Come impostare bene la nutrizione della vacca da latte
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Come impostare bene la nutrizione della vacca da latte
INCONTRI ZOOTECNICI S • D A L L A Q U A L I TÀ D E I F O R A G G I A L L A D I S T R I B U Z I O N E D E L L A M I S C E L ATA Come impostare bene la nutrizione della vacca da latte ▪ La diversa gestione della nutrizione può comportare significative variazioni dei livelli produttivi delle vacche. Talvolta il miglioramento del management consente di aumentare la produzione di latte fino a 2-3 L/giorno per capo senza variare la razione ▪ di Michele Campiotti, Greg Bethard B asta osservare quanto riportato nel grafico 1 per capire perché abbiamo deciso di affrontare il tema dell’approccio pratico alla nutrizione della vacca da latte: si nota infatti una forte variazione dell’indice di conversione o di efficienza alimentare tra le varie aziende analizzate da uno studio SATA su 62 allevamenti lombardi. Per indice di efficienza si intende il rapporto tra chilogrammi di latte prodotti e chilogrammi di sostanza secca ingeriti, ovvero i chilogrammi di latte prodotti per ogni chilogrammo di sostanza secca ingerita. Un ottimo risultato è arrivare a un in- dice di conversione pari a 1,4, ma l’indice può avere variazioni importanti a seconda dei giorni medi di lattazione, del numero di mungiture, ecc. e degli eventuali errori nella rilevazione della sostanza secca ingerita. Dallo studio è emerso l’evidente variazione tra le aziende dell’indice di conversione, che oscilla da 0,9 a quasi 1,7. Pur tenendo conto della forte oscillazione della quantità di sostanza secca ingerita (da 17 a 25 kg), che mette in luce differenze nell’impostazione delle razioni e nella gestione alimentare delle aziende, bisogna prendere atto che questo non può spiegare le variazioni di resa in latte della razione. Anche considerando le aziende con ingestione tra 21 e 22 kg si possono notare ugualmente forti variabilità della resa in latte della razione. Ci sono numerosi aspetti pratici nell’impostazione e soprattutto nella gestione alimentare che possono spiegare queste differenze. Capita infatti a volte di arrivare in aziende nelle quali, senza cambiare la razione, si possono ottenere grossi miglioramenti produttivi, anche di 2 o 3 L di latte solo migliorando la «gestione» dell’alimentazione. C’è poi naturalmente anche un problema di composizione, che sicuramente può fare una certa differenza, ma parlando di razioni bilanciate crediamo si possa fare sicuramente di più migliorando la gestione alimentare anziché ricorrere alle cosiddette «polverine magiche» che 4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario 7 S Indice di efficienza alimentare (kg latte/kg s.s. ingerita) INCONTRI ZOOTECNICI 2,0 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 21-22 kg s.s. ingerita 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52 55 58 61 Aziende (n.) Media 1,33; DS 0,17, CV 12,7%. GRAFICO 1 - Andamento dell’indice di efficienza alimentare Anche a parità di sostanza secca ingerita, l’indice di efficienza tra le aziende è molto variabile e tale fluttuazione è legata soprattutto a questioni gestionali. vatori che non perdono la speranza di trovare un prodotto che li sollevi dalle responsabilità di dover migliorare la propria gestione aziendale. La base di un’azienda efficiente è avere vacche sane con rumine in grado di svolgere bene le proprie funzioni, piedi sani, capacità immunitaria ottimale: fattori che permettono ottimi livelli di produzione e riproduzione e ragionevoli livelli di rimonta. Per ottenere la sanità del rumine bisogna prestare grande attenzione ai livelli di NDF. In particolare la NDF classica chimicamente intesa, la NDF effettiva, la NDF da foraggi e la NDF digeribile. Da questo punto di vista non sono sufficienti le valutazione che può fare un programma di alimentazione, ma è necessario l’utilizzo di tutti i segnali pratici che l’esperienza di campo può suggerire. In secondo luogo è importante il bilanciamento dei carboidrati: amido, zuccheri fibra solubile e ancora NDF. In terzo luogo è importante il bilanciamento tra le diverse frazioni proteiche e infine l’integrazione minerale e vitaminica. purtroppo hanno ancora troppo spazio. l’uso di eccessivi livelli di amido associati Spesso l’allevatore si chiede le ragioni a troppo carenti livelli di proteine. dei suoi insoddisfacenti livelli produtCiò a volte porta come risultato coltivi o riproduttivi, o perché le sue vac- laterale feci troppo consistenti, probleche non siano in piena salute e quanto mi podali e picchi di lattazione bassi. questo problema Un’a ltra caGestione della greppia possa dipenderatteristica nelPer il silomais in trincea il tenore di re dall’alimentala composizioDal punto di vista pratico ci sono due zione. ne delle razioni punti assolutamente decisivi da tenere umidità ideale è 32-34%, per la medica, Molto spesitaliane è sicura- presenti che spesso non sono sufficienteil triticale e l’orzo è del 35-40% so l’importanmente l’uso ec- mente perseguiti dagli operatori di stalla: za dell’alimentacessivo di addi- «stabilità della greppia» e minimizzaziozione, soprattutto in passato, è stata so- tivi di vario tipo nei quali si ripongono ne della demiscelazione. pravvalutata, attribuendole più colpe o esagerate speranze. La responsabilità è Si intende per stabilità della greppia più speranze del necessario. senz’altro in parte dei venditori, che a la capacità di fare una miscelata sempre I punti da osservare con attenzione e volte propongono questi prodotti in mo- uguale e sempre ottimale. Bisogna curare da controllare periodicamente sono di- do avventato, ma anche di diversi alle- l’uniformità e la lunghezza delle particelle versi e già in altri articoli ne abbiamo La desilatrice rompe maggiormente gli alimenti, confrontata alla pala che invece parlato: rispetta di più la struttura dell’insilato • l’aspetto, la salute dei piedi e il comportamento della vacca (L’Informatore Agrario n. 48/2002); • l’ambiente e il benessere animale (Supplemento n. 1 a L’Informatore Agrario n. 30/2003); • la consistenza e i residui alimentari delle feci (L’Informatore Agrario n. 48/2002); • gli alimenti utilizzati; • la gestione della greppia. È molto importante annotare ogni variazione a carico di questi punti critici. Queste variazioni, insieme ai dati tecnici, (ottenuti con i software Dairy Comp SATA e Dairy Economics - Supplemento n. 1 a L’Informatore Agrario n. 6/2006) daranno al tecnico e all’allevatore il polso della situazione. Nelle razioni italiane spesso si vede 8 supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007 INCONTRI ZOOTECNICI S SETACCI Strumenti per monitorare la miscelata Per monitorare la qualità della miscelata possono essere utili alcuni strumenti quali il setaccio per l’unifeed e quello per le feci. A seconda dei periodi o delle aziende che li propongono viene data più o meno enfasi all’importanza di questi strumenti. Gli utilizzi più pratici e realistici sono a nostro parere i seguenti. Il setaccio unifeed Penn state particle size separator ( foto 1 e 2), serve a: • controllare l’omogeneità della miscelata lungo la greppia (inizio, metà e fine scarico); • controllare la demiscelazione tramite il setaccio allo scarico e il setaccio dell’avanzo; • controllare la variazione nel tempo (che dovrebbe essere minima) dell’unifeed. Do- 1 della miscelata (le più lunghe non devono essere superiori ai 7 cm). Oltre a questo bisogna curare con grande attenzione la disponibilità della miscelata, che deve essere sempre presente in grande quantità davanti alle bovine, anche spingendola verso gli animali (Supplemento n. 1 a L’Informatore Agrario n. 48/2007) molte volte al giorno (minimo 6). Per essere sicuri che le bovine abbiano ingerito effettivamente tutto quello che dovevano e potevano mangiare, c’è un solo modo: verificare sempre la presenza di un avanzo di discreta quantità (2-3% TABELLA 1 - Obiettivi della fermentazione degli insilati Insilato Insilato di medica di mais pH 4,0-4,8 Acido lattico (% s.s.) 6-8 Acido lattico/totale acidi > 70 grassi volatili (% s.s.) Acido acetico (% s.s.) <2 Acido propionico (% s.s.) <1 Acido butirrico (% s.s.) < 0,1 Ammoniaca (% sull’azoto totale) < 10 Adin (azoto legato all’ADF) < 10 (% PG totale) Fonte: Chase and Stone, 2000. 3,7-4,2 3-5 > 70 <2 <1 < 0,1 < 10 < 10 2 po la setacciatura una miscelata adeguata dovrebbe presentare il 5-10% della fibra nel primo setaccio, il 40-45% nel secondo setaccio e circa il 50% nell’ultimo. Il setaccio feci (non necessariamente il setaccio multistrato) serve per: • eccessiva presenza di muco; • presenza di particelle indigerite eccessivamente grandi (non devono essere più di 1,3 cm). • Foto 1 e 2 - Penn State Particle Size Separator, serve per monitorare la miscelata: dopo la setacciatura il 5-10% della fibra deve rimane re nel primo setaccio, il 40-45% nel secondo e circa il 50% nell’ultimo dello scarico) lungo la greppia al momen- di umidità: un buon tenore massimizza to dello scarico successivo. L’avanzo verrà l’appetibilità e quindi l’ingestione. Geneasportato, possibilmente pesato o valuta- ralmente un valore di umidità intorno al to, e somministrato al giovane bestiame. 48% è l’ottimale (52% di s.s.). Bisogna quindi monitorare costanteSe le bovine stanno qualche ora senza la disponibilità di unifeed, sicuramente mente (ogni settimana) l’umidità dei foraggi, che è uno dei questo si rifletterà principali fattori di negativamente sulLa greppia deve sempre contenere variabilità della ral’ingestione totale una buona qualità di alimento, zione, campionandi sostanza secca che almeno 6 volte al giorno deve doli con attenzioe quindi sulla proessere spinto verso l’animale ne. Se necessario, duzione di latte. per raggiungere È buona norma l’umidità ottimache la distribuzione del nuovo carro avvenga in modo le è utile l’aggiunta di acqua nel carro in tale che l’unifeed sia disponibile fre- dosi rigorosamente prestabilite. Minimizzare la demiscelazione è un sco all’uscita della mungitura, perché le vacche mangiano volentieri ed evi- obiettivo primario e l’aggiunta di acqua, tano così di coricarsi immediatamente quando necessario, può aiutare. L’appedopo la mungitura, quando il capez- tibilità della fibra è un altro elemento zolo rischia di essere più esposto agli di rilievo insieme alla giusta lunghezza dell’unifeed e quindi a un non eccessiinquinamenti. Un’attenzione particolare è da rivol- vo ma adeguato tempo di miscelazione gere all’appetibilità della razione: l’uni- del carro, che deve risultare sempre in feed deve essere sempre fresco, non evi- perfetta efficienza con coltelli sempre denziare riscaldamenti durante la gior- affi lati e controllati. Una regola preziosa per ingredienti nata ed essere assolutamente privo di muffe o altri elementi che possano in grossolani come la paglia è effettuare priqualsiasi modo deprimere l’ingestione ma, magari per più giorni, un premix con e demotivare l’animale dall’avvicinar- paglia già trinciata e i concentrati secchi presenti nella razione: questo può aiutare si alla greppia. Altro aspetto importante è il tenore anche a minimizzare gli errori di misce4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario 9 INCONTRI ZOOTECNICI 12 12 10 10 Valore in % della s.s. (*) Valore in % della s.s. (*) S 8 6 4 2 0 8 6 4 2 0 < 24 24-28 28-32 32-36 36-40 40-44 44-48 48-52 > 52 Sostanza secca (%) Ammoniaca pH Acido acetico Acido butirrico < 26 26-28 28-30 30-32 32-34 34-36 36-38 38-40 > 40 pH Acido lattico Acidi grassi volatili (*) Per il pH la scala ne rappresenta il valore. Fonte: Ward, 2000. (*) Per il pH la scala ne rappresenta il valore. Fonte: Ward, 2000. GRAFICO 2 - Effetto del tenore in sostanza secca sulla fermentazione di insilato di medica All’aumentare della percentuale di sostanza secca diminuisce la quantità di acidi grassi volatili totali e aumenta il pH. L’acido lattico cala repentinamente dopo tenori del 44-48% di s.s. GRAFICO 3 - Effetto del tenore in sostanza secca sulla fermentazione di insilato di mais All’aumentare del tenore di sostanza secca cala il contenuto di acidi grassi volatili totali, mentre il pH subisce minime variazioni. Il contenuto in acidi acetico e lattico cala molto quando il tenore di s.s. supera 36-38%. lazione. L’obiettivo, in poche parole, deve essere quello di ripetere le stesse operazioni ogni giorno per avere lo stesso unifeed: il migliore possibile. Qualità dei foraggi a b Per gli insilati di medica (a) e triticale (b) l’umidità ideale è tra il 35 e il 40% 10 Sostanza secca (%) Acido lattico Acido acetico Acido acetico Acidi grassi volatili supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007 Il punto più importante per il successo della razione alimentare è senza dubbio la qualità dei foraggi. Cercare di incrementarla in tutti i modi è senz’altro il primo obiettivo alimentare dell’allevamento. Per avere una buona qualità dei foraggi non sono necessari lieviti, probiotici e nessun altro genere di additivo: i buoni risultati arrivano lo stesso se si lavora bene. La definizione più concreta di alta qualità dei foraggi è quella di un foraggio appetibile, digeribile e assunto volontariamente e in grandi quantità dalle vacche ad alta produzione. I parametri più importanti su cui misurare la qualità dei foraggi sono i valori di NDF, ADF, lignina e NDF digeribile. Quest’ultimo parametro, purtroppo, non è ancora facilmente valutabile nella routine di stalla. I livelli proteici sono importanti, ma non sono la caratteristica decisiva della qualità dei foraggi. Ci sono poi altre considerazioni importanti come i livelli di umidità, l’odore, la stabilità della fermentazione e l’appetibilità, valutata osservando se la vacca ingerisce volentieri l’alimento. I livelli di umidità sono rilevanti, sia per l’appetibilità, sia perché correlati alla qualità della fermentazione e dello stoccaggio. Per il silomais insilato in trincea l’umidità ideale è generalmente tra il 32 e il 34% mentre per l’insilato di medica e di frumento, orzo, triticale l’umidità preferibile è tra il 35 e il 40%. In quest’ultimo gruppo di insilati i prodotti umidi possono essere molto negativi e pericolosi. I livelli di acidità misurati attraverso il pH vengono generalmente considerati come un indicatore della fermentazione. Un pH basso di solito significa presenza di alti livelli di acido lattico, ma non è sempre vero. L’acido lattico, frutto di una fermentazione anaerobia, se presente in alti livelli è indice di una buona fermentazione. L’acido acetico, avvertibile facilmente anche con l’olfatto, è il risultato di una fermentazione aerobica ed è preferibile in quantità moderate, anche perché ad alte quantità deprime l’ingestione di sostanza secca. L’acido butirrico invece è assolutamente indesiderabile e spesso è il risultato dell’insilamento di foraggi eccessivamente umidi. Anch’esso deprime sensibilmente l’ingestione. Nei grafici 2 e 3 viene ben rappresentato il rapporto esistente tra qualità dei foraggi, misurato attraverso il profilo degli acidi, e l’umidità degli stessi. Negli insilati di leguminose l’incre- S INCONTRI ZOOTECNICI TABELLA 2 - Valori di soglia per le micotossine Soglia di attenzione Micotossine Aflatossine (ppb) Soglia di pericolo 22 22-333 DON (ppm) 0,56 5,0-12,0 Zearalenone (ppm) 0,56 5,6-10,0 T-2 (ppm) 0,25 0,7-1,5 1,1-3,3 6,7-11,1 Fumonisine (ppm) Fonte: Dairy One Forage Laboratory, Ithaca, NY. TABELLA 3 - Stimolazione ruminale dovuta alla fibra lunga Alimento NDF min/kg s.s. min/kg NDF Loietto-1 48 53 111 Medica 49 61 125 Loietto-2 65 90 139 Loietto-3 68 104 452 Paglia di avena 79 149 195 Setaccio feci (non multistrato) per la valutazione dell’eccessiva presenza di muco e presenza di particelle indigerite eccessivamente grandi (non devono essere più di 1,3 cm) Fonte: Mertens JDS: 1463,1997. mento del tenore in sostanza secca comporta la riduzione degli acidi grassi volatili totali con l’azzeramento dell’acido butirrico. Per le altre tipologie di acido invece l’andamento è più lineare. Anche nell’insilato di mais, all’aumentare del valore della sostanza secca cala il tenore di acidi grassi volatili totali mentre il pH rimane costante. Per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere, secondo un interessante lavoro di Chase e Stone (2000), spiccano i diversi valori di pH tra insilato di medica (4,0-4,8) e mais (3,7-4,2) ma anche di acido lattico (6-8% nel primo e 3-5% nel secondo). Micotossine Un elemento spesso pericoloso nella gestione della qualità dei foraggi è la presenza di micotossine. Non vogliamo in questa sede aff rontare in modo esauriente il tema, ma solo accennarlo praticamente. Ci sono alcuni sintomi classici della presenza di micotossine (e non solo) che non bisogna mai sottovalutare: alla comparsa di questi sintomi bisogna dare una spiegazione più veloce possibile: • dislocazioni inspiegabili sulle vacche fresche; • immunosoppressione; • bassi livelli di concepimento e rilevamento calori; • elevato tasso di aborti; • elevate cellule somatiche; • feci eccessivamente variabili e inconsistenti; • basso grasso nel latte; • inspiegabili problemi sanitari. Generalmente in questi casi consigliamo di controllare le principali micotossine quali: deossivalenolo (DON) o vomi- TABELLA 4 - Effetto della dimensione delle particelle della miscelata sulla produzione di latte, il contenuto in grasso e le funzioni ruminali Dimensione NDF ADF S.s. ingerita (libbre/giorno) Latte prodotto (libbre/giorno) Latte corretto (4% di grasso libbre/giorno) Latte corretto/s.s. ingerita Attività (min/24 ore) Mangiando Ruminando Tempo totale Grasso (%) Acetico: propionico pH ruminale fine 28,8 20,1 49,8 53,7 media 29,2 20,8 50,2 58,0 45,7 c 54,8 a, b 52,1 b, c 1,10 a 1,04 b 0,92 c 322,5 c 381,3 c 703,8 c 3,2 c 2,08 c 5,40 c 346,3 a, b 483,8 a, b 830,0 a, b 3,5 c 3,20 b 5,80 b grossolana 29,0 20,8 49,8 54,4 350,0 a 496,3 a 846,3 a 3,8 c 3,89 c 6,25 a Mais contaminato da micotossine, che possono causare vari problemi di salute alle vacche anche deteriorando la qualità del latte 4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario 11 S INCONTRI ZOOTECNICI Regione Lombardia Agricoltura Associazione regionale allevatori Incontri Zootecnici 2007 Associazione Provinciale Allevatori Bergamo 30 gennaio 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «Gestione aziendale: cosa fare quando il prezzo del latte è basso?». Greg Bethard, G. & R. Dairy consulting, Virginia (Usa). 13 febbraio 2007 - ore 10,30. Auditorium Banca della Bergamasca Cassa Rurale Banca Credito Cooperativo - Via A. Moro, 2 Zanica - «La direttiva nitrati: quali le regole e le possibilità?». Flavio Sommariva, tecnico specialista SATA, Settore agronomia. 14 marzo 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «Ibridazione: fattori in gioco ed esperienza in atto». Stefano Biffani, Ufficio ricerca e sviluppo Anafi; Walter Rubini, allevatore. tossina, zearalenone, T2, aflatossine. Una volta accertato il problema, come regola generale, se non è possibile sospendere la somministrazione del prodotto inquinato bisogna tenere presente che la soluzione del problema potrebbe essere la diluizione dell’inquinamento. Un altro elemento di aiuto temporaneo possono essere gli adsorbenti o catturanti, quali le bentoniti o le zeoliti presenti in diversi prodotti commerciali, ma rimane sempre l’urgenza ultima di rimuovere la causa della contaminazione. Nella tabella 2 vengono riportati dei valori di riferimento per le varie micotossine, molto utili per orientare l’attività pratica dell’allevatore. Fibrosità della razione Si parla spesso dei diversi livelli di fibra e della loro efficacia nella razione. Bisogna ricordare questa semplice regola: la fibra è effettiva solo se è ingerita. Sembrerebbe una banalità, ma spesso la demiscelazione porta proprio al contrario di ciò che si vuole ottenere abbondando con 12 supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007 28 marzo 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «La gestione del vitello: i veterinari SATA ne parlano con gli allevatori». Paolo Marconi, Tiziano Capelli, veterinari SATA-APA, Bergamo. 17 aprile 2007 - ore 14,30. Cassa Rurale BCC di Treviglio e Geradadda - Via C. Carcano, 6 - Treviglio - All’interno delle iniziative organizzate in occasione della fiera di Treviglio «Analisi finanziaria e gestionale negli allevamenti da latte». Jason Karszes, specialista nella gestione aziendale, Pro-Dairy, Cornell University, Ithaca (Usa). 27 aprile 2007 - ore 19,30. Ristorante Quattro Cime - Zambla Alta - «Conclusione del progetto QTR.WEB». Claudio Cagioni, direttore APA, Bergamo. • la presenza di foraggi nella razione. Se le particelle rimangono troppo lunghe la vacca è facilitata nella scelta dell’alimento più appetito e spesso l’avanzo sarà costituito dalla parte più fibrosa: quindi la fibra veramente ingerita sarà inferiore rispetto a quella che potrebbe essere assunta con una razione più povera di foraggi ma meglio miscelata. L’importanza della fibra è nota: stimola la masticazione e aumenta la produzione di saliva che serve come tampone a livello ruminale. Galleggiando nel rumine, inoltre, la fibra forma una specie di tappeto ruminale che cattura i concentrati e permette una digestione più lenta degli amidi. Infine stimola le contrazioni ruminali e attraverso il riflesso del nervo vagale (o nervo pneumogastrico) stimola la contrazione dell’abomaso. Nella tabella 3 vengono riportati i dati relativi a un interessante lavoro di Mertens sulla stimolazione alla ruminazione che alcuni foraggi con differenti livelli di NDF sono in grado di provocare alla bovina. Infine nella tabella 4 vengono riportati i dati di uno studio sull’effetto della misura delle particelle di unifeed rispetto alla produzione, al contenuto in grasso e alla attività di ruminazione. Sulla miscelata ha un certo effetto anche l’ordine di carico e il modo con cui vengono caricati gli alimenti insilati: la desilatrice rompe maggiormente gli alimenti; la pala invece rispetta di più la struttura. Quando i livelli di fibra effettiva sono troppo scarsi le feci possono apparire molli o inconsistenti, con poco odore, grigiastre, a volte con eccessiva presenza di muco o impilate con diverse particelle indigerite. Le vacche invece spesso presentano il pelo arruffato, hanno scarsi tassi di ruminazione, immunosoppressione, comportamenti inusuali o strani ritmi di alimentazione e scarsa efficienza riproduttiva. Alcuni elementi utilizzati per determinare queste situazioni di mancanza di fibra possono però essere anche fuorvianti. Per esempio il grasso nel latte a volte può essere un dato di riferimento non attendibile, così come la consistenza delle feci e il tasso di ruminazione, che deve essere misurato nel momento e nel modo giusto più volte e su tanti animali. La gestione pratica prima di tutto Quando si parla di alimentazione si potrebbe disquisire a lungo su numerosissimi temi. Il contributo che abbiamo voluto dare in questo articolo è soprattutto quello di sottolineare l’importanza non della «fi losofia» dell’alimentazione, ma soprattutto degli aspetti pratici e concreti, il pane quotidiano dei tecnici di campo, e degli allevatori, sui quali molto spesso si può infrangere qualsiasi razione per quanto perfetta e futuribile possa essere. Prestare attenzione, investendo intelligenza e tempo, a questi particolari è spesso la mossa vincente dell’azienda. Più di qualsiasi trovata particolare, o prodotto o nuova invenzione che si possa sperare di trovare, ciò che fa la differenza nell’azienda è il metodo di lavoro che si applica (non quello che si pensa di applicare) e la capacità, l’intelligenza e il coraggio con cui lo si verifica migliorandolo continuamente. • Michele Campiotti Tecnico specialista SATA APA Bergamo [email protected] Greg Bethard G&R Dairy Consulting Virginia (USA)