Intervento di Bruno Rota - Presidente ATM Milano Ho

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Intervento di Bruno Rota - Presidente ATM Milano Ho
Intervento di Bruno Rota - Presidente ATM Milano
Ho assistito ad una relazione introduttiva estremamente interessante ed ho annotato due punti sui
quali è bene che tutti concentrino la proprio attenzione. Lo dico come presidente e direttore generale
dell’ATM, che per dimensioni è la seconda azienda del trasporto pubblico locale in Italia, dopo
l'ATAC che è poco più grande di noi e da soli, con circa 1 miliardo di fatturato, copriamo circa il
10% del trasporto pubblico locale in Italia. Mi ha fatto molto piacere aver ascoltato nella relazione
due concetti che faticosamente come azienda stiamo cercando di portare avanti. Voglio premettere
che noi come ATM non ci riconosciamo più da tempo nelle posizioni dell’Asstra e per questo
viviamo una difficoltà crescente a poter convivere in questa realtà. Il punto che la crisi di questo
settore possa accentuare la crisi del sistema paese è un punto focale, di cui in questo momento temo
non ci sia consapevolezza. La difficoltà di questo settore può travolgere la possibilità di mobilità di
merci e persone. E’ un punto cardine che dobbiamo riuscire a far passare. L’altro punto, che mi ha
fatto molto piacere sentire nella relazione è la richiesta di un passo indietro della pubblica
amministrazione nella gestione delle aziende. La città di Milano nel 2010 ha imboccato una strada
coraggiosa, sottoscrivendo un contratto di servizio, aggiudicato dopo una gara, a cui ha partecipato
anche la RATP di Parigi. In quegli anni io non ero ancora nell’azienda ed i rappresentanti della
giunta Moratti mi hanno raccontato che ci fu una partecipazione particolarmente aggressiva alla
gara, vinta da ATM. I detrattori riferiscono che RATP ha partecipato alla gara solo per raccogliere
dati, consapevole che non si sarebbe aggiudicata il servizio. Quale che sia stata la realtà in ogni caso
il contratto di servizio regola i rapporti e gli obblighi tra una azienda privata, l’ATM, e la pubblica
amministrazione che è il Comune di Milano. La strada del contratto di servizio è una realtà da
perseguire, da difendere tutti insieme perché fissa delle regole chiare su quello che si può fare, su
quello che il potere pubblico può chiedere e su quello che l’azienda, se ne è capace, deve riuscire a
offrire. Questo è un punto su cui si può ricostruire il settore. Un altro punto che bisogna avere il
coraggio di affrontare è quello dell’efficienza del settore. Dobbiamo essere più consapevoli
dell’importanza di introdurre delle migliori politiche di acquisto, delle gestioni più attente degli
appalti ed un’organizzazione del lavoro più efficiente. E’ un aspetto su cui, se riusciamo ad
innescare l’attenzione del settore, può rappresentare un punto focale di possibile involuzione della
crisi italiana. Da un lato dobbiamo essere capaci di tenere la pubblica amministrazione nelle sue
giuste dimensioni con il suo potere legittimo di indirizzo e di controllo sull’attività d’impresa
dall’altro dobbiamo però esser anche capaci, all'interno delle aziende, di portare efficienza.
Rischiamo altrimenti la credibilità delle aziende e dei lavoratori. L’Italia non ha i campioni
nazionali che sono in altre realtà europee, ma le prime 10/15 aziende di trasporto pubblico locale
del nostro paese hanno dimensioni che consentono loro già da adesso di stare sul mercato senza
problemi e di fare le politiche di acquisto efficienti. Il problema sono la miriade di piccole e
piccolissime aziende con un numero di addetti altrettanto piccolo ed in alcuni casi con un numero di
amministratori spropositato. Queste realtà necessitano di forme di aggregazione, mentre il dibattito
di questi ultimi tempi è molto spesso più orientato a fare aggregare i campioni nazionali di grandi
dimensioni rispetto alle realtà più piccole.
L’esperienza di ATM di questi anni è certamente un’esperienza positiva di cui siamo tutti molto
orgogliosi, i lavoratori innanzitutto, e i dirigenti dell’azienda. Riusciamo a sviluppare una politica di
investimento ancora con mezzi propri e i conti dell'azienda restano in utile, anche perché la
componente tariffaria a Milano è stata modificata fin dal 2011. Siamo stati i primi a portare il
biglietto a 1 euro e 50. Quest'anno c’è stato un aumento drastico degli abbonamenti che erano 17
anni che non venivano modificati e certamente chi si trova a gestire le aziende nei momenti in cui si
fanno aumenti di questa portata, non ha un compito facile. Gli aumenti si registrano in tutta Europa.
In Spagna e Portogallo lo scorso anno hanno dovuto effettuare degli aumenti tariffari simili ai nostri
e per loro poi è ancora più difficile perché mentre a Milano, anche quest’anno, abbiamo assistito ad
una crescita del numero dei trasportati sia sulla rete metropolitana che sui bus, la crisi in quei paesi
è talmente grave che anche città come Madrid, Barcellona e Lisbona registrano un calo drastico di
7/8 punti percentuali dei trasportati. In quei paesi la crisi è talmente grave che la gente non si sposta
perché non ha i soldi ed i motivi per spostarsi, non ha occasioni di lavoro e di svago. Questo quadro
è accompagnato da un aumento delle tariffe tanto drastico, come quello che abbiamo dovuto fare in
Italia.
Concordo con la relazione introduttiva anche per le vie d'uscita. Spero davvero che la strada che è
stata faticosamente imboccata in alcune realtà, possa diventare il riferimento a livello nazionale. E’
cruciale, ed in questo il governo, che sta dimostrando un’attenzione crescente verso i problemi di
questo nostro settore, deve aiutare sopperendo anche ad alcune carenze di iniziative delle
organizzazioni imprenditoriali, cercare di trovare il bandolo della matassa per il rinnovo
contrattuale perché è difficile pensare di fare efficienza e di poter introdurre nuove regole nel settore
se non riusciamo neanche a trovare un terreno comune per poter rinnovare il contratto che è fermo
da tantissimi anni. Questa situazione fa si che le aziende subiscano gli scioperi dei lavoratori e
costringe i lavoratori ad infliggere alle città dei blocchi totali perché quando si fermano i mezzi a
Milano o a Roma è la città che si ferma. Serve riuscire a trovare un terreno comune, almeno per
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quanto riguarda le aziende più grandi e noi col nuovo management di Roma parliamo molto più di
prima. Come Atm riteniamo che una possibilità di inquadramento economico ci possa essere purché
il senso di responsabilità che c’è quando ci si parla, sia poi ribadito al tavolo quello vero e con un
intervento del Governo ce la possiamo fare. Vi ringrazio per l'attenzione.
(Trascrizione a cura di Rigas Raftopoulos da registrazione audio. Redazione e pubblicazione a cura della Filt Cgil)
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