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VoceVallesina
della
La celebrazione di preghiera per l’Unità dei Cristiani sarà a Jesi presso la
Chiesa Avventista (vicino al circolo cittadino) il 25 gennaio alle 17,30.
Anno 61° - N. 2 settimanale della Diocesi di Jesi
euro 1
www.vocedellavallesina.it
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
CUPRAMONTANA 9
CHIESA REGIONALE
11
BIBLIOTECA
DOMENICA 26 GENNAIO 2014
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
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MANIFESTAZIONI
Sabato 25 gennaio
alle 21 nella chiesa
di San Lorenzo
Portare la fede in
periferia con poche
chiacchiere
Una nuova sezione
costituita da cinque
postazioni computer
13ª Marcia della
Giustizia e della Pace,
Recanati-Loreto
L
L
A
P
a vita delle Suore
Francescane di Santa
Caterina raccontata in
un libro con il concerto
dell’orchestra
lla Petrucciana una
sala per effettuare
ricerche, studi, realizzare
lavori, ascoltare musica,
visionare film
’ingresso del vescovo
mons. Bresciani
nella diocesi di San
Benedetto del TrontoRipatransone-Montalto
36° GIORNATA PER LA VITA E 35° ANNIVERSARIO DEL CONSULTORIO “LA FAMIGLIA”
er non dimenticare,
per imparare ad
ascoltare la voce degli
altri e ad usare la nostra e
per un gesto di solidarietà
“FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE”
L’accoglienza e l’ascolto
Veglia di preghiera
Domenica 2 febbraio si celebra
la 36° Giornata Nazionale per la
Vita. Quest’anno ricorre anche il
35° anno di presenza del Consultorio “La Famiglia”, quasi a dire
che le due realtà viaggiano di pari passo: quella del
consultorio, che si impegna in un’autentica “cultura
dell’incontro”, e la ricorrenza della Giornata che ci
indica che sostenere la vita significa generare il futuro. Quest’anno il messaggio della Cei, con le parole di papa Francesco si intitola “Generare futuro”: è
un messaggio per “amanti della vita”, per non cedere
alla rassegnazione e all’amarezza di questi tempi di
crisi. Il Consultorio in questi anni 35 anni è cresciuto e si è arricchito di persone che progettano attività
sempre più impegnative e che riflettono le esigenze
del tempo, ma non cambiano la natura di volontari.
Le attività sono sempre più improntate alla presenza
sul territorio, attraverso “l’ascolto” nella consulenza
individuale e familiare, nell’animazione dei gruppi
parrocchiali, nella collaborazione con le associazioni e con le istituzioni pubbliche locali, negli incontri
con gli studenti nelle scuole e nell’organizzazione
di corsi per adulti e adolescenti. Nei prossimi mesi
prenderanno vita nuove iniziative come i “Gruppi di
parola”, rivolti a bambini tra 6 e 12 anni che vivono
la separazione dei genitori e l’animazione dei gruppi
dei cresimandi e dei genitori. Sempre mettendo al
centro la cultura dell’accoglienza, della solidarietà e
dell’aiuto. Oltre a queste attività, dagli anni ‘80 organizza la scuola triennale per consulenti familiari
Ucipem, condotta da docenti della scuola di Roma.
In questi anni coloro che operano in consultorio, e
che si sono formati come consulenti familiari, han-
I gruppi, le associazioni e i
movimenti ecclesiali della
diocesi di Jesi organizzano
per venerdì 31 gennaio alle
21 presso la Chiesa Cattedrale la consueta Veglia
della Pace. Invitiamo tutti a partecipare a questa
importante iniziativa che
ormai da una decina di
anni raccoglie per la sua
preparazione, in spirito
di fratellanza e condivisione, i rappresentanti di
tanti gruppi e associazioni
ecclesiali con il desiderio
di proporre a tutti un momento di meditazione e di
preghiera sul messaggio
proposto dal Sommo Pontefice in occasione dell’annuale Giornata della Pace.
Il testo scritto dal Santo Padre Francesco per la celebrazione della XLVII
Giornata Mondiale della Pace porta
il titolo di “Fraternità, fondamento
e via per la pace” e ci invita sin da
subito a costruire una vera fraternità
nella nostra città, nel nostro Paese e
nel mondo, e a considerarci tutti fratelli e figli di un unico Padre.
«Nel cuore di ogni uomo e di ogni
donna alberga il desiderio di una
vita piena alla quale appartiene un
no incontrato tante persone,
nelle diverse fasi della vita, aiutandole e dando l’opportunità di
crescere e di essere accompagnati nella consapevolezza della propria responsabilità di persona, di coppia, di genitore.
Per poter attuare questa cultura dell’accoglienza,
della porta “sempre aperta”, attraverso le attività formative ed educative, il consultorio si è avvalso del
prezioso contributo della diocesi, tramite le entrate
dell’8‰ e l’ospitalità nella sede di Palazzo Ripanti
Nuovo. Anche le offerte raccolte nelle parrocchie
durante la Giornata per la Vita e devolute al consultorio hanno contribuito alla vita e alla crescita
qualitativa dell’associazione e per questo siamo grati alla sensibilità dei parroci che sostengono anche
economicamente le attività. In questi anni dominati dalla crisi lavorativa ed economica le richieste di
sostegno psicologico sono aumentate ed è cresciuto
anche l’impegno dei volontari che devono sempre
più formarsi e aggiornarsi per offrire un ascolto che
accolga e affronti in modo efficace il senso di disorientamento.
Per continuare a tenere viva questa struttura in cui
30 persone offrono gratuitamente la loro disponibilità e si aggiornano per offrire un aiuto sempre più
valido ed efficace, c’è bisogno del sostegno di tutti, ideale e concreto, e questo può essere fatto con
il contributo del 5‰ indicando, sulla denuncia dei
redditi, il nome dell’associazione (Centro Promozionale Famiglia) che si vuole sostenere e il corrispondente codice fiscale(82005990427), o attraverso le
offerte dirette.
I volontari del Consultorio
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anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione
con gli altri, nei quali troviamo non
nemici o concorrenti, ma fratelli da
accogliere ed abbracciare». È attorno a queste parole, che Papa Francesco pronuncia nel suo messaggio,
che vorremmo riflettere e pregare
riuniti insieme al nostro Vescovo
Gerardo.
Gruppi e associazioni
ecclesiali della diocesi
IN OCCASIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO RIVOLTO AGLI AMBASCIATORI IL SANTO PADRE CI FA CONOSCERE LE SUE PREOCCUPAZIONI
I grandi problemi del mondo secondo papa Francesco
I 180 ambasciatori o rappresentanti
presso la Santa Sede il papa li aveva incontrati per la prima volta poco
dopo la sua elezione. Ma ai primi di
gennaio, in occasione degli auguri per
il nuovo anno, egli ha avuto l’occasione, in modo ampio e accorato, di
toccare i problemi che, dal suo particolare punto di vista, più pesano
sull’umanità. “Particolare” perché il
potere del Papa, rispetto a quello di
tutti i capi di nazioni, è veramente
“sui generis”, cioè è essenzialmente spirituale ed etico, tale da orientare in tal senso centinaia di milioni
di persone legate a valori religiosi e
non certo a motivi economici o militari. Anche se è noto che tale forza
morale solo Stalin ebbe a disprezzarla
perché non accompagnata nemmeno
da una divisone militare. Altri tempi.
Il Papa guarda il mondo al cospetto di
tutti i suoi rappresentanti. Che cosa
lo preoccupa soprattutto? Voi direte:
la crisi economica! Niente affatto. La
prima sua preoccupazione è la famiglia, la famiglia in tutte le nazioni
perché è il primo fondamento di ogni
società che si trova in ciascuno dei
cinque continenti. E la famiglia è in
crisi in Italia come in tutti gli altri paesi. E accanto alla famiglia elenca il
trattamento agli anziani e il problema
dei giovani che sono elementi e componenti della famiglia.
Poi lo sguardo di papa Francesco si
stacca da tutte e singole le famiglie
del mondo, per posarsi sui grandi
temi della società internazionale. E li
scorre tutti, uno ad uno, quasi volendoli toccare con mano, quasi cercando di risolverli e trasformarli a benefi-
cio di tutti. È il Medio Oriente che lo
preoccupa per primo con il dramma
della Siria e l’auspicabile prospettiva
di una soluzione con la conferenza
Ginevra 2 che è iniziata proprio il 22
gennaio. Cita poi, sempre legato al
Medio Oriente, la situazione del Libano, dell’Egitto, dell’Iraq, dell’Iran.
Ma non può mancare l’eterno problema di una definitiva pacificazione
tra israeliani e palestinesi. Che finalmente, con la diplomazia del dialogo
e delle decisioni coraggiose, si trovi
una soluzione giusta e durevole.
Ed è proprio con la grave crisi in
tutto il Medio Oriente che si è aggravato il doloroso esodo di tanti
cristiani spinti dalle violenze e dalle persecuzioni. Le quali, purtroppo, toccano anche diverse nazioni
dell’Africa come la Nigeria e la Re-
pubblica Centroafricana, il Mali e il
Sud Sudan. Addolora nel continente
nero il dominio della fame su tanti
bambini, la strumentalizzazione di
ragazzi mandati allo sbaraglio in tante guerre intestine o venduti come
merce. E torna anche il grave problema dei profughi, di quelli che dall’Africa puntano sull’Europa e di quelli
che dall’America latina puntano sugli Stati Uniti: una marea umana di
sofferenze e di instabilità provocata oltre che dalla violenza politica
e fisica, anche dalla penuria di cibo
aggravata dalla “cultura dello scarto”
che domina nel mondo occidentale.
Con il cuore sofferente di padre di
tutte le genti volge lo sguardo anche
ai paesi dell’Asia dove, pur essendo
modesta la presenza dei cristiani, è
altrettanto presente la sofferenza
umana. Verso la fine del suo discorso
il Papa ricorda il suo viaggio di passione e di partecipazione a Lampedusa dopo la grande tragedia. E trova
una parola di incoraggiamento per
il popolo italiano al quale lo legano
“comuni radici”.
Papa Francesco, quasi riecheggiando
l’amore e l’ammirazione verso tutta
la natura del Santo di Assisi, esprime
“un’altra ferita alla pace che sorge
dall’avido sfruttamento delle risorse ambientali”. E ci ricorda un detto popolare che dice: “Dio perdona
sempre, noi perdoniamo a volte, la
natura – il creato – non perdona mai
quando viene maltrattata”.
Gli esempi, anche in Italia, si sprecano.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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CULTURA E SOCIETÀ
26 GENNAIO 2014
DEL PIÙ E DEL MENO
Come si viveva con la “tessera”
di Giuseppe Luconi
Tempo di anniversari. Nel numero scorso si è detto, qui, dei
sessant’anni della televisione
italiana. Oggi ricordiamo i
settant’anni dalla Liberazione
di Jesi da parte degli alpini del
Corpo Italiano i Liberazione.
Lo facciamo, però, raccontando quell’avvenimento non
dal punto di vista militare ma
della difficile situazione che in
cui erano venuti a trovarsi gli
italiani a causa della guerra.
Per intenderci, conosciamo oggi (anno di
grazia 2014) le conseguenze della grave
crisi che ha messo in difficoltà tanti italiani
al punto che – come sentiamo dire spesso – molti non arrivano alla fine del mese.
È il caso di raccontare come si viveva nel
nostro Paese nei primi anni Quaranta del
secolo scorso. Affinché si abbia un’idea di
come si stava allora, ho raccolto qui una
serie di notizie. Non mi pare che settanta
anni fa si stesse molto meglio di oggi.
Già agli inizi del 1940 avevano cominciato
a scarseggiare molti generi di largo consumo. E nel giro di poco tempo era stato
imposto il razionamento (la “tessera”). Il
pane, allora elemento fondamentale per
il sostentamento della maggior parte della gente, era stato razionato verso la fine
del ‘41: all’inizio due etti al giorno a persona; poi la razione era scesa a 150 grammi.
La pasta pure scarseggiava. Dai due chili al mese, via via s’era arrivati a seicento
grammi. Così l’olio, da quattro a due etti
al mese;
La carne era in vendita solo tre giorni su
sette e la razione era di appena 150 grammi alla settimana, diventati in seguito 105
(“lordi”, cioè osso compreso), arrotondati a cento grammi nell’ottobre del ‘42. Le
uova? Una al mese, a persona. Il caffè (la
vendita al pubblico era stata sospesa fin
dal 1° luglio del 1940) era stato sostituito
da surrogati a base di cicoria:
Il carbone s’era fatto sempre più introvabile. Per mancanza di combustibile, le vacanze di Natale del ‘42, iniziate il 21 dicembre,
erano state prolungate fino al 15 febbraio. I
fumatori pativano la mancanza di sigarette. La razione era di tre al giorno e solo per
chi aveva compiuto i diciotto anni.
La fame era terreno fertile per accaparratori, frodatori e speculatori. Con la “tessera” non si campava e il mercato nero era
indispensabile per sopravvivere. Cosicché
era una ricerca continua di farina, carne,
olio, burro che - soldi alla mano - prima o
poi saltavano fuori.
Chi non aveva quattrini era costretto
a vendere e a svendere i pochi oggetti di
valore che custodiva in casa. E non erano
pochi coloro che, per mangiare, s’erano
coperti di debiti.
CALAMANDREI: VENERDÌ 31 AL PALAZZO DELLA SIGNORIA
Perché si parla tanto di Gramsci?
E soprattutto perché ne parla tanto una
associazione culturale ‘liberal’ ma non
marxista?
Venerdì 31 alle 18 presso la Sala Maggiore del Palazzo della Signoria, il prof.
Angelo d’Orsi, storico, docente di Storia
del pensiero politico presso l’Università
di Torino, la cattedra di Norberto Bobbio, parlerà del “perché si parla tanto di
Gramsci”. Lo intervisterà Francesca Chiarotto, dottore di ricerca in Studi Politici,
sempre dell’Università di Torino. Invitato
dal Centro Studi Piero Calamandrei di
Jesi, associazione culturale, molto liberal
poco marxista, che propone da oltre 25
anni un serio dibattito culturale attraverso diversi canali di espressione: il teatro,
l’editoria saggistica, il convegno.
In questa circostanza, introdotto da Valentina Conti, non dimenticato assessore
alla cultura, uno studioso, intellettuale
comunista non pentito, come Angelo
d’Orsi viene invitato a tratteggiare il pensiero politico di Antonio Gramsci, forse
il comunista più frequentato e amato, ricambiato, da Piero Gobetti e profondamente apprezzato anche dal filosofo per
eccellenza del liberalismo, Benedetto
Croce.
Che sia questa la ragione che porta
il Centro Calamandrei a ritornare su
Gramsci e a ritornarci con l’intransigente
Angelo d’Orsi? Crediamo proprio di sì.
L’occasione viene data dal suo libro
“Gramsciana. Saggi su Antonio Gramsci”,
fresco di stampa, che viene presentato,
prima volta in Italia, in questa occasione
a Jesi. Dagli scritti in esso raccolti esce un
ritratto complessivo di Antonio Gramsci,
del suo pensiero e delle sue pratiche poli-
tiche, tra il periodo giovanile, la maturità
e gli anni del carcere. Si presta anche attenzione alla ‘fortuna’, agli usi e abusi, fino
alle polemiche più recenti. In esso emerge l’originalità della posizione di Gramsci
tanto nella storia della cultura e della politica italiana, quanto nel panorama della
teoria marxista e dello stesso mondo del
comunismo internazionale. La spiegazione, in sintesi, del perché Gramsci sia forse il solo pensatore ‘marxista’ e comunista sopravvissuto al crollo del Muro; anzi
del perché proprio la fine del ‘socialismo
reale’ ne abbia rilanciato il nome su scala
mondiale, fino a fare di lui l’autore italiano più studiato e tradotto nel mondo.
Spunti, riflessioni, confronti che non
mancheranno di appassionare il pubblico,
al quale il volume sarà offerto in anteprima ad un prezzo scontato.
b.t.
Nella foto, una delle tessere annonarie di
allora.
61ª GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA
AL LICEO CLASSICO IL 26 GENNAIO ORE 18
“Accendi la memoria”
Dopo il grande successo della prima edizione, il
Liceo Classico di Jesi organizza il secondo concorso sulla letteratura della Shoah, dal titolo
“Accendi la memoria”, che si concluderà con la
premiazione domenica 26 gennaio alle 18 presso l’Aula magna del Liceo stesso. L’idea è nata
da alcune insegnanti e dal dirigente scolastico prof.ssa Costantina Marchegiani che hanno
pensato di unire l’invito alla lettura che svolgono sistematicamente per sollecitare la curiosità culturale e la passione per lo studio nei loro
allievi, con la necessità morale di ricordare le
grandi tragedie della storia, farne memoria e
monito presso le giovani generazioni. Il “Giorno
della memoria” diventa così l’occasione di dare
un segno forte di partecipazione e non solo una
cerimonia ufficiale. La Shoah, pur nell’orrore
che la contraddistingue, ha prodotto pagine di
altissima letteratura che sono occasione sempre attuale di riflessione sulla storia e sulla
cultura occidentali. Il concorso, rivolto alle
classi terze medie di Jesi e a tutti gli studenti del Liceo classico, delle Scienze Umane ed
Economico-sociale, ha visto la partecipazione di più di 160 alunni e conferma il ruolo del
Classico come centro propulsore di cultura profondamente radicato nella città. In occasione
della Giornata della Memoria verrà consegnato
un attestato a tutti gli alunni che hanno partecipato; la premiazione sarà anche un momento di riflessione e spettacolo. Parteciperanno
l’assessore ai Servizi sociali e l’assessore alla
cultura, e seguirà la lettura e l’interpretazione
di alcuni dei passi più significativi dei libri in
concorso, ad opera di allievi del Liceo, con la
regia di Gianfranco Frelli, e la musica suonata
dal vivo da ex allievi sempre del Liceo. In particolare reciteranno: Marta Campanelli, Margherita Civerchia, Chiara Gagliardini, Arianna
Moretti, Giovanni Silvestrini, Chiara Uncini, al
violino Monica Mengoni, al pianoforte Roberto
Bramati, voce Marzia Savino, tecnico del suono
e delle immagini Paolo Savino, ideatrice la prof.
ssa Patrizia Taglianini del Liceo delle Scienze
Umane. La cittadinanza è invitata a partecipare. Lo spettacolo ha il patrocinio del comune di
Jesi e hanno contribuito alla realizzazione della
manifestazione, e quindi si ringraziano, le librerie jesine Cattolica e Incontri, la Biblioteca
e la Pinacoteca.
A San Massimiliano Kolbe
La Giornata mondiale per i malati di Lebbra si celebra da 61 anni l’ultima domenica di gennaio, che quest’anno cade il 26.
Sia il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, che il Santo Padre rivolgono
ogni anno un saluto all’AIFO (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) per
tale ricorrenza.
Volontari dell’AIFO saranno presenti con ti i nuovi casi della malattia nel mondo.
un tavolo informativo sul sagrato della “Signore insegnaci ad amare quelli che
Parrocchia di S. Massimiliano M. Kolbe, nessuno ama, facci la grazia di capire che
dove proporranno, in cambio di un’of- ad ogni istante, mentre noi viviamo una
ferta, il «miele della solidarietà», prove- vita troppo felice, protetta da Te, ci sono
niente dal circuito del Commercio equo milioni di esseri umani, che sono pure
e solidale; le donazioni raccolte andranno tuoi figli e nostri fratelli, che muoiono di
fame, senza aver meritato di morire di
interamente a favore dei malati di lebbra.
L’AIFO sostiene progetti sanitari e so- fame… non permettere più Signore che noi
ciali in molti Paesi in cui la lebbra colpi- viviamo felici da soli” così pregava Raoul
sce ancora migliaia di persone: 134.752 Follereau, di cui è in corso la causa di bein India, 33.303 in Brasile e 18.994 in atificazione insieme a quella della moglie
Indonesia, che registrano l’80% di tut- Madeleine.
benvenuta, Letizia!
Mi chiamo Letizia Franco
e ho avuto fretta di nascere
perché non vedevo l’ora di
conoscere i miei genitori,
Gianluca e Kirenia, i miei
nonni e quanti mi vogliono
tantissimo bene.
REGIONE
scusateilbisticcio
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“OLTRE IL BIOLOGICO” AL TEATRO STUDIO VALERIA MORICONI MUSICA PER L’AGRICOLTURA
A Montebello, il sogno del giovane sindaco
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
L’ERA ORA DEI MATTEI
Se l’Italia, tra gli anni ’50 e ’60, poteva essere definita l’Italia
di Mattei (nel senso di Enrico, quello dell’ENI), quella di oggi
potrebbe forse definirsi l’Italia dei Mattei.
Pensiamo a Matteo Renzi – medaglia d’oro – segretario (quasi
plebiscitario) del PD. A Matteo Salvini – medaglia d’argento –
segretario della Lega, avendo surclassato nientepopodimeno
che il mitico fondatore Bossi. E onorevolissimo bronzo
al “nostro” Matteo Ricci, presidente della provincia PU e
segretario provinciale dei “democratici”.
PS – In campo ecclesiastico non si può omettere il caso di
p. Matteo Ricci, gesuita (Macerata 1852 – Pechino 1610) che,
uscendo da una specie di “sonno canonico”, è lanciato verso
il traguardo della canonizzazione. Ben quattro secoli dopo il
beato trapasso.
FASSINA CHI?
Dicevano gli antichi Romani (Quintiliano, Instit. orat., VI,3,28):
AMICUM POTIUS QUAM DICTUM PERDIDI (traduz. libera: ho
preferito perdere un amico piuttosto che una battuta).
Qualche settimana fa, il toscanaccio Matteo Renzi non ha
perso l’occasione di attualizzare questo proverbio, anche
a rischio di inimicarsi un prezioso alleato. Ne parliamo “a
bocce ferme”, con il vantaggio di cogliere più vivacemente
l’attualità del detto.
IL PIO ENEA
Anagramma… edificante
Sfuggì al tremendo incendio a malapena
portando il padre Xxxxxxx sulla xxxxxxx.
(Cfr. Eneide II, 707-723, testo latino)
***
Soluzione del gioco precedente:
COOPER = bottaio
GRANT = sovvenzione
PECK = beccare
Jesi, 6 gennaio 2014. Pomeriggio di dibattito e riflessione, al Teatro Studio
Valeria Moriconi, sul tema della natura e dell’agricoltura biologica locale.
A fare gli onori di casa è stato l’assessore alla cultura di Jesi, Luca Butini,
che ha passato la parola a Francesco
Coltorti, rappresentante della Consulta per la Pace di Jesi (composta da
varie associazioni del territorio come
Telefono Azzurro, Avis, Uisp, Amnesty International…) il quale ha approfittato dell’occasione per ricordarne i
progetti: una raccolta fondi a favore
dell’“Organizzazione siriana di servizi medici di emergenza in Italia”, per
garantire il diritto all’istruzione dei
bambini siriani; la costruzione di una
scuola media in Burkina Faso; una raccolta fondi per il centro Tuuru Home
for Children, costruito in Kenia, con
servizi rivolti alla maternità e alla disabilità. Sono quindi intervenuti, suscitando l’interesse del folto pubblico,
altri due illustri ospiti che hanno raccontato la storia di Gino Girolomoni:
il figlio Giovanni e Giuseppe Paolini,
sindaco attuale di Isola del Piano, piccolo centro del pesarese. Fin dai primi
anni settanta Gino Girolomoni, giovane sindaco di Isola del Piano, promosse iniziative volte a valorizzare l’antica
civiltà contadina, organizzando corsi
di agricoltura biologica, convegni che
richiamavano da tutta Italia tecnici, intellettuali e giornalisti come Carlo Bo
e Paolo Volponi. Da queste premesse
nacque la Alce Nero Cooperativa, una
delle prime esperienze agrobiologiche
italiane. Venne pian piano realizzato il
sogno di Gino: recuperare un territorio abbandonato da decenni, ristruttu-
rare l’antico monastero
di Montebello, costruire
una stalla, un mulino,
un pastificio e per ultimo un magazzino in
legno con le tecniche
della bioedilizia. Oggi,
con il marchio “Gino
Girolomoni
cooperativa agricola”, l’azienda
offre prodotti biologici
di qualità, dalla produzione al piatto del consumatore, e si propone di coinvolgere
sempre di più le nuove generazioni. Al
termine dell’appassionante racconto e
del dibattito che ne è seguito, il pubblico ha potuto ascoltare brani musicali
sapientemente eseguiti dal maestro
Sara Bonci, tutti incentrati sul tema
della natura e dell’agricoltura quali “Il
contadino allegro”, “La canzone del
mietitore”, “La canzone dei raccolti”
e “La vendemmia”, tratti dall’ “Album
per la gioventù”, Op.68 di Schumann,
per finire con “Aprile” tratto da “Le
stagioni”,Op. 37 di Tchaykovski ,particolarmente apprezzato. “Oltre il biologico” sottolinea la forza dell’agricoltura
biologica e l’idea forte che l’agricoltura biologica da sola non basta, ma è il
punto di partenza per ricostruire la società in chiave sostenibile.
m.b.
MONTE ROBERTO E PIANELLO VALLESINA: Concerti e recital per le feste di Natale
Protagonisti i giovani, i musicisti e il presepio
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Il pensiero e il senso della vita
La postmodernità, il cui pensiero dà un’impronta rilevante
ai comportamenti occidentali, è caratterizzata dal riconoscimento di una radicale pluralità e dalla negazione di un
pensiero metafisico e, perciò, di un fondamento ultimo e
anche di una metà ultima. […] Ma se non esiste più un’unica verità, che cosa allora costituisce una vita veritiera e
come può ancora riuscire la vita o come si può distinguere
tra bene e male?
Christoph Böttigheimer, Le difficoltà della fede, Queriniana,
Brescia 2013, pp. 150 e 159.
lapulce
Il tappo
Tutto un lato della nuova confezione del latte Trevalli proclama “Aiutaci a proteggere la natura!”. E poi “Sostieni la
gestione responsabile delle foreste nel mondo”. Peccato che
da qualche tempo, per alleviare le fatiche degli utenti, abbiamo escogitato un bel tappo di plastica, entusiasticamente
accolto dalla clientela. Che però sarà davvero così sensibile
“alla natura” da separare, a fine uso, tale tappo dal cartone (i tedeschi arrivano a rimuovere perfino la interna lamella
di alluminio!)? In nome della raccolta differenziata, non si
poteva continuare ad aprire a strappo o con una sforbiciata
all’angoletto? Ma che ci volete fare: Business business!
Delegazione
ASSONAUTICA
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26 GENNAIO 2014
Gli auguri per le festività e
gli auspici per un 2014 migliore si sono caratterizzati e
concretizzati a Monte Roberto in momenti musicali che
hanno avuto una consistente
partecipazione di cittadini.
L’Amministrazione Comunale
aveva programmato, sia nel
centro storico che a Pianello Vallesina, due concerti. Il
primo, Concerto di Natale, il 26 dicembre
nella chiesa parrocchiale di S. Silvestro,
tenuto dal M° Fabiola Frontalini, che ha
eseguito sull’organo di Francesco Cioccolani del 1833, brani di ispirazione natalizia
di autori dal Seicento all’Ottocento, eseguiti con delicatezza, maestria e professionalità. Il concerto intendeva anche solennizzare con qualche giorno di anticipo
il patrono del paese, S. Silvestro papa, che
ricorreva il successivo 31 dicembre. A Pianello, sabato 28, il Concerto Natalizio del
Coro Polifonico “G. Spontini” dell’omonima Associazione Musicale della Media Vallesina, diretto dal M° Michele Quagliani e
al pianoforte il M° Marta Tacconi. Applauditi i canti popolari natalizi del mondo, i
gospel e alcune celebri canzoni di colonne
sonore di famosi film. Il 6 gennaio poi, una
chiesa gremita a Monte Roberto ha applaudito il Recital dell’Epifania predisposto dai ragazzi che frequentano il catechi-
Autoscuole
CORINALDESI s.r.l.
smo guidati da Valentina Piaggesi: hanno
dato il meglio di loro stessi con semplicità,
gioia e disponibilità mettendoci veramente il cuore. Apprezzato anche come non
mai da moltissimi visitatori il grande presepio allestito a fianco della chiesa. Nello
stesso pomeriggio presso il Centro Polivalente di Pianello si è tenuto il tradizionale
Concerto dell’Epifania offerto a tutta la
cittadinanza dalla locale Banda Musicale,
concerto dell’Epifania diretto per la prima
volta dal M° Gabriele Bartoloni dopo la direzione della banda durata per anni del M°
Manolito Rango. Occasioni augurali all’insegna della musica che confermano quella tradizione musicale, antica di secoli,
consolidatasi non solo a Monte Roberto ma
in molti altri centri della Vallesina e che
è continuata egregiamente da non pochi
giovani. Un segno da apprezzare e da non
trascurare (visti i tempi che corrono).
Domenica 19 si è celebrata la festa di S.
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
Antonio. L’esposizione della statua del
santo, in vesti episcopali da abate, e la distribuzione del pane benedetto sono state
effettuate dalla Confraternita del SS. Sacramento. Il parroco don Marco Cecconi
ha seguito, nonostante gli impegni nelle
altre due parrocchie di Maiolati e Scisciano, le celebrazioni coadiuvato da don Corrado Magnani e dal diacono don Augusto
Abbatelli, complimentandosi per l’impegno della confraternita e per il recital dei
ragazzi del catechismo. Una parrocchia,
quella di Monte Roberto, numericamente
ridotta, che riesce a mantenere con la decisa azione del parroco e la collaborazione
dei laici una certa vitalità soprattutto nelle celebrazioni liturgiche e nel catechismo.
r. c.
Nella prima foto l’organista Fabiola
Frontalini e nella seconda i ragazzi che
hanno proposto il recital dell’Epifania.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi
di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per
Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
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ATTUALITÀ
26 GENNAIO 2014
ATMOSFERE QUOTIDIANE CHE SI RESPIRANO PER LE RIFORME
L’asfissia e la chiarezza
Nel ricordare Mandela:
uomo della libertà
di Remo Uncini
Mi sono domandato, dopo giorni dalla sua morte come
era meglio ricordarlo in queste pagine, dove ognuno di noi
a suo modo cerca spunti di riflessione, motivi di dialogo.
Mandela ha rappresentato in anni in cui era solo un numero nelle carceri sud-africane la speranza di chi voleva vivere
in un paese libero. Ricordare è non dimenticare il valore di
ogni vita, la sua, specialmente, dedicata al suo popolo che
ha vissuto nell’apartheid, in un sistema dove i bianchi avevano relegato la grande massa di popolazione di colore ai
margini della società. Significa anche trarre degli insegnamenti, perché anche in un paese come il nostro segnali di
razzismo stanno affiorando minacciosi. In questi giorni la
Ministra per l’integrazione Kyenge è oggetto di
attacchi razzisti da parte
della Lega, del suo segretario, di alcuni deputati e
del loro quotidiano, che
la attaccano non tanto
per temi inerenti la politica che porta avanti, ma
perché non si fidano di lei che è nera. Da subito ha presentato una modifica alla proposta di legge sullo “Jus-Soli” presentata dal Governo ampliando il diritto di cittadinanza a
tutti gli immigrati che nascono nel nostro paese. Secondo
i leghisti è un togliere il lavoro agli italiani, è aumentare la
delinquenza, è sperperare le risorse del paese. Ma dietro a
questo, che si vuole far apparire solo politica, c’è il razzismo
di chi non vuole l’integrazione con coloro che vengono da
paesi extracomunitari. Considerano la difesa degli italiani,
contro l’arrivo di popoli che emigrano una minaccia civile.
Questo atteggiamento di esclusione si sta diffondendo nella società civile. Ammettiamolo! Anche noi sentiamo questo disagio. Non abbiamo fatto la scelta fino in fondo, cioè
quella di condividere. Sentiamo nostra la società, motivata
dai sacrifici, dal travaglio verso la democrazia, dall’aver costruito un paese industriale che tende a guardare il tasso di
crescita piuttosto che il tasso di vivibilità. Abbiamo paura
di condividere perché non vogliamo dividere le ricchezze. A
quello che disturba la società, che costa allo Stato per dare
servizi agli stranieri, viene opposto un rifiuto. I modi di rifiutare il diverso sono tanti. Dai quartieri ghetto, ai lavori
rifiutati, alla dipendenza infinita dai permessi di soggiorno,
al non riconoscimento di essere italiani anche se nati nel nostro paese. Domandiamoci se tutto questo non è razzismo.
La ministra nera Kyenge, laureata in Italia in medicina,
specializzata in oculistica, ritenuta da tutti capace, viene
ripetutamente messa in discussione: si ha paura di lei che
rappresenta lo straniero e il rifugiato che ha avuto successo. Si vuole che lo straniero resti fuori, con una legge come
la “Bossi-Fini” che condanna con la reclusione la clandestinità. Mandela è morto vivendo per conquistare la libertà.
Vincendo una battaglia nei confronti del popolo bianco del
Sud-Africa, cercando di capire perché l’apartheid dovesse
esistere. Dopo che è stato per decenni in carcere è andato dal suo carceriere per dirgli, da uomo libero, che lui lo
perdonava. Voleva il popolo sud-africano, bianco e nero,
unito, nella condivisione, nel rispetto che fonda lo Stato civile non sulla differenza della pelle, ma sull’integrazione di
uomini neri e bianchi della stessa nazione.
di Riccardo Ceccarelli
Le certezze per il nuovo anno si vanno
delineando già da queste prime settimane. L’instabilità politica e la pressione fiscale non diminuiranno nonostante le promesse e la buona volontà (di
chi?). Gli aumenti delle tasse e i balzelli
vari, con le sigle che si rincorrono di
giorno in giorno (IMU, TARSU, TARES, IUC, TARI, TASI, ecc.) ci saranno,
e come! Il cittadino-limone è spremuto
fino all’inverosimile. I tagli (pochi) e le
promesse (molte) non hanno prodotto
finora granché. Le riforme sono invocate da anni, se non da decenni, come
la panacea per la ripresa, ma non si decidono a farle perché i primi ad essere
riformati dovrebbero essere proprio gli
artefici delle riforme stesse, e nessuno
è disposto a darsi la zappa sui propri
piedi (interessi), salvo garanzie corpose
che poi si traducono in privilegi diversi
che cambiano solo di nome o di formale collocazione. Chiacchiericci infiniti
e confusi, sotto il profilo politico e fiscale, accompagnano i giorni e i mesi,
con quelle uniche certezze che dicevamo. Coraggio e speranza rimangono
l’augurio di sempre e che ci si scambia
però con crescente scetticismo. Non
guastano mai, si dice! Spesso tuttavia
destinati a rimanere parole. Un augurio
che ci facciamo per convenienza senza
crederci affatto. Spesso per scaramanzia che non venga peggio. Punti di riferimento non si riescono a individuare.
Di valori neanche a parlarne, anzi si
fa di tutto per abolirli dal linguaggio e
dalla prassi quotidiana e politica, tutt’al
più sono riservati quasi esclusivamente al denaro e dintorni. Non si pretendono prediche moraleggianti. Però la
frase trita e ritrita delle «riforme di cui
il paese ha bisogno», tanto di moda e
sulla bocca di tutti, diventa la più insignificante e la più inutile, come ampiamente dimostrato, se manca un ancoraggio a valori morali e culturali sui
quali fondare progetti condivisi dalle
componenti della società. Ma questi
dove sono? Nessuno che li indicasse,
praticandoli. Non si pretende di avere
la luna nel pozzo, ma un po’ di chiarezza sì! Limitiamoci a questa e non andiamo oltre. Perché anche questo è un
valore che regola i rapporti di fiducia.
Ebbene il ministro dell’economia Saccomanni ha annunciato che nel 2014
diminuiranno le tasse, anzi il premier
Enrico Letta aveva detto che nel 2013
erano già diminuite. Esercizio di chiarezza. A chi dare ragione? L’esperienza dice il contrario. Non entriamo in
discorsi più difficili che ci farebbero
toccare la coerenza. Restiamo solo al
rapporto di chiarezza, quello tra il legislatore e il cittadino chiamato a osservare le leggi. A lungo ci hanno parlato della Legge di stabilità, la «Legge
numero 147 del 27 dicembre 2013». «È
un’autentica mostruosità burocratica.
È composta da ben 748 commi, e ogni
comma costituisce in pratica una nuova legge», non è una mia conclusione,
cito solo quanto scrive un quotidiano
economico Italia Oggi del 9 gennaio
2014, specialista del settore. «Le disposizioni di carattere fiscale che riguardano i contribuenti sono centinaia. Un
ginepraio in cui anche un contribuente
laureato è costretto gettare la spugna,
tanto da farlo ricorrere ad un commercialista avveduto sperando che riesca
a decifrare il linguaggio esoterico dei
legislatori italiani.[…] I commi che riguardano l’Imu sono una novantina
dal 639 al 728. In pratica 90 leggi nuove di zecca, scritte per di più in modo
incomprensibile. […] Un vero delirio
normativo. Un esempio? Ecco il comma 678: “Per i fabbricati rurali ad uso
strumentale di cui articolo 13, comma
8, del decreto-legge 6 dicembre 2011,
n. 201, convertito, con modificazioni,
dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214,
e successive modificazioni, l’aliquota
massima della Tasi può comunque eccedere il limite di cui al comma 676 del
presente articolo”. Al confronto, conclude Tino Oldani, i geroglifici della
stele di Rosetta erano un modello di
chiarezza linguistica». Un esempio,
piccolo se vogliamo, che è ubertoso
pascolo per burocrati, commercialisti,
centri di assistenza fiscale, avvocati e
compagnia bella, cui deve far ricorso
il cittadino per capirci un po’ e fare il
suo dovere. Poi vogliono fare le riforme! Ma se non riescono neanche a
riformare il modo di scrivere le leggi, che più sono complicate e meno si
osservano perché danno sempre adito
a incertezze, dubbi, sovrapposizioni
e interpretazioni varie, come possono fare altre riforme? Sarà forse una
domanda troppo semplice, al limite
insulsa. Con risposta però scettica.
Ci sorregga almeno la speranza. Che
oggi poco non costa.
T E R R E L E M E N T A R I
Rottami o ricordi?
di Silvano Sbarbati
Nel piccolo mondo provinciale dove viviamo, ogni giorno alcune parole rimbalzano e talvolta si fermano. Per esempio
“rottamazione”, diventata una espressione comunemente usata per sostenere
una tesi: cioè che le generazioni anziane
devono lasciare spazio (in molti sensi…)
alle nuove generazioni. Lontano dalla
idea di fare commenti (a ciascuno il suo,
secondo coscienza e competenza) in queste settimane ho avuto tuttavia modo di
farci i conti. Mi sono accorto che nei famosi social-network (le reti virtuali che
stanno dentro ai computer) che riguardano il nostro piccolo mondo provinciale stanno avendo successo i ricordi. Nel
senso che foto di vie, piazze, persone
ed eventi stanno prendendosi uno spazio
importante di attenzione. E soprattutto
ad occuparsene, aprendo i cassetti della
memoria affettuosa e talvolta compiacente, è la generazione che andrebbe
rottamata insieme ad una generazione
forse non ancora arrivata al capolinea
della… meccanica funzionante. E allora, mi viene da sorridere: pensando a
come gli strumenti del mondo giovanile
vengano usati da chi non è più giovane
per recuperare il buon tempo andato, ricordi di una società trascorsa. Che cosa
vorrà dire? Che i “rottami” alla fin fine
sono così ingombranti che resta difficile
smaltirli? O che il mondo piccolo e provinciale delle nostre città, dei nostri borghi, delle nostre feste tradizionali è ancora vitale e ricco di stimoli al punto da
re-suscitare interesse? E inoltre, mi viene
da pensare che come adesso ricordiamo le
generazioni passate, forse i giovani d’oggi
faranno con noi, con questa generazione
“da rottamare”. È un pensiero che esprimo
sottovoce, per evitare sterili polemiche
sul valore dei rottami alla prova del tempo. Rottami antiquari di valore superiore…
ai rottami di modernariato? Mi fermo. Ho
seri problemi a capire come saranno collocate (nel prossimo immaginario della
memoria collettiva) le mie immagini o le
immagini del mio mondo provinciale come
è adesso, qui e ora. Jesi: ancora l’obelisco
è in piazza Federico II, la statua dell’imperatore fuori porta Garibaldi, corso Matteotti è isola pedonale e viale della Vittoria
è una strada a scorrimento lento (per via
del traffico intenso).
13ª Marcia della Giustizia e della Pace, Recanati-Loreto
Si svolgerà sabato 25 gennaio la XIII edizione della Marcia della
Giustizia e della Pace, da Recanati a Loreto, organizzata dalla
Commissione per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Marchigiana in collaborazione con Caritas, Azione
Cattolica, Pastorale Giovanile, Acli, Agesci, Missionari Saveriani,
Csi e Università per la Pace di Ancona… Da 13 anni la Marcia è segno di una comunità che non vuole morire sotto il peso degli egoismi e dell’ingiustizia, un gesto simbolico di chi vuole dire al mondo che non teme la differenza, ma l’indifferenza. Per non essere
indifferenti bisogna imparare ad ascoltare, a comprendere, a con-
dividere, e si comincia anche da un tratto di strada. Quest’anno
la Marcia avrà come tema “Fraternità fondamento della pace” e
si aprirà alle 17.30, presso la Parrocchia Cristo Redentore, a Recanati, con il saluto del Vescovo mons. Giuliodori e la testimonianza
di don Stefano Nastasi, 42 anni, per 6 anni parroco di Lampedusa.
Di seguito ci sarà la partenza della Marcia verso Loreto. Durante
il percorso di 8 km, oltre all’ascolto di brani del Messaggio per la
Pace del 1° gennaio 2014 di papa Francesco, sono previste alcune
testimonianze, tra cui quella del giovane palestinese Nizar Lama
di Betlemme. A Loreto, alle 21.15, nella Basilica, si potrà ascolta-
re il prof. Stefano Zamagni, economista e docente, consultore del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha collaborato
alla stesura del testo dell’enciclica Caritas in veritate con papa
Benedetto XVI ed è stato nominato da papa Francesco membro
ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze. La conclusione
è prevista alle 23. La Marcia della Giustizia e della Pace “Recanati–Loreto” è un’occasione per non dimenticare, per imparare ad
ascoltare la voce degli altri e ad usare la nostra, e anche per un
gesto di solidarietà con la Caritas di Lampedusa.
Commissione diocesana per i problemi sociali e del lavoro
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JESI – ALLA CASA DI RIPOSO LA POLIFONICA “G.SPONTINI” DI MOIE
Il bel canto che ristora i tanti ospiti
Così la bella tradizione che vuole la dott. Paolo Cingolani presidente
presenza delle più diverse organiz- della Asp-Vallesina e il dott. Marzazioni del volontariato presso la co Candela della Fondazione Banca
nostra bella Casa di Riposo, è anco- Marche.
ra una volta confermata dalla gradi- Generosamente applaudito il bravo
ta presenza, quasi a salutare il Nata- direttore maestro Michele Quale, della corale di Moie forte di una gliani. Con molta intelligenza il
quarantina di cantori – uomini e programma è stato diviso in due
donne – che hanno saputo modula- parti. Nella prima sono stati esere in modo veramente encomiabile, guiti canti natalizi come “Astro
i canti previsti dal ricco programma. del ciel”, “In notte placida”, “Oggi
La sala di ascolto era tutta occupa- a Betlemme”,”White Christmas” e
ta dagli ospiti. Ma non è mancata “Cantique de Noel”. Sono stati canti
la presenza di rappresentanti del- che hanno introdotto al clima nale organizzazioni che, in qualche talizio e che sono stati seguiti dal
modo, hanno contribuito alla buo- vasto pubblico anche con sommessi
na riuscita della manifestazione. tentativi di “contributo canoro” di
Così hanno porto il loro saluto il qualche ardita vecchietta. Con-
tributi, sempre sommessi e molto
educati, che si sono arricchiti con i
canti della seconda parte, quella dedicata alle composizioni classiche e
laiche. Così abbiamo ascoltato con
vero piacere le esecuzioni di “Va’
pensiero”, “Yesterday”, “O sole mio”,
La bella Gigogin” ed altre.
Molto partecipato il momento finale quando il direttore ha proposto
il canto – alternato tra l’assemblea
e la corale – di “Astro del ciel”, a
tutti noto fin dall’infanzia e accolto con applauso dal pubblico. Un
finale che ha egregiamente sostituito ogni bis che pure qualcuno tra
i più nostalgici dei presenti, avrebbe volentieri gradito. Per oppor-
tuna informazione c’è da dire che
la polifonica Spontini organizzata
dal direttore Quagliani, tra gli altri
compiti, si è prefissa quello della
divulgazione della musica del grande concittadino Gaspare Spontini.
Così la corale ha avuto modo di farsi apprezzare in diverse parti della
nostra penisola. E anche a Malta.
Nell’estate passata, poi, ha curato,
con successo, il “Musicanto”, una
tre giorni che si è svolta nella piazza principale di Moie e che ha visto
la presenza di diversi gruppi musicali venuti da tutta Italia. Un’iniziativa che si ripeterà anche il prossimo anno.
v.m.
DOPO 25 ANNI ALL’ITALIA, IL GOLDEN GLOBE A “LA GRANDE BELLEZZA” DI SORRENTINO
Palazzo dei Convegni
Jesi per il diritto alla salute
Certamente siamo lontani dai fasti del
neorealismo, da Fellini e Antonioni, così
come dal cinema sociale e politico degli
Anni ’70 di Petri e Rosi, e senza dubbio “cinepanettoni”, Pieraccioni, Zalone, le sciatte e melense commedie tratte dai romanzi di Moccia non aiutano, ma possiamo
comunque vantare una serie di autori di
cui andare fieri. A fianco di nomi di lunga
data quali Bellocchio (“Bella addormentata” del 2012, incentrato sulle vicende
di Eluana Englaro), Moretti (“Habemus
Papam” del 2011) o i fratelli Taviani (il
recente “Cesare deve morire”, Orso d’Oro
a Berlino nel 2012), troviamo tutta una e proseguita tra titoli memorabili come salva nessuno, tra party mondani e cafoni,
generazione di registi, nati negli Anni ’60, “Le conseguenze dell’amore”, “L’amico di papponi tossici, spogliarelliste attempache sta rinnovando il linguaggio cinema- famiglia”, il tanto discusso e altrettanto te, arrivisti, cardinali che sguazzano nella
tografico italiano e raccontando l’attualità applaudito “Il Divo” e il controverso “This ricchezza e immigrati alla ricerca di un’imnazionale con uno sguardo nuovo, capace must be the place”, con Sean Penn nei pan- probabile italianità. Un degrado iniziato
di sondare in profondità quest’epoca den- ni di una decadente rockstar inglese.
oltre mezzo secolo fa – “La dolce vita” di
sa di difficoltà e cambiamenti. Emanuele Sorrentino dà il meglio di sé nel descrive- Fellini, film al quale “La grande bellezza”
Crialese, con gli sperimentali “Respiro” e re i vizi e le debolezze della nostra società, è stato accostato da gran parte della criti“Nuovomondo”; Daniele Ciprì, già autore che si tratti del più celebre dei politici (il ca, mostrava i germi dello sbando – e che
con Maresco dei dissacranti “Cinico TV”, “Divo Giulio”), di uno scrittore drogato di qui trova il suo perfetto completamento:
“Lo zio di Brooklyn”, “Totò che visse due vol- vita mondana (Jep Gambardella) o di un la Roma di Sorrentino è la nostra, povera
te” e di recente tornato sulle scene con l’ec- misero usuraio. Apporto fondamentale Italia, e questi italiani siamo noi, volenti
cellente “È stato il figlio”; Matteo Garrone, al cinema sorrentiniano è la presenza, in o nolenti. E forse, il merito principale del
salito alla ribalta con “Gomorra” nel 2008 gran parte delle opere, dell’ottimo Toni film è quello di farci rendere conto della
e tornato con “Reality” due anni or sono; Servillo, istrionico attore dal volto-ma- condizione in cui siamo per trovare la voe, ciliegina sulla torta, Paolo Sorrentino, schera capace di rappresentare al meglio lontà di invertire la rotta.
solo pochi giorni fa premiato a Hollywood le ambiguità e le sottigliezze di personagcon il Golden Globe per il miglior film gi tutt’altro che lineari e scontati, spesso Venticinque anni dopo l’ultimo trionfo con
straniero.
emblemi di un’umanità malata nell’anima “Nuovo cinema paradiso” di Tornatore, il
e in moto in un’ambientazione – l’Italia di cinema italiano torna ad essere premiaIl successo de “La grande bellezza”, già re- oggi – che brilla dei fasti del passato e che to ai Golden Globe: speriamo vivamente
censito su queste pagine, è solo il suggello campa di rendita: ne è un esempio perfet- che la festa possa continuare tra un paio di
di una carriera da incorniciare, iniziata al to la Roma dell’ultimo film, metafora di mesi agli Oscar.
principio del millennio con “L’uomo in più” una perdizione inarrestabile da cui non si
Alessandro Gentili
Il Comitato Collaborazione Medica organizza,
con il patrocinio del comune di Jesi, un incontro
sabato 25 gennaio ore 17.30 al Palazzo dei Convegni, per illustrare alla comunità jesina le finalità e
i campi d’intervento dell’associazione ma soprattutto, per presentare la nuova campagna “Sorrisi
per madri africane”. L’iniziativa, nata nel 2011,
vuole proteggere la salute delle madri e dei loro
bambini nel territorio africano. In particolare, l’obiettivo fissato per il 2015 è quello di raggiungere
200.000 gravidanze sicure e 500.000 bambini vaccinati e curati.
Il programma dell’incontro, moderato da Fabio
Biondi, sostenitore del Ccm a Jesi e presidente
Diatech Lab Line, prevede i saluti di Marisa Campanelli, assessore ai Servizi Sociali, Servizi Educativi, Politiche Giovanili e Pari Opportunità del
comune di Jesi e la presentazione del Ccm e della
Campagna “Sorrisi per madri africane” a cura del
direttore del Ccm, Filippo Spagnuolo. A seguire,
Cristiana Lo Nigro, biologa e volontaria dell’organizzazione non governativa di cooperazione
internazionaleracconterà il ruolo dei volontari
dell’associazione sia in Africa che in Italia: infatti, non solo ci sono già molti volontari attivi nel
nostro territorio, ma soprattuttol’incontro ha lo
scopo di far comprendere cosa ognuno di noi può
fare per sostenere la nuova campagna a favore
della salute di mamme e bambini africani.
La campionessa di scherma Giovanna Trillini, testimonial della campagna chiuderà l’incontro.
Il cinema italiano è ancora vivo, speriamo nell’Oscar
notiziebrevi
26 gennaio: a Maiolati le
celebrazioni per Spontini
1 febbraio: incontro con Operatori
di Pace
La Reggenza della Fondazione Gaspare Spontini, in
collaborazione con il Comune di Majolati Spontini,
nel CLXIII anniversario della morte del Fondatore,
partecipare il programma delle celebrazioni in onore
del Maestro e Benefattore Gaspare Spontini (14
Novembre 1774 – 24 Gennaio 1851). Domenica 26
gennaio alle 11,30 la Santa Messa in suffragio di
Gaspare Spontini e benedizione della salma nella chiesa
di San Giovanni, annessa all’Ospizio di Carità Spontini;
ore 12,10 commemorazione e ascolto della Marcia
funebre, tratta dal III atto de “La Vestale”, eseguita della
Società Filarmonica Gaspare Spontini.
L’Associazione Noi Operatori di Pace invita al prossimo
incontro di formazione spirituale ed umana sul tema:
“Papa Francesco”. Questo Papa, se da un lato attrae le
folle, dall’altro mette in crisi tutto un sistema, anche
di potere, dell’autorità della Chiesa. Egli si spoglia
degli orpelli del monarca, ma compensa con uno
straordinario carisma. Con il Suo stile da “parroco
del mondo”, vuole impegnare la Chiesa in una sfida
di rievangelizzazione dell’Occidente. L’incontro sarà
tenuto dal prof. Vittorio Massaccesi sabato 1 febbraio
alle 17,15 presso la Cattedrale di Jesi nella sala della
Confraternita del SS. Sacramento.
Ilaria Stronati
dendrolemura
a cura di Elena Mancinelli
El dialetto Jesino
El dialetto Jesino
è bello muntobè
limpido, scorrevole
come l’acqua al mare,
storpia tutte le parole
ma rimane l’essenziale,
perché è musicale.
Quando parli in dialetto
te spieghi proprio bè
perché le parole
te sgorga dalla mente
e dal core.
El dialetto Jesino
è ‘l mejo che c’è,
per forza,
è quello della città mia.
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LORETO: Scuola per Genitori 2014
Figlio, sostenerlo sempre
«Non abbandoniamo i nostri figli, dobbiamo salvarli, perché
sono loro che ci conferiscono la dignità di esseri umani».
Si è chiuso con queste parole del prof. Ezio Aceti il primo
incontro della seconda edizione della Scuola per Genitori
2014, organizzato a Loreto da Famiglie Nuove Movimento
dei Focolari delle Marche, con l’Ass. Terra dei Fioretti e
Ragazzi per l’Unità. Il tema è sempre lo stesso: la dinamica
educativa ed affettiva nella famiglia. Sì, perché oggi le
problematiche della genitorialità sono diverse da quelle delle
precedenti generazioni, così come è diverso essere bambini
e figli nell’era 2.0. Oggi non c’è più tempo, siamo consumati
dalle cose da fare. Si riduce tutto al fine settimana al centro
commerciale, che ha sostituito il ruolo della piazza, ma che
non risponde alle stesse esigenze di confronto con l’altro.
E con una politica che ha perso di coerenza a vantaggio
della superficialità e dell’apparenza, la famiglia, cioè la
scelta consapevole di stare insieme, «diventa una scelta
di intelligenza». Ma poi rimangono tutte le difficoltà nel
riconoscere le dinamiche nuove e saperle affrontare con
nuovi strumenti nelle relazioni e nel rapporto con l’altro
(coniuge, figli, … ). Ecco allora il motivo di questi incontri»
dichiara Aceti, che sul palco si rimbocca più volte le maniche,
attorciglia il filo del microfono, mentre si emoziona ed
emoziona a sua volta il pubblico di ascoltatori con regole
precise da seguire, basate sul concetto di amore per l’altro.
Un ‘ovvio’ che nella società di oggi viene sempre più spesso
dimenticato, se non addirittura denigrato e considerato
forma di debolezza. Regole e consigli di comportamento, i
suoi, che sono nati dall’ampia formazione ed esperienza
professionale, ma soprattutto dalla sua sensibilità di uomo e
di credente. Dopo la fase dell’innamoramento, stato umano
che contiene una traccia di divino, l’esperienza emotiva
di ognuno rientra in una esperienza d’amore più profonda,
meno esaltante ma più vera. Ciò avviene quando l’altro è
diventato una presenza dentro di me, parte del mio essere.
Questo si raggiunge solo attraverso l’esperienza del conflitto
e della perdita di una parte del sé, a vantaggio di un noi:
«come di due pienezze che si uniscono per intraprendere un
percorso comune». Quando poi arrivano i figli come capire
le loro esigenze, gestire la loro evoluzione ed educarli
alla società? Per prima cosa curare il rapporto di coppia.
La genitorialità è il risultato di un rapporto di amore.
Seconda cosa: non ledere il sé altrui, ma sostenerlo sempre
costruendo e rafforzando la nostra immagine positiva che
abbiamo dell’altro: «guardare gli altri come persone che
possono sempre ricominciare dopo un errore». Terza cosa:
quello che conta è l’attimo presente, cioè nel rapporto
con l’altro bisogna sempre ricominciare daccapo, mettersi
costantemente in discussione («non esiste quello che ha
ragione e quello che ha torto»), bisogna predisporsi allo
stupore dell’altro. Come se esista sempre qualcosa che sia
in grado di farci meraviglia. Che tradotto nell’esperienza
quotidiana significa: essere loro vicini, quando hanno paura,
ansia o commettono un errore: “Mi dispiace che sei andato
male a scuola”; dare loro norme di comportamento “dovevi
fare di più” e poi imprimere sempre in loro fiducia “sono
sicuro che la prossima volta andrà meglio”. Solo nel rapporto
di stima reciproca fra genitori e figli si crea una dinamica
costruttiva di scambio e quindi di crescita. E poi bisogna
essere vicini ai nostri figli, metterci su un piano inclinato,
cercare di comprenderli, come il pellicano che vola in alto
(educarli alle cose belle e luminose della vita), che quando
vede i pesci in mare li pesca e solo dopo averli masticati li
dona ai piccoli, secondo forme che loro possano assimilare
per crescere bene. Prossimi appuntamenti della Scuola per
Genitori: La figura dell’educatore il 9 marzo con il prof. Michele De Beni; Il rispetto delle regole il 27 aprile con Ezio
Aceti e Michele De Beni.
Iscra Bini
PSICOLOGIA E SOCIETÀ
26 GENNAIO 2014
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
27 GENNAIO: IL GIORNO DELLA MEMORIA
Una nuova Shoah?
di Federico Cardinali
Sei ancora quello della pietra e della fionda / uomo del mio tempo. / (…) Hai ucciso ancora, / come sempre, come uccisero
i nostri padri, come uccisero / gli animali
che ti videro per la prima volta.
Parole dure queste di Quasimodo. Ma quali
altre parole potremmo trovare per parlare
a quegli uomini che in India, nel dicembre
scorso, hanno violentato poi ucciso, dandole fuoco, una bambina di dodici anni?
Dodici anni.
Qualcuno di voi, uomini del mio tempo,
ha una figlia di quest’età? Se sì, si fermi
un momento. La guardi. E mentre la guarda provi a chiedersi come sia possibile che
degli uomini, adulti, compiano un gesto
tanto disumano. Lo so, sentimenti di odio
e di vendetta si fanno sentire. Desiderio
di fargliela pagare nel più efferato dei
modi. Quasi che neppure la pena di morte
darebbe soddisfazione ai nostri sentimenti.
Poi, però?
Dopo esserci scandalizzati, arrabbiati, armati dei più bassi istinti di vendetta, poi…
che cosa cambia nei nostri pensieri e nel
nostro modo di vivere? Di più: che cosa
cambia nel nostro modo di far crescere
i nostri bambini e le nostre bambine, i
nostri ragazzi e le nostre ragazze: giovani oggi, donne e uomini domani? Perché,
comprendo, scandalizzarci è umano. Chiedere risarcimenti e punizioni pure. Occhio
per occhio e dente per dente non è certo
un sentimento nuovo che appartiene, quasi fosse una conquista della civiltà, solo
agli uomini del mio tempo. Ma dopo esserci scandalizzati, dopo aver imprecato
e sentenziato per la peggiore delle pene,
dopo, dove ci porta questa nostra reazione, dirompente, di fronte a gesti tanto disumani?
L’India è lontana. Ma uomini che violentano donne, ragazzi che fanno banda
per aggredire e violentare una ragazzina,
mariti o fidanzati o conviventi che uccidono la compagna di vita… tutto questo è
anche Italia. Uomini che sfruttano bambini e bambine per soddisfare un istinto
sessuale malato e deviato, sono italiani.
Sono qui, a casa nostra. Magari professionisti rispettati e riveriti. Divi dello spettacolo o leader della politica.
Questo allora può diventare un buon momento per girare lo sguardo a casa nostra
e nel nostro tempo, e chiederci se certi gesti e certi comportamenti non siano
poi espressione di un pensiero che ancora sottostà al modo in cui educhiamo i
nostri ragazzi. Maschi e femmine. Guardiamoci bene. Non sono figli delle nostre
famiglie quei ragazzi che trattano le loro
compagne di scuola come fossero merce
da buttare? E quegli uomini che sfruttano
la pedopornografia non sono uomini nati
e cresciuti nelle nostre famiglie?
Questi miei pensieri non vogliono essere
un invito piangerci addosso o a flagellarci. Vogliono essere riflessioni che possano trasformarsi in domande. Abbiamo
bisogno di chiederci quali sono i modelli,
nel rapporto uomo-donna, che guidano
il nostro pensiero e i nostri valori. Troppe
volte, ancora, sento di uomini della politica o del mondo degli affari, guardati
con invidia perché possono ‘avere’ tante
donne. Troppe volte sento di donne che
se vogliono fare carriera – peggio ancora,
se vogliono lavorare – si vedono costrette
a ‘prostituirsi’ al padrone di turno.
Allora mi chiedo: ma il mito del maschio-cacciatore e della femmina-preda
non è roba stantia che appartiene ad altri tempi? Poi, però, mi accorgo che questo è più un desiderio che realtà. Perché
ancora tanti padri, troppi padri, vogliono
trasmettere questo modello ai loro figli.
Ogni lasciata è persa, ti dicono. E se non
approfitti quando lei ci sta (in realtà qui
il linguaggio è più volgare), che uomo
sei? Come se il valore di un uomo fosse
tutto nei suoi genitali. Più ne fa, più vale.
Questo è il nocciolo del problema. L’educazione che continuano a ricevere i
bambini e i ragazzi di oggi. Mi diceva una
mamma: “La colpa è di noi donne, perché l’educazione dei figli ce l’abbiamo
noi, nelle nostre mani”. Forse un po’ ha
ragione. Ma solo un po’. Perché io credo
che la doppia morale con la quale ancora facciamo crescere i figli di oggi, è
costruita e alimentata sia dalle madri sia
dai padri. Doppia morale, perché ce n’è
una per i ragazzi e un’altra per le ragazze. Perché continuiamo a proporre loro
quel modello stantio e asfissiante del
maschio-cacciatore e della femminapreda. Quindi, se un cacciatore cattura
una preda, che male fa? In fondo non fa
che il suo mestiere. Anzi, più ne cattura,
più è forte. Più vale.
Sei ancora quello della fionda e della
pietra, uomo del mio tempo… In India o
in Italia: c’è poi così tanta differenza?
Un’operazione difficile oggi abbiamo
fatto. Guardando indietro nel tempo, e
guidati dalla memoria di un terribile passato, scriviamo nella memoria del presente. Come una nuova shoàh. Quella
che una parte dell’umanità continua a
mettere in atto contro l’altra parte della
medesima umanità: gli uomini contro le
donne.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
LO SCRITTORE DIEGO MECENERO CONQUISTA I GIOVANI LETTORI
«Il segreto del mantello blu»: una storia marchigiana
È partito il giro di presentazioni del
nuovo libro di Diego Mecenero Il segreto del mantello blu (La Spiga Edizioni,
2013), con debutto al Caffè Letterario di
Chiaravalle il 7 dicembre 2013.
Si tratta di un mistery di azione-avventura per giovanissimi, in cui si intrecciano motivi legati al filone della quest.
Nella vicenda sette ragazzi devono darsi
da fare per trovare e recuperare sei pietre, dislocate in sei luoghi marchigiani
di particolare rilievo sociale e culturale
(Urbino, Pesaro, Loreto, Grotta della
Sibilla, Recanati, Fabriano). La storia
prende però avvio e si conclude circolarmente a Jesi, che va dunque considerata la settima e ultima tappa del
percorso. A ciascuno dei sette luoghi è
associata una particolare disciplina di
studio e di insegnamento, per un totale di sette materie, le cui nozioni sono
indispensabili ai “fantastici sette” per
portare a buon fine la ricerca. Il tutto è
condito dalla magia e dalla simbologia,
a partire dall’evidenza numerologica del
“sette”, che attraversa l’intero arco narrativo. Leggendo il libro ci si appassiona
facilmente al sapere e alla destrezza in-
tellettuale: più si sa e più si impara, più
il gioco si fa avventuroso e divertente.
Questo può considerarsi uno dei messaggi principali del romanzo. D’altronde la storia piace anche perché è ben
costruita. L’intera struttura narrativa
consiste infatti in una macchina perfetta dal punto di vista della gestione
testuale. Ogni capitolo si chiude con un
cliffhanger, cioè con una sospensione
dell’azione “sul più bello”, che cattura il
lettore e rende pertanto il testo un page-turner, cioè un libro che si fa troppa
fatica a chiudere per interromperne la
lettura. Ne danno conferma le numerose classi in cui il testo è stato letto o
si sta leggendo, nelle quali l’insegnante
è costretto a contrattare preventivamente le parti di storia da proporre in
ogni sessione agli alunni, che, altrimenti, vorrebbero proseguire a oltranza fino
all’ultimo capitolo. Ma Diego Mecenero,
scrittore ormai navigato che ha all’attivo parecchi libri, non dispone soltanto
di un’appassionante tecnica narrativa,
bensì anche di una solida e vasta cultura. Oltre che teologo e filosofo è altresì
redattore, giornalista e ricercatore in
Didattica dell’Informatica per la Scuola
Primaria. È inoltre direttore responsabile della rivista Il sentiero Francescano.
In un momento in cui il bisogno di
qualità suona più come un’urgenza, soprattutto nella letteratura per ragazzi,
scrittori come Diego Mecenero non
possono di certo passare inosservati.
Provare per credere.
Marco Bevilacqua
VITA ECCLESIALE
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Sabato 25 gennaio
Ore 9.30: Loreto-Montorso: incontro con Comitato del
Convegno si Evangelizzazione
Visita Pastorale a Regina della Pace:
Ore 14.30: Ragazzi del Catechismo
Ore 16: Incontro con esploratori e guide
Ore 17.30: Preghiera ecumenica
Visita pastorale a San Francesco di Assisi
Ore 19: S. Messa di inizio
Domenica 26 gennaio
Ore 10: Visita Pastorale a San Francesco di Assisi, S.
Messa di inizio
Ore 11.15: Visita pastorale a Regina della Pace, S. Messa conclusiva
Ore 15.30: Assemblea di Azione Cattolica
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Martedì 28 gennaio
Ore 10: Commissione Beni Culturali
Ore 15-19: Il Vescovo riceve in Cattedrale per colloqui
e confessioni
Mercoledì 29 gennaio
Ore 9.45: Collegio dei Consultori
Ore 11: Commissione per il Seminario
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi:
Ore 15: Ragazzi del Catechismo
Ore 17.30: Incontro con RnS: preghiera e catechesi
Ore 21: Incontro con Membri del Centro Diocesano Vocazioni
Giovedì 30 gennaio
Ore 10: Incontro del Clero della città
Ore 13: Vis. Past a S. Francesco d’A. Incontro con i Catechisti
Ore 21: Seminario, Consulta della Pastorale Giovanile
Venerdì 31 gennaio
Ore 21: Cattedrale, Veglia per la pace, animata dall’AC
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
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LA PAROLA DELLA DOMENICA
26 GENNAIO 2014
3A DOMENICA
DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo secondo Matteo
(4,12-23)
Pietro, e Andrea suo fratello, che
gettavano la rete in mare, poiché
erano pescatori. E disse loro:
«Seguitemi, vi farò pescatori di
uomini». Ed essi subito, lasciate le
reti, lo seguirono… Gesù percorreva
tutta la Galilea, insegnando nelle
loro sinagoghe e predicando la
buona novella del regno e curando
ogni sorta di malattie e di infermità
nel popolo.
La conversione di Dio
Cristo Gesù entra in scena per il suo mettersi in cammino soltanto dopo TO DELLA CONVERSIONE, NON
ministero pubblico con un messaggio che Dio ha preso a camminare sulle LA CAUSA.
lineare ed essenziale, indirizzato a tutti strade dell’uomo. Non siamo noi che
gli uomini di buona volontà: “CON- partiamo alla ricerca di Dio. È Dio che La nostra “conversione” si traduce in
VERTITEVI PERCHÈ IL REGNO DEI “si converte” a noi: si pone alla ricerca un accogliere l’invito di Gesù a seguirdell’uomo.
CIELI È VICINO”.
lo. Solo i semplici dal cuore libero, e i
Prima di tutto il Regno dei cieli, cioè
poveri sanno accogliere l’invito, che
il progetto bello, che Dio vuole attua- È questo annuncio del Regno di Dio comporta uno sradicamento da una
re nel mondo e nella storia, sta ormai che rende possibile la nostra conver- situazione accettata per imbarcarsi
delineandosi con la presenza di Gesù sione, e non la conversione che rende in una rischiosa avventura con Dio. È
tra noi; e l’uomo riceve un invito a possibile il Regno. Gesù non ci richie- quello che fanno i primi discepoli che
collaborare. Il Regno dei cieli (di Dio) de di andare verso Lui, come esige la Gesù chiama alla sua sequela (versetti
è dono che viene da Dio stesso. A noi legge (che ci denuncia sempre e solo 18-22): “ED ESSI, SUBITO, LASCIATE
spetta accoglierlo con un cambiamen- la nostra incapacità e le nostre distan- LE RETI, LO SEGUIRONO”. Il verbo
to di rotta, di mentalità (secondo il ze): Lui ci chiede di accettare la sua “seguire” può anche non piacere; può
significato del verbo greco usato nel vicinanza portatrice dell’amore di Dio dare la sensazione di sudditanza, di
Vangelo). Noi lo abbiamo chiamato: (=Regno). Ci chiede di diventare bam- dipendenza. Ma seguire Gesù è altro.
“conversione”.
bini (Matteo 18,3) non nel recupero Vuol dire percorrere la sua stessa stradell’innocenza, ma nella capacità di da, condividendo da protagonisti il
La conversione che Gesù predica non ricevere con cuore semplice il dono di suo programma. Gesù ci “fa diventare”
è un atto di pentimento, ma una risco- Lui.
suoi discepoli nello stesso momento in
cui diventiamo persone umanamente
perta dell’amore del Padre (Luca 15,17).
E questo è reso possibile dalla Sua pre- La nostra conversione è prima di tut- “riuscite”. Gesù promuove: non mortisenza in mezzo a noi. Gesù non com- to un dono! Ma convertirsi significa fica o soffoca la nostra umanità. Gesù
pie gesti di buonismo, di indulgenza anche cambiare mentalità, cambiare il chiama (=ama). Gli altri, in genere, si
verso i peccatori, ma con la sua parola motore del nostro agire attraverso un servono di noi.
efficace e potente, li dichiara guariti, movimento di TUTTA la persona che La volontà di Dio può essere invocata
nuove creature, eliminando alla radi- si libera dal suo egocentrismo (e facen- solo per la crescita delle persone, non
ce “il peccato del mondo” (Giovanni do questo, ama sé stessa), per mettere per la loro utilizzazione in chiave stru1,29). Basta leggere in Luca 15,3-32 le al centro Dio e la sua Parola.
mentale e per interessi pratici. Questa
tre parabole – il padre misericordioso, Proprio perché è dono, la conversione considerazione vale soprattutto per
la pecora sperduta, la moneta smarri- non può essere ridotta ad un essere quanti nella Chiesa invece di essere dita - per comprendere questo. Dio si è “più buono e virtuoso”.
scepoli, si trasformano in “specialisti”,
avvicinato all’uomo e gli fa un dono, Chiaro, il rinnovamento etico non è talvolta facendo identificare la volontà
annunciandogli il Regno. L’uomo può escluso, ma RAPPRESENTA IL FRUT- di Dio con la propria.
Domenica 2 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
S. Messe ore 8 e 10
Ore 11: Incontro con Educatori AC, animatori, capi
scout, formatori
Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella Giornata della
Vita e della Vita Consacrata
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE
CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI
FONDATO NEL 1953
oce
Gesù, avendo saputo che Giovanni
era stato arrestato, si ritirò nella
Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad
abitare a Cafarnao, presso il mare…
Da allora Gesù cominciò a predicare
e a dire: «Convertitevi, perché il
regno dei cieli è vicino». Mentre
camminava lungo il mare di Galilea
vide due fratelli, Simone, chiamato
Sabato 1 febbraio
Ore 9.30: Palazzo dei Convegni: Convegno su Educazione e sport
Ore 17:00: Parr. San Giovanni Battista, S. Messa nella
giornata per la Vita
Ore 17.00: Assemblea Unitalsi
Voce
dellaVallesina
v
26 GENNAIO 2014
Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
2 FEBBRAIO IN CATTEDRALE: la Santa Messa nella Giornata per la Vita
Con i bambini delle materne paritarie
Il Centro promozionale famiglia
Consultorio “la famiglia” e la
Commissione Diocesana per la
Pastorale Familiare con il Centro
di Aiuto alla Vita promuovono
per domenica 2 febbraio alle
18,30 in Cattedrale la celebrazione
eucaristica presieduta dal
vescovo mons. Gerardo Rocconi.
Animeranno la Santa Messa i
bambini delle Scuole dell’Infanzia
della Diocesi: “Santa Caterina” di
Cupramontana, “D. Pallavicino”
di Moie, “Collina” di Santa Maria
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Rotopress International s.r.l, Loreto
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla FISC
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
Nuova; “M. Santi” di San Marcello
e “S. Caterina” di Jesi. Il messaggio
del Consiglio Episcopale
Permanente per la 36a Giornata
Nazionale per la vita che la
Chiesa celebra il 2 febbraio ha per
titolo “Generare futuro” «Il figlio
si protende verso il domani fin
dal grembo materno – scrivono
i vescovi - accompagnato dalla
scelta provvida e consapevole di
un uomo e di una donna che si
fanno collaboratori del Creatore.
La nascita spalanca l’orizzonte
Questo numero è stato chiuso in
redazione martedì 21 gennaio alle 17
e stampato alle 18 del 21 gennaio.
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verso passi ulteriori che
disegneranno il suo futuro, quello
dei suoi genitori e della società
che lo circonda, nella quale egli è
chiamato ad offrire un contributo
originale. La nostra società
ha bisogno oggi di solidarietà
rinnovata, di uomini e donne
che la abitino con responsabilità
e siano messi in condizione di
svolgere il loro compito di padri
e madri, impegnati a superare
l’attuale crisi demografica e, con
essa, tutte le forme di esclusione».
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
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IN DIOCESI
26 GENNAIO 2014
LA LETTERA DEL VESCOVO PER IL MESE DI GENNAIO AGLI ADORATORI
Ricordo
T’adoriam, ostia divina...
Dal 25 marzo 2012, la chiesa dell’Adorazione, sita in
piazza della Repubblica, è aperta ininterrottamente,
giorno e notte, per l’adorazione “perpetua” dell’Eucaristia. I fedeli si avvicendano davanti al Santissimo
Sacramento con turni di una o più ore settimanali,
consapevoli che “adorare” significa prima di tutto rimanere lì, davanti all’Ostia consacrata, con stupore...
per il dono meraviglioso che Dio ha fatto all’umanità.
Nel silenzio della contemplazione la preghiera scaturisce dal cuore ed è lode, ringraziamento, offerta
della fatica quotidiana, intercessione per i fratelli
“lontani”, per i poveri e i sofferenti, supplica per la
Chiesa e per il mondo. L’adorazione non è una perdita di tempo..., che anzi nell’intimità con Dio, Amore
infinito, l’uomo scopre il vero senso del tempo e della storia. Il progetto dell’Adorazione “perpetua” che
il vescovo Gerardo ha sostenuto tenacemente con la
preghiera e con l’azione pastorale, è andato in porto anche grazie all’impegno del Rettore della chiesa
dell’Adorazione, don Gianni Giuliani, e di un gruppo di laici ben motivati, coordinatori dei turni e delle fasce orarie. Tutti collaborano e grande è la gioia
dei cuori, ma bisogna perseverare e far conoscere il
valore di quest’Opera, segno tangibile dell’amore di
Dio per la Chiesa di Jesi. L’Eucaristia, presenza reale
del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, Sacramento di
unità e di comunione, è - come afferma il Concilio
Vaticano II (531, 5 PO - “centro della comunità dei
cristiani” e “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione”. Dal 2012 il Vescovo invia ogni mese una
Lettera agli adoratori.
Nella Lettera del mese di Gennaio augurando “un
anno ricco della presenza del Signore e di ogni benedizione”, il Pastore di Jesi invita gli adoratori a pregare e a intercedere per le necessità della Chiesa e
del mondo, implorando il dono dello Spirito Santo.
Pubblichiamo qui la prima parte della Lettera che
inizia così: “Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e
17.3.1926 12.1.2014
ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,23-26). «Con queste
parole il Signore chiese di benedire gli Israeliti. Oggi,
all’inizio di questo nuovo anno, le vogliamo ripetere
come invocazione e come preghiera di intercessione
per il mondo intero. Iniziamo il nuovo anno pieni di
fiducia e di speranza... Non ci stanchiamo di sperare
e di supplicare davanti alla SS. Eucaristia perché il
mondo trovi giorni di pace. La pace che invochiamo è
per i popoli che vivono terribili conflitti, è per le famiglie, è soprattutto per il cuore. Fuori di sé si vive e si
manifesta quello che c’è dentro. Un cuore senza pace,
senza la presenza del Signore, non può offrire pace.
Nella preghiera di adorazione invochiamo il Principe
della pace perché doni la sua pace. Invochiamo il Signore Gesù perché doni il suo Spirito che illumini la
mente di ogni uomo che ricopre una qualsiasi responsabilità, perché si metta al servizio del bene e si lasci
guidare dalla Parola di Dio. Uno dei motivi di preghiera che la Chiesa propone in gennaio è l’Unità dei
cristiani. Gesù ha pensato la sua Chiesa “Una”. La
molteplicità delle Confessioni cristiane è uno scandalo. Preghiamo perché i cristiani, nella verità, trovino
una via verso l’unità. Preghiamo perché ci sia unità
all’interno della Chiesa cattolica: l’orgoglio, la presunzione, l’arroganza lacerano l’unità, cioè lacerano
il corpo di Cristo. La vivacità, la versatilità, la creatività dello Spirito Santo, che fa nascere tante vocazioni e ministeri, ci conduca a sentirci un unico corpo di
Cristo, rispettosi e pieni di stima gli uni verso gli altri,
umili, docili, capaci di vedere e di godere sempre del
bene che il Signore suscita nei fratelli. Anche questo
è un dono da chiedere con insistenza davanti alla SS.
Eucaristia».
Un messaggio diretto agli adoratori ma rivolto a tutti
i credenti, chiamati alla comunione con Dio e con i
fratelli nello Spirito Santo e all’annuncio del Vangelo
con la coerenza fra fede e vita.
Lina Celli
Le mamme di una volta erano in
massima parte casalinghe; erano
dedite all’educazione dei figli, a cucinare i cibi, alla cura della casa, ai
rammendi dei vari indumenti… tutto
questo ha fatto Lina per la sua numerosa famiglia con cinque figlioli. Ogni
suo impegno era come una preghiera,
un atto di amore che si arricchiva a
fine settimana con la Santa Messa domenicale presso la chiesa di S. Giuseppe. Quando una grave malattia la
costrinse a non poter più uscire da
casa, Lina volle continuare a nutrirsi del Sacramento Eucaristico in ogni
giorno festivo presso la propria casa.
Il passaggio alla “vera vita” è stato
repentino (improvviso infarto) dopo
aver trascorso le festività Natalizie
in casa con tutti i suoi familiari (ben
26) come era consuetudine far ogni
anno: di ciò era stata particolarmente
soddisfatta, ma esprimendo il presagio che quello sarebbe stato l’ultimo
grande e bellissimo incontro per unirsi
poi a suo marito Giovanni, al piccolo
Orlando e alla cara sorella Liliana.
Un invito alla preghiera a quanti
l’hanno conosciuta affinché Dio Padre ed i suoi santi prediletti, in particolare S. Padre Pio, l’accolgano nella
gioia senza fine del Paradiso.
Tutti i suoi cari
PARROCCHIA SANT’ANTONIO ABATE: la festa del patrono
Tanti fedeli alla giornata festiva
Maria Crisafulli
PARROCCHIA SANT’ANTONIO ABATE:la festa della Sacra Famiglia
L’amore che unisce i cuori
Nell’ultima domenica dell’anno civile, la prima
dopo il Natale, la Chiesa Cattolica celebra e ricorda la “Sacra Famiglia”; un’occasione, questa, per
chiamare i fedeli a rinverdire lo spirito d’amore
che dovrebbe caratterizzare le unioni tra uomo
e donna. Come ormai tradizione, da qualche decennio, nella parrocchia periferica intitolata a
Sant’Antonio Abate, parroco e collaboratori invitano quelle coppie che nel corso dell’anno hanno
raggiunto un traguardo significativo della loro
unione; delle 36 potenziali coppie festeggianti
che hanno raggiunto il traguardo dei 10, 20, 30...
50 e più anni di matrimonio, il 29 dicembre dello
scorso anno se ne sono ritrovate 23 che hanno
seguito con attenzione tutta la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco, mons. Giuseppe Quagliani; tra loro Lino Battistelli e Marisa
Ciarmatori residente nella zona Montegranale
che hanno festeggiato i 55 anni di matrimonio.
I coniugi Battistelli non sarebbero stati i parrocchiani con il più lungo periodo di unione
se soltanto Adelio Compagnucci avesse potuto
seguire Pierina Balleani, da lui sposata nel lontano 1948; lei, nonostante l’età avanzata, non è
voluta mancare all’appuntamento, mentre il suo
consorte è stato costretto a letto dalla malattia.
Una bella e gioiosa cerimonia, allietata dai canti
del picco gruppo di canto, dalle letture dei brani
liturgici da parte di alcuni fedeli e da una giornata che ha illuminato corpi e spiriti. Alla fine
della cerimonia, dopo la recita di una preghiera ideata dal Papa, Giovanni Paolo II, le coppie
hanno ricevuto un piccolo, significativo ricordo dell’evento, una statuina della Madonna di
Medjugorje.
Sedulio Brazzini
Doveva essere festa e festa è stata, domenica scorsa nella chiesa di
Sant’Antonio Abate; decine e decine
di parrocchiani e fedeli giunti anche
dal centro urbano, si sono ritrovati
all’interno del tempio o sul sagrato
per il tradizionale appuntamento con
la benedizione degli animali in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza del Santo Patrono. Agli occhi
del Vescovo, Mons. Gerardo Rocconi,
la chiesa, piena fino all’inverosimile,
ha offerto uno spettacolo stupendo
composto da bambini del catechismo,
giovani, adulti e anziani devotamente partecipi alla funzione religiosa.
Nel corso della Santa messa, inoltre,
quasi a sottolineare la particolarità
della domenica, il cinguettio di uno
dei tanti uccelli che i fedeli avevano portato in chiesa per essere benedetti. In tutta questa folla gioiosa
anche una coppia particolare: i coniugi Valdo Barchiesi e Anita Finocchi
che, attorniata da figli e nipoti, ha
festeggiato il 60° anniversario di matrimonio.
Terminato il rito religioso il Vescovo,
accompagnato dal Parroco, don Giu-
seppe Quagliani, è uscito sul sagrato
e, grazie ad un piedistallo, si è elevato per impartire la benedizione a
tutti i presenti. È stato questo il momento dell’incontro con le decine
e decine di animali di ogni specie e
razza; da una tartarughina svegliata dal semiletargo, a pappagallini e
uccelli diversi, dai gatti arrivati sul
sagrato all’interno dei cosiddetti trasportino ad un numero imprecisato
di cani di ogni taglia alcuni dei quali,
quelli più piccolini, tenuti in braccio
dai loro proprietari. Cani, gatti ed altri animali tutti visibilmente contenti
di trovarsi assieme ai loro simili. Non
sono mancati i cavalli, una ventina,
oltre a due trainanti altrettante carrozze. Su tutti sono piovute gocce di
acqua benedetta.
La giornata di festa è poi proseguita
con il tradizionale pranzo comunitario consumato nei locali sottostanti
la chiesa; gli stessi dove, poco dopo
le 16, sono stati estratti i numeri vincenti i premi della immancabile lotteria realizzata con le offerte di doni
da parte dei benefattori cittadini.
s.b.
VALLESINA
v
oce
26 GENNAIO 2014
INTERVISTA A DON GIULIANO GIGLI, UN SACERDOTE CHE NON LASCIA APPASSIRE LA SUA VOCAZIONE
«Fiorente come un ulivo che si abbandona a Dio»
Se si chiede a don Giuliano Gigli
- 85 anni, parroco di Rosora e Angeli di Rosora - come vive il sacerdozio, risponde spontaneamente:
“Sono contento di fare il prete, anzi,
di fare il parroco. Mi piace stare in
mezzo alle persone, condividere i
loro problemi”.
E se gli si chiede dove trova la
forza per vivere la sua vocazione,
con un sorriso fresco, don Giuliano risponde: “C’è una frase del
libro del Siracide che mi fa molto
bene. Dice così: Persevera nel tuo
impegno e dedicati ad esso. Invecchia compiendo il tuo lavoro.
Confida nel Signore e sii costante
nella fatica”.
La serenità dei suoi occhi mentre
pronuncia i versi del testo sacro
la dice lunga sulla sua adesione ad
essi, eppure può ugualmente venire da chiedersi: “ma è stato sempre
così, per lui?”. La risposta, in quel
caso, è “no”. In tutta onestà, don
Giuliano ammette, infatti che in
passato ha avuto tante ‘difficoltà
“C’è una frase del libro
del Siracide che mi
fa molto bene. Dice
così: Persevera nel tuo
impegno e dedicati
ad esso. Invecchia
compiendo il tuo lavoro.
Confida nel Signore e sii
costante nella fatica”
da prete’ e cadeva spesso nell’ansietà. “Il mondo scristianizzato ci
dà pensiero, – dice - è triste vedere che le persone non vanno più
in chiesa. Però, soprattutto grazie
alla lectio divina (che cerco di fare
ogni mattina e che consiglio vivamente a tutti) ho capito che devo
affidarmi completamente a Dio:
è Lui il primo interessato a quello
che facciamo. È Lui, il Signore, il
Pastore che guida il Suo popolo, io
sono solo un canale dove passa la
grazia di Dio. Sì, io devo solo lasciarlo passare… C’è un’altra frase,
di un salmo, che mi è molto d’aiuto. Recita: Affida al Signore la
tua via e il Signore compirà la Sua
opera… La tua via, la Sua opera –
sottolinea - io sono come un ulivo
fiorente che si abbandona a Dio
- afferma facendo riferimento ad
un altro salmo - faccio il possibile
per arrivare a tutti, ma il Signore è
più interessato di me ad arrivare a
tutti”. Dunque, se si conclude che
la sua serenità nasce dalla chiara
consapevolezza che la ‘Chiesa non
è sua’, ma del Signore, don Giuliano annuisce. “Infatti… io gli do
solo una mano. Come suggerisce
il card. Martini, il Signore arriva
sempre prima di noi. Ad esempio, quando andiamo a trovare un
malato, il Signore è già lì e noi lo
contempliamo nel volto di quella
persona”.
Se si parla di preghiera e di come si
debba passare da questa all’azione,
don Giuliano afferma deciso: “la
preghiera non deve restare mera
contemplazione… in essa bisogna
far entrare i problemi concreti del
mondo, le grandi richieste, le difficoltà degli ultimi, di quelli che
contano meno. Bisogna recuperare la gente, come ha fatto Gesù,
a partire dai più piccoli. Dobbiamo ricordarci che il cristianesimo
trasforma il mondo… trasforma il
mondo a partire da Gesù: che è un
maestro e non un’ideologia”.
Cecilia Galatolo
FESTA DELL’AVVENTO A ROSORA: IL CONVEGNO, LE CELEBRAZIONI E I BAMBINI CON LE FAMIGLIE
Da San Cristoforo ai Templari, fino ai giorni nostri
Recuperare il passato può significare costruire
un futuro migliore e con l’Associazione Templari Cattolici d’Italia si è desiderato vivere un
pomeriggio all’insegna della storia, della cultura
e della fede. Un evento quello del 14 dicembre,
voluto in particolar modo dal Gruppo Detego e
dalla Parrocchia di Rosora, pienamente appoggiato dal Comune. La Santa Messa, emozionante e intensa, ha visto la presenza di Templari e
di dame, presso la chiesa San Michele Arcangelo di Rosora, in un momento in cui l’Attesa del
Natale è tutta dedicata alla fretta degli acquisti,
alla preparazione esteriore che rischia di farci
trascurare il vero significato che, come credenti,
non possiamo dimenticare. Le esecuzioni musicali del Gruppo Detego si sono integrate perfettamente nell’atmosfera. Un evento che avrebbe
meritato molta più affluenza per l’intensità dei
gesti e dei toni, che non celebrano ma ridanno alla Liturgia la bellezza del rito. Per fortuna
tante le persone collegate in streaming (operatore Massimo Martizzi) nella prima parte della
conferenza presso il Palazzo Luminari a Rosora e che ha visto don Giuliano Gigli spiegare la
storia di San Cristoforo, la cui tela è ormai presente nella chiesa parrocchiale e altrettanto diffusa in Europa. Per questo la conferenza è stata
seguita in diretta anche dalla Parrocchia di San
Vicente màrtir in Siviglia.
La conferenza da parte del dott. Carlo Campana e del dott. Guido Ricci, ha immerso i
presenti in un lontano passato, ma anche nel
presente di questa attività. E viene da chiedersi
come e perché in un’epoca come questa, tanti giovani e adulti decidano di intraprendere
un cammino particolare come questo per impegnarsi in un’Associazione così strutturata.
Ben vengano i “custodi del Tempio” in un’epoca tutta protesa all’ateismo (che per certi versi
coincide con il ritorno al paganesimo), che fa
a meno di Dio e ha quasi paura di chiamarlo
così. San Cristoforo, protettore dei pellegrini,
riporta l’immagine dei Templari protettori della fede, oggi custodi dei luoghi ad essa dedicati
e attualmente chiusi al culto.
La Festa dell’Avvento a Rosora
che si caratterizza con il titolo
“Avvento”, attesa, si è senz’altro
arricchita in questo anno con
la trattazione di queste tematiche, che vanno al di là del solo
mangiare e bere.
Il pomeriggio di domenica 15
dicembre, è stato all’insegna
della gioia offerta dagli alunni
delle Scuole dell’Istituto Comprensivo di Serra San Quirico,
che con i loro deliziosi lavori
hanno abbellito vetri e stanze,
fino all’allestimento di mercatini natalizi. La
canzone dell’Avvento (creata appositamente per
i bambini) e le varie coreografie presentate nella
piazzetta del caratteristico paese, hanno riunito
tra loro le due Scuole dell’Infanzia di Rosora
C.U. e di Angeli, i bambini e le loro famiglie. E
ritorni il tempo in cui ci si ricordi che a Natale
nasce Gesù, oltre a più di tutto il resto che non
può bastare: da Babbo Natale a giù di lì…
A Natale, bella la ripetitiva domanda del Parroco don Giuliano Gigli ai presenti durante le
sue stimolanti omelie: “Chi vedo nel Presepio?”
E alla domanda “Tu chi sei?”, che è poi la stessa dei Magi, come ha risposto ognuno di noi? Il
Natale ti porta a scoprire chi sia questo Bambino, fino alla ricerca della Verità. Cercare Gesù
è cercare Dio. Il Presepio verso tutto questo può
distrarre, ma può anche aiutare ad avvicinarci
a tale mistero se ci metto anche la mia “storia”e
vedo nei personaggi, nelle stradine, nelle casette… me stessa, le persone, le mie vicende.
Anna Rita Giampaoletti
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Cupramontana:
il 25 gennaio
Libro e concerto
Musica d’autore e storia locale protagonisti sabato 25
gennaio a Cupramontana, a
partire dalle ore 21, presso la
chiesa di San Lorenzo.
La serata vedrà protagonista
l’Orchestra Giovanile Marchigiana diretta dal Maestro
Stefano Campolucci, che in
paese ha già riscosso un forte successo nella chiesa della frazione Poggio Cupro lo
scorso dicembre. Nel corso
del concerto, fatto di opere
brillanti e molto note così da
‘catturare’ l’attenzione di una
vasta tipologia di pubblico, ci
sarà spazio anche per la presentazione del volume “Oltre
il cancello di via Nazario Sauro numero 16 a Cupramontana”. Un libro fotografico
realizzato da don Maurizio
Fileni insieme a Cristiana
Loccioni, Paolo Ceci e Vincenzo Mollaretti (tre soci
fondatori del circolo fotografico cuprense “Carpe Diem”).
Il lavoro illustra con grazia e
armonia la vita delle anziane
Suore Francescane che ancora abitano l’ex monastero di
Santa Caterina, edificio che
caratterizza gran parte del
centro storico all’interno delle mura cittadine. L’edificio è
da alcuni anni stato ceduto
in comodato d’uso al Comune cuprense, ma una parte è
ancora occupata dalle suore,
con i loro ritmi e riti quotidiani. Il libro vuole far conoscere al lettore i momenti
salienti delle loro giornate
scandite da preghiera e lavori
domestici, regalando anche la
conoscenza degli scorci più
belli e nascosti del convento.
“Questo libro fotografico è
stato realizzato grazie alla
buona accoglienza di Suor
Cecilia, Suor Artemisia, Suor
Angioletta e Suor Antonietta – spiegano gli autori -. Le
vogliamo ringraziare per la
squisita e francescana accoglienza e per la semplicità
evangelica che hanno dimostrato nei nostri confronti.
Nel corso delle diverse sessioni fotografiche, pur abituate al silenzio e ad una vita
appartata, hanno dimostrato
di sapersi mettere in gioco e
divertire “.
Andrea Brunori
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REGIONE
26 GENNAIO 2014
MAJOLATI SPONTINI: il paese in festa per il patrono Santo Stefano. Il 2 febbraio “Spontini d’Oro” con concerto per Verdi e Spontini
Una giornata intensa di musica e preghiera
Anche se confusa con la festa del
Natale e con quelle successive per
la fine d’anno, Majolati ha celebrato Santo Stefano, festa patronale,
con manifestazioni religiose e laiche che hanno richiamato anche
i parenti residenti fuori paese. La
giornata mite, anche se coperta,
ha permesso, durante la mattinata, l’incontro tra famiglie, specialmente gli ex majolatesi che per
ragioni di lavoro e studio abitano
in città, specialmente a Roma. La
chiesa parrocchiale, completamente addobbata di rosso per le
numerose stelle di Natale, ha accolto il Vescovo mons. Rocconi,
il parroco don Marco Cecconi e
tutti i diaconi della diocesi che indossavano paramenti dello stesso
colore.
Seduti tra la gente anche il sindaco
Giancarlo Carbini, assessori e consiglieri comunali, insieme alle Suore di Sant’Anna del vicino Ospizio
Spontini. Tra i segni ricorrenti della festa l’antico reliquario di Santo
Stefano e il calice Spontini, dono
del musicista al fratello Antonio,
parroco majolatese.
Il Vescovo ha invitato l’assemblea
a riflettere con le parole di Stefano, primo martire, il quale invitava
alla conversione con queste parole:
“Testardi e duri di cuore che non
volete accogliere la parola di Dio”.
«Stefano – ha continuato il Vescovo – ha invitato ad aprire il cuore,
dando testimonianza sia con le sue
parole, sia con il martirio».
Successivamente il Vescovo si è
rivolto a tutti i Diaconi della diocesi presenti alla celebrazione ringraziandoli per il loro impegno
in quanto: “Suppliscono a tempo
pieno alla mancanza di sacerdoti”.
Santo Stefano è il primo santo, per
questo è stata fissata la data del
26 dicembre, successiva al Natale.
Il Vescovo ha invitato i Diaconi a
rinnovare la promessa di fedeltà,
la volontà a servire Cristo, l’impegno a portare la parola di Dio e a
servire la comunità cristiana. Da
notare anche l’impegno del coro
parrocchiale guidato dal maestro
Claudia Mancini che ha presentato un programma musicale natalizio di grande suggestione e colore.
Al termine della cerimonia religiosa molti si sono intrattenuti presso il battistero, da tempo non più
utilizzato per questo sacramento,
dove è stato allestito un tradizionale presepe, molto coinvolgente.
Dopo i giochi delle carte e le tombole del pomeriggio, la Chiesa
di Santo Stefano si è aperta nuovamente alla comunità per il tradizionale concerto della Società
Filarmonica Gaspare Spontini che
ha richiamato l’intera comunità tanto che i posti a sedere sono
risultati insufficienti. Il concerto
presentato dalla musicante Sara
Latini è stato diretto con passione
ed entusiasmo dal maestro Gabriele Bartoloni, anche lui il frutto della scuola locale, prima come
solista al clarino ed ora come qualificato Direttore musicale. Anche
Mirko Ricci, figlio d’arte, si è esibito in un raffinato brano per clarino solista e orchestra. Sono seguiti
una serie di brani che rendevano
omaggio al bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi.
Un folto gruppo di bambini, allievi
del Corso di Orientamento musicale, guidato dai Maestri Gabriele
Bartoloni e Giovanni Pellegrini,
hanno dato un saggio del loro livello, presentando coralmente
una serie di brani natalizi. Come
da tradizione il Concerto di Santo
Stefano è stato integrato dall’esibizione del Coro parrocchiale diretto dal Maestro Claudia Mancini e
accompagnato all’organo Callido
dal Maestro Alessandro Benigni. Il
gruppo, con la solita passione, ha
presentato brani polifonici della
trazione di Natale, ma anche brani profani pescati nella regionalità
della nostra musica. Il concerto
di Santo Stefano è ripreso con un
pot-pourri di notissimi brani, tutti
dal ritmo veloce ed allegro, come
si addice ad una serata di festa.
Tra tanta allegria è stato possibile
ascoltare anche un virtuoso della
tromba, il Maestro Giuliano Gasparini che si è esibito in una serie
di assoli in una polka di Johann
Strauss.
Il Concerto è continuato con una
serie di canti di Natale, l’augurio
in musica della Società Filarmonica che ha anticipato il saluto
del Presidente della Filarmonica
Claudia Mancini che ha ringraziato il pubblico per la consistente
partecipazione e ha ricordato che
la Società Filarmonica Gaspare
Spontini è una società aperta e
prevede la figura del socio-sostenitore, un’adesione all’attività della
Filarmonica con il semplice contributo di cinque euro, quest’anno sono state raggiunte ben 118
adesioni. Il Sindaco ha portato il
saluto e l’augurio dell’Amministrazione comunale e ha ricordato
che il 2 febbraio le due bande del
Comune suoneranno insieme in
occasione del conferimento della
benemerenza civica dello Spontini
d’oro con un programma musicale
dedicato a Verdi e Spontini.
Il Sindaco ha elogiato i numerosi giovani presenti nella Società
Filarmonica, portatori di novità
e di idee intellettualmente e moralmente migliori. Il Sindaco ha
anche notato come interi nuclei
familiari siano passati nella Filarmonica e guardando le nuove leve
questo piacevole fenomeno è ribadito e riproposto con maggiore
qualità grazie agli studi e all’esperienza. Infine il Sindaco ha attestato come l’affetto verso la Filarmonica non viene mai meno, anzi
ogni anno consolida il numero di
spettatori.
Un festoso rinfresco organizzato
nella sala della Confraternita ha
unito musicanti, cittadini e amministratori.
Marco Palmolella
A LORETO FINO AL 30 APRILE: Museo-Antico Tesoro della basilica di Loreto
La “Pietà” come (forse) non la vedrete più
Scrive Freud ad un suo amico: risce delle sue “scoperte”; io, mi
“Nel settembre del 1913, tutti i limito qui a esporre e proporre le
giorni per tre solitarie settimane mie modeste intuizioni.
sono stato in chiesa [San Pietro in La prima delle quali è che questa
Vincoli a Roma] davanti alla statua “Pietà”… non è una “pietà”! Nel sen[del Mosè di Michelangelo]: l’ho so che mancano qui quasi del tutto
studiata, misurata, disegnata”. Con gli aspetti drammatici e dolorosi
l’intento, secondo il metodo della presenti nelle innumerevoli rappsicoanalisi medica (quello cioè presentazioni di questo soggetto,
di esaminare tutti i particolari a sia in pittura che in scultura. Dove
torto spesso ritenuti irrilevanti) e Maria è la “Mater dolorosa”, pianavvicinarsi così al “messaggio pro- gente o addirittura sconvolta (vedi
fondo” di quella celeberrima scul- Il compianto di Nicolò dell’Arca a
tura. Ebbene il sottoscritto, esatta- Bologna), e con il Cristo che pormente un secolo dopo del grande ta marcati i segni della passione.
Sigmund, s’è contentato di fermar- No, qui tutto è pace: il volto della
si per un’ora in totale calma (non è Madonna è composto in pensosa
capitato manco un visitatore, e ho contemplazione, mentre il Cristo
chiesto all’uopo pure una sedia in adagiato sulle ginocchia sembra
biglietteria) davanti al “calco origi- serenamente riposare. Più che una
nale” della non meno famosa “Pie- “pietà”, dunque, sembra di rivedere
tà vaticana” del Buonarrotti, espo- una classica “Madonna con Bamsta a Loreto. Col grande vantaggio bino” addormentato nel suo gremqui della massima visibilità, essen- bo. Qui Madre e Figlio appaiono
do collocata ad altezza d’uomo, a uniti nel “fiat” di una fiduciosa ofdifferenza dell’originale posta a tre ferta di sé al Padre “per la vita del
metri da terra e ora dietro spessi mondo”.
vetri dopo il devastante martella- Ma c’è un’altra commovente “scomento del 1972. Freud sul “Mosè” perta”: il corpo del Cristo è leggerha scritto un opuscolo dove rife- mente inclinato in avanti, come
se Maria, che guarda più i fedeli
sottostanti che il Figlio, lo volesse
mostrare loro, anche con quell’ampio gesto delle braccia allargate.
Come a dire: “Ecco mio Figlio, donato per voi!” Maria si presenta
qui come immagine della ChiesaMadre che presenta all’umanità il
Salvatore al mondo. Tutto questo
si dovrebbe percepire meglio nella
collocazione dell’originale in San
Pietro, dato che la “Pietà” è posta
all’altezza di tre metri e a ridosso
di un altare.
Cosa questa che fa pensare anche
ad una “dimensione eucaristica” di
questa scultura (e siamo così alla
terza “sorpresa”). Già il biancore fungente del marmo richiama
l’ostia-pane “trasfigurati” nella luce
della consacrazione. Ma assai di
più verrebbe da pensare che Michelangelo, nello scolpirla, abbia
avuto in mente quell’Ave verum
che è uno dei più celebri inni eucaristici, e che riporto per intero:
«Ave, o vero corpo, nato da Maria
Vergine,/ che veramente patì e fu
immolato sulla croce per l’uomo,/
dal cui fianco squarciato sgorga-
rono acqua e sangue:/ fa’ che noi
possiamo gustarti nella prova suprema della morte./ O Gesù dolce,
o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria».
E sembrerebbe non casuale che
qui Maria mostri ai fedeli il corpo
di Gesù dalla parte di quel “fianco
squarciato” da cui uscirono acqua
e sangue, simboli del battesimo e
dell’eucaristia (celebrata nel sottostante altare), con cui la ChiesaMadre (ancora un richiamo a Maria quale “immagine della Chiesa”)
genera e nutre i suoi figli.
E come dimenticare che il più sublime Ave verum musicato sia
proprio quello di Mozart, compo-
sto pochi mesi prima della “prova
suprema della morte”? Quando
anch’egli ha “gustato” quel “Corpo
e Sangue” per essere accolto come
il “Gesù dolce e pio” fra le braccia
di Maria”!
[email protected]
La Pietà si trova all’ingresso del
Museo-Antico Tesoro della basilica di Loreto. Aperto da martedì a
venerdì ore 10-13 e 15-18 / sabato
e domenica 10-13 e 15-19. Lunedì
chiuso. È una buona occasione per
visitare pure tutto il museo, che
raccoglie anche una decina di opere di Lorenzo Lotto.
ATTUALITÀ
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26 GENNAIO 2014
L’INGRESSO DEL VESCOVO NELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO-RIPATRANSONE-MONTALTO
Fede in periferia con poche chiacchiere
Cupra Marittima, chiesa di San
Basso. Sono le 14.30 di domenica 19 gennaio, una data storica
per la Chiesa Truentina. Mons.
Carlo Bresciani, nato a Nave
(Brescia), nuovo Pastore di San
Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, ha messo piede
per la prima volta in Diocesi a
distanza di otto giorni dalla sua
ordinazione episcopale presso il
Duomo di Brescia.
La chiesa di San Basso di Cupra
Marittima, comune più settentrionale del territorio diocesano,
è stata la prima tappa di questa
domenica indimenticabile per la
diocesi. Il nuovo Vescovo è stato
accolto dal sindaco D’Annibali
e dal vicario mons. Romualdo
Scarponi, in una cerimonia animata dal parroco di San Basso
don Luigino Scarponi. La tappa
cuprense ha avuto come oggetto l’incontro con i malati e con i
membri dell’Unitalsi che hanno
consegnato un trittico-icona di S.
Basso, un biglietto del treno per il
viaggio a Lourdes e un mazzo di
fiori. La dignità dell’uomo è stato il tema delle sue prime parole
alla folla presente sotto i meravigliosi affreschi del Paùri.
Con la benedizione dei malati e
i saluti alla comunità cuprense,
il Vescovo, scortato dalle Forze dell’Ordine, si è recato alle
15.15 al Porto di San Benedetto
del Tronto, presso l’Asta del Pesce del mercato ittico, uno dei
luoghi più importanti per l’economia sambenedettese. Lì il
vescovo Carlo ha incontrato le
autorità politiche e militari, ed è
stato accolto dal primo cittadino
Gaspari e dal Comandante della
Capitaneria di Porto, Lo Presti.
Questa seconda tappa è stata un
momento d’incontro tra il Vescovo e il mondo dei lavoratori, non
solo pescatori, ma anche coloro
che, a causa della tirannia della
crisi, il posto di lavoro lo ha perso. In rappresentanza di quest’ultimi, una delegata dell’azienda
Roland di Acquaviva, ha ispirato
al Vescovo un forte messaggio
di speranza verso chi è a disagio,
con un pensiero ai giovani, vittime ingiuste di questo contesto
socio-economico. Il Vescovo è
stato accolto poi dai giovani: fin
da subito si è notata la sensibilità del Pastore nei loro confronti,
dimostrandosi un punto di riferimento, un padre e un maestro.
A seguire il corteo processionale, disturbato da una pioggia
divenuta sempre più abbondante, è arrivato in Cattedrale. Don
Armando Moriconi, parroco
della Cattedrale della Marina,
ha letto la lettera Apostolica di
papa Francesco e ha annunciato
all’assemblea il nuovo Vescovo.
Mons. Bresciani succede a mons.
Gervasio Gestori, dopo diciassette anni di guida pastorale, il
quale ha consegnato al nuovo
vescovo il pastorale. È iniziata
così la solenne celebrazione con
il nuovo Vescovo sulla cattedra
del presbiterio insieme ai sacerdoti della Chiesa Truentina
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Biblioteca diocesana
“Card. P.M. Petrucci”
e della Chiesa Bresciana con la
presenza del Vescovo Emerito
dell’arcidiocesi di Perugia-Città
della Pieve, mons. Chiaretti, già
vescovo della Diocesi dal 1983 al
1996, dell’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons.
Francesco Giovanni Brugnaro,
del vescovo di Fano mons. Armando Trasarti, senza dimenticare colui che l’11 gennaio
ha consacrato il vescovo Carlo,
mons. Luciano Monari, Pastore
della Diocesi Bresciana. Ha preso parte alla celebrazione anche
il vescovo di Jesi mons. Gerardo
Rocconi che ha espresso gli auguri a mons. Bresciani da parte
della diocesi jesina.
Dopo questi riti è iniziata la prima celebrazione di mons. Bresciani da Vescovo della Diocesi
Truentina. Una celebrazione indimenticabile in cui il Vescovo
ha ringraziato e applaudito tutti
coloro che lo hanno sostenuto. La prima omelia è dedicata
alle parole di Papa Francesco, in
particolar modo all’importanza
di portare la fede nelle periferie
e all’inutilità delle chiacchiere.
Con un oceano di applausi e con
grande commozione da parte di
tutti, le foto con i Presbiteri, le
Autorità e i familiari giunti da
Brescia, hanno fatto da epilogo
a questo indimenticabile pomeriggio.
Con l’obiettivo di rendere sempre più
fruibili da parte della collettività le sue
strutture, la Biblioteca Diocesana di
Jesi “Cardinal Petrucci” si è arricchita
di una moderna sezione costituita da
cinque postazioni personal computer
dotate della più aggiornata tecnologia:
personal computer in rete, con relative stampanti, dotati di monitor da
tavolo e collegati a lettori in grado di
supportare anche i più recenti formati audio-video come MP3 e BLURAY.
Si tratta di una sala a disposizione di
quanti frequentano la biblioteca per
effettuare ricerche, studi, realizzare
lavori, ascoltare musica, visionare film,
con una attenzione particolare per i
giovani e le scuole, invitate queste ultime, con varie iniziative, ad una costruttiva collaborazione. La tradizione
si lega così alla innovazione mettendo la struttura al passo con i tempi.
La realizzazione di questo progetto è
stata resa possibile dal sostegno della
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi,
che ha messo a disposizione un contributo fondamentale all’attivazione
della struttura.
a.a.
Un tuffo negli anni Settanta: American Hustle
Long Island, fine anni Settanta.
Irving Rosenfeld (Christian Bale)
e Sydney Prosser (Amy Adams)
sono una coppia di truffatori che
promette grossi guadagni in cambio di piccole cifre, per poi dileguarsi nel nulla; pizzicati dall’agente dell’FBI Richie DiMaso
(Bradley Cooper), vengono costretti a collaborare per incastrare una serie di mafiosi e politici
corrotti, in un crescendo di eventi
che presto diventa incontrollabile
e imprevedibile.
Basato sulle vicende reali dell’operazione ABSCAM, il film di
David O. Russel (“The fighter”, “Il
lato positivo”) è dinamismo puro
al confine labile tra dramma e
commedia, che trae linfa vitale
da una regia abile e ipercinetica,
da una colonna sonora variegata
e azzeccatissima (da Donna Summer e i Bee Gees a Tom Jones,
dalla Electric Light Orchestra a
Duke Ellington) e soprattutto da
una fotografia smaccatamente Seventies: colori vintage a tinte marroni e una dichiarazione d’intenti
già nelle schermate iniziali delle
case di produzione, con tanto di
pellicola sgranata; per non parla-
re poi dei costumi: camicie aperte
con collane d’oro in vista, giacche
sgargianti e occhialoni a goccia, le
vertiginose scollature della Irving.
Molti i debiti con il New Hollywood Cinema di Scorsese e De
Palma - l’ambientazione, lo stile
di regia, i temi trattati - così come
con Tarantino: un’acida e sottile
miscela di umorismo e cinismo
che in ogni caso rende più che digeribili situazioni altrimenti pacchiane, e che spesso e volentieri
ci catapulta in scene assurde assolutamente esilaranti (i confronti
tra DiMaso e il suo superiore o i
dialoghi tra Irving e la moglie Rosalyn, impersonata da un’ottima
Jennifer Lawrence).
La sceneggiatura ha un ritmo e
una profondità che non fanno impazzire, e molte situazioni vengono risolte da una troppo semplicistica voce fuori campo; la lacuna
viene però più che colmata da un
cast impeccabile, a partire da un
Bale con tanto di pancione extrasize e improbabile riporto. E alla
fine non è solo Russel ad essere
più interessato alle psicologie dei
singoli personaggi e alle dinamiche tra di essi che all’evolversi del-
la vicenda, ma anche noi spettatori. Non sarà il film dell’anno, ma
lo spettacolo è assicurato.
Alessandro Gentili
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ARTE
26 GENNAIO 2014
È IN DISTRIBUZIONE IL NUOVO LIBRO DI POESIE DI GIANCARLO VECCI CON LE EDIZIONI GEJ
Tratta veramente del mondo addosso a noi
Appena hai tra le mani la nuova strappare / la tenera camomilla
fatica dell’amico Vecci dal titolo per donare / il mazzetto a una ca“Il mondo addosso” (edizioni Gei, rezza, a uno sguardo / che si posa
pag. 180), la prima cosa che viene sul cuore che pulsa, / e soffrire per
da chiederti è: Perché questo titolo una ripulsa amara”. Quel “pulsa” e
così strano ma anche accattivan- “ripulsa” di un cuore giovane innate? Un titolo che ti spinge subito a morato è un capolavoro d’arte e di
curiosare tutte le pagine. Ne vieni vita vissuta.
fuori la netta impressione che un Questo è solo un millesimo di asottuagenario si è confessato pro- saggio per stuzzicare l’appetito, ma
prio con te e che ti ha messo la non posso continuare oltre. Certo,
voglia, quasi per corrispondere a c’è da dire anche che a volte, pure
tante sue confidenze, di confessare nella lucidità e chiarezza dell’eanche tu a lui, ma solo a lui, tanti spressione, senti che il verso si
tuoi intimi pensieri e sentimenti.
scioglie troppo facilmente in una
Ma per ora parliamo solo di lui specie di prosa meno allettante.
poeta e confidente. Se la misura Ma perché quel titolo: “Il mondo
da prendere per giudicarlo come addosso”? Perché Vecci fa suo ogni
poeta deve essere quella di Dante fatto di questa vita che lo circon– “a quel modo che ditta dentro vo da, che lo spinge alla riflessione,
significando” – poeta lo è perché che vede con l’occhio di chi vuole
nello sbriciolarci tanti versi senti che la persona o una cosa qualsiaspesso, se non sempre, il piace- si parli, racconti perché ascoltarla
re della parola azzeccata – quasi è piacevole anche quando suscita
tessera di un mosaico in rapida intimi contrasti o dolori profoncostruzione – che ti permette di di. È il sublime kantiano che, vero
cogliere e condividere il segreto intimo guazzabuglio, suscita in noi,
disagio del perno d’amore o un fat- per esempio, il luogo che mi vide
to qualunque di vita che ti è entra- fanciullo, un prato, un vagone abto dentro. Sentite: “oh, l’intimo ar- bandonato, un cielo di stelle, un
dire di deboli parole / sulle labbra girasole, una vecchia e impolverata
ancora umide di latte… La collina bicicletta, la bellezza femminile, lo
così dolce, così molle / sdraiata stesso pensiero della morte…..
accanto a me, era il seno / gonfio
della madre dopo il parto, / era il Già, la morte. È quasi un leitmotiv
fianco morbido dell’amata / che che attraversa tutto il libro. E pone
fantasticavo”. E ancora: “ …e poi al poeta tanti punti interrogativi: ci
sarà qualche cosa nell’Aldilà? Non
crede. Tutto finisce in cenere. Anche la nostra persona. Non c’è volo
dell’anima fuori del corpo. Certo,
facciamo parte di un tutto che ci
sovrasta, di cui siamo un palpito,
un momento, una virgola, un’onda per dirla con Spinoza: deus
sive natura. Una concezione panteistica dell’immenso, dell’infinto
e del microcosmo. Del quale io
sono un attimo che vengo travolto
dall’incessante andare del tutto. E
la vita continua anche là, in qualche osseo disfacimento dove due
lucertole procreano. La nostra vita
è tra due nulla: dal nulla veniamo,
al nulla andiamo. L’uomo sta lì in
mezzo, conosce il tutto che lo circonda senza lamentarsi per il poco
che gli è dato di avere.
Vecci, in quanto a tematica, si
muove smisuratamente tra Foscolo e Leopardi. Leopardi soprattutto. E di lui coglie il palpito di
amore per la vita e il sereno scetticismo nell’Aldiquà e nell’Aldilà che
si rivela, a volte, con garbata ironia
o con taglio secco.
Certo, la filosofia di Vecci è troppo sbrigativa (“Ecco il segreto del
mondo, o filosofi…”), ma è vero
che anche chi crede in Dio - il
Dio persona e trascendente degli
ebrei, dei cristiani e dei musulmani - non può non avere i dubbi almeno sul problema del male
(…la montagna / di fango che ha
sepolto / la madre coi suoi figlioli…) che per Vecci sono poi certezze di totale immanenza. Quale
l’Alfa? Quale l’Omega? Chi non
ha dubbi non possiede la ragione.
Per cui, per vivere in serenità e in
pace tra di noi - scettici o credenti
- rimane solo il saperci ascoltare e
rispettare al di fuori di ogni fanatismo religioso e di ogni estremismo ideologico. È l’unico terreno
adatto per l’intesa tra singoli e tra
popoli. Così quei tanti aspetti di
falso progresso che Vecci prende
di mira senza pietà e che non possiamo non condividere, dobbiamo
veramente correggerli, uniti, per
ottenere un più appropriato cammino verso una vera civiltà.
Radio umanitaria
Dal 1° febbraio partirà dall’Italia un gruppo di radioamatori
composto da sette italiani e uno
svizzero che effettuerà una spedizione radioamatoriale a Zanzibar, in Tanzania durante la quale
effettuerà collegamenti radio con
migliaia di radioamatori di tutto
il mondo. La stazione radio sarà
allestita all’interno del Kinwewe
beach resot. Parte dell’attrezzatura sarà donata alla “Tarc” (Associazione dei radioamatori tanzaniani). La missione del gruppo
terminerà il 13 febbraio. Il gruppo
devolverà inoltre i fondi e i materiali raccolti dagli sponsor tecnici
e da privati cittadini all’ospedale Italiano “Italian Day Hospital”
costruito dalla famiglia Palumbo.
Nel gruppo ci sono due radioamatori jesini iscritti al Nucleo
Volontariato cb om associazione
di protezione civile di Jesi e sono
Stefano Sabbatini Presidente del
N.V.cb om e Souto Ciclane. Il N.v.
cb om contribuirà con una donazione in denaro e consegnerà materiale scolastico e di cancelleria
offerto da ditte jesine in favore
dei bambini della scuola locale.
Per informazioni http://www.qrz.
com/db/5i0dx/.
Il logo delle Ditte e i nomi dei privati che contribuiranno saranno
inseriti nel sito e stampati sulle
decine di migliaia di cartoline
spedite in tutto il mondo.
V. Massaccesi
SUCCESSO PER LA IV ASSEMBLEA DISTRETTUALE DEL ROTARACT CLUB
Service per umanizzare gli ambienti sanitari
Quarta Assemblea Distrettuale per il Di- luppo di un Centro importante come quello
stretto 2090 del Rotaract Club. Il Club di di Macerata che ospita gratuitamente paJesi, quasi interamente al femminile, con zienti che effettuano terapie in Day Hospital
presidente Giulia Annese, ha organizzato, presso la Unità di Oncologia dell’Ospedale
sabato 18 gennaio, la serata benefica presso di Macerata diretta dal prof. Luciano Latini
il Centro Congressi Federico II e con il pa- e nostro gradito ospite alla serata.» Il prof.
trocinio del comune di Jesi. Centosessanta i Latini ha illustrato le particolarità del Cengiovani under 30 provenienti dalle Marche, tro con foto a testimoniare il clima di casa
Abruzzo, Umbria e Molise, dal club di Man- che si respira anche solo dall’arredamento e
tova e di Stoccolma “Djurgården”, che parte- dalle attività proposte per i pazienti perché
cipando alla serata, hanno contribuito a fare “l’umanizzazione è il nostro filo conduttore”.
beneficenza per due importanti service: una Centro che al pari di una azienda ha la certiGoccia per la Vita e Casa Accoglienza Ma- ficazione ISO 9001. In occasione del Service
ceratese onlus. «La scelta dei service è detta- alla Casa Accoglienza Maceratese onlus la
ta da motivazioni diverse, in quanto il primo serata ha suggellato il gemellaggio tra il Club
è proposto dal nostro distretto rotaractiano di Jesi e il Club di Macerata. La serata di bee il secondo – spiega Annese – dal Club je- neficenza ha avuto l’India come motivo consino. Entrambe sostengono il ramo medico duttore dell’atmosfera: drappeggi, specchi,
che riguarda l’oncologia. “Una Goccia per la tappeti, cuscini, candele, statue, ma anche
Vita” ha come obiettivo la raccolta fondi per musica e danza orientale con la scuola Élifinanziare direttamente i progetti dei reparti te di Alessandra Madonna e la ballerina Vadi oncoematologia dei centri d’eccellenza del nessa Dal Fuoco, il cibo dal sapore indiano a
distretto che sono Ancona, Perugia e Pesca- cura della cucina dell’Hotel, ed è per questo
ra. Il service proposto dal Club è indirizzato che prima di iniziare la cena di gala il presia contribuire al continuo e funzionale svi- dente Giulia Annese ha espresso un “senti-
to ringraziamento alla
signora Milva Conigli
del negozio Etnico
Bazar di Jesi per aver
creduto quanto noi
del Club nella serata
e per essersi occupata
di tutto l’allestimento della Sala Spontini
dell’Hotel Federico II.
Senza di lei non avremmo potuto ricreare
l’atmosfera, i colori e i profumi dell’India.»
Presenti i rappresentanti del Rotary Club di
Jesi tra i quali il presidente Paolo Mancinelli,
l’assistente del Governatore Gabrio Filonzi e
il delegato Rotary per il Rotaract Maurizio
Ricci, che all’unanimità hanno confermato
il sostegno ai giovani per iniziative di interesse umano come queste. I complimenti per
la serata non sono mancati, il rappresentante distrettuale Francesca Roscini ha espresso
tanti apprezzamenti e tanta soddisfazione
per l’organizzazione e per il club stesso, che
continua a crescere grazie all’ingresso, proprio durante la serata, di tre nuove e motivate
socie: Sara Catani, Agnese Testadiferro e Benedetta Rosini. Immancabile, per la sensibilità dimostrata, un ringraziamento a tutti gli
sponsor: Igienstudio, Vittoria Assicurazioni,
Utensileria Fioretti srl, Femme Abbigliamento, Taurus Basket Jesi, Bolaclub, Carrozzeria
Priori & Pietrini snc, Ristorante Pizzeria Pepito, Focarelli Ottica, Hedoné Istituto di Bellezza, ESitur, Piersanti, Alternative, Bonton,
il David, Massimo Braconi Moldes Italianos,
Moda Leader e Spazi Creativi che ha curato il
servizio fotografico della serata.
Nella foto il gemellaggio tra il Club di Jesi e il
Club di Macerata.
CALENDARIO COMPLETO DEI
CORSI MATRIMONIO CRISTIANO
PER L’ANNO 2014
vedi sito della diocesi di Jesi
www.jesi.chiesacattolica.it
ECONOMIA
PARTE DA JESI LA NUOVA ENERGIA CREATIVA PER IL TERRITORIO
Invito ed esperienze per i giovani
Trasformare un’idea originale in impresa culturale o creativa che diventi un valore aggiunto per
il territorio sembra un’ardua impresa, ma può
diventare realtà nelle Marche, in particolare a
Jesi, grazie a “Creative Ground” ovvero “terreno
creativo” un contest nazionale con l’obiettivo di
avviare un processo di trasformazione di progetti in imprese culturali e/o creative, invitando ad
avanzare proposte sostenibili, innovative e scalabili che sviluppino le potenzialità di Jesi e della
Vallesina, in qualsiasi ambito di intervento.
Il contest fa parte di un più ampio progetto, attivo già da un anno circa, denominato JES!, che
vede il Comune di Jesi come sede e capofila, cofinanziato dalla Regione Marche grazie ad un
bando delle Politiche Giovanili sulla valorizzazione dei contenitori culturali.
JES! si pone l’obiettivo di far immaginare ai giovani professionisti dei settori culturali e creativi (artisti, artigiani, esperti in nuove tecnologie,
studiosi e imprenditori) nuove strategie lavorative oltre che di stimolare il lavoro in team all’insegna della trasversalità professionale e generazionale. Un gruppo di giovani professionisti
che lavora all’ascolto attivo del territorio ha dato
vita a un’agenzia “interstiziale”, in opposizione a
quelle interinali, dove gli utenti non sono passivi
nei confronti dell’offerta ma possono mettere in
campo una serie di azioni. JES! è un catalizzatore
di energie e assume ogni volta varie forme: esperienze di partecipazione dal basso, workshop,
concerti, convegni, mostre e residenze d’artista.
Per il 2014 JES! propone, oltre ad una residenza
d’artista, il contest nazionale “Creative Ground”.
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Chiunque può presentare proposte
che coinvolgano un team di lavoro
composto da un minimo di due persone con competenze professionali
eterogenee, per almeno il 50% da
giovani al di sotto dei 35 anni di età
e per almeno il 50% da marchigiani
già inseriti nella “mappatura” di Jes!, ovvero i registrati nella banca dati del progetto che mette
insieme competenze professionali culturali e
creative differenti (per mapparsi basta registrasi
sul sito di Jes!: www.jesplease.it). Il contest rappresenta un’opportunità sia per i giovani talenti
che hanno voglia di fare impresa dando vita a
team eterogenei, sia per il territorio che sarà arricchito da una progettualità innovativa. Il progetto vincitore riceverà un premio economico di
7.500 euro, un servizio di assistenza personalizzata condotto da esperti in start up d’impresa e
uno spazio di lavoro/incontro nel centro storico
di Jesi per i primi quattro mesi di attività. Sarà
selezionata una rosa di finalisti a cui sarà data la
possibilità di vivere un percorso che li porterà ad
incontrare aziende del territorio. Questo bando,
rivolto a tutto il territorio nazionale, è scaturito
da un processo di ascolto e analisi del territorio che in otto mesi ha portato a somministrare
questionari, proporre world cafè e raccogliere
numerose interviste. A partire da queste esperienze di partecipazione diretta con la comunità
locale sono emerse le difficoltà ma anche le potenzialità del territorio di riferimento, dati raccolti e rielaborati in un documento scaricabile
dal sito.
Per partecipare e avere l’opportunità di iniziare
un percorso professionale basta scaricare il bando dal sito internet di JES! all’indirizzo: http://
www.jesplease.it/it/contest-creative-ground.
html e inviare una e-mail con il progetto entro
il 16 febbraio.
Per info: [email protected] 340.3391979
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COGNOME MATERNO AI FIGLI: UNA QUESTIONE SPINOSA
Dopo il sollecito dell’Europa
Il 10 gennaio è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge relativo alle nuove nascite che, in caso di
consenso da parte di entrambi i genitori,
obbliga l’ufficiale di stato civile ad iscrivere negli atti di nascita anche il cognome materno: i genitori potranno decidere di comune accordo se dare ai propri
figli il cognome paterno, quello materno
oppure entrambi.
Un disegno di legge che è stato approntato in tempi record, principalmente
per rispondere alle accuse arrivate dalla
Corte Europea per i Diritti Umani, relative alle discriminazioni tra l’uomo e la
donna in una materia come questa che,
nel nostro Paese, ha storicamente favorito il ruolo del padre a quello della madre.
Un passo importante verso l’uguaglianza
tra i due sessi, ancora più rilevante se si
pensa che tale norma varrà anche per i
figli nati all’infuori del matrimonio o
adottati.
Come da copione in Italia, non mancano le polemiche. Molti ritengono questa
raggiunta uguaglianza una condizione di
facciata e un “contentino” per la donna:
il nodo della questione è che, nel caso
in cui non ci sia il consenso del padre, la
madre non può dare il proprio cognome
al figlio, mentre non può avvenire il contrario, ovvero non c’è bisogno del consenso della madre per dare il cognome
paterno al figlio. Ci sono poi questioni
tecniche da normare, come la gestione
delle leve successive per le quali si teme
un proliferare di cognomi multipli di
generazione in generazione: basterebbe prendere a modello la vicina Spagna
in cui da lunga data vige il modello del
doppio cognome. Se una coppia ha un
figlio, di entrambi i genitori si tramandano i primi dei due cognomi: che, guarda
caso, sono sempre quelli paterni. E monta nuovamente la polemica: un vespaio
dal quale non è semplice uscire.
Per questo motivo, oltre al dibattito parlamentare, queste spinose questioni saranno affrontate da un gruppo di lavoro
formato dalla Presidenza del Consiglio,
con la partecipazione dei rappresentanti dell’Interno, degli Affari esteri, della
Giustizia e delle Pari Opportunità.
Alessandro Gentili
Assistenti Familiari: al via il Registro
Il “Registro delle Assistenti Familiari” è un nuovo servizio avviato dall’ASP Ambito 9. Il Registro rappresenta un’opportunità di crescita per i lavoratori del settore che potranno dare visibilità al loro ruolo e un servizio utile per le famiglie
che necessitano di questo tipo di prestazione per assistere un proprio familiare.
Il Registro delle Assistenti Familiari è attivo presso tutti gli Uffici di Promozione
Sociale (UPS) dei 21 comuni dell’Asp Ambito 9. I cittadini interessati alla ricerca di
un’ Assistente Familiare potranno rivolgersi agli Uffici di Promozione Sociale (UPS)
del proprio comune e visionare il database dal quale individuare da n. 1 a 4 nominativi da contattare per effettuare la scelta dell’operatore.
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IL PALAZZO E DINTORNI
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LA MOSTRA FOTOGRAFICA PROMOSSA DA CAPPANNARI
Il saldo Tares supera ogni fantasia
Con lettera senza data è giunto all’ultimo
momento – per colpa del governo e non
dell’amministrazione - “l’avviso di pagamento: saldo tributo comunale sui rifiuti
(tares), anno 2013”. Da pagare la prima
rata entro il 24 gennaio. Non dico del
metodo di calcolo adeguato alle migliori
intelligenze esperte nelle matematiche
superori, nonostante tutte le buone intenzioni e le attente spiegazione del funzionario addetto.
Dico invece della mia meraviglia per le
infinite abilità con cui la pubblica amministrazione e la burocrazia non solo
fa sempre e comunque il proprio interesse, ma lo fa moltiplicando le complicazioni. La lettera in questione esplicita
che io nel 2013, come Tares, ho versato
euro 71 più del dovuto, euro che mi verranno conguagliati nel tributo del 2014.
Intanto mi impone di pagare – legge di
dicembre – 69 euro (la famosa maggiorazione statale). Ma non sarebbe stato più
semplice un conguaglio interno? Meno
burocrazia, meno carte, meno lavoro e
più giustizia.
Intendiamoci: io questo eccezionale saldo lo pago volentieri perché la barca di
tutti noi ne ha un bisogno da non dire. E
anche perché io sono un pensionato di
quelli fortunati in quanto trattato con il
metodo retributivo e non contributivo
come toccherà ai nostri figli e nipoti.
Però qualcuno una curiosità me la dovrà
chiarire: è vero che questo tributo contiene, in parte, anche la punizione che ci
viene affibbiata perché ancora non abbiamo raggiunto, nel porta a porta, la quota
del 65 per cento? Se così fosse – magari
fosse anche la punizione di un solo euro
ATTUALITÀ
26 GENNAIO 2014
– la cosa meriterebbe un garbato rimprovero alla nostra amministrazione che
ancora, dopo aver ereditato un servizio
ottimo sotto tutti gli aspetti e dopo un
anno e mezzo, non è riuscita ancora ad
integrarlo nel centro storico, nella Zipa
e in alcune periferie. Insomma, non si è
fatto un passo avanti rispetto all’eredità
ricevuta. Proprio come quel tale del vangelo che non è stato capace di far fruttare
il talento ricevuto dal suo padrone.
So che ci sono difficoltà tecniche di diverso genere, ma non è detto che si debba procedere con il metodo adottato
dalla passata amministrazione nella maggioranza delle nostre vie. Bisogna scervellarsi un po’ per inventare nuovi metodi adatti alle zone scoperte, ma che diano
lo stesso risultato: sviluppare al massimo
il riciclabile ed evitare al massimo l’uso della discarica (il grigio). Insomma:
dobbiamo mettere tutta la città in condizione di selezionare bene i rifiuti. Ma
se continuiamo con la pigrizia di questi
ultimi tempi, le penalità si aggraveranno,
e non di poco. Forse per colpa non tanto
della mancanza di denaro (ché quello che
si spende nella raccolta intelligente dei
nostri scarti torna a favore di tutti sotto
diverse forme, non esclusa quella finanziaria), quanto per mancanza di impegno
e di convinzione che ogni difficoltà possa
essere superata. Si licet parva componere
magnis, ricordo ai signori amministratori
che Kennedy un giorno disse: “Andremo
sulla luna non perché è facile, ma proprio perché è difficile”
Auguri, gentile signora assessore Cinzia
Napolitano.
v.m.
La memoria agricola
Con impegno e costanza degni di lode, Vittorio Cappannari è giunto alla pubblicazione
del suo dodicesimo volume sulla vita e sulle
opere della nostra città di oggi e di ieri. Non
contento di aver richiamato la nostra attenzione, nel passato, sul secolo ventesimo, sui
nostri personaggi di maggior rilievo, sui documenti dello stato pontificio riferiti a Jesi,
sulle filande, sulla parrocchia di san Francesco d’Assisi, sui cordai, sull’aeroporto, sulle
ultime vicende belliche legate all’armata polacca, ora richiama l’attenzione sulla nostra
agricoltura della seconda metà dell’800 e della prima metà del ‘900.
Ma Cappannari, coerente con il suo metodo di sempre, non si profonde in ampie
descrizioni, ma offre una straordinaria ricchezza di fotografie con brevi didascalie
che permettono agli anziani di rispolverare tanti momenti della loro fanciullezza, e
ai ragazzi e ai giovani che non hanno conosciuto quel periodo neanche per sentito
dire, di toccare con gli occhi usi e costumi
dei nostri mezzadri di un secolo fa.
Così il nostro autore ci ha messo a disposizione un libro di 130 pagine, modesto
come tecnica tipografica per limitare al
massimo le spese, ma ricco, anzi ricchissimo di documentazione. Passano sotto
i nostri occhi oltre 600 fotografie riferite
alla famiglia mezzadrile dei nostri avi, agli
arredi della casa, alla stalla, alla mungitura,
all’orto, alla potatura, all’aratura, alla vendemmia, alla mietitura, all’aratura, al granoturco, ai legumi, alla bieticoltura, al cavolfiore, alla bachicoltura, alla olivicoltura,
alla gastronomia, alle feste in campagna, ai
carri e ai calessi, ai costumi, alla filatura,
agli attrezzi e ad altri aspetti ancora della
vita dei nostri contadini di un tempo, cioè
dei nostri nonni e dei nostri bisnonni.
In contemporanea alla pubblicazione del volume, Cappannari ha promosso una mostra
fotografica presso il Palazzo dei Convegni.
Inoltre Cappannari, non contento di tutto
questo, ha voluto unire all’inaugurazione
della mostra anche la celebrazione di “Jesi
città europea dello sport” dopo intelligenti
accordi con il Circolo Filatelico Numismatico Federico II della nostra città. Il quale,
per l’occasione, ha voluto coniare una bellissima medaglia che ricorda l’orgoglio della
città per così rilevante riconoscimento da
parte dell’Unione Europea.
Alla manifestazione della presentazione
del libro e dell’apertura della mostra hanno partecipato, con parole di ringraziamento e di complimenti, l’assessore allo
sport Ugo Coltorti e il presidente del circolo filatelico Gilberto Luconi. Moderatore Vittorio Massaccesi.
C’è da dire, infine, che il Circolo Filatelico ha
fatto mostra di un ricco medagliere, voluto e
creato negli ultimi decenni dallo stesso Circolo e riferito alle più rilevanti manifestazioni e ricorrenze della nostra Jesi.
v.m.
LIBRI: a un mese dalla presentazione di Marco Torcoletti
Mille euro allo Iom da “Il Primo Podestà”
Oltre mille euro. Tanto ha donato allo Iom
(Istituto Oncologico Marchigiano) di Jesi
e Vallesina il libro di storia marchigiana “Il
Primo Podestà” a un mese dalla presentazione, avvenuta il 13 dicembre scorso, presso la Chiesa di S. Nicolò. Dopo il primo
versamento di circa 420 euro, l’autore ha
consegnato ad Anna Maria Trane Quaglie-
ri e Marialuisa Quaglieri, rispettivamente
presidente e vicepresidente dello Iom di Jesi
e Vallesina, ulteriori 600 euro. In vendita in
tutte le librerie cittadine ma anche ad Ancona e Macerata, oltre che in diverse edicole,
al prezzo di 10 euro, il saggio di Torcoletti
ripercorre gli esordi del fascismo nelle Marche e nella città di Jesi, svelando alcuni retroscena di uno dei periodi più controversi
del nostro passato: gli anni Venti. Testimonianze scritte e orali, nonché il prezioso archivio del primo podestà fascista, guidano
il lettore alla scoperta delle faide interne al
partito, delle sue diverse componenti e sensibilità. Prossimi appuntamenti in programma, venerdì 24 gennaio presso l’Archeoclub
di Jesi e martedì 28 gennaio al Rotary Club
di Jesi. In entrambe le circostanze, l’autore
sarà accompagnato dai vertici dello Iom.
Nella foto, da sinistra: Marco Torcoletti, Anna
Maria Trane Quaglieri e Marialuisa Quaglieri.
È CAMBIATO IL RINNOVO DELLA PATENTE
Siamo automobilisti europei
Le tipologie delle patenti di guida in
Italia sono cambiate ormai dal 19 gennaio dello scorso anno uniformandosi a tutte le altre dell’Unione Europea,
come da servizio di Voce della Vallesina
n.2/2013. Dal 10 gennaio di questo anno
è modificato anche il procedimento di
rinnovo della propria patente. Invece
di un bollino da applicare alla patente
si entrerà in possesso di un nuovo documento. A non cambiare sarà il tempo
di validità della patente che rimane lo
stesso: per la patente B è dieci anni fino
ai cinquanta anni di età, cinque fino ai
settanta anni, tre fino agli ottanta anni e
dopo due anni. Si occupano del rinnovo
della patente le autoscuole e l’Asur.
La procedura è cambiata in quanto
è diventata telematica: dopo la visita
medica l’operatore inserisce nel sistema informativo eventuali prescrizioni
per la guida, gli estremi di pagamento,
la foto e la firma digitale dell’utente. In
attesa della nuova patente che arriverà
a casa nell’arco di due settimane circa,
dal sistema informativo verrà generata una ricevuta che una volta stampata e firmata avrà valore di documento
sostitutivo permettendo la guida nel
territorio italiano. Diversamente dal
passato occorre rinnovare anche la fotografia. In caso di cambio di residenza, secondo il Dlgs 59/2011 non si riceverà più l’adesivo di aggiornamento,
perché l’indirizzo di residenza non è
più un dato rilevante: siamo cittadini
e automobilisti europei!
Agnese Testadiferro
SPORT E TEMPO LIBERO
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CHIARAVALLE: operazioni dei Carabinieri sulla Statale 76
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BASKET LEGA GOLD: d
opo la grande vittoria su Torino
Clonazioni di carte di credito
Fileni Bpa in trasferta a Forlì
Automobilista sospettoso sventa una
truffa ai danni di ignari automobilisti
e consente l’arresto di una coppia di
rumeni. È accaduto domenica quando l’uomo, a bordo della sua autovettura, si è fermato nell’area di servizio
in località Coppetella, lungo la strada statale 76; nel fare rifornimento
ha notato qualcosa di strano nel dispositivo di pagamento a mezzo carte di credito e tessere bancomat. Una
piccola parte dell’apparecchiatura risultava
leggermente staccata dal resto. Una volta ripartito l’uomo ha pensato più volte a quanto
visto e, alla fine, ha deciso di far partecipi i
carabinieri dei suoi dubbi contattando i militari della stazione di Chiaravalle. Un pattuglia dell’Arma si è recata sul posto ed ha potuto rendersi conto della situazione per poi
attuare, assieme ad altri colleghi, una sorta
di trappola per gli autori della manomissione. Prima di tutto, però, hanno rimosso le
sofisticatissime apparecchiature utilizzate
per “rubare” i codici delle tessere Bancomat
e delle carte di credito, rimettendo poi tutto
in ordine. È stato in questo frangente che si
è potuta accertare la clonazione di una ventina di documenti per prelievo di denaro e/o
pagamento. Questo avveniva poco dopo le
14 di domenica. Hanno atteso pazientemente (e logicamente nascosti) che qualcuno
ritornasse per rimuovere i dispositivi di clonazione. Poco prima delle 19,30 ecco arrivare una BMW 520 con a bordo una coppia,
successivamente identificata per Marian
Bratileanu, pregiudicato rumeno di 36 anni
e Simona Mihaela Paraschiv, sua connazionale di 26 anni, entrambi domiciliati a Torino. I due, sotto gli occhi vigili, ma discreti
dei carabinieri comandati dal maresciallo
Domenico Morelli, hanno armeggiato sulla
colonna del pago bancomat per poi allontanarsi. I Carabinieri, di concerto con l’autorità giudiziaria, hanno seguito i due lestofanti
per accertarsi che quello installato presso il
distributore fosse l’unico impianto di clonazione. I due rumeni, che forse avevano già
Una Fileni Bpa bellissima, in un
PalaTriccoli tornato finalmente
gremito, ha fermato la corazzata
Torino reduce da cinque vittorie
su sei gare. Domenica scorsa era
finita 85 a 75 per gli jesini, sempre padroni della partita e trascinati da un Maggioli capace di
realizzare ben 30 punti. “Avevo
chiesto ai ragazzi di non essere egoisti, di
sacrificarsi per i compagni ed essere attenti
in difesa – aveva detto a fine gara il tecnico
Piero Coen – Ho avuto una grande risposta
dalla squadra. Questa vittoria ci da sicurezza. L’infortunio di Goldwire (nella foto
di Candolfi) ci toglie un po’ di gioia”. Il giocatore statunitense infatti, si era procurato
una contrattura al polpaccio, che lo potrebbe tenere lontano dal campo per circa un
mese.
La classifica dopo il secondo turno di ritorno: Trento 26; Capo D’Orlando 24; Veroli,
mangiato la foglia, si stavano avviando verso
Nord percorrendo l’Autostrada A14 quando, tra Marotta e Fano, sono stati bloccati
da Carabinieri e Polizia autostradale, nel
frattempo allertata. I due sono stati tratti in
arresto per il reato di clonazione di bancomat e carte di credito. Nella giornata di lunedì i due rumeni sono comparsi di fronte
al magistrato del tribunale di Ancona, dott.
Mereddu, il quale, dopo aver convalidato gli
arresti ha accolto la richiesta di patteggiamento della pena condannando entrambi a
un anno ed 8 mesi, oltre a comminare una
ammenda di 500 euro e disporre l’obbligo di
dimora a Torino, con divieto di allontanarsi
da casa nelle ore notturne. Clausola quest’ultima annullata su intervento dell’avvocato
difensore della coppia. Questa volta nessuno
ha riportato conseguenze da un’azione criminosa quale quella sventata dai Carabinieri
di Chiaravalle; operazione resa possibile dalla collaborazione di un cittadino.
Sempre a Chiaravalle, M.B., disoccupato
del posto di 41 anni, si è reso protagonista
ancora una volta di un gesto sconsiderato; lunedì mattina, infatti, l’uomo è entrato
nella sede del Comune ed ha cominciato a
sfasciare tutto quello che trovava, compresa
una fotocopiatrice che l’uomo ha scagliato
lungo le scale. È stato arrestato con l’accusa
di danneggiamento.
Sedulio Brazzini
Il capitano Esposito, comandante la compagnia CC di Jesi ed il M.llo Domenico Morelli
della stazione CC di Chiaravalle.
LG2 VALLESINA TWIRLING: ottimi piazzamenti per la 2a gara
Quattro primi posti in serie A
Domenica 12 gennaio presso Rovellasca
(Como) si è svolta la seconda gara sociale
per l’anno agonistico 2014. La Lg2 Vallesina
Twirling ha visto 8 sue atlete impegnate in
questa gara di serie A e B in 9 diverse specialità, arricchendo il medagliere di 6 primi
posti, 2 secondi posti ed un quinto posto. I
risultati ottenuti sono stati motivo di grande orgoglio e soddisfazione per il Presidente,
i sette tecnici della società e tutto lo staff.
La società ha ottenuto 4 primi posti in serie
A con le atlete: Greta Contadini nella specialità Dance Minor, Martina Pasquini nella
la specialità X-Strutting Minor, Novelli-Pasquini nella specialità Duo Minor, France-
15
sca Galeotti nella specialità Dance Cadetti,
un 2° posto con Arianna Conti nella specialità dance cadetti ed un 5° posto con Giulia
Pasquini nella specialità dance senior. Ulteriore soddisfazione è arrivata
dalla serie B, dalle atlete che
erano alla loro prima gara in
una specialità nuova quali:
Margherita Novelli 2° classificata nella specialità Dance
Cadetti Donninelli-Galeotti
1° classificate nella specialità
Duo Cadetti e Federica Caprini 1° classificata nella specialità Due bastoni Cadetti.
La società sarà impegnata nella terza gara sociale il 2 febbraio a Fontanella (BG) con
11 sue atlete, nella gara interprovinciale il 23
marzo a Crema con 18 atlete, nel Campionato Europeo di Twirling ad Oostenda (Belgio) dal 17 al 20 aprile con Greta Contadini
e Francesca Galeotti e infine nel Campionato Nazionale dal 31 al 2 giugno a Lignano
Sabbiadoro.
Grazie a tutte le atlete ed ai loro genitori per
la loro disponibilità e impegno e un bocca al
lupo alle nostre ragazze per le prossime gare!
Il presidente Emanuele Ceccacci
Torino 22; Biella, Trapani 20; Verona, Barcellona, Brescia 18; Casale Monferrato 16; Napoli, Ferentino, Fileni Bpa Jesi 14; Trieste
12; Forlì 10; Imola 2 punti.
Oggi, domenica 26 gennaio, gli
arancio-blu sono di scena a Forlì
(ore 18). Nella compagine allenata dal tecnico Galli, i punti di forza sono i due statunitensi Cain e Ferguson,
oltre all’esperto ex Pistoia Saccaggi. Tre gli
ex di turno: Borsato e Goldwire in casa Fileni, Eliantonio tra i romagnoli. All’andata
finì 61 a 60 per gli jesini. Quella appena
trascorsa è stata una in chiaroscuro per le
giovanili dell’Aurora Basket. Le uniche soddisfazioni sono giunte dalla formazione under 19 Regionale, che aveva battuto il Bramante Pesaro, dall’Aesis’98 vittoriosa sul
Recanati e dall’under 14 Elite brava ad avere ragione dei pari età del Castelraimondo.
Giuseppe Papadia
MOIE: U
na mostra per gli ottant’anni della Società di Calcio
Passione sportiva rossoblu
Nel 1933 nasceva a Moie la prima
società di calcio. Forse un gruppo di atleti già da diversi anni si
dilettava nel gioco del calcio. Allora Moie si presentava come un
agglomerato di poche case lungo
la Statale 76 Val d’Esino. Di Moie
sportiva si cominciò a parlare
nella Vallesina e in Regione per
le prestazioni di 11 baldi giovanotti che sul
verde campo di calcio posto negli odierni
giardini pubblici Largo A. Moro rincorrevano e malmenavano un pallone di cuoio, con
cuciture a vista e laccio che, se impattava la
fronte, lasciava segni indelebili. L’entusiasmo per i colori rossoblu era dilagante, la
squadra di calcio rappresentava l’orgoglio
moiarolo come si comprende leggendo le
pagine dei quotidiani dell’epoca. Tutti si
adoperavano nel portare aiuto e tutti cooperavano per il bene dello sport e del calcio di
un piccolo centro che si misurava con squadre di centri più grandi. Tra alterne vicende,
il calcio a Moie è riuscito a raggiungere le
massime ribalte regionali. Moie è diventata
una cittadina moderna, arricchita anche di
altre realtà sportive, ma la squadra di calcio
è rimasta nei cuori di molti. Il vecchio campo è stato sostituito dal nuovo stadio intitolato alla memoria di “Mauro Pierucci”, uno
dei giocatori rossoblu più amati. Ora una
nuova società presieduta da Roberto Possanzini tenta, con rinnovato entusiasmo, di
riportare i colori rossoblu a livelli più alti.
La mostra è stata ideata e organizzata da
Daniele Guerro, appassionato di sport: le
foto sono collocate cronologicamente dalla
fine degli anni Trenta agli anni Novanta. La
mostra si terrà da sabato 25 gennaio sino al
3 febbraio presso la Biblioteca La Fornace di
Moie. Guerro esprime un ringraziamento a
coloro che hanno reso possibile la mostra,
prestando il materiale fotografico, in particolare Gianluca Ubertini e la ditta di Moie
R.C. International.
CALCIO: d
opo la partita con il Matelica
La Jesina, sconfitta, “reclama”
La sconfitta che non t’aspetti. Dopo cinque vittorie consecutive in casa, domenica scorsa
la Jesina è uscita battuta dal Matelica (12), che ha raggiunto così il secondo posto
in classifica, appaiata alla Maceratese: entrambe a quota 37 (Ancona in testa con 44).
Il Matelica ha realizzato i gol vincenti nella
ripresa: al 2’ con Api e all’8’ con Cacciatore. La Jesina ha accorciato le distanze al
37’ con Berardi su calcio di rigore concesso dall’arbitro per fallo di Corazzi su Nicola
Cardinali, dopo che i leoncelli erano rimasti
in dieci per l’espulsione di Rossini al 21’.
Al termine della gara, la Jesina ha presentato reclamo ufficiale al giudice sportivo e
al dipartimento interregionale della Federazione per un errore tecnico arbitrale dopo
che la tifoserie ospite, durante la gara,
aveva lanciato in campo un secondo pallone.
«Il giocatore leoncello Nicola Cardinali lo
aveva raccolto in mano per allontanarlo;
nel frangente l›arbitro interrompeva il
gioco e, anziché riprenderlo con la classica
«palla a due», concedeva una punizione
alla squadra del Matelica, frenando
una fase concitata e penalizzando la
squadra leoncella che stava pressando
ed accelerando i tempi per tentare di
raggiungere il pareggio» La Jesina ha
ritenuto che l›episodio «abbia inciso sulla
corretta regolarità della gara avendo
pregiudicato una azione offensiva leoncella
e determinato una perdita di tempo
ingiustificata».
Domenica prossima Angolana-Jesina. L’Angolana proviene dal 4-1 subito in Ancona. In
classifica è penultima (10 punti, contro i 30
della Jesina).
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VALLESINA
26 GENNAIO 2014
CUPRA MONTANA. EREMO DEI FRATI BIANCHI, DETTO ANCHE EREMO DELLE GROTTE DEL MASSACCIO: PICCOLA CRONO-STORIA
Poi, nella Valle del Corvo scese il silenzio. Ora inizia una nuova vita
lV sec. d.C. – Si conosce la storia del primo cenobio monastico d S. Pacomio, nella Tebaide in Egitto.
Xl sec. d.C. – Nella Valle del Corvo tra Cupra Montana e Poggio Cupro, si ha notizia delle prime Grotte eremitiche.
Anno 1027 - Alla morte di S. Romualdo, un’altra Grotta, porta il nome di “cella di S. Romualdo.”
Anno 1293 - Giuntolo di Giovanni di Poggio Cupro dona la ripida e tufacea parete della Valle del Corvo all’Eremita Giovanni Maris del Massaccio (1210-1303) e al concittadino Matteo Sabbatini ( 11 sett. 1320)
Anno 1420 al 1466 – Le Grotte furono rifugio della setta dei Fraticelli.
Anno 1505 - Le Grotte furono affidate in custodia a Padre Angelo, Priore dell’Abbazia di S. Salvatore a Poggio Cupro.
Anno 1509, il 3 sett. - Le Grotte furono acquistate da Antonio da Recanati, terziario francescano.
Anno 1510, gennaio – Antonio diventato Oblato Camaldolese, scavò una nuova Grotta, dedicata ai Beati Giovanni (Maris) e Matteo (Sabbatini).
Anno 1516 – Vi fu appesa una campana e su una dossale di Altare, una ceramica con Vergine e Santi, attribuita a Matteo della Robbia o anche a Pietro Paolo Agapiti (1470-1540); ora dal 1874 nel Museo civico di Jesi. Lo stesso anno 1516, l’Eremita Antonio accolse come compagno l’ Eremita Elia da Milano. In questo periodo furono scavate altre Grotte, nella parte alta della parete tufacea.
Anno 1520 – Tommaso Giustiniani (1476-1528), nobile veneziano, soggiornò per qualche tempo nel Monastero di Camaldoli, con il nome di Frate Paolo. Lasciato Camaldoli nel settembre del 1520, fu accolto nell’Eremo delle Grotte, dove poté gettare i primi fondamenti della futura Congregazione monastica camaldolese, con la volontà di privilegiare le comunità eremitiche, rispetto a quelle cenobitiche.
Anno 1522, il 2 luglio- Arrivò all’Eremo delle Grotte, il primo discepolo del nuovo Ordine: P Gerolamo da Sessa Aurunca, archiatra pontificio presso il Papa Leone X.
Anno 1524, il 15 gennaio- Si tenne il primo Capitolo, presso l’Eremo di S. Benedetto sul Monte Conero, viene approvata la nuova regola e P. Paolo Giustiniani è stato dichiarato: Padre Maggiore.
Anno 1526, il 21 marzo – Vennero all’Eremo delle Grotte i fratelli forsempronesi Ludovico e Raffaele Tenaglia, usciti delusi dall’Ordine francescano dei Minori, ma per opportunità diplomatica (per l’opposizio
ne dei Frati francescani della limitrofa “Romita”), dovettero trasferirsi a Camerino dove incontrarono il francescano Matteo da Bascio, dando poi vita al nuovo Ordine francescano dei Cappuccini.
Anno 1528, il 28 giugno – Morì P. Paolo Giustiniani, il fondatore della Congregazione Monastica Camaldolese, che prese il nome di Monte Corona, mentre Egli avrebbe voluto che si chiamasse “Eremiti delle Grotte del Massaccio”, per la legittima primogenitura.
Tra la fine del 1500 e negli anni del 1600, l’Eremo delle Grotte, si accrebbe di nuovi piccoli sporadici interventi edilizi, sempre adiacenti alla parete tufacea; nel frattempo nella parte piana del territorio,
vennero costruite cinque celle isolate, con i loro rispettivi orti di pertinenza.
L’urbinate Domenico Tucchi (1738-1802 ), nuovo Priore dell’Eremo, con il nome di P. Apollonio, si oppose al trasferimento di una nuova costruzione, prima ad Osimo, poi a Maiolati e quindi si decise di erigere
nello spazio davanti alle Grotte nuovi Edifici, su progetto predisposto dallo stesso P. Apollonio Tucchi, realizzato tra gli anni 1788 e 1792.
Dal 1810 al 1822 – L’Eremo rimase chiuso a causa del Decreto Napoleonico (25.5.1810).
Inoltre, dopo un breve periodo, dal ritorno dei Frati Bianchi, a causa del Decreto Valerio, la notte di capodanno dell’anno 1866, vennero con forza scacciati dall’Eremo.
Anno 1874, il 7 maggio – I Monaci poterono tornare nei locali spogliati e saccheggiati. Vi rimasero fino alla primavera del 1928, anno della loro definitiva partenza. Nella Valle del Corvo scese il silenzio. Arrivarono i vandali. La storia recente è sotto gli occhi di tutti, fatta di degrado e di colpevole disinteresse.
Ora sta riprendendo una nuova fase con progetti diversi per ridare vita a questa struttura.
Don Savino del Massaccio
Centro Aiuto alla Vita – C.A.V. Jesi Onlus
NUOVI ORIZZONTI – CAVALIERI DELLA LUCE
JESI
DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014
Famiglie e
Comunità Religiose
insieme per la vita
CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA
(CORSO MATTEOTTI - JESI)
UNA LUCE PER LA
Insieme per “custodire la gente, aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini,
dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore...
...Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro,
perchè maltratta la memoria e la promessa.” (Papa Francesco)
“VITA”
LAUDATO SI PER IL
DONO DELLA VITA..
PROGRAMMA
ORE 17 SANTA MESSA PRESIEDUTA DAL VESCOVO MONS. ROCCONI CON
BENEDIZIONE DELLE PERSONE, ASSOCIAZIONI ONLUS E MOVIMENTI DI
PREGHIERA, IMPEGNATI NELLA PROMOZIONE DELLA VITA.
ORE 18 ADORAZIONE EUCARISTICA, CON INVITO AD ACCENDERE UN CERO
PER LA VITA. ANIMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE “NUOVI ORIZZONTI”
DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE..
INFO: 380.3213426 (Annunziata)