Ontogenesi e filogenesi dellATM (articolazione temporo mandibolare)
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Ontogenesi e filogenesi dellATM (articolazione temporo mandibolare)
Ontogenesi e filogenesi dellATM (articolazione temporomendibolare) L'ATM, articolazione tra mandibola e cranio a livello dell'osso temporale, appartiene al gruppo delle diartrosi (condiloartrosi doppia). E' quindi per definizione mobile e provvista di una membrana sinoviale. Grazie all'interposizione di un disco fibro-cartilagineo tra le superfici articolari dei condili mandibolari e le fosse glenoidee, le ATM destre e sinistre (entrambe da intendersi funzionalmente come articolazioni doppie, formate cioè dalle due cavità condilo-meniscale e temporomeniscale con movimenti propri e diversificati) assicurano alla mandibola ampie possibilità di movimento per l'espletamento meccanico delle funzioni dell'apparato stomatognatico. Le ATM costituiscono due settori anatomici funzionalmente inseparabili e sincronicamente interdipendenti che fanno parte di quella catena dinamico-funzionale dell'attività stomatognatica in cui rientrano le strutture scheletriche mandibolari e mascellari con l'osso ioide e il complesso faringeo, il sistema neuro-muscolare e legamentoso, i denti e il paradonto, la lingua, le guance, nonché i sistemi vascolare e linfatico. Ontogenesi delle ATM Le ATM possono essere considerate come il perfezionamento di organi vestigiali formatisi in tempi più precoci nel corso dello sviluppo dell'individuo. Embriologicamente troviamo che sia l'osso ioide che la catena degli ossicini si sviluppano nello stesso modo delle ATM. Il martello origina infatti da quella porzione (posteriore) della cartilagine di Meckel dalla quale origina la stessa porzione condilare della mandibola. La sua articolazione (vestigiale) con l'incudine mima in modo sorprendente l'articolazione temporo-mandibolare. Esse si separano in un tempo relativamente tardivo e variabile, ma in qualche caso (come è stato dimostrato da recenti studi settori) permane un legamento ad unire la cavità articolare propriamente detta al martello (legamento anteriore del martello). Filogenesi delle ATM Filogeneticamente le ATM sono di recente acquisizione. Le ATM umane sono il risultato di modificazioni morfologiche le cui caratteristiche peculiari sono evidenziate dallo studio dell'anatomia comparata. Ed infatti le ATM umane sommano insieme le caratteristiche dinamico-morfo-funzionali delle specie carnivore ed erbivore. Gli animali carnivori hanno un'articolazione a cerniera preposta ai movimenti di apertura e chiusura, cioè ad azioni di forza esclusivamente verticale. Negli erbivori, al contrario, sono sviluppati principalmente i movimenti di lateralità. Le ATM dei primati, e quelle umane in particolare, presentano una morfologia che è la risultante degli effetti dei movimenti di apertura a cerniera, di lateralità destra-sinistra, e di protrusione, nonché del movimento di circonduzione, somma di tutti gli altri. Riteniamo opportuno dare dei cenni sulla filogenesi della dentatura , essendo questa direttamente correlata sia allo sviluppo e alla trasformazione filogenetica dell'ATM, sia alle modificazioni dell'atteggiamento posturale. La caratteristica principale dei denti, all'inizio del loro sviluppo filogenetico, era l'uniformità dimensionale e/o morfologica (omodontismo, conodontismo). I pesci e gli anfibi, oltre al fatto di essere entrambi omodonti e conodonti, hanno in comune la locomozione orizzontale e la scarsa o nulla indipendenza della testa dal tronco. Nei rettili, nei quali la testa inizia ad essere svincolata dall'appoggio claveare, si assiste alla diversificazione volumetrica delle masse dentarie, in special modo dei canini. Con la comparsa della locomozione quadrupedale si verifica la differenziazione degli elementi dentali, ed in seguito compaiono anche le curve di compenso (di Spee e di Wilson). Solo con l'avvento stabile della locomozione bipede eretta, e cioè col filum "Homo", si sviluppa il piano occlusale elicoidale, con la differenziazione definitiva morfologica e funzionale degli elementi dentali. La conformazione occlusale elicoidale che ci caratterizza si pone dunque al vertice di una evoluzione neuro-bio-meccanica durata milioni di anni e legata in modo particolare, non solo all'alimentazione e alle necessità dietetiche, ma anche alle modificazioni posturali. E' interessante notare come le specie di mammiferi che hanno colonizzato habitat differenti, abbiano modificato le proprie strutture dentarie di pari passo con i cambiamenti loro imposti dall'ambiente stesso. Ad esempio, quei mammiferi ritornati all'ambiente marino, come le foche e i cetacei odontoceti, hanno imboccato una via di adattamento dentale involutivo fino a tornare allo stato omodonteconodonte. D'altro canto, gli uccelli, con l'adattamento dell'arto superiore alla locomozione aerea, hanno anch'essi imboccato un via di involuzione dell'apparato dentale che si è trasformato in una struttura unica, resistente e fissa: il becco. Risulta chiaro che lo sviluppo della dentatura e delle strutture osteoartro-muscolari dell'apparato stomatognatico sono direttamente correlati all'azione della forza di gravità in relazione ai diversi segmenti corporei (testa, collo, tronco), e quindi alle modificazioni degli atteggiamenti posturali. Ciò che colpisce in questo genere di studi è infatti la consonanza tra le modificazioni della forma dei denti e delle arcate dentarie e lo sviluppo degli schemi posturo-motori. Filogenesi e ontogenesi dei meccanismi posturali In queste brevi note cercheremo di analizzare le interrelazioni funzionali esistenti tra ATM, occlusione e postura secondo un approccio multifattoriale. Descriveremo brevemente la filogenesi e l'ontogenesi dei meccanismi posturali e daremo dei cenni sulla biomeccanica della postura e dell'influenza dell'ATM nei sistemi di mantenimento della stessa. La curvatura della colonna vertebrale ha subìto una notevole modificazione nel processo di adattamento filogenetico ed ontogenetico nell'uomo e nei primati. Nella filogenesi, il passaggio da una deambulazione da quattro a due appoggi si è accompagnato inevitabilmente ad un cambiamento dell'iniziale cifosi, che è consistito prima in un raddrizzamento, poi in una vera e propria inversione della curva di partenza (lordosi lombare). Il bilanciamento completo dell'erezione del tronco è avvenuto nel tempo anche grazie all'inclinazione all'indietro delle pelvi, che a sua volta influisce sulla severità della lordosi lombare. Per quanto concerne l'ontogenesi della postura, essa richiama singolarmente l'evoluzione filogenetica. E' noto che la posizione intrauterina del corpo fetale è caratterizzata da una flessione di tutta la colonna vertebrale (cifosi spiccata). Questa postura viene mantenuta per un certo periodo di tempo anche dopo la nascita, ma a partire dalla sesta settimana di vita extrauterina, il bambino inizia ad estendere il collo giacendo in posizione prona e, così facendo, mette in funzione la muscolatura posteriore del collo, che, in tal modo contrasta la forza dell'azione di gravità. In un periodo successivo, il bambino, assumendo una posizione seduta e nella deambulazione "a quattro zampe", presenta sempre una notevole cifosi lombare associata ad una lordosi cervicale. In questa posizione egli impara a controllare il peso della testa con la muscolatura che è posta sopra il cingolo scapolare. Solo successivamente si forma la lordosi lombare, cioè quando il bimbo inizia a fare i primi tentativi per rimanere in posizione eretta e quindi camminare. Tutto questo rende importantissimi i primi movimenti di "gattonamento" dei bambini, la cui mancanza o riduzione (sviluppo psico-motorio "precoce") possono portare ad atteggiamenti posturali errati difficili da rieducare. Si raggiunge la posizione ortostatica definitiva quando si realizza la curvatura della pianta del piede con lo sviluppo definitivo degli archi di appoggio. Cenni di biomeccanica posturale Molti sono i sistemi sensoriali che permettono la programmazione e il mantenimento della corretta postura dei vari segmenti corporei, adeguandola alle diverse situazioni in cui l'organismo si trova. Tra questi i principali sono: l'apparato vestibolare, l'apparato acustico, il sistema visivo e il sistema somato-sensoriale (che convoglia le informazioni provenienti dai numerosi recettori della cute, dei muscoli, dei tendini, dei legamenti e delle articolazioni). Ai fini della comprensione del meccanismo del mantenimento della postura, è importante considerare la struttura segmentaria del corpo umano suddivisa in quattro grandi unità funzionali che stabiliscono rapporti di equilibrio dinamico tra di loro: 1. la prima unità funzionale è costituita dalla mandibola e dal cranio, tenuti insieme dalle ATM (articolazione con 6 gradi di libertà); tramite il rachide cervicale, che funge da segmento di collegamento, si giunge a: 2. la seconda unità funzionale, costituita dalla cintura scapolare, tenuta insieme dalle seguenti articolazioni: acromio-clavicolare, sterno-clavicolare, scapolo-omerale (anche quest'ultima con 6 gradi di libertà); fanno seguito i tratti toracico e lombare della colonna vertebrale che portano fino a: 3. la terza unità funzionale, formata dalla cintura pelvica, ovvero dall'insieme delle articolazioni sacro-coccigea, sacro-iliaca, ileofemorale. L'articolazione con 6 gradi di libertà è costituita da quella dell'anca: ileo-femorale. Il segmento coscia-gamba si porta fino a: 4. la quarta e ultima unità funzionale, che corrisponde al complesso piede-caviglia, composto dall'articolazione peroneo-tibio-astragalica, da quella sottoastragalica e da quella calcaneo-cuboidea. L'articolazione con 6 gradi di libertà è quella sottoastragalica. Risulta evidente che in ogni sottosistema è presente una articolazione con 6 gradi di libertà, in grado di variare il proprio assetto in ognuno dei tre piani dello spazio (sagittale-frontale-trasversale), in risposta a diversi stati di sollecitazione. Spesso, un'alterazione strutturale o funzionale a livello delle singole unità, provoca ripercussioni anche gravi sui diversi segmenti di raccordo, generando una sintomatologia algico-disfunzionale. Per capire bene la biomeccanica del tratto craniocervicale bisogna immaginare la testa come una sfera del peso di 6-7 Kg appoggiata sulla sommità di una struttura molto flessibile: il rachide cervicale. I muscoli che provvedono al bilanciamento di questa sfera sono quelli del collo, della mandibola e delle spalle. Il capo è in posizione di equilibrio posturale (non necessariamente corrisponde alla "posizione naturale") quando nella stazione eretta gli occhi guardano l'orizzonte; in tal modo il piano di Francoforte, il piano bipupillare e quello ottico sono paralleli al suolo. In questa posizione il baricentro della testa risulta essere anteriore rispetto al punto di appoggio sul rachide (fulcro), rappresentato dai condili occipitali. La forza di gravità applicata al baricentro, che si trova vicino alla sella turcica, deve essere quindi controbilanciata da un'altra forza che agisce posteriormente al fulcro; infatti al fine di mantenere questa posizione ortostatica, sono necessari dei muscoli cervicali posteriori molto potenti per sostenere il peso della testa, contrastando la forza di gravità. Questo spiega il tono maggiore dei muscoli posteriori del collo (estensori) rispetto ai "flessori" della catena anteriore e così pure il costante tono mantenuto dagli estensori per evitare che la testa s'inclini anteriormente. I muscoli della catena anteriore sono esili e sottili; partono dalla clavicola, dallo sterno, dalla cassa toracica per inserirsi sull'osso ioide (muscoli infraioidei) e quindi dallo ioide sulla mandibola (muscoli sopraioidei). Altri muscoli importanti nel controllo posturale e nella stabilizzazione del capo sul collo sono i laterali, come lo sternocleiodomastoideo e l'elevatore della scapola. Quando questi muscoli sono sottoposti a stress oppure a traumi per un periodo prolungato, possono affaticarsi facilmente, divenendo dolenti e tesi (sviluppano Trigger Points), oppure perdendo la loro capacità di funzionare correttamente. Inoltre le articolazioni vertebrali e temporomandibolari possono andare incontro a deviazioni e stiramenti insieme alla capsula articolare ed ai delicati legamenti ad esse connessi. Per evitare tutti questi problemi, che sostengono una patologia algicodisfunzionale di ciascuno dei segmenti interessati, sarà opportuno adottare una postura appropriata in tutte le situazioni. La postura del capo può essere definita come quel complesso di meccanismi neuromuscolari che fanno si che i muscoli striati ricevano una stimolazione sub-liminare atta a mantenere l'atteggiamento della testa nello spazio e rispetto agli altri segmenti corporei, caratteristico della specie, nonchè a facilitare la contrazione muscolare di tipo fasico quando stimolazioni riflesse ed intenzionali modifichino la preesistente condizione di attività o di riposo . Secondo Bowen e Stone si può definire la postura del corpo come la posizione in cui la testa, il collo, il torace e l'addome sono bilanciati verticalmente l'uno sull'altro in maniera tale che il peso venga sostenuto principalmente dalle strutture ossee, con minima sollecitazione dei muscoli e dei legamenti. Inoltre, è importante ricordare come altri importanti sistemi sensoriali entrino in gioco nel mantenimento di una corretta postura; - apparato visivo; la testa deve mantenere una giusta posizione rispetto al piano orizzontale, pena la perdita della normale visione bioculare; - apparato uditivo; valgono le stesse considerazioni fatte a riguardo dell'apparato visivo, anche se di minore importanza; - apparato vestibolare; è ovvia l'importanza che ha nel mantenimento della postura del capo sul tronco e del corpo in toto: ricordiamo soltanto che il labirinto laterale si trova in posizione orizzontale se la testa mantiene la corretta postura; - apparato respiratorio; il rapporto tra questo e le variazioni posturali si comprende bene quando si analizzano i problemi dei soggetti respiratori orali. - apparato produttore di suoni; ogni modificazione nella normale struttura o funzione all'interno dei componenti dell'apparato stomatognatico ha ripercussioni nella capacità di produrre suoni: spesso una dislalia è correlata ad una patologia ATM o ad una modificazione posturale del capo. Rilievi clinici Per comprendere meglio la correlazione biomeccanica tra postura e occlusione è importante ricordare che i muscoli striati del corpo possono mutare la loro azione a seconda del capo (inserzione o termine) che risulta fisso per la stabilizzazione dei segmenti ossei su cui si inserisce. Ad esempio i muscoli "elevatori della mandibola" (Pterigoideo interno, Massetere e Temporale) agiscono in tal senso, cioè elevano la mandibola solo quando fanno punto fisso sul cranio, essendo questo stabilizzato dai muscoli della catena posteriore (Lungo del capo, Splenio, etc.). Se la mandibola viene stabilizzata dai muscoli sovra e sotto-ioidei, come avviene durante la deglutizione, l'attivazione degli stessi muscoli porta ad una flessione del capo. Quindi i principali muscoli masticatori hanno una importante funzione di flessori del capo che spesso non viene valutata quando si opera sul distretto cranio-mandibolare dal punto di vista ortopedico, ortodontico o fisioterapeutico. Questo semplice rilievo biomeccanico e anatomico rende ragione del riscontro frequente della posizione avanzata e in flessione del capo in molti soggetti con iperattività dei muscoli elevatori mandibolari e perdita di dimensione verticale (II° classe, 1° e 2° divisione con morso profondo e forte tendenza al serramento). Si riscontra frequentemente un'inversione della normale lordosi cervicale. Gli "abbassatori della mandibola" (sovra e sottoioidei) aprono la bocca quando fanno punto fisso sul complesso faringe-ioide-rachide. Ma se la mandibola è stabilizzata degli elevatori essi hanno una non irrilevante componente di estensione del rachide cervicale. Le nostre ben conosciute III° classi (che presentano spesso un'aumento della dimensione verticale con scarsa tendenza al serramento) hanno un tipico atteggiamento in estensione del capo con iperlordosi cervicale. Molte recidive ortodontiche o dolenzie di tipo "cervicale" o "cefalea tensiva" insorte dopo terapia odontostomatologica che ha modificato i rapporti cranio-mandibolari possono essere facilmente comprese in questo senso. Questo modo di considerare il complesso sistema stomatognatico in modo globale e non più strettamente settoriale, rende ragione in modo più preciso delle relazioni esistenti tra i vari segmenti e le varie strutture per comprendere meglio il comportamento del sistema in toto.