chapter 1 - ETH E
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chapter 1 - ETH E
DISS. ETH NO. 20040 SEISMIC IMAGING OF TEMPORAL CHANGES IN UNDERGROUND RADIOACTIVE WASTE REPOSITORIES: SURVEILLANCE REQUIREMENTS AND FULL WAVEFORM INVERSION ISSUES A dissertation submitted to ETH ZURICH for the degree of Doctor of Sciences presented by STEFANO MARELLI Master of Science in Physics Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano (Italy) Date of birth 23/06/1981 citizen of Italy accepted on the recommendation of Prof. Dr. Hansruedi Maurer, examiner Prof. Dr. Alan Green, co-examiner Prof. Dr. Stewart Greenhalgh, co-examiner Dr. Guy Drijkoningen, co-examiner 2011 RIASSUNTO RIASSUNTO Lo smaltimento delle scorie radioattive è un argomento complesso che deve essere affrontato da molti paesi al mondo. Una delle possibilità considerate è l’immagazzinamento delle scorie in depositi geologici sotterranei. Tali siti di stoccaggio devono includere livelli di contenimento multipli, fra i quali barriere artificiali che separino il materiale radioattivo dalla roccia incassante. La possibilità di monitorare tali barriere durante i primi 100-300 anni di funzionamento è un requisito fondamentale per la società. A causa dei pericoli connessi alla possibile dispersione di materiale radioattivo nella biosfera, le tecniche di monitoraggio devono essere noninvasive, affinché l’integrità delle barriere non sia compromessa. Nella mia tesi, ho studiato l’efficacia della tomografia sismica a forma d’onda completa (full-waveform inversion) come strumento per conseguire l’ambizioso obiettivo del monitoraggio non-invasivo di siti di stoccaggio di scorie radioattive. Abbiamo condotto numerose campagne sismiche in due laboratori sotterranei in Svizzera: il Mont Terri Rock Laboratory (FMT), situato in una formazione argillosa, e il Grimsel Test Site, situato in un corpo granitico. In entrambi i siti, modelli in scala di siti di stoccaggio sono stati simulati attraverso una costante iniezione d’acqua, la quale ha portato alla saturazione della roccia incassante (FMT) e delle barriere in bentonite (GTS) che isolano le scorie. Il monitoraggio è stato implementato per mezzo di una sorgente sismica di pressione (P-wave sparker), di idrofoni e di geofoni. La full-waveform inversion è efficace solo nel caso in cui i cambi indotti nei campi d’onda sismici dalle variazioni nelle condizioni dei depositi non siano offuscati da variazioni strumentali del sistema di acquisizione. Ho dimostrato che la nostra sorgente sismica è altamente ripetibile fino a frequenze di 3-4 kHz e distanze di propagazione nell’ordine di decine di metri nei materiali considerati. Sfortunatamente, la ripetibilità degli idrofoni è limitata dall’accoppiamento variabile fra sorgente e roccia circostante. Al contrario, geofoni cementati saldamente alla roccia potrebbero produrre letture molto consistenti. Ho inoltre osservato tre tipi di rumore coerente che contaminano i dati raccolti, identificandone le cause: (i) effetti elettrici nelle catene di idrofoni causati da sollecitazioni meccaniche, (ii) l’effetto delle alte correnti che attraversano il cavo coassiale della sorgente sismica, facendolo oscillare radialmente e, di conseguenza, agire come una sorgente lineare di bassa ampiezza, (iii) onde di vii superficie che si propagano all’interfaccia fra il fluido di foro e la roccia incassante. Ho infine descritto una metodologia per determinare la minima fedeltà necessaria nei dati sismici affinché possano essere utilizzati nel monitoraggio sismico non-invasivo. Una serie di inversioni anisotropiche in 2D sono state eseguite sui primi arrivi dei dati raccolti nel FMT, per delineare un modello di velocità approssimativo della roccia argillosa incassante. A causa delle dimensioni ridotte della regione da monitorare nel FMT (un tunnel di 1 m di diametro orientato perpendicolarmente al piano definito dai fori di sorgente e ricevitore), rispetto alle distanze fra sorgenti e ricevitori, questa tecnica si è dimostrata inadeguata per monitorare variazioni delle proprietà fisiche nel sito di stoccaggio. Ulteriori tracce sismiche, raccolte con alcuni geofoni installati direttamente sulla superficie del microtunnel, ci hanno permesso di caratterizzare nei dettagli il processo di saturazione. Sulla base di una serie di simulazioni numeriche, ho interpretato le differenze osservate nelle tracce sismiche come conseguenza diretta di una rapida perdita di coesione dell’argilla nella zona disturbata dallo scavo (Excavation Disturbed Zone, o EDZ) del tunnel, seguita dall’espansione dell’argilla, che ne ha ricostituito la coesione. Questo esperimento, combinato con ulteriori simulazioni numeriche, ha dimostrato che i sensori installati alla minima distanza possibile (in base alle leggi vigenti) dai fusti contenenti le scorie (3-5 m per un caso realistico) potrebbero costituire potenti strumenti diagnostici per monitorare variazioni nelle proprietà fisiche del deposito e nella EDZ circostante. In rocce ad alta permeabilità (ad esempio granito), i fusti devono essere isolati dalla roccia circostante da barriere di bentonite compattata. A causa del costante flusso d’acqua attraverso la roccia, si ipotizza che le proprietà elastiche della bentonite cambino gradualmente durante i primi decenni dopo lo stoccaggio delle scorie. Inoltre, la bentonite dovrebbe essere influenzata sia dalla generazione di calore dei fusti contenenti materiale radioattivo, ma anche dalla pressione di rigonfiamento conseguente alla sua progressiva saturazione. Attraverso una serie di esperimenti di laboratorio condotti a frequenze ultrasoniche (utilizzando sia strumentazione disponibile commercialmente che sviluppata nei nostri laboratori), ho misurato la variazione delle velocità sismiche longitudinali (VP) e trasversali (VS) nella bentonite in funzione del suo contenuto in acqua, della sua temperatura e della pressione di confinamento. All’aumento del contenuto in acqua si è accompagnato un aumento sia di VP che di VS a pressione e temperatura ambiente, rispettivamente da ~1100 a ~1580 viii RIASSUNTO m/s e da ~570 a ~730 m/s. Le misure in temperatura fra 30 e 80°C hanno mostrato diminuzioni lineari delle velocità di circa 100 m/s per VP e 50 m/s per VS, per tutti i contenuti d’acqua testati, con l’unica eccezione del 20% in peso, per il quale sono state registrate diminuzioni doppie. All’aumento della pressione di confinamento fino a 100 MPa, entrambe le velocità sismiche sono aumentate sensibilmente, in particolare sui campioni preparati a basso contenuto d’acqua. Ho inoltre misurato gli effetti della disidratazione a temperature sopra i 100°C, alle quali i campioni si sono indeboliti, perdendo coesione. Ho interpretato il comportamento consistentemente anomalo dei campioni preparati al 20% di contenuto d’acqua in peso in termini di un modello a doppia porosità tipico della bentonite compattata. Ho concluso di conseguenza che la ricostruzione tomografica delle velocità elastiche di barriere in bentonite può fornire importanti informazioni utili a diagnosticare l’integrità e il corretto funzionamento delle stesse. La full-waveform inversion tridimensionale elastica è tuttora proibitiva dal punto di vista computazionale al livello di risoluzione richiesto per il monitoraggio di siti di stoccaggio. Di conseguenza, è stato necessario prendere in considerazione l’approssimazione acustica. In uno studio numerico sugli effetti della propagazione d’onda elastica sulla full-waveform inversion in approssimazione acustica, ho dimostrato che essa è un’opzione efficace solo in assenza di interfacce estese ad alto contrasto di velocità, a causa delle conversioni di modo P a S che comportano. A causa degli alti contrasti fra le componenti di un sito di stoccaggio e la roccia circostante, concludo che l’approssimazione acustica non possa essere utilizzata nel loro monitoraggio per mezzo di full-waveform inversion. Infine, ho studiato gli effetti della non-linearità sull’inversione di modelli con inclusioni ad alto contrasto e bassa velocità, simili a quelli riscontrabili in un deposito di stoccaggio di scorie radioattive. I miei risultati dimostrano che esistono relazioni di compromesso fra le dimensioni delle anomalie e il contrasto fra le loro velocità e quelle della roccia incassante. Anomalie più piccole sono efficientemente ricostruite per contrasti più alti rispetto ad anomalie più grandi. ix ABSTRACT ABSTRACT Long term disposal of radioactive waste is a complex issue that many countries worldwide seek to solve. A possible solution is the emplacement of the waste in underground geological repositories, located in suitable rock formations. Such repositories should be characterized by multiple containment protection levels, including several layers of engineered barriers separating the radioactive material from the host rock. Society demands that the waste and the surrounding barriers be monitored during the first 100-300 years of operation. Due to the dangers connected with the dispersion of radioactive material into the biosphere, monitoring techniques must be non-intrusive, in order to preserve the integrity of the engineered barriers. In my thesis, I have investigated the viability of seismic full-waveform tomography as a tool to achieve the ambitious goal of non-intrusive monitoring of a radioactive waste disposal site. We conducted extensive seismic measurements in two underground rock laboratories located in Switzerland: the Mont Terri Rock Laboratory (FMT), located in a clay formation (Opalinus clay), and the Grimsel Test Site (GTS), located in a granitic body. At both sites, down-scaled repository models were simulated through constant water injections, which led to the water saturation of the host rock (FMT) and of the engineered bentonite barriers surrounding the potential waste (GTS). Seismic monitoring was performed by means of pressure sources and hydrophone receivers located in boreholes surrounding the repository models. Full-waveform inversion is expected to be effective only if the changes induced in the seismic wavefields by the evolution of the repository state are not overwhelmed by instrumental variations of the recording systems. I found that our high-energy P-wave sparker is a highly repeatable source up to frequencies of 3-4 kHz and propagation distances up to tens of meters. Unfortunately, hydrophone repeatability is limited by variable hydrophone-borehole coupling conditions. In contrast, firmly grouted geophones would yield very consistent recordings. In addition, I observed and identified the cause of three types of coherent noise that contaminate the data: (i) mechanically induced electrical effects in the hydrophone arrays, (ii) line-source behavior of the sparker source coaxial cable due to the high currents running through it and causing it to oscillate radially, and (iii) tube waves. Finally, I outlined a xi quantitative methodology to assess the data fidelity requirements for successful seismic monitoring. 2D anisotropic traveltime inversion of the cross-hole data collected at the FMT was performed to delineate the gross velocity structure of the clay host rock. However, due to the small size of the monitoring target region in FMT (1 m diameter microtunnel oriented perpendicular to the plane defined by the source-receiver boreholes) in relation to the source-receiver distances, this technique proved to be inadequate for monitoring changes in the repository. Seismic traces collected with an additional set of geophones installed directly around the microtunnel wall allowed us to characterize the saturation process in detail. Supported by extensive numerical modeling, I interpreted the observed changes as the result of rapid spalling of the clay in the excavation damage zone (EDZ) of the microtunnel, followed by its swelling and self-healing. This experiment, combined with numerical simulations, demonstrated that sensors installed as near to the repository as allowed by the regulations (3-5m distance for a realistic case scenario) could be a powerful diagnostic tool for monitoring changes in the repository and its EDZ. In harder host rock environments (e.g., granite), the waste would be embedded in compacted bentonite barriers. Bentonite is expected to change its elastic properties due to the groundwater flux during the first decades after waste emplacement. Furthermore, it will be affected by the heat generation of the radioactive waste canisters and the swelling pressure that will develop in the course of the water saturation. In a series of laboratory ultrasonic experiments performed on both commercially available and in-house developed instrumentation, I measured the variation of longitudinal (VP) and transverse (VS) wave velocities versus water content, temperature and pressure. Increasing water content resulted in an increase of VP and VS at room temperature and pressure, from ~1100 to ~1580 m/s and from ~570 to ~730 m/s, respectively. Temperature measurements showed an approximately linear velocity decrease of ∼100 m/s for VP and ∼50 m/s for VS over the temperature range 30 to 80°C for all water contents except for a water content of approximately 20% by weight, which exhibited decreases twice as large. The effect of pressure on seismic P and S wave velocities was to significantly increase them, to a larger degree on samples prepared at lower water contents. In addition, I measured the effects of dehydration at temperatures higher than 100°C, at which sample embrittlement xii ABSTRACT occurred. I interpreted the observed anomalous behavior for samples prepared at approximately 20% water content in terms of a double-porosity model typical of compacted bentonite. I therefore inferred that elastic velocity imaging of bentonite engineered barriers may provide useful and important diagnostic information on their status and performance. Three-dimensional full-waveform elastic inversion is still computationally too expensive to be applied at the resolution needed in non-intrusive monitoring of radioactive waste disposal sites, so the acoustic approximation is a possible option to consider. In an extensive synthetic study of the effects of elastic wave propagation on acoustic full-waveform inversion, I demonstrated that it is a viable only when the model doesn’t involve long interfaces having high velocity contrasts, due to the significant P-to-S mode conversions that would occur. Therefore, I conclude that elastic full-waveform inversion is necessary for the non-intrusive seismic monitoring of radioactive waste disposal sites. Finally, I performed a series of synthetic investigations on the effects of nonlinearity on acoustic full-waveform inversion on models including high contrast, low velocity inclusions similar to those expected in a repository. My results demonstrate that a stability trade-off relationships between the size of the anomaly and its velocity contrast with the surrounds, such that smaller anomalous features can be successfully imaged at higher contrasts compared to large features. xiii