"La prostituzione tra i minori? C`è un`emergenza educativa"

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"La prostituzione tra i minori? C`è un`emergenza educativa"
"La prostituzione tra i minori? C'è un'emergenza educativa"
di Giacomo Galeazzi
vaticaninsider.lastampa.it - 28 dicembre 2013
"Il disagio degli adolescenti costituisce un'emergenza sociale e una periferia esistenziale. Il modo
scorretto di vivere la sessualità assume forme di vera prostituzione fra minori". A lanciare l'allarme
è il vescovo ausiliare dell'Aquila, Giovanni D'Ercole che denuncia a "Vatican Insider" gli effetti
della "povertà di valori".
Il monito di Natale del Papa contro "l'infanzia rubata" ha richiamato l'attenzione del mondo sulla
"tratta degli esseri umani" e gli abusi sui minori. Lei è stato tra i primi nella Chiesa a denunciare il
fenomeno delle baby-prostitute che si vendono per poche decine di euro o per ricariche telefoniche.
- Quali sono gli aspetti preoccupanti di una simile deriva?
"Mi sono trovato a denunciare questo triste e complesso fenomeno quasi senza rendermene conto.
Mi spiego meglio. Quando all'inizio di novembre, presentavo come vescovo delegato Caritas della
conferenza dei vescovi dell'Abruzzo e Molise il rapporto Caritas della Regione Abruzzo sulle
povertà , ho citato il disagio dei minori. In particolare ho voluto parlare del disagio di adolescenti
che per pochi euro e addirittura per una ricarica del cellulare, sono pronti a tutto, anche a
prostituirsi tra di loro. Non mi riferivo ai casi di prostituzione minorile con adulti, come i media
hanno interpretato le mie parole, forse trascinati da esempi di questo tipo che proprio in quegli
stessi giorni venivano drammaticamente alla luce a Roma e altrove. Quando poi ho cercato di
rettificare l'informazione, e stato scritto dai media locali che stavo ritrattando. Falso. Se il
fenomeno dello sfruttamento della prostituzione minorile è noto e fa notizia, volevo e vorrei tuttora
attirare l'attenzione su un altro triste fenomeno sul quale non vedo uguale attenzione. Non ritratto
quindi nulla di quanto ho detto, e il mio scopo è quello di aprire gli occhi su una situazione
emergenziale educativa che va presa molto sul serio".
- Come si manifesta questo disagio?
"Se esiste il dramma dell'abuso dei minori e lo sfruttamento della prostituzione di minori da parte
di adulti, fenomeno che va denunciato ed è fortunatamente abbastanza evidenziato dai media,
esiste un altro aspetto del disagio degli adolescenti che ha molte forme e tra queste, anche quel
modo scorretto di vivere la sessualità che assume forme di vera prostituzione fra minori. Si tratta
d'una realtà diffusa,come mi hanno confermato altri educatori di diverse regioni italiane in un
recente incontro tenutosi a Roma, ma dinanzi al quale ci si sente quasi impotenti perché richiede
non tanto l'azione pur doverosa delle forze dell'ordine, che a L'Aquila ad esempio svolgono un
controllo sul territorio attento e competente, ma esige un'azione educativa complessa e articolata,
che veda lavorare insieme nella prevenzione le famiglie, la scuola, le istituzioni pubbliche, la
comunità cristiana e ogni organizzazione di volontariato".
- Quanto incide sull'emergenza giovanile l'inadeguata trasmissione di valori da parte degli adulti?
"Quando entri in dialogo con i ragazzi, ti rendi subito conto che c'è un distacco abissale tra il loro
mondo e il nostro di adulti. I genitori sono preoccupati spesso di tanti altri problemi fino a
dimenticare di fatto che i ragazzi, specialmente nella fase della crescita, prima di beni materiali
hanno bisogno della presenza, della coerenza, dell'ascolto e della pazienza dei genitori e degli
adulti. Quel che più mi colpisce è sentire dai ragazzi frasi del genere: "E' inutile che parlo con i
miei, intanto non hanno tempo per ascoltarmi e poi non mi capiscono", oppure " Che interessa a
voi adulti quello che facciamo noi ragazzi? ". Colgo cioè una carenza di fiducia e di dialogo
imputabile a tanti motivi, ma in primo luogo a una crisi che prima d'interessare i ragazzi, colpisce
noi adulti. Si pensi allo sfascio delle famiglie, ai genitori che si riformano la loro vita facendo
pagare ai figli il prezzo delle loro scelte. Ho capito che i ragazzi non si aspettano di avere genitori
perfetti, ma persone coerenti e capaci di trasmettere loro quella sicurezza per il futuro, che però
spesso manca in primo luogo proprio agli adulti".
- Cosa può fare in più la Chiesa per affrontare il problema della prostituzione minorile?
"Il fenomeno della prostituzione minorile nel suo complesso è il triste segno d'un disagio e di un
disordine umano, psicologico e spirituale. Profittare della fragilità dei bambini e dei ragazzi da
parte degli adulti è sicuramente un crimine, e registrare episodi di sfruttamento sessuale tra gli
stessi minori è uno stimolo per genitori ed educatori a riflettere su quale modello di sessualità
viene difatti veicolata. Si possono cercare tanti piccoli rimedi, ma, se si vuole andare al fondo dei
problemi, non si può non riconoscere che è necessaria una sana e completa educazione alla
sessualità che tenga conto anche del valore della castità. L'ambito della sessualità umana è
delicato, e in giro vedo poche possibilità di autentica educazione sessuale, che mai può ridursi a
mera informazione o peggio a un invito a "divertirsi" insegnando come "proteggersi" usando il
proprio sesso. Se poi si tiene conto anche del bullismo che è presente tra gli adolescenti, il risultato
è che ragazzi senza reali punti di riferimento educativi diventano preda di facili agganci, quando
non di inconfessate costrizioni a cedere alle richieste di adulti o di coetanei dietro compensi di
vario tipo, tra cui in denaro. Bisogna infine riconoscere che questi fenomeni mettono in luce anche
l'immaturità sessuale di adulti, feriti nell'infanzia da episodi di abusi sessuali. Accanto alla
necessaria educazione, la Chiesa è chiamata ad offrire anche luoghi e strumenti per la guarigione
interiore e per far scoprire e coltivare la bellezza della sessualità come pienezza del dono di amore
e non affannata ricerca di piacere".