Vuoi essere mio amico?

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Vuoi essere mio amico?
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social network
Vuoi essere
mio amico?
Sono 350 milioni le persone che in rete hanno
un proprio profilo personale, scambiano informazioni,
foto, curricula. All’interno dei network gestiti da pochi
giganti della Silicon Valley, con un traffico
di 600 milioni di pagine viste al mese.
Innescando un business ancora da colonizzare
di MATTIA SCHIEPPATI
C
i vediamo in Facebook. Oppure, lasciami il tuo Linkedin, che non si sa mai… Se non
ci avete capito niente, leggete
quanto segue. Altrimenti, significa che fate già parte di quel 40
e più per cento di italiani che per
sfizio, per rintracciare un amico
che vive dall’altra parte del mondo, o per cogliere al volo un’opportunità lavorativa si è iscritto
a un social network. Ovvero, ha
aperto sul web un proprio profilo in un sito-community, una
pagina personalizzata e interat-
tiva in cui ha registrato il proprio
nome (o il proprio nickname virtuale), i propri dati personali, le
proprie foto, interessi e amicizie
(o conoscenze). Aggiungendo
uno snodo a una rete interconnessa formata da altri milioni di
persone che hanno fatto altrettanto, e tra le quali si è sviluppata
una relazione. Relazione basata
sul fatto di avere un amico in comune, un interesse o un hobby
condiviso, l’aver fatto le scuole
medie nello stesso istituto, essere entrambi collezionisti di sta-
tuette d’ebano del Congo.... Più
si sfogliano pagine web e profili,
più si rimane stupiti dalle forme
che stanno via via assumendo
queste comunità nate in modo
assolutamente spontaneo, colonizzando uno spazio virtuale che
una manciata di lungimiranti (e
già plurimiliardari) geni del web
hanno messo a disposizione del
popolo Internet. Creando un’infrastruttura più o meno “aperta”
e personalizzabile, lasciandola
in balia della fantasia dei singoli
navigatori. Tanti.
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social network è maschio.
Un fenomeno in crescita esponenziale grazie alla diffusione del
web 2.0, che rende possibili applicazioni sempre più sofisticate.
Da notare, poi, come ormai con il
proliferare di smartphone, BlackBerry e iPhone, l’accesso al web
sia sempre più frequente e veloce
anche dal telefonino, e che proprio la gestione del proprio profilo e dei propri contatti attraverso
un social network stia diventando
uno dei motivi principali di accesso alla rete da
cellulare. Sempre secondo
un’indagine
Nielsen, negli
Usa sono state
oltre 4 milioni le persone
che nel primo trimestre
del 2008 sono entrate
in MySpace o
Linkedin da telefono cellulare. E
non è un caso se Ibm ha sviluppato un apposito software per inviare e ricevere sms, foto e video dal
MySpace
www.myspace.com
Fondato nel 1998 da Tom Anderson e Chris
DeWolfe, è stato acquistato nel 2005 dalla
News Corporation di Rupert Murdoch per
580 milioni di dollari. Fino a pochi mesi fa è
stato il social network leader della rete; oggi
conta circa 117 milioni di navigatori al mondo. Nasce come community di riferimento
per gli appassionati di musica; le pagine personali sono molto duttili e possono essere fortemente personalizzate
dagli utenti. Qualche curiosità: gli artisti e i gruppi musicali che si promuovono con un proprio spazio personalizzato su MySpace sono oltre 5 milioni
(dal gruppetto scalcagnato che suona nella cameretta dopo i compiti a star
internazionali come Mika o gli Arctic Monkeys, diventati famosi anche grazie
ai contatti maturati attraverso il web e al passaparola tra gli utenti). MySpace
Italia è stato lanciato ufficialmente nel maggio 2007 e il tasso di crescita è di
4.500 nuovi profili al giorno, uno ogni 5 secondi. Il tempo medio che un utente
italiano trascorre su MySpace è 64 minuti al giorno (negli Usa sono 39).
Facebook
www.facebook.com
▲
5 milioni in italia
Secondo l’ultimo dato, che risale
allo scorso giugno, al mondo sono
complessivamente 580 milioni le
pagine viste mensili se si sommano tutti i social network esistenti.
La community più frequentata è
quella di Facebook, con 132 milioni di visite uniche, e che ruba
così una leadership che sembrava indiscussa a MySpace, che
di visite ne conta invece “solo”
120 milioni. In Italia l’epidemia
ha cominciato a diffondersi a ritmo frenetico negli ultimi 18 mesi
(MySpace Italia nasce nel maggio
2007, via via tutti gli altri). Secondo i dati Nielsen, su 24,3 milioni
di italiani che navigano sul web
(vale a dire il 41% della popolazione), sarebbero circa 4,7 milioni
gli iscritti a un social network. Di
questi, 2,7 milioni di utenti hanno un proprio profilo su MySpace
(59,5%), 900 mila sono registrati
su Facebook (19,5%), 300 mila su
Linkedin (7,7%) e altri 625 mila
(il restante 13,3%) hanno scelto
network per ora ancora di nicchia
come Flickr, Orkut o Badoo. Una
curiosità: il 59% di chi frequenta i
È il social network più visitato al mondo con 132 milioni di visite uniche, ed è
stato fondato da Mark Zuckenberg nel
2004. Inizialmente pensato come punto di incontro per gli studenti di Harvard e poi degli altri college americani
(il “facebook” è appunto il tradizionale
album fotografico in cui ogni fine anno
nei college vengono raccolte le fotografie di classe), il sito è cresciuto così
in fretta da meritare le attenzioni di colossi come Yahoo!
(che nel settembre 2007 provò a
comprarlo per un
miliardo di dollari)
e Microsoft, che ha
pagato 256 milioni
di dollari per avere
l’1,6% delle azioni.
In Italia è il 19esimo
sito in assoluto più
visitato. Su Facebook l’utente ha minore libertà di personalizzare la propria
pagina, e per visualizzare il profilo degli
altri è necessario essere loro “amici”,
aprire cioè un proprio profilo personale e avere l’ok all’accesso a ogni singola
scheda degli altri utenti. In questo social network si ha l’obbligo di utilizzare
il proprio nome invece di un nickname.
Curiosità: Facebook ha di recente superato la cifra impressionante di 10
miliardi di fotografie caricate, con una
gestione media di 300mila fotografie
al secondo (15 miliardi di immagini al
giorno, che i server dell’azienda immagazzinano in 3 terabyte di dati ogni
giorno). Un colosso che potrebbe in
breve fagocitare social network più
di nicchia, come per esempio Flickr
(vedi box di pag. 8) nati proprio con la
mission specifica di creare uno spazio
per fotografi e appassionati di fotografia che volevano condividere i propri
scatti e le proprie esperienze dietro
l’obiettivo.
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social network
turismo
hi-tech
Flickr
Orkut
È il più celebre sito di photosharing, che consente cioè agli iscritti
di condividere fotografie personali con chiunque abbia accesso al
web. Ha una libreria che cresce a
un ritmo di 2mila nuove foto inserite al minuto dai suoi sette milioni di utenti. L’idea del network è
stata sviluppata dalla società canadese
Ludicorp; nel 2005 il social network
è stato rilevato da Yahoo! Esiste sia
un’utenza gratuita limitata (si possono visualizzare circa 200 fotografie in
photostream, per un totale di 100 Mb
di fotografie ogni mese) che una illimitata a pagamento (l’abbonamento costa 24,95 dollari all’anno). Con Flickr
è possibile organizzare con semplicità
grosse quantità di foto scattate con
diversi strumenti fotografici, smartphone, macchina digitale, ecc.); le
fotografie vengono catalogate ed indicizzate attraverso parole chiave.
Ideato dall’ingegnere turco Orkut
Büyükkökten nel 2004, Orkut è il social
network di Google. Con i suoi 32 milioni
di visitatori è il quinto sito del suo genere,
ma non ha riscosso particolare successo
negli Usa, dove è solo l’87esimo sito più
visitato (in Italia è il 91esimo). La forza
di Orkut sono i mercati sudamericano
e indiano. In Brasile è il 15esimo sito più
visto, e oltre la metà degli utenti che hanno registrato un account provengono da
quel paese. Dal sub continente indiano
arrivano invece il 17% degli utenti, anche
grazie alla traduzione in Hindi e Tamil.
Orkut riscuote un buon successo anche
in Paraguay, Estonia e Portogallo.
www.flickr.com
www.orkut.com
cellulare a Facebook e viceversa,
sempre mantenendo la propria
identità digitale.
Anche se i numeri sono già significativi, gli spazi di crescita per
questa nuova modalità di utilizzo
del web sono enormi. E quindi le
aziende impegnate nel business,
ovvero i gestori dei vari network,
stanno mettendo a punto strategie
per trarre i migliori profitti da volumi di traffico che in tanti sognano. Per fare un esempio, sono oltre
120mila le aziende che hanno con-
Linkedin
www.linkedin.com
tratti con Facebook per inserzioni
pubblicitarie (che compaiono a
margine delle pagine personali,
senza infastidire la navigazione),
due terzi delle quali sono statunitensi: se il volume e il ritmo di
crescita resta quello degli ultimi
due anni, e contando che adesso il
sito è presente con una specificità
linguistica (in italiano, spagnolo, tedesco, ecc.), in
una trentina di
paesi, è chiaro
che i margini
di crescita, nel
campo della
raccolta pubblicitaria, sono
immensi. Senza
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La rete di Linkedin in un rilevamento del marzo 2008 contava circa 25 milioni
di utenti sparsi tra Stati Uniti (la maggior parte), Asia e Europa, con una crescita
di 100 mila iscritti a settimana. È un social network per professionisti interessati
a scambiarsi informazioni e a lavorare su progetti comuni, lanciato nel 2002 da
Reid Hoffman. La rete copre circa 150 diversi comparti economici e oltre 400
“regioni economiche”; il profilo “medio” dell’utente Linkedin fa registrare un’età
di 41 anni e reddito annuale medio di 109 mila dollari. Il valore di mercato di
Linkedin supera la soglia del miliardo di dollari. Lo scopo principale è consentire
agli utenti registrati il mantenimento di una lista di persone conosciute e ritenute
affidabili in ambito lavorativo. Le persone sono definite “connessioni”, ed esse
sono in effetti le connessioni di un ganglio (l’utente) all’interno della rete sociale.
L’utente può incrementare il numero delle sue connessioni invitando chi di suo
gradimento. I datori di lavoro possono pubblicare offerte
e ricercare potenziali candidati e le persone in cerca di
lavoro possono leggere i profili dei reclutatori e mettersi
direttamente in contatto con loro. Oltre a vendere spazi
pubblicitari alla Bmw, all’American Express e alla Virgin
Atlantic, Linkedin per la “modica” cifra di 10 mila dollari
mensili, permette a compagnie come la Microsoft, eBay,
Target e l’Oreal di esaminare il profilo dei suoi abbonati
alla ricerca di potenziali impiegati.
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social network
contare le potenzialità anche di
sviluppo off-line di quello che diventa un vero e proprio brand. Un
esempio? La festa che lo scorso
11 ottobre è stata organizzata in
una grossa discoteca di Roma per
gli utenti italiani di Facebook: un
tam tam di inviti corso lungo la
rete e un maxiraduno “reale” da 4
mila persone provenienti da tutta
Italia.
se arriva la musica
Regola numero uno, rendere sempre più ricco il network, offrendo
alla community contenuti e servizi sempre più sofisticati. Ultimo
colpo grosso in questa direzione
è quello di MySpace, grazie all’accordo appena sottoscritto con le
quattro principali etichette discografiche (Universal, Sony Bmg,
Warner Music e Emi) per dare vita
a MySpace Music, uno spin off del
network che garantisce a tutti gli
utenti della community la fruizione di una library immensa di contenuti musicali e video, programmi di informazione musicale, ma
anche servizi di intrattenimento
sviluppati in web 2.0 (dalle suonerie per telefonini all’acquisto di
biglietti per i concerti, e strumenti
di condivisione “user-to-user” per
scambiarsi in modo regolamentato file musicali mp3). Che si tratti di una potenziale gallina dalle
uova d’oro lo dimostra la pron-
tezza con cui quattro megasponsor, McDonald’s, Sony Pictures,
Toyota e State Farm, hanno accettato di accollarsi i costi di gestione
della nuova struttura in cambio
della visibilità di propri messaggi
pubblicitari. La sfida alla iTunes
di Apple è evidente, e forse questa
volta Steve Jobs sarà costretto ad
accusare il colpo.
Gli scenari futuri potrebbero essere, a sorpresa, due. Il primo, più
scontato perché più vicino alla
situazione attuale, è quello che
porta verso un mono o duopolio,
ovvero il consolidamento a suon
di milioni di utenti di due mega
network che andranno via via ad
assorbire (o acquisire a livello di
mercato) tutti i “piccoli”. Ma quello che fa davvero sognare i nerd
della rete e fa alzare il sopracciglio
agli esperti è il secondo scenario,
cominciato a circolare come una
chiacchiera dei soliti ben informati e ultimamente rafforzatosi dopo
l’intervista rilasciata un mese fa da
David Glazer, capo degli ingegneri di Google, al Financial Times.
Dice Glazer: «La gente è stanca di
invitare e essere invitata su decine di social network diversi, nei
quali si sono sparpagliati amici
e conoscenti». Non sarebbe male
dunque abbattere i muri che separano le varie community e «far sì
che un utente, con il proprio profilo costruito su uno qualsiasi dei
Hi5
www.hi5.com
Il suo nome corrisponde all’italiano “dammi il cinque”. Fondato nel 2003 a San
Francisco da Ramu Yalamanchi, è leader nei mercati in lingua spagnola. Tradotto in 23 lingue diverse (tra cui anche alcuni dialetti peruviani), è il terzo social
network con 53 milioni di visite (57esimo sito in Italia). Il suo successo è dovuto
in gran parte all’espansione di Internet nell’America Latina, da cui negli ultimi
12 mesi il traffico verso i siti di socializzazione è decuplicato (e anche grazie a
questo le visite a Hi5 da giugno 2007 sono raddoppiate). Diretto a un pubblico
giovane tra i 13 e i 25 anni, permette di usare tre livelli distinti di amicizia, ai
quali corrispondono differenti diritti e limitazioni. È stato spesso criticato per la
sua politica di “ricerca amici” che consiste nell’invio ripetuto di email ai contatti
degli iscritti.
La Privacy
è a rischio?
La massa enorme di dati personali che
ogni utente mette a disposizione di
chiunque quando apre un proprio profilo sta diventando la “nuova frontiera
di attività” per le Authority che si occupano di tutela della privacy, come ha
confermato il garante Francesco Pizzetti
nel corso della sua ultima relazione parlamentare. Ma quella dell’utilizzo che le
aziende di Tlc e soprattutto i provider
che gestiscono i network fanno di tutti
i dati personali immagazzinati e costantemente in circolazione è un problema
che si sta affrontando a livello di Authority internazionali: una riunione ad hoc
si è svolta a settembre a Strasburgo.
Racconteremo le iniziative che sono
state messe in atto in proposito, in Italia
e in tutto il mondo, in un’inchiesta che
verrà pubblicata nel prossimo numero
di Bancaforte.
network, possa contattare persone che appartengono a comunità
diverse, e possa esportare ovunque la propria rete di contatti».
Boutade? No, se si considera che
questo ragionamento rimbalza tra
i quartieri generali di Google, MySpace, Facebook e Ibm, ovvero i
principali player del mercato. «Sarebbe la fine dei social network»,
conclude Glazer, «e l’inizio del social web». Chissà. BF