Introduzione al Protovangelo di Giacomo

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Introduzione al Protovangelo di Giacomo
INTRODUZIONE AL PROTOVANGELO DI GIACOMO
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08/04/2008 Frances © - Tutti i diritti riservati
Premessa
Il Protovangelo di Giacomo1 (o Vangelo dell’Infanzia di Giacomo o Libro di Giacomo) è un antico
vangelo apocrifo che contempla eventi anteriori e contemporanei alla nascita di Gesù e ha come
personaggio protagonista Maria, la madre di Gesù. Lo scritto percorre le fasi salienti della nascita,
adolescenza, vita prematrimoniale, vita matrimoniale, gravidanza e parto di Maria e si conclude
con la nascita di Gesù e il congedo dell’autore del testo, che si identifica come “Giacomo”. Per la
narrativa specificamente biografico-apologetica, incentrata sulle prime fasi della vita del
personaggio protagonista, appartiene al genere dei cosiddetti “Vangeli dell’Infanzia”. Il titolo
moderno “Protovangelo” fu coniato da G. Postel in sede di traduzione della prima edizione latina.
Il testo ha come obbiettivo primario fornire dettagli biografici aggiuntivi ed esclusivi rispetto ai
vangeli canonici e la celebrazione della figura di Maria, essendo uno dei primi esempi di
letteratura agiografica extracanonica incentrata sulla figura mariana, e, rappresenta al tempo
stesso un fondamento dottrinale dello sviluppo della mariologia dei prima IV secoli della
cristianità. Per il suo carattere eccessivamente agiografico, per la noncuranza e ignoranza di dati
cronologici, storici e geografi, il PG fin dai primordi della speculazione intorno alla sua origine e
attendibilità storica, è stato relegato ai margini degli scritti cristiani storicamente attendibili. A
dispetto della sua inconsistenza storica, lo scritto ebbe vasta risonanza presso la cristianità
orientale e adottato come testo autorevole nella Chiesa d’Oriente, dove, peraltro, alcune tradizioni
che da esso promanano furono recepite e incluse nella dottrina ortodossa. Le tradizioni del PG
parallele nella letteratura canonica, si alternano a storie apocrife, dense di risvolti pratici in
relazione alla verginità e allo status familiare di Gesù.
1. Introduzione
Il testo completo del PG fu scoperto dall’umanista francese G. Postel in un manoscritto greco
rinvenuto in una località non specificata del Medio Oriente in principio del XVI secolo durante un
viaggio intrapreso tra il 1549-1551. A lui si deve la celebre designazione dello scritto come
Protevangelium Jacobi, motivata dal fatto che egli intendeva il PG come una sorta di prologo
epurato del vangelo di Marco di eventi che precedono la nascita dei Gesù dei vangeli canonici. Sia
Postel che il suo staff di collaboratori consideravano il PG un testo autentico, attenibile, che narrava
eventi storici. Alla scoperta seguì immediatamente la pubblicazione della traduzione in latino
eseguita dallo stesso Postel.2 È incerto se il titolo “coniato” da Postel al PG si rifaccia a una
traduzione letterale o parafrasata del titolo del manoscritto greco da quale copiò il testo o se lo
coniò ex novo. Postel si convinse che il PG originariamente fu scritto in ebraico, e nel XIX secolo,
anche A. Resh espresse il medesimo giudizio,3 ma attualmente, c’è unanimità nel considerarlo
originariamente scritto in greco.
1
D’ora in avanti: PG.
Postel G., Protevangelion sive de natalibus Iesu Christi, et Ipsius matris Virginis Mariae, sermo historicus diui Iacobi
minoris, consobrini et gratis Domini Iesu, apostoli primarii, et episcopi Christianorum primi Hierosolymis. Evangelica
historia, quam scripsit beatus Marcus, Petri apostolorum, principis discipulus et filius, primus episcopus Alexandriae.
Vita Ioannis Marci evangelistae, collecta ex probabtioribus autoribus, per Theodorum Bibliandrum, Ex oficina Ioannis
Oporini, Basilea, 1552.
3
Resh A., Das Kindheitsevangelium nach Lukas und Matthaeus, Hinrichs, Leipzig, 1897.
2
In seguito alla pubblicazione della traduzione latina di Postel, il giudizio dell’erudizione
rinascimentale si espresse in favore della non autenticità del contenuto del PG.
2. Tradizione manoscritta, ricezione e trasmissione del testo
Fino ad oggi del PG sono stati catalogati più di 140 manoscritti, raggruppati in cinque famiglie
testuali, databili dalla fine del III al XVI secolo. Il più antico manoscritto greco esistente, di cui si
parlerà immediatamente, è il Papiro Bodmer V, datato da M. Testuz al III-IV secolo.4 Il testo del
PG espresso dai testimoni esistenti varia considerevolmente, essendo stato oggetto a revisioni,
espansioni e abbreviazioni.
P. Bodmer V5
Parte di un codice papiraceo eterogeneo, comprendente undici scritti tra materiale biblico, apocrifo
e patristico, di cui il PG occupa le prime 49 pagine.6
La storia del P. Bodmer V è inestricabilmente legata alle attività di acquisizione, compravendita e
catalogazione dei manoscritti del banchiere svizzero M. Bodmer, che negli anni ’50 del secolo
scorso venne in possesso di una lista eterogenea di manoscritti biblici, estremamente illustrativi per
la storia dei testo del Nuovo Testamento e dell’Antico Testamento in greco. Il P. Bodmer V è parte
di un codice papiraceo contenente materiale variegato, tra cui il P72 (P. Bodmer VIII, III-IV d.C.)7,
il papiro più antico che attesta la seconda lettera di Pietro.
In origine in Codice Bodmer era composto da 190 pagine, in formato compatto quadrato (15.5–16
cm x 14–14.5 cm). Questa caratteristica codicologica, indica che il codice fu prodotto per uso
privato, anziché pubblico funzionale alle letture liturgiche. La compilazione degli 11 scritti che
compongono il Codice, è opera di almeno quattro scribi indipendenti. Il libro è cosparso di note
marginali, scritte anche in copto, si attestano scambi consonantici tra le lettere greche g e k,
elemento linguistico che indica un contesto culturale originario prossimo alla località di Tebe, dove
queste peculiarità fonetiche sono ben attestate nei papiri greci dei testi tradotti dal copto ivi
rinvenuti. Dal momento che prima di giungere a Ginevra il Codice attraversò varie peripezie dovute
dalle attività di compravendita e alle manovre affaristiche di intermediari ignoti, non si conosce
l’esatto luogo di provenienza. Caratteristiche paleografiche e testuali, indicano comunque che il
Codice proviene dalla regione egiziana di Tebe e secondo J. M. Robinson fu compilato nella
biblioteca del Monastero di San Pacomio.8
La datazione del Codice comprendente il P. Bodmer V è stata oggetto di controversia, in relazione
alla presenza di materiale non cristiano che condiziona il terminus post quem. L’inclusione
dell’Apologia di Phileas, un testo databile alla prima decade del IV secolo, consente di fissare il
terminus post quem, appunto alla prima parte del IV secolo. Ma poiché il Codice è formato da tre
collezioni distinte di testi, l’Apologia di Phileas potrebbe essere stata aggiunta in un secondo
momento. Infatti quest’opera letteraria occupa le pagine 129-146 del Codice ed è stata copiata dallo
4
Testuz M., Papyrus Bodmer V: Nativite de Marie, Bibliotheca Bodmeriana, Cologny-Geneve 1958.
P. Bodmer V.
6
I fogli del Codice Bodmer sono stati rinvenuti in ordine sparso, per cui la paginazione originaria non è ancora stata
accertata. Tuttavia, è stata ristabilita la paginazione originaria del P. Bodmer V, che occupa le prime 49 pagine del
Codice, sezione copiata dallo scriba “A”. Per ulteriori informazioni riguardo la caratteristiche codicologiche e
paleografiche del Codice Bodmer si vedano: Wasserman T., Papyrus 72 and the Bodmer Miscellaneous Codex, New
Testament Studies, 51, 2005, pp. 137-154; Kilpatrick G. D., The Bodmer and Mississippi Collection of Biblical and
Christian Texts, Greek, Roman and Byzantine Studies, 4/1, 1963, pp. 33-47.
7
I Pt 1:1-25; 2:1-25; 3:1-22; 4:1-19; 5:1-14; II Pt 1:1-21; 2:1-22; 3:1-18. Il P72 oggi comprende due papiri distinti: il P.
Bodmer VIII e il P. Bodmer VII, che contiene Gd 1:1-25.
8
Robinson J. M., The Pachomian Monastic Library at the Chester Beatty Libraryand the Bibliothèque Bodmer,
Occasional Papers of the Institute for Antiquity and Christianity, 19, Institute for Antiquity and Christianity, Claremont,
1990, pp. 26-40.
5
scriba “C”, mentre il testo PG è situato all’inizio e quindi è stato copiato anteriormente. In via
cautelare, è conveniente datare P. Bodmer V del PG non prima della fine del III secolo e non oltre
la prima metà del IV secolo.
La tipologia di testo del PG del P. Bodmer V è stata classificata come “secondaria”, in relazione
alla restaurazione del testo primitivo del PG9 A dispetto della sua antichità, questo papiro esprime
un testo libero, dovuto all’intervento degli scribi.
PSI 6
Papiro del IV secolo d.C. contenete in forma lacunosa porzioni dei capitoli 13-23 del testo del PG.10
P. Oxy. 352411
Singolo foglio papiraceo frammentario del VI secolo rivenuto nella località egiziana di
Oxyrhynchus, contenente brevi porzioni di testo del capitolo 25 del PG.12
Oltre che nei manoscritti greci, il PG è stato trasmesso in tantissimi testimoni in slavo ecclesiastico,
che formano una famiglia testuale esclusiva. Di converso, non ci sono pervenuti manoscritti in
latino.
L’assenza di testimoni latini antichi del PG, può essere agevolmente spiegata alla luce di due
fenomeni: a) la scarsa diffusione del testo in Occidente a causa della messa all’indice del Decretum
Gelasianum (494-496 d.C.) nel cui elenco di opere apocrife è compreso anche il PG; b) il fatto che
gran parte del contenuto del testo del PG fu assorbito e rimaneggiato nelle opere apocrife Vangelo
dello Pseudo-Matteo e Vangelo della Natività di Maria. Nel primo apocrifo summenzionato il
materiale del PG è sostanzialmente integro e non è stato soggetto a revisioni e rimaneggiamenti
sostanziali, compresi i riferimenti imbarazzanti sul profilo fisico, caratteriale e familiare del
personaggio Giuseppe. Di converso, nel Vangelo della Natività di Maria, il materiale ascrivibile al
PG, i riferimenti compromettenti circa la condizione coniugale di Giuseppe anteriore al
fidanzamento con Maria, sono stati rimossi.
Nonostante l’ostilità che il PG incontrò in Occidente, fu recepito nelle regioni asiatiche della
cristianità d’Oriente e tradotto nelle principali lingue vernacolari fino al XVI secolo, epoca in cui
Postel eseguì la sua traduzione in latino da un manoscritto greco. Sono stai rivenuti testimoni nelle
lingue Georgiano, Copto Sahidico, Siriaco, Armeno, Etiopico, Antico Slavo Ecclesiastico e Arabo
ed è molto verosimili l’ipotesi che il contenuto mariano del PG abbia influenzato la
caratterizzazione di Maria nel Corano. Fu solo nel recente 1260 che l’Occidente ebbe modo di
relazionarsi con il materiale letterario del PG, incorporato nella Legenda Aurea di Jacopo da
Varagine.
L’etichetta di scritto “non canonico”, fortemente osteggiato nella cristianità d’Occidente, deve aver
influito sensibilmente sulla trasmissione del testo. In effetti, il repertorio manoscritto del PG
testimonia la fluidità del testo, e revisioni, parafrasi libere e rimaneggiamenti si riscontrano in tutto
il repertorio manoscritto. La parte del testo sottoposta ai più incisivi e curiosi rimaneggiamenti è
quella finale, il noto colofone dove sono espresse le circostanze storiografiche.13
I casi di menzioni diretta del PG quale scritto autorevole sono due, di cui il primo chiaro, e il
secondo evasivo, ma generalmente accreditato dalla critica. La prima citazione in ordine di tempo è
9
Cameron R., The Other Gospels: Non-Canonical Gospels Texts, Westminster John Knox Press, London, 1982, p. 107.
Pistelli E., Papiri greci e latini, Vol. I – Pubblicazioni della Società italiana per la ricerca dei Papiri greci e latini in
Egitto, Ariani, Firenze, 1912, pp. 9-15.
11
P. Oxy. 3524.
12
Rea J. R., The Oxyrhynchus Papyri, Vol. L, British Academy/Egypt Exploration Society, London, 1983.
13
Nel MS Vatopedi 74, il colofone del PG è stato “imbrattato” con una dichiarazione relativa allo status trinitario,
chiara manipolazione da addebitare a uno scriba troppo “vivace”.
10
quella di Origine in Commentario al Vangelo di Matteo. Il contesto della citazione di Origine è la
condizione parentale di Gesù. Dopo aver dato credito alle citazioni scritturali matteane dove si
attesta la consanguineità dei fratelli di Gesù Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda, Origene
menziona il “Libro di Giacomo” (βίβλου Ἰακώβου) dove è scritto che i fratelli di Gesù erano figli di
Giuseppe, nati da un precedente matrimonio14:
Τοὺς δὲ ἀδελφοὺς Ἰησοῦ φασί τινες εἶναι, ἐκ παραδόσεως ὁρμώμενοι τοῦ ἐπιγεγραμμένου κατὰ Πέτρον
εὐαγγελίου ἢ τῆς βίβλου Ἰακώβου, υἱοὺς Ἰωσὴφ ἐκ προτέρας γυναικὸς συνῳκηκυίας αὐτῷ πρὸ τῆς Μαρίας.
Riguardo poi ai fratelli di Gesù, taluni, prendendo spunto dalla tradizione trasmessa nel Vangelo
intitolato "Secondo Pietro" o dal Libro di Giacomo, affermano che i fratelli di Gesù erano figli di
Giuseppe avuti da una prima moglie vissuta con lui prima di Maria.
Non vi sono dubbi che Origine si stia riferendo al Protovangelo di Giacomo che ci ha trasmesso la
rappresentazione di Giuseppe, appunto, il suo precedente matrimonio dal quale ebbe dei figli.
Una possibile menzione patristica del PG, ambigua, ricorre in Stromata di Clemente
d’Alessandria:15
Ἀλλ', ὡς ἔοικεν, τοῖς πολλοῖς καὶ μέχρι νῦν δοκεῖ ἡ Μαριὰμ λεχὼ εἶναι διὰ τὴν τοῦ παιδίου γέννησιν, οὐκ
οὖσα λεχώ (καὶ γὰρ μετὰ τὸ τεκεῖν αὐτὴν μαιωθεῖσάν φασί τινες παρθένον εὑρεθῆναι).
Ma come appare, molti fino ad oggi considerano Maria, riguardo la nascita del suo bambino, come se
fosse puerpera, sebbene non lo fosse. Poiché alcuni dicono che dopo aver partorito quando fu
ispezionata fu riconosciuta vergine.
Questo aneddoto ripreso da Clemente d’Alessandria forma il contenuto dei capitoli 19:18-20:4 del
PG. È incerto se Clemente si stia riferendo esplicitamente al PG o ad altro scritto speculare che
comprende l’aneddoto dell’imene intatto o, in alternativa, stesse recependo tradizioni orali che
circolavano in determinate comunità cristiane. Clemente guidò la scuola teologica alessandrina dal
190 fino al 202 d.C. Il fatto che l’Egitto è uno dei candidati possibili quale luogo di composizione
del PG, induce a considerare Clemente un testimone potenziale dell’esistenza di questo scritto.
I testimoni papiracei più antichi del PG provengono tutti dall’Egitto (P. Bodmer V, P. Oxy. 3524).
Anche se questa località è incompatibile con talune elaborazioni teologiche espresse dal PG, è fuori
di dubbio che proprio l’Egitto fu una fucina di accoglimento e circolazione del PG. Attualmente è
impossibile stabilire il tipo di relazione che intercorre tra Clemente e il PG, altresì per il fatto che il
padre alessandrino non nomina per nome uno scritto contenente l’aneddoto della verginità post
partum, limitandosi a registrare la circostanza che alcuni circoli settari lo diffondevano. È più
prudente ipotizzare la dipendenza di entrambi da una fonte orale o scritta comune, piuttosto che
presupporre un rapporto di filiazione reciproca.
Condannato dal Decretum Gelasianum de libris recipiendis et non recipiendis (494-496 d.C.) e
annoverato tra gli scritti apocrifi da debellare, fu recepito nella chiesa d’Oriente e promosso a scritto
attendibile dal Concilio di Efeso del 431 a.C. In Oriente venne incoraggiata ed eseguita la sua
lettura, specialmente durante le festività celebrative di Maria, che cadevano l’8 e il 21 settembre.
3. Il Titolo dell’opera
Nel repertorio manoscritto del PG in nostro possesso, si attestano varie tipologie di intestazioni,
alcune lunghe ed elaborate, altre brevi e sobrie.
14
15
Commentarium in Evangelium Matthaei, 10:17.
Stromata, 7:16.93.
Il più antico manoscritto che include la parte iniziale e l’intestazione dell’opera è il P. Bodmer V del
III-IV d.C. In questo manoscritto il titolo del PG è particolarmente sobrio, anche se contiene
elementi testuali che già attribuiscono la paternità dello scritto a “Giacomo”, sebbene non sia
specificato di quale Giacomo si tratti, se fosse un discepolo o un personaggio eminente della
cristianità primitiva. γενεσις Μαριας αποκαλυψισ Ιακωβ (“Natività di Maria, Apocalisse di
Giacomo”), un titolo ambiguo, per il fatto che lo scritto si occupa della Natività di Maria, e solo
incidentalmente di eventi apocalittici e non può essere classificato come genere letterario
apocalittico.
Il manoscritto completo posteriore al P. Bodmer V, che indica l’intestazione dell’opera è il Codice
1454 del X secolo, è già più elaborato e non menziona “Giacomo” quale autore del testo. Il restante
(C. O, Vatopedi 74, Vatopedi 636), non contiene riferimenti sull’autore “Giacomo”. La maggior
parte dei titoli dei manoscritti più autorevoli, menzionano Giacomo per nome come autore del testo
e descrivono l’argomento principale: la natività di Maria. Alcuni manoscritti e lezionari (A, O,
Vatopedi 74, Vatopedi 636,), inoltre, richiamano l’attenzione sulla verginità perpetua di Maria
(aeiparqenoj). Altri (H, L) indicano come argomento dell’opera anche la natività di Cristo (περι
της γεννησεως του χριστου), contenuta nella sezione 3 del testo.
MS
P. Bodmer V
Datazione
Titolo
III-IV
γενεσις Μαριας αποκαλυψισ Ιακωβ
διηγησις και ιστορια πως εγεννηθη η υπεραγια θεοτοκος εις ημων
σωτηριαν
του αγιου αποστολου Ιακωβου αρχιεπισκοπου Ιεροσολυμων του
αδελφοθεου διηγησις περι της γεννησεως της παναγιασ θεοτοκου
και αειπαρθενου Μαριασ
λογος ιστορικος δηλων την συλληψιν και αποτεξιν τησ υπεραγιας
θεοτοκου και αειπαρθενου Μαριας
ιστορια Ιακωβου του αδελφοθεου εις την γεννησιν της υπεραγιας
θεοτοκου
λογος ιστορικος του αγιου Ιακωβου εξηγουμενος οπως την εξ
επαγγελιας γεννησιν εσχεν η θεοτοκοσ και περι του μνηστηρος
αυτης Ιωσηφ
ιστορια Ιακωβου του αποστολου εις το γενεθλιον της υπεραγιας
δεσποινης ημων θεοτοκου
ιστορια παλαια συγραφησα παρα τινος παλαιου ανδρος Ιακωβου
εισ τον δικαιον Ιωσηφ και εισ την Μαριαν περι της γεννησεως του
χριστου
λογος ιστορικος εις το γενεσιον της υπεραγιασ θεοτοκου
συγραφεις παρα Ιακωβου του αδελφου του κυριου
του αγιου και πανευφημου αποστολου Ιακωβου επισκοπου
Ιερωσολυμων λογος εις το γεννεσιν της υπεραγιας δεσποινης ημων
θεοτοκου
του αγιου Ιακωβου του αδελφοθεου λογος ιστορικοσ εις το
γενεσιον της υπεραγιας θεοτοκου
λογος του αγιου ενδοξου και πανευφημου αποστολου Ιακωβου του
αδελφοθεου οτι ειπε περι της ατεκνιας Ιωακειμ και της
στειρωσεως Αννης και περι θρηνησεως και προσευχης αυτων και
περι της συλληψεως της υπεραγιας θεοτοκου και περι της
γεννησεως αυτης και περι της συγχαριας και αναθρεψεως αυτης
εως τριετης και περι της εν τω ναω εισοδου αυτης και
ανατραφεισης και μεχρι δωδεκαετους αυτης εν τω ναω
υπαρχουσης και μετα ταυτα δοθεισης Ιωσηφ και συνελαβεν εν
γαστρι εκ πνευματος αγιου και της ελεγξεως Ιωσηφ και αυτης υπο
του ρεως και περι της απογραφης Καισαρος και της γεννησεως
C (Parisinus, 1454)
X
A (Venetus Marcianus,
II, 82)
X
O (Mediolanensis
Ambrosianus, A63)
XI
D (Parisinus, 1215)
1068
G (Vaticanus, 654)
XII
M (Parisinus, 1174)
XII
H (Venetus Marcianus,
IX, 20)
XV
B (Venetus Marcianus,
363)
-
P (Mediolanensis
Ambrosianus, C92)
-
N (Parisinus, 1176)
XIII
L (Parisinus, 1190)
1567
Χριστου και των μαγων και Ζαχαριου του φονου
Lezionario
Datazione
Vatopedi 74
XII
Vatopedi 636
1417
Vatopedi 448
1700
Sinai 497
X-XI
Sinai 495
XI
Pantocrator 3
XVI
Titolo
εις το γενεσιον της υπερ αγιας και παναγνου δεσποινης ημων
θεοτοκου και αειπαρθενου μαριας
εις το γενεσιον της υπερ αγιας και παναγνου δεσποινης ημων
θεοτοκου και αειπαρθενου μαριας λογος ιστορικος
του εν αγιοις παρθενος ημων Ιακωβου του αποστολου και αδελφος
θεου επισκοπου Ιεροσολυμου λογου περι της γεννησης της
υπεραγιας δεσποινης ημων θεοτοκου
ιστορια ιακωβου εις το γενεσιον της παναγιας δεσποινης ημων
θεοτοκου
λογος ιστορικος εις το γενεσιον της υπεραγιας θεοτοκου
συγγραφεις παρα ιακωβου αδελφου του κυριου
Ιακωβου αποστολου του αδελφοθεου λογος εις την υπεραγιαν
θεοτοκον
Si noti che alcuni manoscritti condividono la medesima (B, Sinai 495) o simile (Vatopedi 74,
Vatopedi 636) intestazione. Alcuni testimoni (O, H, B, Sinai 495), inoltre, insistono sul valore
“storico” (λογος ιστορικος) o sull’antichità dell’opera (ιστορια παλαια).
Circa la designazione di Giacomo, e il suo “status”, si registrano tante tipologie di caratterizzazioni
testuali:
MS
P. Bodmer V
A (Venetus Marcianus,
II, 82)
Datazione
III-IV
X
D (Parisinus, 1215)
1068
G (Vaticanus, 654)
XII
M (Parisinus, 1174)
XII
H (Venetus Marcianus,
IX, 20)
B (Venetus Marcianus,
363)
P
(Mediolanensis
Ambrosianus, C92)
XV
-
N (Parisinus, 1176)
XIII
L (Parisinus, 1190)
1567
Vatopedi 448
1700
Titolo/Traduzione
γενεσις Μαριας αποκαλυψισ Ιακωβ
Natività di Maria, Apocalisse di Giacomo
του αγιου αποστολου Ιακωβου αρχιεπισκοπου Ιεροσολυμων του
αδελφοθεου
Giacomo, l’apostolo Santo, arcivescovo di Gerusalemme, ’“fratello
di Dio”.
Ιακωβου του αδελφοθεου
Giacomo “fratello di Dio”
του αγιου Ιακωβου
Giacomo il Santo
Ιακωβου του αποστολου
Giacomo l’apostolo
τινος παλαιου ανδρος Ιακωβου
un certo uomo vecchio Giacomo,
Ιακωβου του αδελφου του κυριου
Giacomo, il fratello del Signore
του αγιου και πανευφημου αποστολου Ιακωβου επισκοπου
Ιερωσολυμων
Il Santo ed encomiabile apostolo Giacomo, vescovo di
Gerusalemme
του αγιου Ιακωβου του αδελφοθεου
Il Santo Giacomo, il “fratello di Dio”
λογος του αγιου ενδοξου και πανευφημου αποστολου Ιακωβου του
αδελφοθεου
Discorso del Santo, eminente ed encomiabile apostolo Giacomo,
“fratello di Dio”
του εν αγιοις παρθενος ημων Ιακωβου του αποστολου και αδελφος
θεου επισκοπου Ιεροσολυμου
Dal nostro santo vergine Giacomo l’apostolo e fratello di Dio,
Sinai 497
X-XI
Sinai 495
XI
Pantocrator 3
XVI
vescovo di Gerusalemme
ιστορια ιακωβου
Racconto di Giacomo
ιακωβου αδελφου του κυριου
Giacomo, fratello del Signore
Ιακωβου αποστολου του αδελφοθεου
Giacomo apostolo “fratello di Dio”
Nel più antico documento papiraceo del testo del PG, il P. Bodmer V, Giacomo non riceve nessuna
etichetta, encomio, e non appare qualificato come discepolo, apostolo o fratello di Gesù. È a partire
dai manoscritti del X secolo che si attesta la presenza di aggettivi e sostantivi qualificanti circa il
ruolo nella chiesa primitiva e la relazione parentale con Gesù. I titoli “onorifici” più frequenti
riguardano la sua santità, la sua posizione di apostolo, “fratello di Dio” (αδελφοθεος), fratello del
Signore (αδελφου του κυριου) e vescovo di Gerusalemme (αρχιεπισκοπου Ιεροσολυμων,
επισκοπου Ιερωσολυμων, επισκοπου Ιεροσολυμου).
4. Edizioni critiche moderne e contemporanee
Dalla prima pubblicazione di Postel nel 1552, basata sulla traduzione di un manoscritto greco,
stampata dal tipografo svizzero Theodore Bibliander, si sono succedute quattro edizioni critiche che
non divergono considerevolmente l’una dall’altra. La prima edizione critica scientifica fu
predisposta d C. Tischendorf16 nel 1849, e al critico del testo tedesco si deve anche la coniazione
della moderna suddivisione del testo in versetti. Questa prima edizione critica, fu compilata sulla
collazione di una cinquantina di manoscritti accessibili a Tischendorf.
Un passo ulteriore verso la compilazione di un testo critico eclettico, che tenesse conto anche delle
ultime acquisizioni papirologiche, la compì É. Amann nel 1910.17 Alla pubblicazione della
trascrizione diplomatica del testo del P. Bodmer V da parte di M. Testuz seguì la pubblicazione
dell’edizione critica del gesuita belga E. de Strycker, il cui testo critico incorpora le lezioni testuali
dei testimoni dei recenti frammenti papiracei.18 Quest’ultima è un’edizione eclettica, basata sulle
lezioni e varianti testuali dei più antichi frammenti e manoscritti papiracei del PG. L’edizione di
Strycker è innovativa, in quanto menziona e classifica lezionari e menologi, ma il testo critico non
incorpora varianti testuali di questo manoscritti. L’ultima e più aggiornata edizione critica
predisposta da R. F. Hock,19 non differisce sostanzialmente da quella di Strycker: l’autore ha
modificato il testo critico includendo varianti testuali che Strycker aveva respinto nel suo testo
critico.
5. Datazione e luogo di Provenienza
Le due testimonianze patristiche appena segnalate indicano anche una datazione provvisoria del
testo del PG. Come terminus a quo si assume la testimonianza esplicita di Origine (170 d.C.) e
come terminus ad quem quella Ippolito (202 d.C.). Considerando che prima di raggiungere una
vasta diffusione per essere recepito dai padri della chiesa occorsero alcuni anni, la critica è ben
propensa ad assegnare al testo una datazione compresa tra la metà del II e l’inizio del III secolo, che
fa del PG uno dei più antichi e diffusi testi apocrifi. Il P. Bodmer V (III-IV sec. d.C.), il più antico
papiro contenente il testo del PG, conferma il terminus ad quem, fissato entro l’inizio del III secolo.
16
Tischendorf C., Evangelia Apochrypha, Avenarius et Mendelssohn, Leipzig, 1853, 2a ed., 1876.
Amman É., Le Protévangile de Jacques et ses remaniements latins, Letouzey et Ané, Paris, 1910.
18
Strycker E. de., La forme la plus ancienne du Protévangile de Jacques, Société des Bollandistes, Bruxelles, 1961.
19
Hock R. F., in The Infancy Gospels of James and Thomas, Polebridge, Santa Rosa, 1995.
17
Parte della critica ritiene che il PG rappresenti una risposta formale alle tesi del filosofo pagano
Celso, che in Alethes Logos (ca. 248 d.C.) aveva attaccato il dogma della verginità di Maria.20
Secondo Celso, il concepimento di Gesù fu il prodotto di una relazione adulterina tra Maria.21
Benché tesi plausibile, supportata dall’indirizzo prettamente teologico e celebrativo del PG, volto
all’accentuazione, quasi ossessiva, della verginità di Maria, non si scorgono elementi letterari che
polemizzano con gli increduli pagani. Il genere letterario stesso del PG diverge notevolmente da
quello dei vangeli canonici, entro i quali la polemica con gli avversari si svolge secondo un metro
letterario fisso e facilmente rintracciabile. Anche Origene in Contra Celsum (ca. 220 d.C.) è silente
circa l’esistenza di uno scritto che avrebbe potuto usare contro Celso e le sue esternazioni sulle
origini familiari di Gesù. Evidentemente, Origene considerava il PG un testo inutile e inefficace da
usare nelle diatribe letterarie con gli avversari del Cristianesimo.
Recentemente, lo studio delle relazioni letterarie tra Dialogo con Trifone (ca. 155) di Giustino
Martire e il PG, ha corretto il terminus ad quem. Il principale sostenitore della dipendenza
letterararia Giustino-PG è G. T. Zervos.22
Determinare il milieu di composizione del PG, è complicato in quanto l’autore non fornisce
informazioni aggiuntive circa le circostanze di composizione e i padri delle chiesa
cronologicamente vicini all’epoca di composizione ugualmente non forniscono elementi utili in tal
senso. Eventualmente, si dovrebbe escludere la provenienza da un ambiente geografico greco, per il
fatto che il greco ellenistico del testo è abbastanza disadorno e sintatticamente sobrio. Si dovrebbe
altresì escludere l’origine palestinese o siriaca, per gli errori commessi dall’autore in sede di
disquisizioni geografiche, soprattutto per quanto concerne l’orografia e l’indicazione delle distanze
del territorio palestinese.23
L’ignoranza della geografia palestinese è particolarmente evidente nella descrizione della flora di
luoghi tanto diversi come la città e il deserto. Lo strafalcione più rilevante, riguarda la
contraddizione circa l’adempimento degli oneri concernenti il census (17:1). L’autore, infatti,
mentre sostiene che il censimento riguarda “tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea”, stabilisce
la residenza di Maria e Giuseppe a Gerusalemme. Se il decreto del censimento ordinato da Augusto
concerneva la sola Betlemme e non toccava Gerusalemme, residenza della coppia, il viaggio da loro
intrapreso da Gerusalemme vero Betlemme è una contraddizione irrisolvibile.
L’elemento linguistico, è poi decisivo, non solo per lo stile sobrio del greco ellenistico del PG, ma
anche per la presenza di elementi in lingua copta, che ne sancisce un’origine egiziana.
6. Autore e circostanze di composizione
Nell’epilogo del PG (25:1-4), l’autore si identifica come Giacomo “Io Giacomo, che ho scritto
questa storia” (egw de Iakwboj o grayaj thn istorian tauthn). Durante la trasmissione e
ricezione del testo, l’autore fu identificato con Giacomo “Il Minore”24, da distinguere da Giacomo
“Il Maggiore”, figlio di Alfeo.25 Si faccia attenzione, inoltre, che nel PG non si fa parola riguardo il
rapporto tra l’autore e Gesù, benché meno il loro rapporto parentale. Pur tuttavia nel PG è
esplicitamente detto che Giuseppe ebbe altri figli, nati da una relazione coniugale precedente (17:2),
20
Stempvoort P. A. van, The Protevangelium Jacobi, The Sources of Its Theme and Style and Their Bearing on Its
Date, in Cross F. L., Studia Evangelica, Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altcrhistlichen Literatur,
Academie Verlag, Berlin, 1964, pp. 413-423.
21
Contra Celsum 1:28.
22
Zervos G. T., Dating the Protevangelium of James: The Justin Martyr Connection, in Society of Biblical Literature
1994 Seminar Papers, Scholar Press, Atlanta, 1994.
23
In merito alle conoscenze geografiche dell’autore in relazione alla determinazione del luogo di composizione del PG
si veda Strycker É. de, La forme la plus ancienne du Protévangile de Jacques, op. cit., pp. 421-423.
24
Mt 13:55; At 1:13.
25
Mc 3:18; Lc 6:15; At 1:13.
ma contrariamente ai vangeli canonici, in cui i fratelli di Gesù sono menzionati per nome,26 nel PG
sono e rimangono ignoti.
I titoli dei manoscritti greci rivelano un’unica tipologia di relazione (parentale) tra Gesù e Giacomo,
autore del testo del PG: αδελφος κυριου (“fratello del Signore”); segnaliamo anche l’appellativo
αδελφοθεος (“fratello di Dio”). Il secondo è un epiteto attribuito a Giacomo “Il Minore” e agli altri
fratelli di Gesù Iosè, Giuda e Simone. Il primo, è invece il titolo “standard” per Giacomo “Il
Minore”, attestato a partire dalla letteratura canonica.27 Essendo improbabile che Giacomo “Il
Minore” visse così a lungo fino alla metà del II secolo, che per inciso è il terminus a quo di
composizione del PG, è altresì improbabile che egli sia l’autore del testo. Dunque, la nota di
identificazione del capitolo 25, nella quale l’autore si identifica con “Giacomo”, è pseudoepigrafa.
L’autore, inoltre, sostiene di aver composto l’opera “alla morte di Erode”, mentre Gerusalemme
avvenivano dei disordini. È incerto se questa nota storiografica si riferisca a Erode il Grande (4
a.C.), o Erode Agrippa (44 d.C.). La prima soluzione presuppone che l’autore nacque nell’era avanti
Cristo, che è incompatibile con i riferimenti letterari che indicano Giacomo quale capo della chiesa
di Gerusalemme negli anni ’60. L’altra soluzione assume che il riferimento ad Erode sia verso
Erode Agrippa, che in Atti degli Apostoli risulta il persecutore della Chiesa Primitiva.28 In Atti,
comunque, subito dopo è detto che Erode fece decapitare Giacomo “Il Maggiore”, fratello di
Giovanni e figlio di Alfeo.29 Se la nota storiografica del PG contempla gli eventi relativi alla
persecuzione della chiesa primitiva da parte di Erode Agrippa, il Giacomo autore dello scritto si
riferirebbe a Giacomo “Il Maggiore” figlio di Alfeo, che compose il suo scritto poco prima di essere
giustiziato (ca. 44 d.C.).
Sposando la prima tesi che identifica l’Erode menzionato dall’autore del PG con Erode “Il Grande”,
si deve concludere che lo scritto fu compilato poco dopo la nascita di Gesù, o comunque, poco dopo
la morte del regnante idumeo (ca. 4 a.C.). In tal caso il PG sarebbe anteriore alla redazione dei
vangeli canonici, ma come si dirà, il testo ha una conoscenza lapalissiana di materiale canonico, ed
è più probabile che sia posteriore ad essi. Con la seconda tesi, che identifica Erode con Agrippa I, si
posticipa la redazione del PG dopo il 44 d.C. e se il Giacomo autore del testo è lo stesso discepolo
che Erode Agrippa fece giustiziare nella stesso periodo, anche in tal caso la composizione del PG
anticiperebbe quella dei vangeli canonici.
Quanto all’identificazione dell’autore del testo, si prospettano due soluzioni, che escludono
entrambe che egli sia uno dei due Giacomo menzionati nel Nuovo Testamento: un personaggio
extrabiblico, cristiano, operante all’esterno dei confini palestinesi, che utilizza il pseudonimo
“Giacomo” per conferire autorità al suo scritto; un personaggio extrabiblico, il cui nome Giacomo è
puramente incidentale. La prima soluzione è la più verosimile, in considerazione della pratica
diffusa e attestata degli autori dei vangeli canonici e apocrifi di identificarsi con i discepoli e
autorità cristiane.30 C’è anche la tesi che considera il PG uno scritto anteriore ai vangeli canonici e
scritto in risposta ad essi. Sposata da alcuni critici del XIX secolo, questa tesi oggi è stata pressoché
abbandonata.31
Il luogo di provenienza del PG è incerto, e in via ipotetica, si pensa all’Egitto alla Siria o all’Asia
Minore. La prima località ha forti probabilità di essere il luogo di composizione del PG per le
seguenti ragioni: 1) il più antico documento papiraceo del PG, il Papiro Bodmer V (III-IV d.C.), che
26
Mt 13:55.
Mc 15:40: Ἰακώβου τοῦ μικροῦ (Giacomo il Minore) ; Mt 13:55 ; Gal 1:19: Ἰάκωβον τὸν ἀδελφὸν τοῦ κυρίου
(Giacomo il fratello del Signore);
28
At 12:1.
29
At 12:2.
30
Il giudizio riguardo la posteriorità cronologica del PG rispetto ai vangeli canonici e sull’origine pseudoepigrafa della
nota storiografica del capitolo 25 nella quale l’autore si identifica, è espresso schiettamente da R. F. Hock in The
Infancy Gospels of James and Thomas, Polebridge, Santa Rosa, 1995.
31
Resch pensava che entrambi condividessero materiale comune. La tesi primordiale di Postel, per la quale il PG
costituiva l’introduzione del vangelo di Marco, successivamente decurtata, non ha incontrato l’approvazione della
critica moderna.
27
è cronologicamente molto vicino all’epoca di composizione del testo, è stato rinvenuto nelle sabbie
egiziane; 2) Origine e Clemente alessandrino, che mostrano di conoscere il testo e di averne
recepito parte del materiale, avevano entrambi soggiornato per molto tempo in Egitto e avevano
dimestichezza con l’organizzazione e l’impianto teologico delle sette cristiane.
In merito alla formazione culturale dell’autore, occorre dare adito del suo possesso di conoscenze
religiose cristiane, ebraiche e pagane, che concorrono a farne un autore istruito, dotato di eccellente
capacità letteraria. Nonostante l’autore è probabile che abbia operato fuori dai confini giudaici e,
per inciso, in un ambiente devoto al culto mariano, conosce le basilari tradizioni giudaiche e in
alcuni casi specifici, mostra di essere informato sui dettagli storici che sconvolsero il mondo
giudaico del I secolo d.C. In altri casi, invece, palesa la sua ignoranza riguardo i costumi giudaici.
7. Contenuto
Il testo del PG, è tutt’altro che uno scritto omogeneo incentrato su un unico argomento. Di
conseguenza, può essere comodamente suddiviso in quattro sezioni, di cui le prime tre formano il
corpo vero e proprio dell’opera e percorrono le principali fasi della giovinezza di Maria, mentre
l’ultima, essendo l’epilogo, contiene informazioni sulla paternità e le circostanze di composizione
dello scritto.
Sezione
Versetti
1
1:1-8:2
2
8:3-16:8
3
17:1-24:14
4
25:1-4
Contenuto
Concepimento e nascita di Maria e narrazione degli eventi fino alla sua
adolescenza
Fidanzamento con Giuseppe, gravidanza e dimostrazione della sua
verginità perpetua post partum
Viaggio a Betlemme, nascita di Gesù e accenno alle circostanze storiche
“sinistre”
Riferimenti sulla paternità dello scritto, circostanze di composizione e
agli eventi sinistri
1) 1:1-8:2 - Concepimento e nascita di Maria e narrazione degli eventi fino alla sua
adolescenza
Dei racconti compresi nella sezione 1, nessuno di essi trova precisa e letterale collocazione nella
letteratura canonica, sebbene rievocazioni miracolose ricorrano in tutto il testo biblico, specialmente
in relazione alla sterilità dei personaggi biblici femminili. Prestiti dal Vecchio Testamento nella
versione greca della Septuaginta, non concernono unicamente la menzione esplicita di personaggi
biblici autorevoli, ma anche a livello lessicale, essendo il PG un testo il cui lessico tende a
conformarsi a quello della Septuaginta.
Il testo esordisce introducendo il personaggio Gioacchino, futuro padre di Maria, un israelita
estremamente religioso e ricco, a tal punto da potersi permettere la doppia offerta sacrificale. In
occasione di una festa religiosa non meglio specificata, Gioacchino è affrontato pubblicamente da
un certo Roubel (Ῥουβὴλ) che lo previene in tempo utile prima di offrire il suo sacrificio e lo
rimprovera circa la sua condizione priva di discendenza. Gioacchino, frustrato della sua condizione,
decide di recarsi personalmente ai Registri delle Dodici tribù di Israele per verificare di persona sei i
“giusti” (δικαίους) di Israele avevano avuto prole. Dopo aver constatato che tutti i giusti avevano
procreato, decide di ritirarsi dal mondo e di recarsi nel deserto per condurre una vita solitaria,
astenendosi dal prendere bevanda e cibo, per nutrirsi con la sola preghiera.
Il secondo capitolo narra la condizione psicologica di Anna, futura madre di Maria e moglie di
Gioacchino. Ella si trova in uno stato di afflizione a causa della sua sterilità e per il fatto di non
avere a fianco il marito. Dopo essere stata severamente rimproverata dalla sua schiava Giuditta per
lo stato di afflizione in cui versava, Anna decide di indossare il suo abito da sposa e si reca nel suo
giardino, dove inizia a pregare. Mentre prega e si lamenta, le appare un angelo che le comunica che
le sue preghiere sono state ascoltate e accolte e partorirà un figlio che sarà noto in tutto il mondo.
Per sdebitarsi, Anna promette che il suo futuro figlio sarà sacrificato al servizio di Dio. Nel
frattempo Gioacchino apprende la lieta notizia da due angeli e ritorna a casa da sua moglie.
Dopo nove mesi Anna da alla luce una bambina che chiama Maria. La bambina è fatta crescere in
un ambiente puro dove sono banditi oggetti profani contaminanti. All’età di un anno Maria è
ufficialmente presentata ai grandi Sacerdoti, che la benedicono. Quando la bimba compie tre anni, i
genitori decidono di adempiere la loro promessa a Dio stipulata in omaggio all’esaudimento delle
loro preghiere: Maria viene portata nel Tempio, dove resterà fino all’età matrimoniale.
2) 8:3-16:8 - Fidanzamento con Giuseppe, gravidanza e dimostrazione della sua verginità
perpetua post partum
La seconda sezione del PG si apre con un evento cruciale, che determinerà le sorti degli sviluppi
narrativi successivi. Maria, educanda adolescente ospite del Tempio, all’età di 12 anni diventa una
donna a tutti gli effetti e a causa della sua impurità, non può più dimorare nel luogo sacro. I
sacerdoti meditano la soluzione più appropriata da prendere e dopo alcune consultazioni, un angelo
suggerisce al Sommo Sacerdote Zaccaria di radunare tutti i vedovi uomini di Israele, dei quali solo
uno sarà scelto da Signore attraverso un segno divino quale protettore e futuro marito di Maria. Il
predestinato a questo ruolo è Giuseppe. In un primo momento egli declina, in quanto era già stato
sposato in precedenza e aveva avuto altri figli, e non intendeva diventare oggetto di scherno del
popolo. Alla sua ferma opposizione rispose il Sommo Sacerdote, ricordandogli che egli non poteva
sottrarsi alle istruzione divine. Dunque Giuseppe accetta l’incarico e subito dopo riparte per
adempiere al suo mestiere di falegname lasciando in custodia Maria nel Tempio.
In questo frangente, Maria si occupa degli affari domestici del Tempio, contribuendo alla
produzione della nuova tenda, che separava il Santo dei Santi dal resto del locale. Durante queste
operazioni, le compare un Angelo che le annuncia il suo stato di gravidanza per opera del Signore.
L’Angelo impone a Maria il nome del futuro nascituro: Gesù. Maria quindi decide di annunciare la
notizia alla sua parente, Elisabetta. Questa, la ospita in casa sua per tre mesi, ma quando lo stato di
gravidanza di Maria comincia a rendersi visibile agli occhi dei profani, decide di tornare a casa sua
e di nascondersi per non destare il sospetto della gente.
Al sesto mese di gravidanza, Giuseppe ritorna a casa e nel vedere la condizione gravida di Maria si
dispera. Dopo un dialogo tra i due, durante il quale Maria dichiara di essere stata casta durante
l’assenza del suo protettore, Giuseppe intende abbandonarla, ma un angelo gli rivela il piano divino.
A questo punto Giuseppe decide di rimanere a fianco di Maria nonostante sappia quali conseguenze
avrà questo gesto ardito. Infatti, quando un ospite fa visita alla loro casa e si rende conto delle
condizioni di Maria, riferisce immediatamente al Sommo Sacerdote. I coniugi vengono quindi
convocati dinanzi a lui e vengono interrogati. Constatato lo stato gravido di Maria, il Sommo
Sacerdote sottopone a prova della verità le dichiarazioni di innocenza dei due imputati. Dopo
avergli fatto bene una bevanda che gli avrebbe provocato la morte, i due coniugi escono indenni
dalla prova. Il Sommo Sacerdote si convince della loro innocenza e li rispedisce a casa.
3) 17:1-24:14 - Viaggio a Betlemme, nascita di Gesù e accenno alle circostanze storiche
“sinistre”
La terza sezione, è quella che presenta maggiori parallelismi con i vangeli sinottici di Matteo e
Luca. Sostanzialmente, è un’elaborazione della natività di Gesù di Matteo e Luca. Il materiale di
entrambi in vangeli è stato fuso dall’autore del PG; non mancano elementi letterari coniati de novo,
estranei al contesto sinottico.
La sezione si apre con il racconto del viaggio intrapreso da Giuseppe con Maria e i suoi figli verso
Betlemme, per adempiere agli obblighi del censimento. A metà percorso, Maria è colpita dalle
doglie e quindi Giuseppe decide di farla riposare all’interno di una caverna e si reca in cerca di una
levatrice. In questo frangente è colpito da un’esperienza estatica e si imbatte in una donna, una
levatrice, la quale decide di seguirlo e di entrare nella caverna per assistere Maria durante il parto.
L’ostetrica viene informata da Giuseppe circa la verginità di Maria, ma quando entrambi varcano la
caverna, è troppo tardi, perché Maria ha già partorito. Meravigliata di tale evento, la levatrice si
confida con un’amica, Salome. Quest’ultima è incredula dell’avvenimento di un parto verginale, ed
entrambe si recano insieme nella grotta, procedono a un ispezione “ginecologica” di Maria e
constatano che è ancora vergine. Un angelo appare nella grotta e intima Salome di prendere in
braccio il bambino; Salome obbedisce e nel momento in cui imbraccia il bimbo viene guarita dalla
sua malattia. L’angelo ammonisce Salome di non rivelare ciò che ha visto fino a quando il bambino
non sia entrato a Gerusalemme.
Segue la visita dei Re Magi e la narrazione della strage degli innocenti ordinata da Erode, in forma
elaborata ed espansa rispetto alle sezioni parallele dei vangeli sinottici. Quando Maria ed Elisabetta
apprendono del massacro dei bambini ordinato da Erode, entrambe nascondono i loro rispettivi
bimbi per sfuggire ai controlli dei soldati: la prima depone il suo piccolo in una mangiatoia, mentre
Elisabetta si rifugia in un monte con il suo bambino, dove un angelo li prende in custodia.
Erode, indispettito e frustrato circa il fatto che i soldati non erano riusciti a stanare i due bambini, fa
interrogare il Sommo Sacerdote Zaccaria, affinché questo rivelasse il nascondiglio sicuro dove si
trovavano Giovanni e Gesù. Zaccaria, si rifiutò di parlare e fu ucciso. Come conseguenza di questo
omicidio, il popolo di Israele pratica la lamentazione per tre giorni interi. Dopo questo breve
periodo i sacerdoti stabiliscono come successore di Zaccaria un certo Simeone, che l’autore del
testo indica come “colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte
fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne”.32
4) 25:1-4 - Riferimenti alla paternità dello scritto, circostanze di composizione e agli eventi
sinistri
Vedi cap. 6.
In merito alla struttura narrativa, il PG appare suddiviso in tre momenti distinti, che al tempo stesso
costituiscono anche le tradizioni alle quali l’autore si è ispirato: una sezione dedicata interamente a
Maria (cap. 1-17), una seconda sezione vertente su Giuseppe (cap. 18-20) e una sezione incentrata
sul Sommo Sacerdote Zaccaria (cap. 22-24). La costruzione del profilo caratteriale dei tre
personaggi, è stata indubbiamente ispirata dai vangeli canonici, ma anche da altre tradizioni orali
indipendenti da essi. La fonte precipua è comunque il Vangelo di Luca, che ha ispirato tutta la
seconda e la terza sezione, incentrata sul fidanzamento di Maria e nascita di Gesù.
8. Intenti teologici
Il primo intento del PG è chiaramente apologetico. Il teso insiste sulla castità, rettitudine, verginità
perpetua di Maria prima, durante e post partum, quasi questa volesse essere una risposta formale
alle critiche del mondo pagano sulla filiazione illegittima di Maria e di conseguenza, sullo status
familiare illegittimo di Gesù. La verginità di Maria nel PG è un tema ricorrente e si scorge in tutte le
quattro sezioni in cui risulta scandito il testo. Anzitutto Maria è nata da un concepimento verginale;
da alla luce un bambino senza aver consumato un rapporto sessuale; rimane vergine anche durante e
dopo aver partorito.
Tuttavia, se questo intento è primario e riempie tutti i capitoli del PG, occorre distinguere anche il
suo carattere encomiastico. A parte la narrativa prettamente apologetica, vertente sulla verginità
32
Cfr. Lc 2:30.
perpetua di Maria, il testo si rivela come un vero e proprio trattato encomiastico, celebrativo della
figura di Maria, della sua purezza, virtuosità e santità.
Agli intenti apologetici ed encomiastici si aggiunge quello biografico-devozionale. I vangeli
canonici non comprendono materiale biografico espanso sui genitori di Gesù. Il PG può essere
anche decifrato come scritto biografico che supplisce la carenza di materiale narrativo riguardo le
origini familiari di Maria e Gesù.
Oltre differenze legate al genere letterario, la discrepanza più lampante tra vangeli canonici e PG sta
proprio nella centralità del personaggio Maria. Fatta eccezione per gli eventi della natività, i primi
le dedicano poco spazio, specialmente durante il ministero di Gesù, sua madre è totalmente e
inspiegabilmente esclusa dallo scenario, talvolta anche fatta passare per un personaggio
ingombrante, che crea un certo imbarazzo a Gesù e al suo seguito. Infatti, Maria ha un ruolo
principale negli eventi della natività, durante e dopo la crocifissione di Gesù. Il vangelo di
Giovanni, sembra lodare e coinvolgere maggiormente la madre di Gesù, alla quale, tra l’altro, viene
dato in affidamento il “discepolo senza nome”, diventando a tutti gli effetti la madre putativa
dell’apostolo Giovanni. Di converso, Maria nel PG è il fulcro del contesto letterario. Su di lei
l’autore investe i suoi sforzi letterari, gli tributa onorificenze, le eleva a personaggio femminile
modello, gli attribuisce persino capacità profetiche, intenti, questi, che non possono essere
catalogati come meramente apologetici. A monte dello scritto, infatti, c’è un disegno letterario
esclusivo e, se vogliamo, innovativo, che si serve del genere encomiastico per tributare il massimo
onore a un personaggio biblico femminile.
Pertanto, intenti apologetici, celebrativi e encomiastici e biografici si fondono in un’unica
soluzione. Determinare quale dei tre è preponderante nelle ambizioni letterarie dell’autore è
un’inezia irrisolvibile. Senza dubbio, il fine apologetico, ha la meglio sugli altri. Occorre inoltre
insistere sul fatto che l’autore del testo, identificandosi in Giacomo, vuole mandare un messaggio
chiaro al lettore, impiegando la tecnica letteraria dialogica, presentando dapprima l’incredulità della
verginità di Maria da parte dei personaggi della narrazione e dopo aver accertato materialmente che
il loro scetticismo era infondato, induce tutti gli increduli, e quindi, anche il lettore che prima
dubitava della verginità di Maria, al pentimento e quindi, all’accettazione del dogma della verginità
perpetua.
9. Valore storico e genere letterario.
Il PG è stato classificato come scritto cristiano con scarsa o attendibilità storica nulla. Un giudizio
fondato e per nulla avventato, sui cui incidono pesantemente e risolutamente oltre che le storie di
miracoli e gli elementi narrativi leggendari, anche l’ambigua conoscenza degli usi giudaici e la
scarsa dimestichezza con la geografia del territorio palestinese. La valutazione della sua antistoricità
non dipende giammai dall’assenza di eventi paralleli tra il PG e la letteratura canonica. In verità,
tracce di materiale canonico pullulano nel PG, sebbene in forma elaborata ed espansa. L’autore
tradisce poca dimestichezza con il contesto geografico, culturale e storico degli eventi che descrive.
La circostanza della nascita di Gesù in una “grotta”, che è estranea tanto al contesto canonico
quanto al resto della letteratura apocrifa, può comodamente essere considerata un’invenzione
letteraria dell’autore. Un’altra soluzione, che esclude l’inventio, è che l’autore abbia ricavato questa
informazione relativa alla località dove avvenne il parto dalla tradizione che nel II d.C. andava
consolidandosi, basata sul reportage dei pellegrinaggi a Betlemme.
Da ultimo, il PG rappresenta uno stadio avanzato ed elaborato di tradizioni canoniche preesistenti,
funzionali al manifesto teologico dell’autore. La dipendenza dai vangeli canonici non si esprime
univocamente a livello letterario, bensì anche sul piano cronologico. Infatti, è proprio a partire dal II
d.C. che si registra la produzione di letteratura agiografica legata allo sviluppo del culto mariano.
In merito al retroterra culturale dell’autore, i critici sono divisi tra coloro che ammettono che
l’autore provenga da un ambiente giudaizzante e informato circa il sistema di pensiero giudaico-
cristiano33 e coloro che invece escludono qualsiasi elemento di contatto con la corrente giudeocristiana.34 In mezzo a queste due posizioni estreme, si collocano i critici che ammettono una certa
soluzione di continuità tra il sistema teologico dell’autore del PG e corrente giudeo-cristiana.35
La connessione con il giudaismo si esprime anzitutto sul piano linguistico e lessicale e narrativa dei
prestiti dalla Septuaginta. Nello specifico, tali prestiti narrativi e lessicali si notano nelle citazioni di
personaggi biblici eminenti come Susanna, Giuditta, Tobia da una parte, e Sara e Abramo, sulla cui
vicenda l’autore del PG ha tratto il tema ricorrente della sterilità della coppia Gioacchino-Anna. In
secondo luogo, la caratterizzazione dei giudei nel PG è positiva e il popolo di Israele coopera per la
casta sacerdotale per la protezione e la preservazione della purezza di Maria. Persino i sacerdoti del
Tempio, sono presentati in luce positiva, un elemento narrativo che non trova riscontri presso la
letteratura apocrifa e canonica. Il ritratto dei sacerdoti tracciato dall’autore del PG, potrebbe essere
comunque, una tecnica letteraria studiata, volta ad indurre il lettore a credere che all’epoca dei fatti,
non si era ancora attuata quell’ostilità contro Gesù e la sua famiglia che i vangeli canonici collocano
durante il ministero di Gesù.
R. E. Brown, nel suo monumentale The Birth of The Messiah, ha incluso il PG non novero della
letteratura midrashica cristiana, che combina materiale biblico in modo creativo e innovativo.36
Detto materiale non appartiene unicamente al contesto neotestamentario, ma anche alla narrativa
veterotestamentaria. Il metodo midrashico impiegato dall’autore del testo consiste nel plasmare la
caratterizzazione dei personaggi principali a partire da quelli veterotestamentarii. Innovazione e
tradizione biografica si fondono per la costruzione della biografia dei personaggi principali del
testo. Così, gli studiosi hanno potuto riesumare i parallelismi della biografia della madre di Maria
(Anna) nel PG con il Libro di Samuele.37
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34
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35
Stempvoort P. A. van, The Protevangelium Jacobi, The Sources of Its Theme and Style and Their Bearing on Its
Date, in Cross F. L., Studia Evangelica, Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altcrhistlichen Literatur, op. cit.
36
Brown R. E., The Birth of the Messiah, Doubleday, New York, 1993, p. 559.
37
1 Sam 1:5-6, PG 2:3. L’argomento è trattato esaustivamente in Quarles C. L., The Protevangelium of James as an
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