Bambini senza famiglia :gli orfani degli anime

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Bambini senza famiglia :gli orfani degli anime
1. 3. 3 Bambini senza famiglia :gli orfani degli anime
Subito dopo i robot giganti , gli anime vengono ricordati dal grande pubblico per gli
orfani , tanto che sono stati definiti talvolta "cartoni animati di orfani e robot".
La produzione di serie con protagonisti giovani orfanelli non è certo imponente come
quella dedicata ai robot ma resta comunque significativa.
In particolare, sono riconoscibili come basi per le storie molti romanzi europei (seppur
ampiamente rimaneggiati).Per
entrambe queste caratteristiche vi sono indubbiamente
dei motivi logici, che proveremo ad evidenziare.
Decisamente più fantastica per il piccolo spettatore occidentale, la figura dell' orfano è
per il bambino giapponese, sotto alcuni aspetti più familiare. La presenza dei genitori,
per i giovani occidentali è molto più concreta e costante che non per i coetanei
giapponesi.Immersi in ritmi più serrati, i genitori di sesso maschile in Giappone sono
tenuti a presenziare sul posto di lavoro per molte più ore e per molti più giorni che non
gli impiegati occidentali.
Le aziende giapponesi (che spesso sono dotate di docce e letti, proprio per consentire ai
loro indipendenti di sostarvi il più lungo possibile) chiedono un alto prezzo alla famiglia
giapponese che viene "virtualmente"spezzata dall' orario di lavoro.
I bambini giapponesi beneficiano quindi pochissimo della figura paterna, e se quella
materna è molto più presente specialmente nei primi anni di vita, comunque sarà ben
presto la scuola (anch'essa con orari e durata soffocanti)a tenerli lontani da casa.
In un certo senso, pertanto, i bambini
giapponesi sono già un po' orfani ed il
meccanismo di identificazione col personaggio fittizio dell' anime è più semplice.
L' "eliminazione" dei genitori, poi è ai fini narrativi di un anime un ottimo sistema per
creare degli scenari assolutamente nuovi e liberi, pur rimanendo credibili .
Quale bambino infatti potrebbe viaggiare per il mondo, facendo il saltimbanco e
vivendo di stenti se avesse dei genitori? Inoltre, la difficoltà della crescita ed il conflitto
con gli adulti può spesso essere reso più esplicito in un ambiente esterno a quello
familiare.Ecco alcuni motivi per cui le serie di orfani sono state tanto popolari tra i
disegni animati giapponesi.
Sull' ampio utilizzo di romanzi europei come Heidi (di Johanna Spyri)o Senza famiglia
(di Hector Malot), vi sono probabilmente molte interpretazioni .
In un' intervista Miyazaki Hayao13 ha lamentato una mancanza di letteratura giapponese
per l' infanzia e quindi una scelta "obbligata "per le opere europee (tra l' altro Miyazaki
ha cercato più volte di realizzare un anime di Pippicalzelunghe , ma non è mai riuscito
ad ottenerne i diritti).A ciò va sommata una delle motivazioni classiche:l' "esotismo",
ovvero la ricerca di ambientazioni differenti per far muovere i personaggi
.Le Alpi svizzere, le cittadine francesi, le città italiane rappresentano per gli spettatori
giapponesi dei luoghi decisamente più intriganti ed accattivanti rispetto a quelli visti
quotidianamente.
Tornando agli anime dedicati agli orfani, la serie più famosa resta sia in Italia che in
Giappone Arupusu no shōjo Haiji (Heidi, la bambina delle Alpi, 1974,52 episodi).
La storia è molto semplice: la piccola orfana Heidi, un bel giorno viene affidata al
burbero nonno dalla giovane zia.Vivendo in una piccola capanna sulle Alpi svizzere con
l'unica compagnia del cane Nebbia, il nonno è un personaggio decisamente scontroso,
solo la piccola Heidi , con la sua simpatia e la sua voglia di scoprire il mondo riuscirà a
riaddolcirlo.
La serie dipinge con un tocco di poesia la vita sui monti (non priva di difficoltà) ed il
rapporto con la natura, soffermandosi piacevolmente su molti dettagli bucolici.
Ma le controversie per Heidi non sono finite.Proprio quando il rapporto col nonno (ed i
pochissimi vicini , fra tutti l' inseparabile Peter) comincia a migliorare, la zia torna per
portarla a Francoforte(dove incontrerà Clara), città in cui al contrario Heidi non riesce
ad ambientarsi.
Abilmente diretta da Takahata Isao , alla serie collabora anche Miyazaki Hayao (che
come vedremo più avanti, fonderanno insieme lo Studio Ghibli), rendendola un classico
apprezzatissimo tuttora.Molti sono i temi affrontati dalla serie:dal rapporto con la natura
(animali inclusi), al conflitto tra adulti e piccini, alla necessità di lottare per ottenere ciò
che si desidera.
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Hayao Miyazaki realizzò anche il lay-out di un’altra famosa serie che ha per protagonista un orfano in
cerca della madre ,tratto anch’esso tratto da un romanzo europeo(italiano)”haha o tazunete Sanzeri”(in
Italia”Dagli Appennini alle Ande”), serie Tv del 1976. La figura materna è molto importante all’ interno
della famiglia giapponese perché è lei soprattutto ad occuparsi dell’educazione dei figli.La famiglia
giapponese è tradizionalmente molto unita .Prima della Seconda Guerra Mondiale , la maggior parte dei
giapponesi viveva in grandi gruppi familiari composti da tre o più generazioni.Il processo di
democratizzazione ,frutto del dopoguerra , tuttavia trasformò ogni aspetto della vita familiare .Oggi la
maggior parte delle famiglie ha solo uno o due figli.Inoltre ,oggigiorno un numero sempre maggiore di
padri partecipa all’educazione dei figli.
Il secondo orfano più famoso della storia degli anime è sicuramente Remì, il giovane
protagonista di Rittai anime ienakiko ( Senza famiglia, 1977, 52 episodi , TMS), serie
che vanta un'ottima animazione in multiplane (in pratica più fondali mobili sovrapposti
danno un' impressione di tridimensionalità).Questa serie narra le vicissitudini del
giovane Remì , che viene venduto al comico viaggiante Vitali, che lo istruisce per gli
spettacoli in piazza.Così la compagnia composta dal burbero Vitali lo sconfortato Remì
ed alcuni animali(come l'inseparabile scimmietta), viaggia di cittadina in cittadina
guadagnandosi da vivere con le esibizioni.Nel frattempo Remì continua a pensare alla
madre ed al modo per ritrovarla.Anche in questo anime vengono riproposti alcuni temi
già trattati da Heidi,come il difficile rapporto tra l' adulto ed il bambino(prima Heidi/il
nonno;ora Remì/Vitali) che col tempo e la pazienza di entrambi si trasformerà in affetto
ed amicizia; la necessità di lottare per raggiungere gli obiettivi preposti.
Ultima annotazione per Remì la presenza alla regia di Dezaki Osamu che comincia a
farsi a notare per il suo sapiente uso della luce,in una serie che brilla anche per il bel
character design (di Sugino Akio )ed i fondali(di Kobayashi Shichiro).
Dalla mente di Takahata Isao nasce un' altra serie di orfanelli Akage no An ( Anna dai
capelli rossi, 1979 ,50 episodi, Nippon Animation) che vede ancora una volta la
collaborazione di Miyazaki.Lo schema narrativo è molto simile ai precedenti :la piccola
Anna, rimasta orfana vive in un' orfanotrofio fino a quando viene adottata dall' anziano
Matthew e dalla sorella Marilla, che in realtà si aspettavano un ragazzo in grado di
aiutarli nell' ormai oneroso lavoro nei campi.
Grazie alla sua vitalità ed alla fervida immaginazione (per fuggire da una realtà a volte
troppo banale) Anna farà amicizia con Diana, sua vicina di casa, al contrario timida e
riservata.
Anna dai capelli rossi ripropone in chiave molto poetica la maturazione di una fanciulla
di umili origini che soltanto attraverso il suo impegno riuscirà a laurearsi nonostante
situazioni spiacevoli improvvise(la morte di Matthew)e sarà l'orgoglio dell' ormai sola
Marilla.Inoltre questa serie si distingue per i meravigliosi fondali, che rappresentano
una natura rigogliosa e la vita quotidiana di un piccolo paese nella campagna inglese del
secolo scorso.
Anche
Candy Candy, protagonista dell' omonima serie (1976, 115 episodi, Toei
Animation)è un' orfana che viene abbandonata in un cesto insieme all'amica Annie, in
una fredda giornata d' inverno davanti alla Casa di Pony,orfanotrofio gestito
amorevolmente da Miss Pony e Suor Maria .
Nella Casa di Pony, Candy trascorrerà un' infanzia spensierata prima che Annie
l'abbandoni per andare a vivere con l'agiata famiglia Brighton.Un bel giorno , però sulla
collina che sovrasta l' orfanotrofio la nostra eroina fa un incontro imprevisto che
cambierà la sua vita:un avvenente giovane ,vestito con l' abito tradizionale scozzese (il
kilt) e con in braccio una cornamusa(il tipico strumento a fiato della tradizione celtica),
diverrà l'oggetto principale delle sue future ricerche.Infatti, a causa sua Candy
sopporterà le angherie dei fratelli Legan (Neal e Iriza)con i quali è andata a vivere nella
speranza di ritrovarlo.Accompagnata dall'inseparabile procione Clean, Candy vagherà
tra America ed Inghilterra e le sue avventure coinvolgeranno molteplici personaggi.
Questa serie si caratterizza per una trama ricca ed un variegato cast di personaggi ben
caratterizzati che l'hanno resa tra le più amate e tuttora ricordate.(La Fabbri le dedicherà
negli anni '80 un manga tutto italiano ,per non parlare del vasto merchadising ).
Inoltre, Candy costituisce, se vogliamo, una figura femminista ante- litteram: il manga
da cui è stato tratto l'anime è stato scritto da due donne(Mizuki Kyōko e Igarashi
Yumiko14) in un periodo nel quale il Giappone ancora si interrogava sul passaggio da
una società tradizionalista ad un contesto moderno ed avanzato.
In una narrazione così alternativa che vede la protagonista girare il mondo alla ricerca di
ciò che più conta per lei, Candy rompe letteralmente gli schemi di una società rigida e
patriarcale, (come quella giapponese)ed invita tutte le ragazze a contare unicamente
sulle proprie forze, al di là di natali più o meno illustri.
La vita durissima è una costante degli orfani giapponesi( e non solo in questi anime!).
Non sfugge a questa regola Peline, protagonista di Peline monogatari (La storia di
Peline",1978, 52 episodi, Nippon Animation), che rimasta senza genitori, dovrà
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Igarashi Yumiko autrice anche del manga di “Lady Georgie”,può essere l’ esempio dell’importanza
crescente della donna all’ interno della società lavorativa giapponese.L’articolo 14 della Costituzione del
’46 dichiara infatti:”Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge ,senza discriminazioni nei rapporti
politici , economici o sociali, per razza, credo,sesso, condizione sociale o origine familiare.”Tuttavia le
difficoltà per le donne di trovare un lavoro stabile sono ancora molte ed i lavori part-time per i quali
spesso optano , a causa degli oneri familiari, sono spesso malpagati e le pongono in una condizione
subalterna rispetto agli uomini più liberi da questo punto di vista.Tuttavia, il Governo giapponese,
oggigiorno sta facendo il massimo per creare nuove opportunità di lavoro per le donne,incoraggiando le
società ad istituire asili nido ed altre strutture che permettano alle donne di tornare al lavoro.
mantenersi col proprio lavoro e conquistarsi l' amore del nonno che neanche la conosce
(poiché aveva ripudiato il figlio dopo che si era sposato contro la sua volontà).
Questi temi ritornano anche in Wakakusa no Charlotte (Charlotte dai verdi pascoli, '77,
Nippon Animation).In questa serie però cambia l' ambientazione iniziale: il
Quebec(Canada), presto però ricondotta alla più usuale Francia .
Infatti lo scenario ricorrente per questi anime, nonostante alcune eccezioni, rimane
l'Europa. Uno dei motivi più evidenti di tale scelta è senza dubbio il fatto che la maggior
parte di questi anime si ispira a romanzi europei. Inoltre, il fascino delle città europee di
fine '800, sottolinea l'aurea malinconica che circonda le storie di queste
produzioni.Interessante è notare che solitamente il finale di tali storie è spesso positivo
(elemento affatto scontato in altri anime dove abbondano i finali tragici15).
Probabilmente il messaggio diretto al giovane pubblico è sempre lo stesso:l' impegno ed
il sacrificio premiano una vita di stenti con un lieto fine portatore di benessere e
serenità.
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Infatti ad esempio gli anime sportivi si concludono a volte con la morte dello stesso protagonista ;è il
caso di “Rocky Joe”in cui il protagonista muore durante l’ultimo incontro di boxe(scena censurata in
Italia perché non adatta ad un pubblico di bambini).