importanza della fibra

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importanza della fibra
FORAGGI:
EFFICIENZA PRODUTTIVA E COSTO RAZIONE
I foraggi ricoprono un ruolo fondamentale nell’alimentazione dei ruminanti: il rumine è una
macchina capace di trasformare in energia anche gli alimenti più poveri, a differenza delle altre
specie animali (anche dell’uomo) che spesso sono in competizione tra loro per lo sfruttamento di
risorse alimentari quali le farine di cereali.
Figura 1 Cellula vegetale.
I foraggi rappresentano la parte fibrosa della razione della vacca da latte e sono
indispensabili per il funzionamento del rumine poiché ne mantengono in vigore la motilità ma,
soprattutto, mantengono le popolazioni microbiche che vivono in equilibrio tra loro: i batteri
cellulosolitici (responsabili della degradazione della cellulosa) devono poter coesistere con gli
amilolitici (che degradano l’amido), i proteolitici (che degradano le proteine) e i lipolitici (che
degradano i grassi).
Mantenere in equilibrio le popolazioni batteriche nel rumine significa mantenere il pH a livelli
costanti compresi tra 6,2 e 6,4; alterare questo equilibrio comporta l’abbassamento del livello di pH
al di sotto di valori soglia quali 5,7-5,9 ed il rischio di instaurare condizioni di subacidosi.
I foraggi meritano anche l’ ulteriore ruolo chiave di stimolare la ruminazione (masticazione
mericica del bolo): questa azione permette ai ruminanti di massimizzare il nutrimento estratto da
prodotti semplici come i fieni e gli insilati. La saliva abbondantemente prodotta da apposite
ghiandole poste nella cavità orale dell’animale aiuta il processo digestivo apportando bicarbonato in
modo naturale e tamponando il PH nel rumine.
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La fibra sostanzialmente si compone di tre parti insolubili: cellulosa, emicellulose e lignina
(componenti della parete cellulare) e di due parti solubili: pectine e galattani.
La produzione di energia per la bovina da latte dipende dalla fermentazione a livello ruminale di
questi componenti a opera dei batteri cellulosolitici.
Le fermentazioni portano alla produzione di acidi grassi volatili: principalmente l’acido acetico è il
metabolita che si forma dalla fermentazione dei foraggi nel rumine ed è collegato alla produzione
di grasso nel latte.
Per distinguere le frazioni di cui si compone la fibra contenuta nei foraggi si utilizzano tre
classificazioni:
• N.D.F. (fibra neutro detersa): emicellulose, cellulosa e lignina
• A.D.F. (fibra acido detersa): cellulosa e lignina
• A.D.L. (lignina acido detersa): lignina
Un altro parametro che sta assumendo un sempre maggiore peso nella valutazione di un foraggio è
la peNDF, cioè la fibra fisicamente effettiva: ovvero quella componente di NDF che rappresenta la
capacità di stimolare la masticazione e la ruminazione, legato alla dimensione delle particelle
(Savoini, Dell’Orto 2005).
Figura 2 Suddivisione della fibra nelle sue componenti.
Una volta ingerita e parzialmente masticata dalla bocca dell’animale, la fibra arriva nel
rumine e si comporta come un tappeto che galleggia sul contenuto ruminale. In questo modo anche
le particelle più fini come ad esempio i cereali, i proteici e le relative farine vengono intrappolati e
permangono per un tempo sufficiente ai batteri per poter attaccare amido, zuccheri, aminoacidi e
lipidi, e produrre energia per l’animale e per i batteri stessi.
L’apporto energetico fornito con la razione sfrutta la presenza di fibra per regolare la crescita dei
batteri ruminali favorisce l’equilibrio tra le popolazioni microbiche e mantiene l’animale in uno
stato fisiologico ottimale.
Quando si hanno a disposizione foraggi di buona qualità con un livello di NDF non
eccessivamente elevato (40-48 per le leguminose e 55-65 per le graminacee) ma soprattutto con un
basso valore in ADF (33-34 per le leguminose e 37-44 per le graminacee), significa che siamo in
grado di fornire attraverso la razione consistenti quantità di foraggi (fino al 60% della sostanza
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secca) senza compromettere l’ingestione ma altresì sfruttando al massimo la fermentescibilità dei
concentrati, siano essi proteici o cereali.
Massimizzare l’utilizzo e quindi l’ingestione di fibre vegetali provenienti da foraggi (e non
da sottoprodotti) oltre a contenere i costi della razione, in particolar modo quando i prezzi delle
materie prime sono soggetti ad un andamento al rialzo, si ripercuote positivamente sulla qualità del
latte.
Un recente studio condotto negli USA da C. Mullins e B. Bradford et al. (Journal of Dairy
Science, giugno 2009) ha voluto comparare tra loro 4 differenti tipologie di razionamento partendo
dal 21 % fino a 0 % di sostanza secca apportata in razione da fieno di medica (unico foraggio
presente).
Figura 3 Percorso dell’energia nell’apparato digerente di una bovina.
Lo scopo di questa prova era di voler sostituire interamente o solo parzialmente il foraggio
con sottoprodotti industriali per contenere i costi della razione; il risultato è stato assai chiaro: il
risparmio sulla razione si è verificato solo nelle aziende che hanno avuto la possibilità di utilizzare
sottoprodotti come buccette di soia o polpe di barbabietole reperibili in gran quantità e a breve
distanza (con l’aumentare della distanza il costo del trasporto aumenta e vanifica il risparmio), ma è
andato a scapito dell’ingestione e della produzione di latte.
Al contrario le razioni in cui è stato massimizzato l’uso di fieno di medica (fino al 21% della
sostanza secca) hanno comportato un aumento dell’ingestione e, di conseguenza, della produzione
di latte: le bovine alimentate con fieno di leguminosa compreso tra 14 e 21 % della S.S. hanno
prodotto 30,9 - 31,1 kg latte capo/giorno, mentre le bovine alimentate con meno del 7 % si sono
attestate su medie produttive comprese tra 28,3-28,4 kg: 2,6-2,7 kg in meno, circa 1€ capo/giorno.
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Figura 4 Fieno di medica NDF 52% ADF 38%
Figura 5 medica disidratata NDF 44% ADF 35%
Le due immagini proposte mostrano come 2 foraggi simili abbiano caratteristiche analitiche diverse:
entrambi i fieni svolgono egregiamente il ruolo di stimolatore della ruminazione ma il fieno offre
maggiore ingombro (NDF e ADF più elevate rispetto alla medica disidratata) a livello ruminale a
scapito dell’ingestione.
Risulta importante somministrare in razione dei foraggi di elevata qualità che contribuiscono a
sostenere elevate produzioni ottimizzando l’utilizzo dei concentrati
Dott.ssa Claudia Zotta, Medico Veterinario
Dott. Andrea Finazzi Tecnico Alimentarista
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