ottobre 2010 - BorgoRotondo

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ottobre 2010 - BorgoRotondo
OTTOBRE 2010
“Sono le azioni che contano, i nostri pensieri per
quanto buoni possano essere sono perle false fintanto
che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel
mondo” (Gandhi)
Dona Sangue!
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S OMMARIO
5
Lo SguaRDo DeL FoTogRaFo
Gianluca Stanzani
9
SpeeD zone aheaD
Paolo Balbarini
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non SoLo IL SIgnoRe DegLI aneLLI
Gian Pietro Basello
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iMMaGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal
C o M u N E d i S a N G i ova N N i i N P E r S i C E to
SVICoLanDo
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“ La Tana DeI LIBRI”
Le VoCI neLLa TeSTa
Maurizia Cotti
22
LIBRI In CoRSIa
Chiara Serra
24
IL Sapone Che Fa Bene aLL’aMBIenTe
Cecilia Bussolari
27
pICCoLI CReaTIVI CReSCono
Cristina Bonazzi, Giovanna Melò e Nadia Staropoli
31
“ BoRgoVaLe”
VoLTI In BIanCo e neRo
Eleonora Grandi
Numero chiuso iN redazioNe il
20 oTToBre 2010
variazioNi di datE, orari E aPPuNtaMENti
SuCCESSivi a talE tErMiNE ESoNEraNo
i rEdattori da oGNi rESPoNSaBilità
3
SUC C E DE A PERS ICETO
M a RT e D ì 2 e M e R C o L e D ì 3 n oV e M B R e o R e 2 1 ,
cinema Giada, “Che fine ha fatto osama Bin laden?”
n e l l ’ a m b i t o d e l l a ra s s e g n a c i n e m a t o g ra f i c a F i l m & F i l m .
S a BaTo 6 n oV e M B R e o R e 1 0 . 3 0 , v i a Pa l m a 1 ,
i n a u g u ra z i o n e d e l l a b i b l i o t e c a d e l l ’ o s p e d a l e.
S a BaTo 6 e D o M e n I C a 7 n oV e M B R e , c a p o l u o g o,
Fe s t a d i S a n M a r t i n o.
M a RT e D ì 9 e M e R C o L e D ì 1 0 n oV e M B R e o R e
21, cinema Giada, “la regina dei castelli di carta”
n e l l ’ a m b i t o d e l l a ra s s e g n a c i n e m a t o g ra f i c a F i l m & F i l m .
Segue a pag. 10 ->
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oT To B R e
2010
LO SGUARDO DEL FOTOGRAFO
FaBrizio B elardeTTi
g I a n L u C a S Ta n z a n I
F
abrizio Belardetti nasce a Bologna il 6 febbraio del 1976. i
suoi sogni nel mondo della fotografia diventano realtà nel 1996,
quando inizia a svolgere l’attività
di fotografo affiancando per un
decennio Fabio Fantuzzi, professionista a livello nazionale, il quale
risulterà fondamentale per la sua
formazione artistica.
Nella prima parte della carriera si
dedica a varie categorie di servizi, esprimendo un talento eclettico
nel reportage, nella realizzazione
di ritratti e nella composizione paesaggistica. Nel 2001 consegue la
laurea in Biotecnologie mediche e
successivamente un master in Bioinformatica a Bologna, dove attualmente vive e lavora.
oltre alle doti nella fase di produzione fotografica, si occupa con grande competenza di post-produzione
e stampa da pellicola in bianco e
nero, affiancando il fascino della
tradizione alle più recenti evoluzioni della tecnologia digitale.
la meticolosa cura del dettaglio
e l’utilizzo di strumenti di qualità
rappresentano le fondamenta da
cui parte ogni lavoro come traduttore creativo della realtà attraverso
l’arte fotografica. Nei primi mesi
del 2010 apre – a Persiceto, via
sant’ apollinare 8 – il suo studio,
un luogo indispensabile per gli artigiani del settore, in cui concepisce
sempre nuove opere. l’ultima frontiera raggiunta con la passione lo
afferma come originale interprete
della tecnica macro, un punto di
vista segreto che coglie l’inquadratura superando i limiti umani
(www.fabriziobelardetti.com).
Innanzitutto ti faccio i miei complimenti per aver vinto il concorso “I love Sangio”...
Ti ringrazio. l’idea mi è venuta proprio il giorno prima della scadenza
del concorso. immaginando di esse...infatti sono contentissimo di avere un bambino, accompagnato dai
re lo studio in via sant’apollinare,
genitori in gita a Persiceto, che arproprio perché è tra le due cose che
mato di una piccola macchina fotomi piacciono di più di san Giovanni:
grafica a obiettivo fisso, quindi imPiazza Betlemme e sant’apollinare.
possibilitato a fare
delle ampie inquadrature, comincia
a fotografare dei
dettagli dei monumenti e dei luoghi che lo hanno
colpito in questa
sua gita. dettagli
apparentemente
disordinati, senza senso ma che
disposti assieme,
affiancando l’uno
all’altro i diversi
monumenti ed edifici, conformano
un mosaico, uno
aGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal CoMuNE di
skyline immagina- Si Ma M
N G i ova N N i i N P E r S i C E to
rio di un paese che
ha visitato una mattina di aprile.
io, prima di avere lo studio qua,
l’idea era di fare anche una serie,
quando mi venivano a trovare i miei
una cartolina per ogni monumento
amici di fuori, li portavo sempre a
con scritto “saluti da sangio” per
vedere Piazza Betlemme e la chiesa
promuovere un po’ l’aspetto turistidi sant’apollinare. due luoghi che
co di Persiceto. sempre per il consecondo me sono molto particolari
corso avevo elaborato anche un’ale caratteristici di san Giovanni. Poi
tra foto, ma ho preferito questa
c’è stata l’occasione di prendere in
perché risultava semplice e di facile
affitto questo locale e ho coronato
comprensione, oltre che di impatto
un sogno, un sogno che covavo da
certo.
15 anni.
Quando si dice San giovanni si
La tua passione per la fotografia
pensa subito alla Chiesa, al camquando nasce e come nasce?
panile e all’immagine che si cone’ nata nel 1993, il giorno in cui
forma della piazza...
sono venuti i ladri in casa nostra e
sì, esatto. Forse era un’immagine
ce l’hanno svuotata di videoregistraanche un po’ scontata, però pentori, tv... e ovviamente di macchina
sando alle cose belle di san Giovanfotografica, una vecchia olympus
ni, quelle belle per me sono: Piazza
om-1 che mio babbo utilizzava per
Betlemme, sant’apollinare, il Palazimmortalare le nostre vacanze. rizaccio, l’osservatorio, il don chicordo che aveva due obiettivi e un
sciotte di Parco Pettazzoni...
corpo di metallo robustissimo, in cui
...e il tuo studio si trova proprio
si potevano riconoscere anche delle
in uno di questi luoghi carichi di
piccole ammaccaturine, ammaccasignificato...
turine che la rendevano ancor più
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I L OVE SAN G IO
il territorio persicetano è storicamente permeato da una
vena creativa veramente ricca e importante, basti pensare
a Giulio cesare croce (scrittore e autore del famoso “Bertoldo”) o al carnevale e alla maestria inventiva dei suoi
carnevalai che ci regalano ogni anno uno spettacolo unico
in italia. insomma fantasia, estro, creatività, spirito comunicativo e pungente non ci mancano ed è per questo che
l’amministrazione vuole coinvolgere cittadini e non nella
definizione della nuova immagine del comune. un’immagine che vuole attingere dalle suggestioni di racconti, slogan, parole, immagini grafiche o fotografie di chi Persiceto
la abita, la vive o semplicemente la ama. mi aspetto i contributi più diversi, da un disegno di un bambino alla “zirudella” di un anziano, dalla foto sfuocata fatta col cellulare
a un progetto grafico di livello professionale. l’obiettivo
è stato quello di rappresentare Persiceto da tanti punti
di vista nelle sue svariate sfaccettature. il concorso è stata un’occasione per raccogliere tanti contatti anche e soprattutto fra i giovani, miei interlocutori privilegiati fin da
quest’anno.
ribadisco quindi la volontà dell’amministrazione di favorire l’espressività della cittadinanza e la produzione di elaborati che raccontino, descrivano o rappresentino il paese
che amiamo. Vorrei realizzare una edizione 2011, per la
quale siamo in cerca di sponsor, che metta in competizione
i giovanissimi e i giovani persicetani, la scelta della forma
di comunicazione (foto, video, disegno, racconto, ecc...) mi
piacerebbe farla sulla base anche dei suggerimenti della
gente a cui chiedo comunque di farmi sapere se l’iniziativa
è piaciuta. il mio e-mail è [email protected]
DIMITRI TaRTaRI
assessore comunicazione,
innovazione Tecnologica e Politiche Giovanili
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2010
speciale. avevo 17 anni e mio padre
mi spiegava il suo funzionamento,
mi smontava l’obiettivo, mi faceva
vedere il movimento della tendina
e questa cosa mi affascinava moltissimo. a dire il vero ii primissimo
contatto con la fotografia ricordo di
averlo avuto alle scuole elementari,
quando c’era educazione all’immagine e ci veniva data la possibilità
di scattare delle foto e di vederle
poi sviluppate e “trasformate” in
camera oscura. Più tardi, qualche
mansarda. sviluppavo solo di notte
perché c’erano spifferi di luce dappertutto, non c’era l’acqua e quindi
bisognava farsi due rampe di scale
con le bacinelle, però, nonostante le
difficoltà ho cominciato a stamparmi le mie cose da solo e a studiarmi qualche manuale per apprendere
la tecnica che mi mancava. con de
andré di sottofondo ho passato le
nottate in mansarda, a sviluppare al
buio e a proseguire nella mia strada
da autodidatta. Poi, un giorno, mentre uscivo dalla biblioteca
con sottobraccio un libro
su cartier-Bresson, incrociai casualmente Fabio
Fantuzzi che ancora non
conoscevo. cominciammo
a parlare di fotografia e
della mia passione e mi invitò nel suo studio di via
Farini per dare un’occhiata
a quel po’ di foto che avevo scattato. Probabilmente
l’avrò ben impressionato,
ma quel giorno mi disse:
«butta tutto e vieni con
me. Tra una settimana aniMMaGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal CoMuNE di
diamo a fare un matrimoS a N G i ova N N i i N P E r S i C E to
nio». subito gli risposi ok
tempo dopo il furto, non mi ricordo
ma dopo un po’ entrai nel panico,
nemmeno più in che occasione, ebbi
perché un matrimonio era un evento
modo di portare a casa di seconda
irripetibile e non si poteva sbagliamano, una bellissima Nikon F-601,
re. Non c’era il digitale, non c’era
autofocus; una macchina semi-auPhotoshop con cui potevi rimediare,
tomatica già di un certo livello e
lì eri solamente tu e la pellicola e
spessore rispetto alla precendente
doveva essere fatto tutto bene “alla
completamente manuale. comprato
prima”. ricordo che Fabio mi tranun rullino in bianco e nero, messa a
quillizzò e così nacque una collabotracolla la macchina, presi la bici e
razione che è durata per 10 anni. al
andai a fare un giro per la campacontempo col procedere di questa
gna, verso zenerigolo, lorenzatico
mia passione, studiavo all’università
e cominciai a fare foto alle cose
biotecnologie, poi c’è stato il master
che vedevo: al fagiano, al fiore, al
ed infine il mondo del lavoro che si
samoggia, alla casa diroccata, al
è scontrato con la mia idea romanfienile, al pesco, alla vigna, al tratica di fare ricerca al solo scopo di
liccio. Portato il rullino da lambercurare le malattie. lavorando sia in
tini e passata una settimana d’attelaboratorio che in una multinaziosa, andai a vedere che cosa avevo
nale, quindi in ricerca e vendita, mi
prodotto... e da lì è stato amore a
sono trovato di fronte a delle realtà,
prima vista. ho immediatamente
non so se siano solamente italiane,
acquistato altri rullini e ho contifatte di compromessi, scorciatoie e
nuato a fotografare ciò che vededi cose poco limpide...
vo. Passati 6 mesi ho comprato un
...tangenti, corruzione, quello
ingranditore e ho cominciato a sviche si legge sui giornali...
lupparle e stamparle a casa, crean...ecco, io ero dentro, nel senso
domi una piccola camera oscura in
che l’ho vissuto in prima persona,
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da quella parte della barricata e
questa è stata una delle più grandi
delusioni della mia vita, dopo che
per tanti anni avevo speso tempo,
energie e impegno. Per fortuna che
parallelamente ho coltivato questa
mia passione, che è diventata un
bellissimo lavoro.
Quando ti sei reso conto che
questa tua passione poteva trasformarsi in un lavoro a tutti gli
effetti?
c’è stato un primo periodo in cui
avevo aperto la partita iva, erano
gli ultimi due anni con Fantuzzi, e
vedevo che la cosa andava bene
però non avevo ancora il feeling
che ho adesso. ero molto più giovane, diciamo 10 anni fa, ed ero
ancora molto inesperto, solamente
di recente, un paio d’anni fa, ho
cominciato a entrare nella logica
di aprirmi uno studio fotografico a
san Giovanni. avevo un’attrezzatura accumulata negli anni, non potevo chiamare la gente a casa per
fare i servizi fotografici, servizi che
avevo continuato a fare parallelamente alla mia attività di agente
di commercio, e così mi sono deciso. aprendo uno studio fotografico
dove non si vende il materiale ma
si vende il servizio, che può andare
dal matrimonio alla brochure aziendale, dalle foto di locali per siti
commerciali al ritratto.
Quindi in alcun modo in concorrenza con altri...
No, assolutamente. il mio target
sono principalmente le aziende,
inoltre, andando a ricalcare le orme
di Fabio, che visti i suoi successi lavorativi ha meno possibilità di seguire la realtà locale, il reportage
di cerimonia. lavorando non solo
su san Giovanni ma spostandomi
anche in altre realtà come Bologna,
Firenze, Verona, ecc.
hai deciso di aprire l’attività anche a dispetto del non felice periodo economico...
...penso che in definitiva la crisi sia
sostanzialmente nelle teste delle
persone. certamente bisogna essere consci dei propri limiti, ma non
bisogna nemmeno essere schiavi
della crisi e perdere così la positività del vivere.
CINE TEATRO FANIN:
STAGIONE TEATRALE
MeRCoLeDì 27 oTToBRe, ore 21, “il trovatore”,
associazione Musicale “il Cenacolo”, opera.
DoMenICa 31 oTToBRe, ore 16, “in piaza dal paes
coren... intrigh... e malintes”, Compagnia “in Fén
c’la dura”, dialettale (presso teatro Comunale).
gIoVeDì 18 noVeMBRe, ore 21, “Mo che fata
idea”, Compagnia “Bruno lanzarini”, dialettale.
gIoVeDì 25 noVeMBRe, ore 21, “Mangiarsi le
orecchie dal ridere”, trio a.c.e., comici.
www.cineteatrofanin.it
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oT To B R e
2010
SPEED zONE AhEAD
riFlESSioNi iN viaGGio tra uSa E CaNada
pa o L o B a L B a R I n I
Tre settimane vissute girovagando in auto tra il canada e gli stati
uniti offrono curiosità e spunti di
riflessione che vanno oltre le meraviglie naturalistiche che il viaggio
regala.
Cessi atomici
la us20, tra idaho Falls ed arco, percorre centocinque chilometri di nulla. la zona, attraversata dal fiume
in secca Big lost, è chiamata idaho
National laboratory e sulla carta è
marcata con una chiazza di colore
rosa. strade ce ne sono, ma in molte
è proibito entrare. l’unico paese in
quest’area desolata ha il nome poco
rassicurante di atomic city. in che
altro modo si potrebbe chiamare un
gruppo di case, abitato da venticinque persone, edificato nel cuore di
una delle più grandi concentrazioni
al mondo di centrali nucleari? Viene da pensare che qualche impianto
atomico in questo posto abbia anche un senso. siamo in viaggio da
oltre due ore e
le vesciche di
alcune ragazze sono ormai
colme.
cerchiamo l’albero che non c’è
e inseguiamo il
miraggio di un
cespuglio isolato. improvvisamente compare dal nulla
un cartello blu
con una scritta
bianca: “rest
area one mile”.
un cesso nel
deserto. l’immagine che si forma
nella mente è quella degli angusti
e puzzolenti bagni pubblici che troviamo dalle nostre parti, dove schizzi di merda e carta igienica galleggiante, impregnata di piscio, fanno
da allegro contorno a numeri telefonici e insulti a squadre di calcio
scribacchiati sulle pareti. Qui invece
il bagno è straordinariamente pulito
e arioso. la carta igienica è abbondante, il sapone
pure, e i sensori
funzionano regolarmente. dopo
il felice ristoro,
con tutta la tranquillità che si
può avere senza
dover pensare a
come dribblare
la richiesta di
un euro per aver
portato a termine le funzioni
corporali, esploriamo
l’area
di servizio. la
prima cosa che si nota sono i cartelli che raccontano la storia delle
oltre cinquanta centrali atomiche
che sorgono nell’area. ci sono poi
tabelle di dati meteorologici, valori
di radioattività compresi, che quotidianamente qualcuno viene ad aggiornare. Notiamo un recinto poco
lontano. la curiosità di sapere cosa
c’è da rinchiudere in mezzo al de9
serto è forte; magari ci sono delle
scorie nucleari. ci avviciniamo e
guardiamo all’interno. Nulla. Poi vediamo un cartello bianco; nel mezzo è disegnato un cane, sotto c’è la
scritta “pet area”. ridiamo. siamo
nel mezzo di un deserto in cui non
sorgono case per centinaia di chilometri, un deserto in cui sono attive
tante centrali nucleari e in cui passano poche centinaia di auto ogni
giorno. siamo in un deserto in cui
una merda di cane non può essere
pestata da nessuno, eppure qualcuno ha pensato di costruire un’area
per la cacca degli animali. la risata
però, veloce com’era cominciata, di
colpo svanisce. Nell’istintiva superficialità, si fa largo una considerazione, che suona più o meno così:
“bene pubblico, rispetto per gli altri
e sensibilità ambientale”. la risata iniziale non era altro che l’eco
istintivo ed involontario di quello
che succede nel nostro paese, dove
il bene collettivo è spesso dimenticato di fronte agli interessi privati.
Basta un semplice cesso per cani
nel deserto atomico dell’idaho a ricordarcelo.
Il re pedone
seattle, Vancouver e san Francisco.
S UCCEDE
A PERS ICETO
-> ConTInua Da pag. 4
D o M e n I C a 1 4 n oV e M B R e , d e c i m a , S a n M a r t i n o
in piazza.
M e R C o L e D ì 1 7 n oV e M B R e o R e 2 1 , te a t r o Fa n i n ,
“urge” spettacolo di e con alessandro Bergonzoni
n e l l ’ a m b i t o d e l l a s t a g i o n e t e a t ra l e tr e te a t r i p e r
te.
g I oV e D ì 1 8 n oV e M B R e o R e 2 1 , te a t r o Fa n i n ,
“Mo che fata idea” spettacolo di teatro dialettale a
c u ra d e l l a c o m p a g n i a “ B r u n o l a n z a r i n i ” .
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Tre grandi città sfiorate in questo
straordinario viaggio tra i parchi
del Nord ovest. e tanti piccoli centri
abitati, sparsi nei territori selvaggi
dell’alberta, del montana, dell’idaho e dell’oregon. Nelle grandi città
c’è traffico. c’è sempre qualcuno
e al passaggio pedonale che porta
al centro commerciale Poligono. immagino una signora con la bici in
mano che ha l’aria di attendere da
diversi minuti. una Panda bianca
a metano, guidata da una ragazza
che sta parlando al cellulare, passa
che ha fretta, che deve correre in
ufficio, che è in ritardo per un appuntamento. molti si muovono in
automobile. e non solo nelle grandi
città; anche nelle piccole comunità
delle montagne e delle praterie c’è
qualcuno in automobile che deve
fare presto. È inevitabile, almeno
per le leggi della statistica, che anche una sola di queste persone incroci il mio cammino. in una delle
auto che stanno percorrendo lombard street c’è senz’altro qualcuno
che ha necessità di arrivare con urgenza. Nel punto dove mi trovo non
ci sono semafori, non c’è nemmeno
un attraversamento pedonale. mi
metto sul bordo della strada pronto
alla paziente attesa. Non aspetterò
a lungo. sono appena arrivato al limite del marciapiede e tutte le auto
sono già ferme. mi guardo attorno
per vedere se c’è stato un atterraggio di alieni, se Godzilla sta sfasciando qualche negozio o se Frank
morris sta sbucando da un tombino
dopo aver scavato per cinquant’anni un tunnel da alcatraz. No, le auto
sono ferme proprio per me. attraverso la strada. mentre cammino,
mi viene da pensare a via Bologna
veloce, indifferente al suo sguardo
supplicante. il furgoncino che la segue appresso non è da meno. un signore anziano dall’aria gentile che
guida una Punto verde guarda prima la signora e poi lo specchietto,
come per dire: “Tranquilla, tra un
po’ c’e’ un varco nella fila e potrà
passare”. Poi tira
dritto e non si ferma. un ragazzo in
scooter pare bene
intenzionato ma
i suoi buoni propositi svaniscono
quando si accorge del grosso suV
che lo segue a
pochi centimetri.
Passano altre sei
o sette vetture poi
il varco arriva e la
signora si porta al
centro della strada. dall’altro lato
gli automobilisti
calcolano la velocità della donna, lo spazio percorso
e sentenziano che possono andare
avanti senza fermarsi, tanto lei non
arriverà mai prima di loro. Per dimo-
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strarsi gentili scartano addirittura
sulla destra, regalando almeno cinquanta centimetri di spazio, poi proseguono, convinti di aver fatto una
buona azione. Finalmente un’auto
fa una brusca frenata e si ferma.
l’autista fissa la signora come per
dire: “si muove o no?”. d’istinto lei
guarda sorridente l’automobilista,
fa un cenno con la mano e, mentre
spinge in avanti la bicicletta, con le
labbra mormora: “Grazie”. in pochi secondi arrivo dall’altro lato di
lombard street, all’incrocio con la
Pierce dove sta il surf motel, il mio
alloggio a san Francisco. mi giro.
le auto sono ancora ferme perché
altre persone stanno attraversando
questa grande arteria che arriva direttamente dal Golden Gate Bridge.
Quando anche l’ultimo pedone è
passato, le vetture si rimettono in
moto, comprese quelle i cui occupanti hanno fretta. mentre guardo
le macchine ripartire penso ancora
alla signora con la bicicletta e mi
scappa un sorriso. amaro.
palle fritte
clinton è un minuscolo paese situato poco lontano da missoula.
Non c’è nessun motivo valido per
fermarsi in questa sperduta località di 700 abitanti formata da grup-
petti di case adiacenti alla us12
che porta a helena, la capitale del
montana. clinton è il centro rurale
che si immagina di trovare da que-
dal GruPPo asTroFili PersiceTaNi
COME SI MISURANO LE
DISTANzE TRA CORPI
CELESTI?
g I L B e RTo F o R n I
Per misurare distanze tra corpi all’interno del Sistema Solare si
usano le unità astronomiche (ua) che si basano sulla distanza
tra la terra e il Sole, circa 140.600.000 chilometri.
Per misurare le distanze tra noi e le stelle o le galassie, il
sistema più usato è l’anno luce. Poiché la luce viaggia con una
velocità di circa 300.000 chilometri al secondo, in un anno
compie circa 9.460 miliardi di chilometri. la galassia a noi
più vicina, è M31 andromeda, che dista circa 2,5 milioni di
anni luce. i quasar, gli oggetti conosciuti più distanti, distano
miliardi di anni luce.
un’altra unità di misura astronomica è il Parsec, che significa
parallasse di un secondo d’arco. E’ definita come la distanza tra
la terra ed una Stella che ha una parallasse annua di un secondo
d’arco ed equivale a circa 3,6 anni/luce. abbastanza complicato
vero? riconsideriamo pertanto l’anno luce, poiché ritengo sia
per noi meno complesso e facciamo un ultimo ragionamento
per tentare di capire quanto sia grande l’universo.
la luce delle stelle che oggi vediamo in cielo ad occhio nudo è
partita, da quegli astri, decine, centinaia o migliaia di anni fa.
le onde luminose di galassie o quasar che vediamo al telescopio
arrivano a noi dopo aver viaggiato per milioni o addirittura
miliardi di anni. viceversa, se da un lontano pianeta di una
galassia, per esempio dell’ammasso della vergine, distante da
noi 65 milione di anni luce, in questo momento qualcuno potesse
osservare la terra con un potentissimo telescopio, la vedrebbe
non come è oggi, ma come era prima che si estinguessero i
dinosauri.
Possiamo quindi definire il telescopio una macchina del
tempo!
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ste parti, così almeno ci hanno insegnato i film. campi coltivati, cavalli, stelle e strisce, nessun nero e
un’istintiva repulsione per obama.
eppure ci fermiamo. così, per puro
caso. dopo quasi tre ore di viaggio
verso le meraviglie di Yellowstone,
una sosta per riempire i serbatoi e
sgranchire un po’ le gambe è quan-
ed il locale è vuoto, fatta eccezione
per un capellone attempato, abbigliato in perfetto stile harley davidson che, appoggiato al bancone,
siede su uno sgabello di pelle. ha
un boccale di birra in mano e gli
occhi puntati sul seno prorompente
della cameriera che, da parte sua,
non fa nulla per nasconderlo. Pro-
to mai opportuna. Parcheggiamo in
un piazzale polveroso ai piedi di
una collina; due pompe di benzina
che hanno conosciuto tempi migliori invitano ad entrare nel saloon e
prepagare il carburante prima di
fare rifornimento. Gli indicatori del
prezzo della benzina non funzionano ma, assicura un biglietto, quelli
che misurano i galloni sì. Fuori del
locale due uomini sulla cinquantina
siedono a un tavolo con l’aria assonnata e i postumi di una sbronza.
uno è grosso, porta la canottiera e
ha le braccia tatuate; l’altro è mingherlino, ha i baffi grigi e indossa
un cappellino bianco con la visiera.
alle loro spalle un cartellone colorato recita: “montana’s original Testicle Festival, since 1982”. Fissiamo il cartello e lo rileggiamo due o
tre volte. Non ci siamo sbagliati, qui
si tiene proprio la sagra delle palle.
che il festival, svoltosi solo pochi
giorni prima, sia un po’ particolare, si capisce dal regolamento posto
accanto alla porta d’entrata. alcune semplici raccomandazioni tra
le quali una, molto esplicita, dice:
“No assholes”. spingiamo la porta
del saloon ed entriamo. È mattina
babilmente la festa degli zebedei
ha lasciato nell’aria nuvolette di
feromoni. uno dei tanti cartelli avvisa di fare attenzione alle lattine
di birra volanti, mentre un negozio
colgono circa quindicimila palle di
toro. sono conosciute anche come
“ostriche del montana” e vengono impanate, marinate nella birra e
fritte. Non è una festa parrocchiale
poiché, dalle foto sparse nel locale,
pare di capire che quelli dei tori non
saranno gli unici gioielli in mostra,
anche se probabilmente saranno gli
unici a finire nelle bocche affamate.
o forse no. ci sono foto di gare di
wrestling tra uomini e donne in costumi adamitici e foto di prosperose
fanciulle con abiti dipinti sul corpo;
magari sbirciando tra i personaggi
famosi giunti in paese è possibile trovare anche la foto dell’omonimo presidente ai tempi gloriosi
della stanza “orale”. la curiosità
di essere qui nei momenti in cui il
festival è al culmine è tanta. magari è la morbosità di assistere ad
una simpatica orgia di montagna,
oppure è il desiderio di capire da
quale struttura sociale possa scaturire un festival dei testicoli. È forse
il grido disperato di una comunità
rurale, in cui la vita è scandita dai
ritmi del duro lavoro nei campi, che
trova nell’esaltazione della virilità
l’unico baluardo contro una società
all’interno del saloon cattura la nostra curiosità. Tra scaffali pieni di
magliette con la scritta Testy Festy,
clarinetti di legno ben sagomati e
grembiuli da cucina con tanto di
grosso arnese incorporato (non da
cucina), cominciamo a capire cos’è
questo festival dei testicoli. ogni
anno, all’inizio di agosto, si rac-
da cui si sente estranea? È questa,
forse, la migliore espressione locale
del patetico celodurismo bossiano?
il destino del viaggiatore ci costringe a salire in auto e ripartire, dando
un taglio netto alla nostra curiosità
e alle nostre domande, che rimarranno senza risposta. castrate, in
perfetto stile locale.
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oT To B R e
2010
NON S OLO IL SIGNORE DEGLI ANELLI
iNvito alla l E t t u r a d i to l k i E N
gIan pIeTRo BaSeLLo
T
om shippey, uno dei massimi studiosi di J.r.r. Tolkien
(1892-1973), conclude la
su a recensione della versione cin ematografica de il signore degli
anelli di Peter Jackson ponendo
un a domanda a chi ha scoperto il
libro solo dopo aver visto il film.
a lzo la mano, in quanto l’entu-
siasmo adolescente degli amici
ch e discutevano per intere serate
dell’opera di Tolkien, disquisendo
di lingue inventate e canti, non mi
av eva mai incuriosito al punto da
co mprare o farmi prestare il libro.
u n’altra serata, non pochi anni
dopo, un gruppo di amici si riunì
per vedere il primo episodio della
trilogia di Jackson. arrivai a proiezio ne già iniziata e, purtroppo per
sh ippey, le impressioni di quella
visione sono state ritoccate dalle
su ccessive letture e riletture del
libro, e di tanti altri libri di e su
Tolkien. c er t o i l f i l m m i col pì , t anto da spi nger m i a cer car e s ubi t o i l
libro, e m i f or nì l o s cenar i o con cui
ancora oggi i m m agi no l a c ont ea,
Granburr one e m i nas Ti r i t h. s i cur amente m i col pì mor i a, che as s oci ai
alla Pisci na mi r abi l i s, una ci s t er na
romana n ei c am pi Fl egr ei ( un’ ar ea
ai confini del m ondo vi s i t abi l e nei
pri m i anni del l a m i a per m anenza a N apol i ) , cui s i pot eva
acceder e s ol o avendo l a f ortuna di t r ovar e l a cas a – e di
tro var vi i n cas a – l a s i gnor a
Tit i na, cus t ode de facto del
sito ; l ’ am bi ent e i pogei co, s oste nut o da col onne s cavat e
nel l a r occi a, s i pr es ent a com e
la vas t a navat a di una chi es a
spr of ondat a nel l a t er r a. m o ria nel f i l m è m ol t o pi ù ar t i col at a e gr andi os a, m a l a Pi scina mi r abi l i s qual cuno l ’ ha
scavat a davver o e f a un cer t o
eff et t o s cender vi i m m agi nando che i l api ci di r om ani abbiano dovut o l ot t ar e cont r o
forze i m m ot e nel l a r occi a.
cos ì f u che, pochi gi or ni
dopo quel l a s er at a, com pr ai
il p r i m o vol um e de il signore
degli anelli i n l i ngua i ngl es e
(cos t ava m eno di quel l o i n
italiano), i n un’ edi zi one i nevi t abilmente gr i f f at a con l a gr af i ca del
film. una s et t i m ana dopo t or nai
in libreri a per acqui s t ar e i l t er zo
volume cos ì da pot er cons ul t ar e
le appendi ci es pl i cat i ve. Pas s at a
un’altra s et t i m ana, dovet t i t or nare per co m pr ar e i l s econdo vol um e
avendo t er m i nat o i l pr i m o. l es s i
tutta la st or i a i n un m es e e quat t r o
giorni. d a al l or a Tol ki en è di vent ato una piacevol e os s es s i one, es s endo la sua oper a un l i br o che non s i
finisce m ai di l egger e e r i l egger e,
anche gr azi e al l a s er i e di pubbl i ca-
14
zi oni pos t um e che s t anno p o rta n d o
al l a l uce l ’ i nes aur i bi l e t e so ro d e i
s uoi m anos cr i t t i .
G l i appas s i onat i i t al i ani p u rtro p p o
non s ono f or t unat i quant o il p u b bl i co di l i ngua i ngl es e. l a tra d u z io ne de il signore degli anelli p e c c a
per un’ i m pos t azi one da ra c c o n to
per bam bi ni ( un es em pi o p e r tu tti:
gl i «or cs » s ono di vent at i « o rc h e tt i », poi cor r et t i i n «or chi » n e lla re cent e r evi s i one del t es t o ita lia n o )
e s opr at t ut t o per l ’ al t er na rsi d i stil i di s om ogenei . Tol ki en è sta to p o i
m al augur at am ent e pr es en ta to in
i t al i a com e s cr i t t or e pol itic a me n t e s chi er at o ( al l ’ es t r em a d e stra )
m ent r e l e s ue oper e non s o n o c e rto
un m ani f es t o del l e s ue i nc lin a z io n i
pol i t i che. i nol t r e, a t ut t ’ og g i, d e lla
m onum ent al e storia della Terra di
mezzo pazi ent em ent e r acc o lta d a l
f i gl i o chr i s t opher, s ono ac c e ssib ili
i n t r aduzi one i t al i ana s ol o i p rimi
due vol um i ( i racconti perduti e i
racconti ritrovati ) s ui dod ic i p u b bl i cat i i n i ngl es e; i nf i ne n o n so n o
s t at i t r adot t i gl i aut or evo li e ric chi companions di Wayne G. ha mm ond e chr i s t i na scul l ( The lord of
the rings. a readers’s companion
e The J.r.r. Tolkien companion &
Guide , 2 vol l . ) .
Tut t avi a qual cuno ( com e me p rim a
del l ’ i ncont r o at t r aver s o il f ilm d i
Jacks on) pot r ebbe chi ede rsi: p e rché t ant o ent us i as m o pe r q u e sto
s cr i t t or e e per l a s ua Ter r a d i m e z zo? d i cer t o non c’ è una so la sp ie gazi one, m a pr ovo a r i costru ire il
m eccani s m o che pi ù ha f a tto le va
i n m e. Pr i m a di t ut t o l ’ av e r c re a to
un m ondo, f ant as t i co s ol o in q u a n t o non es i s t ent e s u ques ta te rra ,
m a coer ent e e det t agl i a to, c o n
una pr opr i a s t or i a e geog ra f ia , le
oT To B R e
2010
pro prie lingue, addirittura i propri
calendari. Tolkien scrive il signore degli anelli avendo alle spalle
lun ghi anni di lavorìo su questo
mo ndo, come emerge dalla lettura
de il silmarillion che, per quanto
pu bblicato postum o (1977), antedata lo hobbit (1937) e il signore degli anelli (1954-1956),
risalendo addirittura al 1916. le
stesse appendici de il signore
degli anelli allargano a dismisura l’orizzonte della storia: l’anno
(tra 3018 e 3019 della Terza era)
in cui si è dipanata l’avventura
di Frodo diventa un tassello in
un a storia plurimillenaria. È un
po’ come scoprire che dietro le
quinte non ci sono i camerini degli attori, ma che le scene sono
in realtà finestre su un paesaggio reale, oltre le quali la visuale
è an cora più ampia.
Per Tolkien, abile illustratore dei
suo i stessi libri (si veda immagini di Tolkien o, ancora meglio,
J.r.r. Tolkien artist & illustrator
di h ammond e s cull), lo scrittore è
come un pittore: se vuole parlare
di un albero, deve illustrare anche
il prato in cui sorge e il bosco e
le montagne sullo sfondo. Questo
metodo, molto dispendioso perché
so lo una parte del “quadro scritto”
vien e pubblicata, dà però una forte
coesione alla tram a, sottraendola
in un certo senso all’arbitrarietà
dell’ autore. È facile per il narratore decidere che un certo personag-
gio deve m or i r e, pi ù di f f i ci l e dar e
un conte s t o per cui r i s ul t i evi dente che il per s onaggi o i n ques t i one
non pote va non m or i r e: per ché s i
era attar dat o, per ché aveva m es s o
un piede i n f al l o, per ché aveva per-
so ogni s per anza. È i l cas o di s i r e
denethor ( m i s cus o con chi non ha
visto il fi l m o l et t o i l l i br o) : da un
punto di vi s t a nar r at i vo, denet hor
deve mo r i r e per l as ci ar e s pazi o al
ritorno del r e, l ’ er ede l egi t t i m o,
aragorn. u n aut or e ha m ol t i m odi
per compi er e ques t o “om i ci di o”:
una soluzi one s em pl i ce s ar ebbe i n
battaglia, m a è l a s or t e r i s er vat a
già al re di r ohan; m eno i m m edi at a
la soluzione di un s ui ci di o, pl at ea-
15
l e, s u una pi r a i nf uocat a ( e c o me
cor po i nf uocat o che s i ge tta d a llo
s pal t o pi ù al t o del l a ci t t à n e l f ilm) ;
m a s ar ebbe ancor a una so lu z io n e
gr at ui t a s e non veni s s e c o stru ita
una t r am a che f a capi r e ed a p p re z zar e al l et t or e i l pr oces s o p sic h ic o
del l e r agi oni che por t ano a l su ic idi o. N on a cas o nel f i l m , d o v e n d o
f or zat am ent e condens ar e l’ a z io n e
del l i br o, l a pazzi a di d ene th o r a p par e gr ot t es ca e i nnat ur a le, ta n to
da cos t r i nger e Jacks on a ra f f ig u r ar e d enet hor com e un p a z z o f in
dal l a s ua pr i m a appar i zi on e ( me n t r e m angi a avi dam ent e e p o i n e l
m andar e i l f i gl i o Far am i r v e rso u n a
m or t e quas i cer t a) .
N el l i br o i nvece denet ho r è u n a
f i gur a che cont ende con Ga n d a lf
quant o a s aggezza e a c a p a c ità
di pr eveggenza. Pr opr i o su lla p re veggenza di denet hor s i g io c a p e r
dar e ver os om i gl i anza al l a su a sit uazi one: egl i pos s i ede un p a la n tír,
un gl obo di cr i s t al l o s cur o c h e g li
per m et t e di veder e cos a su c c e d e
i n al t r i l uoghi e l o conn e tte c o n
s aur on, i l nem i co, che ne p o ssie d e
un al t r o. N el capi t ol o i V de l q u in to
l i br o, l a s er a del 13 m ar z o 3 0 1 9 ,
d enet hor s i chi ude da s ol o in c im a
al l a t or r e di m i nas Ti r i th . m o lti
da f uor i «vi der o una pal lid a lu c e
br i l l ar e e vaci l l ar e dal l e s tre tte f ines t r e per qual che t em po, f in c h é
con uno s f avi l l i o s i s pen se » : n o n
è det t o es pl i ci t am ent e, ma de n e t hor s t a us ando i l pal ant i r ( n e e ra
oT To B R e
già stato usato un o da Pippin con
ef f etti simili), in cui vede – lo si
capirà solo quando si darà alle
fiamme con il palantír in mano – la
flotta dei pirati che risale il fiume
per assediare la sua città. i l lettore
però sa, al contrario di denethor,
che le navi dei pirati sono in realtà in mano ad aragorn per portare
so ccorso, non distruzione. in pratica sauron ha ingannato denethor
semplicemente facendogli vedere
la realtà, salvo il fatto che le cose
spesso sembrano ciò che uno teme
di riconoscervi. Per mettere in parallelo tutti questi eventi bisogna
co nsultare la cronologia dell’anno 3 019 nell’appendice B. Non è
necessario che il lettore sia così
attento, ma l’esistenza di questa
struttura maniacale (in cui perfino
le fasi della luna e i giorni di cammin o sono ricostruibili con precisio ne come ha fatto Karen Wynn
Fon stad ne l’atlante della Terra di
mezzo di Tolkien ) dà uno spessore che il lettore, anche se si lascia
trasc inare dalla corrente inarrestabile della narrazione come il sotto scritto alla prima lettura, coglie
inconsciamente nella dimensione
della verosimiglianza, ovvero della
realtà delle emozioni e dei sentimenti (che non possono che essere
qu elli del mondo reale, il nostro).
Ques ti collegamenti tra tempi e
personag gi di ver s i del l a nar r azi one
sono det t i interlacements i n i ngl ese e permet t ono di s i ncr oni zzar e i l
libro terz o con i l quar t o e i l qui nt o
con la p r i m a par t e del s es t o, l i br i
che altrim ent i r accont ano due s t orie godibi l i i n s e s t es s e.
l’altro as pet t o, com pl em ent ar e, è
la teoriz zazi one che dà Tol ki en di
questa s ua cr eazi one, da l ui def i ni ta «sub- cr eazi one» ovver o «cr eazione secondar i a» con cui ogni art i s t a, s cr i t t or e, s cul t or e, pi t t or e,
cer ca di r i pr odur r e i l
m ondo cr eat o. Tol ki en
er a pr i m a di
t ut t o
pr of es s or e
di
anglosassone ( ci oè ant i co i ngl es e)
a o xf or d. È
considerato
un gr ande
s t udi os o del
s uo t em po.
le par ol e e
l e s t or i e che
si nascondono nel l e par ol e ( l ’ et i mologia) er ano per l ui pr of es s i one
e passio ne. Q uando m i s ono deci so a saper e qual cos a di pi ù di Beowulf, Galvano e il cavaliere Verde
o de la battaglia di maldon , not e
opere in ant i co i ngl es e, ho s coperto un nuovo m ondo di col l egamenti con il signore degli anelli e
il silmarillion . e cer t o non pot r ò
mai arrivar e a l egger l i i n l i ngua
originale e a capi r e i l s ens o del le parole com e l o i nt endeva e r i plasmava nel l e s ue oper e Tol ki en.
Non a cas o shi ppey, pr of es s or e di
lingua in gl es e e l et t er at ur a m edi evale com e Tol ki en, der i va l e s ue i nterpretazi oni r i vel at r i ci del l ’ oper a
tolkenian a pr opr i o dal l a com une
formazione pr of es s i onal e. i nol t r e
Tolkien dedi cò al cuni s cr i t t i agl i
artifici che per m et t ono ad una
fiaba (oggi di r em m o «f ant as y» o
16
2010
«r accont o f ant as t i co») di o tte n e re
det er m i nat i ef f et t i s ui s uo i f ru ito r i . Tr a ques t i s cr i t t i , i l più n o to è
sulle fiabe ( pubbl i cat o i n ita lia n o
i n albero e foglia ) i n cu i To lk ie n
s pi ega per ché l e f i abe de v o n o e ss er e pr es e s ul s er i o e che n o n so n o
s ol o «r oba da bam bi ni ».
N at ur al m ent e ques t o m i o e n tu sia s m o per Tol ki en di s cende d a l m io
i nt er es s e per s onal e e pr ofe ssio n a l e per l o s t udi o del l e paro le e la
com pr ens i one dei t es t i an tic h i. s e,
a f r ont e di par ol oni com e « e timo l ogi a», «f i l ol ogi a», «ang lo sa sso ne», l o r i t er r et e i ngi us t i f i c a to, n o n
s pavent at evi : l a f ont e di ma g g io r
pi acer e è l a s em pl i ce l ettu ra d e ll e oper e t ol keni ane, s enza b iso g n o
di ul t er i or i conos cenze. l e g g e re
Tol ki en vi r i por t er à ai t emp i in c u i
l a t el evi s i one, i l ci nem a e il te a t r o er ano val i dam ent e s os titu iti d a
una s t uf a e dai r accont i de l g e n ito r e per f ar addor m ent ar e ( m a a n c h e
i s t r ui r e accor t am ent e) i f ig li o, se
pr ef er i t e, dai r accont i de ll’ o sp ite
che veni va da l ont ano e av e va v isto
paes i m er avi gl i os i pi eni d i a n im a li
s t r ani e uom i ni s t r anam en te v e stit i . Vi ene vogl i a di pot er l i a sc o lta r e dal l a vi va voce del l ’ au to re ( la
Tolkien audio collection – a lc u n i
br ani s ono r eper i bi l i i n in te rn e t –
può s azi ar e ques t o des i de rio ) , se dut i at t or no ad un t avol o e d a va n ti
ad un boccal e di bi r r a i n sie me a
pochi am i ci f i dat i , i nt er ro mp e n d o
ogni t ant o i l nar r at or e per c h ie d e rgl i qual che chi ar i m ent o o d e tta g lio
che r i t eni am o i m por t ant e p e r c a p ir e l a s t or i a.
Immagini:
p. 14: Piscina mirabilis, litografia di
G. mariani da Poliorama pittoresco ,
4/1 (1839-1840), Napoli, p. 43.
p. 15: il disegno di Tolkien per la
sovraccoperta della prima edizione
inglese de lo hobbit reinterpretato
in un acquerello di marta Passarelli.
p. 16: il quadro descritto da Tolkien
in “Foglia” di Niggle realizzato ad
acquerello da marta Passarelli.
MIGRANTI
SOMMARIO
17
F L O R I A N O G O V ONI
18
L’URLO DELLO SHOGUN
MORDIMI
VAMPIRES SUCK
G U R U & AL L b L AC k PANDA
19
PANE E
INTERNET
G R E tA G A Mb E R I NI
MA R t I N A G I O R D ANI
F R A N C E S C A PO L U zzI
20
HOLLYWOOD PARTY
SOMEWHERE
E MANU E L E C ANANzI
‘SVICOLANDO’
è StAtO REALIzzAtO
DALLA LIbRERIA DEGLI
ORSI E DALLA REDAzIONE
DI bORGOROtONDO
INSERTO CHIUSO
IL 20 OTTOBRE
E’
sempre più difficile
abitare in città. Ho
difficoltà a procurarmi lo stretto necessario
per vivere. “Quand’ero
giovane, mi diceva mio
nonno , vivevo nell’abbondanza; tutti mi volevano bene e facevano
a gara per offrir mi da
mangiare. Lo ammetto:
ero un mantenuto, ma
a me questo non importava perché non ero io
a chiedere: erano gli
altri che si preoccupavano per me. I bolognesi sono sempre stati molto generosi, per
questo motivo i miei antenati non hanno mai
abbandonato la città.
Durante le carestie e
le pestilenze la vita era
dura, anzi bisognava
stare molto attenti e
muoversi con circospezione per evitare brutti
incontri… perché anche a bologna, lo dice
la storia, non sono mai
mancati i malintenzionati. Nonostante ciò i
miei predecessori se la
sono cavata sempre
abbastanza bene” . Mi
ricordo che mio padre,
di buon mattino, mi accompagnava spesso in
piazza Maggiore e mi
faceva visitare la basilica di San Petronio,
il palazzo d’Accursio
e il palazzo del Podestà; addirittura andavamo anche sulla torre
dell’Arengo: era bello,
dall’alto, ammirare la
piazza gremita di persone e, per le feste “grosse”, era uno spettacolo
assistere alle processioni che si snodavano per
le vie cittadine. Spesso
ci riposavamo sui gradini della basilica o,
meglio ancora, sostavamo alla fontana del
Gigante per bere e per
rinfrescarci.
Ora le cose sono cambiate e quindi ho deciso di lasciare bologna e
di trasferir mi in campagna anche se, al solo
pensarci, mi si stringe
il cuore. Qui or mai è
un dato di fatto: non
ci sopporta più nessuno; per farcelo capire
hanno installato diversi
sistemi che ci impediscono di sostare tranquillamente. Non siamo
più padroni di goderci
la nostra libertà. Anche
la vecchia Lia, l’unica
persona che aveva a
cuore la nostra sorte,
non può più svolgere il
suo lavoro sulla piazza.
E’ giunto il tempo di
migrare, come hanno
fatto tanti miei amici
nei mesi scorsi; anche
Stella, la mia compagna, la pensa così.
“Ruben, mi ha detto ,
vedrai che troveremo
un posto dove ancora
verrà apprezzata la nostra presenza. t i ricordi
lo scorso anno quando
andammo alla fiera di
DAL C ONC ORSO SVIC OL ANDO 2009
MIGRANTI
FLORI ANO GOV ONI
Persiceto?
Restammo
per un giorno intero e
nessuno ci diede noia:
anzi ebbi l’impressione
che apprezzassero la
nostra presenza. Gli artisti di strada, poi, ci fecero festa e pretesero
addirittura che anche
noi partecipassimo ai
loro spettacoli. Fu una
bella esperienza che
potremmo ripetere anche quest’anno. E poi
se andiamo per tempo
possiamo fare nuove
amicizie e trascorrere,
in pace e libertà, gli ultimi anni che ci restano
da vivere” .
Una mattina di luglio
Ruben e Stella, dopo
aver ammirato per l’ultima volta i bei monumenti bolognesi, si diressero verso Persiceto.
17
splendenti sotto il sole
d’estate. Sul supporto
di una di esse c’erano
sedute due persone
mentre un ragazzo, sulla sua bicicletta, manteneva l’equilibrio appoggiandosi con una
mano alla scultura.
“Vietato appoggiarsi” ,
recitava un cartello
collocato nei pressi delle sculture, ma sembrava che nessuno se ne
curasse. Ruben guardò
Stella e disse: “Si vede
che qui i divieti si possono infrangere; siamo stanchi per il
viaggio,
vieni che
ci riposiamo anche
noi,
per
un
mom e n t o .
su quella
statua”.
D e t t o
e
fatto;
dopo un
attimo già
assaporavano il beneficio di
quella sosta. Non ebbero nemmeno il tempo,
però, di contemplare
la bella facciata della
chiesa che il ragazzo
in bicicletta li raggiunse e li scacciò, in malo
modo, dalla loro postazione. Ruben e Stella,
increduli e disorientati,
MORDIMI -
fuggirono velocemente
e si rifugiarono vicino
ad un loro compagno
che aveva assistito alla
scena.
Dopo essersi ripresi dallo spavento, Ruben si rivolse al nuovo compagno e chiese: “Sei del
posto?”.
“Certo, rispose , abito
qui da diversi anni”.
“Spiegami allora perché ‘loro’ possono infrangere i divieti e noi
no!”
“Mi meraviglio della
tua domanda; or mai
sei avanti con gli anni
e, da tempo, dovresti
aver capito la mentalità di certi uomini…”
“Scusa se ti interrompo,
ma la legge e le regole non sono uguali per
tutti?”
“Certamente, rispose,
ma come dice Orwell:
tutti gli animali sono
uguali ma alcuni sono
più uguali degli altri”.
Ruben rimase in silenzio
per un momento, poi si
rivolse al nuovo com-
pagno e disse: “Vieni
con noi a fare un giro
di ricognizione sulla città?”
“Senz’altro, rispose , e
se volete posso anche
farvi da cicerone”.
“Certo che vogliamo”
dissero all’unisono Ruben e Stella e, immediatamente, si alzarono
in volo tutti e tre, grugando
all’impazzata,
mentre ‘quelli’ della
piazza alzarono, con indifferenza, lo sguardo.
L’aria era infuocato,
ma una leggera brezza accarezzò le piume
dei tre piccioni; la vista
di borgo Rotondo li entusiasmò e ancor più li
entusiasmò la campagna circostante.
Rubens si accostò a
Stella e, dalla contentezza, improvvisò una
“sofferta”
giravolta;
Stella lo guardò amorevolmente e, per un
lungo attimo, le parve
di vedere il mitico Jonathan.
VAMPIRES SUCK (2010)
GUR U & A L L b L A C k PANDA
A
vete sempre sognato di avere come ragazzo un vampiro bello e dannato? Avete
sempre voluto che qualcuno vi dicesse frasi sdolcinate e profonde? buon per voi, però
questo film non vi darà alcun tipo di soddisfazione. Infatti “Mordimi” , diretto da Jason
Friedberg, anche regista di “Epic Movie” e
“Disaster Movie” , è quel tipo di pellicola che
smonta quei personaggi misteriosi e romantici
creati da Stephenie Meyer e li mette in ridicolo. Perciò Edward Cullen non è un vampiro
sentimentale che filosofeggia sull’amore, ma
un ragazzo preso da frequenti turbe ormonali
che non riesce a salvare le sue ragazze dalla
sete di sangue della sua famiglia; così Jacob
black, il prestante lupo mannaro che tutte le
ragazze vorrebbero nel proprio letto, è il povero ragazzo-di-riserva che è in una tribù di
indiani omosessuali.
GURU:
io sono letteralmente morto dal ridere!
Dall’inizio del film, in cui una fan di Jacob dà
una badilata ad una fan di Edward, alla fine.
Voglio dire, cosa posso desiderare nella vita
se non vedere Jacob black che invece di sfoderare una tartaruga tira fuori un tappeto di
peli? (ovviamente non vi sto rovinando il film,
dato che tutte queste scene sono nei trailer).
In sintesi: questo film è favoloso! Solo una cosa
18
devo specificare: se siete
fan di twilight
non dovete
prendervela
se i vostri idoli sono presi
in giro, siate
sportivi, ok?
L’URLO DELLO SHOGUN
ALL BLACK PANDA: Sinceramente, una delusione.
Con la bellezza di 20 milioni di dollari (contro il
non molto maggiore budget di “twilight” , che
ne contava 37), la possibilità di creare un film
non solo molto meno scontato, ma almeno di
più lunga durata, c’era ed è stata sprecata
senza ritegno. In breve, il momento peggiore?
Quello in cui Edward giocola con una mela,
una palla da bowling, ed un neonato. Il problema? è che la palla finirà per schiacciare il
bambino. E a parer mio la violenza sui bambini segnala la totale disperazione, la completa
mancanza di idee alternative e, sempre a parer mio, non dovrebbe essere ammessa a scopo umoristico. L’unica nota positiva? L’espressività. Dell’attrice che interpreta bella, o meglio, becca, che, straordinariamente, è molto
più espressiva di kristen Stewart. Nonostante
la imiti, anche troppo bene.
D IS E GN O D I DOMENIC O MOSC A
D I S EGNO D I V I NCENzO CI t RO
Giunsero a mezzogiorno mentre l’orologio
della torre campanaria
scandiva quell’ora con
i suoi rintocchi. Nella piazza c’erano diverse sculture, belle e
PANE E INTERNET
GR EtA GA Mb ER I N I , M AR tI NA GI ORDANI , FRANCESCA P OLU z z I
G
li adulti parlano della nostra generazione, dei giovani
d’oggi come di ragazzi
“dipendenti dalla tecnologia”. Forse hanno
ragione, in fondo non
possiamo fare a meno
dei cellulari, non riusciamo a privarci dei
computer, che ci permettono di tenerci in
contatto con amici da
tutto il mondo attraverso i social network, non
riusciamo a toglierci gli
iPod dalle orecchie attraverso i quali possiamo avere sempre la nostra musica.
Forse è vero, siamo esagerati, ma se si cambiasse il punto di vista?
Sembra infatti che il futuro sia la tecnologia
stessa. Quante cose
ormai possono essere fatte attraverso la
rete? si possono gestire gli affari, controllare
i propri conti corrente,
fare la spesa, pagare
le bollette e tante altre
cose. A quanto pare è
proprio la generazione
degli adulti che si dovrà
adattare!
Per aiutare le “vecchie
generazioni” ad avvicinarsi al computer e alla
rete, la Regione EmiliaRomagna con la collaborazione del Comune
di San Giovanni in Persiceto ha organizzato dei
corsi gratuiti. Lo stesso
ISIS Archimede ha partecipato
all’iniziativa,
proponendo come “facilitatori”, gruppi di studenti volontari che seguiranno lo “studente”
passo passo. Agli studenti verrà attribuito un
credito formativo, utile
per il voto di maturità e
la Regione regalerà un
Hard Disk esterno.
Il progetto consta di
quattro corsi gratuiti
da 20 ore che saranno
utilizzate per insegnare l’AbC del computer:
utilizzare il
mouse,
la
posta elettronica
e
Internet;
quindi la ricerca delle
infor mazioni, i rischi
della
rete
e
l’archiviazione di
dati. L’ultimo
passo
sarà quello
di imparare
ad utilizzare
i servizi della
Pubblica
Amministrazione
disponibili
sul web.
tutto ciò è
quindi volto ad avvicinare gli adulti e gli
anziani al pc.
Il primo corso si è avviato lo scorso 13 ottobre all’interno dell’ISIS
Archimede, con due
lezioni settimanali (mercoledì e venerdì), dalle
15:30 alle 17:30, per la
durata di cinque settimane. Il secondo corso
comincerà mercoledì 17
novembre con le stesse
modalità e terminerà
prima di Natale. Le lezioni saranno tenute da
un esperto di computer
aiutato dai ragazzi partecipanti
all’iniziativa
come tutor.
I restanti corsi avranno
luogo a “Futura” che
ha sede in via bologna
96/e in date ancora da
definire.
Quindi perché non partecipare?
In
questo
modo il partecipante
avrà la possibilità di avvicinarsi ai propri figli o
nipoti e potrà imparare
a svolgere tutte quelle
operazioni, spesso noiose e lunghe tramite la
rete.
19
D
H
“SOMEWHERE”
HOLLYWOOD
PARTY
SOfIA COPPOLA, U.S.A. 2010, 98’
evo pulire il monitor
del pc. La Vale mi dice
Devi pulire il monitor
del computer. Prendi lo
sgrassatore e un panno
Swiffer che usiamo per
il parquet, vedrai come
vien bene, le dico io. No,
dice lei, l’hai sporcato tu
lo devi pulire tu. E c’ha
anche ragione, volendo,
ma non è che c’ho rovesciato sopra lo yogurt o
della birra, è che a usarlo
di fuori gli alberi piangono
e lo macchiano con quel
liquido trasparente un
po’ appiccicoso che fan
cadere dai rami o dalle
foglie non so. Domani lo
pulisco. Se mi vien voglia.
Il mio film preferito è Apocalypse Now, la prima
volta che l’ho visto avevo
diciannove anni. Alessandro mi ha portato fino a
Castel San Pietro, abbiam
preso l’autostrada per
andare al cinema. Solo
un’altra volta ho preso
l’autostrada per andare
al cinema, nel Duemilaecinque quando sono
andato a Reggio Emilia a
intervistare Silvano Agosti
mentre in sala proiettavano il suo Matti da Slegare.
E’ stato molto gentile Silvano Agosti a concedermi l’intervista per il documentario che stavo girando in quell’anno sui manicomi, su Franco basaglia
e sulla la legge 180. Questo documentario poi,
credo nello stesso anno,
è stato proiettato a Venezia, non al festival del cinema, ovviamente, in un
centro sociale, all’interno
di un evento organizzato
dalla mitica Accademia
della Follia, la compagnia teatrale di uno dei
miei più grandi mentori,
Alessandro Flora, mezzo
bosniaco e mezzo friulano, ne ha passate di ogni,
Alessandro Flora: eroina,
trattamenti sanitari obbligatori, sodomizzazioni
20
EMANU ELE CANANzI
durante i conflitti nei balcani degli anni novanta.
Per farvi un’idea del personaggio, se volete, guardate la foto di Nicolai Lilin
che c’è in copertina sul
suo Educazione siberiana
e immaginatelo quindici
anni più vecchio.
Silvano Agosti, adesso
che mi ricordo, durante
l’intervista, bella per carità, mi ricordo che se l’era
presa coi miei piercing e
con quelli della ragazza
che mi accompagnava.
Diceva che ci eravamo
fatti i piercing per un bisogno latente e non soddisfatto di farci toccare
dagli altri e di toccare gli
altri. Mi sembra che sul
momento ci fossi rimasto
male.
A Castel San Pietro invece, quando avevo diciannove anni e Alessandro diciotto e guardavamo per
la prima volta Apocalypse Now, io penso che in
quel momento ho capito
la potenza del cinema,
l’ho vista come se stessi
guardando da vicino un
esplosione nucleare, uno
spettacolo che ti fa mancare il respiro, ma che sai
che ti colpirà, forse a morte, e, comunque, ti rimarrà addosso per l’esistenza. E così è stato. L’insight.
Dopodiché si è passata
con Alessandro una lunga estate a vedere tutto
il repertorio cinematografico di Alberto Sordi, che
ci faceva ridere da matti,
a parlare di neorealismo
italiano, a fumare una
marea di cannoni (bei
tempi, quando c’era il
tempo di farlo…) e a fare
le sei del mattino montando i primi cortometraggi.
Siamo anche finiti in questura, una volta, perché
facevamo delle riprese
fuori da una caserma
dei carabinieri, di notte,
pensavano che fossimo
dei terroristi, ci han rila-
sciato all’istante. Mentre
ci portavan dentro però
siam riusciti a
riprendere la
volante con le
sirene accese,
inquadratura
che c’è servita, abbiam
montato anche quella.
Sofia Coppola. Sofia Coppola è brava
come il suo
papà,che
sarebbe
poi
Francis Ford Coppola, regista, tra gli altri, di Apocalypse Now, che sarebbe, come si diceva sopra,
il mio film preferito. Brava
come suo papà, solo che
è una donna, quindi le
cose le fa ancora meglio.
Io non so. Questo film?
Una boccata di aria fresca settembrina dopo le
caldane di Luglio e Agosto; il primo piatto di tortellini alla panna dopo
quattro mesi di dieta; il
letto di casa tua dopo
quindici giorni di in tenda
zaino al seguito.
Inquadratura
iniziale,
esterno giorno, macchina da presa ferma sullo
stativo senza movimenti.
La pianura desertica e
sterminata californiana, il
rombo tonante del motore di una Ferrari. L’auto fa
cinque o sei giri di pista, in
cerchio, noi la vediamo
solo quando passa davanti alla cinepresa, per
il resto sentiamo il rumore.
Fate conto dieci secondi
in cui la vediamo e almeno quindici o venti in cui
sentiamo solo il rumore.
Per cinque volte questa cosa, una macchina
che continua a girare in
rotonda, a tutta velocità
come una vita che si vive
al massimo degli eccessi;
ma senza riuscirci a uscire
da questo cerchio, come
una vita in stallo, senza
una chiara via di sbocco.
tecnicamente più di due
minuti di camera fissa nei
quali solo per
un terzo del
tempo vediamo qualcosa
che si muove. La gente
in sala ride,
fa
battute
sull’evidente
lentezza del
film. Anch’io
faccio dell’ironia sulla possibilità che il film sia tutto
così. Scena madre, m’immagino, l’auto che va in
panne, ma fuori campo.
Intanto però inizio a respirare aria buona.
Inquadratura finale, esterno giorno, la Ferrari corre
dritta su una strada senza fine della sterminata e
desertica pianura californiana; la MDP la inquadra
da dietro, inseguendola,
quasi con difficoltà. Alla
fine del racconto il protagonista, lo stesso che
all’inizio era imprigionato
nella rotonda di eccessi
senza uscita, adesso ha
trovato lo sbocco. Non
solo. Accosta, lascia l’auto sul ciglio della strada e
continua il cammino da
solo. Ha preso l’uscita,
la via retta, e ha deciso
di percorrerla con le sue
gambe.
Meraviglioso. banalmente eccezionale. In altre
occasioni avrei detto Un
cerchio che si chiude,
ma non è proprio questo
il caso.
Per sapere quello che c’è
in mezzo, chi ne ha voglia,
si guardi il film. A proposito, uno degli assistenti alla
regia della parte girata in
Italia di Somewhere è italiano e si chiama Franco
basaglia, un omonimo,
ma che mi ha fatto tornare in mente il Duemilaecinque.
oT To B R e
2010
a
...m i soN o sca VaT
cos e
uNa TaN a Nel le
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For za. ..
Nem meN o coN la
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(Nu ala
u
n titolo isterico, per una epopea
dell’isteria:
Chiedi scusa! Chiedi scusa!
la reiterazione compulsiva della frase è
tipica di chi non è abbastanza adulto per
dialogare, ma è abbastanza vecchio per
ingiungere, pretendere, imporre; di chi è
troppo impulsivo per riflettere, ma poco
empatico per ascoltare; troppo coinvolto
per desistere, ma troppo narcisista per
accettare un altro punto di vista.
Qui però l’isteria non è un tratto solo
femminile, o individuale, ma riguarda,
coinvolge e trascina tutta un’intera famiglia. Perché, se è la madre, per giunta figura dominante della famiglia, che
immette nella comunicazione una buona
dose di follia, l’effetto generale è un
ampliamento di ogni istanza, in un reciproco rispecchiamento, da parte di ogni
componente.
tutta la famiglia qui rappresentata, infatti, è uno strano agglomerato di idiosincrasie individuali: la madre anais è la
ricca erede di un giornalista ed editore
roccioso, detto il Falco, per la sua capacità e abilità di piombare sulle sue
prede. il problema è che il Falco, che si
è fatto da sé e vive con austerità, con
offeso contegno e aristocratica riservatezza il suo impegno politico – culturale,
getta un’ombra su tutti, anche da lontano. la propensione del Falco per un’etica rabbiosa e aggressiva, a favore di
ideali liberali titanicamente incarnati in
solitudine, si è trasformata e degradata
nella figlia in una sorta di protagonismo
narcisista che si manifesta in mecenatismo esibizionista con i soldi del ricco
genitore: frequenta e finanzia gruppi e
gruppuscoli, sedicenti rivoluzionari, artisti deliranti, compagini di tipacci inconcludenti ed emarginati, vittime dei
propri deliri di grandezza e delle proprie
manie di persecuzione. il Falco resta isolato nel suo regno, con poche, rarefatte
incursioni nella vita della figlia, solo per
mettere qualche pezza ai danni da costei
provocati, in particolare nei confronti
dei nipoti. la figlia quindi imperversa
destrutturando ogni comunicazione e
rapporto.
LE VOCI
NELLA TESTA
M au R I z I a C oT T I
la vita della signora infatti è caotica,
irregolare, dispersiva, irragionevole fin
nelle cose più elementari, priva com’è
di regole di qualsiasi tipo, come quella di un adolescente maleducato. i tanti
cani della signora sono
tutti in casa. Entrano ed
escono giorno e notte,
saltano sui tavoli, baruffano… viziati e indisponenti, ricevono le
medesime attenzioni, se
non maggiori, dei due figli, Collie e Bingo, pure
loro con nomi di cani. il
marito e il cognato di
origini irlandesi, simbiotici e opportunisti, sembrano essere a loro agio.
Non si risentono del disordine, anzi nel caos
sguazzano: lo vivono piuttosto come opportunità per ricavare proprie nicchie e
per coltivare i propri vezzi. il marito, un
tempo rosso di capelli, ex cacciatore di
dote, in fondo ora è accasato con soddisfazione. Epiche sono la sua pigrizia
e la sua disaffezione al lavoro. Con il
matrimonio si è procacciato il necessario
ed anche il superfluo per sé e per suo
fratello a carico, tom, che lo accudisce,
blandamente, ma devotamente, forse per
gratitudine, forse perché sfaccendato,
con nulla di meglio da fare, forse per disadattamento generale al mondo. lo zio
tom, in effetti, sembra incline ad atteggiamenti di cura un po’ goffi e maldestri,
in particolare verso i piccioni, ma anche
verso gli altri e, pasticciando, pasticciando, riesce a volte a dire o fare qualcosa
di abbastanza buono, da essere amato
dai nipoti. Cucina con risultati variabili e sostiene in modo equanime ora lo
sproposito dell’uno, ora lo sproposito
dell’altro, onde non ricavarne troppo disagio. i drammi sorgono all’improvviso
bizze inutili contro la logica delle cose, a
partire da inezie. a volte decadono come
gli uragani rimasti senza energie, a volte
divengono sfracelli a partire da un refolo
di vento. una specie di esercizio della
stupidità, che, è noto, più si esprime, più
21
vorrebbe esprimersi in una sorta di accanimento a vuoto.
Collie, che è anche il narratore, racconta ciò che non capisce: la sua lotta per
crescere è uno sforzo terribile, dovendo
egli correggere tutte le distorsioni, silenziare tutti
gli echi che la famiglia gli
ha messo in testa urlando,
gridando, commentando, e
nel cuore, reprimendolo e
sgridandolo.
il libro è particolare, sempre su un difficile crinale
tra l’ironia, il divertimento,
l’inconsapevolezza suicida/omicida dei protagonisti, che scivolano da una
conversazione all’altra, da
un evento all’altro, da un
dramma all’altro, sbagliando tutte le sfumature emotive che la situazione dovrebbe ispirare, prendendo
posizione sempre nella direzione meno
prevedibile o normale o di buon senso.
le argomentazioni paradossali vengono
sostenute con grande convinzione, leggendo le azioni altrui al peggio, anteponendo ai chiarimenti, le aspettative
deluse e mai dichiarate, le suscettibilità
alle intenzioni, gli effetti alle cause…
vince chi pretende le scuse.
il dialogo sorprende il lettore, perché a
piccoli passi lo porta dentro ad un ginepraio, dove si ride molto; egli si convince
che è stata acchiappata e fissata nella
sua irriducibile insensatezza una realtà
ineffabile. Ma poi finisce con il domandarsi: può dirsi davvero un’eccezione?
Per quanto disfunzionale e caotica possa essere, la famiglia qui rappresentata
esprime sempre quel forte legame che
determina i destini di ogni famiglia: ogni
voce parla fuori tempo, passando da uno
sproposito all’altro, intrecciandosi con
le voci di tutti, in un disegno bizzarro,
ma alla fine patrimonio di molte esperienze.
Elizabeth kelly, Chiedi scusa! Chiedi
scusa! , Milano, adelphi, 2010
oT To B R e
LIBRI IN CORSIA
2010
uNa BiBiliotECa iN oSPEdalE
ChIaRa SeRRa
V
alentina ha avuto un’idea.
l’ha presentata al sindaco
nel novembre 2009 ed ora
il suo progetto sta per diventare
realtà. una biblioteca all’interno
dell’ospedale ss. salvatore di san
Giovanni in Persiceto nasce con lo
scopo di «far vivere in modo meno
doloroso il momento del ricovero e
della degenza dei pazienti». Queste parole le ha scritte Valentina
Penzavecchia, una giovane ragazza
laureata come operatore culturale
in scienze della formazione, area
pedagogica, animata dal desiderio
di far qualcosa per chi è isolato; il
mondo dei libri non le è nuovo, infatti per più di un anno ha svolto tirocinio presso la biblioteca ragazzi
di Persiceto e ora è impegnata con
il servizio civile nella biblioteca di
castel maggiore.
il progetto, chiamato libri in corsia, viene sostenuto attivamente
dall’associazione acli “Giuseppe
Fanin”, dal comune di s.Giovanni e
dall’asl che lavorano insieme per
promuoverlo; accettata la proposta
di una biblioteca in ospedale, si è
pensato di estendere la partecipazione a quanti più persicetani possibili. così la biblioteca G. c. croce
sezione adulti e sezione ragazzi di
Persiceto e la biblioteca di decima
si sono impegnate a donare libri;
le edicole e i librai del Paese invece regaleranno una novità fresca di
stampa al mese. anche la tipografia
il Torchio ha preso parte al progetto, stampando le etichette con le
quali i volontari han “vestito” i libri per identificarli; il logo di libri
in corsia nasce
da un disegno
ideato da davide Penzavecchia
poi
realizzato
da matteo Franceschini, che ha
contribuito nella realizzazione
dei volantini e
della
grafica.
inizialmente vi
fu un dibattito sull’utilizzo
del termine “in
corsia” poiché
alcuni ritenevano richiamasse
un’idea negativa, quella della degenza, in realtà fu poi approvato in
quanto richiamava immediatamente
l’idea che voleva trasmettere: uno
dei punti saldi di questa biblioteca è infatti l’opinione che «il libro
può contribuire a rendere l’ambiente ospedaliero più umano, meno
distante dagli spazi quotidiani di
vita… l’ospedale deve essere sempre meno un luogo separato dalla
realtà e non solo luogo di cura, al
benessere psico-fisico deve aggiungersi la cultura».
cerchiamo ora di capire come sarà
organizzata questa biblioteca. i più
attenti si saranno accorti che poche righe fa ho utilizzato il termine
volontari. sì perché coloro che si
sono resi disponibili a far crescere
questa brillante idea di Valentina,
sono tutti volontari che gratuitamente dedicano il loro tempo libero a questa iniziativa: volontari di
tutte le età, dai ragazzi della Parrocchia alle mamme, dagli studenti
universitari ai lavoratori e infine le
immancabili amiche!
22
le informazioni che vi do potrebbero subire variazioni in base a
come gli eventi si svilupperanno nei
prossimi mesi, infatti si è nel pieno
di work in progress e ogni giorno
che passa vi sono novità in merito a materiale che deve pervenire e
all’organizzazione dell’evento; ma
dalle chiacchiere che ho fatto con
Valentina la gestione della biblioteca dovrebbe mantenere le linee
che mi accingo a darvi. utilizzerò
come tempo verbale il futuro perché oggi, giorno in cui sto scrivendo, è una calda giornata di agosto,
e quando la biblioteca nascerà sarà
già autunno…
Novembre 2010. inaugurazione! la
sala adibita a biblioteca si troverà al primo piano dell’ospedale, in
quella che ora ospita le riunioni del
personale ospedaliero; per l’occasione sono stati comprati due armadi che verranno rimpinguati di libri
per un massimo di 200 kg; gli armadi dovranno essere chiusi per questioni igieniche, al fine di rendere la
stanza meno seriosa si è pensato di
decorarli con grandi adesivi che richiamassero i libri contenuti al loro
interno. Verranno anche aggiunti
tavoli e una postazione computer
per la consultazione di documenti e
media multimediali.
due volte l’anno i libri verranno
revisionati in modo da operare uno
scarto e rifornire con nuovo e aggiornato materiale la biblioteca. Per
una questione burocratica i libri non
possono appartenere all’ospedale,
per questo saranno di proprietà
dell’acli che li presterà all’ospedale: l’ospedale si propone così di essere un custode di beni. Per ragioni
sanitarie e igieniche ogni libro sarà
ricoperto da una copertina trasparente, poi un’apposita etichetta indicherà la classificazione decimale
dewey e un bollino colorato sarà
utile per l’individuazione dei vari
generi letterari (libri gialli o rosa);
oltre alla sezione di libri per adulti,
che sarà comunque la più ricca, ver-
oT To B R e
2010
rà allestita una piccola sezione per
ragazzi e bambini.
come sarà effettuato il prestito? È
molto semplice, alla biblioteca possono iscriversi gratuitamente tutti gli utenti che lo desiderano, sia
pazienti che familiari o personale
medico, l’iscrizione avviene attraverso la compilazione di un modulo, sia cartaceo che informatico, e
la presentazione di un documento
valido di identità. la gestione dei
prestiti verrà effettuata tramite un
semplice programma informatico
(BooK-dB) che consente ai volontari, non bibliotecari di professione,
di muoversi facilmente; l’utente potrà trattenere il libro per un mese.
Preventivamente è stata messa in
conto la possibilità che alcuni libri
possano essere smarriti (libri a perdere) perciò dovrà esserne organizzata una scorta per reintegrare le
lacune. Per monitorare la situazione
e far statistiche riguardo ai libri più
richiesti e al numero di utenti che
accede frequentemente in biblioteca, si è pensato di dotarsi di un
grande registro sul quale scrivere
annotazioni di tal natura; su questo
“librone” dovranno anche prenotarsi i pazienti che desiderano godere
del servizio “lettura in camera”.
Nella situazione in cui il compagno
di camera fosse d’accordo nell’assistere ad una lettura, i volontari
si impegnano a far vivere un libro
attraverso la loro voce. ma… una
delle idee più mirabolanti consiste
nella vera e propria creazione di
audiolibri.
ebbene sì. Per coloro i quali volessero ascoltare in pace un libro, la
comeT di Persiceto ha donato una
serie di lettori cd con cuffie, che
verranno rigorosamente cambiate
dopo ogni uso, e cd da registrare.
le letture da immortalare su supporto audio vengono effettuate in
maniera “amatoriale” dai nostri
volontari che con performance da
“grandi maestri” cercheranno di
allietare il soggiorno in ospedale
dei degenti. il tutto verrà realizzato grazie al sostegno e alle apparecchiature di massimo Bergamini,
noto ai più come Fiffo.
Questa delle letture create ad hoc
per i pazienti, è e rimane comunque un’idea molto interessante e
originale che Valentina porta avanti con passione, esperienza da lei
già sperimentata durante il periodo
di servizio civile a castel maggiore dove ha preso parte al corso e
poi al gruppo di lettura per adulti
tenuto da marcello Brondi, attore
ferrarese noto per i suoi spettacoli
itineranti. Grazie al sostegno e alla
fiducia dei bibliotecari di castel
maggiore, Valentina ha partecipato
attivamente al progetto “Nati Per
leggere”, promuovendo la lettura
ad alta voce nelle scuole materne.
oltre a libri e audiolibri si potranno
prendere in prestito e visionare videocassette donate dalla biblioteca
G. c. croce.
il progetto prevede inizialmente
un’apertura della biblioteca all’interno dell’ospedale per tre giorni
alla settimana: lunedì, mercoledì e
sabato dalle 15 alle 18; i volontari
saranno coordinati da un responsabile con profilo di bibliotecario (Valentina) e si impegnano a riunirsi
mensilmente per fare un resoconto
della situazione e operare critiche
costruttive all’andamento del progetto. dal momento che tutto si
basa sulla gratuità, non si pensi che
non vi siano spese da effettuare,
proprio per tale motivo a fine aprile
2010 è stata promossa una vendita
di torte e piante per autofinanziamento e si è colta l’occasione per
23
iniziare a spiegare il progetto alle
persone in modo da sensibilizzare
la popolazione, e sperare in donazioni di libri. si ricorda che questa
non è un’occasione per liberare le
cantine da vecchi libri ormai fuori
uso diventati prendi polvere, ci vuole un po’ di sensibilità anche nella
selezione del materiale; chiunque
volesse contribuire regalando a “libri in corsia” un proprio libro può
anche far riferimento alla biblioteca G. c. croce che ha aiutato e aiuterà nello smistamento. l’intento è
proprio quello di coinvolgere quanti più persicetani possibile e
come si può intuire le forze
che si son rese disponibili
sono numerose.
Valentina si è raccomandata di ricordare e ringraziare
tutti coloro che stanno sostenendo il progetto: le edicole, le librerie, la comeT, le
biblioteche, il circolo acli,
il Torchio, grafici e fonici, il
sindaco di Persiceto, il personale sanitario con l’amministrazione ospedaliera, la
Parrocchia di san Giovanni
(don Giovanni, don marco e
amaddio) per aver concesso
la sala dove i libri sono stati
depositati prima di giungere in ospedale e dove i volontari hanno lavorato per
organizzare il tutto, i suoi
ragazzi del catechismo e la
famiglia che l’ha supportata con fiducia; infine si ringraziano tutti i volontari e
la stessa Valentina che han
avuto coraggio, audacia e il
giusto entusiasmo per buttarsi in
questa bella avventura!
Non mi resta che fare un grande in
bocca al lupo alla nuova Biblioteca
dell’ospedale ss. salvatore, sperando di aver suscitato in voi un po’
di curiosità e interesse. Portare i
libri in ospedale è come regalare
una ventata d’aria fresca a chi si
trova momentaneamente costretto in suddetta struttura; leggere ci
permette di creare mondi fantastici, rifugio importante per ognuno di
noi. È bello poter donare momenti
di piacere e serenità a chi ne ha bisogno. liBri iN corsia si propone
proprio questa missione, è un impegno importante che va sostenuto
con passione e gioia!
oT To B R e
2010
IL SAPONE ChE FA BENE ALL’AMBIENTE
la CaSa dEl dEtErSivo alla SPiNa
CeCILIa BuSSoLaRI
l
a casa del detersivo alla spina
è in via rocco stefani, di front e a l l a c a s a d e l Po p o l o l o r e dano Bizzarri e al cheek to cheek.
s e p a s s a t e c i t r o va t e m a n u e l a , c h e
t r a va s a d e t e r s i v o d a l l e t a n i c h e i n
plastica, che stampa le etichette
per i prodotti o che risistema gli
s c a f f a l i o i l n e g o z i o. s e l a v o s t r a è
u n a f a c c i a n u o va s i c u r a m e n t e m a nuela poserà la tanica, o lascerà la
scopa in un angolo per chiedervi
se sapete come funziona l’acquisto
di detersivi alla spina. ci tiene a
dare una spiegazione completa anche a chi è entrato solo per dare
un’occhiata, vedendo le taniche
che coprono le pareti o incuriosit o d a l p a s s a p a r o l a . “ Fi n i s c o p e r
p a r l a r e t r o p p o, a v o l t e i c l i e n t i m i
d e v o n o f e r m a r e ” m i d i c e, e s i c a p i sce quanto ci tiene non solo all’attività, ma anche a promuovere la
consapevolezza che un piccolo gesto come l’acquisto di un sapone
o di un detersivo può trasformarsi
rapidamente in un comportamento
r e s p o n s a b i l e v e r s o l ’ a m b i e n t e.
Va d o d a m a n u e l a u n p o m e r i g g i o,
per fare una chiacchierata con lei
sull’attività della vendita di detersivi sfusi e sulle differenze che
questo comporta rispetto alla classica vendita dei prodotti in flacon e. m i f a s e d e r e a l b a n c o, i n m o d o
che io possa prendere appunti. il
m i o r e g i s t r a t o r e è a c c e s o, m a v i e n e
p r e s t o d i m e n t i c a t o, p r i m a l a s c i a t o
d i s t r a t t a m e n t e d i l a t o s u l t a v o l o,
poi man mano sempre più coperto
da una serie di fogli che manuela tira fuori l’uno dopo l’altro da
alcuni raccoglitori. sono le pagine
stampate di tutto quello che le è
servito per aprire il negozio e le
serve tutt’ora per gestire l’attività:
escono dalle carpette trasparenti
copie di articoli sul consumo di detersivi alla spina e su altre attività
simili a quelle di manuela, sondaggi regionali con i dati relativi
all’effettivo risparmio energetico
consentito dalla vendita del prodotto sfuso; vengono sparpagliate
e aperte sul banco le schede tecniche dei prodotti, compilate dai
l a b o r a t o r i d i p r o d u z i o n e, l a c o m posizione chimica di saponi e detersivi; manuela mi mostra senza
p r o b l e m i p e r f i n o l e f a t t u r e, c o n
spese di consegna e costi di tras p o r t o. Pe r o g n i c o s a c h e m i d i c e,
m a n u e l a e s t r a e u n f o g l i o, e m e l o
mostra. mi fotocopia alcuni articoli e le pagine con i componenti dei
prodotti, e ci tiene a lasciarmeli in
modo che possa leggerli con calma
e r i t r o va r e q u e l l o c h e m i s t a d i c e n d o. Pe r o g n i p a r o l a , p e r o g n i f r a s e,
c’è la sicurezza della fonte altra,
l a p r e c i s i o n e d e l d a t o t e c n i c o, l ’ a f fidabilità della carta stampata, che
permette a chiunque di eseguire
una verifica.
“eh, mi sono messa a studiare” mi
dice ancora, dopo avermi raccontato di come in realtà avrebbe voluto
a p r i r e u n a l a va n d e r i a s e l f - s e r v i c e.
i l p r o g e t t o p o i è v e n u t o m e n o, m a
manuela non ha voluto rinunciare ad aprire un’attività sua, e ha
pensato a qualcosa che fosse allo
stesso tempo originale e attento
a l l ’ a m b i e n t e. l’ i d e a d e i p r o d o t t i
alla spina è germogliata pian pian o c o m e u n p r o g e t t o l o n t a n o, p o i
è maturata, e cresciuta sotterranea
per quasi due anni prima dell’inaug u r a z i o n e d e l n e g o z i o, a m a g g i o
s c o r s o.
manuela mi racconta di come per
prima cosa abbia letto qualsiasi
informazione sia riuscita a reperire
a proposito di detersivi e prodotti
per la pulizia, convincendosi che la
strada della vendita alla spina foss e q u e l l a d a p e r c o r r e r e. “ Po i è i n i z i a t a l a f a s e d e l l a r i c e r c a d e i f o rn i t o r i ” m i d i c e, e r i e v o c a r i d e n d o i l
periodo in cui a tutti i parenti, gli
a m i c i e i c o n o s c e n t i v e n i va n o p e riodicamente distribuiti i campioni
24
d e i va r i p r o d o t t i , c h e l e i a n d a va r i tirando da aziende di tutta italia.
Vo l e va i n f a t t i c h e l a p r i m a p r o va
della loro efficacia fosse quella
pratica, sostenuta dall’obiettività
del giudizio di chi non era direttamente coinvolto nell’attività, e che
la bontà di ogni prodotto fosse assicurata da un alto numero di opinioni favorevoli. Questo ha portato alla selezione delle ditte: oggi i
d e t e r s i v i c h e t r o va t e a l l a c a s a d e l
detersivo alla spina sono prodot-
t i d a a l c u n e a z i e n d e i n va r i e p a r t i
d’italia, quelle che hanno potuto
f o r n i r e, o l t r e a i p r o d o t t i m i g l i o r i ,
la possibilità per manuela di modif i c a r e, i n a c c o r d o c o n i l l a b o r a t o r i o, a l c u n i c o m p o n e n t i d i s a p o n i e
detersivi, per esempio per quanto
riguarda il tipo e l’intensità dell a p r o f u m a z i o n e, i n m o d o d a a v v i cinare il risultato alle preferenze
del cliente e da modificarlo sulla
b a s e d e i s u o i s u g g e r i m e n t i . l’ u l t i mo arrivo è una fattoria didattica,
che fornisce prodotti completamente naturali, in cui cioè anche i
tensioattivi, ossia le molecole dal
p o t e r e p u l e n t e e s g r a s s a n t e, s o n o
r i c a va t e d a e l e m e n t i v e g e t a l i c o m e
i l r i s o, l e p a t a t e, i l m a i s o i l c o c c o. Q u e s t o g a r a n t i s c e l a c o m p l e t a
oT To B R e
2010
biodegradabilità dei prodotti. “ci
sono stata e mi hanno fatto vedere
c o m e v i e n e o t t e n u t o i l s a p o n e, d i rettamente dalle materie naturali,
c o m e s e v e n i s s e f u o r i d a l l e p i a n t e.
ho imparato un sacco di cose sulla
v e r a e p r o p r i a p a r t e p r o d u t t i va c h e
neanche io sapevo”, mi dice con
sincera meraviglia.
oggi il frutto della ricerca di manuela si traduce nel primo negozio
in italia che ha a disposizione più di
cinquanta prodotti sfusi, tra quelli
per la pulizia della casa (detersivi
p e r i l b u c a t o a m a n o e i n l a va t r i c e, p e r l a l a va s t o v i g l i e, p e r i p a v i menti, sgrassatori e igienizzanti) e
della persona (saponi, bagnoschiuma e shampoo). il principio della
v e n d i t a a l l a s p i n a è s e m p l i c e. l e
scaffalature del negozio sono interamente
occupate da taniche in
m e t a l l o, d o t a t e d i
un rubinetto e di
un’etichetta, con il
nome del prodotto
e la composizione
chimica. il cliente
può portare direttamente da casa
un flacone in plas t i c a v u o t o, o p p u r e
comprarne uno in
n e g o z i o, c h e r i u tilizzerà successiva m e n t e.
Questo
viene riempito con
il prodotto richiesto ed etichettato in modo che il
detersivo sia di chiaro riconoscimento e che sia sempre disponibile
l’elenco dei componenti.
i l g e s t o d i r i e m p i r e n u o va m e n t e i l
proprio contenitore consente un
r i s p a r m i o d i m a t e r i a p r i m a c h e va
nella direzione di ridurre la quantità di rifiuti prodotta dal cittad i n o, e c h e s i p o n e c o s ì a m o n t e
del suo smaltimento attraverso
la raccolta differenziata. il riuso
p r i m a d e l r i c i c l o. u n n o r m a l e f l a cone per il detersivo pesa in media 75 grammi: la plastica di cui
è f a t t o è u n d e r i va t o d e l p e t r o l i o,
inoltre per produrlo si consumano
ben 239 litri d’acqua, 1,46 Kwh di
energia elettrica e vengono emessi nell’atmosfera 133,9 grammi di
anidride carbonica. il riutilizzo di
questo contenitore permette di risparmiare la materia prima che sta
all’origine e l’energia necessaria
p e r p r o d u r l o, o l t r e a q u e l l a c h e
s e r v i r e b b e i n s e g u i t o p e r s m a l t i rl o, i n m o d o d i f f e r e n z i a t o o m e n o
c h e s i a . u n va n t a g g i o u l t e r i o r e è
assicurato dal fatto che i saponi
a l l a s p i n a v e n g o n o v e n d u t i i n f o rm a t o c o n c e n t r a t o, i n m o d o c h e i l
p r o d o t t o a c q u i s t a t o s i a e q u i va l e n te in media a circa il doppio del
suo volume: per intenderci un misurino di detersivo standard viene
sostituito da un misurino riempito
per metà di detersivo e per metà
di acqua. la diluizione può essere
ancora maggiore se per esempio i
capi o le superfici da trattare sono
in condizioni di sporco non eccess i v o, p e r m e t t e n d o c o s ì a l l ’ u t i l i z z a tore ultimo di sperimentare da solo
il potere pulente del prodotto e di
regolare la dose in modo da evitare sprechi.
il sistema di vendita alla spina è
s t u d i a t o p e r a s s i c u r a r e u n r i s p a rmio in termini energetici e di materie prime a tutti i livelli: infatti
anche manuela ricarica le sue taniche in metallo utilizzando delle
taniche da 25 litri che le vengono
spedite dal laboratorio di produzione e che lei rimanda alla stessa
a z i e n d a p e r c h é v e n g a n o n u o va m e n t e r i e m p i t e. Q u e s t o m e c c a n i smo è analogo a quello del singolo
c l i e n t e, a n c h e s e s u l a r g a s c a l a , e
assicura un ulteriore risparmio di
p l a s t i c a e c a r t o n e, p e r c h é l e t a n i che sono riutilizzate e viaggiano
s e n z a i m b a l l a g g i , e d i c a r b u r a n t e,
perché a parità di carico la quantità di detersivo sfuso trasportata
è maggiore rispetto ai detersivi in
f l a c o n e. Pe r q u e s t o m o t i v o u n c o m mercio di questo tipo è definito “a
circuito chiuso”: il circuito è il ciclo continuo compiuto dagli stessi contenitori, il cui tempo di vita
viene prolungato in modo da sfruttare le proprietà della plastica,
resistenza e leggerezza, fino alla
v e r a e p r o p r i a u s u r a d e l m a t e r i a l e,
e non solo per il tempo necessario
a l c o n s u m o d e l c o n t e n u t o.
inoltre il fatto che il tragitto compiuto dalla merce sia solo quello dal laboratorio di produzione
all’esercente di vendita, senza in-
25
termediari né magazzini, fa sì che
l a f i l i e r a d e l p r o d o t t o, c i o è i l s u o
p e r c o r s o, s i a m o l t o b r e v e, c o n s e n tendo una volta in più una riduzione del carburante necessario al
t r a s p o r t o.
Tu t t i q u e s t i f a t t o r i t r a s f o r m a n o i l
gesto di riportare il proprio contenitore vuoto al negozio in una
piccola attenzione nei confronti
d e l l ’ a m b i e n t e, m a d e t e r m i n a n o a n che un risparmio economico: tutti i
t a g l i a l l e s p e s e d i p r o d u z i o n e, u n i te al fatto che per questi prodotti
non vi sono spese per la pubblicità, le quali normalmente ricadono
sull’acquirente in maniera indirett a , i n c i d e n d o s u l p r e z z o, d e t e r m i n a n o u n r i s p a r m i o c h e va d a l 2 0 a l
4 0 % s u l c o s t o t o t a l e.
Pa s s a v e l o c e i l p o m e r i g g i o s e d u t i
d a va n t i a l b a n c o d i m a n u e l a , a v v o l t i d a u n o d o r e t e n u e d i l a va n d a
e l i m o n e. l e d o m a n d e d e l l ’ i n t e rvista si perdono a volte in lunghe
parentesi più ampie sul rispetto
p e r l ’ a m b i e n t e, a l t r e v o l t e l e p a role escono francamente dal seminato e si trasformano in una vera
e propria chiacchierata, che mi dà
l’opportunità di riscoprire quanto
sia piacevole prendersi un po’ di
tempo per conoscere più a fondo
c o s a c o m p r i a m o. Tr o va r e q u a l c u n o
che ci tiene a spiegare in dettaglio
quello che fa permette di recuperare anche un lato più gradevole
del fare la spesa, un aspetto più
a n t i c o d e l c o m p r a r e, a p p r o f i t t a n d o
della competenza in uno specifico
ambito per ottenere un consiglio
o semplicemente godendo di una
p r e s e n z a f i s i c a d u r a n t e l ’ a c q u i s t o.
le due ore passate alla casa del
detersivo alla spina fanno fatic a a e n t r a r e i n d u e p a g i n e, p e r
questo vi invito a passare in via
rocco stefani a dare un’occhiata.
m a n u e l a l a t r o va t e d e n t r o, o s u l la porta, che guarda il passaggio
di macchine e persone in strada. e
s e n o n l a t r o va t e, v i b a s t a g u a r d a r e p o c o l o n t a n o, a l B & c b a r, l ì d i
f r o n t e, d o v e a n d i a m o a p r e n d e r c i
un caffè insieme una volta spento
i l r e g i s t r a t o r e, e d o v e l e i è o r m a i
d i c a s a , t a n t o c h e, m i d i c e, l e s e m b r a d i a v e r t r o va t o n e l q u a r t i e r e
una seconda famiglia.
NOTIzIA IN BREVE
gIoRgI n a n eRI
Fra le tante iniziative grandi e piccole del consorzio dei
Partecipanti ce n’è una che desta curiosità: con il placet
del consiglio presieduto dal dott. Vittorio cocchi si è
deciso di convertire il raccolto del pomodoro ciliegino
coltivato nelle terre feconde di san matteo della decima in
conserva passata. l’esperimento è stato sostenuto dal Vice
Presidente Giovanni Beccari e da Franco cotti e il risultato
è stato coronato da successo.
il prodotto finito è stato messo in vendita in uno stand
della Fiera di settembre confezionato in barattoli di vetro
di tre formati: piccolo, medio, grande, per soddisfare ogni
esigenza familiare.
il sugo del pomodoro ciliegino è denso, lavorato senza
additivi, scottato a “bagnomaria”. Più che una conserva
è un elisir, non acido come il prodotto san marzano; è
delicato, dolce, leggermente fruttato.
e’ la sublimazione di un ortaggio che cresce a meraviglia
grazie alla terra, al sole, all’acqua della nostra zona.
26
oT To B R e
2010
PICCOLI CREATIVI CRESCONO
PrEMi E MoStrE dalla SCuola PriMaria “GaraGNaNi”
C R I S T I n a B o n a z z I , g I o V a n n a M e L ò e n a D I a S Ta R o p o L I
p R o g e T To Fa h R e n h e I T 4 5 1
a
nche quest’anno la classe
quinta della scuola Primaria “m.Garagnani” delle
B u d r i e h a p a r t e c i p a t o a l c o n c o rs o “ Fa h r e n h e i t 4 5 1 ” . d e t t o c o n -
Fa r n e s e d i Pa l a z z o d ’ a c c u r s i o a
Bologna.
È una grande soddisfazione per
la nostra scuol a c h e, p e r l a
seconda
volta
in due anni di
partecipazione
a l c o n c o r s o, h a
avuto due alunne
p r e m i a t e.
complimenti
a
Va l e n t i n a e Vi t toria
(premiata nell’edizione
2009) dalle vostre insegnanti.
di seguito la rec e n s i o n e d i Va lentina.
au To r e : Fr a n c e s h o d g s o n B u rnett
T i To l o : i l g i a r d i n o s e g r e t o
casa ediTrice: Giunti Junior
corso telematico relativo al progetto lettura e scrittura, rivolto
ai ragazzi della scuola primaria,
secondaria di i° grado e del biennio della scuola secondaria di 2°
g r a d o, è p r o m o s s o a n n u a l m e n t e
d a : m i u r - u r s e . r o m a g n a , u. s. P.
di Bologna Progetto marconi su
i n i z i a t i va d e l l i c e o s c i e n t i f i c o
“ e . Fe r m i ” d i B o l o g n a .
Ta l e p r o g e t t o p r e v e d e l ’ i n v i o t e lematico della recensione di un
l i b r o e, n e l l a s e z i o n e r i s e r va t a
a l l a s c u o l a p r i m a r i a , B e g h e l l i Va lentina frequentante la classe 5^
delle “Garagnani” è rientrata tra
i vincitori dell’edizione 2010.
il premio è stato consegnato il
24 maggio 2010 nella cappella
m a r y, a c i d a e v i z i a t a r a g a z z i n a ,
vive in un castello dove tutti le
u b b i d i s c o n o.
un giorno però la sua vita è destinata a cambiare: il castello viene
27
colpito da un’epidemia di colera
e l e i r i m a n e s o l a a l m o n d o.
costretta ad andare a vivere con
un suo lontano
parente nel castello di
miss e l t h wa i t e, c o n
l’aiuto di un pettirosso riesce a
t r o va r e l a c h i a v e
di un giardino
rimasto segreto
per anni e insieme ai suoi amici Ben, colin,
d i c ko n e s u s a n
riesce a farlo riv i v e r e.
e’ un libro molto
bello: quando lo
s i l e g g e s i p r o va
una sensazione
d i m i s t e r o. . . d i a t t e s a , i n s o m m a
f a s t a r e s u l l e s p i n e.
al contrario di tutti gli altri classici non ha paroloni difficili ed è
ricco di illustrazioni.
lo consiglio a tutti i lettori che
n o n h a n n o s p e r a n z e, p e r c h é i n
questo libro si impara che tutti
possono averne e che ogni cosa
p u ò c a m b i a r e.
NON UCCIDERE!
S IM o n eTTa Co RRaDInI
“Non uccidere” è un imperativo incondizionato, cioè non ammette
eccezioni. l’esecuzione della pena capitale da parte di uno Stato
è omicidio premeditato. Già Cesare Beccaria, autore dei delitti e
delle pene (1764), argomentava l’illegittimità della pena di morte:
la legge è il risultato della cessione da parte di tutti gli uomini
di una porzione della loro libertà naturale, ma nessuno può aver
dato ad altri uomini la libertà di ucciderlo! la pena di morte è
piuttosto la guerra di una nazione contro un cittadino. d’altra parte la pena di morte non ha neppure un effetto deterrente, non garantisce la sicurezza dei cittadini, non può risarcire i parenti delle
vittime, rappresenta una punizione crudele e disumana che nega
la possibilità di riabilitazione. la maggioranza degli Stati (139) ha
abolito per legge o di fatto la pena di morte; dei 58 Paesi che la
conservano, solo 18 nel 2009 hanno eseguito condanne capitali.
Nel 2010, secondo i dati di amnesty, i paesi che hanno eseguito il
maggior numero di condanne a morte sono stati la Cina (che però
non rende pubblici i dati), l’iran (160), gli Stati uniti (39), seguiti
da libia (almeno 18) e arabia Saudita (almeno 17). le condanne
a morte sono spesso emesse anche nei confronti di persone che
al tempo del fatto erano minorenni o affette da problemi psichici
o ritardi mentali, persone alle quali è discutibile attribuire piena
capacità di intendere e di volere.
Come ogni anno, il 10 ottobre attivisti di tutto il mondo si mobilitano per la Giornata mondiale contro la pena di morte. il 30
novembre molte città illumineranno edifici pubblici, piazze o monumenti per affermare il valore della vita e l’opposizione alla pena
capitale. la data scelta è quella in cui nel 1786 il granducato di
toscana abolì la condanna a morte, primo Stato nel mondo.
CI puoI TRoVaRe ognI pRIMo e TeRzo LuneDì DeL MeSe,
oRe 21, VIa RaMBeLLI 14 - San gIoVannI In peRSICeTo.
InFo: [email protected]
28
oT To B R e
2010
piccoli gruppi attraverso le quali è stato possibile confrontarsi,
c o n d i v i d e r e, a p p r o f o n d i r e.
N e l l a s e c o n d a f a s e, l a c l a s s e 4 ^
ha costruito oggetti e prodotto
elaborati
( d i s e g n i , s t o r i e, f i l a s t r o c c h e. . . )
utilizzati per l’allestimento della
mostra; i ragazzi della classe 5^
h a n n o i n v e c e r e a l i z z a t o u n c o rt o m e t r a g g i o, c i m e n t a n d o s i p r i m a
come componenti di una troupe
cinematografica e poi come attori.
MoSTRa
il giorno 8 maggio 2010 è stata
inaugurata presso la sala espos i z i o n i d i Pa l a z z o s. s a l va t o r e a s.
G i o va n n i i n Pe r s i c e t o, l a m o s t r a
d a l t i t o l o “ u n , d u e, t r e. . . l a p a u ra tocca... te!”, realizzata dalle
classi 4^ e 5^ della scuola Primaria “m. Garagnani” (le Budrie).
l a m a n i f e s t a z i o n e, a l l a q u a l e h a n n o p r e s e n z i a t o l ’ a s s e s s o r e Fi o r i n i , l ’ a s s e s s o r e Va n e l l i , l a d o t t .
ssa Flavi, la dirigente scolastica
P r o f. s s a Pe s s i n a , l e i n s e g n a n t i , i
bambini delle due classi con le
r i s p e t t i v e f a m i g l i e, è i l r i s u l t a t o
di un lungo percorso laboratoriale durato sette mesi.
l’ i n t r i c a t o m o n d o d e l l e p a u r e è
s t a t o s b i r c i a t o, s a g g i a t o, d i s c u s s o, s m o n t a t o, m i m a t o, c o l o r a t o,
i r o n i z z a t o. . .
e’ chiaro che l’obiettivo del laboratorio non era risolvere in poche
o r e p r o b l e m a t i c h e c o m p l e s s e, m a
ha voluto essere uno spazio che
p o t e va a i u t a r e i r a g a z z i a c o n frontarsi, a condividere le proprie
paure e a trasformare quindi, un
sentimento apparentemente neg a t i v o, i n m o d i p e r e s p r i m e r s i
c r e a t i va m e n t e.
i l l a b o r a t o r i o, p e r e n t r a m b e l e
classi, è stato suddiviso in due
fasi:
N e l l a p r i m a f a s e, a p e r t a c o n l e t t u r e a n i m a t e, s o n o s t a t e p r e v i s t e
attività sia individuali che per
29
la mostra, che nell’arco delle due
settimane di apertura, ha avuto
una buona presenza di visitatori, è stato un modo per aprire
le porte della scuola, per aprire
un confronto un dialogo molto
p i ù a m p i o c o n c h i u n q u e, a d u l t i e
bambini, avesse avuto voglia di
m e t t e r s i i n g i o c o. . . d i m e t t e r e i n
gioco le proprie emozioni.
c h i è v e n u t o a v i s i t a r c i s i è t r o va to di fronte ad un bosco da attrav e r s a r e, t a n t i a l b e r i d a o s s e r va r e,
l e g g e r e, s c r u t a r e . . . b u i o, l a d r i ,
p r e s e i n g i r o, s c u o l a , m o s t r i , . . . l e
p a u r e s u c u i m e d i t a r e. . .
ringraziamo sentitamente tutti
coloro che hanno reso possibile
la realizzazione del nostro prog e t t o, i n p a r t i c o l a r e l ’ a m m i n i strazione comunale nelle persone
degli assessori ed il personale
che ha collaborato alla riuscita
d e l l ’ i n i z i a t i va .
Grazie di cuore a tutti e ...a pres t o. . .
S F O GO DI R A BBIA
da SCrivErE PEr No N urlarE, da SCrivErE PEr
NoN avEr urlato, SC rivErE PErCHé, CoMu NQuE,
QuEll’urlo N oN è PaSSato
SaRa aCCoRSI
Priorità che devono avere sempre il via libera. anche la via libera.
Come un’emergenza. Come un intervento dei vigili del Fuoco. Come
l’uscita dell’ambulanza del 118. Ecco allora che lungo le strade dei loro
ingressi, lungo le loro vie d’accesso non devono esserci impedimenti.
Ne va della salute pubblica, no? Sapere che un incendio non è stato
spento o una vita non è stata soccorsa perché un’automobile bloccava il
passaggio sarebbe ennesimo segno di una profonda crisi di civiltà, no?
tanto che se per caso succedesse che, anche se in paese fosse tempo
di fiera, di uno dei pochi eventi rimasti degni di rilievo per il paese, e
se succedesse che le automobili a causa del grande afflusso e della
crisi di parcheggio si fossero parcheggiate lungo le vie della Caserma
dei vigili del Fuoco o lungo la strada interna che conduce all’ospedale,
sarebbe comunque giusto che la Polizia municipale punisse, vero?
perché non solo si tratta di una contravvenzione di parcheggio ma la
via dEvE essere libera, giusto? Ma se poi sul foglietto giallo della
multa si trovasse scritto ‘rimozione non eseguita per motivi tecnici’,
quella multa verrebbe a tutelare la salute pubblica o a rimpinguare le
casse comunali? Se fosse successa davvero l’emergenza forse che quei
foglietti gialli sui parabrezza avrebbero fatto scomparire le auto come
l’angelo sterminatore che, non vedendo il sangue dell’agnello sugli
stipiti delle porte, uccise i primogeniti d’Egitto? lasciando da parte la
rabbia di chi, arrivando dai paesi vicini e non trovando parcheggio,
ha erroneamente pensato che per l’occasione domenicale, si sarebbe
chiuso un occhio; lasciando da parte il fatto che senza la rimozione
davvero quei 38 euro potrebbero apparire come un fare cassetta più
che tutela dell’emergenza; non sarebbe poi comprensibile arrabbiarsi
notando che proprio a un metro dall’ingresso dei vigili del Fuoco, lì
dove c’è divieto di sosta e rimozione 0-24 ...c’è un’oasi ecologica di
ben tre bidoni di differenziata?
P.S.: chi scrive non è stato vittima della multa!
30
oT To B R e
2010
VOLTI IN BIANCO E NERO
eLeonoRa gRanDI
contro cui la chirurgia plastica
è un ridicolo placebo che accontenta solo chi sceglie di farsi ing a n n a r e.
Negli
ultimi
due mesi ho
lavorato come
educatrice
in
una casa-alloggio per malati
d i a i d s. N i e n t e
di esotico: appena 10 minuti
di
macchina,
in un comune
limitrofo
a
Pe r s i c e t o,
anche se più
volte
qualcuno ha osservato: “Non pensavo che ci fossero
queste strutture così vicino a
n o i ” . N o n p e n s a v o. N o n f a c c i a mone una questione di distanza,
ma diciamocelo senza ipocrisie
che ci sono cose a cui volentieri
n o n v o g l i a m o p e n s a r e. s o p r a t tutto quando le cose che fanno
m a l e s o n o n o s t r e. Te n d i a m o a d
allontanare il negativo facendolo ricadere sullo straniero o collocandolo in un altrove geografico che raramente sarà meta dei
nostri viaggi. innalziamo barricate di stereotipi per difenderci
dall’invasione di cose cattive che
rischiano di turbare il pascolare
p l a c i d o d e l n o s t r o p e n s i e r o.
in africa i malati di aids sono
spesso isolati dalla famiglia e
31
dalla comunità perché ritenuti
pericolosi, portatori di sventur e, p e c c a m i n o s i . d a v a n t i a c o m m e n t i c o m e : “ Pe n s a v o c h e q u e l ARC HIVIO DINO F RAC C HIA
l
’ h o p e n s a t o g u a r d a n d o c e rte foto in bianco e nero:
che la sofferenza, talvolta,
f i n i s c e p e r e s s e r e b e l l a . G u a rdando quel tipo di volto appeso alle pareti che certe mostre
ci sbattono davanti in formato
g i g a n t e. Fi s i o n o m i e, s g u a r d i e d
espressioni che incrociati per
s t r a d a d e p i s t i a m o. Vo l t i e m a r g i nati: volti di anziani, migranti,
d i s a b i l i , m a l a t i . Vo l t i d e i s e n z a
v o c e, m a v o l t i c h e p a r l a n o a d
altre facce più lontane nel tempo: quelle dei nostri contadini,
dei nostri emigrati ma anche di
certe scolaresche rachitiche che
il grembiule e il fiocco non mascheravano mai abbastanza. Nella sofferenza inscritta sui corpi
si ripercorrono le storie tragiche
di donne e uomini che dalla vita
sembrano essere stati traditi o
che la vita l’hanno tradita. la
pelle macchiata, il sorriso sdent a t o, l e g u a n c e a f f l o s c i a t e s o n o
celebrazioni solenni e manieriste dell’umano che si fa più nel
d o l o r e, n e l l ’ e r r o r e, n e l l o s m a rrimento che nella felicità, nel
s u c c e s s o, n e l t r a g u a r d o t a g l i a t o. s o n o q u e l l o c h e n o n v o r r e m mo mai diventare ma che tutti
n o i s a p p i a m o d i e s s e r e. s o n o l o
straniero che abita in noi da cui
ci difendiamo negandone l’esis t e n z a , m a c h e c i a t t r a e, c i i n c u r i o s i s c e, c i p o r t a v i a c o n s é . l a
loro imperfezione è il richiamo
p e r f e t t o a q u e l l o c h e s i a m o, e
le comunità fossero in collina o
in montagna…per il clima”, mi
sembrava di essere ritornata in
uganda. di aids ne parliamo tutti
q u a n d o i l Pa p a v a i n m i s s i o n e i n
africa e dice che il preservativo
n o n è s o l u z i o n e a l m a l e. Q u a n d o i l Pa p a t o r n a , n o i c a m b i a m o
polemica mentre l’aids rimane a
quei disgraziati che non possono
c a m b i a r e c a n a l e. e i n v e c e l ’ a i d s
ha contagiato anche la nostra
p i a n u r a e, a n c h e s e i n u m e r i d e l
contagio non sono quelli macroscopici delle terre di savana, i
malati esistono e sono i frutti
impazziti della nostra società. e
anche da noi questa malattia è
p r i m a r i a m e n t e u n f a t t o s o c i a l e.
il virus è un fattore patogeno che
MAC C h INA DE L TE M PO
1 n oV e M B R e 1 5 1 2
il soffitto della Cappella Sistina, dipint o d a M i c h e l a n g e l o,
v i e n e m o s t ra t o a l
pubblico per la prim a v o l t a . l’ i d e a d i
far rifare la decora z i o n e d e l l a v o l t a
a Michelangelo dovette venire a papa Giulio ii nell’aprile del 1506, come
t e s t i m o n i a u n a l e t t e ra i n v i a t a a l l o s t e s s o B u o n a r r o t i
d a l c a p o m a s t r o f i o r e n t i n o P i e r o r o s s e l l i , i l q u a l e a v e va
a s c o l t a t o l a n o t i z i a d a l l a v o c e d e l p a p a s t e s s o. l a p r e c i p i t o s a f u g a d a r o m a d i M i c h e l a n g e l o, p e r v i a d e g l i
i n t r i g h i c h e a v e va n o b l o c c a t o i l s u o g ra n d i o s o p r o g e t t o
d e l l a “ S e p o l t u ra ” d e l p a p a , s o s p e s e i l p r o g e t t o f i n o
alla riappacificazione col papa, che avvenne nel 1507.
Nel 1508 l’artista tornò a roma e sottoscrisse il cont ra t t o ; i l l a v o r o v e n n e c o m p l e t a t o n e l l ’ o t t o b r e 1 5 1 2 .
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oT To B R e
2010
prolifera negli interstizi oscuri
d e l l e n o s t r e c a s e, d e i n o s t r i p a e si e delle nostre città. segue il
richiamo della povertà, dei con-
flitti relazionali, dell’ignoranz a . Fi u t a l e a n i m e f r a g i l i c h e s i
avventurano e che si perdono in
traiettorie esistenziali sotterranee e devastanti. i malati di aids
assomigliano ai cani randagi:
g e n t e d i s t r a d a , g e n t e n o m a d e,
spaventata, rabbiosa o disperata. i malati di aids sono i volti
di quelle foto in bianco e nero:
hanno solchi sulle fronti profondi come fossi, che se ci passi il
dito sopra la storia che leggi finisce per schiacciarti da quant o f a m a l e. r i c o r d a r s i c h e c h i s i
ha davanti è prima di tutto una
persona, è lo sforzo più grande
da fare quando si è davanti a un
v o l t o i n b i a n c o e n e r o, p e r c h é l e
facce della sofferenza rischiano
di perdere il nome e il cog n o m e, d i v e d e r s i s o t t r a rre la loro individualità, di
essere risucchiati dall’appartenenza indistinta a
una categoria. sei il malat o, i l t o s s i c o d i p e n d e n t e, l a
p r o s t i t u t a , i l c l a n d e s t i n o,
i l c a r c e r a t o. s o n o d o n n e
e uomini che l’abbandon o, l a v i o l e n z a , l ’ a s s e n z a
di famiglie e figure adulte di riferimento li hanno
fatti scolorire di quello
che sono sin dall’infanzia
e dall’adolescenza. i volti in bianco e nero hanno
u n ’ i d e n t i t à i n n e g a t i v o.
in
comunità
finiscono
adulti abbandonati: persone rifiutate dalle famiglie
o che una famiglia loro
stessi non sono stati in
grado di farsela o mantenersel a . u n a v i t a n o m a d e, t r a c o m u n i t à , o s p e d a l i , c a r c e r e, d o r m i t o r i .
e t a n t a s t r a d a . Vi t e i n c o r t o circuito e la comunità stessa è
u n c o r t o c i r c u i t o, u n a p a r e n t e s i
chiusa, una strada bloccata da
u n m a c i g n o, c h e c o n f a t i c a r i e sci a collegare a quello che sta
fuori, nella lotta quotidiana per
tenere in vita la vita, non estinguere la speranza che resta, far
n a s c e r e i l s o r r i s o. s i a t t r a v e r s a
u n t e m p o i n c e r t o, e b a s t a u n a t timo per ribaltare stato d’animo
e condizioni fisiche e perdere la
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grinta che ci stavi mettendo per
guardare al domani. si condivide la semplicità del quotidiano
esperita da molti per la prima
v o l t a a d e s s o, a q u a r a n t ’ a n n i .
si scuote chi si lascia scivolare
giù, si pulisce chi si sporca, si
riprende chi sbaglia, si consola
c h i p i a n g e. a f f e t t o e r e g o l e, p e r
chi nella vita ha conosciuto poco
di entrambi.
G l i o c c h i d i V. q u e l l i n o n l i d i menticherò mai. azzurri, come
solo certi cieli di luglio quando brillano così accesi da farti
stringere gli occhi perché non
b r u c i n o. h a i l c e r v e l l o i m p a z z i t o
V. , l a b o c c a s e n z a d e n t i , l e g a m be e le braccia diventate viola
per quel sangue “sporco” che lei
vorrebbe farsi ripulire con una
t r a s f u s i o n e, e c o n t r o i l q u a l e s i
lava e si rilava, giorno e notte
c o m e u n r i t u a l e. m a q u a n t o e r a
b e l l a V. d a r a g a z z i n a : l o d i c o n o
tutti che la gente si voltava a
guardala quando camminava per
le strade di Bologna. Bella come
una principessa, anche se la fav o l a d i V. n o n l ’ h a a n c o r a s c r i t t a
n e s s u n o, l a f a v o l a d e l l a b a m b i na che lungo i viali era di tutti e che poi scappava dalla luce
dei lampioni per bucarsi contro
il muro e partire verso galassie
s o l t a n t o s u e, d o v e n e s s u n o l a
p o t e v a t r o v a r e, d o v e n e s s u n o,
p e n s a v a , p o t e v a f a r l e d e l m a l e.
V. è l a p i ù b e l l a , l a b e l l e z z a d i
un volto in bianco e nero che si
porta addosso il peso della sofferenza e della vergogna. la sua
e la nostra.
LA COPPA DELLO SPORT
Lo R en zo pe L L eg aTTI
Si è tenuta a villa Pallavicini la “Giornata dello Sport”
organizzata dalla diocesi di Bologna, alla quale ha
partecipato con successo anche una nostra squadra
di calcio parrocchiale, la quale infatti ha vinto la
coppa di categoria come si può vedere dall’immagine: una sana competizione di giovani e di adulti
all’insegna di una sincera, leale e divertente rivalità.
il tutto sotto il grande valore dell’amicizia.
34
Periodico della ditta
Ed i Gra F i C a di r oSSi do r El l a
a utori zza z i on e del tr i b u n ale
di Bol ogna , n. 7 7 3 7 d el 2 0 - 0 2 - 2 0 0 7
Pubbliche relazioni
a N N a roS a B i GiaN i
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riSPEttarE la PiENa liBErtà di Giudizio
aNNo iX, N.10, ottobre 2010,
diffuso gratuitamente