Occupazione: misure urgenti per il Mezzogiorno
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Occupazione: misure urgenti per il Mezzogiorno
UGL NEWS Anno VII - n° 34 del 7 Marzo 2006 - A cura dell’Ufficio Stampa dell’Unione Generale del Lavoro 00187 Roma, via Margutta 19 - fax 063201472 e-mail: [email protected]; [email protected]; [email protected] Occupazione: misure urgenti per il Mezzogiorno l «calo dell’occupazione femminile al Sud altro non è che il riflesso di una crisi generalizzata che da anni colpisce il nostro Mezzogiorno e alla quale la politica non ha saputo dare una risposta seria». Lo ha detto Marina Porro, segretario confederale Ugl, commentando i dati Istat sull’andamento dell’occupazione femminile in Italia. «Il dato drammatico della disoccupazione delle donne al Sud – ha aggiunto Porro - dimostra la necessità di approntare misure urgenti per garantire un decollo reale dell’economia che deve essere supportato da una solida rete infrastrutturale e di servizi senza la quale difficilmente le donne potranno conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro». Sono, infatti, oltre 8,7 milioni le donne che lavorano in Italia ma oltre la metà è residente al Nord, mentre il Sud arranca e vede oltre due terzi della popolazione femminile in età da lavoro restare in casa. La forza lavoro femminile italiana è ancora molto al di sotto della media europea e degli obiettivi di Lisbona (70% di attivi entro il 2010) e negli ultimi anni ha subito una battuta d’arresto. Tra i 15 e i 65 anni - secondo i dati dell'Istat sulle forze lavoro del terzo trimestre 2005 (il dato sull’ultimo trimestre sarà disponibile il 21 marzo) - il tasso di attività è del 49,6% per un totale di 9.691.000 donne sul mercato. Il dato è in calo rispetto al 50,1% del terzo trimestre 2004 e il contemporaneo calo del tasso di disoccupazione (dal 9,9% I al 9,5%) a fronte di una occupazione rimasta sostanzialmente costante (da 8.753.000 del terzo trimestre 2004 a 8.751.000 del terzo trimestre 2005) segnala soprattutto l’esistenza di un effetto scoraggiamentoche spinge molte donne convinte di non potere trovare un posto fuori dal mercato del lavoro. A fronte di un’occupazione femminile totale rimasta sostanzialmente invariata (persi solo 2.000 posti) il dato risulta molto diverso a seconda delle aree del Paese. Al Nord lavorano 4.781.000 donne con un aumento dell’1,2% rispetto al terzo trimestre 2004 mentre al Centro sono impegnate fuori casa 1.913.000 donne con un incremento dell’1,7%. Al Sud lavorano fuori casa 2.058.000 donne con un calo del 4,2%. Quindi se nel complesso in Italia lavora il 44,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni, la percentuale è molto diversa a seconda del territorio. Al Nord lavora il 54,9% delle donne nella fascia considerata, mentre al Centro la percentuale scende al 50,8% e al Sud crolla al 29,3% con meno di una donna su tre impegnata fuori casa. Il tasso di disoccupazione tra le donne meridionali èquasi quadruplo rispetto a quelle del Nord (19,5%, in aumento di 0,4 punti rispetto al terzo trimestre 2004, contro il 5,3%). Il tasso di disoccupazione femminile complessivoè del 9,5%, in calo di 0,4 punti. Se si considera la media degli occupati 2004 (8.783.000 le donne) si vede come una percentuale molto alta delle donne che lavora abbia un titolo di studio elevato. Ugl Ministeri: i mali partono dall’amministrazione giudiziaria «mali delle carceri partono dai mali dell' Amministrazione giudiziaria» lo afferma Paola Saraceni, segretario nazionale dell’Ugl. «Condividiamo le preoccupazioni espresse dall’Unione Camere Penali sulle precarie condizioni di vita delle carceri che ospitano ormai oltre 60 mila detenuti e rasentano una condizione di illegalità non garantendo diritti e tutele - osserva Saraceni -. Ma i mali delle carceri partono soprattutto dai mali dell’Amministrazione giudiziaria dove il blocco del turn over, i pensionamenti, le carenze organiche e la questione dei comandati hanno sovrac- I caricato i carichi di lavoro moltiplicandoli per tre per ogni unità lavorativa e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: sovraffollamento delle carceri, tempi giudiziari con ritardi biblici e disservizi resi all’utenza che costringono l’Italia a pagare multe salate al Tribunale Europeo». «Per ironia della sorte conclude il segretario dell’ Ugl la mancanza di celerità fa venire meno il diritto del cittadino ad avere una giustizia giusta, le carceri sono sempre più affollate, gli uffici sono sempre più svuotati di personale e il disservizio ci costa più dell’efficienza».