Il poeta che aveva voce e non parlava.
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Il poeta che aveva voce e non parlava.
Sommario Capitolo 1 ............................................................................................................................................. 3 1.1 Una compagna di vita ................................................................................................................. 3 1.2 La natura e Dio ........................................................................................................................... 3 1.3 La donna ..................................................................................................................................... 5 1.4 I luoghi impressi di ricordi ......................................................................................................... 7 Capitolo 2 ............................................................................................................................................. 9 2.1 Il riposo dagli ozi........................................................................................................................ 9 2.2 Destinato alla poesia.. ............................................................................................................... 11 Conclusione........................................................................................................................................ 13 Bibliografia………………………………………………………………………………………….14 1 Umberto Saba: il poeta che aveva voce e non parlava Introduzione Trema il foglio sotto la penna, la voce guida la mano, questo è il nostro Saba. Curvo sulle pagine? O dritto? La postura non importa. Adulto o fanciullo? Entrambi, ma poco importa anche questo. Il protagonista della nostra tesina sarà ciò che sembra invisibile: la sua voce. Si nasconde tra le parole, nella loro apparente semplicità, timorosa ma con la brama di svelarsi. L’abbiamo letta e ascoltata. ‘come una musica bassa, come una lenta musica di chiesa’1 Non sappiamo con certezza se Saba ne fosse a conoscenza, ma quello che ha generato esiste, dà forma alla poesia, è inchiostro su un foglio bianco, è la salvezza di un uomo descritto solo, ignaro dell’esistenza di una via di fuga quando, invece, l’ha percorsa per tutta la vita. Il nostro Saba l’accoglie, la vizia, si lascia guidare, la rassicura fiducioso: ‘or tu dunque rallegrati. Io credo s o l o alle tue bugie. La tua voce ha le vie del mio cuore; né in te ricerco traccia di colpa; anzi più pura ti vedono nel male gli occhi miei.2’ La voce che lo spinge alla ricerca fornisce piccoli indizi, tira il sasso e nasconde la mano, tiene Saba in movimento, e vivo in lui il desiderio. Ma cosa suggerisce? Quali sono i motivi che hanno spinto Saba ad ascoltarla? Il rosso di una foglia morta che cade, la forza che risiede in un uomo, nonostante esso sia esposto al vento comunemente chiamato vita. ‘Ma la tua voce, o gentile, mi parla, fa’ che non cada ancora.3’. __________________________________________________________________ 1- U. Saba, L’appassionata, Mondadori, Verona, 2001, p. 92 2 2- U. Saba, La bugiarda, Mondadori, Verona, 2001, p. 93 3- U. Saba, Foglia morta, Mondadori, Verona, 2001, p. 501 Capitolo 1 1.1 Una compagna di vita La presenza assidua di questo richiamo lo accompagna nella sua vita, sia nello scoprire gli altri che nel mostrarsi ad essi, nella realtà come nei sogni e nell’intimità del solo pensiero. Con lui passa i giorni quando: ‘Solo a volte mi mescolo alle altere genti del mondo.’4 e ‘ritornando all’oziosa pace dei sogni miei lunghi e fatali.’5 La voce tintinna nell’anima del poeta come la pioggia sulla finestra; la tempesta per Saba è incessante ed è questo il motivo per il quale non si abbandona agli ozi del sole. La compagna di viaggio che lo spinge verso la meta, il consiglio tenero e pieno d’amore di una madre e il bacio sensuale che spinge alla curiosità, Saba li conosce in teoria e li possiede, ma alla voce serve un corpo per essere concreta, come un ragazzo gaio e leggero che tenta di affermarsi nel mondo. L’amore va desiderato come vissuto, la vita va immaginata come resa reale, forse è questo l’ostacolo maggiore per Saba? Ci sono varie domande che ci siamo poste lungo questo cammino dentro al pensiero di Saba, una strada caratterizzata da incroci, scelte, duplice realtà, quella dei contrasti netti, ma il Nostro trova una terza via, quella senza alcuna contraddizione, dove tutto è chiaro, tutto è amore, è natura, è Dio. La voce lo guida? Proveremo a rispondere tramite il dibattito e ad identificare il contrasto interno a Saba facendolo nostro. Il primo passo sarà quello di scoprire cos’ha trovato Saba nella sua terza strada, nascosta tra le parole de Il Canzoniere. 1.2 La natura e Dio La natura per Saba è un elemento che decide per sé stesso agli occhi degli uomini, ai quali non è consentito fermare il suo corso. L’uomo è in grado di ascoltare e guardare: ‘Guardo e ascolto; però che in questo è tutta la mia forza: guardare ed ascoltare.’6 3 Come scrive Saba, queste sono le uniche azioni che l’uomo può compiere di fronte alla natura. In Meditazione è evidente la contrapposizione tra uomo e natura, non perché loro siano in conflitto ma per un’irreversibile realtà che rende noi umani impotenti. In questa poesia è protagonista la splendida luna che nasce ogni giorno, l’uomo invece sottovaluta quello che lo circonda e pur sapendo di essere destinato alla morte non apprezza al massimo la vita, le semplici cose che lo circondano, dandole per scontante, considerando nulla l’essenziale. Questo è un problema propriamente umano e lontano dall’immensa luna che durante la poesia compie il semplice gesto di nascere, l’uomo si allontana dalla semplicità, è come se Saba ci chiedesse di fare un passo indietro e riscoprire la bellezza della vita. ‘La luna non è nata, nascerà sul tardi. Sono aperte oggi le molte finestre delle grandi case folte: d'umile gente. […] Il tuo lume, il tuo letto, la tua casa sembrano poco a te, sembrano cose da nulla, poi che tu nascevi e già era’.7 La natura è mutevole ma si lascia osservare e poi scoprire, non giudica, come se fosse al corrente della sua superiorità. Saba la analizza attentamente, per esempio guardando un ruscello, lo scorrere dell’acqua, il volo di un uccello, un albero. Spesso nelle sue poesie ci racconta di quanto si immedesimi in lei, e il dolore di questa riguardo l’indifferenza umana. Il Nostro riconosce nel dolore della natura il proprio e la sente vicina nel combatterlo, come fa mentre parla alla capra. Esatto, proprio ad una capra. ‘ Quell’uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia.’8 4 C’è un motivo per il quale la natura è così immensa e superiore all’uomo: Dio. Dio l’ha creata, ha cosparso di Lui il mondo attraverso essa, l’ha resa importante. Quando Saba prova a descrivere ne Il pomeriggio una bellezza così forte, così estrema e sorprendente che rattrista, è sempre la natura la grande protagonista che occupa i versi e li fa brillare. Tutto quello che circonda il poeta in quel meraviglioso momento sembra nuovo e appena creato, dall’unico che è in grado di generare il ‘bello che attrista’9: Dio. ‘Il cielo è azzurro come il primo cielo che Dio inarcava sulla terra nuova, e il mare appena benedetto è liscio specchio all’azzurro di tutto quel cielo’10 Non è quindi lasciato al caso il dipinto che Saba fa della natura, lei è grande dalla nascita, di fronte a questo spettacolo l’uomo, come detto in precedenza, si rattrista perché costretto a riposarsi dai suoi ozi e ad ascoltare ‘la voce \ che viene dalle cose e dal profondo’11 che la natura e, quindi, Dio risveglia in lui. La natura è Dio sulla Terra, ma anche l’input che è in grado di spingere l’uomo a migliorare, perché volontà di chi ha generato l’esistente. 1.3 La donna La voce interna a Saba è paragonabile ad un solo sostantivo: donna. Il poeta non può fare nient’altro che ascoltarla e seguire con attenzione i suoi suggerimenti, che diventano obblighi. La donna, quindi, non può che essere una figura essenziale nella vita di Saba, che sia amante sensuale, scaltra e fuggitiva o che sia presentata sotto le vesti di balia o madre, viene descritta dal Nostro come colei: ‘che paradiso è spesso, e più spesso è l’inferno senza scampo!’12 Per scrivere di questa figura abbiamo scelto di prendere in considerazione la sezione de Il Canzoniere intitolata Fanciulle . Saba dichiara di non poter fare nient’altro che amare questo essere così simile alla natura: ingestibile e non sottoponibile ad alcun giudizio. Lei possiede qualcosa in 5 più: la sensualità e il risveglio del piacere peccaminoso nell’uomo. Allo stesso tempo, però, è anche dolce e misteriosa. ‘toglie a te la tua pace col franco riso di buona bambina.’13 La donna è caratterizzata da molteplici aspetti, umani e non: soffre e cerca salvezza ma nonostante questo è in grado di mostrare la sua forza individuale, prendendo le sembianze fisiche e psicologiche di un essere regale e orgoglioso che si allontana dalla dimensione umana e si avvicina all’essere divino. Saba viene colpito in principio dalla bellezza ‘impalpabile’14 della donna che la distingue dagli altri esseri umani e la rende una ‘fortunata creatura’15. La consapevolezza che lei ha di tutto questo si mostra quando in seguito alla lode ‘le s’imporpora il viso’16. Saba si chiede se la donna abbia queste caratteristiche per necessità o per scelta, neanche la voce ha una vera risposta e gli suggerisce questi versi: ‘Forse natura la destina al gelo degli alti luoghi; forse sazia è ancor di rincorse sul prato, con le amiche e il cane anelo’.17 Un nome che ricorre spesso nel Canzoniere è quello di Lina. Donna molto importante nella vita del Nostro, descritta in più poesie e sotto diversi aspetti, odiata e amata. Abbiamo notato la sua ricorrenza ma quello che risalta nell’ottava poesia di Fanciulle sono i seguenti versi: ‘Con lei ti senti come alla tua casa fossi tornato’.18 Lina lo riporta alla fanciullezza, restituendogli una dimensione per lui essenziale che è quella di casa, di infanzia e di ricordi, segnata anche questa da donne quali la madre e la balia. La voce richiama l’amore per Lina nei pensieri di Saba attraverso un gemito di dolore, il ‘chiù’. Questo suono è come quello emesso dal campanello, la porta che viene aperta è quella del cuore di Saba e l’ospite è Lina. 6 ‘Primieramente udii nella solenne notte un richiamo: il chiù. Dell’amore che fu, Lina mi risovvenne. […] Ultimamente udii nella solenne notte un gemito: il chiù. Del dolore che fu, Lina, mi risovvenne’.19 Nella poesia A mia moglie vengono attribuite a Lina caratteristiche proprie degli animali, lei viene paragonata ad essi, esseri che fanno parte della natura e avvicinano a Dio, quindi ci rendiamo conto di come la donna per Saba sia una creatura superiore all’uomo e, similmente alla natura, mediatrice tra Dio e uomo. ‘E’ come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio.’20 1.4 I luoghi impressi di ricordi I luoghi legano Saba alla realtà e alla vita, rispolverano nella sua mente eventi felici della giovinezza e gli procurano reazioni che lo lasciano meditare, ascoltare e osservare quello che succede intorno e dentro se stesso, la voce. Sono una presenza statica e, quindi, fonte di sicurezza nel continuo variare dell’esistenza del poeta. ‘Non dormo. Vedo una strada, un boschetto, che sul mio cuore come un’ansia preme; dove si andava, per star soli e insieme, io e un altro ragazzetto.’21 7 Un luogo significativo e impresso nel Nostro è Trieste, la sua amata città natale, con la quale è in sintonia e ha un particolare rapporto di reciprocità: Saba racconta Trieste tramite la sua poesia e Trieste racconta Saba nel semplice gesto di lasciarsi osservare, risvegliando nel poeta emozioni uniche. La sua città è viva perché lo rende vivo, è amica di Saba, il Nostro la descrive in modo soggettivo, non lodando ogni sua parte, ma lasciando che la descrizione filtri attraverso esperienze e sensazioni proprie del poeta e che la voce risveglia. L’aria che si respira in questa città è strana, piena di pensieri e di emozioni contrastanti, quest’aria travolge tutto, è, come dice Saba, quella natia. Trieste, con tutte le sue caratteristiche, sembra fatta su misura per la mente del poeta. ‘Intorno circola ogni cosa un’aria strana, un’aria tormentosa, l’aria natia. La mia città in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.’22 __________________________________________________________________ 4 -U. Saba, Così passo i miei giorni, Mondadori, Verona, 2001, p.27 -Ibidem 6 - U. Saba, Meditazione, Mondadori, Verona, 2001, p. 37 7 -. Ibidem 8 - U. Saba, La capra, Mondadori, Verona, 2001, p. 78 9 - U. Saba, Il pomeriggio, Mondadori, Verona, 2001, p. 107 10 -Ibidem 11 -Ibidem 12 - U. Saba, Fanciulle 1, Mondadori, Verona, 2001, p. 291 13 - U. Saba, Fanciulle 2, Mondadori, Verona, 2001, p. 293 14 - U. Saba, Fanciulle 4, Mondadori, Verona, 2001, p. 294 15 - Ibidem 16 - Ibidem 17 - U. Saba, Fanciulle 7, Mondadori, Verona, 2001, p. 297 18 - U. Saba, Fanciulle 8, Mondadori, Verona, 2001, p. 298 19 -. Saba, A Lina, Mondadori, Verona, 2001, p. 36 20 - U. Saba, A mia moglie, Mondadori, Verona, 2001, p. 74 21U. Saba,Un ricordo , Mondadori, Verona, 2001, p.152 22U. Saba,Trieste , Mondadori, Verona, 2001, p.89 5 8 Capitolo 2 2.1 Il riposo dagli ozi Abbiamo presentato i concetti espressi dalla voce, quello che trasmette a Saba, le uniche cose capaci di rendere il poeta attaccato alla vita e di dare salvezza. Ma cosa accade in seguito? Dove lo porta questa voce? Nelle poesie di Saba è percepibile una realtà tormentata, di perenne insoddisfazione, uno stato necessario di continuo movimento. ‘Son triste, e fa una si bella giornata; sol nel mio cuore c’è il sole e la piova’23. Il riposo dagli ozi: questo è l’obiettivo che ha la voce. Al Nostro la tranquillità non è concessa, è quasi impossibile per lui perché è costretto ad ascoltare la voce. Sembra, a questo punto, che lei abbia un ruolo di antagonista, ma non è così. La voce è necessaria, ha permesso a Saba di essere un artista, di crescere, di superare ogni male, di non rimanere mai fermo ma in continuo movimento e di agire, accusando a volte la stanchezza ma senza mai cedere all’ozio. ‘Anima, se ti pare che abbastanza vagabondammo per giungere a sera, vogliamo entrare nella nostra stanza, chiuderla, e farci un po’ di primavera?’24 La voce caratterizza Saba, senza di lei egli sarebbe stato un’altra persona e forse oggi non potremmo leggere le sue poesie. 9 2.2 Destinato alla poesia La voce quindi lo porta a fare una scelta che include un perenne riposo dagli ozi: diventare poeta. ‘Il poeta ha le sue giornate contate, come tutti gli uomini; ma quanto, quanto variate!’25 Attraverso la poesia Saba scopre come dare sfogo ai propri pensieri, li rende pubblici, non li maschera, lascia osservare al lettore ciò di cui è fatto, si mette a nudo, permette che il lettore sperimenti e faccia sue proprie considerazioni. L’unica cosa che non si deve pensare di Saba è che non sia in grado di sorprendere, nulla è monotono, scontato, tutto è frutto di dibattito e di emozioni. Sembra quindi che il Nostro abbia trovato una sua realtà, quasi una casa, dove tutto convive, anche i contrari possono essere scritti sulla stessa pagina. ‘Io non so fare bene che questa cosa, cui dava a me la vita dolorosa unico scampo!’26 Lui si è donato a noi inconsapevolmente, ha concesso alla poesia completa libertà e questo gli ha permesso di rimanere in movimento, la voce ha vinto, è riuscita nel suo intento. Anche lei si è smascherata, l’abbiamo scoperta parlare in prima persona tramite Saba. ‘nata son dal tuo tormento: tanto viva esser mi sento’27 Sfogliando Il Canzoniere una poesia ha catturato la nostra attenzione in maniera particolare, si tratta di ‘’Sesta fuga (a 3 voci). 10 ‘All’abbraccio te non lego d’un mortale, aereo fuoco. Ma dimora ancora un poco qui con noi, fra terra e cielo Forse invan mirarti anelo? Non hai corpo, non hai viso; non sei forse che un sorriso’28 Qui Saba parla direttamente a lei, la sua voce. Ce la descrive come un fuoco divino, che per metà appartiene alla Terra e per l’altra metà al cielo, quindi a Dio. Questa voce non ha forma, né consistenza, ma è potente come una roccia che non si scalfisce nonostante le intemperie. Saba non vuole imprigionarla tra gli esseri umani, che sono vittime indiscusse dell’ozio dei sentimenti, quindi, le lascia carta bianca e lei fa da filo conduttore, legando le lettere tra di loro fino a dare vita alla poesia più pura. 11 Conclusione Abbiamo immaginato Saba scrivere una poesia, penna stretta in mano, foglio davanti. Un foglio non bianco, ma colmo di colori, immagini, volti, strade. Un foglio disordinato, che prende ad ogni sospiro una forma diversa. Abbiamo visto il Nostro fermarsi e chiudere gli occhi. E abbiamo ascoltato insieme a lui la voce, lasciandoci cullare dalla melodia con cui ci persuadeva. Abbiamo navigato in un mare burrascoso insieme a lui, ci siamo schiantate contro gli scogli dei suoi dolori. Abbiamo assistito alla sfilata dei sentimenti di Saba, che man mano, guidati dalla voce, hanno preso forma attraverso le parole e si sono trasformati in poesia. All’udito non si ascolta al tatto né ruvida né liscia non ha prezzo, ha sol natura in un uomo che è poeta. Lascia spazio al rumore delle dolci sue note: “se ben osservi mio caro, la notte ha la Luna, il bene è una Creatura ed è onnipresente, la Donna ha la sua bocca ed una carezza.” Travolgente energia di vita senza ozi lascia un uomo che è poeta lotta estrema contro la nemica, chiamata umanamente: morte. E parla e lui l’ascolta lei velata di mistero ma chi la generò se non chi le diede un corpo e un nido? 23- U. Saba, La solitudine, Mondadori, Verona, 2001, p.143 U. Saba, Verso casa, Mondadori, Verona, 2001, p.90 25U. Saba, Il poeta, Mondadori, Verona, 2001, p.105 26U. Saba, Sesta fuga (a 3 voci), Mondadori, Verona, 2001, p.376 24- 12 2728- Ibidem Ibidem Bibliografia Francesca Cerocchi Classe 3LE Francesca Del Gaudio Classe 3LE 13