studium sociale
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studium sociale
29 Sonderdruck aus studium sociale Ergebnisse sozialwissenschaftlicher Forschung der Gegenwart Karl Valentin Miiller dargebracht Herausgegeben von Karl Gustav Specht, Hans Georg Raschi Hans Hofbauer Westdeutscher Verlag . Kèiln und Opladen Fenomelogia Sociologica e Antropologia Culturale di un Tipico Comportamento Deviato: La "Mafia" e lo "Spirito di Mafia" Michele Marolta, Cagliarie/ltalìen 1. GeneraJitd • Secondo la distinzione primitiva (Franchetti) e plU accreditata (Gaetano Mosca) con il termine Mafia (M) vengono intesi in Sicilia due diversi fenomeni sociali, in stretta correlazione, partitamente analizzabili. Come sentimento, lo "spirito di ma1iia" è una manier,a di sentire che, come la sup.erbd.ra, come r orgoglio, cÙ'rne la prepoten~a, rende neeeSisaria una certa Enea di condotta 'ID run dato ordine di rapporti sooiaHi come fatto esterno "è un compless.o .di tante piccole ,assooiazioni che si pro~ pongono scopi v,ari, i quaLi però sono quasi sempr,e tali ,da Lare raSlentare ad membri deH'associazione stessa n codice penale e qualch\e volta sono v'eramente delittuosi" (Mosoa). L'·etimologJ,a del ter,mine M. è assai Sncerta. Secondo alcuni deriverebbe dal toscano Maffia (miseria), secondo altri sarebbe una correzione del francese Mauveis; vi è chi lo connette al nome di una tribù (Ma-dfir) stanziatasi in Palermo durante la dominazione araba. Si è detto anche, ma del tutto infondatamente, che le parola fosse la sigla di una società segreta mazziniana tratta dalle lettere iniziali delle parole Mazzini autorizza furti, incendi avvelenamenti. La circostanza attest,a peraltro come il vocabolo fosse sconosciuto o poco noto prima del 1859-60, non si trov,a 'inlatti regJlstrato nel1a priJllla edizione (1838) del Dizionario siciliano-italiano (Palermo, 1888) che rende M. per braveria, baldanza e Mafiusu per bravaccio; per il Traina, Maiiusu vale anche di cosa buona, eccellente nel suo genere. Il PUrè (Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciiiano, v. II, p. 287 e segg., Palermo 1889) afferma 'che la voce esìsteV1a già nel primo iS,essantennio del secolo in un rione di p.alermo, il Bor,go, prima isolato topograrfiic.amente rà!spetto al r,esto 'della città. Nel Bor,go (l,a "voce maDia CQi SlUoi derìÌvatli valse e vale sempre bellezza, gr,aziosità, perfez.ione ... ". Il PUrè aggiunge che "aWidea di bellezz.a 1a voce mafia unisce quella di superiorità e di valentia nel miglior significato della parola e, discorrendo di uomo, qualche cosa di più: coscienza d'esser uomo, sincerità d'animo e, ìn eccesso di questa, baldanza, ma non maì braveI"~a ,in cattivo senso ... ". La parole tuttavia aveva già intrlinseco intorno al 1863 un sign<ificato peggiorativo se GiJuseppe Rìcciotto poneva sulle scene -del capoluogo 301 J • , Michele Marotta Fenomenologia Sociologica e Antropologia Culturale dell'isola, in colla:boraz.ione con Gaspare Mosoa, un l,avor·o teatrale intitolato i Mafiusi de la Vicaria in cui si rappresentano scene della vita delle Gr-audi Prigioni di Pal'ermo. La commedia, modiDicata nel titolo (I Mafd.usi) re nena strutturaI ma non neUa sostanza, ebbe un enorme successo a Palermo e poi a Roma ed altrove contribuendo a far conosc"ere il vocabolo in Italia e fuori come sinonimo di delinquenza e l inesattamente, di camorra.- uomo di società per MF., smorzare per ridurre in silenzio, rosario per revolver, scafazzare per far fiasco, tirare il cinque soldi per estrarre il n Franchetti (Condizioni politiche ed amministrative della Sicilia, Firenze, 1887, p. 4) considera la M. "un sentimento medioevale" i "mafioso è colui - egli scrive - che crede di poter provvedere alla tutela ed alla incolumità della sua persona e dei suoi averi mercè il suo valore e la sua influenza personale indipendentemente dall'azione dello autorità e delle leggi". Si tratta cioè (ivi, p. 163) di un modo d'essere "di una data società e degli individui che la compongono sicchè con l'aggettivo mafioso (MF.) non viene indicato un uomo dedito al delitto, ma un uomo che sa far rispettare i suoi diritti, astrazion fatta dei mezzi che adopera a questo fine ll • Il sell'trimento di M. s'innesta oioè in un teneno psicologko in cui non si può essere cristianu, omu per antonomasia senza essere capaci di far va1ere le propr1e regioni controch:iJunque evitando il roicorso alle autorità costituite. Come H g,enbUuomo nicone aJ codice cavalleresco e non al codice penale così è MF. chi pensa e opera nel modo sopr,addett:o. La M. insomma può essere cons&derata (Vaccaro) una specie di bassa cavalleria e la cavalleria una sorta di alta mafia. II MF. non ha bisogno d'investLtrlual è -il suo comportamento che lo qualifica. Vale a odar f8!ma il co"&g!J1io, il numero dene oolteUatee delle schioppettate tirate, l'abilità a sfuggire alla giustizia ufficiale. Coraggio ed abilità non Vianrno però ostentati .in pubblico. La vanter·1a è dei ME aUe prime provei J'lMF. speri1mentato è umi1e, dimesso, long'animei sa non reagire al momento se offeso r1manc1ando a più tardi la vendetta. E' alieno cioè dalla guapperia caratteristica ad es. alla camorra napoletana. l MF. haruno un loro prop"io linguaggio, Fatto di gesti, di segni e di espressioni :il cui signifioato sfu9ge agli estranei ,e specialmente al forestiero i ·esso è tra l'al't!l'o spesso [egata al tono della voce od aU'ait.teggiamento baIchè è .aI1CÌ.Q1o tentarne una c1ass.:iJf.ioazione. Così "lassalu iri" (lascialo andare) può significare pietà, disprezzo e può anChe avere il v:alor,e di avvJertimento qua-loI1a s,i niferi,sca a persona ritenutapiù valente del suo avversario. Il Niceforo. (11 gergo nei normali, nei degenerati e nei criminaii, Torino, 1897, pp. 157-158) seguito poi dal Cutrera ha annotato le espress;ioni. più corr·enti ,a mezzo delle quali i MF. s'intendono; così, ad es., su1furu! sta per "acqua in bocca", un coltello ecc. La MF. ha un suo codice, delle proprie regole, uno sta'buto non scritto insomma che, seguendo il Croce (Filosofia dello Spirito, III, Fiiosofia delia Pratica, Economica ed Etica, 6° ed., Bari, 1960, p. 315), deve eSiselie concepito come legge ed ,agguagUato "nell'unica categor,ia della legge". Questo codice non scritto vive neIranimo e nel comportamento de,i MF. Per esso, come si osservava dianzi, è anzitutto vietato il ricorso alla .g,iustiz~a lufficiale tranne che nei casi in cui -l',autore del torto si sia servlito esclusivamente dell'astuztae dell'inganno Isenza pretendere di affermare una sua superiorità nei confronti della vittima. Le oHese all'onore proprSo e .deHa .fiamigLta, le violenze, }e percosse e qualsiasi altra azione che abbia il carattere di vendetta personale o di sfregio non sono denunciabili senza che si perda la fama di omu d'onori. La vendetta cioè :si presenta in SiciUa ancora ompidì tra j MF., come tra LaIighì strati della popoLazione, nella sua forma più Npica. Connaturata allo spirito di mafia è 1'omertà, cioè la regola secondo la quale si disonora chiunque aiuti la giustizia alla ricerca dei colpevoli di quei reati ,al1a cui composizione la consuetudine giudica inv,eae competenti solo 1'6 parti direttamente interessate. ' Il principio dell'omertà staibHisceinsomma (Tommasi-Cfludel,i) "come prlimodovere d'un uomo quello di farsi giustizia colle proprd.e mani dei torti roicevruti e nota d'jnfam1a ,e addita aHa pubblica esecrazione e alla pubblica vendetta chiunque ricorra alla giustizia o ne aiuti le ricerche e -l';azione". A sanar,e l'offoesa l'offeso ha una duplice scelta (Vaccaro): o risolvere la questione . a l più presto affrontando dirrettamente l'offrensore in una sorta di duello rustic&no o rimandare a più tardi il regolamento dei conti. Nel primo caso, come il Verga ha descritto nella Caval'leria Rusticana, lo sfidato viene invitato ad armarsi e gliene viene concesso il tempo i nel secondo la partita si gioca d'astuzia ognuno sapendo che potrà essere eliminato con ogni mezzo. DaU'omertà deriva il caratteristico contegno processuaIe, nella fase istruttoria e nell'orale dibattimento l dei MF.- Essi, anche se parte offesa, dichiareranno sempre di non aver visto o di non aver riconosciluto 1'ottensore; se noto lo scaglioneranno. A tal propos'Ìto il Lor'enzoni nella sua Relazione sulla Sicilia (p. 675) rilevava come mentre il numero dei prosciolti nel periodo delI',j-shuzione non sidistacoava molto nell'Isola dalla media del Regno, quello dei prosoiolti nella fase del gJudizio non Isolo era molto superiore ma segnava -anche la massima frequenz,a neUa serie delle regioni. La co'nstataZiionein parte è valida ancor oggi come -si ar.guisce dane statistiche giudiziarie più recenti; essa si lega ,evident'e'mente aHa reticenza dei testimoni e delle parti lese a ragione del perdurante prevalere della vendetta privata. 302 303 2. Lo "Spirito di Malia" Michele Marotta E' da osserv,are invero (,Mosca) che lo spirito di M. e·siste in forme più o meno attenuate anche neHe altre parti d'ltaUa e specialmente nelle classi sociali più basse concretizzandosi nella diffidenza, comuné spesso .al popolo minuto, VeTSO ,il poliziotto o nella convinzione - il che accade anche tra le classi alte che 'alcune offese trovino riparo solo mediante l'azione diretta. La M. come sentimento, pur ·essendo diffusa a tutta 1a -Sicilia, lo è con vada intensità a seconda dei Luoghi 'e della condizione s,oc1al,e e professionale. E'perciò arduo coglierne la casistica. Esso è tuttavia avvertibile più nei centri minor.i che nei maggiori, più tra gl,i analfabeti che tr,a i colti, tm le cLass'i pov,ere meglio che tra le ricche. Vi sono però delle eccezioni: esso è fortemente sentito dagli agnicoltor.i ,e dai piccoLi proprietari dei dintorni di P,alenno così corme da oospkuefTazioni della nobiJltà e delLa ,borghesi,a d'or-igine più recente merutre d'aUro canto era f,ino a pochi anni or sono de,l t'lltto disatteso dai marinai e dai pescatori che pure godono spesso di un reddito assai. basso.- Fenomenologia Sociologica e'"Ali'1.ropologia Culturale Il Mosca notava come la conseguenza più deprecabile dello spirito di M. consistesse nel rendere particolarmente attive quelle piccole associazioni di malfattori che esistevano già numerose in Sicilia e nel moltiplicarne il numero. D'altronde il desiderio di locupletarsi o di affermare la prepotenza dovevano spingere naturalmente i MF. non organizzati ad aggregarsi, ad unirsi in organismi di cui perciò la fioritura, per il sussistere delle cause di fondo del fenomeno, è spontanea. Siffatte associazioni sorgevano spesso con obietti dapprima soltanto mutualistici, di reciproco aiuto o assistenza, o anche in forme cooperativistiche, per poi degenerare verso fini non leciti. Nel dialetto siciliano queste associazioni vengono dette Cosche di mafia o cosche (C.) paragonabili alle Coche dei barabba già numerose in Tor,ino od ai ,gruppi di gruappia Napoli, con l,a dilferenza che le C. hanno avuto ed hanno a ragione della l'coltura" ,ambientale farvor,evole una maggiore vitalità. La C. non -ha un'organizz'azione burocratica, nè una struttura fissa nè una gerarchia ben stabilita; è in genere diretta da due o tre persone più autorevoli per braveria o per ·età o per astuzia o per censo, piccoli propi'etari o piccoli affittuari di fondi, sensali o piccoli commercianti, persone insomma il più spesso di condizione sociale ,superiore ai ceti inf1mi d-el1'isola pur rimanendo al di sotto dei ceti !superiori. Sotto di loro operano dieci o dodici giovanotti (di t'ado si v,a nelle C. oltre i 12-15 membri in tutto) di cui alcuni mossi ,d'mnbizione 'e dal desiderio di ,emulare i p-iù rinomati ed ,i più arditi, altri poco men che mentecatti e che perciò non hanno altro compito che eseguire gli ordini dei capi. Di costoro essi si servono per i misfatti più gr,avi, per le uccisioni che ancora al presente (1963) si succedono talora a catena. Le C. allignano specialmente nei comuni rurali e nei ,dintorni di Palermo. Esse in genere si spartiscono il territorio ove debbono agire. In caso di interferenza ne sorgono rivalità e conflitti, talora pluriennali, che si manifestano in una serie di omicidi a tradimento di cui tuttavia, per l'omertà tuttora operante ·a vmcC'lare gli stessi f,amiliari degli uccis,i, è arduo o ,impossibile aUe autorità di poIizia scoprire gli autori. T.alora più C. si -uniscono temporaneament,e per portar;e a termine un'azione particolare; cosi per il furto di bestiame in occasione della transumanza o per fiere ·0 mercati onde taglieg,g-iare chi vi concorre. Le C. mafi.ose si propongono ·essenz1almente -di conse:guire prestigio e guadagno sfidando il meno possibile la giustizia e mantenendosi ai margini delLa legge. Si cerca ,d'·ordinario -di non -suscitare r,e,azioni offendendo l'·altrui amor p~oprto così da provocarne lo ,spirito di M.; si ca.muffano anzi le proprie ·estorsioni sotto la spede di -doni a titolo grazioso o di compenso per favori ricevuti. Le C. prendono particolarmente di mira nei dinto:m-i di Palermo i propnietari di fondi ·ad agrumi, a vdg:neti od la h::utteti, indrucen-doli ,ad assumerei loro affiliati come custodi (gu:at'eti.ania) od a IservÌ!rs-i deUa lor,o mediazione, o di persona da loro indicata, peri! fitto dei tenenie per la vendita del prodotto. Nel primo caso il fondo sarà sicuro dai ladri ma i membri della C. ne preleveranno una mode,sta parte <iel prodotto (in genere i! 5 'lo); nel s-econdo .H prezzo spuntato dal propr.ietario 'Sarà di altrettanto inferiore a quello ottenihi!le ,attrav,erso una lihera contrattazione. Il non aderire alle offerte della C. comporta danneggiamenti agli alberi ed alle viti e piccoli Jurti i se il proprietario non cede lil danneggi,a,mento si ·estende, mentre lettere anonime od avvtsi più persuasivi, a base di colpi di fucHe, danno ulterior,e avve~timento. Si arriv.a infine, ma solo I1ar'8Jll1:ente onde non risvegUarre 1-a pubblica opinione -e attirare l',attenzione della giustizia, ai ricatti con ,sequestro di persona, sequestri che oggidi ,ancora turbano-di tanto ,in tanto la vita della Sicilia. Nell'interno le modalità d'azione deUe C. non mutano a ragione del diverso ,ambiente; così al taglio degli alberi o dell€ viti ,si sostituisce l'incendio .deLle messi ,e dei pascoli e lo sgozz'amento, più di rado lo sgarrettamento, degli an'imaTi. Vi è anche frequente, nelle zone a latifondo, l"81bigeato con 1a par:tkolarità, ereditata 'dalla tradizione instaurata dalle Compagnie d'Armi (vedi par. 5) del facile ricupero del bestiame rubato v,er,sandone il 20-25'10 del valore al capo della C. locale. Nei distretti miner,ari le C. sottopongono ai loro ricatti i proprietari o i. concessionari delle miniere e così i piccoli mercanti che prosperano ai margini della attività principale garantendone, per compenso, la sicurezza ,e tenendo fermo l' ordi!ne sooial-e, In Palermo ·e nei centri ma.ggiori uno dei campi di a.zione delle C, e dei MF., che ·in gener,e in tal modo compiono un primo tirocinio, era dato daMe oase di 'meretrido ed è C'fa comunque dato dalla prostituzione, organizzata o meno. I giovani MF., dichiarandosi innamorati e protettori 304 305 3. Le Cosche mafiose: Scopi e modalità d'azione J <I , Michele Marotta Fenomenologia Sociologica e Antropologia Culturale delle meretrici, v,ivono -alle loro spalle nella crapula -e nell'ozio sfruttandone l'abiezione. I ricottari provengono dalle classi operaie e, spesso, dal ceto studente:scoi nell'uno e nell'altro caso si qualificano per la prontezza con cui ripagano ogni offesa all'innamorata che pure sfruttano; Ila reazione loro è però generata da orgogHo,girammai da affetto, Nelle città e nelle campagne le C. us,ano intervenJre, aUrav,erzo loro emissari, n.ei pubblici 'appalti oy;e esse sostengono i propri rappresentanti scorrag'g:télitldo gli ,estranei dal concorrere e concludendo così contratti estremamente t:avorevo.1i. I capi delle C. ,at:fermano dovunque .id loro prestigio ponendosi anche come pacieri o :ilntermediar,i nene prJv,ate contese e riuscendo per lo più a conseguire accordi soddisfacenti per ,ambo le part·i. La mag,gior pa-rte degli Aa. Ilitiene che la M. non ·si,a da considerare tra le società 'segr'etei alcuni P€'IÒ e -dei più recenti (Loschiavo) 'include le C. in siffatta categori,a. Esse tuttavia non hanno riti d'iniz.i,az·ione nè giuramenN, nè segreti; nè usano segni particol,ari di riconoscimento. E' agevol'e ,anzi .agli ahili funzionari di polizia conoscerne, nei v,ari centri, uno per uno i membri. Ciò non giova però -ai finJ dell'accertamento delle responsahilità es!sendomalagevole cogliere gli esecutori materilali dei delitti €', coltili, :di ottenere da Joro l,a confessione dei mand-atfrri, del resto noti per pubbl.ioa voce, o di conseguire prove o testimonianze -da qualsiasi ,altra fonte. Le C. hanno talvolta addentellati o rapporti con le alte classi della società siciHa-na; siffatti nessi hanno orig,ine rtr,adizionale nelll6 protezione che i signori concedevano ai Campieri delle loro terre, o comunque ai loro dipendenti, ,e nell'uso inva,lso pr€'sso la poJizta borbonica di venire a compromessi coi malfattori onde evitare i misfatti più gravi. Il reg,im'e rappresentativo ha creato pot., specie con il suffragio univ·ers"le (1912) per l'estensione .del diritto di volo ai ceti più poveri e più jgnor,anH ove appunto le C. r;ec1utamo ,i loro -adepti r1scuotendovi il maggior prestigio, non .infrequenti connivenze tr,a i candidati aUe cariche pubbliche ed .i MF. Le -ste'sse ,autonità -governative, come risulta concordemente dalla letteratura in mateIii,a, si sono talvolta avvalse in S.icilia del loro appoggio perchè prevalessero i candidati della loro parte.- Il Franchetti menziona, tra gli aggregati di M, più noti per la loro attività criminosa prima del 1876, due società scoperte in Palermo sotto la prefettura Gena, l'una detta dei MulinI, l'altra della Posa. La prima mentre consorziava, in apparenza per scopi leciti, gli esercenti dei mulini, teneva in realtà alto il prezzo della molenda assicurandosene il monopolio con le intimidazioni e la violenza verso i non aderenti i la seconda, con l'altra in stretta relazione, sotto il velo del mutuo soccorso tra garzoni mugnai e carrettieri, mirava ad eliminare la concorrenza obbligando i mugnai a pagare la tassa per i loro garzoni ed a dar lavoro soltanto ai membri designati dalla società. Le due organizzazioni erano in mano di un solo capo che se ne avvaleva per ogni sorta di prepotenze. Tr,a il 1870 ed il 1890 acquis.tarono larga rinomanza le assodaz.ioni MF. Stuppagghiara di Monreale, Fratuzzi di Bagheria, Obionica di Agrigento, Scagghiuni di Enna, Fontana Nuova, di Misilmeri, Fratellanza di Fava~aecc., all'operato delle quali sono I"g,ati processi di larg.a notorietà. La M. di Monreale conseguì fama per le lotte e gli interni travagli tra il 1870 ed n 1880 ed .intorno·aI 1911. Essa si era svMuppata come associ.az;ione più v-8Js',na, ai margini del commercio degli agrumi, a tutela degli interessi dei guardiani dei fondi di quel complesso di paesi (Parco, ViHagrazia, Pioppo, Altmello) che, nella Canoa d'Oro, hanno per centro d'attr,azione ,Monreale. La co-sUtuzione nel 1872 in questa località di un sodaJizio di mutuo soccorso - j cui membri tralignando dal 'programma primitivo ,ben presto si volsero ad affermare il proprio pr'es-tigio org'anizzandosi essi stessi ,a M. - dette luogo ad una contesa senza quartiere tra i giardinieri o 8curmi fitusi (pesci marci), come venivano chiamati gli appartenenti alla vecchia M" e gli stuppagghiara (da stuppagghiu = turacciolo) che avrebbero dovuto "tamponare" i primi. La v,ittor,ira arrise a questi uiJtimi ,1a cui influenza straordinariamente si estes,e. Successiv;amente una l,arg,a teori.a di omicidi marca il corso delle rivalità all'interno degli stuppagghiara, Intorno al 1911 si affermò ·decisamente, conserv·ando il primato per molti anni, Vittorio Calò, dello Don Totò, già capo mafia <li Borgo Molar.a. Quando l',associazione venne finalmente perseguita ,daHa mag1stratura si appurò che ne face'vano parte oItre 300 persone 'e che nel solo periodo di "Ie&dership" <leI Calò erano stati perpetrati 39 omicidi, 37 rapine e v,arie dozzine di altri r,eati min'ori. Tra i -deliUi più cLamorosi commessi ,ad oper.a della M. suscitò particolare emozione .l'assassinio, ,avvenruto il 10 febbr,aio 1893 in un vagone della ferrovia Termini-Palermo, del Direttore del Banco di SiciHa Notarbartolo. Costui ,avev,a inviato al Ministro dell'AgIoicoltura e Commercio Ono le Miceli un rapporto segreto in cui si denunciav,ano i ·m1sfatt.i di ,alcuni membri del Consiglio d'Amministrazione del Banco, misfatti che somigliavano e si legavano ai grandi scandali bancari venuti alla luce .jn seguito ,alla denunCÌia dei coloss,ali ,imbrogIi della Banca Romana (1892), Il r.apporto venne sottratto dal Gabinetto del Ministro e letto agli .inJteres!sati in una riunione del Consiglio -d'Ammi.nistrazione del -Banco di Sici1ia. Ne seçpui lo scioglimento dell'Amministrazione, 1',allontanamento del Notarhartolo, quindi il suo assassinio attribuilo al deputato Raffaele Palizzolo come mandante prima dalla voce pubbLica ·e poi in un processo a suo carico celebrato a Milano per 306 307 4. Il Fenomeno in Itaiia ed ail'Estero Michele Marotta Fenomenologia Sociologica e,JAn1ropologia Culturale legHtirna sl1spkione, La vkenda giudiz.iaria lél1Soiò fortemente perpl€ssa l'opinione pubblioa che ne ebbe l'impressione di forti connivenze tra la M, e g'li organi dello Siato, Il pr.imo conflitto mondiaLe portò ad una p,iù intensa ,attività del.la M. a r,agione dell' afflusso. ,alle C. dei disertori, numerosi in Sicilia, dell'insoddisfazione dei soldati smobilitati, della pskologia in essi g·enerata ·dalla 'guerra fdisabitudine ·al lavoro, ab1tudine a non tener conto ,della vHa, ecc.); ne n8!sce una M. di specie decisa'mente nUOiVa r,ivolta in particolar ;modo contro .i proprietari terrier,i, con !'intento di sostituirli nella proprietà delle terre, e con modaUtà d' azione anti~ traàiz-ionali e di estrema violenza, Ne nacque un conflitto tra la vecchia e la nuova ,M. ai margini del quaJ,e, appoggtiandosi arra ,all'uno or,a all'altro partito, si sv.iLuppava l;a delinquenza ,arutonoma. <Dal 1919 al 1924 le C, di [mafia siciliane si 'evolvono ultelfiormente e non più sporadioaanen-te in vere e propr,ie associ-azionJ a delinquere co.sì da ·determinar,e l'.in-tervento repressivo deHa polizie che, facilitata dalle mutate condizioni politiche generali, ·dagli ampi poteri ,ad essa accordati, dall'abolizione del regime parlamentare, <dalla sOis,tiJtuzione dei podestà .ai sindaci elettivi, riusei nel vol,g·ere di pochi anni a soffocarle, se non a distruggerle del tutto. A quest'opera è leg&to il nome del Prefetto Mori. Il secondo conflitto mondiale (1940-45) con glI avv,en;menli militar.! (incursioni ,aeree, ,sbarco ed occupazione ne-mica) politici (sep.aratismo. ecc.) e :sociali (idisoccupazìone', miseria ecc.) ad 'esso connes8Ii. ha ridato nuova virulenZia al fenomeno al quale si è variament,e intrecdato, or,a in alle,anza ora in contr,a.:sto, il haJ!1ditismo comune o poH!tko, mentre al suo lussureggi,are hanno fortemente contribu4to l,e rivalità tra le forze di polizia- (pubblica skurezza 'e carab'in&eri) ,e .g1i interessi ,elettorali dei singoli e ,dei partiti in seguito al ristabilimento del regime par,l,amen-tare, RJi,sonanza mondiale hanno a SQlO tempo avuto 1-e gesta del bandd.to Giuliano da Montelepre dei cui operato non sono ancor.a ben chi,ari i nessi, d'accordo o di disaccordo o dell'uno e dell',altro genere ad un tempo, con I,a M.a s,fondo politico, Certo si è che la sua .fi9ura ha reincarnato, comunque si vogl.ia giudJ.care la oircostanza, il personag~ gio del 'I bandito amato" tanto caro .alle popnlazicni meridionali. E' anco'ra da serenamente valutare quanto "lo spirito di mafia" nel senso migliore dell'espr,ess:ione - abbia contr,i'buito ,a 1defberminare il comportamento ed a condiziona,re l'atteggi1amento dei Siciliani nei su,ci confronti. Negli ultimi tempi, rimarginate in gran parte le ferite aperte dalla guerra, ristabilita in ,manier,a soddisfacente:se non completa la 'sicure(l.~a pubblica, ·anche la M" pur sus'sJtstendo, t-ende a ,scegliere modalità d'azione più trad,izional1 ,e meno scoperte. Costituisce -turt'tavia un problema ancora di estrema gravità la ,lotta da più armi e ancora og:gidi (1963) in atto per ii predominio dei mercati ortofrutticoli tra alcune C. di maf,ia operanti in Palermo, aHa contesa vanno addebitati, tra ii 1955 ed il 1963, numerosi omicidi perpetrati per lo più, secondo il modo invalso in questo secondo dopoguerr.a, con ,armi da fuoco a canna corta o con fucili da caccia dalle canne mazze, onde renderli più flacilmente· occultabili, caricati a lupara cioè con pallettoni altra volta usati per la caccia al lupo. Gli interess'i deUa M. si sono inoltre -in questo secondo dopoguerra ed in alcuni settori complicati con quelli dei contr,abhandieri la cui attiv.ità è divenuta particolarmente vivai per un complesso di circostanze favorevoli, liUngo le coste deUa Sicilia. La persistenza del fenomeno ha, per ultimo, così allarmato l'opinione pubblica e gli organi responsabili della direzione politica del paese che il Parlamento ha deciso (1962) di svoigere una vasta inchiesta sulla mafia e sui mezzi per combatterla, Gli aggregati di M, si sono diffusi anche all'estero ovunque (Tunisia, Stati Uniti) le conenti migr<atori-e prov,enienti dalla Sicilia 'siano state abbastanza notevoli e compatte, Negli Stati Uniti le forme mafiose si sonointegrarte con comportarnenti deviati di diversa origine dando luogo al fenomeno delle gangs e specialmente al racketeering (estorsioni continuate con -il pretesto di assicurare protezione o di render,e parti~ colari servizi). Nell'America del Nord sono state attribuiti all'attività della M, numerosi episodi delittuosi. Nel 1890, ,ad es., una C. di M, di orliundi da Monreale anni'entò, riflettendo le lotte già avvenute in Sicilia, un'associazione di vecchi ma,fios-i operante in New Orleans costituendovi quindi una filiazione degli stuppagghiara, Ai provvedimenti della polizia fa riscontro la reazione degli stuppagghiara che ne uccidono, come risultò dall'inchiesta giudiziaria l il capo David HennessYi aJ processo, S'embra per pressioni esercitate sui giurati, tutti gli italiani imputati furono assolti provocando una 1"eazione popolare che portò al prel'evamento dalle prigioni di 19 itaUani ed al linciaggio di undici di essi. I coUegamenti deUe C. con i ME emigrati negli Stati Uniti condussero anche, nel 1909 in Palermo, al1'as'S,assinio di un uffkiale di polizia di New-York Petrosino, su mandato dei criminali americani. Nell'imputare all'attività degli ·emigrati provenienti dall'ItaUa meridionale '€ dalla Sicilia gran parte delle ·associazioni a delinquere oper,anti nel Nord-Amer.ica la stampa statunitense tuttavi,a e'5-agera ancora al presente, con notevoli riflessi negativi nei confronti dei nostri connazion-ali.- 308 309 l 5. Fattori socio~culturali La M., sia come sentimento sia come fatto organizzato, si configura, a guisa di ogni altro fenomeno sociale, come risultanza di una serie di agenti d'ordine storico ed ambientale nella cui complessa trama è disagevole sceverare priorità logiche o cronologiche. Ognuno di questi , Michele Marotta Fenomenologia Sociologica & Art'tropologia Culturale fattori si appalesa pOI In relazione con tutti gli altri in un contesto d'interdipendenze, sicché 1'effetto di ciascuno si pronuncia al tempo stesso conseguenza di tutti gli altri; l'analisi separata di essi vale perciò soltanto a fini descrittivi ed esplicativi. La maggior parte degii Aa. ricapitola le vicencle storiche che hanno travagliato l'isola a rendere r,ag10ne di uno di quegli d'spetti che vale a comporre nella sua complessità lo "spirito di mafia", a render conto cioè di quella sfiducia nella giustizia statuale che ad essa è connaturata e che é stata largemente diffusa del resto a tutti gli strati sociali dell'isola. Non va tnvero disattesa la oircostanza per cui la regione nena sua storia è stata quasi s-empre, p€r l!a sua pos.izione geografica e per la ubertosita delle sue terre, oggetto di conquista da parte di organismi -politici dii volt·a in volta coesistenti con maggior forza espansiva. Fenioi, Cartagine'si, Gred, Romani, Vandali, Goti, Bizantini, Arabi, Normanni, AngliO'ini, Aragonesi, si sono succeduti nel dominio sull'Isola, limitandolo a pochi puruH delia costa o ,estendendolo all'interno, ma condizionandolo sempre nen'az.ione politica ed amministrativa ,alle loro esig,eu,2je ed al loro interesse, istanze che quasi mai s,i giUJStapponevano al vant1lJgg.io della popolazione indigena. La necessità stessa di adattarsi ad un ordine di cose così stabne nena sua mutabilità, per l'immodificarsi della condizione di vinti e di soggetti, non può non aver obbligato i SiciLiarrl!i ,a soHdarizzare l'un l'altro in modi e ,forme poco palesi, onde porre un argine l fatto di abilità ·e ·di alstuz,i;a, qualche volta di forzaI aHostrapoteJ:e del vincitore, Non è che dopo gli Ar'aJgones.i 'e f,in nei tempi a noi più vidni questo stato ·di cose s'ia granchè mutato; si è dato anzi il caso che riforme e provvedimenti si siano talora volti anziché al vantaggio delle classi dis'eredate, aui pure erano diretti, .a sv,ant,ag,gio, conseguendo perciò sul piano fattuale e psicologico effetti del tutto diversi da quelli desiderati. Lo spirito di resistenza però solo eccezionalmente, fino al tramonto del feudal,esimo, aveva animato -le classi povere per essere generalmente prerogativa della nobiltà che si poneva come contropotere al potere regio, Le sommosse popolari, come la rivolta antispagnola capeggiata da Gius'eppe D'Alessi, a ragione del loro fondo nettamente sociale, avevano visto 'Sempre sovr,ano e nobili alJ.eMi ,a soffocarle ;sicchè ,infine rimanevano, a darne muta testimonianza, solo i luoghi ove i ribelli venivano i,mpicoati .ed esposti ad edificazione del popolo; cosi le Quattro cantonere a Palermo avevano visto i corpi degli ucciSi penzolare dalle forche appesi per i piedi con la scrilla ribelle di Dio, di Sua n ,sist'ema feudale, per la sua struttura stessa, ave'V,a poi contrihuito a tener desto quel sentimento medioevale per cui ognuno dove'Va provvedere da sè alla difesa della propria persona e -dei propri interessii; ancora intorno al 1800 la classe dei nobili e dei propri,etari aveva al proprio s,erv"Ìzio squadre di uomini d'arme, brigate di cui lo stesso governo borbonico si s,ervi in funzione antirivoluzionar.ia negli avvenimenti connes,si alla r,ivoluzione francese, L'wbolizione del feudalesimo (1812) ad opera del Parlamento sicmano, anziché risolver'e ·acul il problema. Inianto la trasformazione delle proprietà Jeu.dali, sottoposte agli usi oivici, in al10dJali aggvavava la situazi'one :delle e1as'Si dtse'redate anche se una quarta parte delle terre feudali (le peggiori data la resistenza dei danneggiati) venne oeduta ai Comuni. L'abolizione legale ,e definitiva (1818) del feudalesimo rimase in sostanza del tutto teorica con il soloeffelto di aver privato i meno abbientidell'uso delle terre feuclali. I componenti delle squadre d'armi già al serv-izio ,dei Signori minacoiavanod',altr.a parte di trasformarsi, ed in parte !Si trasformarono, in -bande di brig-anti. Il governo borbonico ritenne peroiò di dover porre rimedio all'incombente pericolo mediante la formazione di compagnie d'armi (il decreto di Ferdinando !H, emanato dal Vicario Genera'!e Francesco, il 9/II/1813, con <il quale si sanzionava la costituzione votata nel 1812, ne fissava, nella parte intitolata Divisione deiIa Siciiia in ventisetle distretti, l'organizzazione e le modalità di azione) solto il comando di Capitani, In siffatte formazioni vennero arruolati in buon numero gU uomini gtà 'apparrenenti alle milizie feudalii. Alle compagnie venne affidata la.sicur,ezza -pubblica nelle oampagne, riguardo ali re·ati contro la proprietà, con un s-isltema ·di ,app'alto per cui il capitano versava una cauzione e rispondeva con essa dei furti e dei danne:gg,iamenti ,avvenuti nell,a sua giurisdi,zione, ov'e non fosse stato in grado di -accertarne gIri autori e di esiger·e la restituz·ione deUe cose rubat-e o il rtsarcimento :del danno, Dalla circostanza che le Compagnie d'armi, operanti nei vari distretti I non erano unite l'una ,all'-altrla in un sistema solidale, ne derivava l ovviamente, che esse e:r:ano portate a venir,e a patteggi,amenti coi maHattor,i onde -indurIi ad operare nel territorio degli 'altri distretti. L'interesse puramente economico delle Compagnie e la difficoltà di ottenere da esse i risarcimenti previsti, o per le immancabili contesta~ zioni sull'ent·ità del danno o per l'i-nsuffidenza stessa deHa cauzione versata dal Capitano, rendevano naturalmente più conveniente risolvere le questioni mediante una cat-ena di tr.ansazioni per cui H ,derubato od il danneggiato si ,accontentav,a :di cinque per un danno di dieci ed il malfattore si appagava di spartire il rimanente con la stessa Compa~ gnia pur di rimanere impunito e di assicurarsene anzi la protezione; si generava cosi un interesse concreto nelle Compagnie a che i misfatti avvenissero. I gr.andi 'ed i medi proprietari vennero perciò indotti a garantire direttamente la salvaguardia dei loro averi reclutando guardie private dette campieri cui incombeva il dovere, e tuttora incombe perchè sotto diversa fonna (guardie giurate ecc.) il sistema sussiste, di realizzare la sicur,ezza del padrone. In alcuni casi i campieri si ponevano perciò in antagonismo non solo 310 311 Maestà e Sua Patria. Michele Marotta Fenomenologia Sociologica ì$ Alltropologia Culturale con i fuori legge ma anche con le stesse Compagnie d'Armi finchè queste non vennero nel 1877 definitivamente soppresse, dopo sostanzi,ali riforme, dal Nicotera allorchè fu Ministro dell'Interno del Governo Di Rudinì. Siffatto ordinamento implicava che il campiere godesse di particolare prestigio, fosse cioè rispettato; ed il r.ispetto era in rag·ione diretta del suo corag.gio, della sua ahilità a tenere a bada i malfattori; di conseguenz·a il reclutamento più efficace non potev,a aver luogo che tra costOTO. L'interesse esclusivamente economico del proprietario o del gabeNotto ne muovevano poi la solidarietà, in una .sorta di s1mb!iosi mutualistica, con il campiere, se rispettato, per quanto altro costui potesse commettere in odio alla legge purchè non a suo danno, Da qui una rete di connivenze che facevano del signore il più acceso paladino del campiere presso le autorità locali, a Palermo e talvolta, dopo il 1860, fin nella ,stessa Roma. Il campiere cosi si trasformava nei riguardi dei ceti più umili in una specie -di bravaccio, t8J11to più per.icoloso quanto più il signore se ne volesse servire non solo a tutela dei propri interessi economici ma anche per il raggiungimento di aUri e meno legittimi fini. La classe dei piccoli proprietari, particolarmente numerosa nei dintorni di Pal,el'mo, risultaJVa allo Istato de-i fatti la più danneggiata. Non ricca abbastanza da mantenere i campieri lo era tuttavia a sufficienza per essere oggetto delle prepotenze dei compagni d'arme e dei campieri oltre che dei mal1attori. Non aveva perciò altra scelta che o stringere accordi con questi ultimi o di procurarsi fama di valentia con -il coraggio, con la baldanza, con il mostrarsi insomma mafioso. Il resistere perciò ai campieri ed ai compagni d'arme non poteva esser visto che con benevolenza tra gli onesti e non poteva non riscuoterne la più ampia consideraZrione e solidarietà. Per questa via trovav,a -anche -sfogo l'odio che la classe dei lavoratori, in condizioni infime di vHa (come le ripetute inchieste condotte lin Sioilia ampiamente attestano) nutriva verso gli &bbi·enti, odio che non sempre poteva esplodel'e .in forme macroscopiche e cioè nel massacro dei signori, dei galantuomini, como accadde nel 1820, nel 1837, nel 1848, nel 1860 in concomitanza dei grandi rivolgimenti poHtici. Lo "spirito di maf.i.a" cioè nella sua forma originaria aveva un carattere non deteriore volto com'era, in difetto di sicurezza e di una efficiente giustizia garantiti dall'organismo statfl1ale, a riparare i torti ed a protegg·e're i ceti Jnferiori. La M. venne utilizzata come spirito e come organizzazione in funzione .antiborbonica; in ciò ebbe solidale .l'ari,stocrazia; M, F. arditi furono tra i rivoluzionar-i nel 1848 e tra i picciottigarihalc1ini nel 1860, Gli stessi mezzi posti in essere, per conto del governo borbonico ed al fine de garantire la sicurezza, dal Capece Minutolo (dopo il 1800) prima e poi, negli ·anni avanti al 1860, dal Maniscalco, -se da una par:te avevano conseguito qualche .successo a prezzo deUa più inumana ferocia, dall'altra, non eliminando le cause prime della delinquenza, avevano conseguito IÌl solo risultato di esacerbare l'animo ,dei sicHiani. L'annessione della SiclHa al regno sabaudo (1860) non cambia sostanzialmente lo istato di cose preesistente, con l'aggiunta -del senso di de1usione conseguente aHe ,attese inappagate, del naturale incr,emento della criminalità per effetto ,delle .guerre ·e dei Ti,volgi-menti politioi, di una serie di error,i sul piano sociale, politico ed amministrativo. n censimento dei beni dell'Asse ecclesiastico, v·aIutati in Sicilia intorno al .miE·ardo, anzichè essere volto ,a beneficio -delle cla'S,si meno abbienti ed alla rottura r con la divisione in minori unità parcellari, del latifondo, si tr,&duce in beneficio p-er il fisco ed- in un ulter·ior-e locupletamento deU'aristocrazia e deHa ricca borghesia l'una- stTiapotente nel latifondo r l'altr·a nei comuni, nelle prov,incie, nelle banche, nelle Camere di Commercio, Le crisi agrarie, l'increm,ento delle imposte locali e n01l, la cattiva ,amminiS'tr,azione, l'introduzione del servizio miJitax·e obbligatorio prima ,sconosciuto ai siciliani, la polizia affidata a carabinieri seri ma prov,enienti dai Piemonte e perciò del tutto sprovveduti delle costumanze e della Ungua dei Siciltani o anche a reparti de1I'Esercitar l'uso invalso di destinare a:lle isole i funzionari peggiori e un·a serie di altre eaus·e, reagenti l,e une suHè altre, dovevano accreseere la sftduda verso le ·autorHà, già connaturata alla coscienza del :siciliano, fino ,addir:ilttur,a a far rimpi,ang,ere il governo borbonico, r,impianto d'altronde fomentato in ogni modo dai legittimisti. La situazione sbocca nei moti dei Fasci del 1893-94 e nella feroce repressione conseguitane, I fatto Iii soDi,ali ed ·econom·ici s'intrecciano cosi con l,e causali stoJ.1iche a determinare la M. La abolizione deI feudalesimo ebbe tr.a le aitre sue conseguenze quella di indurre l'aristocrazia teniera, già aliena a stabilirsi nelle proprie terre, a disertarle del tutto affidandole, per lo al cosi detto gabelloto, cioè a persona che mediante il contratto di gabella si impegnava, per un tempo che andava dai 4 agli 8 anni, a corrispondere ",l proprietario un fitto che .andava intorno al 1860 dalle 40 alle 100 lire annue per agro (ettari 1,746) dt terreno. Il gabelloto poteva a sua volta cedere a sub-gabella il fondo. Le proprietà a gabella, ripartite in tenute di circa 2-4 ettari, venivano date a coltivare al borgese (colono) o mediante il contratto cosi detto di terraggio o a mezzadria (per prodotto). Nel primo caso.il colono doveva corrispondere da ·due a quattro ettolitr:i di .frumento pe'T ogn~i ettaro; neHa mezzadria, più comune, il gabelloto dava la semente in prestito al 15-20 "/0 ed il contadino, sobbarcandosi a tutte le spese di cultura, gli doveva dai 3/.1 ai 213 del prodotto, Prima di siffatta 'divisione il colono ·doveva inoltre corrispondere una serle di diritti detti di Santa BARBARA (custodia, estimo, vitto ai campieri) il cui onere era pari a circa un decimo del prodotto. Tutti e due i contratti risultavano così esosi che in sostanza, come è attestato da tutt,i gli Aa., riducevano la vHa della famiglia contadina in uno stato di estre,ma mi'seria ad ag-gravare la quale contribuiva 3t2 313 Michele Marolta Fenomenologia Sociologica (f A"ritropologia Culturale l'usura eseroitata liber,amente dagli artigiani residenti nelle borga1:e agricole. A ciò si aggiunga che la classe dei gabello ti, chiamali del resto i p-adroni, aSSUID'ev,a, ,ad inasprire i rapporti sociali e ad appesantire la miseria, pretese baronali e cioè un dispotico contegno caratterizzato da estrema villania ed ignoranza. II gabellato usava cavalcare per le sue terre armato di doppietta, seguito da uno o più campieli. La popolazioneagricoia s'iciliana, pari nel 1860 a circa i 9/10 della totale, v,ivev,a perciò in U!IlO stato che in nuUa si differenziav.a daUa vecchia servitù, sfiduciàta dalla denutrizione e dalle sofferenze, apatica, solo covando un isbintivo r,aneor,e. Se questa er'a la condizione dei eontadii!l:i neHe zone a Jat,ifonào non migliore era quella degli zo1fatari nelle zone minerarie (cfr. la descrizione del Villari), In questo terreno sd innesta il fenomeno della M. volta a volta strumento d'oppressione non solo della classe feudale ma special~ mente della borghesia rurale, costituita dai gabellati, in via di rapida trasformazione e che di essa s,i serve per la conquista di nuove posizioni. Il gabellato, l'unico ricco di mezzi finanziari, si impossessa così delle mig-1iori t€rre ·feudali trasformate, dopo lil 1812, inaHo-diali e IS1 serve della M. per impedire l',accesso ai concor,renti nelle -aste pubhliche per la cessione dei beni dell'Asse ecclesiastico. La M., d'altra parte, garantisoe condizioni di vi;ta migliori, aprendo una strada alle loro ambizioni, ,ai più attivi dei membri della classe contadina e degli zo1fatari a patto che si facciano sO-stenitori dell'ordine contribuendo a soffocare il movimento delle masse' per il possesso delle terr·e -o per l'ottenimento di salari e di condizioni di lavoro migliori, anelito di cui le rivolte popolari di cui si è detto rappresentav,ano di taIllto -in tanto le più macroscopkhe manif'estazioni. La M, però non è legata sOItilllto al latifondo, come talora (Romano) ancor oggi si sostiene, stante il .suo rigoglio nella Conoa d'oro ove la propri.età è minutamente divisa assicurando inoltre, per l'alto reddito degli agrumeti, dei frutteti, o dei vigneti, una certa agiatezza ai contadini piccoli proprietari. Ai fattori storici, econom·ici e- sociali della M., v,anno aggiunti p-erciè gli agenti psicologiei 'ed ,antropologic~ e cioè la spiccata individualità ed il sentimento dell' "io" attribuiti (Niceforo, L'Italia barbara contemporanea, pp. 45-57) alla componente ereditaria d'origine araba.- Bibliografia 314 G. eiotti, I casi di Palermo nel settembre 1866, Palermo, 1866, C. Tommasi Crudeli, La Sicilia nel 1871, Palermo, 1871, R. Bonfadini, Relazione della giunta per l'indliesta agraria, della Sicilia, Roma, 1876, G. Damiani, Relazione sulla Sicilia in Inchiesta agraria, v. XIII, 1876; L. Franchetti, Condizioni politiche ed amministrative della Sicilia nel 1816, Firenze, 1877, N. Colajanni, La delinquenza deUa Sicilia e le sue cause, Palermo, 1855; G. Alongi, La Maffia, Torino, 1886, G. Pitre' , Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Palermo, 1889, v. II, pp. 287, e segg., L. Faure, La Maffia, Paris, 1892, Gaspare Mosca, Li mafiusi, Palermo, 1896, A. 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