
BSE, Bovine Spongiform
spongiforme bovina).
Encephalopathy
(=Encefalopatia
C
−
CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola
Comunitaria).
86
−
CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che
hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile
fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).
−
COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse.
Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di
stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale
o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.
−
CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo
influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni
si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed
alle radici di svilupparsi senza ostacoli.
−
CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di
due o più colture nello stesso campo.
−
CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o
delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze
che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es.
Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende
convenzionali limitrofe a quelle biologiche).
D
−
DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza
organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in
humus (assimilabile dalle piante).
−
DOP, Denominazione d’Origine Protetta.
E
−
ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da
interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e
tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità
relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).
−
ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle
Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende
sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle
produzioni da agricoltura biologica.
87
−
EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e
dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato
che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione
dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono
riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione
del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della
sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei
suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati,
pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua).
I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione
dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi
coltivati con metodi convenzionali.
F
−
FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il
dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.
−
FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per
l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri
gruppi.
−
FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono
la comunicazione chimica tra individui della stessa specie.
Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti
artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura
sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti,
opportunamente collocati in apposite trappole.
−
FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari,
sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale.
G
−
GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia
pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri.
Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato
al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono
inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o
al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.
−
GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione
della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un
sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel
1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le
88
fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la
capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo
periodo.
−
GMO, genetically modified/engineered
Organismi Geneticamente Modificati)
organism
(=OGM,
H
−
HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste
nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a
carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la
salubrità.
−
HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è
stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi
nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle
piante.
I
−
IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura
Biologica.
−
IGP, Indicazione Geografica Protetta.
−
INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia
molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali
vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante,
animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo
tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di
ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA,
fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento,
eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi
Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti
con tecniche quali l’ibridazione naturale.
−
INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta
biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in
modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i
fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).
−
ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and
Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto
da parte delle strutture associate, al fine di garantire e
89
promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale,
quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.
−
ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”,
organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca
in tutti i settori dell’agricoltura biologica.
L
−
LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel
suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle
piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando
particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la
creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della
naturale stratificazione dei suoli.
−
LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti
animali.
−
LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo
europeo dell’agricoltura biologica.
−
LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha
degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che
contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le
popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per
ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene
tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta
biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per
contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di
riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno
dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e
quindi più stabile.
M
−
MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire
un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo
le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel
suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing
aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche
all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree
rurali.
−
MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti:
organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui
90
freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi
viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia
nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza
organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per
lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.
−
MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che
comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno
che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo,
riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione
del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di
nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.
−
MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha
profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il
nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando,
sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le
quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a
vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali
il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi
naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del
territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi
a preservarlo e valorizzarlo.
N
−
NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae
l’azadiractina, un insetticida naturale.
O
−
OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad
alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva
estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia,
soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche
come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su
piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono
efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della
loro fitotossicità).
−
OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono
composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante
quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli
minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi,
migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno
91
azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre
un’azione repellente.
−
OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco
Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata
sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile).
Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che
provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa;
questa viene considerata come una perturbazione della “forza
vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della
forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole
quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate,
ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e
potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo
l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo
regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali
possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.
P
−
PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo
(nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza
organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica
aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora
spontanea, formare sostanza organica.
−
PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito
che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del
biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni
per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di
certificazione e le autorità competenti possono stabilire di
allungare o ridurre tale periodo.
−
PERMACULTURA
(AGRICOLTURA
PERMANENTE):
Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata
sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un
sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive,
basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali
utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda
agricola questa si gestisce da sola.
−
PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono
insetticidi naturali.
−
PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea.
L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno
92
shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone
irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della
piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure
of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the
vegetable tissues and an irreversible deterioration of the
functionality of the plant, which dies within two-three days.
L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a
GPL.
−
POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e
fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme.
Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del
preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha
anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato
per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite,
olivo.
−
PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa
unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni,
allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico
che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione
parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto
viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello
convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed
accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.
−
PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale,
quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per
l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali
possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia
stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.
−
PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso
processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale
IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione
dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici
dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di
salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la
salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e
del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia
(l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli
ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a
sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe
costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto
all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della
93
cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo
precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il
benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).
Q
−
QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della
Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I
principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad
essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e
gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per
ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è
piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura,
viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.
R
−
RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di
adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i
quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per
continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a
quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora
sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto
ad es. con il DDT).
−
ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento
seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle
caratteristiche aziendali.
−
ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É
estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle
leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis,
Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione
se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione,
agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in
medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.
S
−
SAU, Superficie Agricola Utilizzata.
−
SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico.
Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che
simulano invece prodotti realmente esistenti.
94
−
SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di
approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo
scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i
rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di
questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista
economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs
produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono
notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide,
diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa
per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono
inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile
anche per le generazioni future.
−
SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture
erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo
di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per
incorporare nel terreno biomassa verde.
−
STG, Specialità Tradizionale Garantita.
T
−
TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante
officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli
animali.
−
TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un
alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e
commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.
U
−
UBA, Unità di Bestiame Adulto
V
−
VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente
decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo,
materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed
organismi associati.
W
−
WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.
95
−
WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari
nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di
scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di
lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre
eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al
biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di
conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).
Z
−
ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda
biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di
contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri
prodotti vietati nel biologico.
96
BIBLIOGRAFIA
•
AAVV, La zootecnia biologica bovina e suina in Italia – Tecniche e
mercato, a cura di Andrea Povellato, pubblicazione dell’INEA –
Istituto Nazionale di Economia Agraria, Edizioni Scientifiche
Italiane, Roma, 2005.
•
L’evoluzione del mercato delle produzioni biologiche, Edizioni
ISMEA, Roma, 2005.
•
Berardini L., Ciannavei F., Marino D., Spagnolo F., Lo scenario
dell’agricoltura biologica in Italia, pubblicazione dell’INEA – Istituto
Nazionale di Economia Agraria, Roma, 2006.
SITI INTERNET
•
http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione
nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
•
http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per
l’Agricoltura Biologica.
•
http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del
Bio.
97
Allevamento
biologico
dei bovini da
latte
Progetto
ECOLEARNING
ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
QUESTIONARIO
(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])
Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle
diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare
costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno
trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti
successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al
trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.
1.
Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale?
□ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare)
__________________________________________________________
2.
La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative?
□ in pieno □ solo in parte □ per niente
3.
Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning?
□ no □ si (specificare)
_________________________________________________________
4.
Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni?
__________________________________________________________
Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce
se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.
---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------_l_
sottoscritt_
_________________________
,
residente
in
_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,
Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,
eventuale sito web _________________________________________________ ,
autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs.
30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito
dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti
successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente
dell’Associazione Biocert.
Luogo, data, firma
98
Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
Instituto de Formación y Estudios Sociales
MADRID - SPAGNA
Sito web: http://www.ifes.es
Unión de Pequeños Agricultores y
Ganaderos
MADRID - SPAGNA
Sito web: http://www.upa.es
Formación 2020 S.A.
MADRID - SPAGNA
Sito web: http://www.formacion2020.es
AGROLINK
SOFIA - BULGARIA
Sito web: http://www.agrolink.org
ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura
Durabila
FUNDULEA - ROMANIA
Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro
BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung
des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA
HEIDELBERG - GERMANIA
Sito web: http://www.bfw.eu.com
BIOCERT Associazione
NAPOLI – ITALIA
Sito web: http://www.biocert.it
Escola Superior Agrária
Instituto Politécnico de Viana do Castelo
PONTE DE LIMA – PORTOGALLO
Sito web: http://www.esa.ipvc.pt
MÖGÉRT - Magyar Ökológiai
Gazdálkodásért Egyesület
BUDAPEST - HUNGARY
Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu
STPKC
STPKC - Swedish TelePedagogic
Knowledge Center
NYKÖPING - SWEDEN
Sito web: http://www.pedagogic.com
99