Sabina Guzzanti epura Vespa
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Sabina Guzzanti epura Vespa
IL DUBBIO POLITICA 4 SABATO 9 APRILE 2016 PIERO SANSONETTI LA COMICA CHIEDE LA CENSURA DI “PORTA A PORTA” A memoria d’uomo, almeno da quando esiste la Tv, è la prima volta che si tiene una manifestazione davanti alla Rai per sollecitare la censura. Da una quarantina d’anni a questa parte (a cominciare da quando la Rai democristiana censurò Dario Fo e Franca Rame) le manifestazioni e i cortei davanti alla Rai erano per protestare contro la censura. I tempi cambiano. E oggi come succedeva quasi cent’anni fa all’epoca dello squadrismo fascista, ma poi non era più successo - tornano i “manipoli” e chiedono di mettere il silenziatore ai giornalisti sgraditi. Come sapete tutto nasce dall’intervista che Bruno Vespa ha realizzato con il figlio di Riina. Che ha fatto indignare i benpensanti. Qual è l’obiezione? Che il figlio di Riina, ovviamente è il figlio di Riina, e dunque, siccome Riina è stato il capo della mafia, il figlio del capo della mafia non può avere diritto di parola e neanche di immagine. Chissà perché gli stessi benpensanti non si erano mai indignati quando in altri programmi televisivi era apparso, come commentatore fisso, il figlio di Ciancimino. Chissà perché nessuno ha gridato alla scandalo, quando è stato intervistato proprio sulla Tv pubblica l’assassino di Pasolini. Forse nessuno si è scandalizzato per la semplice ragione che non c’era proprio niente da scandalizzarsi. Il giornalismo è giornalismo, non è una predica: è informazione. E per informare si fanno parlare tutti. E intervistare il figlio di Riina è una opera- Sabina Guzzanti epura Vespa... LA PRESIDENTE RAI MONICA MAGGIONI È STATA CONVOCATA IN COMMISSIONE ANTIMAFIA, FORSE AVREBBE DOVUTO ALZARSI IN PIEDI E CHIUDERE LÌ LA SEDUTA zione giornalistica intelligente e legittimissima. Del resto, molti di quelli che si indignano oggi non si indignarono quando si è saputo che il grande attore americano, Sen Penn, si era in- contrato segretamente con Chapo Guzman, il capo dei narcos messicani, latitante e accusato di svariate migliaia di omicidi. Il figlio di Riina non è latitante e non è accusato di omicidio. E allora qual è il punto? Che spesso politica e retorica si confondono l’una con l’altra. Si mischiano. Basta dire che la commissione antimafia del Parlamento Italiano ha convocato i vertici Rai per chiedere conto della “follia” di Vespa. Non c’è da stupirsi poi se la Guzzanti, dopo aver letto del bel gesto dell’antimafia, s’è lanciata nella spericolata iniziativa di chiedere che sia chiuso Porta Porta. Cosa c’entra l’antimafia con Bruno Vespa? I censori dicono: la Rai è servizio pubblico e dunque deve fare informazione non liberamente ma dentro certi paletti (spingendosi un po’ oltre l’idea di Tv ha libertà limitata come era affermata ai tempi di Fanfani). Ma se pure le cose stessero così (cioè se fosse legittimo convertire un giornalismo pubblico non liberto) un si sarebbe aspettato della convocazione della commissione di vigilanza. Invece no: è stata l’antimafia a chiamare Maggioni e dell’Orto. Affermando l’idea che tra i compiti della Rai, e dei giornalisti rai, ci sia la lotta alla mafia. Possiamo dire che dal sogno dello Stato etico si è passati al sogno della Tv etica. Che è un passettino avanti, certo, ma piccolo piccolo. Dopodiché è stato chiesto conto a Monica Maggioni della trasmissione di Vespa e del perché e del per come. Forse la Maggioni avrebbe dovuto alzarsi in piedi e chiudere lì la seduta. magari dicendo: non rispondo a una commissione parlamentare sul mio lavoro di giornalista (Maggioni è giornalista ed è stata scelta in quanto giornalista per presiedere la Rai) per la semplice ragione che solo negli Stati totalitari i telegiornali e l’informazione la fanno i governo e il parlamento. E in Italia lo Stato totalitario è stato abolito il 25 aprile del 1945. Invece Maggioni non ha fatto questo discorso, si è difesa come ha potuto e ha scaricato Vespa. Non è un buon segno. A favore di Vespa, a sorpresa, si sono schierati giornalisti “nemici”, come Massimo Gramellini, per esempio, e uomini di televisioni (certo non amici) come Carlo Freccero, e persino - a sorpresa - “Il Fatto Quotidiano”. Insospettito da questa levata di scudi che sembra essere la premessa ad una vasta azione “di pulizia” nei talk Show. Contro Vespa invece è scesa in campo persino un pezzo della Chiesa di Francesco. monsignor Galantino ha rilasciato una dichiarazione durissima, non tanto sull’apparizione di Riina jr, ma proprio sull’esistenza di Porta e Porta. IL COMMENTO LE DIMISSIONI DELLA MINISTRA GUIDI La ministra crocefissa dalle tricoteuse Non dovevamo leggere quelle intercettazioni LA MINISTRA GUIDI TRAVOLTA DALLO SCANDALO “TEMPA ROSSA” ANGELA AZZARO S ulla ex ministra Guidi si è scatenato il voyeurismo peggiore, che avevamo visto in scena al tempo delle cosiddette Olgettine. Le intercettazioni non solo non andavano pubblicate tout court, ma soprattutto non andavano pubblicate quelle relative alla vita privata di una donna, che pur svolgendo un ruolo pubblico, ha il diritto alla riservatezza. Invece: niente. Pur di vendere, i giornali non hanno avuto timore di sbattere la sua vita in prima pagina, di sbandierare le sue paure, le sue debolezze. Ma la scelta dei giornali non è isolata. Purtroppo risponde a un sentimento diffuso, ben radicato nella mentalità delle persone. In molti hanno letto con gusto e commentato quelle intercettazioni. Si sono sentiti come dei giudici pronti a condannare i comportamenti privati di una donna. Da una parte gli irreprensibili cittadini, convinti della loro certa moralità, dall’altra il capro espiatorio usato per sparare contro la colpevole di tutti i mali. Guidi, soprattutto a causa dell’infelice frase sulla «sguattera», è diventata simbolo di “corruzione”, “razzismo”, debolezza femminile rispetto al potere del maschio. E’ assurta suo malgrado a simbolo di una donna che vale poco, che non si fa rispettare. Le femministe, invece di attaccarla come in alcuni casi hanno fatto, l’avrebbero dovuta difendere: contro chi pensa di essere migliore e di potere giudicare le debolezze altrui. E’ inutile: questo discorso è difficile da far accettare. Finché non tocca a noi, finché non siamo noi a finire in prima pagina, non ci scandalizziamo. GIULIA MERLO N on avremmo dovuto leggere quel “mi tratti come una sguattera del Guatemala”, urlato al telefono dall’ex Ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi al compagno Gianluca Gemelli, indagato nell’inchiesta Tempa Rossa. Anzi, quell’intercettazione avrebbe dovuto forse essere stralciata, perchè manifestamente irrilevante. Almeno secondo il codice di procedura penale. COME FUNZIONA Le intercettazioni vengono richie- ste dal pubblico ministero e autorizzate dal giudice per le indagini preliminari. Nel decreto è necessario indicarne la durata: massimo 15 giorni, prorogabili, che diventano 40 nel caso di delitti riguardanti la criminalità organizzata. Le intercettazioni possono essere disposte solo nel caso di specifici reati: in linea generale, per i delitti non colposi con pena della reclusione superiore ai 5 anni. Il pm non può chiederle arbitrariamente, ma quando già sussistano gravi indizi di reato e solo se siano assolutamente indispensabili per la prosecuzione delle indagini. Le registrazioni considerate manifestamente irrilevanti non vengono trascritte, ma stralciate e poi distrutte. LA PUBBLICAZIONE Nella fase delle indagini preliminari, le intercettazioni sono coperte dal segreto. Nessuno, nemmeno l’indagato e il suo difensore, ha ancora il diritto di conoscerle. In questa fase, il giornalista ha il divieto assoluto di pubblicare le intercettazioni di cui sia in qualsiasi modo entrato in possesso. Gli atti vengono portati a conoscenza dell’indagato con la chiusura delle indagini: da questo momento è possibile divulgarne il contenuto, ma - a norma del codice di procedura penale - non il testo integrale. Il virgolettato diventa pubblicabile nella fase dibattimento, ma solo se viene utilizzato dal pm per le contestazioni. Il testo delle intercettazioni acquisite nel fascicolo del dibattimento, invece, diventa pubblicabile solo dopo la sentenza di primo grado. Unica eccezione, le intercettazioni che siano inserite nella motivazione della richiesta di una misura cautelare: in questo caso cade il segreto, ma rimane valida la regola della pubblicabilità del contenuto e non anche del virgolettato. Questo non vale solo per le intercettazioni, ma per tutti gli atti di indagine. Obiettivo della disciplina: la salvaguardia del libero convincimento del giudice, che deve - o meglio dovrebbe - conoscere gli atti non dai giornali ma durante il dibattimento, dove le prove si formano nel contraddittorio tra le parti.