ottobre 2010 - BorgoRotondo
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ottobre 2010 - BorgoRotondo
OTTOBRE 2010 “Sono le azioni che contano, i nostri pensieri per quanto buoni possano essere sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” (Gandhi) Dona Sangue! 2 S OMMARIO 5 Lo SguaRDo DeL FoTogRaFo Gianluca Stanzani 9 SpeeD zone aheaD Paolo Balbarini 14 non SoLo IL SIgnoRe DegLI aneLLI Gian Pietro Basello 17 iMMaGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal C o M u N E d i S a N G i ova N N i i N P E r S i C E to SVICoLanDo 21 “ La Tana DeI LIBRI” Le VoCI neLLa TeSTa Maurizia Cotti 22 LIBRI In CoRSIa Chiara Serra 24 IL Sapone Che Fa Bene aLL’aMBIenTe Cecilia Bussolari 27 pICCoLI CReaTIVI CReSCono Cristina Bonazzi, Giovanna Melò e Nadia Staropoli 31 “ BoRgoVaLe” VoLTI In BIanCo e neRo Eleonora Grandi Numero chiuso iN redazioNe il 20 oTToBre 2010 variazioNi di datE, orari E aPPuNtaMENti SuCCESSivi a talE tErMiNE ESoNEraNo i rEdattori da oGNi rESPoNSaBilità 3 SUC C E DE A PERS ICETO M a RT e D ì 2 e M e R C o L e D ì 3 n oV e M B R e o R e 2 1 , cinema Giada, “Che fine ha fatto osama Bin laden?” n e l l ’ a m b i t o d e l l a ra s s e g n a c i n e m a t o g ra f i c a F i l m & F i l m . S a BaTo 6 n oV e M B R e o R e 1 0 . 3 0 , v i a Pa l m a 1 , i n a u g u ra z i o n e d e l l a b i b l i o t e c a d e l l ’ o s p e d a l e. S a BaTo 6 e D o M e n I C a 7 n oV e M B R e , c a p o l u o g o, Fe s t a d i S a n M a r t i n o. M a RT e D ì 9 e M e R C o L e D ì 1 0 n oV e M B R e o R e 21, cinema Giada, “la regina dei castelli di carta” n e l l ’ a m b i t o d e l l a ra s s e g n a c i n e m a t o g ra f i c a F i l m & F i l m . Segue a pag. 10 -> 4 oT To B R e 2010 LO SGUARDO DEL FOTOGRAFO FaBrizio B elardeTTi g I a n L u C a S Ta n z a n I F abrizio Belardetti nasce a Bologna il 6 febbraio del 1976. i suoi sogni nel mondo della fotografia diventano realtà nel 1996, quando inizia a svolgere l’attività di fotografo affiancando per un decennio Fabio Fantuzzi, professionista a livello nazionale, il quale risulterà fondamentale per la sua formazione artistica. Nella prima parte della carriera si dedica a varie categorie di servizi, esprimendo un talento eclettico nel reportage, nella realizzazione di ritratti e nella composizione paesaggistica. Nel 2001 consegue la laurea in Biotecnologie mediche e successivamente un master in Bioinformatica a Bologna, dove attualmente vive e lavora. oltre alle doti nella fase di produzione fotografica, si occupa con grande competenza di post-produzione e stampa da pellicola in bianco e nero, affiancando il fascino della tradizione alle più recenti evoluzioni della tecnologia digitale. la meticolosa cura del dettaglio e l’utilizzo di strumenti di qualità rappresentano le fondamenta da cui parte ogni lavoro come traduttore creativo della realtà attraverso l’arte fotografica. Nei primi mesi del 2010 apre – a Persiceto, via sant’ apollinare 8 – il suo studio, un luogo indispensabile per gli artigiani del settore, in cui concepisce sempre nuove opere. l’ultima frontiera raggiunta con la passione lo afferma come originale interprete della tecnica macro, un punto di vista segreto che coglie l’inquadratura superando i limiti umani (www.fabriziobelardetti.com). Innanzitutto ti faccio i miei complimenti per aver vinto il concorso “I love Sangio”... Ti ringrazio. l’idea mi è venuta proprio il giorno prima della scadenza del concorso. immaginando di esse...infatti sono contentissimo di avere un bambino, accompagnato dai re lo studio in via sant’apollinare, genitori in gita a Persiceto, che arproprio perché è tra le due cose che mato di una piccola macchina fotomi piacciono di più di san Giovanni: grafica a obiettivo fisso, quindi imPiazza Betlemme e sant’apollinare. possibilitato a fare delle ampie inquadrature, comincia a fotografare dei dettagli dei monumenti e dei luoghi che lo hanno colpito in questa sua gita. dettagli apparentemente disordinati, senza senso ma che disposti assieme, affiancando l’uno all’altro i diversi monumenti ed edifici, conformano un mosaico, uno aGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal CoMuNE di skyline immagina- Si Ma M N G i ova N N i i N P E r S i C E to rio di un paese che ha visitato una mattina di aprile. io, prima di avere lo studio qua, l’idea era di fare anche una serie, quando mi venivano a trovare i miei una cartolina per ogni monumento amici di fuori, li portavo sempre a con scritto “saluti da sangio” per vedere Piazza Betlemme e la chiesa promuovere un po’ l’aspetto turistidi sant’apollinare. due luoghi che co di Persiceto. sempre per il consecondo me sono molto particolari corso avevo elaborato anche un’ale caratteristici di san Giovanni. Poi tra foto, ma ho preferito questa c’è stata l’occasione di prendere in perché risultava semplice e di facile affitto questo locale e ho coronato comprensione, oltre che di impatto un sogno, un sogno che covavo da certo. 15 anni. Quando si dice San giovanni si La tua passione per la fotografia pensa subito alla Chiesa, al camquando nasce e come nasce? panile e all’immagine che si cone’ nata nel 1993, il giorno in cui forma della piazza... sono venuti i ladri in casa nostra e sì, esatto. Forse era un’immagine ce l’hanno svuotata di videoregistraanche un po’ scontata, però pentori, tv... e ovviamente di macchina sando alle cose belle di san Giovanfotografica, una vecchia olympus ni, quelle belle per me sono: Piazza om-1 che mio babbo utilizzava per Betlemme, sant’apollinare, il Palazimmortalare le nostre vacanze. rizaccio, l’osservatorio, il don chicordo che aveva due obiettivi e un sciotte di Parco Pettazzoni... corpo di metallo robustissimo, in cui ...e il tuo studio si trova proprio si potevano riconoscere anche delle in uno di questi luoghi carichi di piccole ammaccaturine, ammaccasignificato... turine che la rendevano ancor più 5 I L OVE SAN G IO il territorio persicetano è storicamente permeato da una vena creativa veramente ricca e importante, basti pensare a Giulio cesare croce (scrittore e autore del famoso “Bertoldo”) o al carnevale e alla maestria inventiva dei suoi carnevalai che ci regalano ogni anno uno spettacolo unico in italia. insomma fantasia, estro, creatività, spirito comunicativo e pungente non ci mancano ed è per questo che l’amministrazione vuole coinvolgere cittadini e non nella definizione della nuova immagine del comune. un’immagine che vuole attingere dalle suggestioni di racconti, slogan, parole, immagini grafiche o fotografie di chi Persiceto la abita, la vive o semplicemente la ama. mi aspetto i contributi più diversi, da un disegno di un bambino alla “zirudella” di un anziano, dalla foto sfuocata fatta col cellulare a un progetto grafico di livello professionale. l’obiettivo è stato quello di rappresentare Persiceto da tanti punti di vista nelle sue svariate sfaccettature. il concorso è stata un’occasione per raccogliere tanti contatti anche e soprattutto fra i giovani, miei interlocutori privilegiati fin da quest’anno. ribadisco quindi la volontà dell’amministrazione di favorire l’espressività della cittadinanza e la produzione di elaborati che raccontino, descrivano o rappresentino il paese che amiamo. Vorrei realizzare una edizione 2011, per la quale siamo in cerca di sponsor, che metta in competizione i giovanissimi e i giovani persicetani, la scelta della forma di comunicazione (foto, video, disegno, racconto, ecc...) mi piacerebbe farla sulla base anche dei suggerimenti della gente a cui chiedo comunque di farmi sapere se l’iniziativa è piaciuta. il mio e-mail è [email protected] DIMITRI TaRTaRI assessore comunicazione, innovazione Tecnologica e Politiche Giovanili 6 oT To B R e 2010 speciale. avevo 17 anni e mio padre mi spiegava il suo funzionamento, mi smontava l’obiettivo, mi faceva vedere il movimento della tendina e questa cosa mi affascinava moltissimo. a dire il vero ii primissimo contatto con la fotografia ricordo di averlo avuto alle scuole elementari, quando c’era educazione all’immagine e ci veniva data la possibilità di scattare delle foto e di vederle poi sviluppate e “trasformate” in camera oscura. Più tardi, qualche mansarda. sviluppavo solo di notte perché c’erano spifferi di luce dappertutto, non c’era l’acqua e quindi bisognava farsi due rampe di scale con le bacinelle, però, nonostante le difficoltà ho cominciato a stamparmi le mie cose da solo e a studiarmi qualche manuale per apprendere la tecnica che mi mancava. con de andré di sottofondo ho passato le nottate in mansarda, a sviluppare al buio e a proseguire nella mia strada da autodidatta. Poi, un giorno, mentre uscivo dalla biblioteca con sottobraccio un libro su cartier-Bresson, incrociai casualmente Fabio Fantuzzi che ancora non conoscevo. cominciammo a parlare di fotografia e della mia passione e mi invitò nel suo studio di via Farini per dare un’occhiata a quel po’ di foto che avevo scattato. Probabilmente l’avrò ben impressionato, ma quel giorno mi disse: «butta tutto e vieni con me. Tra una settimana aniMMaGiNE GENtilMENtE CoNCESSa dal CoMuNE di diamo a fare un matrimoS a N G i ova N N i i N P E r S i C E to nio». subito gli risposi ok tempo dopo il furto, non mi ricordo ma dopo un po’ entrai nel panico, nemmeno più in che occasione, ebbi perché un matrimonio era un evento modo di portare a casa di seconda irripetibile e non si poteva sbagliamano, una bellissima Nikon F-601, re. Non c’era il digitale, non c’era autofocus; una macchina semi-auPhotoshop con cui potevi rimediare, tomatica già di un certo livello e lì eri solamente tu e la pellicola e spessore rispetto alla precendente doveva essere fatto tutto bene “alla completamente manuale. comprato prima”. ricordo che Fabio mi tranun rullino in bianco e nero, messa a quillizzò e così nacque una collabotracolla la macchina, presi la bici e razione che è durata per 10 anni. al andai a fare un giro per la campacontempo col procedere di questa gna, verso zenerigolo, lorenzatico mia passione, studiavo all’università e cominciai a fare foto alle cose biotecnologie, poi c’è stato il master che vedevo: al fagiano, al fiore, al ed infine il mondo del lavoro che si samoggia, alla casa diroccata, al è scontrato con la mia idea romanfienile, al pesco, alla vigna, al tratica di fare ricerca al solo scopo di liccio. Portato il rullino da lambercurare le malattie. lavorando sia in tini e passata una settimana d’attelaboratorio che in una multinaziosa, andai a vedere che cosa avevo nale, quindi in ricerca e vendita, mi prodotto... e da lì è stato amore a sono trovato di fronte a delle realtà, prima vista. ho immediatamente non so se siano solamente italiane, acquistato altri rullini e ho contifatte di compromessi, scorciatoie e nuato a fotografare ciò che vededi cose poco limpide... vo. Passati 6 mesi ho comprato un ...tangenti, corruzione, quello ingranditore e ho cominciato a sviche si legge sui giornali... lupparle e stamparle a casa, crean...ecco, io ero dentro, nel senso domi una piccola camera oscura in che l’ho vissuto in prima persona, 7 da quella parte della barricata e questa è stata una delle più grandi delusioni della mia vita, dopo che per tanti anni avevo speso tempo, energie e impegno. Per fortuna che parallelamente ho coltivato questa mia passione, che è diventata un bellissimo lavoro. Quando ti sei reso conto che questa tua passione poteva trasformarsi in un lavoro a tutti gli effetti? c’è stato un primo periodo in cui avevo aperto la partita iva, erano gli ultimi due anni con Fantuzzi, e vedevo che la cosa andava bene però non avevo ancora il feeling che ho adesso. ero molto più giovane, diciamo 10 anni fa, ed ero ancora molto inesperto, solamente di recente, un paio d’anni fa, ho cominciato a entrare nella logica di aprirmi uno studio fotografico a san Giovanni. avevo un’attrezzatura accumulata negli anni, non potevo chiamare la gente a casa per fare i servizi fotografici, servizi che avevo continuato a fare parallelamente alla mia attività di agente di commercio, e così mi sono deciso. aprendo uno studio fotografico dove non si vende il materiale ma si vende il servizio, che può andare dal matrimonio alla brochure aziendale, dalle foto di locali per siti commerciali al ritratto. Quindi in alcun modo in concorrenza con altri... No, assolutamente. il mio target sono principalmente le aziende, inoltre, andando a ricalcare le orme di Fabio, che visti i suoi successi lavorativi ha meno possibilità di seguire la realtà locale, il reportage di cerimonia. lavorando non solo su san Giovanni ma spostandomi anche in altre realtà come Bologna, Firenze, Verona, ecc. hai deciso di aprire l’attività anche a dispetto del non felice periodo economico... ...penso che in definitiva la crisi sia sostanzialmente nelle teste delle persone. certamente bisogna essere consci dei propri limiti, ma non bisogna nemmeno essere schiavi della crisi e perdere così la positività del vivere. CINE TEATRO FANIN: STAGIONE TEATRALE MeRCoLeDì 27 oTToBRe, ore 21, “il trovatore”, associazione Musicale “il Cenacolo”, opera. DoMenICa 31 oTToBRe, ore 16, “in piaza dal paes coren... intrigh... e malintes”, Compagnia “in Fén c’la dura”, dialettale (presso teatro Comunale). gIoVeDì 18 noVeMBRe, ore 21, “Mo che fata idea”, Compagnia “Bruno lanzarini”, dialettale. gIoVeDì 25 noVeMBRe, ore 21, “Mangiarsi le orecchie dal ridere”, trio a.c.e., comici. www.cineteatrofanin.it 8 oT To B R e 2010 SPEED zONE AhEAD riFlESSioNi iN viaGGio tra uSa E CaNada pa o L o B a L B a R I n I Tre settimane vissute girovagando in auto tra il canada e gli stati uniti offrono curiosità e spunti di riflessione che vanno oltre le meraviglie naturalistiche che il viaggio regala. Cessi atomici la us20, tra idaho Falls ed arco, percorre centocinque chilometri di nulla. la zona, attraversata dal fiume in secca Big lost, è chiamata idaho National laboratory e sulla carta è marcata con una chiazza di colore rosa. strade ce ne sono, ma in molte è proibito entrare. l’unico paese in quest’area desolata ha il nome poco rassicurante di atomic city. in che altro modo si potrebbe chiamare un gruppo di case, abitato da venticinque persone, edificato nel cuore di una delle più grandi concentrazioni al mondo di centrali nucleari? Viene da pensare che qualche impianto atomico in questo posto abbia anche un senso. siamo in viaggio da oltre due ore e le vesciche di alcune ragazze sono ormai colme. cerchiamo l’albero che non c’è e inseguiamo il miraggio di un cespuglio isolato. improvvisamente compare dal nulla un cartello blu con una scritta bianca: “rest area one mile”. un cesso nel deserto. l’immagine che si forma nella mente è quella degli angusti e puzzolenti bagni pubblici che troviamo dalle nostre parti, dove schizzi di merda e carta igienica galleggiante, impregnata di piscio, fanno da allegro contorno a numeri telefonici e insulti a squadre di calcio scribacchiati sulle pareti. Qui invece il bagno è straordinariamente pulito e arioso. la carta igienica è abbondante, il sapone pure, e i sensori funzionano regolarmente. dopo il felice ristoro, con tutta la tranquillità che si può avere senza dover pensare a come dribblare la richiesta di un euro per aver portato a termine le funzioni corporali, esploriamo l’area di servizio. la prima cosa che si nota sono i cartelli che raccontano la storia delle oltre cinquanta centrali atomiche che sorgono nell’area. ci sono poi tabelle di dati meteorologici, valori di radioattività compresi, che quotidianamente qualcuno viene ad aggiornare. Notiamo un recinto poco lontano. la curiosità di sapere cosa c’è da rinchiudere in mezzo al de9 serto è forte; magari ci sono delle scorie nucleari. ci avviciniamo e guardiamo all’interno. Nulla. Poi vediamo un cartello bianco; nel mezzo è disegnato un cane, sotto c’è la scritta “pet area”. ridiamo. siamo nel mezzo di un deserto in cui non sorgono case per centinaia di chilometri, un deserto in cui sono attive tante centrali nucleari e in cui passano poche centinaia di auto ogni giorno. siamo in un deserto in cui una merda di cane non può essere pestata da nessuno, eppure qualcuno ha pensato di costruire un’area per la cacca degli animali. la risata però, veloce com’era cominciata, di colpo svanisce. Nell’istintiva superficialità, si fa largo una considerazione, che suona più o meno così: “bene pubblico, rispetto per gli altri e sensibilità ambientale”. la risata iniziale non era altro che l’eco istintivo ed involontario di quello che succede nel nostro paese, dove il bene collettivo è spesso dimenticato di fronte agli interessi privati. Basta un semplice cesso per cani nel deserto atomico dell’idaho a ricordarcelo. Il re pedone seattle, Vancouver e san Francisco. S UCCEDE A PERS ICETO -> ConTInua Da pag. 4 D o M e n I C a 1 4 n oV e M B R e , d e c i m a , S a n M a r t i n o in piazza. M e R C o L e D ì 1 7 n oV e M B R e o R e 2 1 , te a t r o Fa n i n , “urge” spettacolo di e con alessandro Bergonzoni n e l l ’ a m b i t o d e l l a s t a g i o n e t e a t ra l e tr e te a t r i p e r te. g I oV e D ì 1 8 n oV e M B R e o R e 2 1 , te a t r o Fa n i n , “Mo che fata idea” spettacolo di teatro dialettale a c u ra d e l l a c o m p a g n i a “ B r u n o l a n z a r i n i ” . 10 oT To B R e 2010 Tre grandi città sfiorate in questo straordinario viaggio tra i parchi del Nord ovest. e tanti piccoli centri abitati, sparsi nei territori selvaggi dell’alberta, del montana, dell’idaho e dell’oregon. Nelle grandi città c’è traffico. c’è sempre qualcuno e al passaggio pedonale che porta al centro commerciale Poligono. immagino una signora con la bici in mano che ha l’aria di attendere da diversi minuti. una Panda bianca a metano, guidata da una ragazza che sta parlando al cellulare, passa che ha fretta, che deve correre in ufficio, che è in ritardo per un appuntamento. molti si muovono in automobile. e non solo nelle grandi città; anche nelle piccole comunità delle montagne e delle praterie c’è qualcuno in automobile che deve fare presto. È inevitabile, almeno per le leggi della statistica, che anche una sola di queste persone incroci il mio cammino. in una delle auto che stanno percorrendo lombard street c’è senz’altro qualcuno che ha necessità di arrivare con urgenza. Nel punto dove mi trovo non ci sono semafori, non c’è nemmeno un attraversamento pedonale. mi metto sul bordo della strada pronto alla paziente attesa. Non aspetterò a lungo. sono appena arrivato al limite del marciapiede e tutte le auto sono già ferme. mi guardo attorno per vedere se c’è stato un atterraggio di alieni, se Godzilla sta sfasciando qualche negozio o se Frank morris sta sbucando da un tombino dopo aver scavato per cinquant’anni un tunnel da alcatraz. No, le auto sono ferme proprio per me. attraverso la strada. mentre cammino, mi viene da pensare a via Bologna veloce, indifferente al suo sguardo supplicante. il furgoncino che la segue appresso non è da meno. un signore anziano dall’aria gentile che guida una Punto verde guarda prima la signora e poi lo specchietto, come per dire: “Tranquilla, tra un po’ c’e’ un varco nella fila e potrà passare”. Poi tira dritto e non si ferma. un ragazzo in scooter pare bene intenzionato ma i suoi buoni propositi svaniscono quando si accorge del grosso suV che lo segue a pochi centimetri. Passano altre sei o sette vetture poi il varco arriva e la signora si porta al centro della strada. dall’altro lato gli automobilisti calcolano la velocità della donna, lo spazio percorso e sentenziano che possono andare avanti senza fermarsi, tanto lei non arriverà mai prima di loro. Per dimo- 11 strarsi gentili scartano addirittura sulla destra, regalando almeno cinquanta centimetri di spazio, poi proseguono, convinti di aver fatto una buona azione. Finalmente un’auto fa una brusca frenata e si ferma. l’autista fissa la signora come per dire: “si muove o no?”. d’istinto lei guarda sorridente l’automobilista, fa un cenno con la mano e, mentre spinge in avanti la bicicletta, con le labbra mormora: “Grazie”. in pochi secondi arrivo dall’altro lato di lombard street, all’incrocio con la Pierce dove sta il surf motel, il mio alloggio a san Francisco. mi giro. le auto sono ancora ferme perché altre persone stanno attraversando questa grande arteria che arriva direttamente dal Golden Gate Bridge. Quando anche l’ultimo pedone è passato, le vetture si rimettono in moto, comprese quelle i cui occupanti hanno fretta. mentre guardo le macchine ripartire penso ancora alla signora con la bicicletta e mi scappa un sorriso. amaro. palle fritte clinton è un minuscolo paese situato poco lontano da missoula. Non c’è nessun motivo valido per fermarsi in questa sperduta località di 700 abitanti formata da grup- petti di case adiacenti alla us12 che porta a helena, la capitale del montana. clinton è il centro rurale che si immagina di trovare da que- dal GruPPo asTroFili PersiceTaNi COME SI MISURANO LE DISTANzE TRA CORPI CELESTI? g I L B e RTo F o R n I Per misurare distanze tra corpi all’interno del Sistema Solare si usano le unità astronomiche (ua) che si basano sulla distanza tra la terra e il Sole, circa 140.600.000 chilometri. Per misurare le distanze tra noi e le stelle o le galassie, il sistema più usato è l’anno luce. Poiché la luce viaggia con una velocità di circa 300.000 chilometri al secondo, in un anno compie circa 9.460 miliardi di chilometri. la galassia a noi più vicina, è M31 andromeda, che dista circa 2,5 milioni di anni luce. i quasar, gli oggetti conosciuti più distanti, distano miliardi di anni luce. un’altra unità di misura astronomica è il Parsec, che significa parallasse di un secondo d’arco. E’ definita come la distanza tra la terra ed una Stella che ha una parallasse annua di un secondo d’arco ed equivale a circa 3,6 anni/luce. abbastanza complicato vero? riconsideriamo pertanto l’anno luce, poiché ritengo sia per noi meno complesso e facciamo un ultimo ragionamento per tentare di capire quanto sia grande l’universo. la luce delle stelle che oggi vediamo in cielo ad occhio nudo è partita, da quegli astri, decine, centinaia o migliaia di anni fa. le onde luminose di galassie o quasar che vediamo al telescopio arrivano a noi dopo aver viaggiato per milioni o addirittura miliardi di anni. viceversa, se da un lontano pianeta di una galassia, per esempio dell’ammasso della vergine, distante da noi 65 milione di anni luce, in questo momento qualcuno potesse osservare la terra con un potentissimo telescopio, la vedrebbe non come è oggi, ma come era prima che si estinguessero i dinosauri. Possiamo quindi definire il telescopio una macchina del tempo! 12 oT To B R e 2010 ste parti, così almeno ci hanno insegnato i film. campi coltivati, cavalli, stelle e strisce, nessun nero e un’istintiva repulsione per obama. eppure ci fermiamo. così, per puro caso. dopo quasi tre ore di viaggio verso le meraviglie di Yellowstone, una sosta per riempire i serbatoi e sgranchire un po’ le gambe è quan- ed il locale è vuoto, fatta eccezione per un capellone attempato, abbigliato in perfetto stile harley davidson che, appoggiato al bancone, siede su uno sgabello di pelle. ha un boccale di birra in mano e gli occhi puntati sul seno prorompente della cameriera che, da parte sua, non fa nulla per nasconderlo. Pro- to mai opportuna. Parcheggiamo in un piazzale polveroso ai piedi di una collina; due pompe di benzina che hanno conosciuto tempi migliori invitano ad entrare nel saloon e prepagare il carburante prima di fare rifornimento. Gli indicatori del prezzo della benzina non funzionano ma, assicura un biglietto, quelli che misurano i galloni sì. Fuori del locale due uomini sulla cinquantina siedono a un tavolo con l’aria assonnata e i postumi di una sbronza. uno è grosso, porta la canottiera e ha le braccia tatuate; l’altro è mingherlino, ha i baffi grigi e indossa un cappellino bianco con la visiera. alle loro spalle un cartellone colorato recita: “montana’s original Testicle Festival, since 1982”. Fissiamo il cartello e lo rileggiamo due o tre volte. Non ci siamo sbagliati, qui si tiene proprio la sagra delle palle. che il festival, svoltosi solo pochi giorni prima, sia un po’ particolare, si capisce dal regolamento posto accanto alla porta d’entrata. alcune semplici raccomandazioni tra le quali una, molto esplicita, dice: “No assholes”. spingiamo la porta del saloon ed entriamo. È mattina babilmente la festa degli zebedei ha lasciato nell’aria nuvolette di feromoni. uno dei tanti cartelli avvisa di fare attenzione alle lattine di birra volanti, mentre un negozio colgono circa quindicimila palle di toro. sono conosciute anche come “ostriche del montana” e vengono impanate, marinate nella birra e fritte. Non è una festa parrocchiale poiché, dalle foto sparse nel locale, pare di capire che quelli dei tori non saranno gli unici gioielli in mostra, anche se probabilmente saranno gli unici a finire nelle bocche affamate. o forse no. ci sono foto di gare di wrestling tra uomini e donne in costumi adamitici e foto di prosperose fanciulle con abiti dipinti sul corpo; magari sbirciando tra i personaggi famosi giunti in paese è possibile trovare anche la foto dell’omonimo presidente ai tempi gloriosi della stanza “orale”. la curiosità di essere qui nei momenti in cui il festival è al culmine è tanta. magari è la morbosità di assistere ad una simpatica orgia di montagna, oppure è il desiderio di capire da quale struttura sociale possa scaturire un festival dei testicoli. È forse il grido disperato di una comunità rurale, in cui la vita è scandita dai ritmi del duro lavoro nei campi, che trova nell’esaltazione della virilità l’unico baluardo contro una società all’interno del saloon cattura la nostra curiosità. Tra scaffali pieni di magliette con la scritta Testy Festy, clarinetti di legno ben sagomati e grembiuli da cucina con tanto di grosso arnese incorporato (non da cucina), cominciamo a capire cos’è questo festival dei testicoli. ogni anno, all’inizio di agosto, si rac- da cui si sente estranea? È questa, forse, la migliore espressione locale del patetico celodurismo bossiano? il destino del viaggiatore ci costringe a salire in auto e ripartire, dando un taglio netto alla nostra curiosità e alle nostre domande, che rimarranno senza risposta. castrate, in perfetto stile locale. 13 oT To B R e 2010 NON S OLO IL SIGNORE DEGLI ANELLI iNvito alla l E t t u r a d i to l k i E N gIan pIeTRo BaSeLLo T om shippey, uno dei massimi studiosi di J.r.r. Tolkien (1892-1973), conclude la su a recensione della versione cin ematografica de il signore degli anelli di Peter Jackson ponendo un a domanda a chi ha scoperto il libro solo dopo aver visto il film. a lzo la mano, in quanto l’entu- siasmo adolescente degli amici ch e discutevano per intere serate dell’opera di Tolkien, disquisendo di lingue inventate e canti, non mi av eva mai incuriosito al punto da co mprare o farmi prestare il libro. u n’altra serata, non pochi anni dopo, un gruppo di amici si riunì per vedere il primo episodio della trilogia di Jackson. arrivai a proiezio ne già iniziata e, purtroppo per sh ippey, le impressioni di quella visione sono state ritoccate dalle su ccessive letture e riletture del libro, e di tanti altri libri di e su Tolkien. c er t o i l f i l m m i col pì , t anto da spi nger m i a cer car e s ubi t o i l libro, e m i f or nì l o s cenar i o con cui ancora oggi i m m agi no l a c ont ea, Granburr one e m i nas Ti r i t h. s i cur amente m i col pì mor i a, che as s oci ai alla Pisci na mi r abi l i s, una ci s t er na romana n ei c am pi Fl egr ei ( un’ ar ea ai confini del m ondo vi s i t abi l e nei pri m i anni del l a m i a per m anenza a N apol i ) , cui s i pot eva acceder e s ol o avendo l a f ortuna di t r ovar e l a cas a – e di tro var vi i n cas a – l a s i gnor a Tit i na, cus t ode de facto del sito ; l ’ am bi ent e i pogei co, s oste nut o da col onne s cavat e nel l a r occi a, s i pr es ent a com e la vas t a navat a di una chi es a spr of ondat a nel l a t er r a. m o ria nel f i l m è m ol t o pi ù ar t i col at a e gr andi os a, m a l a Pi scina mi r abi l i s qual cuno l ’ ha scavat a davver o e f a un cer t o eff et t o s cender vi i m m agi nando che i l api ci di r om ani abbiano dovut o l ot t ar e cont r o forze i m m ot e nel l a r occi a. cos ì f u che, pochi gi or ni dopo quel l a s er at a, com pr ai il p r i m o vol um e de il signore degli anelli i n l i ngua i ngl es e (cos t ava m eno di quel l o i n italiano), i n un’ edi zi one i nevi t abilmente gr i f f at a con l a gr af i ca del film. una s et t i m ana dopo t or nai in libreri a per acqui s t ar e i l t er zo volume cos ì da pot er cons ul t ar e le appendi ci es pl i cat i ve. Pas s at a un’altra s et t i m ana, dovet t i t or nare per co m pr ar e i l s econdo vol um e avendo t er m i nat o i l pr i m o. l es s i tutta la st or i a i n un m es e e quat t r o giorni. d a al l or a Tol ki en è di vent ato una piacevol e os s es s i one, es s endo la sua oper a un l i br o che non s i finisce m ai di l egger e e r i l egger e, anche gr azi e al l a s er i e di pubbl i ca- 14 zi oni pos t um e che s t anno p o rta n d o al l a l uce l ’ i nes aur i bi l e t e so ro d e i s uoi m anos cr i t t i . G l i appas s i onat i i t al i ani p u rtro p p o non s ono f or t unat i quant o il p u b bl i co di l i ngua i ngl es e. l a tra d u z io ne de il signore degli anelli p e c c a per un’ i m pos t azi one da ra c c o n to per bam bi ni ( un es em pi o p e r tu tti: gl i «or cs » s ono di vent at i « o rc h e tt i », poi cor r et t i i n «or chi » n e lla re cent e r evi s i one del t es t o ita lia n o ) e s opr at t ut t o per l ’ al t er na rsi d i stil i di s om ogenei . Tol ki en è sta to p o i m al augur at am ent e pr es en ta to in i t al i a com e s cr i t t or e pol itic a me n t e s chi er at o ( al l ’ es t r em a d e stra ) m ent r e l e s ue oper e non s o n o c e rto un m ani f es t o del l e s ue i nc lin a z io n i pol i t i che. i nol t r e, a t ut t ’ og g i, d e lla m onum ent al e storia della Terra di mezzo pazi ent em ent e r acc o lta d a l f i gl i o chr i s t opher, s ono ac c e ssib ili i n t r aduzi one i t al i ana s ol o i p rimi due vol um i ( i racconti perduti e i racconti ritrovati ) s ui dod ic i p u b bl i cat i i n i ngl es e; i nf i ne n o n so n o s t at i t r adot t i gl i aut or evo li e ric chi companions di Wayne G. ha mm ond e chr i s t i na scul l ( The lord of the rings. a readers’s companion e The J.r.r. Tolkien companion & Guide , 2 vol l . ) . Tut t avi a qual cuno ( com e me p rim a del l ’ i ncont r o at t r aver s o il f ilm d i Jacks on) pot r ebbe chi ede rsi: p e rché t ant o ent us i as m o pe r q u e sto s cr i t t or e e per l a s ua Ter r a d i m e z zo? d i cer t o non c’ è una so la sp ie gazi one, m a pr ovo a r i costru ire il m eccani s m o che pi ù ha f a tto le va i n m e. Pr i m a di t ut t o l ’ av e r c re a to un m ondo, f ant as t i co s ol o in q u a n t o non es i s t ent e s u ques ta te rra , m a coer ent e e det t agl i a to, c o n una pr opr i a s t or i a e geog ra f ia , le oT To B R e 2010 pro prie lingue, addirittura i propri calendari. Tolkien scrive il signore degli anelli avendo alle spalle lun ghi anni di lavorìo su questo mo ndo, come emerge dalla lettura de il silmarillion che, per quanto pu bblicato postum o (1977), antedata lo hobbit (1937) e il signore degli anelli (1954-1956), risalendo addirittura al 1916. le stesse appendici de il signore degli anelli allargano a dismisura l’orizzonte della storia: l’anno (tra 3018 e 3019 della Terza era) in cui si è dipanata l’avventura di Frodo diventa un tassello in un a storia plurimillenaria. È un po’ come scoprire che dietro le quinte non ci sono i camerini degli attori, ma che le scene sono in realtà finestre su un paesaggio reale, oltre le quali la visuale è an cora più ampia. Per Tolkien, abile illustratore dei suo i stessi libri (si veda immagini di Tolkien o, ancora meglio, J.r.r. Tolkien artist & illustrator di h ammond e s cull), lo scrittore è come un pittore: se vuole parlare di un albero, deve illustrare anche il prato in cui sorge e il bosco e le montagne sullo sfondo. Questo metodo, molto dispendioso perché so lo una parte del “quadro scritto” vien e pubblicata, dà però una forte coesione alla tram a, sottraendola in un certo senso all’arbitrarietà dell’ autore. È facile per il narratore decidere che un certo personag- gio deve m or i r e, pi ù di f f i ci l e dar e un conte s t o per cui r i s ul t i evi dente che il per s onaggi o i n ques t i one non pote va non m or i r e: per ché s i era attar dat o, per ché aveva m es s o un piede i n f al l o, per ché aveva per- so ogni s per anza. È i l cas o di s i r e denethor ( m i s cus o con chi non ha visto il fi l m o l et t o i l l i br o) : da un punto di vi s t a nar r at i vo, denet hor deve mo r i r e per l as ci ar e s pazi o al ritorno del r e, l ’ er ede l egi t t i m o, aragorn. u n aut or e ha m ol t i m odi per compi er e ques t o “om i ci di o”: una soluzi one s em pl i ce s ar ebbe i n battaglia, m a è l a s or t e r i s er vat a già al re di r ohan; m eno i m m edi at a la soluzione di un s ui ci di o, pl at ea- 15 l e, s u una pi r a i nf uocat a ( e c o me cor po i nf uocat o che s i ge tta d a llo s pal t o pi ù al t o del l a ci t t à n e l f ilm) ; m a s ar ebbe ancor a una so lu z io n e gr at ui t a s e non veni s s e c o stru ita una t r am a che f a capi r e ed a p p re z zar e al l et t or e i l pr oces s o p sic h ic o del l e r agi oni che por t ano a l su ic idi o. N on a cas o nel f i l m , d o v e n d o f or zat am ent e condens ar e l’ a z io n e del l i br o, l a pazzi a di d ene th o r a p par e gr ot t es ca e i nnat ur a le, ta n to da cos t r i nger e Jacks on a ra f f ig u r ar e d enet hor com e un p a z z o f in dal l a s ua pr i m a appar i zi on e ( me n t r e m angi a avi dam ent e e p o i n e l m andar e i l f i gl i o Far am i r v e rso u n a m or t e quas i cer t a) . N el l i br o i nvece denet ho r è u n a f i gur a che cont ende con Ga n d a lf quant o a s aggezza e a c a p a c ità di pr eveggenza. Pr opr i o su lla p re veggenza di denet hor s i g io c a p e r dar e ver os om i gl i anza al l a su a sit uazi one: egl i pos s i ede un p a la n tír, un gl obo di cr i s t al l o s cur o c h e g li per m et t e di veder e cos a su c c e d e i n al t r i l uoghi e l o conn e tte c o n s aur on, i l nem i co, che ne p o ssie d e un al t r o. N el capi t ol o i V de l q u in to l i br o, l a s er a del 13 m ar z o 3 0 1 9 , d enet hor s i chi ude da s ol o in c im a al l a t or r e di m i nas Ti r i th . m o lti da f uor i «vi der o una pal lid a lu c e br i l l ar e e vaci l l ar e dal l e s tre tte f ines t r e per qual che t em po, f in c h é con uno s f avi l l i o s i s pen se » : n o n è det t o es pl i ci t am ent e, ma de n e t hor s t a us ando i l pal ant i r ( n e e ra oT To B R e già stato usato un o da Pippin con ef f etti simili), in cui vede – lo si capirà solo quando si darà alle fiamme con il palantír in mano – la flotta dei pirati che risale il fiume per assediare la sua città. i l lettore però sa, al contrario di denethor, che le navi dei pirati sono in realtà in mano ad aragorn per portare so ccorso, non distruzione. in pratica sauron ha ingannato denethor semplicemente facendogli vedere la realtà, salvo il fatto che le cose spesso sembrano ciò che uno teme di riconoscervi. Per mettere in parallelo tutti questi eventi bisogna co nsultare la cronologia dell’anno 3 019 nell’appendice B. Non è necessario che il lettore sia così attento, ma l’esistenza di questa struttura maniacale (in cui perfino le fasi della luna e i giorni di cammin o sono ricostruibili con precisio ne come ha fatto Karen Wynn Fon stad ne l’atlante della Terra di mezzo di Tolkien ) dà uno spessore che il lettore, anche se si lascia trasc inare dalla corrente inarrestabile della narrazione come il sotto scritto alla prima lettura, coglie inconsciamente nella dimensione della verosimiglianza, ovvero della realtà delle emozioni e dei sentimenti (che non possono che essere qu elli del mondo reale, il nostro). Ques ti collegamenti tra tempi e personag gi di ver s i del l a nar r azi one sono det t i interlacements i n i ngl ese e permet t ono di s i ncr oni zzar e i l libro terz o con i l quar t o e i l qui nt o con la p r i m a par t e del s es t o, l i br i che altrim ent i r accont ano due s t orie godibi l i i n s e s t es s e. l’altro as pet t o, com pl em ent ar e, è la teoriz zazi one che dà Tol ki en di questa s ua cr eazi one, da l ui def i ni ta «sub- cr eazi one» ovver o «cr eazione secondar i a» con cui ogni art i s t a, s cr i t t or e, s cul t or e, pi t t or e, cer ca di r i pr odur r e i l m ondo cr eat o. Tol ki en er a pr i m a di t ut t o pr of es s or e di anglosassone ( ci oè ant i co i ngl es e) a o xf or d. È considerato un gr ande s t udi os o del s uo t em po. le par ol e e l e s t or i e che si nascondono nel l e par ol e ( l ’ et i mologia) er ano per l ui pr of es s i one e passio ne. Q uando m i s ono deci so a saper e qual cos a di pi ù di Beowulf, Galvano e il cavaliere Verde o de la battaglia di maldon , not e opere in ant i co i ngl es e, ho s coperto un nuovo m ondo di col l egamenti con il signore degli anelli e il silmarillion . e cer t o non pot r ò mai arrivar e a l egger l i i n l i ngua originale e a capi r e i l s ens o del le parole com e l o i nt endeva e r i plasmava nel l e s ue oper e Tol ki en. Non a cas o shi ppey, pr of es s or e di lingua in gl es e e l et t er at ur a m edi evale com e Tol ki en, der i va l e s ue i nterpretazi oni r i vel at r i ci del l ’ oper a tolkenian a pr opr i o dal l a com une formazione pr of es s i onal e. i nol t r e Tolkien dedi cò al cuni s cr i t t i agl i artifici che per m et t ono ad una fiaba (oggi di r em m o «f ant as y» o 16 2010 «r accont o f ant as t i co») di o tte n e re det er m i nat i ef f et t i s ui s uo i f ru ito r i . Tr a ques t i s cr i t t i , i l più n o to è sulle fiabe ( pubbl i cat o i n ita lia n o i n albero e foglia ) i n cu i To lk ie n s pi ega per ché l e f i abe de v o n o e ss er e pr es e s ul s er i o e che n o n so n o s ol o «r oba da bam bi ni ». N at ur al m ent e ques t o m i o e n tu sia s m o per Tol ki en di s cende d a l m io i nt er es s e per s onal e e pr ofe ssio n a l e per l o s t udi o del l e paro le e la com pr ens i one dei t es t i an tic h i. s e, a f r ont e di par ol oni com e « e timo l ogi a», «f i l ol ogi a», «ang lo sa sso ne», l o r i t er r et e i ngi us t i f i c a to, n o n s pavent at evi : l a f ont e di ma g g io r pi acer e è l a s em pl i ce l ettu ra d e ll e oper e t ol keni ane, s enza b iso g n o di ul t er i or i conos cenze. l e g g e re Tol ki en vi r i por t er à ai t emp i in c u i l a t el evi s i one, i l ci nem a e il te a t r o er ano val i dam ent e s os titu iti d a una s t uf a e dai r accont i de l g e n ito r e per f ar addor m ent ar e ( m a a n c h e i s t r ui r e accor t am ent e) i f ig li o, se pr ef er i t e, dai r accont i de ll’ o sp ite che veni va da l ont ano e av e va v isto paes i m er avi gl i os i pi eni d i a n im a li s t r ani e uom i ni s t r anam en te v e stit i . Vi ene vogl i a di pot er l i a sc o lta r e dal l a vi va voce del l ’ au to re ( la Tolkien audio collection – a lc u n i br ani s ono r eper i bi l i i n in te rn e t – può s azi ar e ques t o des i de rio ) , se dut i at t or no ad un t avol o e d a va n ti ad un boccal e di bi r r a i n sie me a pochi am i ci f i dat i , i nt er ro mp e n d o ogni t ant o i l nar r at or e per c h ie d e rgl i qual che chi ar i m ent o o d e tta g lio che r i t eni am o i m por t ant e p e r c a p ir e l a s t or i a. Immagini: p. 14: Piscina mirabilis, litografia di G. mariani da Poliorama pittoresco , 4/1 (1839-1840), Napoli, p. 43. p. 15: il disegno di Tolkien per la sovraccoperta della prima edizione inglese de lo hobbit reinterpretato in un acquerello di marta Passarelli. p. 16: il quadro descritto da Tolkien in “Foglia” di Niggle realizzato ad acquerello da marta Passarelli. MIGRANTI SOMMARIO 17 F L O R I A N O G O V ONI 18 L’URLO DELLO SHOGUN MORDIMI VAMPIRES SUCK G U R U & AL L b L AC k PANDA 19 PANE E INTERNET G R E tA G A Mb E R I NI MA R t I N A G I O R D ANI F R A N C E S C A PO L U zzI 20 HOLLYWOOD PARTY SOMEWHERE E MANU E L E C ANANzI ‘SVICOLANDO’ è StAtO REALIzzAtO DALLA LIbRERIA DEGLI ORSI E DALLA REDAzIONE DI bORGOROtONDO INSERTO CHIUSO IL 20 OTTOBRE E’ sempre più difficile abitare in città. Ho difficoltà a procurarmi lo stretto necessario per vivere. “Quand’ero giovane, mi diceva mio nonno , vivevo nell’abbondanza; tutti mi volevano bene e facevano a gara per offrir mi da mangiare. Lo ammetto: ero un mantenuto, ma a me questo non importava perché non ero io a chiedere: erano gli altri che si preoccupavano per me. I bolognesi sono sempre stati molto generosi, per questo motivo i miei antenati non hanno mai abbandonato la città. Durante le carestie e le pestilenze la vita era dura, anzi bisognava stare molto attenti e muoversi con circospezione per evitare brutti incontri… perché anche a bologna, lo dice la storia, non sono mai mancati i malintenzionati. Nonostante ciò i miei predecessori se la sono cavata sempre abbastanza bene” . Mi ricordo che mio padre, di buon mattino, mi accompagnava spesso in piazza Maggiore e mi faceva visitare la basilica di San Petronio, il palazzo d’Accursio e il palazzo del Podestà; addirittura andavamo anche sulla torre dell’Arengo: era bello, dall’alto, ammirare la piazza gremita di persone e, per le feste “grosse”, era uno spettacolo assistere alle processioni che si snodavano per le vie cittadine. Spesso ci riposavamo sui gradini della basilica o, meglio ancora, sostavamo alla fontana del Gigante per bere e per rinfrescarci. Ora le cose sono cambiate e quindi ho deciso di lasciare bologna e di trasferir mi in campagna anche se, al solo pensarci, mi si stringe il cuore. Qui or mai è un dato di fatto: non ci sopporta più nessuno; per farcelo capire hanno installato diversi sistemi che ci impediscono di sostare tranquillamente. Non siamo più padroni di goderci la nostra libertà. Anche la vecchia Lia, l’unica persona che aveva a cuore la nostra sorte, non può più svolgere il suo lavoro sulla piazza. E’ giunto il tempo di migrare, come hanno fatto tanti miei amici nei mesi scorsi; anche Stella, la mia compagna, la pensa così. “Ruben, mi ha detto , vedrai che troveremo un posto dove ancora verrà apprezzata la nostra presenza. t i ricordi lo scorso anno quando andammo alla fiera di DAL C ONC ORSO SVIC OL ANDO 2009 MIGRANTI FLORI ANO GOV ONI Persiceto? Restammo per un giorno intero e nessuno ci diede noia: anzi ebbi l’impressione che apprezzassero la nostra presenza. Gli artisti di strada, poi, ci fecero festa e pretesero addirittura che anche noi partecipassimo ai loro spettacoli. Fu una bella esperienza che potremmo ripetere anche quest’anno. E poi se andiamo per tempo possiamo fare nuove amicizie e trascorrere, in pace e libertà, gli ultimi anni che ci restano da vivere” . Una mattina di luglio Ruben e Stella, dopo aver ammirato per l’ultima volta i bei monumenti bolognesi, si diressero verso Persiceto. 17 splendenti sotto il sole d’estate. Sul supporto di una di esse c’erano sedute due persone mentre un ragazzo, sulla sua bicicletta, manteneva l’equilibrio appoggiandosi con una mano alla scultura. “Vietato appoggiarsi” , recitava un cartello collocato nei pressi delle sculture, ma sembrava che nessuno se ne curasse. Ruben guardò Stella e disse: “Si vede che qui i divieti si possono infrangere; siamo stanchi per il viaggio, vieni che ci riposiamo anche noi, per un mom e n t o . su quella statua”. D e t t o e fatto; dopo un attimo già assaporavano il beneficio di quella sosta. Non ebbero nemmeno il tempo, però, di contemplare la bella facciata della chiesa che il ragazzo in bicicletta li raggiunse e li scacciò, in malo modo, dalla loro postazione. Ruben e Stella, increduli e disorientati, MORDIMI - fuggirono velocemente e si rifugiarono vicino ad un loro compagno che aveva assistito alla scena. Dopo essersi ripresi dallo spavento, Ruben si rivolse al nuovo compagno e chiese: “Sei del posto?”. “Certo, rispose , abito qui da diversi anni”. “Spiegami allora perché ‘loro’ possono infrangere i divieti e noi no!” “Mi meraviglio della tua domanda; or mai sei avanti con gli anni e, da tempo, dovresti aver capito la mentalità di certi uomini…” “Scusa se ti interrompo, ma la legge e le regole non sono uguali per tutti?” “Certamente, rispose, ma come dice Orwell: tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Ruben rimase in silenzio per un momento, poi si rivolse al nuovo com- pagno e disse: “Vieni con noi a fare un giro di ricognizione sulla città?” “Senz’altro, rispose , e se volete posso anche farvi da cicerone”. “Certo che vogliamo” dissero all’unisono Ruben e Stella e, immediatamente, si alzarono in volo tutti e tre, grugando all’impazzata, mentre ‘quelli’ della piazza alzarono, con indifferenza, lo sguardo. L’aria era infuocato, ma una leggera brezza accarezzò le piume dei tre piccioni; la vista di borgo Rotondo li entusiasmò e ancor più li entusiasmò la campagna circostante. Rubens si accostò a Stella e, dalla contentezza, improvvisò una “sofferta” giravolta; Stella lo guardò amorevolmente e, per un lungo attimo, le parve di vedere il mitico Jonathan. VAMPIRES SUCK (2010) GUR U & A L L b L A C k PANDA A vete sempre sognato di avere come ragazzo un vampiro bello e dannato? Avete sempre voluto che qualcuno vi dicesse frasi sdolcinate e profonde? buon per voi, però questo film non vi darà alcun tipo di soddisfazione. Infatti “Mordimi” , diretto da Jason Friedberg, anche regista di “Epic Movie” e “Disaster Movie” , è quel tipo di pellicola che smonta quei personaggi misteriosi e romantici creati da Stephenie Meyer e li mette in ridicolo. Perciò Edward Cullen non è un vampiro sentimentale che filosofeggia sull’amore, ma un ragazzo preso da frequenti turbe ormonali che non riesce a salvare le sue ragazze dalla sete di sangue della sua famiglia; così Jacob black, il prestante lupo mannaro che tutte le ragazze vorrebbero nel proprio letto, è il povero ragazzo-di-riserva che è in una tribù di indiani omosessuali. GURU: io sono letteralmente morto dal ridere! Dall’inizio del film, in cui una fan di Jacob dà una badilata ad una fan di Edward, alla fine. Voglio dire, cosa posso desiderare nella vita se non vedere Jacob black che invece di sfoderare una tartaruga tira fuori un tappeto di peli? (ovviamente non vi sto rovinando il film, dato che tutte queste scene sono nei trailer). In sintesi: questo film è favoloso! Solo una cosa 18 devo specificare: se siete fan di twilight non dovete prendervela se i vostri idoli sono presi in giro, siate sportivi, ok? L’URLO DELLO SHOGUN ALL BLACK PANDA: Sinceramente, una delusione. Con la bellezza di 20 milioni di dollari (contro il non molto maggiore budget di “twilight” , che ne contava 37), la possibilità di creare un film non solo molto meno scontato, ma almeno di più lunga durata, c’era ed è stata sprecata senza ritegno. In breve, il momento peggiore? Quello in cui Edward giocola con una mela, una palla da bowling, ed un neonato. Il problema? è che la palla finirà per schiacciare il bambino. E a parer mio la violenza sui bambini segnala la totale disperazione, la completa mancanza di idee alternative e, sempre a parer mio, non dovrebbe essere ammessa a scopo umoristico. L’unica nota positiva? L’espressività. Dell’attrice che interpreta bella, o meglio, becca, che, straordinariamente, è molto più espressiva di kristen Stewart. Nonostante la imiti, anche troppo bene. D IS E GN O D I DOMENIC O MOSC A D I S EGNO D I V I NCENzO CI t RO Giunsero a mezzogiorno mentre l’orologio della torre campanaria scandiva quell’ora con i suoi rintocchi. Nella piazza c’erano diverse sculture, belle e PANE E INTERNET GR EtA GA Mb ER I N I , M AR tI NA GI ORDANI , FRANCESCA P OLU z z I G li adulti parlano della nostra generazione, dei giovani d’oggi come di ragazzi “dipendenti dalla tecnologia”. Forse hanno ragione, in fondo non possiamo fare a meno dei cellulari, non riusciamo a privarci dei computer, che ci permettono di tenerci in contatto con amici da tutto il mondo attraverso i social network, non riusciamo a toglierci gli iPod dalle orecchie attraverso i quali possiamo avere sempre la nostra musica. Forse è vero, siamo esagerati, ma se si cambiasse il punto di vista? Sembra infatti che il futuro sia la tecnologia stessa. Quante cose ormai possono essere fatte attraverso la rete? si possono gestire gli affari, controllare i propri conti corrente, fare la spesa, pagare le bollette e tante altre cose. A quanto pare è proprio la generazione degli adulti che si dovrà adattare! Per aiutare le “vecchie generazioni” ad avvicinarsi al computer e alla rete, la Regione EmiliaRomagna con la collaborazione del Comune di San Giovanni in Persiceto ha organizzato dei corsi gratuiti. Lo stesso ISIS Archimede ha partecipato all’iniziativa, proponendo come “facilitatori”, gruppi di studenti volontari che seguiranno lo “studente” passo passo. Agli studenti verrà attribuito un credito formativo, utile per il voto di maturità e la Regione regalerà un Hard Disk esterno. Il progetto consta di quattro corsi gratuiti da 20 ore che saranno utilizzate per insegnare l’AbC del computer: utilizzare il mouse, la posta elettronica e Internet; quindi la ricerca delle infor mazioni, i rischi della rete e l’archiviazione di dati. L’ultimo passo sarà quello di imparare ad utilizzare i servizi della Pubblica Amministrazione disponibili sul web. tutto ciò è quindi volto ad avvicinare gli adulti e gli anziani al pc. Il primo corso si è avviato lo scorso 13 ottobre all’interno dell’ISIS Archimede, con due lezioni settimanali (mercoledì e venerdì), dalle 15:30 alle 17:30, per la durata di cinque settimane. Il secondo corso comincerà mercoledì 17 novembre con le stesse modalità e terminerà prima di Natale. Le lezioni saranno tenute da un esperto di computer aiutato dai ragazzi partecipanti all’iniziativa come tutor. I restanti corsi avranno luogo a “Futura” che ha sede in via bologna 96/e in date ancora da definire. Quindi perché non partecipare? In questo modo il partecipante avrà la possibilità di avvicinarsi ai propri figli o nipoti e potrà imparare a svolgere tutte quelle operazioni, spesso noiose e lunghe tramite la rete. 19 D H “SOMEWHERE” HOLLYWOOD PARTY SOfIA COPPOLA, U.S.A. 2010, 98’ evo pulire il monitor del pc. La Vale mi dice Devi pulire il monitor del computer. Prendi lo sgrassatore e un panno Swiffer che usiamo per il parquet, vedrai come vien bene, le dico io. No, dice lei, l’hai sporcato tu lo devi pulire tu. E c’ha anche ragione, volendo, ma non è che c’ho rovesciato sopra lo yogurt o della birra, è che a usarlo di fuori gli alberi piangono e lo macchiano con quel liquido trasparente un po’ appiccicoso che fan cadere dai rami o dalle foglie non so. Domani lo pulisco. Se mi vien voglia. Il mio film preferito è Apocalypse Now, la prima volta che l’ho visto avevo diciannove anni. Alessandro mi ha portato fino a Castel San Pietro, abbiam preso l’autostrada per andare al cinema. Solo un’altra volta ho preso l’autostrada per andare al cinema, nel Duemilaecinque quando sono andato a Reggio Emilia a intervistare Silvano Agosti mentre in sala proiettavano il suo Matti da Slegare. E’ stato molto gentile Silvano Agosti a concedermi l’intervista per il documentario che stavo girando in quell’anno sui manicomi, su Franco basaglia e sulla la legge 180. Questo documentario poi, credo nello stesso anno, è stato proiettato a Venezia, non al festival del cinema, ovviamente, in un centro sociale, all’interno di un evento organizzato dalla mitica Accademia della Follia, la compagnia teatrale di uno dei miei più grandi mentori, Alessandro Flora, mezzo bosniaco e mezzo friulano, ne ha passate di ogni, Alessandro Flora: eroina, trattamenti sanitari obbligatori, sodomizzazioni 20 EMANU ELE CANANzI durante i conflitti nei balcani degli anni novanta. Per farvi un’idea del personaggio, se volete, guardate la foto di Nicolai Lilin che c’è in copertina sul suo Educazione siberiana e immaginatelo quindici anni più vecchio. Silvano Agosti, adesso che mi ricordo, durante l’intervista, bella per carità, mi ricordo che se l’era presa coi miei piercing e con quelli della ragazza che mi accompagnava. Diceva che ci eravamo fatti i piercing per un bisogno latente e non soddisfatto di farci toccare dagli altri e di toccare gli altri. Mi sembra che sul momento ci fossi rimasto male. A Castel San Pietro invece, quando avevo diciannove anni e Alessandro diciotto e guardavamo per la prima volta Apocalypse Now, io penso che in quel momento ho capito la potenza del cinema, l’ho vista come se stessi guardando da vicino un esplosione nucleare, uno spettacolo che ti fa mancare il respiro, ma che sai che ti colpirà, forse a morte, e, comunque, ti rimarrà addosso per l’esistenza. E così è stato. L’insight. Dopodiché si è passata con Alessandro una lunga estate a vedere tutto il repertorio cinematografico di Alberto Sordi, che ci faceva ridere da matti, a parlare di neorealismo italiano, a fumare una marea di cannoni (bei tempi, quando c’era il tempo di farlo…) e a fare le sei del mattino montando i primi cortometraggi. Siamo anche finiti in questura, una volta, perché facevamo delle riprese fuori da una caserma dei carabinieri, di notte, pensavano che fossimo dei terroristi, ci han rila- sciato all’istante. Mentre ci portavan dentro però siam riusciti a riprendere la volante con le sirene accese, inquadratura che c’è servita, abbiam montato anche quella. Sofia Coppola. Sofia Coppola è brava come il suo papà,che sarebbe poi Francis Ford Coppola, regista, tra gli altri, di Apocalypse Now, che sarebbe, come si diceva sopra, il mio film preferito. Brava come suo papà, solo che è una donna, quindi le cose le fa ancora meglio. Io non so. Questo film? Una boccata di aria fresca settembrina dopo le caldane di Luglio e Agosto; il primo piatto di tortellini alla panna dopo quattro mesi di dieta; il letto di casa tua dopo quindici giorni di in tenda zaino al seguito. Inquadratura iniziale, esterno giorno, macchina da presa ferma sullo stativo senza movimenti. La pianura desertica e sterminata californiana, il rombo tonante del motore di una Ferrari. L’auto fa cinque o sei giri di pista, in cerchio, noi la vediamo solo quando passa davanti alla cinepresa, per il resto sentiamo il rumore. Fate conto dieci secondi in cui la vediamo e almeno quindici o venti in cui sentiamo solo il rumore. Per cinque volte questa cosa, una macchina che continua a girare in rotonda, a tutta velocità come una vita che si vive al massimo degli eccessi; ma senza riuscirci a uscire da questo cerchio, come una vita in stallo, senza una chiara via di sbocco. tecnicamente più di due minuti di camera fissa nei quali solo per un terzo del tempo vediamo qualcosa che si muove. La gente in sala ride, fa battute sull’evidente lentezza del film. Anch’io faccio dell’ironia sulla possibilità che il film sia tutto così. Scena madre, m’immagino, l’auto che va in panne, ma fuori campo. Intanto però inizio a respirare aria buona. Inquadratura finale, esterno giorno, la Ferrari corre dritta su una strada senza fine della sterminata e desertica pianura californiana; la MDP la inquadra da dietro, inseguendola, quasi con difficoltà. Alla fine del racconto il protagonista, lo stesso che all’inizio era imprigionato nella rotonda di eccessi senza uscita, adesso ha trovato lo sbocco. Non solo. Accosta, lascia l’auto sul ciglio della strada e continua il cammino da solo. Ha preso l’uscita, la via retta, e ha deciso di percorrerla con le sue gambe. Meraviglioso. banalmente eccezionale. In altre occasioni avrei detto Un cerchio che si chiude, ma non è proprio questo il caso. Per sapere quello che c’è in mezzo, chi ne ha voglia, si guardi il film. A proposito, uno degli assistenti alla regia della parte girata in Italia di Somewhere è italiano e si chiama Franco basaglia, un omonimo, ma che mi ha fatto tornare in mente il Duemilaecinque. oT To B R e 2010 a ...m i soN o sca VaT cos e uNa TaN a Nel le che ho leT To, e Nes suN o PoT rà ri, ma i Tir arm i Fuo For za. .. Nem meN o coN la ) aiN aol o’F (Nu ala u n titolo isterico, per una epopea dell’isteria: Chiedi scusa! Chiedi scusa! la reiterazione compulsiva della frase è tipica di chi non è abbastanza adulto per dialogare, ma è abbastanza vecchio per ingiungere, pretendere, imporre; di chi è troppo impulsivo per riflettere, ma poco empatico per ascoltare; troppo coinvolto per desistere, ma troppo narcisista per accettare un altro punto di vista. Qui però l’isteria non è un tratto solo femminile, o individuale, ma riguarda, coinvolge e trascina tutta un’intera famiglia. Perché, se è la madre, per giunta figura dominante della famiglia, che immette nella comunicazione una buona dose di follia, l’effetto generale è un ampliamento di ogni istanza, in un reciproco rispecchiamento, da parte di ogni componente. tutta la famiglia qui rappresentata, infatti, è uno strano agglomerato di idiosincrasie individuali: la madre anais è la ricca erede di un giornalista ed editore roccioso, detto il Falco, per la sua capacità e abilità di piombare sulle sue prede. il problema è che il Falco, che si è fatto da sé e vive con austerità, con offeso contegno e aristocratica riservatezza il suo impegno politico – culturale, getta un’ombra su tutti, anche da lontano. la propensione del Falco per un’etica rabbiosa e aggressiva, a favore di ideali liberali titanicamente incarnati in solitudine, si è trasformata e degradata nella figlia in una sorta di protagonismo narcisista che si manifesta in mecenatismo esibizionista con i soldi del ricco genitore: frequenta e finanzia gruppi e gruppuscoli, sedicenti rivoluzionari, artisti deliranti, compagini di tipacci inconcludenti ed emarginati, vittime dei propri deliri di grandezza e delle proprie manie di persecuzione. il Falco resta isolato nel suo regno, con poche, rarefatte incursioni nella vita della figlia, solo per mettere qualche pezza ai danni da costei provocati, in particolare nei confronti dei nipoti. la figlia quindi imperversa destrutturando ogni comunicazione e rapporto. LE VOCI NELLA TESTA M au R I z I a C oT T I la vita della signora infatti è caotica, irregolare, dispersiva, irragionevole fin nelle cose più elementari, priva com’è di regole di qualsiasi tipo, come quella di un adolescente maleducato. i tanti cani della signora sono tutti in casa. Entrano ed escono giorno e notte, saltano sui tavoli, baruffano… viziati e indisponenti, ricevono le medesime attenzioni, se non maggiori, dei due figli, Collie e Bingo, pure loro con nomi di cani. il marito e il cognato di origini irlandesi, simbiotici e opportunisti, sembrano essere a loro agio. Non si risentono del disordine, anzi nel caos sguazzano: lo vivono piuttosto come opportunità per ricavare proprie nicchie e per coltivare i propri vezzi. il marito, un tempo rosso di capelli, ex cacciatore di dote, in fondo ora è accasato con soddisfazione. Epiche sono la sua pigrizia e la sua disaffezione al lavoro. Con il matrimonio si è procacciato il necessario ed anche il superfluo per sé e per suo fratello a carico, tom, che lo accudisce, blandamente, ma devotamente, forse per gratitudine, forse perché sfaccendato, con nulla di meglio da fare, forse per disadattamento generale al mondo. lo zio tom, in effetti, sembra incline ad atteggiamenti di cura un po’ goffi e maldestri, in particolare verso i piccioni, ma anche verso gli altri e, pasticciando, pasticciando, riesce a volte a dire o fare qualcosa di abbastanza buono, da essere amato dai nipoti. Cucina con risultati variabili e sostiene in modo equanime ora lo sproposito dell’uno, ora lo sproposito dell’altro, onde non ricavarne troppo disagio. i drammi sorgono all’improvviso bizze inutili contro la logica delle cose, a partire da inezie. a volte decadono come gli uragani rimasti senza energie, a volte divengono sfracelli a partire da un refolo di vento. una specie di esercizio della stupidità, che, è noto, più si esprime, più 21 vorrebbe esprimersi in una sorta di accanimento a vuoto. Collie, che è anche il narratore, racconta ciò che non capisce: la sua lotta per crescere è uno sforzo terribile, dovendo egli correggere tutte le distorsioni, silenziare tutti gli echi che la famiglia gli ha messo in testa urlando, gridando, commentando, e nel cuore, reprimendolo e sgridandolo. il libro è particolare, sempre su un difficile crinale tra l’ironia, il divertimento, l’inconsapevolezza suicida/omicida dei protagonisti, che scivolano da una conversazione all’altra, da un evento all’altro, da un dramma all’altro, sbagliando tutte le sfumature emotive che la situazione dovrebbe ispirare, prendendo posizione sempre nella direzione meno prevedibile o normale o di buon senso. le argomentazioni paradossali vengono sostenute con grande convinzione, leggendo le azioni altrui al peggio, anteponendo ai chiarimenti, le aspettative deluse e mai dichiarate, le suscettibilità alle intenzioni, gli effetti alle cause… vince chi pretende le scuse. il dialogo sorprende il lettore, perché a piccoli passi lo porta dentro ad un ginepraio, dove si ride molto; egli si convince che è stata acchiappata e fissata nella sua irriducibile insensatezza una realtà ineffabile. Ma poi finisce con il domandarsi: può dirsi davvero un’eccezione? Per quanto disfunzionale e caotica possa essere, la famiglia qui rappresentata esprime sempre quel forte legame che determina i destini di ogni famiglia: ogni voce parla fuori tempo, passando da uno sproposito all’altro, intrecciandosi con le voci di tutti, in un disegno bizzarro, ma alla fine patrimonio di molte esperienze. Elizabeth kelly, Chiedi scusa! Chiedi scusa! , Milano, adelphi, 2010 oT To B R e LIBRI IN CORSIA 2010 uNa BiBiliotECa iN oSPEdalE ChIaRa SeRRa V alentina ha avuto un’idea. l’ha presentata al sindaco nel novembre 2009 ed ora il suo progetto sta per diventare realtà. una biblioteca all’interno dell’ospedale ss. salvatore di san Giovanni in Persiceto nasce con lo scopo di «far vivere in modo meno doloroso il momento del ricovero e della degenza dei pazienti». Queste parole le ha scritte Valentina Penzavecchia, una giovane ragazza laureata come operatore culturale in scienze della formazione, area pedagogica, animata dal desiderio di far qualcosa per chi è isolato; il mondo dei libri non le è nuovo, infatti per più di un anno ha svolto tirocinio presso la biblioteca ragazzi di Persiceto e ora è impegnata con il servizio civile nella biblioteca di castel maggiore. il progetto, chiamato libri in corsia, viene sostenuto attivamente dall’associazione acli “Giuseppe Fanin”, dal comune di s.Giovanni e dall’asl che lavorano insieme per promuoverlo; accettata la proposta di una biblioteca in ospedale, si è pensato di estendere la partecipazione a quanti più persicetani possibili. così la biblioteca G. c. croce sezione adulti e sezione ragazzi di Persiceto e la biblioteca di decima si sono impegnate a donare libri; le edicole e i librai del Paese invece regaleranno una novità fresca di stampa al mese. anche la tipografia il Torchio ha preso parte al progetto, stampando le etichette con le quali i volontari han “vestito” i libri per identificarli; il logo di libri in corsia nasce da un disegno ideato da davide Penzavecchia poi realizzato da matteo Franceschini, che ha contribuito nella realizzazione dei volantini e della grafica. inizialmente vi fu un dibattito sull’utilizzo del termine “in corsia” poiché alcuni ritenevano richiamasse un’idea negativa, quella della degenza, in realtà fu poi approvato in quanto richiamava immediatamente l’idea che voleva trasmettere: uno dei punti saldi di questa biblioteca è infatti l’opinione che «il libro può contribuire a rendere l’ambiente ospedaliero più umano, meno distante dagli spazi quotidiani di vita… l’ospedale deve essere sempre meno un luogo separato dalla realtà e non solo luogo di cura, al benessere psico-fisico deve aggiungersi la cultura». cerchiamo ora di capire come sarà organizzata questa biblioteca. i più attenti si saranno accorti che poche righe fa ho utilizzato il termine volontari. sì perché coloro che si sono resi disponibili a far crescere questa brillante idea di Valentina, sono tutti volontari che gratuitamente dedicano il loro tempo libero a questa iniziativa: volontari di tutte le età, dai ragazzi della Parrocchia alle mamme, dagli studenti universitari ai lavoratori e infine le immancabili amiche! 22 le informazioni che vi do potrebbero subire variazioni in base a come gli eventi si svilupperanno nei prossimi mesi, infatti si è nel pieno di work in progress e ogni giorno che passa vi sono novità in merito a materiale che deve pervenire e all’organizzazione dell’evento; ma dalle chiacchiere che ho fatto con Valentina la gestione della biblioteca dovrebbe mantenere le linee che mi accingo a darvi. utilizzerò come tempo verbale il futuro perché oggi, giorno in cui sto scrivendo, è una calda giornata di agosto, e quando la biblioteca nascerà sarà già autunno… Novembre 2010. inaugurazione! la sala adibita a biblioteca si troverà al primo piano dell’ospedale, in quella che ora ospita le riunioni del personale ospedaliero; per l’occasione sono stati comprati due armadi che verranno rimpinguati di libri per un massimo di 200 kg; gli armadi dovranno essere chiusi per questioni igieniche, al fine di rendere la stanza meno seriosa si è pensato di decorarli con grandi adesivi che richiamassero i libri contenuti al loro interno. Verranno anche aggiunti tavoli e una postazione computer per la consultazione di documenti e media multimediali. due volte l’anno i libri verranno revisionati in modo da operare uno scarto e rifornire con nuovo e aggiornato materiale la biblioteca. Per una questione burocratica i libri non possono appartenere all’ospedale, per questo saranno di proprietà dell’acli che li presterà all’ospedale: l’ospedale si propone così di essere un custode di beni. Per ragioni sanitarie e igieniche ogni libro sarà ricoperto da una copertina trasparente, poi un’apposita etichetta indicherà la classificazione decimale dewey e un bollino colorato sarà utile per l’individuazione dei vari generi letterari (libri gialli o rosa); oltre alla sezione di libri per adulti, che sarà comunque la più ricca, ver- oT To B R e 2010 rà allestita una piccola sezione per ragazzi e bambini. come sarà effettuato il prestito? È molto semplice, alla biblioteca possono iscriversi gratuitamente tutti gli utenti che lo desiderano, sia pazienti che familiari o personale medico, l’iscrizione avviene attraverso la compilazione di un modulo, sia cartaceo che informatico, e la presentazione di un documento valido di identità. la gestione dei prestiti verrà effettuata tramite un semplice programma informatico (BooK-dB) che consente ai volontari, non bibliotecari di professione, di muoversi facilmente; l’utente potrà trattenere il libro per un mese. Preventivamente è stata messa in conto la possibilità che alcuni libri possano essere smarriti (libri a perdere) perciò dovrà esserne organizzata una scorta per reintegrare le lacune. Per monitorare la situazione e far statistiche riguardo ai libri più richiesti e al numero di utenti che accede frequentemente in biblioteca, si è pensato di dotarsi di un grande registro sul quale scrivere annotazioni di tal natura; su questo “librone” dovranno anche prenotarsi i pazienti che desiderano godere del servizio “lettura in camera”. Nella situazione in cui il compagno di camera fosse d’accordo nell’assistere ad una lettura, i volontari si impegnano a far vivere un libro attraverso la loro voce. ma… una delle idee più mirabolanti consiste nella vera e propria creazione di audiolibri. ebbene sì. Per coloro i quali volessero ascoltare in pace un libro, la comeT di Persiceto ha donato una serie di lettori cd con cuffie, che verranno rigorosamente cambiate dopo ogni uso, e cd da registrare. le letture da immortalare su supporto audio vengono effettuate in maniera “amatoriale” dai nostri volontari che con performance da “grandi maestri” cercheranno di allietare il soggiorno in ospedale dei degenti. il tutto verrà realizzato grazie al sostegno e alle apparecchiature di massimo Bergamini, noto ai più come Fiffo. Questa delle letture create ad hoc per i pazienti, è e rimane comunque un’idea molto interessante e originale che Valentina porta avanti con passione, esperienza da lei già sperimentata durante il periodo di servizio civile a castel maggiore dove ha preso parte al corso e poi al gruppo di lettura per adulti tenuto da marcello Brondi, attore ferrarese noto per i suoi spettacoli itineranti. Grazie al sostegno e alla fiducia dei bibliotecari di castel maggiore, Valentina ha partecipato attivamente al progetto “Nati Per leggere”, promuovendo la lettura ad alta voce nelle scuole materne. oltre a libri e audiolibri si potranno prendere in prestito e visionare videocassette donate dalla biblioteca G. c. croce. il progetto prevede inizialmente un’apertura della biblioteca all’interno dell’ospedale per tre giorni alla settimana: lunedì, mercoledì e sabato dalle 15 alle 18; i volontari saranno coordinati da un responsabile con profilo di bibliotecario (Valentina) e si impegnano a riunirsi mensilmente per fare un resoconto della situazione e operare critiche costruttive all’andamento del progetto. dal momento che tutto si basa sulla gratuità, non si pensi che non vi siano spese da effettuare, proprio per tale motivo a fine aprile 2010 è stata promossa una vendita di torte e piante per autofinanziamento e si è colta l’occasione per 23 iniziare a spiegare il progetto alle persone in modo da sensibilizzare la popolazione, e sperare in donazioni di libri. si ricorda che questa non è un’occasione per liberare le cantine da vecchi libri ormai fuori uso diventati prendi polvere, ci vuole un po’ di sensibilità anche nella selezione del materiale; chiunque volesse contribuire regalando a “libri in corsia” un proprio libro può anche far riferimento alla biblioteca G. c. croce che ha aiutato e aiuterà nello smistamento. l’intento è proprio quello di coinvolgere quanti più persicetani possibile e come si può intuire le forze che si son rese disponibili sono numerose. Valentina si è raccomandata di ricordare e ringraziare tutti coloro che stanno sostenendo il progetto: le edicole, le librerie, la comeT, le biblioteche, il circolo acli, il Torchio, grafici e fonici, il sindaco di Persiceto, il personale sanitario con l’amministrazione ospedaliera, la Parrocchia di san Giovanni (don Giovanni, don marco e amaddio) per aver concesso la sala dove i libri sono stati depositati prima di giungere in ospedale e dove i volontari hanno lavorato per organizzare il tutto, i suoi ragazzi del catechismo e la famiglia che l’ha supportata con fiducia; infine si ringraziano tutti i volontari e la stessa Valentina che han avuto coraggio, audacia e il giusto entusiasmo per buttarsi in questa bella avventura! Non mi resta che fare un grande in bocca al lupo alla nuova Biblioteca dell’ospedale ss. salvatore, sperando di aver suscitato in voi un po’ di curiosità e interesse. Portare i libri in ospedale è come regalare una ventata d’aria fresca a chi si trova momentaneamente costretto in suddetta struttura; leggere ci permette di creare mondi fantastici, rifugio importante per ognuno di noi. È bello poter donare momenti di piacere e serenità a chi ne ha bisogno. liBri iN corsia si propone proprio questa missione, è un impegno importante che va sostenuto con passione e gioia! oT To B R e 2010 IL SAPONE ChE FA BENE ALL’AMBIENTE la CaSa dEl dEtErSivo alla SPiNa CeCILIa BuSSoLaRI l a casa del detersivo alla spina è in via rocco stefani, di front e a l l a c a s a d e l Po p o l o l o r e dano Bizzarri e al cheek to cheek. s e p a s s a t e c i t r o va t e m a n u e l a , c h e t r a va s a d e t e r s i v o d a l l e t a n i c h e i n plastica, che stampa le etichette per i prodotti o che risistema gli s c a f f a l i o i l n e g o z i o. s e l a v o s t r a è u n a f a c c i a n u o va s i c u r a m e n t e m a nuela poserà la tanica, o lascerà la scopa in un angolo per chiedervi se sapete come funziona l’acquisto di detersivi alla spina. ci tiene a dare una spiegazione completa anche a chi è entrato solo per dare un’occhiata, vedendo le taniche che coprono le pareti o incuriosit o d a l p a s s a p a r o l a . “ Fi n i s c o p e r p a r l a r e t r o p p o, a v o l t e i c l i e n t i m i d e v o n o f e r m a r e ” m i d i c e, e s i c a p i sce quanto ci tiene non solo all’attività, ma anche a promuovere la consapevolezza che un piccolo gesto come l’acquisto di un sapone o di un detersivo può trasformarsi rapidamente in un comportamento r e s p o n s a b i l e v e r s o l ’ a m b i e n t e. Va d o d a m a n u e l a u n p o m e r i g g i o, per fare una chiacchierata con lei sull’attività della vendita di detersivi sfusi e sulle differenze che questo comporta rispetto alla classica vendita dei prodotti in flacon e. m i f a s e d e r e a l b a n c o, i n m o d o che io possa prendere appunti. il m i o r e g i s t r a t o r e è a c c e s o, m a v i e n e p r e s t o d i m e n t i c a t o, p r i m a l a s c i a t o d i s t r a t t a m e n t e d i l a t o s u l t a v o l o, poi man mano sempre più coperto da una serie di fogli che manuela tira fuori l’uno dopo l’altro da alcuni raccoglitori. sono le pagine stampate di tutto quello che le è servito per aprire il negozio e le serve tutt’ora per gestire l’attività: escono dalle carpette trasparenti copie di articoli sul consumo di detersivi alla spina e su altre attività simili a quelle di manuela, sondaggi regionali con i dati relativi all’effettivo risparmio energetico consentito dalla vendita del prodotto sfuso; vengono sparpagliate e aperte sul banco le schede tecniche dei prodotti, compilate dai l a b o r a t o r i d i p r o d u z i o n e, l a c o m posizione chimica di saponi e detersivi; manuela mi mostra senza p r o b l e m i p e r f i n o l e f a t t u r e, c o n spese di consegna e costi di tras p o r t o. Pe r o g n i c o s a c h e m i d i c e, m a n u e l a e s t r a e u n f o g l i o, e m e l o mostra. mi fotocopia alcuni articoli e le pagine con i componenti dei prodotti, e ci tiene a lasciarmeli in modo che possa leggerli con calma e r i t r o va r e q u e l l o c h e m i s t a d i c e n d o. Pe r o g n i p a r o l a , p e r o g n i f r a s e, c’è la sicurezza della fonte altra, l a p r e c i s i o n e d e l d a t o t e c n i c o, l ’ a f fidabilità della carta stampata, che permette a chiunque di eseguire una verifica. “eh, mi sono messa a studiare” mi dice ancora, dopo avermi raccontato di come in realtà avrebbe voluto a p r i r e u n a l a va n d e r i a s e l f - s e r v i c e. i l p r o g e t t o p o i è v e n u t o m e n o, m a manuela non ha voluto rinunciare ad aprire un’attività sua, e ha pensato a qualcosa che fosse allo stesso tempo originale e attento a l l ’ a m b i e n t e. l’ i d e a d e i p r o d o t t i alla spina è germogliata pian pian o c o m e u n p r o g e t t o l o n t a n o, p o i è maturata, e cresciuta sotterranea per quasi due anni prima dell’inaug u r a z i o n e d e l n e g o z i o, a m a g g i o s c o r s o. manuela mi racconta di come per prima cosa abbia letto qualsiasi informazione sia riuscita a reperire a proposito di detersivi e prodotti per la pulizia, convincendosi che la strada della vendita alla spina foss e q u e l l a d a p e r c o r r e r e. “ Po i è i n i z i a t a l a f a s e d e l l a r i c e r c a d e i f o rn i t o r i ” m i d i c e, e r i e v o c a r i d e n d o i l periodo in cui a tutti i parenti, gli a m i c i e i c o n o s c e n t i v e n i va n o p e riodicamente distribuiti i campioni 24 d e i va r i p r o d o t t i , c h e l e i a n d a va r i tirando da aziende di tutta italia. Vo l e va i n f a t t i c h e l a p r i m a p r o va della loro efficacia fosse quella pratica, sostenuta dall’obiettività del giudizio di chi non era direttamente coinvolto nell’attività, e che la bontà di ogni prodotto fosse assicurata da un alto numero di opinioni favorevoli. Questo ha portato alla selezione delle ditte: oggi i d e t e r s i v i c h e t r o va t e a l l a c a s a d e l detersivo alla spina sono prodot- t i d a a l c u n e a z i e n d e i n va r i e p a r t i d’italia, quelle che hanno potuto f o r n i r e, o l t r e a i p r o d o t t i m i g l i o r i , la possibilità per manuela di modif i c a r e, i n a c c o r d o c o n i l l a b o r a t o r i o, a l c u n i c o m p o n e n t i d i s a p o n i e detersivi, per esempio per quanto riguarda il tipo e l’intensità dell a p r o f u m a z i o n e, i n m o d o d a a v v i cinare il risultato alle preferenze del cliente e da modificarlo sulla b a s e d e i s u o i s u g g e r i m e n t i . l’ u l t i mo arrivo è una fattoria didattica, che fornisce prodotti completamente naturali, in cui cioè anche i tensioattivi, ossia le molecole dal p o t e r e p u l e n t e e s g r a s s a n t e, s o n o r i c a va t e d a e l e m e n t i v e g e t a l i c o m e i l r i s o, l e p a t a t e, i l m a i s o i l c o c c o. Q u e s t o g a r a n t i s c e l a c o m p l e t a oT To B R e 2010 biodegradabilità dei prodotti. “ci sono stata e mi hanno fatto vedere c o m e v i e n e o t t e n u t o i l s a p o n e, d i rettamente dalle materie naturali, c o m e s e v e n i s s e f u o r i d a l l e p i a n t e. ho imparato un sacco di cose sulla v e r a e p r o p r i a p a r t e p r o d u t t i va c h e neanche io sapevo”, mi dice con sincera meraviglia. oggi il frutto della ricerca di manuela si traduce nel primo negozio in italia che ha a disposizione più di cinquanta prodotti sfusi, tra quelli per la pulizia della casa (detersivi p e r i l b u c a t o a m a n o e i n l a va t r i c e, p e r l a l a va s t o v i g l i e, p e r i p a v i menti, sgrassatori e igienizzanti) e della persona (saponi, bagnoschiuma e shampoo). il principio della v e n d i t a a l l a s p i n a è s e m p l i c e. l e scaffalature del negozio sono interamente occupate da taniche in m e t a l l o, d o t a t e d i un rubinetto e di un’etichetta, con il nome del prodotto e la composizione chimica. il cliente può portare direttamente da casa un flacone in plas t i c a v u o t o, o p p u r e comprarne uno in n e g o z i o, c h e r i u tilizzerà successiva m e n t e. Questo viene riempito con il prodotto richiesto ed etichettato in modo che il detersivo sia di chiaro riconoscimento e che sia sempre disponibile l’elenco dei componenti. i l g e s t o d i r i e m p i r e n u o va m e n t e i l proprio contenitore consente un r i s p a r m i o d i m a t e r i a p r i m a c h e va nella direzione di ridurre la quantità di rifiuti prodotta dal cittad i n o, e c h e s i p o n e c o s ì a m o n t e del suo smaltimento attraverso la raccolta differenziata. il riuso p r i m a d e l r i c i c l o. u n n o r m a l e f l a cone per il detersivo pesa in media 75 grammi: la plastica di cui è f a t t o è u n d e r i va t o d e l p e t r o l i o, inoltre per produrlo si consumano ben 239 litri d’acqua, 1,46 Kwh di energia elettrica e vengono emessi nell’atmosfera 133,9 grammi di anidride carbonica. il riutilizzo di questo contenitore permette di risparmiare la materia prima che sta all’origine e l’energia necessaria p e r p r o d u r l o, o l t r e a q u e l l a c h e s e r v i r e b b e i n s e g u i t o p e r s m a l t i rl o, i n m o d o d i f f e r e n z i a t o o m e n o c h e s i a . u n va n t a g g i o u l t e r i o r e è assicurato dal fatto che i saponi a l l a s p i n a v e n g o n o v e n d u t i i n f o rm a t o c o n c e n t r a t o, i n m o d o c h e i l p r o d o t t o a c q u i s t a t o s i a e q u i va l e n te in media a circa il doppio del suo volume: per intenderci un misurino di detersivo standard viene sostituito da un misurino riempito per metà di detersivo e per metà di acqua. la diluizione può essere ancora maggiore se per esempio i capi o le superfici da trattare sono in condizioni di sporco non eccess i v o, p e r m e t t e n d o c o s ì a l l ’ u t i l i z z a tore ultimo di sperimentare da solo il potere pulente del prodotto e di regolare la dose in modo da evitare sprechi. il sistema di vendita alla spina è s t u d i a t o p e r a s s i c u r a r e u n r i s p a rmio in termini energetici e di materie prime a tutti i livelli: infatti anche manuela ricarica le sue taniche in metallo utilizzando delle taniche da 25 litri che le vengono spedite dal laboratorio di produzione e che lei rimanda alla stessa a z i e n d a p e r c h é v e n g a n o n u o va m e n t e r i e m p i t e. Q u e s t o m e c c a n i smo è analogo a quello del singolo c l i e n t e, a n c h e s e s u l a r g a s c a l a , e assicura un ulteriore risparmio di p l a s t i c a e c a r t o n e, p e r c h é l e t a n i che sono riutilizzate e viaggiano s e n z a i m b a l l a g g i , e d i c a r b u r a n t e, perché a parità di carico la quantità di detersivo sfuso trasportata è maggiore rispetto ai detersivi in f l a c o n e. Pe r q u e s t o m o t i v o u n c o m mercio di questo tipo è definito “a circuito chiuso”: il circuito è il ciclo continuo compiuto dagli stessi contenitori, il cui tempo di vita viene prolungato in modo da sfruttare le proprietà della plastica, resistenza e leggerezza, fino alla v e r a e p r o p r i a u s u r a d e l m a t e r i a l e, e non solo per il tempo necessario a l c o n s u m o d e l c o n t e n u t o. inoltre il fatto che il tragitto compiuto dalla merce sia solo quello dal laboratorio di produzione all’esercente di vendita, senza in- 25 termediari né magazzini, fa sì che l a f i l i e r a d e l p r o d o t t o, c i o è i l s u o p e r c o r s o, s i a m o l t o b r e v e, c o n s e n tendo una volta in più una riduzione del carburante necessario al t r a s p o r t o. Tu t t i q u e s t i f a t t o r i t r a s f o r m a n o i l gesto di riportare il proprio contenitore vuoto al negozio in una piccola attenzione nei confronti d e l l ’ a m b i e n t e, m a d e t e r m i n a n o a n che un risparmio economico: tutti i t a g l i a l l e s p e s e d i p r o d u z i o n e, u n i te al fatto che per questi prodotti non vi sono spese per la pubblicità, le quali normalmente ricadono sull’acquirente in maniera indirett a , i n c i d e n d o s u l p r e z z o, d e t e r m i n a n o u n r i s p a r m i o c h e va d a l 2 0 a l 4 0 % s u l c o s t o t o t a l e. Pa s s a v e l o c e i l p o m e r i g g i o s e d u t i d a va n t i a l b a n c o d i m a n u e l a , a v v o l t i d a u n o d o r e t e n u e d i l a va n d a e l i m o n e. l e d o m a n d e d e l l ’ i n t e rvista si perdono a volte in lunghe parentesi più ampie sul rispetto p e r l ’ a m b i e n t e, a l t r e v o l t e l e p a role escono francamente dal seminato e si trasformano in una vera e propria chiacchierata, che mi dà l’opportunità di riscoprire quanto sia piacevole prendersi un po’ di tempo per conoscere più a fondo c o s a c o m p r i a m o. Tr o va r e q u a l c u n o che ci tiene a spiegare in dettaglio quello che fa permette di recuperare anche un lato più gradevole del fare la spesa, un aspetto più a n t i c o d e l c o m p r a r e, a p p r o f i t t a n d o della competenza in uno specifico ambito per ottenere un consiglio o semplicemente godendo di una p r e s e n z a f i s i c a d u r a n t e l ’ a c q u i s t o. le due ore passate alla casa del detersivo alla spina fanno fatic a a e n t r a r e i n d u e p a g i n e, p e r questo vi invito a passare in via rocco stefani a dare un’occhiata. m a n u e l a l a t r o va t e d e n t r o, o s u l la porta, che guarda il passaggio di macchine e persone in strada. e s e n o n l a t r o va t e, v i b a s t a g u a r d a r e p o c o l o n t a n o, a l B & c b a r, l ì d i f r o n t e, d o v e a n d i a m o a p r e n d e r c i un caffè insieme una volta spento i l r e g i s t r a t o r e, e d o v e l e i è o r m a i d i c a s a , t a n t o c h e, m i d i c e, l e s e m b r a d i a v e r t r o va t o n e l q u a r t i e r e una seconda famiglia. NOTIzIA IN BREVE gIoRgI n a n eRI Fra le tante iniziative grandi e piccole del consorzio dei Partecipanti ce n’è una che desta curiosità: con il placet del consiglio presieduto dal dott. Vittorio cocchi si è deciso di convertire il raccolto del pomodoro ciliegino coltivato nelle terre feconde di san matteo della decima in conserva passata. l’esperimento è stato sostenuto dal Vice Presidente Giovanni Beccari e da Franco cotti e il risultato è stato coronato da successo. il prodotto finito è stato messo in vendita in uno stand della Fiera di settembre confezionato in barattoli di vetro di tre formati: piccolo, medio, grande, per soddisfare ogni esigenza familiare. il sugo del pomodoro ciliegino è denso, lavorato senza additivi, scottato a “bagnomaria”. Più che una conserva è un elisir, non acido come il prodotto san marzano; è delicato, dolce, leggermente fruttato. e’ la sublimazione di un ortaggio che cresce a meraviglia grazie alla terra, al sole, all’acqua della nostra zona. 26 oT To B R e 2010 PICCOLI CREATIVI CRESCONO PrEMi E MoStrE dalla SCuola PriMaria “GaraGNaNi” C R I S T I n a B o n a z z I , g I o V a n n a M e L ò e n a D I a S Ta R o p o L I p R o g e T To Fa h R e n h e I T 4 5 1 a nche quest’anno la classe quinta della scuola Primaria “m.Garagnani” delle B u d r i e h a p a r t e c i p a t o a l c o n c o rs o “ Fa h r e n h e i t 4 5 1 ” . d e t t o c o n - Fa r n e s e d i Pa l a z z o d ’ a c c u r s i o a Bologna. È una grande soddisfazione per la nostra scuol a c h e, p e r l a seconda volta in due anni di partecipazione a l c o n c o r s o, h a avuto due alunne p r e m i a t e. complimenti a Va l e n t i n a e Vi t toria (premiata nell’edizione 2009) dalle vostre insegnanti. di seguito la rec e n s i o n e d i Va lentina. au To r e : Fr a n c e s h o d g s o n B u rnett T i To l o : i l g i a r d i n o s e g r e t o casa ediTrice: Giunti Junior corso telematico relativo al progetto lettura e scrittura, rivolto ai ragazzi della scuola primaria, secondaria di i° grado e del biennio della scuola secondaria di 2° g r a d o, è p r o m o s s o a n n u a l m e n t e d a : m i u r - u r s e . r o m a g n a , u. s. P. di Bologna Progetto marconi su i n i z i a t i va d e l l i c e o s c i e n t i f i c o “ e . Fe r m i ” d i B o l o g n a . Ta l e p r o g e t t o p r e v e d e l ’ i n v i o t e lematico della recensione di un l i b r o e, n e l l a s e z i o n e r i s e r va t a a l l a s c u o l a p r i m a r i a , B e g h e l l i Va lentina frequentante la classe 5^ delle “Garagnani” è rientrata tra i vincitori dell’edizione 2010. il premio è stato consegnato il 24 maggio 2010 nella cappella m a r y, a c i d a e v i z i a t a r a g a z z i n a , vive in un castello dove tutti le u b b i d i s c o n o. un giorno però la sua vita è destinata a cambiare: il castello viene 27 colpito da un’epidemia di colera e l e i r i m a n e s o l a a l m o n d o. costretta ad andare a vivere con un suo lontano parente nel castello di miss e l t h wa i t e, c o n l’aiuto di un pettirosso riesce a t r o va r e l a c h i a v e di un giardino rimasto segreto per anni e insieme ai suoi amici Ben, colin, d i c ko n e s u s a n riesce a farlo riv i v e r e. e’ un libro molto bello: quando lo s i l e g g e s i p r o va una sensazione d i m i s t e r o. . . d i a t t e s a , i n s o m m a f a s t a r e s u l l e s p i n e. al contrario di tutti gli altri classici non ha paroloni difficili ed è ricco di illustrazioni. lo consiglio a tutti i lettori che n o n h a n n o s p e r a n z e, p e r c h é i n questo libro si impara che tutti possono averne e che ogni cosa p u ò c a m b i a r e. NON UCCIDERE! S IM o n eTTa Co RRaDInI “Non uccidere” è un imperativo incondizionato, cioè non ammette eccezioni. l’esecuzione della pena capitale da parte di uno Stato è omicidio premeditato. Già Cesare Beccaria, autore dei delitti e delle pene (1764), argomentava l’illegittimità della pena di morte: la legge è il risultato della cessione da parte di tutti gli uomini di una porzione della loro libertà naturale, ma nessuno può aver dato ad altri uomini la libertà di ucciderlo! la pena di morte è piuttosto la guerra di una nazione contro un cittadino. d’altra parte la pena di morte non ha neppure un effetto deterrente, non garantisce la sicurezza dei cittadini, non può risarcire i parenti delle vittime, rappresenta una punizione crudele e disumana che nega la possibilità di riabilitazione. la maggioranza degli Stati (139) ha abolito per legge o di fatto la pena di morte; dei 58 Paesi che la conservano, solo 18 nel 2009 hanno eseguito condanne capitali. Nel 2010, secondo i dati di amnesty, i paesi che hanno eseguito il maggior numero di condanne a morte sono stati la Cina (che però non rende pubblici i dati), l’iran (160), gli Stati uniti (39), seguiti da libia (almeno 18) e arabia Saudita (almeno 17). le condanne a morte sono spesso emesse anche nei confronti di persone che al tempo del fatto erano minorenni o affette da problemi psichici o ritardi mentali, persone alle quali è discutibile attribuire piena capacità di intendere e di volere. Come ogni anno, il 10 ottobre attivisti di tutto il mondo si mobilitano per la Giornata mondiale contro la pena di morte. il 30 novembre molte città illumineranno edifici pubblici, piazze o monumenti per affermare il valore della vita e l’opposizione alla pena capitale. la data scelta è quella in cui nel 1786 il granducato di toscana abolì la condanna a morte, primo Stato nel mondo. CI puoI TRoVaRe ognI pRIMo e TeRzo LuneDì DeL MeSe, oRe 21, VIa RaMBeLLI 14 - San gIoVannI In peRSICeTo. InFo: [email protected] 28 oT To B R e 2010 piccoli gruppi attraverso le quali è stato possibile confrontarsi, c o n d i v i d e r e, a p p r o f o n d i r e. N e l l a s e c o n d a f a s e, l a c l a s s e 4 ^ ha costruito oggetti e prodotto elaborati ( d i s e g n i , s t o r i e, f i l a s t r o c c h e. . . ) utilizzati per l’allestimento della mostra; i ragazzi della classe 5^ h a n n o i n v e c e r e a l i z z a t o u n c o rt o m e t r a g g i o, c i m e n t a n d o s i p r i m a come componenti di una troupe cinematografica e poi come attori. MoSTRa il giorno 8 maggio 2010 è stata inaugurata presso la sala espos i z i o n i d i Pa l a z z o s. s a l va t o r e a s. G i o va n n i i n Pe r s i c e t o, l a m o s t r a d a l t i t o l o “ u n , d u e, t r e. . . l a p a u ra tocca... te!”, realizzata dalle classi 4^ e 5^ della scuola Primaria “m. Garagnani” (le Budrie). l a m a n i f e s t a z i o n e, a l l a q u a l e h a n n o p r e s e n z i a t o l ’ a s s e s s o r e Fi o r i n i , l ’ a s s e s s o r e Va n e l l i , l a d o t t . ssa Flavi, la dirigente scolastica P r o f. s s a Pe s s i n a , l e i n s e g n a n t i , i bambini delle due classi con le r i s p e t t i v e f a m i g l i e, è i l r i s u l t a t o di un lungo percorso laboratoriale durato sette mesi. l’ i n t r i c a t o m o n d o d e l l e p a u r e è s t a t o s b i r c i a t o, s a g g i a t o, d i s c u s s o, s m o n t a t o, m i m a t o, c o l o r a t o, i r o n i z z a t o. . . e’ chiaro che l’obiettivo del laboratorio non era risolvere in poche o r e p r o b l e m a t i c h e c o m p l e s s e, m a ha voluto essere uno spazio che p o t e va a i u t a r e i r a g a z z i a c o n frontarsi, a condividere le proprie paure e a trasformare quindi, un sentimento apparentemente neg a t i v o, i n m o d i p e r e s p r i m e r s i c r e a t i va m e n t e. i l l a b o r a t o r i o, p e r e n t r a m b e l e classi, è stato suddiviso in due fasi: N e l l a p r i m a f a s e, a p e r t a c o n l e t t u r e a n i m a t e, s o n o s t a t e p r e v i s t e attività sia individuali che per 29 la mostra, che nell’arco delle due settimane di apertura, ha avuto una buona presenza di visitatori, è stato un modo per aprire le porte della scuola, per aprire un confronto un dialogo molto p i ù a m p i o c o n c h i u n q u e, a d u l t i e bambini, avesse avuto voglia di m e t t e r s i i n g i o c o. . . d i m e t t e r e i n gioco le proprie emozioni. c h i è v e n u t o a v i s i t a r c i s i è t r o va to di fronte ad un bosco da attrav e r s a r e, t a n t i a l b e r i d a o s s e r va r e, l e g g e r e, s c r u t a r e . . . b u i o, l a d r i , p r e s e i n g i r o, s c u o l a , m o s t r i , . . . l e p a u r e s u c u i m e d i t a r e. . . ringraziamo sentitamente tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del nostro prog e t t o, i n p a r t i c o l a r e l ’ a m m i n i strazione comunale nelle persone degli assessori ed il personale che ha collaborato alla riuscita d e l l ’ i n i z i a t i va . Grazie di cuore a tutti e ...a pres t o. . . S F O GO DI R A BBIA da SCrivErE PEr No N urlarE, da SCrivErE PEr NoN avEr urlato, SC rivErE PErCHé, CoMu NQuE, QuEll’urlo N oN è PaSSato SaRa aCCoRSI Priorità che devono avere sempre il via libera. anche la via libera. Come un’emergenza. Come un intervento dei vigili del Fuoco. Come l’uscita dell’ambulanza del 118. Ecco allora che lungo le strade dei loro ingressi, lungo le loro vie d’accesso non devono esserci impedimenti. Ne va della salute pubblica, no? Sapere che un incendio non è stato spento o una vita non è stata soccorsa perché un’automobile bloccava il passaggio sarebbe ennesimo segno di una profonda crisi di civiltà, no? tanto che se per caso succedesse che, anche se in paese fosse tempo di fiera, di uno dei pochi eventi rimasti degni di rilievo per il paese, e se succedesse che le automobili a causa del grande afflusso e della crisi di parcheggio si fossero parcheggiate lungo le vie della Caserma dei vigili del Fuoco o lungo la strada interna che conduce all’ospedale, sarebbe comunque giusto che la Polizia municipale punisse, vero? perché non solo si tratta di una contravvenzione di parcheggio ma la via dEvE essere libera, giusto? Ma se poi sul foglietto giallo della multa si trovasse scritto ‘rimozione non eseguita per motivi tecnici’, quella multa verrebbe a tutelare la salute pubblica o a rimpinguare le casse comunali? Se fosse successa davvero l’emergenza forse che quei foglietti gialli sui parabrezza avrebbero fatto scomparire le auto come l’angelo sterminatore che, non vedendo il sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte, uccise i primogeniti d’Egitto? lasciando da parte la rabbia di chi, arrivando dai paesi vicini e non trovando parcheggio, ha erroneamente pensato che per l’occasione domenicale, si sarebbe chiuso un occhio; lasciando da parte il fatto che senza la rimozione davvero quei 38 euro potrebbero apparire come un fare cassetta più che tutela dell’emergenza; non sarebbe poi comprensibile arrabbiarsi notando che proprio a un metro dall’ingresso dei vigili del Fuoco, lì dove c’è divieto di sosta e rimozione 0-24 ...c’è un’oasi ecologica di ben tre bidoni di differenziata? P.S.: chi scrive non è stato vittima della multa! 30 oT To B R e 2010 VOLTI IN BIANCO E NERO eLeonoRa gRanDI contro cui la chirurgia plastica è un ridicolo placebo che accontenta solo chi sceglie di farsi ing a n n a r e. Negli ultimi due mesi ho lavorato come educatrice in una casa-alloggio per malati d i a i d s. N i e n t e di esotico: appena 10 minuti di macchina, in un comune limitrofo a Pe r s i c e t o, anche se più volte qualcuno ha osservato: “Non pensavo che ci fossero queste strutture così vicino a n o i ” . N o n p e n s a v o. N o n f a c c i a mone una questione di distanza, ma diciamocelo senza ipocrisie che ci sono cose a cui volentieri n o n v o g l i a m o p e n s a r e. s o p r a t tutto quando le cose che fanno m a l e s o n o n o s t r e. Te n d i a m o a d allontanare il negativo facendolo ricadere sullo straniero o collocandolo in un altrove geografico che raramente sarà meta dei nostri viaggi. innalziamo barricate di stereotipi per difenderci dall’invasione di cose cattive che rischiano di turbare il pascolare p l a c i d o d e l n o s t r o p e n s i e r o. in africa i malati di aids sono spesso isolati dalla famiglia e 31 dalla comunità perché ritenuti pericolosi, portatori di sventur e, p e c c a m i n o s i . d a v a n t i a c o m m e n t i c o m e : “ Pe n s a v o c h e q u e l ARC HIVIO DINO F RAC C HIA l ’ h o p e n s a t o g u a r d a n d o c e rte foto in bianco e nero: che la sofferenza, talvolta, f i n i s c e p e r e s s e r e b e l l a . G u a rdando quel tipo di volto appeso alle pareti che certe mostre ci sbattono davanti in formato g i g a n t e. Fi s i o n o m i e, s g u a r d i e d espressioni che incrociati per s t r a d a d e p i s t i a m o. Vo l t i e m a r g i nati: volti di anziani, migranti, d i s a b i l i , m a l a t i . Vo l t i d e i s e n z a v o c e, m a v o l t i c h e p a r l a n o a d altre facce più lontane nel tempo: quelle dei nostri contadini, dei nostri emigrati ma anche di certe scolaresche rachitiche che il grembiule e il fiocco non mascheravano mai abbastanza. Nella sofferenza inscritta sui corpi si ripercorrono le storie tragiche di donne e uomini che dalla vita sembrano essere stati traditi o che la vita l’hanno tradita. la pelle macchiata, il sorriso sdent a t o, l e g u a n c e a f f l o s c i a t e s o n o celebrazioni solenni e manieriste dell’umano che si fa più nel d o l o r e, n e l l ’ e r r o r e, n e l l o s m a rrimento che nella felicità, nel s u c c e s s o, n e l t r a g u a r d o t a g l i a t o. s o n o q u e l l o c h e n o n v o r r e m mo mai diventare ma che tutti n o i s a p p i a m o d i e s s e r e. s o n o l o straniero che abita in noi da cui ci difendiamo negandone l’esis t e n z a , m a c h e c i a t t r a e, c i i n c u r i o s i s c e, c i p o r t a v i a c o n s é . l a loro imperfezione è il richiamo p e r f e t t o a q u e l l o c h e s i a m o, e le comunità fossero in collina o in montagna…per il clima”, mi sembrava di essere ritornata in uganda. di aids ne parliamo tutti q u a n d o i l Pa p a v a i n m i s s i o n e i n africa e dice che il preservativo n o n è s o l u z i o n e a l m a l e. Q u a n d o i l Pa p a t o r n a , n o i c a m b i a m o polemica mentre l’aids rimane a quei disgraziati che non possono c a m b i a r e c a n a l e. e i n v e c e l ’ a i d s ha contagiato anche la nostra p i a n u r a e, a n c h e s e i n u m e r i d e l contagio non sono quelli macroscopici delle terre di savana, i malati esistono e sono i frutti impazziti della nostra società. e anche da noi questa malattia è p r i m a r i a m e n t e u n f a t t o s o c i a l e. il virus è un fattore patogeno che MAC C h INA DE L TE M PO 1 n oV e M B R e 1 5 1 2 il soffitto della Cappella Sistina, dipint o d a M i c h e l a n g e l o, v i e n e m o s t ra t o a l pubblico per la prim a v o l t a . l’ i d e a d i far rifare la decora z i o n e d e l l a v o l t a a Michelangelo dovette venire a papa Giulio ii nell’aprile del 1506, come t e s t i m o n i a u n a l e t t e ra i n v i a t a a l l o s t e s s o B u o n a r r o t i d a l c a p o m a s t r o f i o r e n t i n o P i e r o r o s s e l l i , i l q u a l e a v e va a s c o l t a t o l a n o t i z i a d a l l a v o c e d e l p a p a s t e s s o. l a p r e c i p i t o s a f u g a d a r o m a d i M i c h e l a n g e l o, p e r v i a d e g l i i n t r i g h i c h e a v e va n o b l o c c a t o i l s u o g ra n d i o s o p r o g e t t o d e l l a “ S e p o l t u ra ” d e l p a p a , s o s p e s e i l p r o g e t t o f i n o alla riappacificazione col papa, che avvenne nel 1507. Nel 1508 l’artista tornò a roma e sottoscrisse il cont ra t t o ; i l l a v o r o v e n n e c o m p l e t a t o n e l l ’ o t t o b r e 1 5 1 2 . 32 oT To B R e 2010 prolifera negli interstizi oscuri d e l l e n o s t r e c a s e, d e i n o s t r i p a e si e delle nostre città. segue il richiamo della povertà, dei con- flitti relazionali, dell’ignoranz a . Fi u t a l e a n i m e f r a g i l i c h e s i avventurano e che si perdono in traiettorie esistenziali sotterranee e devastanti. i malati di aids assomigliano ai cani randagi: g e n t e d i s t r a d a , g e n t e n o m a d e, spaventata, rabbiosa o disperata. i malati di aids sono i volti di quelle foto in bianco e nero: hanno solchi sulle fronti profondi come fossi, che se ci passi il dito sopra la storia che leggi finisce per schiacciarti da quant o f a m a l e. r i c o r d a r s i c h e c h i s i ha davanti è prima di tutto una persona, è lo sforzo più grande da fare quando si è davanti a un v o l t o i n b i a n c o e n e r o, p e r c h é l e facce della sofferenza rischiano di perdere il nome e il cog n o m e, d i v e d e r s i s o t t r a rre la loro individualità, di essere risucchiati dall’appartenenza indistinta a una categoria. sei il malat o, i l t o s s i c o d i p e n d e n t e, l a p r o s t i t u t a , i l c l a n d e s t i n o, i l c a r c e r a t o. s o n o d o n n e e uomini che l’abbandon o, l a v i o l e n z a , l ’ a s s e n z a di famiglie e figure adulte di riferimento li hanno fatti scolorire di quello che sono sin dall’infanzia e dall’adolescenza. i volti in bianco e nero hanno u n ’ i d e n t i t à i n n e g a t i v o. in comunità finiscono adulti abbandonati: persone rifiutate dalle famiglie o che una famiglia loro stessi non sono stati in grado di farsela o mantenersel a . u n a v i t a n o m a d e, t r a c o m u n i t à , o s p e d a l i , c a r c e r e, d o r m i t o r i . e t a n t a s t r a d a . Vi t e i n c o r t o circuito e la comunità stessa è u n c o r t o c i r c u i t o, u n a p a r e n t e s i chiusa, una strada bloccata da u n m a c i g n o, c h e c o n f a t i c a r i e sci a collegare a quello che sta fuori, nella lotta quotidiana per tenere in vita la vita, non estinguere la speranza che resta, far n a s c e r e i l s o r r i s o. s i a t t r a v e r s a u n t e m p o i n c e r t o, e b a s t a u n a t timo per ribaltare stato d’animo e condizioni fisiche e perdere la 33 grinta che ci stavi mettendo per guardare al domani. si condivide la semplicità del quotidiano esperita da molti per la prima v o l t a a d e s s o, a q u a r a n t ’ a n n i . si scuote chi si lascia scivolare giù, si pulisce chi si sporca, si riprende chi sbaglia, si consola c h i p i a n g e. a f f e t t o e r e g o l e, p e r chi nella vita ha conosciuto poco di entrambi. G l i o c c h i d i V. q u e l l i n o n l i d i menticherò mai. azzurri, come solo certi cieli di luglio quando brillano così accesi da farti stringere gli occhi perché non b r u c i n o. h a i l c e r v e l l o i m p a z z i t o V. , l a b o c c a s e n z a d e n t i , l e g a m be e le braccia diventate viola per quel sangue “sporco” che lei vorrebbe farsi ripulire con una t r a s f u s i o n e, e c o n t r o i l q u a l e s i lava e si rilava, giorno e notte c o m e u n r i t u a l e. m a q u a n t o e r a b e l l a V. d a r a g a z z i n a : l o d i c o n o tutti che la gente si voltava a guardala quando camminava per le strade di Bologna. Bella come una principessa, anche se la fav o l a d i V. n o n l ’ h a a n c o r a s c r i t t a n e s s u n o, l a f a v o l a d e l l a b a m b i na che lungo i viali era di tutti e che poi scappava dalla luce dei lampioni per bucarsi contro il muro e partire verso galassie s o l t a n t o s u e, d o v e n e s s u n o l a p o t e v a t r o v a r e, d o v e n e s s u n o, p e n s a v a , p o t e v a f a r l e d e l m a l e. V. è l a p i ù b e l l a , l a b e l l e z z a d i un volto in bianco e nero che si porta addosso il peso della sofferenza e della vergogna. la sua e la nostra. LA COPPA DELLO SPORT Lo R en zo pe L L eg aTTI Si è tenuta a villa Pallavicini la “Giornata dello Sport” organizzata dalla diocesi di Bologna, alla quale ha partecipato con successo anche una nostra squadra di calcio parrocchiale, la quale infatti ha vinto la coppa di categoria come si può vedere dall’immagine: una sana competizione di giovani e di adulti all’insegna di una sincera, leale e divertente rivalità. il tutto sotto il grande valore dell’amicizia. 34 Periodico della ditta Ed i Gra F i C a di r oSSi do r El l a a utori zza z i on e del tr i b u n ale di Bol ogna , n. 7 7 3 7 d el 2 0 - 0 2 - 2 0 0 7 Pubbliche relazioni a N N a roS a B i GiaN i San G iova nn i i n Per si c eto Tel . 051 82 15 68 Fotocomposizione e stampa ti po-li to “ il tor C Hio” vi a C oper ni c o, 7 San G i ova n n i i n Per si c eto Tel. 051 8 23 01 1 - Fa x 0 5 1 8 2 7 1 8 7 e-mai l: i nf o @ilto rchio sg p. i t w w w.i lt o rchio s g p.it direttore responsabile P i o Ba r B iE ri , ord in e d e i g io rn a listi. te s s e ra n ° 5 8 1 7 8 Coordinamento redazionale E l E o No r a GraN di , G i ul i a Ma SSari , l o r EN zo SCaG l i ari Ni, M iCHE l E SiMoNi , G i a N l u C a Sta Nz aNi Comitato di redazione S a r a aC CorSi , Paol o Bal B ari Ni , t E rES a C a l z ati , Mauri z i a Cotti , Wo l FaN G o HorN, l i Sa l uGl i , G i o r G i N a N E ri , l uCa SCarCE l l i , C H i a r a S Erra, F E dEri Co SE rra, i r E N E to MMaSiNi Progetto grafico (bianco&nero) M a r i a El E N a Co N G i u illustrazioni Mari Na ForNi , doME N iCo M oS Ca, Paol a raN z ol i N direzione e redazione c/o pal azzo Comu n al e Corso Ital i a, 74, 40017 San g i ovan n i i n persi ce to e- mai l l orescagl i a@ y ahoo.it borgoroton do@gm ail.c om Hanno collaborato a questo numero G i a N P i Et r o Ba S Ello, C EC il i a B u S S o la r i , Gi ova NNa M Elò , SiMo NEtta Co r r a d i N i , G i lB Erto F o r Ni , Cri Sti Na B o Na zzi , N a d i a Sta r o Po li , d i Mi tri ta rta r i, lo r ENzo P EllEGatti dEllE oPiNioNi MaNiFEStatE NEGli SCritti SoNo rESPoNSaBili Gli autori dEi Quali la dirEzioNE iNtENdE riSPEttarE la PiENa liBErtà di Giudizio aNNo iX, N.10, ottobre 2010, diffuso gratuitamente