Notiziario Accademia Italiana Cucina
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Notiziario Accademia Italiana Cucina
I N O S T R I C O N V E G N I CIBO E SALUTE A PESCARA I nteressante e attuale il tema del convegno organizzato dalla Delegazione di Pescara Aternum in collaborazione con il Lions club Pescara Host sulla stretta correlazione esistente tra cibo e salute. La presidente del Lions Ester Vitacolonna e il Delegato dell’Accademia Carmelo Paolucci Pepe hanno rivolto ai presenti i saluti di rito. Nino Paolucci Pepe ha poi letto un caloroso messaggio augurale del Presidente dell’Accademia Giuseppe Dell’Osso, impegnato all’estero per l’inaugurazione della nuova Delegazione di Valencia. Ha quindi introdotto i lavori il moderatore Gianni Franceschi, direttore di questa rivista. Egli ha esordito contestando significativamente il titolo del convegno (“Cibo e salute”), affermando che sarebbe stato più opportuno identificarlo come “Cibo è salute” in quanto tutto quello che non giova alla salute dell’uomo non può essere classificato come cibo ma come veleno, tossico, inquinante. Tema, questo dell’identità tra cibo e salute, ripreso poi dai vari relatori che si sono succeduti. Il professor Giulio Testolin, nutrizionista docente nell’ateneo milanese, ha parlato delle tradizioni gastronomiche abruzzesi, mirate all’identità tra cibo e salute, specialmente per il grande impiego dell’olio extravergine di oliva, anche nelle fritture, secondo un’antica e sana tradizione. Egli ha poi indicato i pericoli per la salute derivanti dall’impiego degli oli di semi. L’Accademico professor Renato Palumbo, docente di medicina nucleare all’Università di Perugia, ha parlato della globalizzazione degli stili alimentari. Il suo intervento, corredato da molteplici diapositive, ha denunciato l’invadenza del consumismo nel terzo millennio, attraverso l’accensione del desiderio, la creazione del bisogno e la realizzazione dei servizi. Ha poi stigmatizzato l’aggressione globale del fast food e l’intrusione nella vita quotidiana di quelle che ha definito “cattedrali del consumismo”, tese allo timolo di sempre maggiori e inutili bisogni, anche attraverso le diramazioni su internet. Palumbo ha poi illustrato l’opera dell’Accademia per contrastare questo pericoloso degrado. L’Accademico Giovanni Ballarini, Presidente del Centro studi dell’Accademia e docente all’Università di Parma, ha affrontato il tema della sicurezza alimentare e di quella che ha definito “malacucina”. Egli ha sottolineato la circostanza che il grande ricettario della cucina tradizionale italiana, pubblicato di recente dall’Accademia con il Touring club, riporta tutte ricette “con il fuoco”, nessuna di piatti freddi o crudi. “Questo significa - ha detto - che la tradizione ha da sempre salvaguardato la sicurezza alimentare, sia pure attraverso formule empiriche frutto di secolare se non millenaria esperienza”. La sicurezza alimentare, la salute collegata al cibo, la qualità degli alimenti, ha poi detto, sono da sempre collegate allo stile di vita, anzi in gran parte lo determinano. La cucina regionale tradizionale vista con l’occhio del nutrizionista: questo il tema della relazione dell’Accademico Giuseppe Fatati, della Delegazione di Terni, medico ospedaliero. Egli ha posto l’accento sulla necessità che tra medico e paziente, in materia di problemi della nutrizione, esista una comunicazione chiara e semplice, basata su tre punti: equilibrio, stagionalità dei cibi e semplicità. È infatti possibile, ha detto, mantenere intatti i canoni della cucina tradizionale anche nel caso di diete terapeutiche. Il professor Carlo Maria Rotella, specialista in malattie del metabolismo, ha parlato dei farmaci e dei prodotti da banco nella cura dell’obesità. La sua è stata una denuncia chiara dei pericoli di una pubblicità ingannevole su pretesi farmaci mirabolanti e miracolosi in quanto cultura, tradizione e comunicazione sono i soli elementi con i quali il medico specialista può e deve affrontare il problema di questa patologia, che assume le caratteristiche di un problema sociale come recentemente affermato dal ministro della Salute, professor Sirchia. A CENA CON LA SALUTE Ristorante “Guerino”, Pescara 12 aprile 2002 In cucina Enzo Camplone Mastro pasticciere Fabrizio Camplone Direttore di sala Fernando Nucci Aperitivo di benvenuto In tavola L’Adriatico in gratin Risotto del pescatore Dentice in bellavista con salse varie Torta “Caprice” Truffé all’Aurum “Caprice” I vini Cartizze Bisol; Ibisco bianco Zaccagnini; Meosotis Cerasuolo Zaccagnini L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 8 • PA G . 6 2 I N O S T R I Il professor Edoardo Mannucci, ricercatore all’Università di Firenze, ha ripreso il tema dell’obesità, illustrando alcune tecniche recenti che comprendono la psicoterapia, il controllo degli stimoli, la correzione degli stili alimentari, in una perfetta armonia tra paziente e medico. Le diete debbono essere stabilite di comune accordo e non imposte dal medico, in modo che il paziente non si senta prevaricato nelle sue facoltà decisionali. Il professor Fabio Capani, docente di medicina interna all’università pescarese “Gabriele D’Annunzio”, traendo le conclusioni del convegno dall’arco dei vari interventi e dai collegamenti tra un relatore e l’altro da parte del moderatore, ha convenuto anch’egli che il cibo “è” salute e che dal dibattito sono emersi tanti messaggi utili, soprattutto di profondo valore culturale. “Il progresso ha detto - ci ha privati di beni positivi irrinunciabili: per questo è necessario adottare uno stile di vita che significhi anche un recupero dei valori”. Questi, ha concluso, C O N V E G N sono importanti spunti di riflessione per chiunque. L’Accademico Luigi Marra, Delegato dell’Aquila, ha rivolto a tutti un saluto e un ringraziamento, ponendo l’accento sulla validità culturale degli argomenti trattati e augurandosi che iniziative del genere abbiano a ripetersi nel solco dell’attività accademica e nello spirito di collaborazione con il Lions club. È seguita una cena presso il ristorante “Guerino” alla quale hanno partecipato tra gli altri il presidente della Provincia di Pescara, Giuseppe De Dominicis, con l’assessore alla Cultura Marino Roselli. Erano presenti numerosi Accademici e soci del Lions club. Tra gli altri, la Delegata dell’Accademia di Isernia, Giovanna Maria May. Al termine della cena l’avvocato Guido Alberto Scoponi, past governatore del Lions distretto 108, e il Delegato di Pescara Aternum, Carmelo Paolucci Pepe, hanno rivolto a tutti i partecipanti il loro personale sentimento di riconoscenza. (G.F.) See International Summary page 70 CAPODANNO CON LA CICERCHIA Un buffet di San Silvestro in casa di amici, alcuni anni oro sono. Tanti simpatici ospiti e tanti piatti gustosi. Tra essi, più come preziosità che come rarità, spiccava una ciotola di cicerchie, un piatto anacronistico più che mai in una simile occasione. Forse il padrone di casa voleva accrescere la fruttuosità del nostro nuovo anno, unendo alle note beneauguranti lenticchie, un cucchiaio di cicerchie, dalla granella più grossa e quindi più “promettente”. Ma può anche darsi che il nostro gentile anfitrione volesse solo ricordare a tutti che la cicerchia esisteva ancora e che la malaugurata estinzione di tale specie di legume aveva ancora validi oppositori. Nessuno ha osato domandarlo; anzi, come spesso accade in certe mostre di arte avveniristica, ci si è complimentati per l’idea, dando per scontato di aver capito tutto senza aver in effetti capito nulla. In ogni caso, presso i meno giovani presenti, la cicerchia ha avuto un inevitabile potere evocativo e così, ognuno, ha ricordato qualcosa in merito, vissuto direttamente o raccolto da familiari ancor più avanti negli anni come dislivello generazionale. In effetti la cicerchia è scomparsa dalle mense meridionali almeno da cinquant’anni. Prevalentemente, infatti, erano i contadini dislocati lungo l’Appennino centro-meridionale quelli che la usavano con una certa regolarità. La leguminosa è antichissima, in Oriente la sua diffusione risale addirittura alla preistoria. Gli antichi Greci la conoscevano come “lathyro” (Lathirus sativus L. è oggi il suo nome botanico) mentre tra i Romani I era nota come “cicercula”. Anche Egiziani ed Ebrei la conoscevano, ma nemmeno nell’antichità questo legume raggiunse, dal punto di vista alimentare, elevati livelli di popolarità e di interesse. Si riteneva, erroneamente, che fosse un legume povero, buono solo per zuppe, dove poteva unirsi ad altri sapori, magari al posto dei ceci con i quali mostrava una certa affinità alimentare, ma lontano dalla versatilità del fagiolo, usato in cucina in tante occasioni. In realtà la cicerchia è un legume sostanzioso, ricco di proteine e ancor di più di carboidrati. Semmai di esso va ricordato il grave, deprecato fenomeno della latiriasi o latirismo, legato a un glucoside presente nella sua farina. In virtù di tale glucoside gli animali, segnatamente equini e suini, ma anche polli e ruminanti, alimentati assiduamente con abbondanti pastoni a base di farine di cicerchia, vengono colpiti da una forma di intossicazione con sintomi di tremori, contrazioni tetaniformi, forme convulsive e paresi. Nell’uomo che consuma cicerchie bollite, messe in ammollo uno o due giorni prima della cottura, il fenomeno non si manifesta minimamente. Il latirismo s’incontra invece anche a carico dell’uomo allorché, con farine di pura cicerchia, si preparino focacce o altri prodotti alimentari da consumare crudi o cotti. Per un uso alimentare diverso, cioè per zuppe o comunque per minestre dove la cicerchia è prevista lessata, ben venga il suo consumo in alternativa ad altri legumi. (Amedeo Santarelli) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 8 • PA G . 6 3