Io dico probabilmente, tu capisci sicuramente: Come le - In-Mind

Transcript

Io dico probabilmente, tu capisci sicuramente: Come le - In-Mind
Io dico probabilmente, tu capisci sicuramente:
Come le persone interpretano i termini
probabilistici
In-Mind Italia
1II, 13–17
http://it.in-mind.org
ISSN 2240-2454
Zira Hichy1 e Mina Halim Helmy Gerges1
Università di Catania
1
Keywords
Probabilità verbale, probabilità numerica, comunicazione dell’incertezza
Le previsioni meteorologiche relative al week-end
pasquale del 2009 davano “probabili piogge” in Versilia. Come conseguenza, circa il 20% delle prenotazioni furono disdette. Le previsioni furono smentite
da un caldo sole primaverile e i sindaci della zona
chiesero un risarcimento alla società di meteorologia
che aveva fatto le previsioni. Erano le previsioni a
essere sbagliate, o solo il modo di comunicarle? Dire
che sono previste “probabili piogge” cosa significa?
C’è il 100% di probabilità che piova, oppure le probabilità che piova sono solo del 50%?
I concetti di probabilità sono stati sviluppati per
la prima volta nel XVI secolo, ma da molto prima
nelle varie lingue ci sono stati dei termini linguistici
di probabilità che esprimevano condizioni d’incertezza (Zimmer, 1983). I termini di probabilità verbale, come “probabile” o “improbabile,” sono un modo
molto utilizzato per esprimere il concetto di probabilità, per esempio nella frase “Domani probabilmente
piove.” Le persone usano termini probabilistici per
esprimere un giudizio o un’opinione in situazioni
d’incertezza. Ma cosa significa il termine probabilmente? Come viene percepito dalle persone?
La probabilità svolge un ruolo importante in molte scienze come la matematica, la statistica, le scienze naturali e sociali. Il concetto di probabilità è stato
sviluppato per la prima volta nel XVI secolo in Liber
de ludo alae di Girolamo Cardano (scritto nel 1526,
ma pubblicato solo un secolo e mezzo dopo, nel
1663) e in Sulla scoperta dei dadi di Galileo Galilei
(pubblicato nel 1656). La nascita del concetto moderno di probabilità si deve, invece, a Blaise Pascal
(1623-1662) e Pierre de Fermat (1601-1665). Il Cavalier de Méré (un famoso giocatore d’azzardo passato
alla storia proprio per questo motivo) aveva calcolato che ottenere almeno un 6 con 4 lanci di un dado,
Fig. 1. La Piccola Torre di Babele (Pieter Bruegel, 1563).
“Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non
comprendano più l’uno la lingua dell’altro” (Genesi, 11: 7).
non truccato, era equivalente a ottenere almeno un
doppio 6 in 24 lanci, sempre di un dado non truccato. Tuttavia, giocando secondo tale convinzione,
invece di vincere, perdeva. Decise, quindi, di scrivere a Pascal lamentando che la matematica falliva
di fronte all’evidenza empirica. I due iniziarono una
corrispondenza, per mezzo della quale arrivarono a
delineare il concetto di probabilità.
Molte ricerche hanno evidenziato che i termini
probabilistici vengono spesso interpretati dalle persone in modi totalmente diversi (Karelitz & Budescu,
2004). Immaginiamo, per esempio, un imprenditore
che va a chiedere una consulenza finanziaria per sapere la situazione economica di una certa azienda;
Corrispondenza:
Zira Hichy
Dipartimento di Scienze della Formazione
via Biblioteca 4 (Palazzo Ingrassia), 94124 Catania, Italia
E-mail: [email protected]
Telefono: +39 095-2508021, Fax: +39 095-2508070.
14
se il consulente finanziario dice che “È probabile
che questa impresa superi i profitti annuali previsti,” l’imprenditore potrebbe interpretare il termine
probabile come l’80-90% di probabilità e prendere
in considerazione l’aggiunta di questa azienda al suo
portafoglio, anche se con questo termine il consulente intendeva solamente il 55-65% di probabilità.
Karelitz e Budescu (2004) hanno specificato tre
motivi principali che possono causare problemi interpretativi nell’uso dei termini probabilistici.
1.Le persone preferiscono utilizzare termini verbali di probabilità piuttosto che termini numerici, per esprimere le condizioni di incertezza, a
meno che le opinioni non siano basate su solide
prove quantitative (Olson & Budescu, 1997) o
che ci siano chiari incentivi per essere precisi
(Erev, Wallsten, & Neal, 1991).
2. Le persone utilizzano termini diversi per descrivere l’incertezza, poiché nel corso delle loro
vite sviluppano preferenze per certi termini
probabilistici, evitandone altri. Per esempio, in
uno studio fatto da Budescu, Weinberg e Wallsten (1988), venti partecipanti hanno usato 111
termini di probabilità diversi (ad es., improbabile, poche possibilità, alcune possibilità).
3. Le persone interpretano in maniera diversa i
termini verbali di probabilità. In una ricerca di
Budescu e Wallsten (1995) i ricercatori hanno
chiesto ai partecipanti di classificare, confrontare o semplicemente trasformare dei termini
probabilistici verbali in probabilità numerica.
La scoperta più interessante è stata che la maggior parte dei partecipanti percepisce il significato dei termini probabilistici in maniera chiara
e coerente, ma in modo diverso rispetto agli altri partecipanti della medesima ricerca.
Malgrado i problemi di comprensione dei termini verbali di probabilità, l’utilizzo di tali termini è
preferito, poiché le persone si sentono più a proprio
agio usando le parole piuttosto che i numeri (Brun &
Teigen, 1988; Erev & Cohen, 1990; Karelitz & Budescu, 2004; Wallsten, Budescu, Zwick, & Kemp,
1993).
Molti ricercatori hanno studiato l’utilizzo dei termini linguistici di probabilità in vari ambiti della
vita quotidiana. Per esempio, Braddock, Edwards,
Hasenberg, Laidley e Levinson (1999) hanno esaminato il loro impiego in ambito medico. Spesso
tali termini vengono utilizzati per comunicare informazioni delicate, come, per esempio: “È molto
probabile che l’intervento andrà a buon fine” oppure
“Ci sono poche probabilità che questa terapia dia risultati postivi.” Ovviamente in questo caso possono
essere molto gravi gli errori di comunicazione e interpretazioni dei termini probabilistici. Se un medi-
Hichy & Halim Helmy Gerges
co afferma che “È molto probabile che la terapia sia
efficace”, è assolutamente importante che il termine
“molto probabile” venga inteso nel medesimo modo
sia dal paziente sia dal medico, altrimenti si rischia
di trasmettere delle informazioni false e di compromettere anche il principio del consenso informato.
Braddock e collaboratori (1999) hanno analizzato le audio-registrazioni di 1057 visite mediche,
effettuate da medici di base e chirurghi; su un totale
di 3552 decisioni cliniche, solo una piccola percentuale di decisioni (9%) è stata presa sulla base di
informazioni chiare e complete, necessarie per dare
il consenso informato. Sicuramente, esprimere l’incertezza in ambito medico non è un’impresa facile,
quantificare le informazioni relative ai rischi riguardanti un certo intervento o una certa terapia è un
compito assolutamente complicato. Sono diversi i
tipi d’incertezza che i medici devono comunicare ai
pazienti e riguardano informazioni che permettono
loro sia di poter dare un consenso informato e partecipe sia di capire in modo chiaro la malattia da cui
sono affetti. Il British Medical Journal1 ha pubblicato, come soluzione al problema dell’incomprensione
dei termini probabilistici nell’ambito medico, delle
linee guide per l’espressione dell’incertezza nella
comunicazione tra medico e paziente. Secondo queste linee guida, un trattamento medico:
––è vantaggioso (beneficial), quando la sua efficacia è stata dimostrata chiaramente tramite
ricerche sperimentali;
––è probabile che sia vantaggioso (likely to be beneficial), quando la sua efficacia è minore rispetto al caso precedente;
––è un buon compromesso tra benefici e costi
(trade off between benefits and harms), quando
esso ha degli effetti collaterali e per questo si
deve discutere prima con il paziente riguardo
gli effetti positivi e negativi del trattamento;
––ha un’efficacia sconosciuta (unknown effectiveness); in questo caso si è in presenza di trattamenti di cui non sono molto chiari gli effetti, in
quanto si hanno poche prove sperimentali;
––è improbabile che sia vantaggioso (unlikely to
be beneficial), quando l’efficacia del trattamento è bassa o, addirittura, il trattamento potrebbe
rivelarsi inutile o dannoso;
––è probabile che sia inefficace o rischioso (likely
to be ineffective or harmful), quando l’inefficacia o la dannosità del trattamento è stata dimostrata e documentata da prove sperimentali.
Non ci sono, comunque, dati relativi ai risultati di
questo tipo di approccio alla comunicazione dell’incertezza sia per i medici sia per i pazienti coinvolti.
1 Si veda http://clinicalevidence.bmj.com/x/set/static/
cms/efficacy-categorisations.html
15
Interpretazione dei Termini Probabilistici
Altre organizzazioni internazionali hanno proposto ulteriori raccomandazioni per migliorare la
comunicazione in ambito medico. Per esempio, l’International Patient Decision Aids Standards Collaboration ha affermato che è molto importante essere
chiari nell’esprimere l’incertezza, evitando l’incomprensione tra pazienti e medici. L’organizzazione ha
suggerito anche l’utilizzo di termini più precisi come
“La nostra ipotesi migliore è …” o di termini numerici di probabilità, del tipo “La probabilità che un
evento X succeda è dell’80%,” poiché questo tipo di
frasi possono aiutare a migliorare la comunicazione
tra pazienti e medici (O’Connor, Llewellyn-Thomas,
& Stacey, 2005).
La comprensione dei termini verbali di probabilità è stata anche studiata nell’ambito dei processi
di decisione (decision making). Per esempio, alcune
ricerche hanno evidenziato che nei dilemmi sociali, ossia, le situazioni in cui i membri di un certo
gruppo sociale percepiscono uno scontro tra i loro
interessi personali e gli interessi del proprio gruppo
(Dawes, 1980; Komorita & Parks, 1995; Messick &
Brewer, 1983), l’utilizzo dei termini di probabilità è
estremamente importante, in quanto può influenzare
la decisione e i comportamenti cooperativi e competitivi delle persone in tali situazioni (Dijk, Wit, Wilke, & Budescu, 2004).
Anche per quanto riguarda la teoria del prospetto (Kahneman & Tversky, 1979; Tversky & Kahneman, 1981), ai fini di prendere una decisione risulta estremamente importante il contesto ( framing)
in cui viene rappresentato un problema. In base al
contesto, le persone riescono a classificare un’opzione come positiva o negativa: quando una situazione viene rappresentata in un contesto di vincita (ad
es., “C’è una probabilità su tre di vincere”) le persone sono più disposte a rischiare, mentre quando la
stessa situazione viene rappresentata in un contesto
di perdita (ad es., “Ci sono due probabilità su tre di
perdere”) le persone sono meno disposte a rischiare,
anche se le probabilità di vincere o di perdere sono
le stesse.
Fox e Irwin (1998) hanno sottolineato l’importanza del contesto nella comprensione dei termini
di probabilità verbale, in quanto esso fornisce alle
persone delle informazioni essenziali che possono
essere utili per la comprensione dei termini probabilistici. In una ricerca Wallsten, Fillenbaum e Cox
(1986) hanno trovato che i termini probabilistici
vengono interpretati in modo diverso in base alle
informazioni fornite dal contesto; ad esempio, allo
stesso termine probabile veniva attribuita una probabilità numerica superiore quando si presentava la
frase “Probabile che nevichi nella Carolina del Nord
a Dicembre” rispetto a quando si presentava la frase
“Probabile che nevichi nella Carolina del Nord ad
Ottobre”. In un’altra ricerca sull’utilizzo dei termini
probabilistici nelle relazioni intergruppi sono stati
confermati tali risultati (Hichy, Halim Helmy Gerges, & Santisi, 2012). I partecipanti alla ricerca, condotta in Italia, hanno percepito i termini probabilistici in relazione al tema dell’immigrazione in modo
coerente con il contesto. Al termine “probabile,”
inserito nella frase, “Probabile che l’immigrazione
aumenti nei prossimi anni” è stata attribuita una
probabilità numerica superiore rispetto allo stesso
termine, inserito nella frase “Probabile che l’immigrazione diminuisca nei prossimi anni.” Inoltre, i
risultati di tale studio indicano che l’interpretazione
dei termini probabilistici è influenzata dalle credenze a priori che i partecipanti hanno circa l’aumento
dell’immigrazione.
Anche nell’ambito dei cambiamenti climatici è
stato studiato l’utilizzo dei termini di probabilità
verbale. Ad esempio, l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) fornisce, a chi legge i suoi
rapporti, delle linee guida sull’interpretazione dei
termini probabilistici:
––virtualmente certo, se la probabilità che si verifichi un evento è superiore al 99%;
––molto probabile, se è superiore al 90%;
––probabile, se è superiore al 66%;
––tanto probabile quanto improbabile, se la probabilità è compresa tra il 33% e il 66%;
––improbabile, se la probabilità è inferiore al 33%;
––molto improbabile, se è inferiore al 10%;
––eccezionalmente improbabile, se è inferiore
all’1%.
L’utilizzo di tali termini probabilistici nelle linee
guida è indice della volontà di esprimere e sottolineare l’incertezza della previsione (Budescu & Wallsten, 1995; Fox & Irwin, 1998; Lipkus, 2007). Tuttavia, questi termini possono causare molti problemi
di comunicazione (Budescu & Wallsten, 1985). In
uno studio, Budescu, Broomell e Por (2009) hanno
evidenziato come le persone abbiano percezioni totalmente diverse dei termini probabilistici utilizzati
dall’IPCC; ad esempio, il 79% dei partecipanti allo
studio interpretava il termine “molto improbabile”
in maniera incongruente con le linee guida. Anche i
partecipanti che avevano a disposizione le linee guida dell’IPCC interpretavano in maniera incongruente i termini probabilistici; infatti, il 67% di questi
interpretava il termine “molto improbabile” in modo
diverso rispetto a quanto indicato dalle linee guida.
Conclusioni
Come hanno dimostrato le ricerche sopraindicate, i
termini probabilistici sono molti importanti e ven-
16
gono impiegati in vari ambiti della vita quotidiana,
come, ad esempio, l’ambito medico, in cui vengono
utilizzati per esprimere gli effetti di un certo trattamento. Tuttavia, l’utilizzo di tali termini spesso
causa dei gravi problemi di comprensione, poiché
le persone li interpretano in modo diverso (Budescu & Wallsten, 1995). Molte ricerche fatte in questo campo sono state utili per capire e analizzare i
problemi di incomprensione causati dall’utilizzo di
tali termini e hanno anche suggerito delle soluzioni
pratiche che possono aiutare a delimitare i problemi
di comprensione derivanti dal loro utilizzo (Karelitz
& Budescu, 2004; O’Connor et al., 2005). I risultati
di tali ricerche indicano che è preferibile evitare il
più possibile l’utilizzo di termini verbali di probabilità o, comunque, associarli sempre alla probabilità
numerica, ad esempio “È molto probabile, ovvero ci
sono il 90% di possibilità.” Ne consegue che, se le
previsioni meteorologiche relative al week-end pasquale del 2009 avessero associato a “probabili piogge” l’effettiva probabilità di avere delle precipitazioni, le disdette ci sarebbero state solo se la probabilità
in questione fosse stata alta.
Glossario
Decision making. Termine inglese usato per indicare il
processo di decisione, ovvero l’insieme dei processi cognitivi che conducono alla scelta di un corso di azione,
tra diversi scenari possibili.
Teoria del prospetto. Teoria che si occupa delle decisioni prese in condizioni di rischio, in cui la probabilità
associata ai possibili esiti di ogni alternativa a disposizione è conosciuta. Secondo tale teoria, il contesto in cui
l’individuo si trova a compiere la scelta ha un effetto determinante sulla decisione.
Dilemmi sociali. Situazioni in cui l’interesse personale è
contrapposto a quello del gruppo.
Riferimenti bibliografici
Braddock, C. H. 3rd., Edwards, K. A., Hasenberg, N. M.,
Laidley, T. L., & Levinson, W. (1999). Informed decision making in outpatient practice: Time to get back
to basics. Journal of the American Medical Association, 282, 2313-2320.
Brun, W., & Teigen, K. (1988). Verbal probabilities: Ambiguous, context dependent, or both? Organizational
Behavior & Human Decision Processes, 41, 390-404.
Budescu, D. V., Broomell, S., & Por, H. (2009). Improving communication of uncertainty in the reports of
the intergovernmental panel on climate change. Psychological Science, 20, 299-308.
Budescu, D. V., & Wallsten, T. S. (1985). Consistency
in interpretation of probabilistic phrases. Organizational Behavior and Human Decision Processes, 36,
391-405.
Budescu, D. V., & Wallsten, T. S. (1995). Processing linguistic probabilities: General principles and empirical
Hichy & Halim Helmy Gerges
evidence. In J. Busemeyer, D. L. Medin, & R. Hastie
(Eds.), Decision making from a cognitive perspective
(pp. 275-318). New York, NY: Academic Press.
Budescu, D. V., Weinberg, S., & Wallsten, T. S. (1988).
Decisions based on numerically and verbally expressed uncertainties. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance, 14,
281–294.
Dawes, R. M. (1980). Social dilemmas. Annual Review of
Psychology, 31, 169-193.
Dijk, E. V., Wit, A. P., Wilke, H. A. M., & Budescu, D.
(2004). What we know (and do not know) about the
effects of uncertainty on behavior in social dilemmas.
In R. Suleiman, D. V. Budescu, I. Fisher, & D. M.
Messick (Eds.), Contemporary Psychological Research on Social Dilemmas (pp.315-331). Cambridge,
UK: Cambridge University Press.
Erev, I., & Cohen, B. L. (1990). Verbal versus numerical
probabilities: Efficiency, biases, and the preference
paradox. Organizational Behavior & Human Decision Processes, 44, 1-18.
Erev, I., Wallsten, T. S., & Neal, M. M. (1991). Vagueness, ambiguity, and the cost of mutual understanding. Psychological Science, 2, 321-324.
Fox, C. R., & Irwin, J. R. (1998). The role of context in
the communication of uncertain beliefs. Basic and
Applied Social Psychology, 20, 57-70.
Hichy, Z., Halim Helmy Gerges, M., & Santisi, G. (2012).
Interpretation of probability phrases in intergroup
relations. Manuscript in preparation.
Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect theory:
An analysis of decision under risk. Econometrica, 47,
263–91.
Karelitz, T., & Budescu, D. V. (2004). You say probable
and I say likely: Improving interpersonal communication with verbal probability phrases. Journal of Experimental Psychology: Applied, 10, 25-41.
Komorita, S. S., & Parks, C. D. (1995). Interpersonal relations: Mixed-motive interaction. Annual Review of
Psychology, 46, 183-207.
Lipkus, I. M. (2007). Communicating the uncertainty of
harms and benefits of medical interventions. Medical
Decision Making, 27, 681-695.
Messick, D. M., & Brewer, M. B. (1983). Solving social
dilemmas. In L. Wheeler & P. Shaver (Eds.), Review
of Personality and Social Psychology (Vol. 4, pp. 1144). Newbury Park, CA: Sage.
O’Connor, A. M., Llewellyn-Thomas, H., & Stacey, D.
(2005). IPDAS Collaboration Background Document.
Retrieved from: http://www.informedhealthchoice.
com/pdf/IPDAS_ background_2005.pdf.
Olson, M. J., & Budescu, D. V. (1997). Patterns of preference for numerical and verbal probabilities. Journal
of Behavioral Decision Making, 10, 117-131.
Tversky, A., & Kahneman, D. (1981). The framing of
decisions and the psychology of choice. Science, 211,
453-458.
Wallsten, T. S., Budescu, D. V., Zwick, R., & Kemp, S.
M. (1993). Preferences and reasons for communicating probabilistic information in verbal or numerical
terms. Bulletin of the Psychonomic Society, 31, 135138.
Wallsten, T. S., Fillenbaum, S., & Cox, A. (1986). Base-
Interpretazione dei Termini Probabilistici
17
rate effects on the interpretations of probability and
frequency expressions. Journal of Memory & Language, 25, 571-587.
Zimmer, A. C. (1983). Verbal versus numerical processing of subjective probabilities. In R. W. Scholz (Ed.),
Decision making under uncertainty (pp. 159-182).
Amsterdam, The Netherlands: North-Holland.
Zira Hichy ha conseguito il
Dottorato di Ricerca in Psicologia Sociale e della Personalità presso l’Università
di Padova. Al momento è
ricercatrice di Psicologia Sociale presso l’Università di
Catania, dove insegna Psicologia sociale e Metodologia della ricerca psicosociale. Si
occupa prevalentemente di relazioni intergruppi, atteggiamenti politici e orientamenti religiosi.
Mina Halim Helmy Gerges
ha conseguito la laurea magistrale in Psicologia presso
l’Università di Catania. Al
momento, frequenta un master di secondo livello in Fonti Strumenti e Metodi per la
Ricerca Sociale presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’
e collabora con la cattedra di
Psicologia Sociale dell’Università di Catania e la Cattedra di Media Psychology
della Salford University (UK).