“Fare lezione con l`uso delle tecnologie informatiche: problemi e

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“Fare lezione con l`uso delle tecnologie informatiche: problemi e
Diocesi di Mazara del Vallo
Servizio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica
Corso diocesano di aggiornamento per gli
Insegnanti di Religione Cattolica in servizio nelle scuole della Diocesi
“ La competenza pedagogico - didattica del docente
per un Irc motivante ed educativo”
A.S. 2011 - 2012
“Fare lezione con l’uso delle
tecnologie informatiche:
problemi e vantaggi, realtà o
prospettiva?“
di Roberto Astuto
Mazzara del Vallo (Tp)
9 settembre 2011
Mi presento
Insegno Religione Cattolica nel liceo scientifico “Ettore Majorana” di Latina, collaboro con
l’Università Salesiana di Roma nel campo della didattica multimediale e della formazione degli
insegnanti, in alcuni progetti di e-learning e alla Rivista on-line di Pedagogia Religiosa1. Mi piace
utilizzare strumenti innovativi nell’insegnamento anche perché nell’Insegnamento della Religione
Cattolica è indispensabile essere sempre sulla cresta dell’onda … per non essere travolti dall’onda!
Ratio
Non intendo illustrarvi studi di psicologia o sociologia riguardo al rapporto tra i giovani e i
media ma, come insegnante, vorrei offrirvi alcuni spunti concreti e riflessioni tratte dall’esperienza
per capire cosa sta succedendo ai nostri ragazzi e come reagiscono all’impatto con le nuove
tecnologie. Nel pomeriggio, invece, cercheremo di approfondire gli aspetti applicativi didattici e
tecnici.
Mettiamoci d’accordo sul vocabolario
Cosa vuol dire "multimedialità"? è facile definirla come “molteplicità di mezzi” ma i mezzi
impiegati in campo educativo sono sempre stati molti: dal dialogo alla scrittura, dalla pittura alla
musica, dall’esercizio fisico all’addestramento militare, disciplina, retorica fino alla stampa dei libri.
Dove sta, allora, la novità, la peculiarità di ciò che sta succedendo nel mondo contemporaneo?
Il pensiero corre alle nuove tecnologie: radio, cinema, televisione, mezzi audiovisivi, computer e
Internet. Ma è giusto parlare di «Nuove tecnologie»? “Nuovo” è un concetto abbastanza relativo,
ciò che è nuovo oggi sarà vecchio domani. Può generare reazioni di resistenza alla innovazione e
comunque il concetto è troppo generico.
1
www.rivistadipedagogiareligiosa.it
Roberto Astuto
“Fare lezione con l’uso delle tecnologie informatiche …”
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Preferisco utilizzare l’espressione Information and Communication Technologies (ICT) ovvero
tecnologie dell’informazione e della comunicazione:

In-formazione: le informazioni, la conoscenza, il sapere, la parola, cioè il logos … «forma» e
«dà forma» ai nostri neuroni e alla nostra personalità. Non possiamo trascurare la base psicobiologica di ogni azione educativa così come gli sviluppatori delle nuove tecnologie informatiche e
dei nuovi software si confrontano costantemente con i dati della psicologia.

Comunicazione: la giusta attenzione che oggi viene posta sui mezzi, i «media», e i codici della
comunicazione a volte porta in secondo piano la dimensione interpersonale insita nella
comunicazione. Introducendo nuovi mezzi tecnologici nell’educazione e nell’apprendimento, quale
impatto si provoca sulla sfera relazionale e sociale (famiglia, scuola, chiesa, amicizie ecc.)? Ad
esempio, nella scuola si discute dell’introduzione del computer, WiFi, LIM … senza alcun dibattito
sui nuovi metodi didattici da impiegare e sulle conseguenze relazionali, anche di potere tra
studenti e docenti, che possono esserci utilizzando gli strumenti didattici multimediali e interattivi.

Tecnologie: nell’educazione e nell’apprendimento sono sempre stati impiegati "mezzi", anche
il libro a suo tempo è stata una nuova tecnologia e l’introduzione della stampa nel XVI secolo ha
provocato una rivoluzione della conoscenza e della cultura. Perché il computer o Internet
dovrebbero essere diversi dall’abbecedario?
Una rivoluzione culturale
Un po’ di storia: Internet nasce nel 1969, Nel 1971 Arpanet era formata da 15 nodi e 23
host, dei quali entrò a far parte anche la Nasa; gli utenti erano qualche centinaio.
Oggi, dopo solo quaranta anni, abbiamo 2 miliardi di utenti e 300 milioni di siti, con dati in
crescita continua ed esponenziale. Perché oggi si parla di Web2.0 ?
IL WEB 2.0
Il termine "Internet 2.0" o "Web 2.0" è un nuovo modo di intendere la Rete, che pone al
centro i contenuti, le informazioni, l'interazione. Oltre ai computer fanno parte della rete globale
anche altre periferiche quali il cellulare, il palmare o il navigatore satellitare, la televisione, la
radio, consolle per videogiochi … lavatrici2 [sic!] che possono interagire tra loro utilizzando le
nuove tecnologie di condivisione del dato digitale.
Il concetto di Web 2.0 pone l’accento sulle capacità di condivisione dei dati tra le diverse
piattaforme tecnologiche, sia hardware che software 3. Dietro a queste evoluzioni troviamo
2
TORELLI Umberto, Corriere Economia, (18 ottobre 2010) Pag. 34
http://archiviostorico.corriere.it/2010/ottobre/18/Web_lavatrice_Parte_con_email_ce_0_101018056.shtml
3
MONTALTO M., Web 2.0: Internet volta pagina, Arriva la versione 2.0 di Internet, un'evoluzione tanto tecnologica
quanto filosofica, (novembre 2005)
http://www.microsoft.com/italy/pmi/marketing/internetmarketing/web20.mspx
Roberto Astuto
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tecnologie quali: Web services, API, XML (vedi anche le Specifiche W3C), RSS (Really Simple
Syndication) 4, Ajax5, il filo conduttore è una nuova filosofia all'insegna della collaborazione.
Questo è il Web 2.0, interazione sociale realizzata grazie alla tecnologia.
I servizi e gli strumenti del Web 2.0 trasformano ogni utente da consumatore a
partecipante, da utilizzatore passivo ad autore attivo di contenuti, messi a disposizione di
chiunque si affacci su Internet, indipendentemente dal dispositivo che utilizza 6.
Interazione sociale significa anche commercio elettronico, home banking, e-citizen, egovernment 7, e-learning 8, telemedicina, Skype.
I contenuti di questa forma di comunicazione sono principalmente multimediali, video,
foto, mappe interattive, podcast 9 possono sostituire tranquillamente il testo di una pagina ma la
novità maggiore è nel campo della personalizzazione: un sito viene visualizzato direttamente nella
lingua dell’utente, con i suoi colori e la sua grafica preferiti; non c’è più bisogno di avere un proprio
sito Internet per scrivere sul web ma basta Facebook, iGoogle e molti altri strumenti Web 2.0; i
contenuti vengono inoltre automaticamente adattati al tipo di piattaforma utilizzata computer o
cellulare.
La cultura e la comunicazione risentono profondamente di queste innovazioni
sopravvenute nell’ultimo decennio. Il testo scritto su carta è lineare, poco o nulla flessibile, il testo
digitale è facilmente modificabile, reticolare moltiplicabile con facilità.
video[Web 2.0 ... The Machine is Us-ing Us].mp4 10
Complessivamente possiamo affermare che nel Web 2.0 troviamo sommate le
caratteristiche della multimedialità, della personalizzazione 11, della interattività e dell’operatività.
Non si tratta di qualcosa di tecnicamente nuovo ma della sommatoria ed dell’interazione tra
tecnologie preesistenti.
4
RSS definisce una struttura adatta a contenere un insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi
(nome autore, titolo, testo, riassunto, ...). Quando si pubblicano delle notizie in formato RSS, la struttura viene
aggiornata con i nuovi dati; visto che il formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una
maniera omogenea notizie provenienti dalle fonti più diverse.
5
AJAX, acronimo di Asynchronous JavaScript and XML, è una tecnica di sviluppo per la realizzazione di applicazioni
web interattive (Rich Internet Application)
6
Un approfondimento semplice e chiaro su http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0
7
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Il Piano e-government 2012,
http://www.governo.it/governoinforma/dossier/piano_e_gov_2012/
8
E- school, http://www.innovascuola.gov.it
9
Registrazioni audio (eventualmente anche video) in formati (ad esempio mp3) ascoltabili su Ipod, lettori mp3 o
telefoni cellulari.
10
Digital Ethnografy, un gruppo di lavoro della Kansas State University guidato dal Dr. Michael Wesch dedicato ad
esplorare ed estendere le possibilità di etnografia digitale.
11
Il linguaggio XML consente di creare pagine calibrate sull’utente, ad esempio versioni di uno stesso sito nella lingua
predefinita dal browser del visitatore.
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Insomma siamo davanti ad una vera e propria rivoluzione culturale e quello che abbiamo
visto finora potrebbe essere solo l’inizio.
Proviamo a correggere il titolo di queste riflessioni: “fare lezione con …” la multimedialità,
la personalizzazione, e soprattutto l’interattività perché, a mio avviso, questa è la vera novità
"democratica" delle ICT e da questo aspetto verranno i maggiori effetti sul campo educativo.
«Democratica» significa tra l’altro ridefinizione dei ruoli di potere degli educatori e degli educandi:
genitori, insegnanti, catechisti, mass-media, Chiesa …
Quindi cominciamo a ragionare in termini complessivi, multimedialità, personalizzazione e
interattività nel nuovo Web sono un tutt’uno inscindibile.
Nel Web 2.0 troviamo raccolte insieme molte delle caratteristiche di un ambiente di
apprendimento efficace e rispondente ai bisogni di vedere, toccare ovvero partecipare e capire
dell’essere umano. Si tratta di un’opportunità per chi concepisce l’apprendimento in modo
partecipativo, interattivo e cooperativo … una vera disgrazia per gli amanti della lezione frontale e
dell’insegnamento vecchio stile. Anche in questo caso la tecnologia lascia poca scelta a chi non
vuole adeguarsi … infatti i nostri giovani sono ormai in gran parte «nativi digitali»12 e tra breve lo
saranno tutti. Sulla definizione di cosa significa nativi digitali c’è un grande dibattito scientifico e
pedagogico, io lo sintetizzerei con una battuta: coloro che hanno imparato ad usare il
telecomando13 e il mouse14 prima che a leggere e scrivere15. Di ciò è opportuno tenerne conto
anche nella formazione dei docenti e degli educatori, la padronanza dei mezzi va vista anche come
una forma di potere.
 Quali fondamenti per un utilizzo razionale delle ICT in campo educativo?
Tecnologia e Intelligenze multiple
È nota la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, ma la domanda su come
essa possa essere applicata concretamente nei processi di insegnamento e di apprendimento, in
particolare nel contesto della scuola italiana, mi sembra che abbia una risposta tutt’altro che
scontata.
12
GASSER Urs, PALFREY John, Born Digital - Connecting with a Global Generation of Digital Natives, Perseus
Publishing, 2008. pp. 283.
13
I primi telecomandi furono costruiti negli Stati Uniti poco dopo la seconda guerra mondiale: si trattava di
telecomandi per un modello di televisore, al quale erano collegati con un cavo atto a trasmettere il segnale. I primi
modelli di telecomando senza filo seguirono alcuni anni dopo, sostituendo gradualmente i precedenti. Il primo
telecomando senza fili funzionale fu sviluppato da Robert Adler.
14
L'ideatore di questo supporto tecnologico si chiama Douglas Engelbart, nato nel 1925, che con mille problemi e
difficoltà assieme a diciassette colleghi creò l'Augmentation Research Center. Nacque così il progetto dell'NLS:
computer come estensioni delle capacità cognitive e di comunicare. Il 21 giugno 1967 ottenne il brevetto per il suo
indicatore di posizione X-Y per display: il mouse.
15
Nativo digitale (dalla lingua inglese «digital native ») è una espressione che viene applicata ad una persona che è
cresciuta con le tecnologie digitali come i computer, Internet, telefoni cellulari e MP3.
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Nel suo libro del 1983 intitolato Frames of Mind, Howard Gardner 16, dell'Università di
Harvard, ha individuato una decina di intelligenze che noi tutti possediamo. Poiché la nostra
comprensione del cervello e del comportamento umano è in continua evoluzione, il numero delle
tipologie di intelligenza identificate si sta espandendo. Da due a tre intelligenze nuove sono state
aggiunte di recente. Gardner sostiene che ciascuno di noi possiede tutte le intelligenze, ma che
non esistono due persone perfettamente identiche. Attualmente, Gardner ha identificato nove
intelligenze: verbale – linguistica, logico - matematica, visivo - spaziale, corporea - cinestetica,
musicale - ritmica, intrapersonale e interpersonale, naturalista, esistenzialista.
Originariamente, Gardner sviluppò l'elenco come un modello teorico della psicologia della
mente, piuttosto che un modo pratico per affrontare le differenze individuali. Tuttavia,
comprendendo i punti di forza e le debolezze di ciascun ragazzo rispetto alle varie intelligenze,
siamo in grado di aiutarlo ad ottenere un maggior successo nell’apprendimento. Egli osserva
inoltre che l'integrazione di intelligenze multiple in classe determina il cambiamento della nostra
idea circa l'insegnamento e l'apprendimento. Essa impone di affrontare le differenze individuali
fornendo una serie di attività e di esperienze per facilitare l'apprendimento (personalizzazione e
operatività).
La tecnologia può essere utilizzata per facilitare l'apprendimento in ciascuna area di
intelligenza. Non c'è un modo "giusto" per integrare intelligenze o tecnologie in classe. La chiave è
quella di fornire il più efficace ambiente di apprendimento per gli studenti.
Il mondo della scuola
La scuola è veramente così arretrata come si dice? È possibile realizzare, in ambito scolastico,
una educazione multimediale o alla multimedialità? Se per «giovani» intendiamo i cosiddetti
«nativi digitali» esiste un problema di gap tecnologico-generazionale in ambito educativo?
In ogni tipologia di intelligenza esistono tecnologie più o meno adatte a stimolarla. In
allegato n.1 è possibile trovare (in inglese ma facilmente comprensibile) un elenco delle tecnologie
utilizzabili17 in rapporto alle diverse intelligenze ed alle caratteristiche ed ai ruoli ad esse connesse.
La teoria delle intelligenze multiple dimostra che l’utilizzo di strumenti di comunicazione e
formazione multimediale soddisfa una esigenza intrinseca dell’essere umano, apprendere
vedendo, toccando e ascoltando ciò produce anche una soddisfazione sensoriale.
Nella scuola primaria italiana, generalmente, queste esigenze sono tenute in
considerazione mentre la situazione peggiora salendo di grado alla scuola secondaria e
16
17
GARDNER Howard, Formae mentis, Milano, 1987.
Technology and Multiple Intelligences, http://eduscapes.com/tap/topic68.htm 24 Nov.2009.
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all’università. La trascuratezza di alcuni canali comunicativi spiega una parte della scarsa efficacia
del nostro sistema scolastico.
È giusto utilizzare le ICT nell’Insegnamento della Religione Cattolica?
L’Insegnamento della Religione Cattolica è una disciplina come le altre, occorre anche per
noi porre attenzione al contesto culturale. Io, come insegnante, nella mia attività didattica posso
anche non utilizzare mai tecnologie informatiche ma non posso ignorare come funzionano e quali
effetti producono sulle persone che sto educando. La nostra disciplina è stata definita dal Papa
«laboratorio di cultura ed umanità», ciò determina per noi un dovere particolare di attenzione agli
aspetti più innovativi dell’elaborazione culturale. Nel 2010, il corso nazionale organizzato dal
Servizio Nazionale per l’IRC della CEI e dal M.I.U.R. ha avuto come tema l’Insegnamento della
Religione Cattolica e la multimedialità 18. Abbiamo la responsabilità come cristiani oltre come
educatori di non lasciare soli le giovani generazioni davanti ai nuovi e potenti mezzi della
comunicazione sociale.
Con quali finalità utilizzare le ICT nell’Insegnamento della Religione Cattolica?
Qualche tempo fa portare i ragazzi in sala computer era un fattore di stimolo delle
motivazioni a seguire l’IRC oggi, forse, non è più così oppure non basta. Occorre valutare gli
strumenti didattici multimediali come qualsiasi altro strumento ovvero in rapporto all’efficacia
didattica. Sia rispetto al modello didattico sottostante sia, ad esempio facendo riferimento alla
teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, per la molteplicità dei canali comunicativi
disponibili.
MOLTEPLICITÀ DEI CANALI COMUNICATIVI
Il linguaggio è la facoltà di poter esprimere e comunicare le conoscenze, i pensieri, i
bisogni e i sentimenti. Pertanto, è una facoltà che si attua in diversi modi o procedimenti e ci sono
tanti linguaggi quanti sono i procedimenti o i modi per attualizzare questa facoltà 19.
L’utilizzo di canali comunicativi visivi e uditivi assicura un maggior coinvolgimento dello
studente ed una maggiore efficacia della comunicazione così come l’utilizzo di canali uditivi non
testuali (ad esempio la musica) assicura un maggior coinvolgimento sul piano emotivo.
18
Corso nazionale di aggiornamento Idr “@-lunno? L’Irc nei nuovi processi di apprendimento” (CEI-MIUR)
Montesilvano, 25-27 ottobre 2010.
19
ANNICCHIARICO Vincenzo, Mediare il Vangelo oggi. Dire o comunicare?, Taranto, 2007, pag.70.
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La musica (che può essere anche solo la colonna sonora di un film o il sottofondo di un
video) offre un’inesauribile risorsa per l’elaborazione degli stati affettivi: per conoscere l’altro, per
conoscersi; per comunicare con sé e con l’esterno 20. Un suo utilizzo nei processi educativi
presuppone un educatore esperto non tanto di musica quanto della gestione delle reazioni
emotive che si possono innescare.
Lo strumento multimediale utilizzato da parte del docente consente di coinvolgere un
numero maggiore di alunni e con maggiore intensità.
Ritengo che la multimedialità non vada associata solo alle tecnologie, un educatore
attraverso la voce deve sapere operare su vari canali comunicativi sia razionali che emotivi.
L’educatore dovrebbe avere un ventaglio di competenze comunicative che gli consentano di
arrivare con il disegno, l’arte o la musica dove non riesce ad arrivare con i messaggi verbali.
Certamente le ICT offrono maggiori possibilità di utilizzo dei canali non verbali garantendo
un accesso all’arte, ai video e alla musica (ad esempio YouTube) semplice e rapido. Un mondo che
meriterebbe attenzione, poi, è quello dei videogiochi: le potenzialità educative, o diseducative, di
un video gioco sono immense. Perché il Ministero dell’Istruzione o le case editrici, anziché nuovi
libri di testo, non promuovono la realizzazione di videogiochi didattici per gli studenti? Perché la
Chiesa, anziché altri catechismi cartacei, non favorisce lo sviluppo di applicazioni per la
playstation? Credo che le principali resistenze a queste mie provocazioni non provengano da
aspetti tecnici o valoriali ma dalla svalutazione dell’aspetto ludico e del piacere da parte delle
vecchie generazioni.
A chi sembrassero troppo provocatorie le mie proposte ricordo che Don Bosco mise campi
da gioco dentro gli oratori ma l’oratorio21, etimologicamente, è un luogo di preghiera non di gioco.
20
MARAGLIANO Roberto, Nuovo manuale di didattica multimediale, Roma – Bari, 2004, pag. 103.
21
Inizialmente gli oratori erano piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare (il termine deriva appunto dal latino
orare, pregare). Il primo oratorio nel senso moderno fu creato da san Filippo Neri intorno al 1550. Con l'intento di creare una
comunità di religiosi e laici unita in un vincolo di mutua carità sullo stile degli apostoli. Nel 1575 il papa Gregorio XIII eresse la
Congregazione dell'Oratorio e concesse a questa la chiesa di Santa Maria in Vallicella, che divenne così il luogo del primo
oratorio. Le finalità dell'oratorio di San Filippo Neri erano quelle della preghiera, coinvolgendo uomini comuni e di cultura nella
lettura della Bibbia, e dell'educazione dei ragazzi. Tra il 1802 e il 1808, santa Maddalena di Canossa, fondò le prime case (non
ancora chiamati oratori) per raccogliere le ragazze di strada di Verona, mettendo a disposizione il suo palazzo e le case prese in
affitto e istruendo loro alla religione e alla professione. Nel 1831 nacque il primo Oratorio Canossiano a Venezia con la
compiacenza di papa Gregorio XVI. Di lì inizia la storia dei Figli della Carità - Canossiani. Sulla scia di Filippo Neri, nacque
l'idea di Giovanni Bosco. Nel 1841 incontra dei giovani nella sacrestia della chiesa di San Francesco d'Assisi a Torino per il
primo di una serie di incontri di preghiera. La sua passione educativa per i giovani lo portò ad avvicinare sempre più ragazzi, tra
i quali Domenico Savio. I primi affollati incontri non avevano un posto fisso. Solo nel giorno di Pasqua del 1846 l'Oratorio si
stabilì sotto una tettoia con un pezzo di prato, la tettoia Pinardi a Valdocco. Dall'esempio di Don Bosco, l'Oratorio è diventato
sempre più luogo di aggregazione e formazione, sia religiosa che umana. Le strutture si sono attrezzate ed ingrandite, oltre a
diffondersi per tutta Italia, con maggior diffusione nel settentrione. In particolare l'arcivescovo di Milano card. Andrea Carlo
Ferrari promosse la creazione di un oratorio maschile e di un oratorio femminile in ogni parrocchia. Dal 2001 una serie di
provvedimenti legislativi [1] nazionali e regionali ha riconosciuto la «funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori
parrocchiali», promuovendo quindi la costruzione e la ristrutturazione delle strutture oratoriali.
http://it.wikipedia.org/wiki/Oratorio_(centro_giovanile)
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Esempi didattici
Le cose che ho illustrato cerco di metterle in pratica attraverso un costante lavoro di studio
e di elaborazione didattica. Vi presenterò nel pomeriggio alcuni strumenti multimediali e
interattivi che utilizzo nella mia professione didattica:
il social network, Facebook; siti web ufficiali di istituzioni e motori di ricerca; Wikipedia,
podcast, aggregatore di feed-rss, canale YouTube e software grafico e per prodotti audio-video;
questionari on-line e pubblicazione degli elaborati su blog e siti Internet.
Tali strumenti vanno sempre utilizzati all’interno di un processo educativo ben progettato e
strutturato. La multimedialità e le ICT possono svolgere, nelle mani di un educatore competente,
un’importante funzione educativa. Possono valorizzare la componente ludica accrescendo il
piacere di educare ed essere educati. Le caratteristiche di personalizzazione dell’e-learning e del
Web2.0 possono aumentare le motivazioni dell’educando e influire positivamente sull’efficacia dei
processi educativi. L’interattività dei nuovi strumenti multimediali può essere utilizzata dagli
educatori per favorire lo sviluppo dello spirito critico e della dimensione etica.
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Conclusioni
I cosiddetti nuovi "mezzi" per comunicare ed apprendere non possono essere visti solo come
nuovi strumenti ma siamo di fronte ad una vera rivoluzione culturale, ad un nuovo modo di
comunicare, di apprendere, di relazionarsi. Pertanto educare alla multimedialità non è
semplicemente imparare ad utilizzare nuovi strumenti di comunicazione ma nuovi linguaggi.
Occorre che il mondo degli adulti, genitori, insegnanti, educatori, si alfabetizzi nei nuovi
linguaggi per dare una testimonianza seria e credibile; non è con le esortazioni o le ammonizioni
che si può fare un servizio educativo ai giovani. “Educare all’uso della multimedialità” implica
utilizzare una molteplicità di mezzi nei processi educativi (multimediali) ma anche cambiare
mentalità personalizzando gli interventi e dando maggiore spazio alla interattività e alla
relazionalità.
Occorre assumere le caratteristiche delle ICT (multimedialità, interattività, personalizzazione)
nei processi educativi, parlare la medesima lingua dei «nativi digitali», rendere più piacevole la
relazione educativa attraverso le proprietà particolari del gioco e della musica.
Quando educare è un piacere, l’educatore si accosta ai giovani e utilizza i loro strumenti
comunicativi volentieri.
Progettare i processi educativi secondo le moderne conoscenze della psicologia e della
neurobiologia, in modo rispettoso delle regole implicite della comunicazione è il modo migliore di
sviluppare una sana relazionalità.
Non esiste vera educazione senza promozione dei valori della verità e della bellezza, le nuove
tecnologie della comunicazione sicuramente pongono sfide impegnative sul piano etico. Offrono
innumerevoli stimoli sensoriali che un po’ ci assuefanno anche al bisogno di cose belle, nuove e
piacevoli ma occorre educare i giovani a valutare criticamente messaggi e modelli, a gestire la
propria razionalità ed emotività senza farsi manipolare e strumentalizzare.
Lo sviluppo del pensiero critico richiede competenze che i mezzi moderni della comunicazione
sociale possono tanto facilmente incrementare e altrettanto facilmente umiliare.
La responsabilità degli educatori, non «nativi digitali», deve concentrarsi nel comprendere le
potenzialità del nuovo mondo della comunicazione, offrire ai giovani stimoli per usare i mezzi
piuttosto che farsi usare mettendo al centro la persona umana e la relazionalità anziché gli effetti
strabilianti dei nuovi potenti strumenti della comunicazione.
I valori etici non sono contenuti da pubblicare on-line, lo chiamerei «moralismo 2.0», essi sono
attinenti alla persona e alla testimonianza che l’educatore dà sia quando opera in presenza che
quando utilizza mezzi virtuali.
Roberto Astuto
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Deve assolutamente prevalere la dimensione personale e interpersonale dell’educazione, solo
così potremo dire che il web è fatto per l’uomo e non l’uomo per il web.
Concludo con le parole di Benedetto XVI in occasione della XLV giornata mondiale delle
comunicazioni sociali: «Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire
contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con
coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che
siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita.
Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una
coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di
espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi
ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15).» 22
Roberto Astuto
[email protected]
http://www.facebook.com/laciotola
22
Benedetto XVI, Messaggio del Papa per la XLV Giornata delle Comunicazioni Sociali. Verità, annuncio e
autenticità di vita nell’era digitale. 5 giugno 2011
Roberto Astuto
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BIBLIOGRAFIA
Annicchiarico V., Mediare il Vangelo oggi. Dire o comunicare?, Parva itinera 37, Taranto, 2007.
Babin P., McLUHAN M., Uomo nuovo cristiano nuovo nell’era elettronica, Roma, Paoline, 1979.
Cantoni, L., Di Blas, N., Comunicazione. Teoria e pratiche , Milano, 2006.
Cantoni, L., Di Blas, N., Bolchini, D., Comunicazione, qualità, usabilità, Milano, 2003.
Maragliano R., Nuovo manuale di didattica multimediale, con la collaborazione di Ornella Martini,
Roma-Bari, 2004.
Rivoltella P.C., Ferrari S., A scuola con i media digitali, Milano, 2010.
Rivoltella P.C., Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line. Socialità e
didattica in Internet, Trento, 2003.
Rivoltella P.C., Carenzio A., “Ragazzi connessi. I pre-adolescenti italiani e i nuovi media ”, 2008.
http://www.cremit.it/portale/adDetail.asp?cat_group=2&cat_id=52&ad_id=229
Save the Children Italia OnlusSave the Children, CREMIT- Centro di Ricerca per
l’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore.
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ALLEGATO 1 - TRATTO DA HTTP://EDUSCAPES.COM/TAP/TOPIC68.HTM
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - VERBAL/LINGUISTIC
These "word smart" people learn best through language including speaking, writing, reading, and listening. They
are able to verbally or in writing explain, convince, and express themselves. They enjoy writing and creating with
words. They would also enjoy e-books, interactive books on CD-ROM, and other text-based software.
Roles: They enjoy being the secretary, taking notes, and using the word processor. They would enjoy organizing
the group's text and putting the project together. They enjoy the researching, listening, reading, and writing aspects of
a research project.
Technology Tools
■ Web development tools - sharing a poem, myth, legend, news article
■ PDF files
■ Word processing (Word, Appleworks) - writing, rewriting, process writing; Brainstorming, listing, review terms,
writing definitions, listing ideas; Writing a video script
■ Voice annotation in word processing
■ Using comments in word processing
■ Desktop publishing (Publisher, Pagemaker) - the text aspect, bookmaking
■ Desktop presentation (PowerPoint, Astound) - the text organization aspect
■ Story-creation software (poems, essays, letters)
■ Multimedia authoring (HyperStudio) - the text aspects
■ Audio recorders and digitizers - recording oral histories and interviews
■ Video recording - text aspect; storytelling, news program, interview, scripting, choral reading, retelling;
speaking, debating, dramatizing
■ Email
■ Discussion lists and forums - discussing, debating
■ Social networks
■ Chats
■ Reading and interpreting web information
■ Electronic reference tools - encyclopedia, dictionaries
■ CD-ROM Interactive books on CD, e-books, and text-based software
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - LOGICAL/MATHEMATICAL
These "number smart" people learn best through numbers, reasoning, and problem solving. They are able to
create and manipulate visuals and create mental pictures from many perspectives. They like to weigh, measure,
calculate, and organize data. Give students opportunities to create or manipulate data they find on the Internet.
Provide them with a video camera to record their scientific experiment. Get them to use other intelligences in their
sharing of data such as making an analogy or debating an issue.
Roles: They enjoy collecting data, conducting experiments, and solving problems. Creating spreadsheets,
databases, charts, and other data organization and calculation projects would be their contribution to a group. They
enjoy problem solving, measuring, sequencing, predicting, experimenting, classifying, and data collection aspects of a
research project.
Technology Tools
■ Organizational tools (databases, calendars)
■ Calculation tools (spreadsheets)
■ Online calculation tools and utilities
■ Scientific equipment (probes)
■ Science and math software
■ Spreadsheets
■ Statistics
■ Graphing calculators and software
■ Multimedia authoring (HyperStudio) - show results, animate
■ Videotape - experiments, demonstrations, data gathering
■ Animation - demonstrate an experiment
■ Desktop presentation (PowerPoint) - show results
■ Online data collection
■ Problem solving software
■ Webquests
■ Computer-aided design - for problem solving
■ Strategy, logic, and critical thinking software
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - VISUAL/SPATIAL
Roberto Astuto
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These "picture smart" people learn best visually and tend to organize their thinking spatially. They like to think
and create pictures. They are also drawn to information that is presented in a visual form. Encourage students to
combine visual elements such as editing photographs or enhancing line drawings. Encourage them to add other
intelligences such as written or oral descriptions or discussions. Ask them to make visual metaphors and stories.
Roles: They would enjoy illustrating the project, identifying the visuals, color-coding the presentation, and
creating the storyboard for the project. They enjoy identifying project visuals and visualizing aspects of a research
project.
Technology Tools
■ Photo sharing websites
■ Comics and Sequential art
■ CAD - Computer-Aided Design
■ Animation software
■ Puzzle building tools
■ Draw programs - Illustrator, CorelDraw
■ Paint programs - Photoshop, Paint, KidPix, AppleWorks
■ Timeline making - Tom Snyder's Timeliner
■ Imaging software - Fireworks
■ Desktop publishing (Publisher, Pagemaker) - layout aspect
■ Desktop presentation (PowerPoint, Astound) - visual layout aspect
■ Computer-generated charts, graphs, and tables (Graph Action; Graph Club)
■ Spreadsheets for charts and graphs
■ Web development tools
■ Digital drawing pads
■ 3D and morphing software
■ Multimedia authoring (HyperStudio)
■ Map making tools (Tom Snyder's Mapmaker)
■ Video conferencing
■ Scrapbooking, photo albums, and slide shows: oral history projects
■ Visual information materials: photographs, clipart, charts, graphs, tables
■ Color-code projects and ideas
■ Match pictures to vocabulary words
■ Websites with visual organizers or use color
■ Visual Artwork
■ Computer-generated Board Games
■ Scanner
■ Digital Camera
■ Concept Mapping Tools and Diagrams (Inspiration & Kidspiration)
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - BODILY/KINESTHETIC
These "body smart" people learn best through physical activity such as dance, hands-on tasks, constructing
models, and any kind of movement. They are able to manipulate and control objects, as well as express their ideas
through movement. Give these students a video camera and let them record their movement such as a wood working
activity or a skit. Add other intelligences such as taking still pictures and writing about the steps in the process.
Roles: They like to create and move around. Get them involved with gathering and organizing physical materials,
keyboarding, acting out roles, or manipulating objects. They would like to run the camera, operate the mouse, or take
the pictures.
TECHNOLOGY TOOLS
■ Keyboarding, mouse, joystick, and other devices for movement
■ Scientific probes and microscopes
■ Video production - skits, dances, sports, role playing, demonstrations
■ Animation - Macromedia Flash
■ Claymation - sequence of movement
■ Handheld Palms and Alphasmart - you can carry them everywhere
■ Virtual Field Trip - using and creating
■ Lego Logo and Robotics - other construction kit projects
■ Digital still and video cameras - skits, plays, role playing, demonstrations
■ Virtual worlds
Roberto Astuto
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TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - MUSICAL/RHYTHMIC
These "music smart" people learn best through sounds including listening and making sounds such as songs,
rhythms, patterns, and other types of auditory expression. They are able to use inductive and deductive reasoning and
identify relationships in data. Provide students with audio and video recorders to capture their musical expressions.
Ask them to choose appropriate music to go with a slide show, artwork, or poem. Create and record hand-made
instruments. Add other intelligences such as drawing patterns of music or writing about music and sounds.
Roles: They like to choose and compose music for multimedia presentations. They like to see and hear patterns,
so they may be good at sequencing a presentation. They are good listeners, so ask them to look for things that might
be missing after watching a videotape.
Technology Tools
■ Video and audio recorders - digitize singing, musical instruments
■ Sound and music files
■ Music clips
■ Music generation software
■ Animation - Macromedia Flash
■ Music composition software
■ DVDs and CD-audios
■ Interactive books with audio elements
■ Audio notation in word processors
■ Music sharing sites
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - INTRAPERSONAL
These "self smart" people learn best through metacognitive practices such as getting in touch with their feelings
and self motivation. They are able to concentrate and be mindful. Provide tools to help students "think about their
thinking" through writing, diagraming, or recording ideas.
Roles: They are good at setting and pursuing goals and assessing work. They are good at working independently
toward a group goal.
Technology Tools
■ Computer-based journaling
■ Concept maps (Inspiration and Kidspiration) - idea webs
■ Problem solving software - self paced software
■ Internet research - self paced
■ Word processing - brainstorming, diaries, journals
■ Video projects - record personal ideas
■ Multimedia portfolios
■ Blogs
TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - INTERPERSONAL
These "social smart" people learn best through interaction with other people through discussions, cooperative
work, or social activities. They are able to create synergy in a room by being aware of the feelings and motives of
others.
Roles: They are good at rallying the group together and getting discussions going. They are good at teaching other
members of the group and coordinating activities. In a group project, they are good at peer editing.
Technology Tools
■ Blogs
■ Email projects
■ Chat
■ Word processing - chain writing, group editing, peer writing, brainstorming
■ Listservs
■ Forums and discussions
■ Video and teleconferencing
■ Group decisions software - Tom Snyder's decision
■ Social networks
■ Webquests with collaborative elements
■ Video recording - sharing with others through skits, debates, role plays
■ Collaborative computer software or games
■ Group presentations (PowerPoint)
■ Telecommunications projects - Flat Stanley
■ Peer tutoring
■ Virtual worlds
Roberto Astuto
“Fare lezione con l’uso delle tecnologie informatiche …”
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TECHNOLOGY AND MULTIPLE INTELLIGENCES - NATURALIST
These "nature" people learn best through the interactions with the environment including outdoor activities, field
trips, and involvement with plants and animals. They see the subtle meanings and patterns in nature and the world
around them. They are able to adapt.
Roles: They could enjoy field trips that involve observation and recording the world around them.
Technology Tools
■ Audio and video cameras - record natural world
■ Digital cameras - record natural world, field trips
■ Word processing - journaling, natural information
■ Data organization and calculation (database, spreadsheet) - observations
■ Desktop presentations (Powerpoint) - show tends and changes over time
■ Use microscopes and probes - nature up close
■ Geocaching - GPS
EXISTENTIALIST
■ A new intelligence is existentialist.
■ These "wondering" people learn best through seeing the "big picture" of human existence by asking
philosophical questions about the world. Technology tools include email, chat, listservs, teleconferencing, and other
interactive communication tools to help students address their questions.
ALLEGATO
2 - MESSAGGIO DEL PAPA PER LA XLV GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI ~ VERITÀ,
ANNUNCIO E
AUTENTICITÀ DI VITA NELL’ERA DIGITALE ~ 5 GIUGNO 2011
Soprattutto i giovani stanno vivendo questo cambiamento della comunicazione, con tutte le ansie, le
contraddizioni e la creatività proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiosità alle nuove esperienze della
vita. Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddetti social network,
conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi,
inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere.
La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa
attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo
virtuale. Nella ricerca di condivisione, di “amicizie”, ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi,
senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio “profilo” pubblico.
Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture,
inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche
una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio “prossimo” in questo nuovo
mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il
rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo “differente” rispetto a
quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che
siano veramente profondi e duraturi? E’ importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve
sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita.
Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto,
le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le
persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i
loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una
forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i
nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma
anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che
siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche
nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi
annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire
una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15).
Roberto Astuto
“Fare lezione con l’uso delle tecnologie informatiche …”
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ALLEGATO 3 - I PRE-ADOLESCENTI ITALIANI E I NUOVI MEDIA
Ricerca “Ragazzi connessi. I pre-adolescenti italiani e i nuovi media” realizzata da Save the Children insieme al
CREMIT- Centro di Ricerca per l’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore.
Testo completo su:
http://www.cremit.it/portale/adDetail.asp?cat_group=2&cat_id=52&ad_id=229
Sintesi a cura di A.Carenzio su:
http://www.ilmediario.it/cont/stampa.php?canale=Speciale&articolo=382&sezione=0
Ragazzi connessi
Più volte abbiamo ribadito il ruolo della ricerca come bacino per orientare le pratiche educative, come possibile
punto di avvio di attività e progetti che i dati della ricerca ci consegnano su un piatto d’argento. Come dire, le ricerche
sono ottime consigliere per attivarsi e trovare idee di fatto interessanti, dal momento che i risultati si fondano
sull’analisi e sull’osservazione del reale.
E così abbiamo deciso di insistere su questo semplice modo di intendere studi e ricerche, facilitati dallo stretto
rapporto che lega il Cremit, che ha condotto la ricerca per Save the Children Italia, alla voce che il Mediario raccoglie e
diffonde via web.
In sintesi, non è per vezzo, né per banalità che ritorniamo a parlare di ricerca e Media Education, ma per
amplificare alcune notazioni che ci sembrano decisamente utili per chi lavora nella scuola, nel mondo dell’educazione
informale, nelle comunità che con i minori hanno a che fare, senza dimenticare la famiglia come luogo di educazione
per eccellenza.
La ricerca Ragazzi connessi, presentata a Roma nel mese di dicembre, può funzionare da spunto secondo due
piani. Il primo è di tipo tematico e riguarda proprio il mondo dei pre-adolescenti italiani, campione del lavoro condotto
(1373 questionari raccolti), consegnandoci una riflessione che sembra ormai fortemente confermata, non solo dal
presente studio: l’accesso alla Rete, l’uso dei cellulari, la presenza nei social network sono sempre meno vincolati
all’età, o a una specifica soglia temporale che determina l’accesso in un nuovo spazio pubblico come nei riti di
passaggio. Anzi, la soglia temporale – collocata idealmente nella scuola secondaria di secondo grado – ha fatto un
deciso passo indietro.
Il secondo piano è di tipo prospettico e conferma quanto da tempo stiamo promuovendo, ovvero una visione
meno patologica e patologizzante del rapporto tra minori e Internet in favore di una analisi, certo non sconsiderata e
scellerata, che tende a riconoscere il valore dei media digitali come spazio di socializzazione non necessariamente
“malato”, ma funzionale al modo di creare relazioni significative che segna il territorio dei ragazzi, anche dei più
giovani, nella società attuale.
Gli aspetti su cui riflettere in chiave di progettazione educativa, in parte attesi, riguardano dunque una maggiore
presenza dei pre-adolescenti nei social network (il 38,2% dei ragazzi possiede un profilo personale in Msn, ma anche in
Habbo e Badù) e nei blog (il 32,4% ha aperto un blog contro il 18% del 2006) e una conferma delle motivazioni d’uso: il
74,4% di chi abitualmente trascorre del tempo dei social network lo fa per mantenere attive le reti sociali abituali,
sulla scorta di quanto detto in merito all’uso dei cellulari (si veda l’articolo Essere o non essere connessi), il 72% trova
nel blog un modo per divertirsi. Questa sovrapposizione va dunque letta in chiave di conferma, non di noiosa
ripetizione, come elemento che a questo punto non lascia spazio a incertezze o tentennamenti da parte di chi lavora a
contatto con i ragazzi. “Non ci sono scuse”, sembra gridare la ricerca, assumendo la forma di un novello grillo parlante.
Non significa certo che il quadretto sia idilliaco, le problematiche sono evidentemente presenti, la trasgressione
delle norme e l’assunzione di atteggiamenti irresponsabili non vengono certo cancellati solo per il fatto che navigare e
inviare sms rappresentino oggi pratiche abituali (non è il contatto e la frequenza che ci rendono media competent o
media literate). L’esposizione al rischio, come evidenziato dal professor Rivoltella, dipende dal contesto familiare nel
quale i minori si trovano: «quelli più a rischio di problemi, quali ad esempio la vittimizzazione in Internet e
l’esposizione o il coinvolgimento attivo nella pedo-pornografia, sono quelli che vivono spesso già in condizioni
problematiche dove il riferimento adulto è di norma carente o addirittura assente».
Quali, dunque, le linee di intervento che – come detto in apertura – la ricerca ci consegna? Ne evidenziamo i tratti
principali, rimandando gli interessati al report disponibile online nel sito del Cremit, nell’area dedicata ai progetti di
ricerca (Connected children – Ragazzi connessi a.a. 2007-2008).
Per la famiglia si tratta di non chiudere gli occhi, ma al contrario di attivarsi per creare le condizioni di dialogo che
per il campione raggiunto tramite questionario evidentemente manca, se consideriamo come nel momento del
bisogno essi si rivolgano quasi esclusivamente al gruppo dei pari.
Per gli enti e le associazioni che lavorano nel campo della sensibilizzazione per la sicurezza in rete, si tratta di riorientare il senso degli interventi e delle azioni intraprese, cambiando le metafore e aggiornando alcuni degli
strumenti sino ad ora adottati, perché il rischio che si corre è duplice: utilizzare inutilmente le risorse economiche che
messe a disposizione – il nuovo Internet Safety Plan attivato per il quinquennio 2009-2013 ha destinato all’intero
programma una cifra che si aggira attorno ai 55.000.000 di euro – e intervenire in maniera poco efficace, come
Roberto Astuto
“Fare lezione con l’uso delle tecnologie informatiche …”
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indicato dai referenti di Save the Children (nodo italiano della Rete europea Insafe) nelle conclusione del report:
«molti degli scenari che vengono proposti a chi sta crescendo possono essere percepiti come irrealistici e poco
credibili e la conseguenza più probabile è che le raccomandazioni non vengano ascoltate».
Un ottimo lancio, quello delle ricerca di cui abbiamo parlato, soprattutto in vista dell’evento Safer Internet Day,
che il 10 febbraio metterà insieme più di 120 organizzazioni impegnate nel Programma (la prima edizione è stata
organizzata nel 2004).
Speriamo dunque che la proposta di aggiornamento che la realtà dei media e delle appropriazioni richiede venga
tradotta in azioni di senso, per trasformare denaro e aspirazioni in consapevolezza, responsabilità e in uso attivo e
creativo dei media.
a cura di Alessandra Carenzio
Roberto Astuto
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ALLEGATO 4 -
HOMO ZAPPING, LA GENERAZIONE DIGITALE VA A SCUOLA
ROCCA 1 APRILE 2011 p.36-38
http://www.cittadella.org/pls/cittadella/cittadella.vedi_rocca
di Giuseppe O. Longo
Siamo entrati nell’era digitale, caratterizzata da una generazione di giovani (i «nati digitali») che, formatisi sulle
nuove tecnologie, le usano con grande disinvoltura insieme con profonda indifferenza per i loro meccanismi profondi,
attenti solo al loro utilizzo opportunistico. Questa generazione digitale interagisce con le strutture tradizionali, in
particolare con la scuola, in modi nuovi, che investono tutti gli aspetti dell’individuo e della società. L’uso precoce dei
dispositivi digitali porta a connessioni cerebrali diverse da quelle dei bambini abituati alla lettura. Ciò comporta
cambiamenti epistemologici radicali, che investono, in positivo e in negativo, tutti gli aspetti della società. I giudizi su
questo cambiamento epocale sono molto variabili e ciò testimonia il disorientamento in cui ci dibattiamo.
Le macchine della mente
Tramite l’ibridazione con la tecnologia cambia la natura umana, tramite la genomica l’uomo cessa di riprodursi e
comincia a prodursi. Cambia il modo di fare i figli, di allevarli e di educarli. Cambia il modo di comunicare, di
apprendere e di insegnare, cambiano la nozione di tempo, la percezione dello spazio, il concetto di realtà. Tutti questi
cambiamenti moltiplicano le scelte, esaltano la creatività e insieme estendono l’omologazione, ci sopraffanno con
l’eccesso di dati e di possibilità, provocano lacerazioni e disadattamenti. Il lessico e la sintassi subiscono distorsioni e
meticciamenti profondi. E la rappresentazione mediatica di tutti questi cambiamenti genera un «doppio» spettacolare
del mondo che a volte è percepito più reale del mondo reale e accelera le mutazioni. In questa potente dinamica
trasformativa le velocità di cambiamento non sono uniformi: certe componenti mutano più rapidamente di altre e
questa disuniformità genera tensioni, disagi, conflitti e sofferenze. La transizione è così rapida che non ci permette la
messa a fuoco e continuiamo a vedere il futuro con gli occhi, i parametri e i valori di un passato che fatichiamo a
superare e in cui permangono robuste tracce di categorie aristoteliche. Ciò provoca un disorientamento e una
sensazione di inadeguatezza che possono sfociare in angoscia o, all’opposto, in precipitose fughe in avanti. Sul
versante della tecnologia, accanto alle macchine tradizionali, che elaborano materia ed energia, sono comparse le
macchine della mente, che elaborano informazione. In un susseguirsi sempre più rapido: il cinema il telegrafo, il
telefono, la radio, la televisione, il calcolatore elettronico, le reti: sistemi e dispositivi che si sono affiancati a quelli
tradizionali basati sulla comunicazione orale, sulla scrittura e sulla stampa. Inoltre lo sviluppo delle reti, derivate
dall’accoppiamento fra telecomunicazioni e calcolatori, ha dimostrato che la vera vocazione dei computer non è solo o
tanto l’esecuzione di calcoli laboriosissimi o il trattamento di enormi masse di dati, quanto il collegamento interattivo
tra gli individui. Sempre più essi fungono da nodi della grande rete di comunicazione che si sta estendendo su tutto il
pianeta.
Bambini e computer
Ogni tecnologia è un filtro, che potenzia certe capacità umane e ne indebolisce altre. L’azione di filtro della
tecnologia è evidentissima quando si ha a che fare con le macchine della mente e di fatto comporta un mutamento
nella natura della comunicazione umana. I nostri strumenti comunicativi, sviluppati nel corso dell’evoluzione biologica
e poi culturale, devono venire a patti con la relativa rigidità dei calcolatori e delle reti. La comunicazione umana tende
a somigliare a quella meccanica, tende a diventare più efficiente e meno sfumata, più logica e meno emotiva. Si può
dunque capire quanto l’interazione tra uomo e computer, e ancor più quella tra bambino e computer, condizioni le
abilità comunicative ereditarie e il loro sviluppo. Quando viene al mondo, il bambino è un centro comunicativo di
enorme ricchezza non solo potenziale ma anche attuale: già da piccolissimi i bambini imitano, si esprimono e recitano
fin dalla culla. Sono padroni della capacità di comunicare in tutte le sue variegate e delicatissime sfumature. In
particolare sanno «mettersi nei panni dell’altro» e anticipare ciò che l’altro sta per dire o per fare. Ma nel momento in
cui i bambini si ibridano con la tecnologia, cosa che avviene sempre più precocemente, queste loro capacità
comunicative ed espressive cominciano a essere filtrate e quindi, in qualche misura, vengono indebolite, mentre se ne
arricchiscono altre. Il bambino che venga indirizzato al computer o a qualunque altra tecnologia sottile e importante,
diventa tutt’uno con la macchina e quindi non fa più ciò che faceva quando si ibridava, per esempio, con i libri. Questa
vera e propria svolta epistemologica e pratica corrisponde a una trasformazione cerebrale che conferma la natura
fondamentale della simbiosi uomo-tecnologia. Nei bambini che hanno un’interazione precoce con la televisione e con
il calcolatore, le connessioni cerebrali si sviluppano in modo diverso rispetto ai bambini che esercitano un’attività di
lettura e scrittura o un’attività corporea. Oggi nella scuola vengono a contatto due generazioni (gli insegnanti e gli
allievi) che, per le loro diverse esperienze cognitive precoci, hanno strutture cerebrali diverse e perciò dialogano con
grande difficoltà. Questa è, credo, una delle principali ragioni della crisi della scuola.
La scuola
Da tempi antichissimi l’uomo descrive e interpreta il mondo servendosi della lingua, e tale è la suggestione di
questo strumento che le sono stati conferiti attributi divini: nella tradizione giudaico-cristiana è con la parola che Dio
crea il mondo. Anche la radice greca della cultura occidentale ha attribuito un valore grandissimo al logos e ha nutrito
l’ambizione di tradurre in parola (in simbolo) tutta la sapienza, tutta la struttura, tutta la dinamica contenute nel
Roberto Astuto
“Fare lezione con l’uso delle tecnologie informatiche …”
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mondo. Anche la nostra scienza, sulla scorta dei Greci, cerca di tradurre in descrizioni esplicite – linguistiche,
simboliche, matematiche – ciò che è implicito nella realtà. Tanto importante è la parola che per insegnare la lettura e
la scrittura, le tecniche fondamentali per la trasmissione della cultura, cioè del mondo tout court, è stata istituita la
scuola. Si può affermare che la scuola è l’organo di riproduzione della società, poiché ne replica il sapere e le
conoscenze. Essa tende a formare le nuove generazioni sulla falsariga di quelle precedenti, quindi, come tutti gli
organi di riproduzione, anche la scuola è tendenzialmente conservatrice. Questo carattere conservatore della scuola è
una delle cause delle difficoltà che essa incontra oggi, immersa com’è in un contesto locale, nazionale e, soprattutto,
mondiale che cambia rapidamente. È una sfida non da poco, perché da una parte è necessario adeguare la scuola al
cambiamento, dall’altra si tratta di conservarne le caratteristiche ritenute più utili e preziose. La scuola non può essere
avulsa dal contesto che la circonda, quindi deve venire a patti con la società, in primo luogo perché è la società che
finanzia la scuola e poi perché la scuola non è più l’unica fonte del sapere, inteso non solo in senso istituzionale o
canonico, ma in senso lato. Altre sono oggi le fonti a cui si abbeverano i giovani (e i meno giovani), in primo luogo
Internet, e la scuola non può non tenerne conto. Grazie ai nuovi media comunicativi, rappresentativi ed espressivi si
palesa la sostanziale fluidità e arbitrarietà dei codici rappresentativi e comunicativi. Si manifesta uno spostamento
dalla logica, dal progetto razionale e gerarchico, dalla rigorosa rappresentazione geometrica e sequenziale, dalla
severa sintassi di sapore classicheggiante e paludato verso forme anarchiche di bricolage linguistico, cognitivo e
argomentativo. Al severo canone scolastico si sostituisce un piccolo cabotaggio spicciolo e opportunistico, che segue le
sinuosità della costa e adotta espedienti improvvisati e stratagemmi locali. La comunicazione mediata dalla tecnologia
sta assumendo un valore preponderante nella formazione identitaria, culturale e affettiva dei giovani «nati digitali».
Rispetto alla tendenziale seriosità della scuola, che spesso è percepita dallo studente come una greve imposizione di
passività e di attenzione, i media sono vivaci, coloriti, invitano dolcemente alla pigrizia (la televisione) o al contrario
stimolano tutti i sensi titillandoli con l’interattività e la multimedialità e ponendo l’individuo al centro del processo
comunicativo e creativo (nel caso della rete). Nel momento in cui i media audiovisivi irrompono sulla scena,
diventando strumenti di trasmissione culturale e facendo alla scuola una concorrenza assai sostenuta e spesso
vincente, essa entra in crisi e arranca per mettersi al passo (sottoponendosi a un travaglio trasformativo dagli esiti
molto incerti e comunque allontanandosi dalla tradizione).
Homo Zappiens
La locuzione Homo Zappiens, in verità piuttosto sgraziata, è stata coniata da Wim Veen, dell’Università di Delft,
per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all’ombra delle tecnologie mentali, abili nel
gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media e nell’intrecciare le comunicazioni faccia
a faccia con quelle virtuali. HZ apprende esplorando e baloccandosi, applicando le tecniche dei videogiochi a problemi
di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono
negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento
potrebbero rivelarsi utilissime a HZ nella società della conoscenza «liquida» che si profila. Il tempo di attenzione
breve, il comportamento iperattivo, l’indipendenza nell’apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma
stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a
HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, l’instabilità e
l’incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive
rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le
risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare
passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla Tv, dal cellulare all’iPod con una
divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simultaneità del multitasking. Mentre fanno i compiti ascoltano musica,
gettano uno sguardo allo schermo Tv, inviano un sms e un messaggio e-mail a un «amico» appena conosciuto su
Facebook, inseriscono il loro ultimo video in YouTube. Tutto ciò è il risultato dell’incontro precoce con una realtà
filtrata dai dispositivi digitali e con la possibilità di comunicare a costo nullo senza limiti spaziali. Armati di
telecomando, mouse e cellulare, hanno il mondo a portata di clic, non conoscono i tempi lunghi della riflessione e ai
libri e agli svaghi all’aria aperta preferiscono i videogiochi, anche i più violenti, senza imbarazzi morali. Infine, HZ non
ama la tecnologia di per sé, bensì per ciò che può consentirgli di fare, dimostrando una forte chiusura
autoreferenziale. Veen, che manifesta nei confronti di HZ un entusiasmo profetico, non sembra porsi il problema di
come questi giovani affronteranno il sodo e indocile mondo reale che, nonostante le sue derive virtuali, è per il
momento ben lungi dallo scomparire nelle pieghe del ciberspazio. Poiché HZ costituisce ancora una piccola minoranza,
si pone il problema dei rapporti con la maggioranza non digitale. E poi: quali strutture di governo e conduzione
escogiterà la società liquida (o ameboide) del futuro, gestita da questi liquidi digitalisti? E’ un bell’esercizio di
futurologia sociopolitica.
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