Club Alpino Italiano

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Club Alpino Italiano
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
Club Alpino Italiano
Sezione di Padova
Commissione per l’Escursionismo
Domenica 17 Maggio 2015
Ricordando la Grande Guerra
<< Le battaglie del Grappa sui Colli Alti.
L'opera della Croce Rossa: l’Ospedale di San Lorenzo,
i "Poeti di Harvard” e le ambulanze della “American Red Cross”.
Traversata: Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa,
Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron >> (E)
Conduttori dell’escursione:
Mauro Baratto - Antonio Di Chiara
Grado di difficoltà del percorso:
E
Località di partenza:
Albergo Forcelletto (1396 m)
Località di arrivo:
Localita’ Finestron (1270 m)
Dislivello complessivo in salita :
500 m
Dislivello complessivo in discesa :
750 m
Lunghezza del percorso :
15 Km
Quota massima raggiunta :
1775 m Cima Grappa
Durata complessiva dell’escursione :
7:30 ore
Orario di partenza da Padova :
ore 7:00
Orario di rientro previsto a Padova :
ore 21:00
Segnavia del percorso
Sentiero con segnavia CAI num. 910, ANG, 920, 929,
sentieri ben marcati, strade forestali
Presenza di acqua potabile
lungo il percorso:
Albergo Forcelletto, Rifugio Bassano, Ponte San Lorenzo
Rifugi e altre strutture d'appoggio:
Albergo Forcelletto, Rifugio Bassano
nella scala 1:25000
Cartografia: Edizioni Tabacco, Foglio n. 51 (<< Massiccio del Grappa, Bassano, Feltre >>)
Equipaggiamento necessario:
Scarponi con suola ben marcata, sono vietate assolutamente le scarpe da ginnastica;
abbigliamento adatto alle condizioni e alla stagione in corso. Consigliati i bastoncini telescopici.
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
Accettate con spirito di collaborazione quanto suggerito dai Conduttori dell'escursione e restate uniti alla
comitiva di cui fate parte evitando “fughe” e “ritardi inutili”.
Evitate, senza autorizzazione od avviso, percorsi diversi da quelli stabiliti e non create situazioni difficili e
pericolose per la vostra ed altrui incolumità.
Ricordate che il CAI propone la filosofia del “camminare di qualità”, cioè non inseguendo la
performance o - tanto meno - la “lotta con l'Alpe”, ma ricercando la natura e la cultura dei luoghi.
Rispettate la natura e non uscite dai sentieri; passate all'interno o vicino alle proprietà private
mantenendo un comportamento civile e cortese.
Non raccogliete fiori, vegetazione di varia natura od altro e non gettate od abbandonate rifiuti.
Rispettate la montagna.
Durata complessiva dell’escursione proposta e descrizione sintetica della stessa:
7:30 ore circa, così suddivise:
tempo
parziale
(ore)
km
0:45
0,70
0:15
0,80
1:30
1,75
1:00
1,75
visita
1,00
0:45
0:30
0:45
0:40
0:30
0:20
1,50
1,50
2,00
2,00
1,00
1,00
Descrizione della tappa
dall'Albergo Forcelletto (1396 m) per il sentiero “direttissima” fino alla cima del Monte
Pertica (1549 m);
dalla cima del Monte Pertica per sentiero marcato fino alla selletta del Monte Pertica in
corrispondenza del sentiero num. 910 (1506 m);
dalla selletta del Monte Pertica per sentiero num. 910 fino al primo tornante della strada
militare che sale a Cima Grappa alla ex-caserma NATO sul versante nord (1694 m);
dal primo tornante per il sentiero ANG “Anello Naturalistico del Grappa” fino a Cima
Grappa (1775 m);
Visita del Sacrario Militare di Cima Grappa,
“Galleria Vittorio Emanuele III”, Museo Storico della Grande Guerra, filmato
dal Sacrario di Cima Grappa per sentiero num. 920 fino alla strada Cadorna (1546 m);
dalla localita precedente per il sentiero num. 920 fino alla Croce del Termine (1451 m);
dalla Croce del Termine per il sentiero num. 920 fino alla cima del Monte Asolone (1520 m);
dal Monte Asolone per il sentiero num. 920 fino alla cima del Col della Berretta (1488 m);
dal Col della Berretta per il sentiero num. 929 fino alle case di localita’ Finestron (1300 m);
dalla localita' suddetta per strada carrozzabile fino alla localita’ Finestron (1300 m);
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
(metri)
Profilo altimetrico dell’escursione:
2000
1750
1500
1250
1000
750
500
250
0
0:01
0:45
1:00
1:10
2:30
2:40
3:30
4:00
4:45
6:00
6:40
7:10
7:30
tempi di percorrenza (ore)
L'escursione proposta è una lunga e panoramica traversata sui luoghi più noti delle Battaglie dei "Colli Alti"
combattute sul Massiccio del Grappa negli anni 1917-1918 della Grande Guerra. L'escursione è un percorso
storico che si propone di ricordare i caduti di quella lontana guerra, di tutti i popoli e di tutte le nazioni,
insieme alla grande opera della Croce Rossa al cui interno operava un piccolo gruppo distaccato della Croce
Rossa America (ARC "American Red Cross"). Il percorso inizia dall'Albergo Forcelletto, si sale alla cima del
Monte Pertica, uno dei luoghi simbolo del sacrificio delle truppe italiane e austroungariche, e seguendo la
cresta si arriva al Sacrario di Cima Grappa. Si visita il Sacrario di Cima Grappa con il sacello della
Madonnina del Grappa, e poi si discende per prati il versante occidentale del massiccio fino ad arrivare sulla
Strada Cadorna. Si attraversa la strada e si prosegue seguendo la lunga, bellissima e panoramica cresta
prativa (la Cresta degli Asoloni) toccando le cime dei monti Coston, Asolone, Col della Beretta, luoghi di
innumerevoli e sanguinosissime battaglie, sacrificio e "olocausto" delle fanterie. Dal Col della Berretta si
scende fino ad arrivare alla localita' Finestron alla fine della Valle di San Lorenzo con bellissimo panorama
sulla sottostante Valsugana. Con il pullman ci si porta a Ponte San Lorenzo dove si trovano la celebre
colonna romana e la lapide dei "Poeti di Harvard". Nella località di Ponte San Lorenzo sulla Strada Cadorna
(alle pendici meridionali del Monte Asolone) operava il piu' importante presidio della Croce Rossa e una
lapide ivi collocata ricorda i "Poeti di Harvard", i ragazzi americani (molti erano studenti della celebre
universita' americana) autisti delle ambulanze dell’ARC (Dos Pasos ed Hernest Hemingway tra i tanti) che
trasportavano in continuazione sotto il fuoco nemico i feriti lungo la Strada Cadorna giu' in pianura fino agli
ospedali di Bassano del Grappa.
Percorso stradale completo:
Padova – Albergo Forcelletto (80 km):
Padova – Bassano del Grappa – Romano Alto - Campo Solagna – bivio SP 149 – Albergo Forcelletto.
Altitudini sul livello del mare (altezza s.l.m.) di alcuni luoghi attraversati dal percorso stradale:
Padova (12 m) – Bassano del Grappa (133 m) – Romano Alto (166 m) – Campo Solagna (1027 m) – Ponte
San Lorenzo (1050 m) – Cason de Meda (1483 m) – bivio SP 149 (1546 m) - Albergo Forcelletto (1396 m).
Partenza in pullman da Padova (ore 6:00 dal piazzale <<Azzurri d’Italia>> antistante il Palazzetto dello Sport
all’Arcella) per Bassano del Grappa lungo la SS 47 della Valsugana. Percorrendo la tangenziale di Bassano in
direzione Trento uscire seguendo le indicazioni per Cima Grappa. Si arriva a Romano Alto dove inizia la
Strada Provinciale SP 148 “Strada Cadorna” che si percorre fino all'Albergo Forcelletto (che si trova al km 32
della “Strada Cadorna” SP 148) seguendo le indicazioni per Cima Grappa.
L’arrivo al punto di partenza dell’escursione è previsto per le ore 9:00 – 9:30 circa.
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
Descrizione dettagliata dell’itinerario
L'escursione ha inizio dal parcheggio dell'Albergo “Forcelletto” (1396 m) al km 32 della Strada Cadorna.
Prima della guerra esistevano in questa zona la storica Osteria Forcelletto e le diverse malghe della Conca
delle Bocchette. Tutti questi edifici vennero distrutti durante la guerra e riedificati subito dopo, si trovavano
infatti nella zona di cuscinetto tra la linea italiana e quella austroungarica. Nel 1918 l'antica osteria fu subito
distrutta dalle numerose artiglierie italiane che bombardavano costantemente questo luogo, dove passava la
prima linea austriaca. Nelle vicinanze dell’osteria arrivava durante la guerra una mulattiera usata dai soldati
austriaci lunga 1200 m fino a quota 1504, li terminava perché iniziavano le trincee avanzate italiane che si
estendevano su per la dorsale fino all' uscita Pertica della “Galleria Vittorio Emanuele III”. Da questo sbocco
della grande “Galleria Vittorio Emanuele III” uscivano i soldati italiani per gli assalti, partivano dalla
Caserma Milano (dove oggi si trova il Museo Storico della Grande Guerra) e percorrevano tutto il condotto
principale lungo circa 1600 metri.
Dal parcheggio antistante l'Albergo Forcelletto iniziano due sentieri (guardando verso sud) che portano sul
Monte Pertica. Si seguono le indicazioni del sentiero segnato come “Direttissima” per il Monte Pertica, un
sentiero che sale gradualmente sul crinale non molto ripido del monte all'interno di un bel bosco di abeti. Si
arriva sulla cima erbosa e panoramica del Monte Pertica (1549 m, 0:45 ore circa dalla partenza) dove si trova
una grande croce metallica e tante lapidi a ricordo degli avvenimenti qui accorsi.
L'altro sentiero, quello di sinistra, è il sentiero con segnavia CAI num. 910 (in questo tratto è segnato anche
come “A.N.G. Anello Naturalistico del Grappa”) che è una ampia e comoda strada militare che conduce in
salita verso sud, attraverso un bosco, sulla selletta (Sella del Monte Pertica, 1516 m, a circa 1,5 km
dall'Albergo Forcelletto) della cresta erbosa che collega il Monte Pertica con la cima piu' a nord (1776 m) del
Massiccio di Cima Grappa (chiamata la “Nave” per la caratteristica forma che ha guardandolo proprio dai
colli sottostanti che si trovano a nord) a pochi metri dalla Strada Cadorna.
Cima Pertica
Questa piccola cima, caposaldo avanzato occidentale di Cima Grappa, a cui è collegata da una dorsale
esposta fu, fino al termine del conflitto, epicentro di aspri scontri. Tutto intorno alla cima del Monte Pertica,
sono ancora oggi ben visibili i crateri aperti dallo scoppio delle granate che crivellarono tutta la zona tanto
aspramente contesa. Il primo attacco su questo monte si ebbe il 6 novembre 1917, durante la prima fase della
Battaglia di Arresto (I Battaglia del Grappa). Una compagnia austroungarica del primo battaglione di testa, al
comando del tenente Lorenzoni (un austriaco con cognome italiano) giunse senza difficoltà fin alle pendici del
Pertica che era ancora sgombro di truppe italiane. Da qui il tenente poteva vedere i soldati italiani verso Cima
Grappa intenti a scavare trincee, la possibilità per conquistare l'intera cima era ad un soffio. L'audace azione,
tuttavia dovette interrompersi a causa della mancanza di rincalzi. La sera arrivarono gli alpini del Monte
Rosa: per gli austriaci non si presentò più una tale occasione. Per tutte le fasi della Battaglia d'Arresto questa
cima ha visto numerosi passaggi di fronte. Il 23 novembre 1917, una volta passata definitivamente in mano
agli austriaci, essi riusciranno a tenerla come avamposto fino al 25 ottobre 1918, in questa giornata campale a
mezzogiorno il Pertica era già passato di mano ben 8 volte! L'ultima sanguinosa battaglia avvenne il 30
ottobre 1918 quando truppe austriache già in possesso dell'ordine di ritirata, fiere e non ancora rassegnate ne
assalirono ancora una volta la contesa vetta. I reiterati ed incoscienti attacchi che si susseguirono, da ambo le
parti, portarono solo a rendere per un anno la cima un'informe cumulo di terra, macerie e corpi dilaniati. I
Comandi di entrambi gli eserciti vollero a tutti i costi occupare quel modesto rilievo, ne fecero forse un punto
d'onore, anche alla fine di ottobre del 1918, sacrificando inutilmente migliaia di vite umane. Per gli austriaci
poteva servire soltanto da osservatorio avanzato, non c'èra nessuna possibilità che potesse servire come base
per attacchi in avanti perché troppo esposta al fuoco dell'artiglieria di Cima Grappa, per gli italiani era di
scarsissima utilità perchè troppo battuto dalle artiglierie e separato dal resto dello schieramento. Sarebbe
stato molto più importante conservare l'Asolone e il Col della Berretta, la cui perdita, per tutta la durata del
conflitto, rappresentò un grave fattore di insicurezza per il settore ovest della difesa del Grappa.
Sulla cima ai piedi della croce metallica si trovano alcune lapidi che ricordano solo gli ultimi attacchi dei
giorni 24-27 ottobre 1918 pochi giorni prima della fine della guerra allorquando caddero 37 ufficiali e 851
soldati (2500 feriti) e la guerra sarebbe finita la settimana dopo.
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
Dalla cima si scende per prati lungo il crinale seguendo un sentiero marcato fino ad arrivare sul sentiero con
segnavia CAI num. 910 (1516 m, 1:00 ore circa dalla partenza). Si prosegue ora lungo questo sentiero con
segnavia CAI num. 910 che era una ampia strada militare italiana percorrendo la bellissima cresta erbosa che
collega il Monte Pertica con Cima Grappa (questo tratto coincide anche con il trekking “Anello dei Cippi
Storici” che è un percorso ad anello che arriva al Sacrario e poi ritorna alla Sella del Monte Pertica). Si
prosegue lungo questa bellissima e riposante strada militare con un panorama tutto attorno stupendo e ampio
fino ad arrivare ad un ampio pianoro dove si trova il primo dei quattro tornanti che conducono poi brevemente
in cima (1694 m, 2:30 ore circa dalla partenza).
Questo tratto di sentiero è il tracciato di una vecchia strada militare italiana che conduce fino sulla cima del
Massiccio di Cima Grappa nelle vicinanze del vecchio edificio della ex-caserma Nato. La strada militare
italiana percorreva la dorsale del Monte Grappa, scendeva poi “camionale” fino a questa zona di trincee
avanzate ed avamposti del Monte Pertica (da notare che allora non esisteva la SP 148 che abbiamo percorso
per arrivare all'Albergo Forcelletto, costruita 50 anni dopo nel 1965). É una ampia e bella strada che nel
tratto finale di salita a Cima Grappa presenta 4 tornanti. La strada arriva in cima dove si trova ora una zona
abbandonata e recintata (divieto di transito) con antenne e tanti resti di strutture legate alla ex-caserma Nato e
ora completamente abbandonata. Sulla cima a nord del Sacrario si trovava una vecchia Base dell'Aeronautica
Militare operativa negli anni '70 in piana “Guerra Fredda”. Ospitava l'Area Controllo (radar) di una Batteria
di missili antiarei Nike-Hercules del 64º Gruppo I.T. (Intercettori Teleguidati) che era situata pero’ piu' in
basso vicino all'Albergo Forcelletto e successivamente un centro per la sorveglianza delle telecomunicazioni
dell'Esercito Italiano.
Il sentiero con segnavia CAI num. 910 in prossimita' del primo tornante si distacca dalla strada militare e
diventa un sentiero stretto che prosegue a mezza costa in piano fino ad arrivare ad un bivio. Si prosegue dritti
procedendo sempre a mezzacosta con leggeri saliscendi seguendo il nuovo e bellissimo sentiero dell' “A.N.G.
Anello Naturalistico del Grappa” che scorre sempre a mezzacosta attorno alla montagna attraversando tratti
sorprendentemente selvaggi che possono regalare anche la possibilita' di imbattersi anche in camosci.
Al bivio si era abbandonato a sinistra il sentiero con segnavia CAI num. 910 che proseguiva in rapida salita in
alto sul versante occidentale ghiaioso e detritico del massiccio fino a sbucare in cima nelle vicinanze della excaserma Nato a poche centinaia di metri dal Sacrario Austroungarico.
Seguendo il sentiero A.N.G. si possono vedere lungo il versante ovest del massiccio le varie aperture della
“Galleria Vittorio Emanuele III” da dove sbucavano le canne dei cannoni delle batterie e delle mitragliatrici
a difesa di Cima Grappa. Lungo il sentiero si incontrano i vari cippi a ricordo delle truppe che hanno qui
combattuto. Verso la fine del sentiero si trova un piccolo cartello indicativo metallico in corrispondenza di un
tratto di trincee che salgono fino in alto dove si vede l'edificio del “Portale Roma” del sacrario. Da questo
cartello il sentiero effettua una curva verso destra lungo un sentiero che sembra una strada militare per poi
girare attorno al costone e confluire nel sentiero con segnavia CAI num. 920 che si segue in salita e si arriva al
Sacrario di Cima Grappa in corrispondenza del centro della “Via Eroica” (1775 m, 3:30 ore circa dalla
partenza).
Dopo la pausa pranzo si effettua una visita del Sacrario di Cima Grappa (le visite rispettano l'orario fissato
dal Ministero della Difesa: ore 9:00 – 12:00, 13:30 – 17:00)
Si inizia con la visita del Sacrario Austroungarico, si sale sul Portale “Roma” con ampio panorama e tabella
dei monti che si vedono, si percorre la Via Eroica e si arriva al Sacello della Madonnina del Grappa. Qui si
trova il Sacrario Italiano, scendendo le gradinate dei 5 gradoni del Sacrario e la stradina di ingresso al
sacrario si arriva al piazzale sottostante (1714 m) dove si trovano il Museo Storico della Grande Guerra e la
Sala Audiovisivi dell'Esercito Italiano. Nelle vicinanze si trova l'ingresso della “Galleria Vittorio Emanuele
III” visitabile, e poco sopra il rifugio Bassano.
Nel Sacrario Austroungarico si trova la tomba del giovane soldato rumeno Peter Pan, figlio di una ragazza
madre, morto a venti anni sul Col Caprile nel settembre del 1918 e la cui tomba è sempre ricordata dai
bambini che gli portano fiori e sassolini.
Terminata la visita si ritorna sulla cima del Sacrario Italiano e a meta' circa della Via Eroica (1750 m, 4:00 ore
circa dalla partenza) si ritrova il cartello che indica l'inizio del sentiero con segnavia CAI num. 920 (già
percorso poco prima in salita). Il sentiero scende il versante occidentale del massiccio per balze, vallette e dossi
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
attraverso bellissimi prati erbosi ricchi di resti di trincee e di ricoveri fino ad arrivare sulla Strada Cadorna
(1546 m, 4:45 ore circa dalla partenza).
Si attraversa la strada e si prosegue dritti seguendo la lunga, bellissima e panoramica cresta prativa della Cresta
degli Asoloni (quasi 6 km) che termina sul Col della Berretta. Un bellissimo percorso aereo con immensi
panorami attraverso luoghi che portano ancora tanti segni della guerra, crateri di cannonate, trincee. Con leggeri
saliscendi per prati, avendo sempre a destra la recinzione dei pascoli e la sottostante boscosa Val Cesilla, si
toccano sellette e alture erbose di tante localita' tristemente note delle battaglie del Grappa.
Da Cima Grappa fino al Monte Rivon scorrevano le trincee italiane di seconda linea, la prima linea era piu’
giu’ in Val Cesilla e saliva sulle pendici sud del Monte Asolone.
Il sentiero sale sulle cime erbose del Monte Rivon (1544 m), del Monte Coston (1515 m) scende alla selletta
della Croce del Termine (1451 m, 5150 ore circa dalla partenza), sale al Monte Costa Sella (1499 m) e quindi
al Col delle Farine (1480 m) e infine arriva al Monte Asolone (1520 m, 6:00 ore circa dalla partenza) dove si
trova una grande Croce.
Gli Austroungarici conquistarono il Col della Berretta (11 dicembre 1917) grazie anche all'aiuto della loro
artiglieria posizionata sul gruppo delle Melette di Gallio (appena conquistate) sull’altopiano di Asiago, e
successivamente la cima del Monte Asolone. La battaglia dell’Asolone fu la battaglia per la difesa della
“Strada Cadorna”. Essa, in un primo tempo, aveva salvato il Grappa, ora bisognava salvar “lei” la strada.
Sulle sue bianche serpentine piombavano le grosse granate da 210 e da 305 mm, sollevando colonne
gigantesche di terra, di pietre e di schegge, spalancando crateri. Subito sbucavano dalla terra i drappelli di
zappatori coi badili e i picconi: la ferita era medicata. Si dovette all’esistenza della strada Cadorna il successo
di quella difesa alla quale fu attaccata come ad un filo, per un mese di seguito, l‘esistenza dell’Italia.
Nonostante la strenua resistenza italiana, il nemico riuscì a strappare il monte Asolone (controllando cosi' gli
accessi alla Cima Grappa), giungendo ad affacciarsi sulla piana di Bassano. ll Monte Asolone fu conquistato
dagli austroungarici grazie alla fitta nebbia il giorno 18 dicembre 1917. Da questo momento fino alla fine della
guerra la cima a quota 1522 rimase sempre in mano austriaca nonostante numerosi e sanguinosissimi tentativi
italiani. Questo monte era saldamente difeso da numerosi nidi di mitragliatrici e dall'artiglieria posizionata in
caverne nella vicina Val delle Saline. La conquista dell'Asolone scopri' un tratto della "Strada Cadorna", essa
si sviluppava costantemente sul versante sud, al riparo del fuoco nemico tranne che in un breve tratto tra il
Monte Coston e Cima Grappa dove esisteva il “giro della morte” perchè era ora sottoposta al fuoco nemico.
Dal Monte Asolone si scende sempre seguendo il sentiero con segnavia CAI num. 920 fino al Col della Berretta
(1448 m, 6:40 ore circa dalla partenza) dove termina la Cresta degli Asoloni.
Sul Col della Berretta si trova una piramide con lapide che riporta il bollettino del comandante supremo (il
generale Diaz) del 27 novembre 1917, in cui si citano gli atti d'eroismo compiuti dai fanti della brigata Aosta
per respingere un attacco in massa delle forze nemiche.
Dal Col della Berretta si scende lungo il crinale della montagna, ora con un tratto molto più ripido, seguendo il
sentiero con segnavia CAI num. 929 attraversando un bosco. Al termine del bosco si trova una strada
carrozzabile ed alcune case (1307 m, 7:10 ore circa dalla partenza), seguendo questa strada si arriva dopo poche
centinaia di metri alla località Finestron (1270 m, 7:30 ore circa dalla partenza) alla fine della Valle di San
Lorenzo, dove si ritrova il pullman ed ha termine l’escursione.
La località Finestron (riconoscibile la vecchia osteria ora trasformata in residenza privata) si trova alla fine
della strada asfaltata che risale tutta la valle di San Lorenzo. Da qui una strada asfaltata (bloccata al traffico)
scende giu' fino a Cismon del Grappa in Valsugana. Da qui si puo' vedere a precipizio la sottostante
Valsugana nella sua zona di Cismon del Grappa (Forte Tombion, la localita’ il Pescatore), sullo sfondo si vede
Primolano e a sinistra in alto Enego.
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
Con il pullman ci porta a Ponte San Lorenzo dove si trova la celebre colonna romana regalata dal comune di
Roma e la lapide dei "Poeti di Harvard", i piloti delle ambulanze della Sezione Uno della ARC “American Red
Cross” di stanza a Ca’ Erizzo a Bassano del Grappa. A Ponte San Lorenzo si trovava un ospedale da campo e
il posto americano “G.1” (Grappa 1). A Ponte San Lorenzo e a Val Damoro stanziarono in permanenza
ambulanze e personale ARC, tra questi vanno ricordati il poeta John Dos Passos e lo scrittore Ernest
Hemingway.
Numeri telefonici utili di enti e strutture e rifugi della zona dell’escursione:
Soccorso Alpino
Soccorso Alpino di Crespano del Grappa
Comunità montana del Grappa Via Molinetto 15/17
Crespano del Grappa (TV)
Rifugio Bassano (www.cimagrappa.it) nel sito ci sono 4 webcam in tempo
reale che fanno vedere il massiccio del Grappa dal tetto del rifugio
MUSEO STORICO DELLA GUERRA 1915 - 1918 di Cima Grappa
Albergo Forcelletto
Rifugio Bocchette (www.rifugiobocchette.com)
Rifugio Scarpon
Bar ristorante Ponte San Lorenzo
Bar ristorante Baita Monte Asolone Val dea Giara
Osteria Cibara
Bar ristorante pensione Camposolagna ( www.camposolagna.it )
Albergo San Giovanni e museo storico 1915-18 ( www.collialti.it )
Rifugio Alpe Madre
Albergo Al Lepre
agriturismo Da Baldino
agriturismo Citton
118
0423-538741
0423-53036
0423-53101
0423-544840
349-8850800, 0439-44149
0439-075323, 338-6817136
0424-559060, 340-3403773,
347-4794653
0424-559034, 0424-80454
0424-559000
0424-559063
0424-556197, 0424-556000
0424-556008
0424-559076
0424-559047
0424-559065
0424-559001
"Studiare la guerra per imparare la pace"
"I sentieri che un tempo dividevano il fronte oggi devono unirci" (W. Schaumann)
"...Soldato ignoto, e tu:
perduto fra i meandri
del destino!
Mucchio senza piastrino,
eroe senza medaglia,
il nome tuo
non esisteva più.
Finita la battaglia,
fu chiesto inutilmente:
nessun per te poteva dir;
presente!".
Tratto da "Soldato Ignoto" (Canti della Grande Guerra)
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Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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Appunti e note dell’Escursione
Il Massiccio del Grappa
Il Massiccio del Grappa, culminante a 1776 m di quota con Cima Grappa, è profondamente inciso dalle valli
torrentizie/glaciali di Seren del Grappa, di Alano e Schievenin-Mure, della valle San Liberale, della valle di
Santa Felicita e della Val Cesilla. La sua origine, circa dieci milioni di anni fa è da attribuire allo scontro - tuttora
in atto - fra la zolla del continente africano e quella europea che ha innalzato strati di calcare dolomitizzato,
biancone e Scaglia Rossa. L'origine del nome non è ben definita, si sa che si chiamava "Alpe Madre". E’ un
altopiano carsico, prativo, ricco di pascoli e scarsamente popolato poiché privo di risorse di acque (tutte
assorbite nel sottosuolo), non vi sono nè fiumi nè laghi e nel corso della Prima Guerra Mondiale per
l’approvvigionamento idrico per i soldati si usavano cisterne e complessi sistemi di pompaggio dalla pianura.
La storia della Prima Guerra Mondiale sul Massiccio del Grappa
Prima della Prima Guerra Mondiale il Massiccio del Grappa non era "famoso", era un altopiano prativo
disabitato, la sua fama è dovuta alla Prima Guerra Mondiale, allorquando, dopo la disfatta di Caporetto, l'esercito
italiano dovette ripiegare sul fiume Piave e sul Massiccio del Grappa, che erano dei luoghi dove non era stata
prima approntata alcuna fortificazione difensiva. Il massiccio del Grappa allo scoppio della Prima Guerra
Mondiale si presentava ancora come una zona di prati e pascoli, disabitata, i confini della guerra erano infatti
lontani, sul Pasubio, sull'Altopiano di Asiago, sui Lagorai e sulle Dolomiti e sull'Isonzo. Il fiume Piave e il
Massiccio del Grappa (che rappresentava il nodo di saldatura fra la linea del Piave e quella degli Altopiani
Asiago, Tonezza, Pasubio) divennero i baluardi difensivi superati i quali l'Austria avrebbe avuto accesso alla
pianura veneta. Il Piave e il Grappa divennero il simbolo della resistenza e del sacrificio e furono anche i luoghi
da dove parti' la controffensiva finale italiana che pose termine alla guerra (la “Battaglia di Vittorio Veneto”).
Solo nel 1916, un anno dopo l'inizio della guerra, sali' sulla cima del Monte Grappa il generale Luigi Cadorna, ivi
sostò a lungo pensoso ed ebbe la “preveggenza” di pensare di fortificare il Massiccio del Grappa (considerava il
monte Grappa come perno di una eventuale difesa arretrata per le sue funzioni naturali di raccordo fra l’altopiano
di Asiago e il corso del Piave nel settore di pianura). Infatti, se doveva succedere qualcosa di disastroso sul fronte
dell'Isonzo, l'esercito italiano doveva ripiegare dapprima sulla prima linea difensiva del fiume Tagliamento e
successivamente su quella del fiume Piave (era prevista anche quella sul fiume Mincio) ma tra il fiume Piave e
l'Altopiano di Asiago si trovava il Massiccio del Grappa che in quel periodo era completamento sguarnito di
qualunque sbarramento difensivo. Cadorna aveva intuito la necessità di armare a difesa il massiccio del Grappa,
con una matita tracciò su una carta topografica il segno di una strada da realizzare che dalla pianura arrivava
alla cima del monte (l’attuale “Strada Cadorna” una parte dell’attuale strada provinciale SP 148), affidando al
colonnello Dal Fabbro, comandante del genio delle truppe degli Altipiani, il compito di dar attuazione al disegno
(ordino’ anche la costruzione di due teleferiche e un impianto idrico). In origine essa doveva servire
all’armamento del settore occidentale del massiccio. Il 7 ottobre 1917 (dopo quasi un anno di lavori e soltanto
due settimane prima dell'imminente disastro di Caporetto) il generale Cadorna poteva inaugurarla percorrendola
in automobile sino quasi fino alla vetta del monte.
Dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) il Massiccio del Grappa venne fortificato velocemente,
costruendo caverne nella roccia e postazioni fisse di artiglieria, dalla cima gli italiani dominavano e tenevano
sotto controllo tutto il fronte sino a giu' verso il Piave fino al Montello, lungo una linea che parte dal monte
Valderoa e va fino a Col Caprile. Furono poi costruite altre strade, cinque camionabili e due carrarecce.
Il problema dei rifornimenti di acqua sul Massiccio del Grappa
I punti più importanti di approvvigionamento di acqua dell'esercito italiano erano a San Liberale, Col
Campeggia, Madonna del Covolo, Caniezza, Borso del Grappa. Efficienti impianti di pompaggio sollevavano
l’acqua, che veniva trasportata a Cima Grappa mediante lunghe tubature in due serbatoi incavernati (da 110 mc e
50 mc) e in un altro, sempre da 110 mc, situato nella “Galleria Vittorio Emanuele III”. Oltre a numerose piccole
cisterne c'erano anche altri importanti serbatoi a Cason di Meda (da 20 mc) e presso l’Archeson (da 150 mc).
Nell'ottobre 1918 le stazioni di pompaggio fornirono ai settori sulle alture oltre 1000 mc d'acqua al giorno.
Maggiori difficoltà incontrarono gli austriaci perché l'acqua doveva essere pompata dal basso, dal Canale del
Brenta dalle stazioni di Cismon del Grappa, l'acqua da distribuire veniva affidata a dei portatori. La razione
quotidiana era di una borraccia a testa, sempre che i portatori riuscissero a raggiungere le postazioni perché le
mulattiere che salivano da Cismon del Grappa venivano continuamente cannoneggiate dall’artiglieria italiana.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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Le tre “ Battaglie del fronte Massiccio Grappa – fiume Piave ”
 dopo la Battaglia di Caporetto
Dietro pressione degli Alleati (che non avrebbero visto di buon occhio ulteriori invii di loro truppe) la sconfitta di
Caporetto (24 ottobre 1917) portò alla rimozione il 9 novembre 1917 del generale Luigi Cadorna (che aveva
osato imputare l'esito infausto della battaglia alla viltà dei suoi soldati) con il generale Armando Diaz (capo del
XXIII Corpo d'armata della IIIª Armata), assistito dal generale Gaetano Giardino e dal generale Badoglio (le cui
colpe di Caporetto non erano ancora state notate) in qualità di sottocapi di Stato Maggiore.
Le truppe italiane, dopo una drammatica ritirata, pervennero alla nuova linea (fiume Piave – Massiccio del
Grappa) logore e stremate e, malgrado la stanchezza e le gravi condizioni logistiche e tattiche, si prodigarono
alacremente per costruire una nuova barriera difensiva atta ad arrestare definitivamente il nemico che,
imbaldanzito dal successo, puntava alla totale distruzione dell'esercito italiano. La conquista del Grappa, infatti,
avrebbe consentito agli austro-ungarici di dilagare nella sottostante pianura veneta e colpire alle spalle lo
schieramento italiano-alleato sul Piave, dal Montello al mare.
Una delle cose piu' importanti da scrivere sul "dopo Caporetto" è che l'Italia riusci' a ricostituire in breve un
esercito grazie ad uno sforzo industriale prodigioso, se ne stupì per primo proprio il nemico che pensava di
aver messo in ginocchio l'esercito italiano. Grazie alle materie prime fornite dagli alleati l'Italia sviluppo' in un
tempo brevissimo una grandissima industria bellica, ci fu una specie di "boom industriale", centinaia di migliaia
di italiani uomini e tantissime donne lavorarono alla fabbricazione dei nuovi armamenti, la tecnologia e la
qualita' dei cannoni fabbricati aveva fatto un "salto" prodigioso a volte superiore persino a quello nemico
(ricordiamo che l'Italia scese in guerra con armamenti vecchissimi).
Le unità italiane riorganizzate velocemente riuscirono a fermare le truppe austro-ungariche e tedesche nella
successiva “Prima Battaglia del Grappa-Piave” riuscendo a difendere ad oltranza la nuova linea difensiva. Il
primo segno di riscossa avvenne per merito della IVª Armata del generale Mario Nicolis di Robilant, che,
stanziata sul Cadore e sulle Dolomiti, si era ritirata il 31 ottobre con l'ordine di organizzare la difesa del monte
Grappa e di realizzare la saldatura tra le truppe dell'Altopiano di Asiago e quelle schierate lungo il fiume Piave.
La IVª Armata si distribui' su quattro zone da difendere che erano rispettivamente da ovest verso est: sulla parte
occidentale del Grappa dal Col Caprile fino a Cima Asolone c'era il IX Corpo d'Armata (la sede del Comando
Tattico era sul Col Campeggia), da Cima Asolone a Cima Grappa e alla Croce dei Lebi era schierato il VI Corpo
d'Armata, dalla Croce dei Lebi fino alla dorsale dal Monte Tomba era schierato il XVIII Corpo d'Armata,
restavano poi il I Corpo d'Armata che venne dislocato dal Monfenera fin giu' sul Piave presso Pederobba. Gli
Alleati, dopo la sostituzione del generale Cadorna, inviarono delle divisioni in aiuto dell'Italia. La ”Strada
“Cadorna” cominciò a lavorare negli ultimi giorni di ottobre. Mentre centurie di territoriali, scaglionate lungo i
suoi 32 chilometri, ne correggevano febbrilmente il tracciato e ne rinforzavano le opere, processioni di autocarri
salivano su coi primi battaglioni. Poi fu la volta delle artiglierie, dei servizi, dei rifornimenti, una intera armata
doveva passare di là. La nuova Strada “Cadorna” non aveva un attimo di riposo: giorno e notte, autocarri, cavalli,
i cingoli delle trattrici. I territoriali dovevano correre ovunque con badili e picconi a gettar terra e sassi sulle
buche, a smussare sporgenze di roccia che impacciavano le manovre, a puntellare scarpate pericolanti. di notte,
dalla pianura, essa appariva tutta una luminaria, come se vi salisse una fiaccolata per una gran sagra, l’indomani,
intorno alla Cappellina della Madonnina del Grappa.
 La prima battaglia di “Arresto”: 14 - 26 novembre 1917, 11 - 21 dicembre 1917
La prima battaglia difensiva (quella di "arresto" dell'avanzata nemica) si svolse in due fasi: dal 14 al 26
novembre (soltanto 20 giorni dopo Caporetto !) e dall'11 al 21 dicembre 1917, ed è quella maggiormente
legata alla memoria popolare. Nei primi giorni le truppe dovettero battersi allo scoperto: le difese, apprestate in
seguito, furono scavate e allestite sotto il cannoneggiamento incessante e, spesso, fra un assalto e l’altro. I reparti
erano abbarbicati al terreno, senza trincee e senza reticolati, attaccati a ogni pietrone e a ogni cespuglio. Esisteva
qualche elemento di trincea, una strada e una teleferica dalla cima del monte fino al Santuario della Madonna del
Covolo sopra Crespano (un'altra teleferica da San Nazario in Valsugana arrivava sul Col Raniero sui Colli Alti).
Niente reticolati, niente camminamenti, niente ricoveri. Gli austro-ungarici (provenienti da nord, dalle direttrici
Feltre e Belluno), dopo una massiccia e violenta preparazione di artiglieria, il 14 novembre attaccano in forze le
nuove linee avanzate italiane, tra Cismon e il fiume Piave con granate di grosso calibro, lanciafiamme, e anche
gas asfissianti. Il nemico tentò dapprima di sboccare in pianura verso il Piave attraverso il Monte Tomba e il
Monfenera. La dorsale dal Monte Tomba al Monfenèra divenne ben presto scenario di infernali bombardamenti.
Il 18 novembre cominciano i massicci attacchi tedeschi, compreso anche quello del battaglione alpino del
Württemberg guidato dal tenente Erwin Rommel, ma nessuno raggiunge i successi sperati, grande fu l'eroismo
dei soldati italiani. Sul Tomba aumentarono gli intensi bombardamenti di artiglieria austriaca che resero
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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praticamente insostenibile la difesa delle trincee sommitali e le truppe italiane si ritirarono verso sud di qualche
centinaio di metri. Il 22 novembre i tedeschi si impossessarono di tutta la dorsale tra Osteria di Monfenèra (oggi
Malga Miet), Monte Tomba e Monfenèra, le Sturmtruppen tedesche fecero grande uso dei lanciafiamme e
dopo vari attacchi riuscirono a conquistare la dorsale. Le truppe italiane si difesero accanitamente lungo il fianco
meridionale dove si attestarono e trattennero l'attacco nemico (località La Castella poco sopra la chiesetta di San
Sebastiano). Fallito così il tentativo dalla parte del Piave, lo sforzo avversario si concentrò contro il Massiccio
del Grappa, e più specialmente contro la sua parte occidentale, dove la zona d’attacco si presentava meno ardua,
e dove le alture (dolci e formate da prati, Col della Berretta, Col del Miglio, Monte Asolone, Cima Grappa) una
volta espugnate avrebbero fatto crollare tutto l’impianto difensivo e avrebbero aperto lo sbocco in Pianura alle
spalle della linea del Piave. Il 21 novembre, mentre reparti nemici guadagnavano qualche centinaio di metri in
Val Brenta, dense colonne, attaccavano Monte Pertica e Col della Berretta, riuscendo a mantenersi sulla cresta
del monte Pertica (saranno cacciati solo l’anno dopo nell’ottobre del 1918). Per più volte il nemico viene
respinto, ma ripetè gli attacchi accanitamente, con forze sempre maggiori. Il nemico mirava a scardinare l’ala
sinistra dello schieramento italiano sul Grappa. Il 26 novembre, con un violento combattimento venne
riconquistato il Col della Beretta ed ebbe così termine la prima fase della battaglia di arresto. Essa era stata la più
dura e la più importante, perché venne sostenuta dai soldati italiani quando non era stata ancora superata la
terribile crisi della ritirata. Fu solo dopo questa dura prova che, riacquistata la fiducia nelle reali capacità italiane,
il 5 dicembre le truppe Alleate affluite in Italia entrarono in linea dal Monfenera a Nervesa con il XXXI
Corpo d’Armata Francese (dislocato nella zona del Monte Tomba, Pederobba, Onìgo e Cornuda) ed il XIV
Corpo d’Armata Britannico (dislocato nella zona del Montello). Dal Monte Tomba fino ai ponti di Vidor sul
Piave si trovava la XIIª Armata guidata dal generale francese Jean César Graziani, formazione costituita da un
corpo d'armata italiano e da uno francese.
Riordinate le sue forze, l'11 dicembre il nemico riprese senza sosta e con rinnovato vigore una seconda fase
offensiva: nel vivo della lotta erano ancora Col della Berretta, Col dell'Orso, Monte Spinoncia, Col Caprile,
Monte Asolone. Gli Austroungarici conquistarono il Col della Berretta (11 dicembre) grazie anche all'aiuto
della loro artiglieria posizionata sul gruppo delle Melette di Gallio (appena conquistate) sull’altopiano di Asiago,
e il 13 dicembre la cima del Monte Asolone. La battaglia dell’Asolone fu la battaglia per la difesa della
“Strada” (la Strada “Cadorna”). Essa, in un primo tempo, aveva salvato il Grappa, ora bisognava salvar “lei”
la strada. Sulle sue bianche serpentine piombavano le grosse granate da 210 e da 305 mm, sollevando colonne
gigantesche di terra, di pietre e di schegge, spalancando crateri. Subito sbucavano dalla terra i drappelli di
zappatori coi badili e i picconi: la ferita era medicata, una chiazza di detriti pigiati coi piedi cicatrizzava la via,
sulla quale qualche attimo dopo riprendeva la faticosa spola degli autocarri e delle corvées. Si dovette
all’esistenza della strada Cadorna il successo di quella difesa alla quale fu attaccata come ad un filo, per un mese
di seguito, l‘esistenza dell’Italia. Nonostante la strenua resistenza italiana, il nemico riuscì a strappare i monti
Valderoa e Asolone (controllando cosi' gli accessi alla Cima Grappa), giungendo ad affacciarsi sulla piana di
Bassano. ll Monte Asolone fu conquistato dagli austroungarici grazie alla fitta nebbia il giorno 18 dicembre
1917. Da questo momento fino alla fine della guerra la cima a quota 1522 rimase sempre in mano austriaca
nonostante numerosi tentativi italiani. infatti questo monte era saldamente difeso da numerosi nidi di
mitragliatrici e dall'artiglieria posizionata in caverne nella vicina Val delle Saline. Anche i tentativi di conquista
mediante i lanciafiamme miseramente fallirono lasciando sul posto migliaia di caduti. La cima passò in mano
italiana solamente dopo la ritirata dell’esercito austroungarico. Ulteriori attacchi furono ovunque respinti ed il 21
dicembre il nemico fu costretto a desistere da ogni ulteriore tentativo. Il 23 novembre erano arrivate a Costalunga
di Cavaso del Tomba le artiglierie francesi. Il 30 dicembre sul Monte Tomba cominciò nella mattinata e si
intensificò sempre di più nelle prime ore del pomeriggio un accurato, continuo e devastante fuoco delle artiglierie
italiana e francese. Sul Monte Tomba e sul Monfenera, è stato scritto dagli storici, si abbatte uno dei piu' grandi
bombardamenti della Prima Guerra Mondiale (450 pezzi d'artiglieria!), alle ore 16.00 la fanteria francese
passa all'attacco del Monte Tomba. E' questo il primo combattimento sostenuto dalle truppe francesi sul
Massiccio del Grappa, erano soprattutto truppe alpine scelte, gli “Chasseurs des Alpes” (i “Cacciatori delle
Alpi”), i “Diavoli Blu” (i Caduti riposano oggi nel Sacrario Militare Francese di Pederobba). Lo sfondamento del
fronte austroungarico (i Tedeschi erano stati sostituiti da truppe austroungariche da pochi giorni perché vennero
trasferiti sul fronte occidentale) è massiccio ed immediato su tutta la dorsale tra Osteria di Monfenèra Monte
Tomba e Monfenera. Con la riconquista della dorsale del Monte Tomba e del Monfenèra, si riassesta il fronte
ad est del Monte Grappa. La Prima Battaglia del Grappa era finita, non meno di 80.000 uomini s’erano
avvicendati nella strenua difesa del Grappa. Nonostante l'accanimento degli attacchi, condotti con netta
superiorità di forza, il nemico venne fermato dal disperato eroismo dei soldati italiani e alleati. Poiché le perdite
erano state tantissime in quell’anno vennero chiamati alle armi in anticipo i ragazzi nati nel 1899, che verranno
poi soprannominati “ i Ragazzi del 99 ”.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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 La seconda battaglia difensiva, la “Battaglia del Solstizio” : 15 - 25 giugno 1918
L'esercito italiano sentì istantaneamente il mutamento delle condizioni di combattimento, della riorganizzazione
e del morale elevato derivante dalla caparbia resistenza sul Piave e sul Grappa. Durante la stasi invernale,
l'organizzazione difensiva venne rafforzata con lavori in roccia, trinceramenti, postazioni e reticolati, in
previsione di altri e più massicci attacchi. Venne aperta nella viva roccia, al di sotto della cima del massiccio, la
famosa galleria “Vittorio Emanuele III”. L'opera - vero capolavoro d'ingegneria militare - fu dotata di
formidabili postazioni di artiglieria in caverna e di sbocchi offensivi per contrattacchi e venne completata prima
dell'offensiva del giugno 1918. Passato l'inverno e la primavera l'esercito austroungarico progettava l'offensiva
definitiva che in pochi giorni potesse fare crollare l'esercito italiano. Il 24 aprile 1918 il generale Gaetano
Giardino assume il comando della 4ª Armata del Grappa (in quel mese istituita).
Il piano d'attacco soffriva in effetti degli scontri, personali e ideologici, tra i due capi dei corpi d'armata, Conrad e
Boroevic. Lo sforzo, anziché essere concentrato in un punto come a Caporetto, venne suddiviso tra i due corpi
d'armata. Il piano era stato infatti suddiviso in tre operazioni distinte. Un iniziale attacco diversivo sul Passo del
Tonale, denominato “operazione Lawine” (valanga), avrebbe anticipato quello dall'altopiano di Asiago verso
Vicenza da parte della 10ª e 11ª armata di Conrad (“operazione Radetzky”) ed uno attraverso il Piave verso
Treviso da parte della 5ª e 6ª armata di Boroevic (“operazione Albrecht”). Queste due penetrazioni avrebbero
dovuto costruire i bracci di una tenaglia da chiudersi nella zona di Padova. La mancanza di una chiara
superiorità, della concentrazione delle forze su un unico punto del fronte e la ricostituita forza dell'esercito
italiano fisica e morale attuata da Diaz, condannavano l'offensiva al fallimento.
Il piano nemico prevedeva di sferrare l'attacco principale dall'Altopiano di Asiago e dal Grappa per giungere
attraverso la piana di Vicenza, alle spalle dell'esercito italiano schierato sul Piave, mentre le altre armate
avrebbero attaccato frontalmente sul fiume Piave. Il generale Conrad (comandante delle armate degli Altipiani)
voleva che l’attacco principale si sviluppasse sull’Altopiano di Asiago e sul Grappa, Boroevic (comandante delle
armate di pianura del Piave) riteneva che l’attacco principale doveva avere come direttrice principale il Montello
e la direttrice Oderzo-Treviso. L'Arciduca Giuseppe Augusto d'Asburgo-Lorena decise di accontentare entrambi
conducendo un attacco su due direttive e quindi diluendo tutte le forze lungo tutto il fronte e questo fu l’errore
del nemico e la fortuna degli eserciti italiano-alleato. La diversità di vedute e dall’antagonismo fra Conrad e
Boroevic e l’incapacità del comando supremo austro-ungarico di imporre una propria decisione, la mancanza di
un disegno unitario furono la causa del fallimento dell’offensiva. La grande battaglia, dal fiume Astico al mare,
che prese poi il nome di “Battaglia del Solstizio”, si accese nella notte del 15 giugno 1918, e divampò
furiosamente tra il 15 e il 25 giugno 1918. L'offensiva inizio' con un finto attacco diversivo presso il passo del
Tonale, che fu facilmente respinto dagli italiani. Gli obiettivi dell'offensiva erano stati, in realtà', rivelati agli
italiani da alcuni disertori austriaci. La gigantesca offensiva non giunse, quindi, improvvisa al Comando
Supremo Italiano che, avuta conoscenza delle intenzioni del nemico, riuscì a far scatenare sulla linea del fiume
Piave un potente tiro di contropreparazione quasi contemporaneamente a quello di preparazione delle
artiglierie nemiche, riducendone sensibilmente gli effetti distruttivi.
La battaglia fu subito particolarmente accanita sul Grappa, chiave del sistema difensivo. Il nemico attaccò anche
al centro direttamente Cima Grappa da più direzioni: a destra, dopo ripetuti attacchi e contrattacchi, riuscì ad
affermarsi sulla linea monte Solarolo-monte Valderoa. Sul Grappa, dopo un forte bombardamento (l'artiglieria
austriaca era posizionata sotto la sommita' del Monte Prassolan e del Col Bonato), nell'attacco che ne seguì, le
truppe tedesche (tutte truppe scelte di montagna, tra cui la celebre divisione "Edelweiss") e austroungariche
conquistarono subito tutta la cresta monte Pertica-Cima Grappa arrivando a soli 200 metri dallo sbocco nord
della Galleria “Vittorio Emanuele III”. La strategia di difesa italiana del Massiccio del Grappa prevedeva di
dividere la linea di difesa delle trincee in tre successivi livelli: al primo livello, le posizioni di osservazione con
pochi soldati; in profondità, la linea di resistenza, che costituiva la forza d'arresto con le truppe preparate a
resistere in attesa del contrattacco; ancora più in profondità, la linea dl massima resistenza, con ricoveri protetti
per le truppe destinate a sferrare il contrattacco. Il settore ovest del Grappa, per quattro chilometri dal Canal di
Brenta all’Asolone, rimaneva il più esposto, in quanto gli austroungarici occupavano posizioni sovrastanti (Col
Caprile, Col del Vecchio, e successivamente il Monte Asolone), per cui per difendersi fu necessario scavare tre
ordini di trincee, la “linea Alba”, la “linea Bianca” e la “linea Clelia”, davanti alla linea di massima resistenza
che andava da Col del Gallo al Monte Oro, al Monte Rivon. Gli Austriaci protetti da una fitta nebbia, riuscirono
ad irrompere nelle prime linee italiane e raggiungere Col Moschin, conquistarono anche le prime trincee del
monte Coston di fronte al monte Asolone, dal lato sinistro il Grappa si poteva dire completamente girato e
tagliato fuori da quasi tutte le sue strade. Gli Italiani persero anche i capisaldi di Col del Miglio e del Roccolo,
vitali per la difesa. Gli austriaci puntavano verso i Colli Alti, marciavano oramai sulla strada di Solagna, stavano
per arrivare alla linea di massima resistenza italiana e rischiare così di conquistare l'intera pianura. Gli
Austroungarici, in particolare le truppe ungheresi, arrivarono fino alla località di Ponte San Lorenzo sulla Strada
Cadorna, la “vena giugulare” del sistema logistico italiano del Grappa, l'interruzione della Strada Cadorna
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avrebbe isolato tutti corpi d'armata italiani sul Massiccio del Grappa con conseguenza ben intuibili. A Ponte San
Lorenzo si trovava inoltre un importantissimo punto di rifornimento e smistamento con un grande posto di pronto
soccorso (una lapide qui ricorda i “Poeti di Harvard” della Sezione Uno della Croce Rossa Americana che qui
operavano) e baracche per alloggiamenti, cucine e magazzini. Grazie all'eroismo delle truppe italiane sostenute
da una grande ed efficace azione dell'artiglieria (dopo che la nebbia si dissolse) e grazie all'arrivo degli “Arditi”
(trasportati subito in camion da Bassano), il nemico venne ricacciato da Ponte San Lorenzo, dalla “Strada
Cadorna” e vennero riconquistate tutti le cime perse nella giornata oltre a un gran numero di prigionieri. La
minacciosa “falla” di Ponte San Lorenzo era otturata, sul basamento della colonna romana collocata dopo la
guerra a Ponte San Lorenzo, la vittoriosa reazione è ricordata dall'epigrafe: "Qui giunse il nemico e fu respinto
per sempre il 15 giugno 1918”. Nell'opera di riconquista delle posizione perse furono chiamati gli “Arditi”, il
nuovo corpo nato da poco (sul Carso nel 1917) e formato da volontari che si adoperavano per azioni
difficilissime al limite col sacrificio. Grazie ad essi, precisamente gli Arditi del IX Reparto d’Assalto, gli
Italiani riconquistarono quasi tutte le posizioni perse. Gli Arditi venivano richiesti dai comandi militari nelle
operazioni piu' temerarie. Per incentivare l'arruolamento volontario negli Arditi il comando riservava ad essi un
diverso trattamento, non erano impiegati nelle trincee nella guerra di posizione (ma dopo ogni azione rischiosa
venivano inviati subito su un altro fronte per un'altra missione), avevano migliori vitto e alloggio, maggiore
retribuzione monetaria e soprattutto un regime disciplinare meno rigido e formale. Dopo dura selezione e
preparazione al corpo a corpo, e dimostrazione di grandi prove di coraggio erano pronti per essere il corpo piu'
temuto dall'esercito avversario. Rimasero in mano nemica a fine battaglia ancora le cime del Monte Asolone, il
Monte Pertica, e il settore Salaroli-Valderoa. Il Comando Supremo, nel citare all'ordine del giorno l'eroico
comportamento dell'Armata del Grappa, affermò, nel bollettino di guerra del 18 giugno 1918: “Ciascun
soldato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla patria!”. Le 640 medaglie al valor
militare concesse sul campo dal generale Giardino ai difensori del Grappa per quella battaglia, di cui 486 a
soldati semplici, ne sono testimonianza. Lo slancio offensivo austroungarico venne bloccato e nelle giornate
successive, i contrattacchi italiani riuscirono a ricacciare il nemico da quasi tutte le posizioni conquistate.
La Battaglia del Solstizio era l'ultima possibilità per gli austriaci di volgere a proprio favore le sorti della guerra,
ma il suo fallimento, con un bilancio così pesante e nelle disastrose condizioni socio-economiche in cui versava
l'Impero, significò in pratica l'inizio della fine. La sconfitta dell'Austria-Ungheria nella battaglia del Solstizio
ebbe importanza sull'esito complessivo della guerra mondiale. Nelle sue memorie di guerra il generale tedesco
Erich Ludendorff sostenne che la Germania risentì fortemente del fallimento dell'offensiva sul Piave, affermando
che "per la prima volta avemmo la sensazione della nostra sconfitta" e che la disfatta dell'alleato sul fronte
italiano, preludio al crollo dell'Impero asburgico, influì sul morale e sulla determinazione anche dell'esercito
tedesco impegnato a organizzare gli ultimi tentativi di offensiva sul fronte occidentale. Nell'Impero austroungarico la sconfitta provocò una irreversibile caduta della fiducia nelle truppe e i primi segni di allentamento
delle coesione politico-militare. Lo stesso imperatore Carlo I, recatosi il 21 giugno a Bolzano ad esaminare la
situazione con il generale Conrad, poté rilevare le deplorevoli condizioni morali e materiali dei suoi soldati,
delusi e scoraggiati dopo il fallimento e scarsamente riforniti di vettovagliamento ed equipaggiamento. Forti
critiche vennero rivolte ai vertici militari e il 13 luglio il generale Conrad, ritenuto tra i responsabili del
fallimento dell'ultima offensiva in Italia, venne rimosso dal comando del "gruppo d'armate del Tirolo" e sostituito
dall'arciduca Giuseppe. Il feldmaresciallo Franz Conrad von Hoetzendorf fu l’unico a pagare per la sconfitta
subita dall’esercito austro-ungarico nella battaglia del Solstizio; destituito dal comando del gruppo di armate il 14
luglio 1918, il giorno successivo gli fu conferito il titolo di conte.
La ricorrenza della "Battaglia del Solstizio" viene ricordata ogni anno il 15 giugno e celebrata come la festa
dell'Artiglieria.
Ai "Soldati del Grappa"
“Alle 10 si era sul punto di essere perduti, a metà pomeriggio si era salvi, a sera era già la vittoria. Nella dura
battaglia del giorno 15 giugno voi avete compiuto azioni da grandi soldati ed avete riportata sul nemico una
bella e grande vittoria, per il nemico sanguinosa. lo ve l'ho detto. Ora, lo confessa anche il nemico nei suoi
bollettini, riconoscendo la vostra fiera resistenza e la furia vittoriosa dei vostri contrattacchi che lo hanno
ricacciato subito dai punti da principio conquistati. E, se lo dice lui, voi potete essere tranquilli che lo avete
bastonato di santa ragione davvero! Ma è avvenuto qualche cosa di ancora più grande, che vi copre d'onore! Il
servizio d'ordine, stabilito a tergo delle nostre linee ci segnala oggi, con la fede dei rapporti raccolti da tutti i
settori, che, durante l'infuriare delle artiglierie e delle fanterie nemiche nella lunga battaglia, non ha avuto da
prendere e da ricondurre sulle linee neppure un uomo in tutta l'Armata! Figli miei, lo non posso che dirvi:
Bravi! e rilasciarvi questo diploma di onore. Vi addito tutti all'ammirazione ed all'amore della Patria!"
(generale della IV Armata generale Gaetano Giardino).
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 La battaglia “Offensiva” : 24 ottobre 1918
Superato l'urto di giugno, il comando supremo italiano cominciò a pianificare l'offensiva sotto le incalzanti
richieste dei ministri Orlando e Sonnino pressati dai comandi Alleati Francesi, Inglesi e Americani.
Armando Diaz progettò l'offensiva seguendo le innovazioni introdotte dai generali tedeschi ad occidente e che
nell'ottobre 1917 rischiò di eliminare l'Italia stessa dal conflitto. Diaz elaborò un piano di attacco massiccio su un
unico punto invece che su tutta la linea (come invece avevano fatto l’esercito austroungarico a giugno nella
Battaglia del Solstizio), nel tentativo di sfondare le linee e tagliare le vie di collegamento con le retrovie. Il
comando supremo studio’ tutto il fronte alla ricerca del punto piu’ debole della difesa nemica e individuo’ questo
punto nella zona del fronte del Piave compresa tra la zona poco a nord del Montello (Santa Croce – Falzè) e la
Grave di Papadopoli. La scelta ricadde sulla cittadina di Vittorio Veneto, considerata un probabile punto di
rottura, la cui fragilità era costituita dal fatto che in questa città si trovava la congiunzione tra la Vª e la VIª
armata austro-ungarica. Il Massiccio del Grappa, contro il quale per due volte di seguito gli austriaci avevano
cozzato inutilmente, doveva servire da falso scopo, doveva trattenere più battaglioni nemici che fosse possibile
sulle sue pendici settentrionali. Per ottenere ciò, non c’era altro mezzo che impegnare l’avversario, cioè
attaccarlo, attaccarlo iniziando da Cima Grappa. Quello sul Grappa fu quindi un attacco secondario, dato che
quello principale sarebbe dovuto avvenire sul Piave tra Vidor e la Grave di Papadopoli. Non appena il Comando
Supremo Italiano avrebbe avuto la certezza che l’armata austroungarica del Grappa era tutta inchiodata lassù e
non poteva trasferire le sue riserve sul fronte del Piave o addirittura richiedeva rinforzi dalle altre armate
dislocate lungo il Piave, allora avrebbe dato ordine alle proprie armate di attaccare nei pressi di Valdobbiadene,
Sernaglia e la Grave di Papadopoli, forzando il Piave, deviando poi verso Vittorio Veneto, incuneandosi nel
fronte del nemico, spezzandolo in due la difesa austroungarica, e la guerra sarebbe stata vinta. Cosi' successe!
La decisione venne infine presa: si attaccava il 17 ottobre. Gli studi idrografici sul Piave, anche ad autunno
avanzato, permettevano di gestire un passaggio improvvisato su ponti di barche in condizioni estreme. Proprio in
quei giorni però le “cataratte del cielo” sembrarono aprirsi per congiurare sulla offensiva finale. L'operazione
venne rimandata di una settimana. Il 22 ottobre Croati e Ungheresi si erano ammutinati. Nell'esercito
austroungarico cominciavano a sentirsi gli effetti della scarsezza di rifornimenti, cibo e acqua, l'impero era ormai
in uno stato di declino grazie anche al blocco dei rifornimenti che gli "Alleati dell'Intesa" avevano organizzato,
avevano isolato per mare gli Imperi Centrali e la penuria di risorse si faceva sentire. Cinque giorni dopo, a
offensiva iniziata, su 51 reggimenti imperiali, 13 rifiutarono di marciare dalle retrovie verso il fronte. La
“spagnola” aveva spazzato via, oltre che la truppa austroungarica, l'intera vecchia classe di Ufficiali Superiori.
Alle 10 del mattino del 19 ottobre il generale Gaetano Giardino ricevette l'ordine dal comando supremo di
attaccare ad oltranza a partire dal giorno 24 ottobre (nell'esatta ricorrenza della “rotta” di Caporetto).
Preparazione, mutamento dello schieramento delle artiglierie, arrivo di nuove batterie, aggiustamento dei tiri;
tutto doveva essere compresso in quei cinque giorni. Alla IVª armata (l'"Armata del Grappa") del generale
Giardino venne affidato l'importante compito di dividere l'esercito austriaco del Trentino da quello del Piave,
doveva, cioè, irrompere nella conca di Feltre per facilitare l'azione di rottura delle Armate italiane 8ª, 10ª, 12ª che
avrebbero attaccato lungo il fiume Piave per puntare poi verso Vittorio Veneto.
La manovra centrale di sfondamento delle linee nemiche verso Vittorio Veneto era affidata all'8ª armata, mentre
la 10ª e la 12ª armata sarebbero avanzate per proteggerne i fianchi e impedire eventuali tentativi nemici di
tagliare l'offensiva. L'alto comando italiano era riuscito a concentrare nel settore del Piave tra Vidor e le Grave di
Papadopoli una grande forza offensiva, in grado di raggiungere gli obiettivi strategici previsti e molto superiore
alle forze austro-ungariche presenti nel settore. La situazione era, invece, molto diversa nel settore del Monte
Grappa dove il generale Giardino doveva attaccare su un terreno impervio contro forze piu' numerose (per soldati
e artiglierie) e tenaci, il compito si presentava molto difficile. Il generale Giardino deplorò ripetutamente il
sacrificio richiesto ai suoi soldati costretti a un attacco frontale. Nelle sue memorie (in parte da lui bruciate) il
generale Giardino si lamentava con i comandi italiani che dovette improvvisare una battaglia, senza una
preparazione e neppure una superiorità numerica, e a guerra conclusa forte fu il suo rimorso nei confronti di
quelli che amava definire i suoi “Soldatini del Grappa” !
Il piano di attacco iniziale prevedeva la costruzione di otto ponti sul Piave: uno a Vidor, tre nella zona a nord del
Montello compresa tra Fontana del Buoro e Moriago, uno fra Santa Croce e Falzé, due nei pressi di Nervesa e
l'ultimo più a sud, nella zona della Grave di Papadopoli.
Sul Grappa il generale Giardino, dietro ordine del comando supremo, il 24 ottobre 1918 ordina l’inizio
dell’offensiva alle ore 3 di notte con un potente fuoco di preparazione di artiglieria, e dalla prima mattinata
iniziarono gli attacchi verso le principali cime del massiccio ma furono tutti respinti. Alle ore 15:00 il generale
Giardino fece sospendere gli attacchi, consapevole ormai che "l'attacco generale era fallito" e che quindi si
prospettava una cruenta battaglia di logoramento, la sua armata aveva già perso oltre 3.000 uomini. L'offensiva
del primo giorno (come quelle dei giorni successivi) non ebbe successo, costrinse pero’ gli austriaci a logorare le
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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loro riserve (stazionanti a Feltre e a Belluno) attraendo su quel tratto di fronte una notevole aliquota di divisioni
di riserva del "Gruppo Belluno”, che in tal modo non erano più disponibili per fronteggiare l’attacco principale
dell’8ª Armata sul Piave. Cominciò allora quella durissima battaglia che parve non dare i primi giorni altro
risultato che quello di sprecare vite umane come sul Monte Pertica e sul Monte Asolone, sembravano ripetersi gli
attacchi del Carso Triestino delle dodici Battaglie dell'Isonzo!
Il giorno 25 il generale Giardino, dietro ordine del comando supremo, ordina un nuovo giorno di offensiva sul
Grappa. Si ripeterono gli stessi inutili attacchi del giorno precedente, altre migliaia di morti nella IV Armata e
solo la cima del Monte Pertica e del Monte Valderoa vennero conquistate. Il comando austriaco del Grappa quel
giorno chiese al proprio comando generale rinforzi per consolidare le difese, si dovettero impegnare le truppe di
riserva per arginare gli attacchi italiani sul Grappa (l'obiettivo del comando italiano era sottrarre le riserve al
fronte del Piave).
Il giorno 26 durante la notte le truppe inglesi e italiane riescono finalmente ad attraversare il fiume Piave su
ponti di barche all’altezza della Grave di Papadopoli. Il generale Giardino, dietro ordine del comando supremo,
ordina un nuovo giorno di offensiva sul Grappa. Dalla prima mattinata iniziarono gli attacchi verso le principali
cime del massiccio ma furono tutti respinti. Nel primo pomeriggio il generale Giardino dopo un ultimo tentativo
con la artiglieria fece sospendere gli attacchi, consapevole ormai che l'attacco generale era fallito ed erano morti
altre migliaia di soldati. Al termine dei combattimenti del 26 ottobre il generale Giardino dovette ammettere che
tre giorni di cruente battaglie non avevano consentito di raggiunge alcun risultato tattico decisivo, le truppe erano
stanche e molto logorate dopo i ripetuti assalti frontali costati pesanti perdite, non erano disponibili forze fresche,
mentre le truppe austro-ungariche avevano dimostrato una sorprendente coesione e grande combattività. Il
generale Giardino richiese al Comando Supremo di poter interrompere gli attacchi sul massiccio del Grappa e
impiegare la giornata del 27 ottobre per far riposare le truppe e riorganizzare lo schieramento; il generale Diaz si
recò nel pomeriggio al posto di comando della IVª Armata e alle ore 18:00 autorizzò l'interruzione dell'offensiva
ordinando di rafforzare le posizioni in attesa degli sviluppi delle operazioni sulla linea del Piave. L'alto comando
austro-ungarico continuò a valutare con un certo ottimismo la situazione: nel settore del Grappa la IVª Armata
italiana aveva subito oltre 15.000 perdite in tre giorni e il comando austroungarico del "Gruppo Belluno", pur
avendo mobilitato tutte le sue riserve, non aveva avuto bisogno di aiuti da altri settori per respingere gli attacchi.
Il giorno 27 il generale Giardino riuscì ad ottenere dal comando supremo di sospendere per un giorno
l’offensiva, sul massiccio del Grappa furono gli Austroungarici che attaccarono per riprendere le posizioni perse,
attaccarono il Monte Pertica e il Monte Valderoa e solo quest'ultimo riuscirono a riconquistare.
Il giorno 28 il generale Giardino ottiene dal comando supremo di sospendere per un giorno l’offensiva, sul
massiccio del Grappa sono gli Austroungarici che attaccano per riprendere le posizioni perse.
Il giorno 29 durante la notte tutte le truppe e le artiglierie attraversano il fiume Piave su tutti i ponti di barche
che si è riusciti a costruire. Il generale Giardino, dietro ordine del comando supremo, ordina un nuovo giorno di
offensiva sul Grappa. Si ripeterono gli attacchi inutili con gravissime perdite italiane senza ottenere nessuna
conquista. La 12ª Armata francese del generale Graziani stava facendo, invece, buoni progressi e minacciava di
aggirare da est le difese del massiccio del Grappa avanzando verso la conca di Alano di Piave.
Il giorno 30 a mezzanotte il comando austriaco da' ordine alle divisioni austroungariche presenti sul Massiccio
del Grappa di iniziare la ritirata bruciando i magazzini e facendo saltare in aria gli armamenti. 70.000 soldati
austro-ungarici abbandonarono le posizioni tenacemente difese per giorni, iniziando una difficile ritirata e
lasciando sul posto gran parte dell'artiglieria. Effettivamente la 12ª Armata agli ordini del generale francese
Graziani stava risalendo il Piave, stava per arrivare a Feltre aggirando cosi' l'armata austroungarica ancora
arroccata sul Massiccio del Grappa. Le posizioni austriache sul Grappa avevano il fianco sinistro scoperto e le
ore contate. Il generale Giardino venne avvertito al mattino del 30 ottobre di limitarsi momentaneamente ad
azioni minori ma di prepararsi ad avanzare risolutamente con la IVª Armata in caso di sviluppi risolutivi della
situazione. Nel corso della giornata quindi nel settore del massiccio del Grappa le truppe italiane non sferrarono
altri attacchi, mentre l'aviazione iniziò a individuare colonne nemiche in marcia nelle retrovie verso nord.
Il giorno 31 la IVª Armata avanzò in tutti i settori, riconquisto’ tutto il Massiccio del Grappa, raggiunse Feltre
precedendo la 12ª Armata, e si mise all'inseguimento dell'esercito austroungarico in ritirata dirigendosi verso la
Valsugana e poi verso la valle dell’Adige
La “Battaglia di Vittorio Veneto” costo’ all’esercito italiano e ai suoi alleati circa 36000 caduti, la maggioranza
dei quali sul Grappa. Colpiscono le forti perdite subite dalla 4ª armata sul Grappa, “ 5.000 morti, 20000 feriti e
3000 prigionieri, vale a dire i due terzi delle perdite dell’intera offensiva”. Il 5 novembre 1918 viene sciolta
l'”Armata del Grappa”, il comandante ne scrisse il testamento.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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Il Sacrario Militare di Cima Grappa
Una volta conclusa la Grande Guerra sul massiccio del Grappa rimanevano molti cimiteri militari dislocati in
diversi punti della montagna, tutti i caduti venivano tumulati in cimiteri che sorgevano vicino ai luoghi di
battaglia oppure nelle retrovie vicino agli ospedali militari. Così durante il periodo fascista si progettò di
costruire un unico cimitero monumentale sulla vetta del monte che raccogliesse i resti di tutti i caduti. Progettato
dallo stesso architetto del sacrario militare di Redipuglia, Giovanni Greppi e da Giannino Castiglioni scultore,
venne iniziato nel 1932 ed inaugurato il 22 settembre 1935 in presenza del re Vittorio Emanuele III. Sulla
sommità del Sacrario sorge il santuario della "Madonnina del Grappa".
Il sacrario contiene i resti di 22.910 soldati ed è così disposto (da nord a sud):
Settore nord, ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati.
Settore sud, ossario italiano con 12.615 morti di cui 2.283 identificati.
Le Spoglie dei Caduti italiani identificati sono disposte in ordine alfabetico e custodite in loculi coperti da lastre
di bronzo dove sono incisi il nome e le decorazioni al valor militare del Caduto. Quelle dei 10.332 Ignoti sono
raccolte in urne comuni più grandi che si alternano alle tombe singole.
La sistemazione a loculi dei 295 Caduti austriaci identificati, su due ripiani sovrapposti, è analoga a quella dei
Caduti italiani. I 10.000 Caduti rimasti ignoti sono raccolti in due urne ai lati della cappella centrale. Tra le lapidi
del sacrario austro-ungarico, vi è il loculo del soldato rumeno "Peter Pan". “Su quel loculo non mancano mai i
fiori ... Sono i bambini che lasciano un segno sulla lapide di un Bambino soldato come nella favola”.
Il Sacrario Italiano è costituito da una serie di 5 gradoni semicircolari, posizionati uno sopra all'altro in modo da
formare una piramide, che si sviluppano sul pendio che dalla strada conduce alla cima del sacrario. I cinque
gradoni sono collegati da un'ampia gradinata centrale a cinque rampe che dalla base del monumento porta alla
sommità dove sorge il sacello, Santuario della Madonnina del Grappa. Tra il 4° e il 5° gradone, in posizione
centrale, alla sommità della gradinata, è la tomba del Maresciallo d'Italia Gaetano Giardino, che comandò
l'"Armata del Grappa", e che prima di morire (nel 1935) aveva espresso il desiderio di essere sepolto lassù tra i
suoi soldati della IV-a Armata, passata alla storia col nome di «ARMATA DEL GRAPPA».
Poco piu' sopra, al centro dell'ossario italiano c'è il sacello della famosa Madonnina del Grappa.
Dal piazzale del sacello della Madonnina del Grappa e fino al "Portale Roma" si snoda (tra i due ossari quello
italiano e quello austriaco), come un bianco tappeto in pietra squadrata del Grappa, la suggestiva "Via Eroica"
che corre, per 250 metri circa, tra due file di cippi in pietra (7 a destra e 7 a sinistra) nei quali sono scolpiti i nomi
delle 14 cime/località luoghi-simbolo legate alle più famose battaglie per la difesa del Grappa. Da ovest ad est e
da nord a sud questi sono i 14 nomi delle montagne e dei luoghi delle battaglie:
Col Moschin, Col del Miglio, Col della Berretta, Monte Asolone,
Monte Pertica, Monte Prassolan, Ca Tasson,
Col dell'Orso, Monte Salarolo, Monte Valderoa, Monte Fontanasecca,
Porte di Salton, Monte Spinoncia,
Monfenera
Le 14 stele della “Via Eroica” sono cosi’ ordinate:
Monte Prassolan
Monte Fontanasecca
Ca Tasson
Monte Spinoncia
Monte Asolone
Monte Valderoa
Col della Berretta
Monte Salarolo
Monte Pertica
Porte di Salton
Col del Miglio
Col dell'Orso
Col Moschin
Monfenera
Percorrendo la "Via Eroica" si giunge al "Portale Roma", sulla cui sommità è stato costruito l’Osservatorio con la
sua ampia terrazza panoramica. Vi si accede mediante scale interne e permette di osservare l'ampio panorama
circostante individuando i punti di maggiore interesse storico mediante l'ausilio di una planimetria in bronzo,
dove sono indicati i luoghi delle battaglie e la posizione del fronte nel Giugno 1918. Uno sguardo all’intorno
basterà per cogliere l’estensione della pianura veneta fino alla Laguna di Venezia e al Mare Adriatico verso sud,
oltre all’arco alpino con le Dolomiti a nord. Il portale venne offerto dalla città di Roma come ingresso principale
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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della preesistente sistemazione del Sacrario (lavori iniziati nel 1925) che doveva essere sotterraneo (ipogeo). Il
Sacrario inizialmente era previsto quale sacrario in caverna al di sotto della cima del Monte Grappa ma a causa
delle infiltrazioni di acqua e dell'umido venne costruito all'aperto sulla cima della montagna (percorrendo la
“Galleria Vittorio Emanuele III” si puo' visitare la zona sotterranea dove si è iniziato a costruire il sacrario
sotterraneo). Nell'attuale collocazione, il Portale Roma che doveva essere l'ingresso per il Sacrario sotterraneo
(sopra doveva essere costruita una torre-faro alta 25 m) resta come un semplice monumento storico. Sul portale è
scolpito: "Monte Grappa tu sei la mia patria", il primo verso della famosa canzone del monte Grappa.
Museo Storico della Guerra 1915-1918 di Cima Grappa (tel. 0423-544840)
Sulla cima del Monte Grappa all'inizio della stradina che sale al Sacrario, nello ampio slargo della strada (poco
sotto la stradina di salita al rifugio Bassano e al parcheggio terminale) si trova il Museo Storico della Guerra
1915-1918, allestito negli ambienti dell'ex Caserma Milano (costruita durante la guerra per ospitare i soldati
lavoratori), ora museo storico con due sale espositive (al primo e al secondo piano) con annessa sala di
proiezione di un documentario sulla Grande Guerra. Il museo raccoglie al suo interno documenti, foto, armi e
cimeli della Prima Guerra Mondiale raccolti sulle zone di battaglia del Grappa e dell’Altipiano di Asiago.
Accanto al Museo si trova l'entrata alla Galleria "Vittorio Emanuele III" a cui in tempo di guerra era collegato.
la Galleria " Vittorio Emanuele III "
L'ingresso della galleria si trova nello stesso piazzale a pochi metri dal Museo Storico della Guerra 1915-1918.
Durante la Prima Guerra Mondiale sulla cima del Grappa si pensò di costruire una lunga galleria armata (scavata
nella roccia non molto solida del calcare della montagna) che sarebbe dovuta servire ad arrestare l’avanzata
austroungarica. È l'opera bellica più rilevante (visitabile) di tutto il Massiccio del Grappa, attrezzata con cisterne
d'acqua (per un totale di 1000 mc d'acqua al giorno), infermerie, alloggiamenti, che attraversa tutto il sottosuolo
di Cima Grappa da nord a sud. La galleria poneva in comunicazione l'estremo sperone nord della cima poco oltre
la ex-caserma NATO con il versante scendente a sud verso il Cason d'Ardosa, e si affacciava sulle linee nemiche
con innumerevoli cannoniere e osservatòri di tiro, riflettori. La sua costruzione iniziò nel novembre 1917 (e duro'
da gennaio a giugno del 1918) su progetto del Colonnello Nicola Gavotti, ufficiale del Genio Militare. Si trattò di
un'opera di fortificazione veramente grandiosa, con il suo sviluppo di 5 chilometri interamente in galleria. Essa è
strutturata su di un corridoio principale, lungo circa 1,5 chilometri, da cui si dipartono numerosi corridoi laterali
destinati ad ospitare bocche di artiglieria, osservatori e postazioni per mitragliatrici. La galleria, ricavata al di
sotto della Cima Grappa, è alta m. 3 e larga da 1.80 a 2.50 - fu necessario asportare circa 40.000 m cubi di roccia
impiegando 24 perforatrici meccaniche. Per facilitare eventuali azioni offensive vennero ricavati diversi corridoi
di sbocco, attraverso i quali le truppe potevano raggiungere l'esterno con notevole effetto sorpresa, e in tutta
sicurezza. La sua costruzione fu portata a termine a tempo di record, appena dieci mesi, e a pieno regime vi
potevano essere ospitati 15.000 uomini, dotati di tutti gli apparati tecnici e logistici. Al suo interno trovarono
posto 26 batterie da campagna, da montagna e pesanti campali, per un totale di 104 pezzi, che con le 70
postazioni per mitragliatrice erano in grado di far fuoco su entrambi i versanti della cima, 6 fotoelettriche, 10
osservatori. Il ricambio d'aria era assicurato da ventilatori e depuratori (che servivano anche quando
imperversavano gli attacchi con i gas, in tale occasione venivano chiuse tutte le aperture della gallerie con
particolari triplici tendine antigas), vi era anche un'infermeria oltre a centralini e posti telefonici. Numerosi
depositi di munizioni di viveri e di acqua potabile per ben 15 gironi di autonomia. Gli approntamenti difensivi
della galleria concorsero efficacemente a mantenere saldamente il possesso dell'imponente massiccio nel corso
della seconda e della terza battaglia del Grappa. L'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele III si trova sul fianco
desto della Caserma Milano, e in origine i due manufatti erano comunicanti per mezzo di un cunicolo interno che
permetteva il passaggio in tutta sicurezza delle truppe e del personale. Oggi la Galleria Vittorio Emanuele III è
visitabile per metà della sua lunghezza, circa 800 metri, in assoluta sicurezza, in quanto è dotata di un impianto
di illuminazione che ne permette un agevole transito, purtroppo non è possibile la visita completa della galleria a
causa di alcune frane e sbarramenti artificiali. Una diramazione della galleria porta al vecchio sacrario
sotterraneo costruito nel 1925 ed abbandonato per le troppe infiltrazioni d'acqua e poi costruito all'aperto dove è
oggi. L'ingresso alla galleria ha un orario di apertura per la visita al pubblico ed è gestita dai militari di servizio al
vicino museo che la aprono e danno tutte le spiegazioni necessarie.
Accanto all'ingresso della galleria sorge il cippo che ricorda i tantissimi (circa 600) partigiani caduti sul Grappa
nel periodo 1943-1945.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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<< Caratteristiche dell’opera.
Il «Nocciolo del Grappa», come ebbe nome la sistemazione di Cima Grappa, aveva un nucleo centrale ed una
cintura di protezione. Il nucleo centrale era una fortezza ad unico ridotto chiuso; coperto in ogni punto da almeno
venti metri di roccia; armato su ogni fronte con cannoni idonei ad appoggiare la difesa e la controffesa nostra
fino alle ali dell'armata, e con mitragliatrici idonee alla più ostinata difesa vicina; vettovagliato e munizionato in
modo da poter sussistere da solo per quindici giorni, continuando a tirare nei fianchi del nemico che avesse rotte
le linee, nelle spalle del nemico che si avviasse a scendere al piano. Questa fortezza era fasciata da vicino da due
ordini di reticolati, ben battuti dalle mitragliatrici incavernate nella fortezza. Sul dorso della fortezza correva, in
direzione sud-nord, un camminamento in roccia, assai profondo, che era arteria principale di diramazioni che
portavano ad elementi di trincea e ad appostamenti di mitragliatrici che guarnivano, all'esterno ed al di sopra, la
periferia della fortezza. Era la sorveglianza (si diceva il «cammino di ronda»), non la difesa, che, esterna, sarebbe
stata impossibile sotto l'imperversare del bombardamento da ogni parte. Intorno alla fortezza, un po' più al largo,
era un anello di capisaldi, sui costoni scendenti da Cima Grappa, a distanza variabile, ma tale che, pur garantendo
la fortezza da un attacco di sorpresa, ogni caposaldo potesse ricevere appoggio dalle mitragliatrici della fortezza;
a causa del terreno, più vicini e protetti erano i capisaldi di est e di sud, più lontani quelli di ovest. Ogni
caposaldo era essenzialmente un nido, od anche più nidi, di mitragliatrici in caverna. Tutti i capisaldi erano
contenuti in un grande ed unico anello di reticolato, a distanza fra 200 e 1000 metri dalla fortezza, più profondo
dov' era più facile l'accesso e più difficile la sorveglianza e la sorpresa. Lo sviluppo della galleria principale,
spina dorsale della fortezza, era di circa 1500 metri; lo sviluppo complessivo delle gallerie, principale e
secondarie, arrivava a tre volte tanto; ciò da idea delle diramazioni sboccanti all'esterno con appostamenti di
artiglierie e di mitragliatrici, o con osservatori. Le batterie di artiglierie incavernate erano, in definitiva, 23, di cui
6 di cannoni da 105, 10 di cannoni da 75 campagna, 7 di cannoni da 65 montagna. Con tre batterie esterne, di cui
due di cannoni da campagna in caverne indipendenti, ed una da montagna appostata su un costone a nord-est
della Cima, le batterie erano in totale 26.
Rispetto agli obbiettivi, si potevano dividere in 3 gruppi principali:
fronte a nord, per battere la Valle dello Stizzon, fiancheggiare la linea di Col dell'Orso e battere, infilando Val
delle Mure, l'interno del grande saliente;
fronte ad ovest per battere le provenienze dalla Val Cesilla, appoggiare o interdire il terreno dall'alta Val San
Lorenzo a Col Campeggia;
fronte ad est, per battere di infilata il costone Tomba-Monfenera, o dinanzi, od a tergo di esso.
La fortezza, ben chiusa e ben armata, si prestava a sbocchi offensivi o controffensivi, senza rompere le difese,
mediante sottopassaggi in galleria che sboccavano, ben dissimulati e ben difesi, al di là dei reticolati; ciò
sottraeva le truppe d'attacco, ben coperte nella fortezza, allo stordimento del bombardamento nemico. E
similmente, con gallerie o pozzi, la fortezza era in sicura comunicazione con le difese esterne con la rete dei
camminamenti, ecc.. Se si tien conto che la sezione media della galleria era di 2 metri di altezza per 1,50 di
larghezza, si può apprezzare tanto il lavoro di scavo, quanto il lavoro di rivestimento indispensabile nella roccia
friabile. E con tante aperture e comunicazioni esterne, si ha subito idea della importanza della difesa contro i gas,
e della ventilazione artificiale necessaria quando tutto si doveva chiudere e molte truppe erano ammassate nella
fortezza in attesa di azione all'esterno. Contro i gas era predisposta la chiusura di tutte le aperture con triplici
tendine anti-gas e la compartimentazione stagna dell'interno della fortezza; l'aria respirabile era fornita da
ventilatori che l'attingevano all'esterno e, prima di introdurla nella galleria, la filtravano per depurarla dai gas che
la inquinassero; e l'aria usata era espulsa verso l'alto da pozzi e da ventilatori. Per la resistenza della fortezza
isolata, esistevano, nella stessa fortezza, magazzini di viveri e di munizioni, e riserve d'acqua, tutto scavato in
roccia; per l'acqua vi era un grande serbatoio, di 110.000 litri, intangibili, e riservati solo al caso di rottura delle
condutture di distribuzione normale: un altro più grande serbatoio era in costruzione e non era finito quando finì
la guerra. Troppo a lungo porterebbe anche un semplice riassunto dei mezzi impiegati a tanto lavoro, compiuto in
brevissimo tempo. E meglio sarebbe dire a tanto "capolavoro". Per il quale appunto, secondo giustizia, si citano i
nomi del direttore e dei lavoratori: direzione tecnica costruzione galleria - Capitano del Genio Ing. Nicola
Gavotti, comandante del "Gruppo Lavoratori Gavotti". E non è forse senza un profondo arcano significato che al
Cimitero monumentale per i Caduti del Grappa abbiano dato e diano opera di direzione e di lavoro lo stesso
comandante, un suo tenente in guerra, un suo maresciallo ed un soldato, quasi rappresentanza per gradi,
dell'ultimo atto di pietà per i morti, dì quel "Gruppo Lavoratori" che ai difensori apprestò là formidabile
fortezza.>>
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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La Canzone del Grappa
Fu composta nel 1918 dal generale Emilio De Bono prendendo spunto da una scritta anonima apparsa sui muri di
una casa della Val Cismon, allora occupata dall'esercito austriaco, che recitava appunto: "Monte Grappa tu sei la
mia Patria". Gli autori della canzone furono il capitano Antonio Meneghetti che su sollecitazione del generale
Emilio De Bono, Comandante del IX Corpo D'Armata (successivo quadriumviro della Rivoluzione Fascista,
fucilato a Verona nel 1944), scrisse la musica della Canzone del Grappa in mezz'ora esatta il 5 agosto 1918
presso Villa Dolfin di Rosà e lo stesso De Bono scrisse il testo del brano. Prendevano così corpo e vita quelle
parole che in breve tempo erano sulle labbra di tutti i soldati italiani impegnati sul fronte di guerra contro
l'esercito austro-ungarico. La mattina del 24 agosto 1918, sul grande prato davanti a Villa Dolfin, alla presenza
del Re d'Italia, Vittorio Emanuele III e delle autorità militari, l'inno fu eseguito per la prima volta.
« Monte Grappa, tu sei la mia patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan.
Contro a te già s'infranse il nemico,
che all'Italia tendeva lo sguardo:
non si passa un cotal baluardo,
affidato agli italici cuor.
Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.
Le tue cime fur sempre vietate,
per il pie' dell'odiato straniero,
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.
Quale candida neve che al verno
ti ricopre di splendido ammanto,
tu sei puro ed invitto col vanto
che il nemico non lasci passar.
O montagna, per noi tu sei sacra;
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore dovranno scacciar.
Ed i giorni del nostro servaggio
che scontammo mordendo nel freno,
in un forte avvenire sereno
noi ben presto vedremo mutar. »
Il Rifugio “Bassano” (Casa “Armata del Grappa” e rifugio Bassano)
La capanna rifugio “Capanna Bassano” costruita dal CAI di Bassano nel 1897 era stata costruita in alto vicino
alla cima del Grappa, veniva custodito solo nei mesi estivi per rifocillare i viandanti. L'attuale Rifugio “Bassano”
originariamente sorgeva, vicino a dove oggi si trova il Sacrario e venne abbattuto per far posto all'Ossario, venne
spostato e ricostruito dove è oggi solo nel 1935. Il rifugio ospita un piccolo presidio militare posto a cura della
Zona Monumentale del Grappa, una stazione meteorologica e 4 webcam aggiornatissime che si possono vedere
sul sito web www.cimagrappa.it.
La costruzione dell’Ossario di Cima Grappa: le “lacrime” di un Generale,
“Settemila ignoti
Con una voce prossima a rompere in pianto, il Generale Vanzo, che presiede il comitato per l'Ossario
Monumentale, ha ricordato che lassù ci sono settemila spoglie di sconosciuti, un migliaio delle quali non hanno
ancora la loro nicchia. “Ogni loculo viene a costare un centinaio di lire - ha aggiunto, quasi vergognandosi di
questa richiesta d'elemosina — ricordatelo, ditelo ai vostri amici, non dimenticate questi poveri morti, che non
hanno più nessuno, nemmeno la madre che venga ogni tanto con un pugno di fiori, a tappe dalla pianura lontana,
salendo a piedi e dormendo nei casolari come fanno le madri degli altri, di quelli conosciuti; e se a questi, che
non hanno ne piastrina né medaglia, non pensiamo noi, signori, nessuno ...”. Voleva dire che nessuno ci pensa:
ma non ando' piu' oltre. E, poichè un generale non puo' piangere, si allontano' fendendo la calca del
pellegrinaggio, sul quale gravavano la pietà del luogo e la solennita' delle memorie” (dal Corriere della Sera del
25 maggio 1930).
Vari enti e associazioni nel dopoguerra adottarono idealmente uno o piu' militi ignoti, avevano offerto l'importo
della spesa di costruzione di un loculo.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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storia partigiana
Nel corso della Seconda Guerra mondiale il Grappa fu rifugio delle formazioni partigiane. Proprio sul Grappa
venne effettuata una sanguinosa retata dai nazisti e dai fascisti fedeli alla Repubblica di Salò. I combattenti che
non vennero uccisi sul posto, vennero impiccati pubblicamente nella vicina Bassano del Grappa. I nazifascisti
impiegarono nell'operazione da 15.000 a 20.000 uomini, per scovare e affrontare i 1.500 partigiani celati nei
borghi e nelle pendici della montagna.
A pochi metri dal sacrario, nei pressi di una caverna nella quale, fino a poco tempo fa, si credeva che alcuni
partigiani fossero stati arsi vivi dai nazifascisti, sorge dal 1974 una statua in bronzo "al Partigiano".
La vecchia caserma NATO periodo della “Guerra Fredda”
Sulla cima a nord del Sacrario si trova una vecchia Base dell'Aeronautica Militare operativa negli anni '70.
Ospitava l'Area Controllo (radar) di una Batteria di missili antiarei Nike-Hercules del 64º Gruppo I.T.
(Intercettori Teleguidati) e successivamente un centro per la sorveglianza delle telecomunicazioni dell'Esercito
Italiano. Oggi lo stabile versa in pessime condizioni.
La Madonnina del Grappa
Prima della Prima Guerra Mondiale sulla cima del Monte Grappa, nel posto dove ora si trova l'Ossario,
esistevano solo bellissimi prati, un piccolo Sacello contenente una cappellina con la statua della Madonnina del
Grappa e piu’ in basso una capanna rifugio costruita dal CAI di Bassano nel 1897. Il Sacello della Madonna
Ausiliatrice venne inaugurato il 4 agosto 1901 e la Sacra Effigie, a simbolo della fede cristiana nel Veneto, venne
in quell’occasione benedetta dal patriarca di Venezia Giuseppe Sarto (poi papa Pio X). Nella attuale cappella,
elevata a Santuario, è ancora custodita quella statua della Madonnina del Grappa. La statua ha avuto una storia
dolorosa perché venne mutilata da una granata nemica il 14 gennaio 1918, ferita pure Lei dalla guerra la grande
statua cadde per terra danneggiandosi ma senza perdere il Bambino che teneva tra le braccia. Fu raccolta dai
soldati e trasportata a valle dove fu venerata dalla popolazione locale. Durante la prima guerra mondiale, la
Madonnina del Grappa divenne simbolo della Patria e della protezione divina, al punto che una volta riparata
dall'esplosione della granata, prima di esser riposta nel nuovo sacello fece il giro dell'Italia su un vagone
ferroviario al cui passaggio tutti lanciavano fiori, pregavano, piangevano, si inginocchiavano. Dopo la guerra fu
restaurata e venne ricostruito il nuovo sacello e la statua vi fu ricollocata il 4 agosto del 1921. Particolarmente
cara agli alpini e ai valligiani della zona, è ora meta di devoto pellegrinaggio la prima domenica d'agosto.
Le strade del Massiccio del Grappa, le attuali Strade Statali “SP 148”, “SP 149”, “SP 140”
La "Strada Cadorna"
"Giunti a Col Campeggia e all’osteria del Campo, la grande strada carrozzabile, scrive Angelo Gatti
(collaboratore diretto di Cadorna), si biforcava: e un ramo saliva alla vetta, mentre l’altro, per Col del Gallo,
Col Rainero, Col Caprile, Col della Berretta giungeva a Col Bonato. La strada era comoda, con pochissimi
tratti che superassero la pendenza del 7%: la diramazione di Col Bonato era larga tre metri: il collegamento
stradale fra le posizioni occidentali del Grappa era così comodamente ottenuto. Fu chiamata dalle popolazioni
della zona la strada “Cadorna”".
Da Bassano del Grappa per arrivare al Sacrario Militare di Cima Grappa si percorre la Strada Cadorna, costruita
su ordine del generale Luigi Cadorna per dare supporto logistico alle linee difensive. Da Romano Alto (5 km a
nord-est di Bassano) la strada portava fino alla sommità del massiccio. Essa si sviluppava costantemente sul
versante sud, al riparo del fuoco nemico tranne che in un breve tratto tra il Monte Coston e Cima Grappa dove
esisteva il “giro della morte” perchè era sottoposta al fuoco nemico. Nel caso in cui gli austriaci fossero riusciti a
pervenire sulla strada Cadorna, venne costruita una strada di arroccamento più a sud, che si diparte in Val Santa
Felicita dalla strada Cadorna, si snoda alle spalle della linea “di massima resistenza", protetta dal Monte Oro e
dai Colli Vecchi, si collega con la strada proveniente da Semonzo e poi prosegue verso Cima Grappa. Altre
strade camionabili di secondaria importanza e un numero rilevante di carreggiabili e mulattiere completavano poi
la rete viaria del massiccio.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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Accesso da Bassano del Grappa 29,7 Km cosi’ distribuiti:
Bassano del Grappa (122 m) - Romano d'Ezzelino (129 m, 3,0 km) - Romano Alto (169 m) - Camposolagna
(1027 m, 16,3 km) - Ponte San Lorenzo (1062 m, 20,1 km) – Cima Monte Grappa (1776 m, 29,7 km).
L’odierna Strada Statale SP 148 (ex SS 141) "Strada Cadorna"
La ex strada statale SS 141 Strada Cadorna, ora strada provinciale SP 148 Cadorna, è una strada provinciale
italiana che inizia a Romano Alto e termina a Caupo sulla vecchia SS 50 presso Seren del Grappa (lunghezza
55,427 km). Da Romano Alto la strada inizia la sua ascesa al monte Grappa con una serie di tornanti fino a
raggiungere Ponte San Lorenzo, frazione di Solagna. Il percorso procede quindi in direzione est, sconfinando
nella provincia trevigiana, dove si diparte la ex strada statale 141 dir Strada Cadorna in direzione del Sacrario
Militare del Monte Grappa. La strada, proseguendo in direzione nord, segue grossomodo il confine tra la
provincia di Vicenza e la provincia di Belluno, fino ad iniziare la discesa verso il Feltrino. Il percorso termina
dopo aver lambito Seren del Grappa, innestandosi sul vecchio tracciato della strada statale SS 50 del Grappa e
del Passo Rolle nella frazione di Santa Lucia. La strada viene mantenuta aperta tutto l'anno mentre altri tracciati
sono chiusi per neve nella stagione invernale e si snodano su strade più strette e disagevoli. L’attuale SP 148
coincide con la vecchia Strada Cadorna fino al bivio con la nuova SP 149 (che conduce al Sacrario Miliare di
Cima Grappa), il tratto che conduce all’Albergo Forcelletto è stato, invece, realizzato nuovo dopo la guerra,
mentre il tratto finale che dall’Albergo Forcelletto arriva a Caupo è in realta’ la vecchia strada di guerra
austroungarica (equivalente alla Strada Cadorna italiana) che riforniva le difese austroungariche sul massiccio e
che terminava all’Albergo Forcelletto.
L’odierna Strada Statale SP 149 (ex SS 141 dir) ultimo tratto stradale per la salita a Cima Grappa
Inizia dal bivio con la SP 148 e termine al Sacrario Militare del Monte Grappa (lunghezza 3,435 km).
La strada del "Generale Giardino" (SP 140)
La strada non fu importante come la Strada Cadorna perchè venne costruita verso la fine del conflitto. Da
Semonzo (214 m), frazione del comune di Borso del Grappa situata sulle pendici meridionali del Monte Grappa,
parte una stradina inizialmente ripida che si snoda sul tracciato di una vecchia camionabile militare, la strada
Generale Giardino; intorno a quota 1000 metri si incontra un tratto più facile ma dopo Campo Croce (1048 m) la
salita diventa durissima con pendenze quasi sempre superiori al 10%; si incontra il tracciato delle malghe al 26°
tornante, si continua tra i prati e, dopo il 27° tornante, si supera la zona di decollo dei deltaplani; dopo un tratto
durissimo si affronta il 28° ed ultimo tornante e, subito dopo, si sbuca sulla strada Cadorna che si segue fino in
vetta. La strada viene aperta in primavera verso fine aprile e i primi giorni di maggio dopo la chiusura invernale
dovuta alla neve.
La “Strada delle Malghe” (SP 141)
La strada collega la città di Pederobba con la Cima del Monte Grappa dopo circa 20 km di strada asfaltata in
alcuni tratti stretta e chiusa ai camion e ai pullman. La strada attraversa il Monfenera-Monte Tomba e sale alle
malghe alte del Massiccio del Grappa, attraversa il Pian de la Bala e i Pianori di Ardosa e si immette sulla SP 140
circa 2 km prima del bivio della SP 140 con la SP 149. La strada viene aperta in primavera verso fine aprile e i
primi giorni di maggio dopo la chiusura invernale dovuta alla neve.
La strada “Direttissima”
Durante la guerra l’altra strada che veniva spesso usata era la carrareccia del Grappa, la strada “direttissima” che
iniziava da Crespano, arrivava al Santuario della Madonna del Covolo e poi con una serie fitta di tornanti e
serpentine arrivava in cima, venne costruita nello stesso periodo della Strada Cadorna.
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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Villa Ca’ Erizzo a Bassano del Grappa
L'Opera della Croce Rossa e il distaccamento di ambulanze dell'American Red Cross (ARC)
Dopo la disfatta di Caporetto, cominciarono ad arrivare gli aiuti americani che consistevano in denaro,
vettovagliamento e mezzi della A.R.C. (American Red Cross). Già nelle prime fasi della battaglia d'arresto (1415 novembre 1917) sul Grappa erano presenti le ambulanze con bandiera americana. Delle 15 ricevute, con
relativo personale, dagli Stati Uniti, 7 furono assegnate alla IV-a Armata del Grappa, L'A.R.C. era composta
prevalentemente da volontari, tutti ragazzi colti che provenivano da varie università e che inseguivano un'idea dì
romanticismo eroico, tra questi vanno ricordati il poeta John Dos Passos e lo scrittore Ernest Hemingway.
A Bassano del Grappa, a Villa Ca’ Erizzo-Luca ( www.villacaerizzoluca.it ) una villa lungo il fiume Brenta circa
1 km a nord del ponte di Bassano, si trova il Museo Hemingway e della Grande Guerra.L’elegante struttura
quattrocentesca affacciata sul lungobrenta (la località è chiamata "la Nave" poiché vi si trovava un servizio di
traghetto che collegava le due sponde del fiume) ospita in cinque locali al pianterreno una sezione espositiva con
58 grandi pannelli ricchi di immagini fotografiche e di testimonianze legate alla Grande Guerra,
è presente anche un’importante documentazione sulla partecipazione degli Stati Uniti al conflitto; le sale, inoltre,
sono arricchite da una interessante “Collezione Hemingway”: materiale archivistico e fotografico, filmati,
numerose opere editoriali, in diverse edizioni in lingua italiana e straniera, riviste in originali ormai rari in cui si
parla dello scrittore statunitense a cui nel 1954 venne attribuito il premio Nobel per la letteratura con il romanzo
"Il vecchio e il mare".
A Ca' Erizzo-Luca si trovava la sede delle autoambulanze dell'ARC, la lapide posta sul tempietto neoclassico di
Villa Erizzo-Luca che si affaccia sulla strada, ricorda: “ln questa villa, negli ultimi cruciali mesi della Battaglia
del Grappa, soggiornarono i poeti di Harvard addetti alle ambulanze della Croce Rossa Americana: tra di loro
John Howard Lawson, John Dos Passos, Ernest Hemingway... ". Nel 1918, la villa fu infatti sede della "Sezione
1" dell'ARC (la Croce Rossa Americana). Per una felice combinazione, fra i suoi guidatori di ambulanze, vi fu
un' eccezionale concentrazione di future glorie letterarie americane. Oltre ai nomi citati nella lapide, vi furono
anche Sydney Fairbanks, Dudley Poore e molti altri studenti dell'università di Harvard. Per questo, il gruppo si
autodefinì "i Poeti di Harvard". Tutta questa storia ha dato lo spunto al Dottor Luca per creare un importante
Museo storico della Grande Guerra.
Il 6 aprile 1918, gli Stati Uniti entrarono nella guerra ed Hemingway, lasciato il lavoro, si presentò come
volontario per andare a combattere in Europa con il Corpo di spedizione americano del generale Pershing, come
già stavano facendo molti giovani aspiranti scrittori che provenivano dalle università, tra i quali E.E. Cummings,
John Dos Passos, William Faulkner e Francis Scott Fitzgerald. Escluso dai reparti combattenti a causa di un
difetto alla vista venne arruolato nei servizi di autoambulanza come autista dell'ARC (American Red Cross, la
sezione statunitense della Croce Rossa) destinati al fronte italiano, e dopo due settimane di addestramento e dieci
giorni trascorsi a New York si imbarcò, il 23 maggio 1918, sulla nave "Chicago" diretta a Bordeaux, città nella
quale sbarcò il 29 maggio. Il 31 maggio giunse a Parigi ed ebbe modo, girando per la città con l'amico Ted
Brumback, di vedere il disastro provocato nei vari quartieri dal cannone tedesco chiamato Parisgeschütz (spesso
erroneamente confuso con la Grande Berta). Proseguì in treno per Milano, dove rimase per alcuni giorni
prestando opera di soccorso e pattugliamento (nelle campagne circostanti, a Bollate, era infatti saltata in aria una
fabbrica di munizioni e molte erano state le vittime tra le operaie). In seguito fu inviato a Vicenza con Ted
Brumback e Bill Horne, assegnato alla "Sezione IV" della Croce Rossa Internazionale americana, acquartierata
presso il vecchio Lanificio Cazzola a Schio, cittadina ai piedi del Pasubio, nella quale tornò anche nel primo
dopoguerra. Malgrado il 15 giugno si fosse scatenata sul fronte italiano la Battaglia del Solstizio, alla "Sezione
IV" la situazione era tranquilla e per alcune settimane Hemingway alternò il lavoro di soccorso con bagni nel
torrente e partite di pallone con gli amici. Iniziò anche a collaborare ad un giornale intitolato Ciao con articoli
scritti sotto forma di epistola e conobbe, recandosi in un paese vicino alla Sezione, John Dos Passos. Il giovane
desiderava però assistere alla guerra da vicino e così fece domanda per essere trasferito. Fu mandato sulla riva
del basso Piave, nelle vicinanze di Fossalta di Piave, come assistente di trincea. Aveva il compito di distribuire
(con lo zaino pieno di cioccolata e sigarette) generi di conforto ai soldati, recandosi quotidianamente alle prime
linee in bicicletta. Durante la notte tra l'8 e il 9 luglio 1918 quel ragazzetto americano, nel pieno delle sue
mansioni, venne colpito dalle schegge dell'esplosione di una bombarda austriaca pesante Minenwerfer. Cercò di
mettere in salvo i feriti ma, mentre stava recandosi al Comando con un ferito in spalla, fu colpito alla gamba
destra da proiettili di mitragliatrice che gli penetrarono nel piede e in una rotula. Dopo le prime cure, ricevute
presso l'Ospedale da campo della Repubblica di San Marino, il 15 luglio fu finalmente trasportato su un treno
ospedale e il 17 luglio venne consegnato all'Ospedale della Croce Rossa americana a Milano, dove fu operato. Lì
rimase tre mesi, durante i quali si innamorò, ricambiato, di un'infermiera statunitense di origine tedesca, Agnes
Massiccio del Grappa: traversata Albergo Forcelletto, Cima Pertica, Cima Grappa, Monte Asolone, Col della Berretta, Finestron
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von Kurowsky, che però non manterrà la promessa di sposarlo, perché considerava il rapporto con lui una
relazione giovanile, fugace e platonica. Una volta dimesso e decorato con la Medaglia d'argento al Valor Militare
italiana, ritornò al fronte a Bassano del Grappa. Ed è qui che Hemingway si ferma a Villa Ca’ Erizzo-Luca, dopo
la sua lunga degenza in un ospedale milanese a seguito delle ferite riportate sul Basso Piave. Si affacciava dalla
sede della Prima sezione dell'Arc di Ca' Erizzo e ammirava il Brenta, il ponte palladiano e il massiccio di fronte a
lui. Quell'immagine lo commuoveva: «Ma tu - scriverà - l'hai mai visto sorgere il sole sul Grappa?». Era un
giovanotto di 19 anni Ernest Hemingway quando si trovava a villa Ca' Erizzo, che ospitava anche gli Arditi
italiani. Non era il solo americano. La divisa dell'Us Army la indossavano altri coetanei d'oltreoceano, anche loro
futuri scrittori, come John Dos Passos. Erano studenti universitari per la maggior parte: si facevano chiamare “i
poeti di Harvard”. E Ca' Erizzo ricompare così - a distanza di trent' anni - in Di là dal fiume e tra gli alberi
(1950): "Vorrei essere seppellito lassù, lungo il Brenta, dove sorgevano le grandi ville coi prati, giardini, platani,
cipressi. Conosco qualcuno che forse mi lascerebbe seppellire nelle sue terre... Non penso che sarei d'impaccio.
Diventerei parte del suolo dove alla sera i bambini giocano, e alla mattina continuerebbero forse ad allenare
cavalli a saltare e gli zoccoli calpesterebbero I’erba e le trote dello stagno affiorerebbero per carpire uno sciame
di moscerini...".
con gli “ Autisti Poeti ” della “Sezione Uno” dell’ ARC a Ca' Erizzo di Bassano del Grappa
Nella zona del Massiccio del Grappa l’ARC curava i seguenti posti di presidio sanitario:
 Posto di ristoro ARC n. 1 vicino a Valstagna
 Installazioni ARC a Col del Gallo (km 15,5 della Strada Cadorna)
 Posto americano “G.1” (Grappa 1) a Ponte San Lorenzo e a Val Damoro, qui stanziarono in permanenza
ambulanze e personale ARC
 Posto di ristoro ARC n. 4 a Malga Coston da Quinto (km 23,5 della Strada Cadorna)
 Posto americano “G.2” a Cason di Meda (km 25,5 della Strada Cadorna)