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Alessia Morselli 5P,lezione del 26 gennaio 2012,Paul Gauguin, Pagina 1 di 4
Paul
Gauguin
(pag.24 libro di testo)
Questo pittore francese,nato nel 1848 a Parigi,è stato uno dei protagonisti della
fase artistica che definiamo post-impressionismo. Egli incarna un altro
archetipo di artista:colui che vuole evadere dalla società e dai suoi problemi
per ritrovare un mondo più puro ed incontaminato. Inoltre,al pari di tutti gli
altri artisti e poeti francesi di fine secolo,vive sullo stesso piano la sua vita
privata e la sua attività artistica,con quello spirito di continua insoddisfazione
(scrisse,infatti,”a forza di vivere si finisce per sognare una rivincita e bisogna
accontentarsi del sogno”) e di continua ricerca di qualcos altro che lo porta a
girovagare per mezzo mondo,attratto soprattutto dalle isole del Pacifico del Sud.
Educato alla libertà,autodidatta,impulsivo e teso verso verità mistiche,trascorre la sua infanzia in
Perù,ma,a diciassette anni,torna in Francia e si arruola come cadetto in Marina perché desideroso di
viaggiare e di vedere il mondo. Nel 1871 ritorna a Parigi e si impiega presso un agente di cambio;inizia
così il periodo più sereno e borghese della sua vita:si sposa con una ragazza danese (con la quale ha ben
cinque figli) e conduce una vita contraddistinta da un discreto benessere economico. Intanto comincia a
collezionare quadri e a dipingere,esponendo persino alcune delle sue opere nelle mostre che gli
impressionisti tennero dal 1879 al 1886. Tuttavia,la crisi finanziaria dell'Union Générale del 1882 lo
getta sul lastrico:venuta meno l’agiatezza economica si aggravano anche i suoi problemi familiari. La
moglie ritorna presso la sua famiglia d’origine in Danimarca,Gauguin la segue adattandosi ai lavori più
umili,ma alla fine decide di seguire la sua vocazione artistica e così si dedica esclusivamente alla
pittura,che secondo il suo pensiero deve rifuggire ogni naturalismo ed essere specchio del mondo
interiore piuttosto che di quello esteriore. Il mezzo principale che consente questo scavo dentro gli stati
d'animo è,secondo il suo parere,il colore(al contrario di Cézanne,per il quale il colore rivestiva una
funzione essenzialmente materialista):si distacca,quindi,dall'espressione naturalistica accentuando
progressivamente l'astrazione della visione pittorica,realizzata in forme piatte di colore puro e
semplificate con la rinuncia alla prospettiva e agli effetti di luce e di ombra. Per avere la giusta
ispirazione,però,l'artista sente il bisogno di trasferirsi in un ambiente vergine:la località di Pont-Aven
sulla costa della Bretagna,considerata la regione francese più restia ad accogliere le idee moderne,visto lo
strettissimo legame con le sue tradizioni religiose e il suo folklore. E' proprio qui che il suo stile comincia
a prendere consistenza;diventando capofila di una nuova invenzione stilistica (che prende il nome di
“sintetismo”) Gauguin fornisce un importante contributo (in
particolare per l'intensa spiritualità delle sue immagini) a quella
pittura “simbolista” che si sviluppò in Francia ed oltre,in polemica
con il naturalismo letterario di Zola e Flaubert e con il realismo
pittorico di Courbet,Manet e degli impressionisti in generale. Nel
1888 trascorre un periodo anche ad Arles dove dipinge insieme a
Vincent Van Gogh,con il quale ebbe un rapporto travagliato che si
ricorda soprattutto per l'episodio in cui quest'ultimo si tagliò un
orecchio in seguito ad una loro discussione piuttosto accesa. Nel
1891 si reca per la prima volta a Tahiti,dove dipinge i suoi quadri più
noti. L'ultima sua meta furono,infine,le Isole Marchesi,nelle quali
(dopo il tentativo fallito di suicidio del 1898) muore nel 1903 ormai
stanco,alcolizzato e ammalato di sifilide. Nonostante le delusioni (che
lo portarono nel corso della sua vita a cadere in una profonda crisi
esistenziale) derivanti dal fatto che anche quegli angoli coloniali,mete
delle sue fughe,erano già stati contaminati da alcool e
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prostituzione,Gauguin tenne sempre a identificarsi come un estraneo alla civiltà occidentale,basata su
una cultura capitalistica,consumistica,edonistica e materialistica caratterizzata da un interesse per il
profitto,la ricchezza e i superficiali valori materiali (per questo creatrice di forti disquilibri).
E,spesso,si ritrovò a difendere gli indigeni discriminati dalle autorità coloniali:questo gli procurò una
condanna a tre mesi di carcere in quanto l'amministrazione coloniale delle isole Marchesi vedeva un
pericolo nella presenza di quel bianco che difendeva una tale popolazione. Ad ogni modo,quest'artista si
proponeva,invece (e questo lo si vede bene nei suoi autoritratti),come un profeta visionario,portatore di
veri valori etici quali la famiglia e l'amicizia. Per questo motivo,anche quando l'artista non si dedicò a
scenari di carattere religioso,descrisse una vita quotidiana semplice,fatta soltanto di elementi necessari
come il cibo,il riposo,l'amore e la spiritualità stessa.
La tomba di Gauguin nel cimitero di Atuona a Hiva Oa
Opera: Aha oe feii? (Come!Sei gelosa?)
Data: 1892
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 66x89 cm
Ubicazione: Museo Puskin,Mosca
Durante il periodo polinesiano Gauguin prosegue la sua ricerca verso il sacro,il mistero servendosi di
riferimenti a miti e leggende e utilizzando spesso,per le sue opere,titoli in lingua maori proprio per
intensificare questo aspetto misterioso. I soggetti nascono dall'osservazione della vita degli indigeni
(soprattutto donne colte in atteggiamenti di quiete,sulla spiaggia,mentre si bagnano e si riposano) e della
natura esotica per mettere in risalto dei luoghi ancora incontaminati dalla cultura occidentale. Questo
dipinto ne è un esempio:l'artista rappresenta,infatti,la realtà che lo circonda rielaborandola a partire da un
fatto a cui aveva realmente assistito. Si tratta di un'opera che colpisce innanzitutto per la presenza di
colori vivaci e violenti e che mette in evidenza una delle caratteristiche di Gauguin,il
CROMATISMO:l'artista si preoccupa,infatti,di sostituire le vibranti macchie di colore impressionistico
con vaste zone monocromatiche piatte a tinta unita,circoscritte da contorni ben marcati,ricercando
un'armonia soffocata e sorda con un cromatismo denso,carico tuttavia di valenze musicali nella campitura
di forma chiare e semplificate. Sulla sabbia rosa,nei pressi dell'acqua i cui riverberi e scintilli sono
interpretati come chiazze di colore grigio,ocra,arancio e nero,due fanciulle si riposano:una distesa in
pieno sole e l'altra seduta sulla sabbia,quasi completamente in ombra. Le due figure sviluppano un
contrasto compositivo immediato:le loro teste sono sui due estremi di una stessa direzione,i loro corpi
sono fusi in un'unica matassa compatta per metà scura e per metà chiara. Inoltre,al perizoma rosso della
ragazza sdraiata corrisponde,dal lato opposto,la veste rossa con i fiori poggiata a terra di fianco alla
fanciulla seduta con una corona di fiori bianchi che le cinge il capo e un nastro blu che le tiene i
capelli,lucidi e ordinati,legati sotto la nuca,che oltretutto rappresentano un chiaro richiamo alle dee
greche (ci sono,quindi anche riferimenti all'arte classica). Un'altra caratteristica di questo artista è la
bidimensionalità delle sue immagini:nella sua pittura,il problema della rappresentazione tridimensionale
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è del tutto assente;egli accosta le forme senza preoccuparsi della loro plausibile collocazione in uno
spazio virtuale che vada oltre il piano della rappresentazione. Ciò è estremamente evidente nel punto in
cui la donna distesa (vista in uno scorcio dalla testa in giù) scompare completamente nella metà inferiore.
I volti e i corpi bruni sprigionano poi una forte carica erotica,mentre la natura circostante è trattata
sinteticamente e attraverso una percezione anti-naturalistica della realtà. La bellezza delle due donne
non è vera,ma è vocativa (di uno stato d'animo). Gauguin,infatti,interviene sul colore per dargli una
valenza soggettiva e,non a caso,l'atteggiamento delle due donne (assorte nei loro pensieri) sottolinea
come l'atmosfera sia silenziosa e meditativa:tra le due fanciulle si genera una specie di “colloquio
muto”,che suggerisce una particolare intesa,conferendo all'opera quel ricercato senso di mistero,e che
diventa enigmatico come se provenisse dal primordiale mondo della natura. L'autore vuole,infatti,mettere
in risalto come le popolazioni di queste isole siano estremamente semplici e vivano ancora in accordo
con la natura stessa.
Opera: Da dove veniamo?Chi siamo?Dove
andiamo?
Data: 1897-1898
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 141x376 cm
Ubicazione: Museum of Fine Arts,Boston
L'opera,che pone i massimi quesiti esistenziali dell'uomo,fu dipinta dall'artista a Tahiti in un momento
assai delicato e tormentato della sua vita:era malato,solo e gli era persino giunta notizia della morte della
figlia prediletta Aline. Il dolore lo spinse a creare una tela di enormi dimensioni,che fosse appunto una
riflessione sull'esistenza,una sorta di testamento spirituale. E' proprio da queste misure (141x376
cm),realizzate attraverso la sezione aurea e un forte rigore,che si capisce che l'intenzione era quella di
trattare un argomento universale. Gauguin vi lavorò notte e giorno per circa un mese,imponendosi un
ritmo di lavoro frenetico che finì col prostrarlo:fu così che,ritenendosi incapace di finire il dipinto,tentò di
suicidarsi ingerendo dell'arsenico,ma la dose troppo forte e presa di getto,determinò un forte vomito che
annullò l'effetto del veleno. Concepita come il fregio di un tempio (numerosissimi sono i richiami alle
figure del Partenone,ai tempi di Giava e alla cultura maori),dà l'idea di un affresco poiché presenta i
bordi rovinati. Proprio nei bordi l'artista inserisce a sinistra il titolo dell'opera e a destra la firma e la data
(elemento tipico dell'arte bizantina);il titolo,però,non fa propriamente parte del quadro in quanto è stato
inserito successivamente,tratto da un libro di Balzac (personaggio che Gauguin prediligeva):sono tre
domande,destinate a rimanere senza risposta,che servono a sollevare il clima di mistero. Anche per
questa via,il dipinto sottolinea l'enigma appassionante della vita,anziché svelarne la soluzione. La lettura
va fatta da destra verso sinistra e l'idea suggerita è quella di un ciclo vitale disposto ad arco:non a
caso,all'estrema destra è raffigurato un neonato (simbolo della fanciullezza,intesa come momento della
pienezza della vita o della procreazione),che già dalla nascita è lasciato nell'indifferenza di chi lo circonda
(le tre donne al suo fianco non si curano di lui). Al centro un giovane (l'unico personaggio maschile) sta
cogliendo un frutto e può essere interpretato in due modi:come richiamo al peccato originale o come
simbolo della gioventù che coglie la parte migliore dell'esistenza. Alle spalle del ragazzo,una figura con
il gomito in alto contribuisce a definire la struttura triangolare della prima zona in cui è divisa la
scena,al cui vertice sono messe in risalto le due figure vestite di porpora sullo sfondo,emblematiche e
con l'aria di chi ordisce trame nell'ombra:esse sono simbolo dei tormenti e delle domande che giacciono
nel profondo di ogni animo. La stessa struttura si ritrova nella seconda metà del dipinto,speculare
rispetto all'uomo centrale:al vertice troviamo stavolta la divinità che con le braccia alzate indica
l'assoluto,l'eterno,l'equilibrio immobile che ci aspetta nell'aldilà,in aperto contrasto con la dinamica del
nostro vivere. Anch'essa ha un suo significato simbolico:indica l'inutilità e la falsità della bugia
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religiosa,vista come una magra consolazione e un senso provvisorio di una vita in realtà vana;accanto a
questa statua una coppia passeggia ed una fanciulla seduta ascolta il muto messaggio dell'idolo.
All'estrema sinistra troviamo poi una vecchia raggomitolata su se stessa (identica ad una mummia
peruviana vista dal pittore in gioventù),pensierosa e quasi rassegnata in attesa della morte. Non è
irrilevante che in francese,la lingua madre del pittore,la parola “parto=accouchement” sia letteralmente
traducibile con l'italiano “accucciamento”:una posizione (assunta sia dalle giovani donne che dalla
vecchia) che non fa altro che suggerire la ciclicità della vita. Infine,per quanto riguarda gli
animali,troviamo due gatti,una capra e uno strano uccello bianco con una lucertola tra le zampe,simbolo
della vanità delle parole,che chiude la lettura del dipinto. Le figure presentano,quindi,l'umanità nei
diversi stadi della vita (dall'infanzia alla vecchiaia),in una natura misteriosa e
indeterminata;inoltre,dato che lo scopo dell'artista è quello di comunicare con il mondo
intero,ognuno di questi elementi figurativi diventa proprio un'allegoria,un simbolo carico di significato
e pieno di rinvii culturali (sia europei che esotici). L'idolo sullo sfondo,per esempio,rimanda alle culture
e religioni orientali,mentre la scena in generale ricorda i boschi sacri classici o rinascimentali. Da
notare poi il ragazzo al centro,che ricorda il Mercurio della Primavera del Botticelli;anche
l'atmosfera è simile a quella del celebre quadro del Botticelli:le donne rappresentate sembrano provenire
da un luogo mitico,primordiale e i loro gesti calmi e composti conferiscono alla tela un respiro
monumentale in modo che lo spettatore sia ricondotto a una dimensione ideale di armonia a cui l'uomo
aspira da sempre. L'artista insiste,quindi,anche in quest'opera sul legame uomo-natura,accentuato
ulteriormente dalla ripresa della tematica delle bagnanti in varie rappresentazioni di donne.
Lo sfondo rappresenta la vegetazione in maniera sintetica:i rami si trasformano in arabeschi e i colori
sono anti-naturalistici (gli alberi,per esempio,sono blu).
Osservando questo capolavoro,però,si avverte quell'effetto di non finito:questo perché l'artista
volutamente non ha seguito le regole accademiche e lo si vede da come ha strutturato la prospettiva;non
ha,infatti,rispettato le proporzioni,ma ha dato rilevanza al colore e al suo potere di comunicare
emozioni. Da questo punto di vista l'opera fu soggetta a feroci critiche,ma Gauguin non ha dipinto a
caso:al contrario,ogni particolare è assolutamente calcolato e meditato,come a realizzare uno spartito
musicale. La composizione segue una griglia di orizzontali e verticali,impostandosi su una dominante
blu-verde esaltata da giallo e arancio:in particolare,i colori dello sfondo creano degli arabeschi liberi,che
non hanno una precisa funzione rappresentativa,bensì uno sviluppo musicale,come una sinfonia di
sottofondo. Anche i corpi,ora distesi sinuosamente,ora raccolti,ora disposti in successione,scandiscono
gli spazi,creando sia l'architettura del quadro,sia i “tempi”,come le note più alte su un sottofondo più
basso.
Infine,le due figure di giovani accovacciate su entrambi i lati e
l'idolo blu della dea Hina sul fondo compaiono in altre numerose opere dello stesso periodo.