Come impostare bene la nutrizione della vacca da latte

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Come impostare bene la nutrizione della vacca da latte
INCONTRI ZOOTECNICI
S
• D A L L A Q U A L I TÀ D E I F O R A G G I A L L A D I S T R I B U Z I O N E D E L L A M I S C E L ATA
Come impostare bene
la nutrizione
della vacca da latte
▪
La diversa gestione della
nutrizione può comportare
significative variazioni dei livelli
produttivi delle vacche.
Talvolta il miglioramento
del management consente
di aumentare la produzione
di latte fino a 2-3 L/giorno
per capo senza variare la razione
▪
di Michele Campiotti,
Greg Bethard
B
asta osservare quanto riportato
nel grafico 1 per capire perché
abbiamo deciso di affrontare il
tema dell’approccio pratico alla nutrizione della vacca da latte: si nota
infatti una forte variazione dell’indice
di conversione o di efficienza alimentare tra le varie aziende analizzate da uno
studio SATA su 62 allevamenti lombardi.
Per indice di efficienza si intende il rapporto tra chilogrammi di latte prodotti
e chilogrammi di sostanza secca ingeriti, ovvero i chilogrammi di latte prodotti per ogni chilogrammo di sostanza
secca ingerita.
Un ottimo risultato è arrivare a un in-
dice di conversione pari a 1,4, ma l’indice può avere variazioni importanti a
seconda dei giorni medi di lattazione,
del numero di mungiture, ecc. e degli
eventuali errori nella rilevazione della
sostanza secca ingerita.
Dallo studio è emerso l’evidente variazione tra le aziende dell’indice di conversione, che oscilla da 0,9 a quasi 1,7.
Pur tenendo conto della forte oscillazione della quantità di sostanza secca ingerita (da 17 a 25 kg), che mette in
luce differenze nell’impostazione delle
razioni e nella gestione alimentare delle
aziende, bisogna prendere atto che questo non può spiegare le variazioni di resa
in latte della razione.
Anche considerando le aziende con ingestione tra 21 e 22 kg si possono notare
ugualmente forti variabilità della resa in
latte della razione.
Ci sono numerosi aspetti pratici nell’impostazione e soprattutto nella gestione alimentare che possono spiegare
queste differenze.
Capita infatti a volte di arrivare in
aziende nelle quali, senza cambiare la
razione, si possono ottenere grossi miglioramenti produttivi, anche di 2 o 3 L
di latte solo migliorando la «gestione»
dell’alimentazione.
C’è poi naturalmente anche un problema di composizione, che sicuramente
può fare una certa differenza, ma parlando di razioni bilanciate crediamo si possa fare sicuramente di più migliorando
la gestione alimentare anziché ricorrere
alle cosiddette «polverine magiche» che
4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario
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Indice di efficienza alimentare
(kg latte/kg s.s. ingerita)
INCONTRI ZOOTECNICI
2,0
1,9
1,8
1,7
1,6
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
21-22 kg s.s. ingerita
1
4
7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52 55 58 61
Aziende (n.)
Media 1,33; DS 0,17, CV 12,7%.
GRAFICO 1 - Andamento dell’indice di efficienza alimentare
Anche a parità di sostanza secca ingerita, l’indice di efficienza tra le aziende è molto
variabile e tale fluttuazione è legata soprattutto a questioni gestionali.
vatori che non perdono la speranza di
trovare un prodotto che li sollevi dalle
responsabilità di dover migliorare la propria gestione aziendale.
La base di un’azienda efficiente è avere vacche sane con rumine in grado di
svolgere bene le proprie funzioni, piedi sani, capacità immunitaria ottimale:
fattori che permettono ottimi livelli di
produzione e riproduzione e ragionevoli
livelli di rimonta.
Per ottenere la sanità del rumine bisogna prestare grande attenzione ai livelli
di NDF. In particolare la NDF classica
chimicamente intesa, la NDF effettiva,
la NDF da foraggi e la NDF digeribile. Da questo punto di vista non sono
sufficienti le valutazione che può fare
un programma di alimentazione, ma
è necessario l’utilizzo di tutti i segnali
pratici che l’esperienza di campo può
suggerire.
In secondo luogo è importante il bilanciamento dei carboidrati: amido, zuccheri fibra solubile e ancora NDF. In terzo
luogo è importante il bilanciamento tra
le diverse frazioni proteiche e infine l’integrazione minerale e vitaminica.
purtroppo hanno ancora troppo spazio. l’uso di eccessivi livelli di amido associati
Spesso l’allevatore si chiede le ragioni a troppo carenti livelli di proteine.
dei suoi insoddisfacenti livelli produtCiò a volte porta come risultato coltivi o riproduttivi, o perché le sue vac- laterale feci troppo consistenti, probleche non siano in piena salute e quanto mi podali e picchi di lattazione bassi.
questo problema
Un’a ltra caGestione della greppia
possa dipenderatteristica nelPer il silomais in trincea il tenore di
re dall’alimentala composizioDal punto di vista pratico ci sono due
zione.
ne delle razioni punti assolutamente decisivi da tenere
umidità ideale è 32-34%, per la medica,
Molto spesitaliane è sicura- presenti che spesso non sono sufficienteil triticale e l’orzo è del 35-40%
so l’importanmente l’uso ec- mente perseguiti dagli operatori di stalla:
za dell’alimentacessivo di addi- «stabilità della greppia» e minimizzaziozione, soprattutto in passato, è stata so- tivi di vario tipo nei quali si ripongono ne della demiscelazione.
pravvalutata, attribuendole più colpe o esagerate speranze. La responsabilità è
Si intende per stabilità della greppia
più speranze del necessario.
senz’altro in parte dei venditori, che a la capacità di fare una miscelata sempre
I punti da osservare con attenzione e volte propongono questi prodotti in mo- uguale e sempre ottimale. Bisogna curare
da controllare periodicamente sono di- do avventato, ma anche di diversi alle- l’uniformità e la lunghezza delle particelle
versi e già in altri articoli ne abbiamo
La desilatrice rompe maggiormente gli alimenti, confrontata alla pala che invece
parlato:
rispetta di più la struttura dell’insilato
• l’aspetto, la salute dei piedi e il comportamento della vacca (L’Informatore
Agrario n. 48/2002);
• l’ambiente e il benessere animale (Supplemento n. 1 a L’Informatore Agrario n.
30/2003);
• la consistenza e i residui alimentari delle feci (L’Informatore Agrario n.
48/2002);
• gli alimenti utilizzati;
• la gestione della greppia.
È molto importante annotare ogni variazione a carico di questi punti critici.
Queste variazioni, insieme ai dati tecnici,
(ottenuti con i software Dairy Comp SATA e Dairy Economics - Supplemento n. 1
a L’Informatore Agrario n. 6/2006) daranno al tecnico e all’allevatore il polso
della situazione.
Nelle razioni italiane spesso si vede
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supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007
INCONTRI ZOOTECNICI
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SETACCI
Strumenti per monitorare la miscelata
Per monitorare la qualità della miscelata possono essere utili alcuni strumenti quali il setaccio per l’unifeed e quello
per le feci.
A seconda dei periodi o delle aziende
che li propongono viene data più o meno enfasi all’importanza di questi strumenti.
Gli utilizzi più pratici e realistici sono
a nostro parere i seguenti.
Il setaccio unifeed Penn state particle
size separator ( foto 1 e 2), serve a:
• controllare l’omogeneità della miscelata lungo la greppia (inizio, metà e fine
scarico);
• controllare la demiscelazione tramite
il setaccio allo scarico e il setaccio dell’avanzo;
• controllare la variazione nel tempo (che
dovrebbe essere minima) dell’unifeed. Do-
1
della miscelata (le più lunghe non devono
essere superiori ai 7 cm).
Oltre a questo bisogna curare con grande attenzione la disponibilità della miscelata, che deve essere sempre presente in grande quantità davanti alle bovine, anche spingendola verso gli animali
(Supplemento n. 1 a L’Informatore Agrario n. 48/2007) molte volte al giorno (minimo 6).
Per essere sicuri che le bovine abbiano
ingerito effettivamente tutto quello che
dovevano e potevano mangiare, c’è un
solo modo: verificare sempre la presenza
di un avanzo di discreta quantità (2-3%
TABELLA 1 - Obiettivi
della fermentazione degli insilati
Insilato Insilato
di medica di mais
pH
4,0-4,8
Acido lattico (% s.s.)
6-8
Acido lattico/totale acidi
> 70
grassi volatili (% s.s.)
Acido acetico (% s.s.)
<2
Acido propionico (% s.s.)
<1
Acido butirrico (% s.s.)
< 0,1
Ammoniaca (% sull’azoto totale) < 10
Adin (azoto legato all’ADF)
< 10
(% PG totale)
Fonte: Chase and Stone, 2000.
3,7-4,2
3-5
> 70
<2
<1
< 0,1
< 10
< 10
2
po la setacciatura una miscelata adeguata dovrebbe presentare il 5-10% della fibra
nel primo setaccio, il 40-45% nel secondo
setaccio e circa il 50% nell’ultimo.
Il setaccio feci (non necessariamente il
setaccio multistrato) serve per:
• eccessiva presenza di muco;
• presenza di particelle indigerite eccessivamente grandi (non devono essere più
di 1,3 cm).
•
Foto 1 e 2 - Penn
State Particle
Size Separator,
serve per
monitorare la
miscelata: dopo
la setacciatura
il 5-10% della
fibra deve
rimane re nel
primo setaccio,
il 40-45% nel
secondo e
circa il 50%
nell’ultimo
dello scarico) lungo la greppia al momen- di umidità: un buon tenore massimizza
to dello scarico successivo. L’avanzo verrà l’appetibilità e quindi l’ingestione. Geneasportato, possibilmente pesato o valuta- ralmente un valore di umidità intorno al
to, e somministrato al giovane bestiame. 48% è l’ottimale (52% di s.s.).
Bisogna quindi monitorare costanteSe le bovine stanno qualche ora senza
la disponibilità di unifeed, sicuramente mente (ogni settimana) l’umidità dei foraggi, che è uno dei
questo si rifletterà
principali fattori di
negativamente sulLa greppia deve sempre contenere
variabilità della ral’ingestione totale
una buona qualità di alimento,
zione, campionandi sostanza secca
che almeno 6 volte al giorno deve
doli con attenzioe quindi sulla proessere spinto verso l’animale
ne. Se necessario,
duzione di latte.
per raggiungere
È buona norma
l’umidità ottimache la distribuzione del nuovo carro avvenga in modo le è utile l’aggiunta di acqua nel carro in
tale che l’unifeed sia disponibile fre- dosi rigorosamente prestabilite.
Minimizzare la demiscelazione è un
sco all’uscita della mungitura, perché
le vacche mangiano volentieri ed evi- obiettivo primario e l’aggiunta di acqua,
tano così di coricarsi immediatamente quando necessario, può aiutare. L’appedopo la mungitura, quando il capez- tibilità della fibra è un altro elemento
zolo rischia di essere più esposto agli di rilievo insieme alla giusta lunghezza
dell’unifeed e quindi a un non eccessiinquinamenti.
Un’attenzione particolare è da rivol- vo ma adeguato tempo di miscelazione
gere all’appetibilità della razione: l’uni- del carro, che deve risultare sempre in
feed deve essere sempre fresco, non evi- perfetta efficienza con coltelli sempre
denziare riscaldamenti durante la gior- affi lati e controllati.
Una regola preziosa per ingredienti
nata ed essere assolutamente privo di
muffe o altri elementi che possano in grossolani come la paglia è effettuare priqualsiasi modo deprimere l’ingestione ma, magari per più giorni, un premix con
e demotivare l’animale dall’avvicinar- paglia già trinciata e i concentrati secchi
presenti nella razione: questo può aiutare
si alla greppia.
Altro aspetto importante è il tenore anche a minimizzare gli errori di misce4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario
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INCONTRI ZOOTECNICI
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12
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Valore in % della s.s. (*)
Valore in % della s.s. (*)
S
8
6
4
2
0
8
6
4
2
0
< 24
24-28 28-32 32-36 36-40 40-44 44-48 48-52 > 52
Sostanza secca (%)
Ammoniaca
pH
Acido acetico
Acido butirrico
< 26
26-28 28-30 30-32 32-34 34-36 36-38 38-40 > 40
pH
Acido lattico
Acidi grassi volatili
(*) Per il pH la scala ne rappresenta il valore.
Fonte: Ward, 2000.
(*) Per il pH la scala ne rappresenta il valore.
Fonte: Ward, 2000.
GRAFICO 2 - Effetto del tenore in sostanza secca
sulla fermentazione di insilato di medica
All’aumentare della percentuale di sostanza secca diminuisce
la quantità di acidi grassi volatili totali e aumenta il pH. L’acido
lattico cala repentinamente dopo tenori del 44-48% di s.s.
GRAFICO 3 - Effetto del tenore in sostanza secca
sulla fermentazione di insilato di mais
All’aumentare del tenore di sostanza secca cala il contenuto
di acidi grassi volatili totali, mentre il pH subisce minime
variazioni. Il contenuto in acidi acetico e lattico cala molto
quando il tenore di s.s. supera 36-38%.
lazione. L’obiettivo, in poche parole, deve
essere quello di ripetere le stesse operazioni ogni giorno per avere lo stesso unifeed: il migliore possibile.
Qualità dei foraggi
a
b
Per gli insilati di medica (a) e triticale (b)
l’umidità ideale è tra il 35 e il 40%
10
Sostanza secca (%)
Acido lattico
Acido acetico
Acido acetico
Acidi grassi volatili
supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007
Il punto più importante per il successo
della razione alimentare è senza dubbio
la qualità dei foraggi.
Cercare di incrementarla in tutti i modi è senz’altro il primo obiettivo alimentare dell’allevamento. Per avere una buona qualità dei foraggi non sono necessari
lieviti, probiotici e nessun altro genere
di additivo: i buoni risultati arrivano lo
stesso se si lavora bene. La definizione
più concreta di alta qualità dei foraggi
è quella di un foraggio appetibile, digeribile e assunto volontariamente e in
grandi quantità dalle vacche ad alta produzione.
I parametri più importanti su cui misurare la qualità dei foraggi sono i valori di NDF, ADF, lignina e NDF digeribile. Quest’ultimo parametro, purtroppo,
non è ancora facilmente valutabile nella
routine di stalla.
I livelli proteici sono importanti, ma
non sono la caratteristica decisiva della
qualità dei foraggi.
Ci sono poi altre considerazioni importanti come i livelli di umidità, l’odore, la stabilità della fermentazione e
l’appetibilità, valutata osservando se la
vacca ingerisce volentieri l’alimento.
I livelli di umidità sono rilevanti, sia
per l’appetibilità, sia perché correlati alla
qualità della fermentazione e dello stoccaggio.
Per il silomais insilato in trincea
l’umidità ideale è generalmente tra il 32
e il 34% mentre per l’insilato di medica
e di frumento, orzo, triticale l’umidità
preferibile è tra il 35 e il 40%. In quest’ultimo gruppo di insilati i prodotti
umidi possono essere molto negativi e
pericolosi.
I livelli di acidità misurati attraverso
il pH vengono generalmente considerati
come un indicatore della fermentazione.
Un pH basso di solito significa presenza di alti livelli di acido lattico, ma non
è sempre vero.
L’acido lattico, frutto di una fermentazione anaerobia, se presente in alti livelli è indice di una buona fermentazione. L’acido acetico, avvertibile facilmente
anche con l’olfatto, è il risultato di una
fermentazione aerobica ed è preferibile in quantità moderate, anche perché
ad alte quantità deprime l’ingestione di
sostanza secca.
L’acido butirrico invece è assolutamente indesiderabile e spesso è il risultato
dell’insilamento di foraggi eccessivamente umidi.
Anch’esso deprime sensibilmente l’ingestione.
Nei grafici 2 e 3 viene ben rappresentato il rapporto esistente tra qualità dei
foraggi, misurato attraverso il profilo degli acidi, e l’umidità degli stessi.
Negli insilati di leguminose l’incre-
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INCONTRI ZOOTECNICI
TABELLA 2 - Valori di soglia
per le micotossine
Soglia
di attenzione
Micotossine
Aflatossine (ppb)
Soglia
di pericolo
22
22-333
DON (ppm)
0,56
5,0-12,0
Zearalenone (ppm)
0,56
5,6-10,0
T-2 (ppm)
0,25
0,7-1,5
1,1-3,3
6,7-11,1
Fumonisine (ppm)
Fonte: Dairy One Forage Laboratory, Ithaca, NY.
TABELLA 3 - Stimolazione
ruminale dovuta alla fibra lunga
Alimento
NDF
min/kg s.s. min/kg NDF
Loietto-1
48
53
111
Medica
49
61
125
Loietto-2
65
90
139
Loietto-3
68
104
452
Paglia
di avena
79
149
195
Setaccio feci (non multistrato) per la valutazione dell’eccessiva presenza
di muco e presenza di particelle indigerite eccessivamente grandi (non devono essere
più di 1,3 cm)
Fonte: Mertens JDS: 1463,1997.
mento del tenore in sostanza secca comporta la riduzione degli acidi grassi volatili totali con l’azzeramento dell’acido
butirrico.
Per le altre tipologie di acido invece
l’andamento è più lineare. Anche nell’insilato di mais, all’aumentare del valore della sostanza secca cala il tenore di
acidi grassi volatili totali mentre il pH
rimane costante.
Per quanto riguarda gli obiettivi da
raggiungere, secondo un interessante
lavoro di Chase e Stone (2000), spiccano i diversi valori di pH tra insilato
di medica (4,0-4,8) e mais (3,7-4,2) ma
anche di acido lattico (6-8% nel primo
e 3-5% nel secondo).
Micotossine
Un elemento spesso pericoloso nella gestione della qualità dei foraggi è la
presenza di micotossine. Non vogliamo
in questa sede aff rontare in modo esauriente il tema, ma solo accennarlo praticamente.
Ci sono alcuni sintomi classici della
presenza di micotossine (e non solo) che
non bisogna mai sottovalutare: alla comparsa di questi sintomi bisogna dare una
spiegazione più veloce possibile:
• dislocazioni inspiegabili sulle vacche
fresche;
• immunosoppressione;
• bassi livelli di concepimento e rilevamento calori;
• elevato tasso di aborti;
• elevate cellule somatiche;
• feci eccessivamente variabili e inconsistenti;
• basso grasso nel latte;
• inspiegabili problemi sanitari.
Generalmente in questi casi consigliamo di controllare le principali micotossine quali: deossivalenolo (DON) o vomi-
TABELLA 4 - Effetto della dimensione delle particelle
della miscelata sulla produzione di latte, il contenuto
in grasso e le funzioni ruminali
Dimensione
NDF
ADF
S.s. ingerita (libbre/giorno)
Latte prodotto (libbre/giorno)
Latte corretto
(4% di grasso libbre/giorno)
Latte corretto/s.s. ingerita
Attività (min/24 ore)
Mangiando
Ruminando
Tempo totale
Grasso (%)
Acetico: propionico
pH ruminale
fine
28,8
20,1
49,8
53,7
media
29,2
20,8
50,2
58,0
45,7 c
54,8 a, b
52,1 b, c
1,10 a
1,04 b
0,92 c
322,5 c
381,3 c
703,8 c
3,2 c
2,08 c
5,40 c
346,3 a, b
483,8 a, b
830,0 a, b
3,5 c
3,20 b
5,80 b
grossolana
29,0
20,8
49,8
54,4
350,0 a
496,3 a
846,3 a
3,8 c
3,89 c
6,25 a
Mais contaminato da micotossine, che possono causare
vari problemi di salute alle vacche anche deteriorando
la qualità del latte
4/2007 • supplemento a L’Informatore Agrario
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INCONTRI ZOOTECNICI
Regione Lombardia
Agricoltura
Associazione regionale
allevatori
Incontri Zootecnici 2007
Associazione Provinciale Allevatori Bergamo
30 gennaio 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «Gestione aziendale: cosa
fare quando il prezzo del latte è basso?». Greg
Bethard, G. & R. Dairy consulting, Virginia (Usa).
13 febbraio 2007 - ore 10,30. Auditorium
Banca della Bergamasca Cassa Rurale Banca Credito Cooperativo - Via A. Moro, 2 Zanica - «La direttiva nitrati: quali le regole e
le possibilità?». Flavio Sommariva, tecnico
specialista SATA, Settore agronomia.
14 marzo 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «Ibridazione: fattori in gioco
ed esperienza in atto». Stefano Biffani, Ufficio ricerca e sviluppo Anafi; Walter Rubini, allevatore.
tossina, zearalenone, T2, aflatossine.
Una volta accertato il problema, come
regola generale, se non è possibile sospendere la somministrazione del prodotto inquinato bisogna tenere presente
che la soluzione del problema potrebbe
essere la diluizione dell’inquinamento.
Un altro elemento di aiuto temporaneo
possono essere gli adsorbenti o catturanti, quali le bentoniti o le zeoliti presenti
in diversi prodotti commerciali, ma rimane sempre l’urgenza ultima di rimuovere la causa della contaminazione.
Nella tabella 2 vengono riportati dei
valori di riferimento per le varie micotossine, molto utili per orientare l’attività
pratica dell’allevatore.
Fibrosità della razione
Si parla spesso dei diversi livelli di fibra
e della loro efficacia nella razione. Bisogna ricordare questa semplice regola: la
fibra è effettiva solo se è ingerita. Sembrerebbe una banalità, ma spesso la demiscelazione porta proprio al contrario di
ciò che si vuole ottenere abbondando con
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supplemento a L’Informatore Agrario • 4/2007
28 marzo 2007 - ore 20,30. Azienda agrituristica Villa Delizia - Via G. Marconi, 7 Mornico al Serio - «La gestione del vitello: i
veterinari SATA ne parlano con gli allevatori».
Paolo Marconi, Tiziano Capelli, veterinari
SATA-APA, Bergamo.
17 aprile 2007 - ore 14,30. Cassa Rurale
BCC di Treviglio e Geradadda - Via C. Carcano, 6 - Treviglio - All’interno delle iniziative organizzate in occasione della fiera di
Treviglio «Analisi finanziaria e gestionale negli
allevamenti da latte». Jason Karszes, specialista nella gestione aziendale, Pro-Dairy,
Cornell University, Ithaca (Usa).
27 aprile 2007 - ore 19,30. Ristorante
Quattro Cime - Zambla Alta - «Conclusione del progetto QTR.WEB». Claudio Cagioni,
direttore APA, Bergamo.
•
la presenza di foraggi nella razione.
Se le particelle rimangono troppo lunghe la vacca è facilitata nella scelta dell’alimento più appetito e spesso l’avanzo sarà
costituito dalla parte più fibrosa: quindi la
fibra veramente ingerita sarà inferiore rispetto a quella che potrebbe essere assunta
con una razione più povera di foraggi ma
meglio miscelata. L’importanza della fibra
è nota: stimola la masticazione e aumenta la produzione di saliva che serve come
tampone a livello ruminale.
Galleggiando nel rumine, inoltre, la
fibra forma una specie di tappeto ruminale che cattura i concentrati e permette una digestione più lenta degli amidi.
Infine stimola le contrazioni ruminali e
attraverso il riflesso del nervo vagale (o
nervo pneumogastrico) stimola la contrazione dell’abomaso.
Nella tabella 3 vengono riportati i dati
relativi a un interessante lavoro di Mertens sulla stimolazione alla ruminazione che alcuni foraggi con differenti livelli di NDF sono in grado di provocare
alla bovina.
Infine nella tabella 4 vengono riportati
i dati di uno studio sull’effetto della misura delle particelle di unifeed rispetto alla
produzione, al contenuto in grasso e alla
attività di ruminazione.
Sulla miscelata ha un certo effetto anche
l’ordine di carico e il modo con cui vengono caricati gli alimenti insilati: la desilatrice rompe maggiormente gli alimenti; la
pala invece rispetta di più la struttura.
Quando i livelli di fibra effettiva sono
troppo scarsi le feci possono apparire
molli o inconsistenti, con poco odore,
grigiastre, a volte con eccessiva presenza di muco o impilate con diverse particelle indigerite.
Le vacche invece spesso presentano il
pelo arruffato, hanno scarsi tassi di ruminazione, immunosoppressione, comportamenti inusuali o strani ritmi di alimentazione e scarsa efficienza riproduttiva.
Alcuni elementi utilizzati per determinare queste situazioni di mancanza di fibra possono però essere anche fuorvianti.
Per esempio il grasso nel latte a volte può
essere un dato di riferimento non attendibile, così come la consistenza delle feci
e il tasso di ruminazione, che deve essere
misurato nel momento e nel modo giusto
più volte e su tanti animali.
La gestione pratica
prima di tutto
Quando si parla di alimentazione si potrebbe disquisire a lungo su numerosissimi temi. Il contributo che abbiamo voluto dare in questo articolo è soprattutto
quello di sottolineare l’importanza non
della «fi losofia» dell’alimentazione, ma
soprattutto degli aspetti pratici e concreti,
il pane quotidiano dei tecnici di campo, e
degli allevatori, sui quali molto spesso si
può infrangere qualsiasi razione per quanto perfetta e futuribile possa essere.
Prestare attenzione, investendo intelligenza e tempo, a questi particolari è spesso la mossa vincente dell’azienda. Più di
qualsiasi trovata particolare, o prodotto
o nuova invenzione che si possa sperare
di trovare, ciò che fa la differenza nell’azienda è il metodo di lavoro che si applica (non quello che si pensa di applicare) e la capacità, l’intelligenza e il coraggio con cui lo si verifica migliorandolo
continuamente.
•
Michele Campiotti
Tecnico specialista SATA
APA Bergamo
[email protected]
Greg Bethard
G&R Dairy Consulting
Virginia (USA)