11 Gli Anime in Occidente
Transcript
11 Gli Anime in Occidente
1.4 Gli Anime in Occidente La questione computer Fin dal loro arrivo in Occidente (fine anni '70 inizio anni '80) gli anime giapponesi sono stati accusati di essere realizzati interamente col computer.In particolare fin dagli anni '70 alcuni giornalisti italiani li hanno accusati nel seguente modo: • i fumetti e i disegni animati giapponesi sono fatti con dei supercomputers, giapponesi pure quelli; • le sceneggiature vengono tirate fuori dal computer ,secondo degli schemi di base piatti e ripetitivi; • i disegni e i colori ,la stessa regia vengono realizzati da computers pre-programmati; • gli studi di produzione giapponesi sono sempre semideserti perchè fanno tutto i computers ; • i giapponesi non sono per niente creativi ed imitano dalle altre culture,specie quella americana; • giapponesi hanno imparato quel poco che sanno dalla Disney,che non ha mai usato nè mai userà il computer. • Come appare evidente da questo breve elenco le accuse rivolte agli anime sono alquanto infondate ed in certi casi assurde.Infatti non esistono ancora nel 1999 computers di capacità decisionali complesse e tantomeno creative,figuriamoci negli anni passati.Va ribadito inoltre,che storicamente gli anime sono sempre stati studiati ,disegnati ,colorati e diretti quasi esclusivamente"a mano"e il computer è stato utilizzato ,solo in alcuni anime ,e solo in alcune serie (specialmente nelle sigle di apertura e chiusura),come piccolo aiuto per aumentare l'effetto cinematico,perfezionare alcune inquadrature , rendere più vividi degli effetti luminosi.Il costo della manodopera giapponese e soprattutto coreana , cinese e filippina è enormemente più basso e conveniente rispetto agli eventuali costi di"supercomputers"che creano storie dal nulla (che d'altraparte non esistono). Dunque gli studi di produzione di anime non sono deserti ma anzi sono pieni di disegnatori dai diciott'anni in su, ciascuno chino sul suo piccolo ed angusto tavolino da disegno , zeppo di pennelli e boccette di colore. I disegnatori si possono suddividere fondamentalmente in quattro categorie: • i pittori di fondali , sempre rigorosamente e stupendamente dipinti a mano(a olio, a tempera, con gli acrilici, con l'aerografo); • i character designers , ovvero gli ideatori delle fisionomie dei personaggi ,quelli che studiano i volti, i caratteri , i corpi,l'abbigliamento dei protagonisti come dei comprimari; • gli animatori , ossia coloro che studiano.scena per scena ,sequenza per sequenza, come gli oggetti ed i personaggi inquadrati devono muoversi; • gli intercalatori (in inglese in -betweeners), ovvero quelli che disegnano i singoli frames (fotogrammi)che compongono un movimento. Oltre ai disegnatori ci sono i registi, gli operatori , gli sceneggiatori ed una lunga serie di professionisti che contribuiscono alla realizzazione del prodotto di animazione.(Tutto ciò rende vane quindi le accuse riguardanti l'assenza di lavoratori negli studi di animazione giapponesi). Va poi precisato che i giapponesi sono molto fieri della loro cultura , di grande fascino, complessità ed antichità:in quasi tutte le storie a fumetti e nei disegni animati giapponesi vi sono continui ed evidenti riferimenti alle leggende , alla storia, ai miti ,allo Shintoo,...Inoltre,lo stessoTezuka Osamu(il primo grande mangaka giapponese) ha dichiarato spesso di essere un grande ammiratore di Walt Disney , per l' eleganza del suo stile , la gradevolezza del design ,mostrando in tal modo una lungimiranza verso le culture occidentali( non è mai avvenuto invece il contrario ). Gli adattamenti Tuttavia la deturpazione degli anime giapponesi è stata in Italia attuata soprattutto dagli adattamnti degli stessi da parte delle enti televisive(Rai, Mediaset). Il cosiddetto adattamento in Italia è proceduto attraverso questi quattro passaggi progressivi. In primo luogo,la sostituzione60 dei nomi giapponesi con nomi italiani:in questo modo si decontestualizzano i personaggi (;infatti se l'ambientazione della storia è ad es. Tokyo come spesso accade-è alquanto inverosimile trovare dei personaggi che si chiamano Maria, Nicoletta...)ed in alcuni casi il nome della stessa ambientazione è stato cambiato ,avviando un processo di provincializzazione e chiusura mentale verso Paesi lontani e poco conosciuti.In questo modo i bambini (il target di pubblico a cui in Italia erroneamente vengono indirizzati gli anime)non vengono correttamente informati sui personaggi ed i luoghi della vicenda che si sta svolgendo sotto i loro occhi;inoltre la potenziale conoscenza di luoghi ed usanze inusuali per degli occidentali non viene in questo modo attuata mantenendo il pubblico in un'atmosfera di ignoranza . La seconda operazione(cambiamento delle canzoni degli anime ) è molto più comprensibile da un punto di vista professionale.E' infatti chiaro che se in anime viene presentata una canzone cantata in giapponese, le soluzioni sono due: o sottotitolarla con la traduzione del testo originale, o far cantare in italiano la stessa canzone sulla base strumentale .Questo tipo di adattamento mira soprattutto alla memorizzazione da parte dei bambini delle sigle e dei testi musicali all' interno dell' anime,( sicuramente più semplice se il testo è in italiano). La terza operazione è invece ritenuta ingiustificata e molto dannosa ai fini della narrazione da parte degli esperti ed appassionati degli anime giapponesi:stiamo parlando dei tagli e censure che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo tuttora gli anime giapponesi(soprattutto 60 .Con il termine adattare si intende eliminare presunte situazioni violente o scabrose, contesti non facilmente comprensibili per il target a cui un prodotto determinato è indirizzato .Nel caso degli anime in Italia il target presunto comprende i bambini fino ai 12 anni.Per tale motivo molti anime sono stati spesso ridimensionati, spesso in modo poco convincente ed esagerato supponendo reazioni negative da parte dei giovani spettatori, dimenticando però che in tale modo si è privato questa produzione delle sue reali potenzialità ,che presuppongono spesso richiami mitologici, filosofici,culturali orientali. sulle reti Mediaset).Infatti ,come molti giornalisti italiani , in passato e anora oggi, criticano gli anime giapponesi di essere troppo violenti e ricchi di situazioni scabrose. Al riguardo è apparso pressochè erroneo nonchè offensivo per i professionisti giapponesi e coloro che in Italia si occupano di animazione l'articolo di Miriam Verrini sulla rivista Panorama61 che riporta queste parole: "Biondone angeliche e depravate.Infermiere premurose e insaziabili.Scolarette innocenti e perverse.Benvenuti nel mondo dei manga , i fumetti porno la sola e genuina passione nazionalpopolare dei sudditi giapponesi.Alle otto di sera , davanti ai chioschi delle stazioni, se li strappano di mano i compassati uomini d'affari che stanno per tornare in casa in treno .Li sfilano dalla cartella i ragazzi all' uscita delle scuole [...].Ingredienti preferiti per tutti:sesso e sangue in gran quantità.Senza eccezioni[...].I più espliciti ed osè sono comunque gli shōjo manga , i fumetti per adolescenti e giovani donne[...]Non solo , a creare ed ideare questi feuilleton rosa ad altissimo contenuto erotico [...]sono soprattutto donne come Ikeda Ryoko[...] Articoli come questo(esemplificativo ma purtroppo non l' unico)mostrano innanzitutto un 'estrema ignoranza della vita , ritmi quotidiani in Giappone(per i ritmi lavorativi giapponesi è pressochè un'utopia uscire alle otto di sera);inoltre, come abbiamo visto precedentemente gli anime ( e quindi i manga a cui si ispirano)non contemplano sempre scene di sesso e violenza, -il più delle volte commisti ad altri temi come l' amore,la giustizia , lo sport, l'amicizia, il lavoro, la guerra, l' umorismo... Al riguardo , poi bisogna sottolineare che temi come il sesso non vengono considerati in Giappone, argomenti tabù,ma fanno parte del regolare svolgersi della vita di un individuo;negli anime (come abbiamo già detto) nella maggior parte dei casi(con le dovute eccezioni) questa tematica viene trattata attraverso toni poetici, allusioni mai volgari(come invece avviene in alcune pubblicità e film americani trasmessi in prima serata quando i bambini guardano la televisione).Non dimentichiamo poi,che l'universo estremamente variegato degli anime giapponesi viene studiato e contemplato per un pubblico molto più 61 Rivista Panorama (9Agosto 1992) .(citata nelle rubrica Scripta Manent sulla rivista Yamato n 4 ) eterogeneo (bambini ma soprattutto adolescenti) rispetto ai target italiani riguardo questo genere(bambini di età compresa tra i 6-12 anni). Non dimentichiamo poi, che la censura dell' anime comporta un' incomprensione totale o parziale degli episodi ed una complessiva banalizzazione dgli stessi (senza considerare la generale ottusità nel pensare che i bambini possano essere turbati quando il business propone situazioni ben più esplicite e scabrose ) . Per concludere, autrici come Ikeda Ryōko sono tuttora considerate Giappone tra le mangaka più famose, insieme alla Takahashi, per la loro capacità così universale di rappresentare le passioni e sentimenti umani al pari delle più grandi scrittrici di tutti i tempi. L'ultimo tipo di irregolarità nell'adattamento -soprattutto negli anime più recenti- riguarda la semplificazione dei dialoghi ed il riempimento di pause narrative con l'insistente voce di un narratore (non contemplato nella versione originale)che descrive ciò che può benissimo essere compreso attraverso l' eloquenza delle immagini. Si vede chiaramente quindi in queste considerazioni che il passaggio tra due culture così diverse come quella italiana e giapponese non è privo di conflitti e differenze Tuttavia, l'errore più grave è stato e continua ad essere la cattiva informazione che si dà ad un fenomeno tanto variegato e complesso come può essere quello dell'animazione giapponese (in quanto intervengono fattori come la cultura, la storia, la vita di un Paese lontano).Tuttavia, l'atteggiamento più appropriato dei non esperti in materia dovrebbe essere una maggiore consapevolezza ed informazione riguardo ciò di cui si sta parlando senza pregiudizi e luoghi comuni su ciò che viene considerato "diverso". Soltanto attraverso un'analisi approfondita preliminare si può presentare un prodotto straniero (che è stato studiato in base ai canoni nazionali )riflettendo innanzitutto sulle modalità ed il pubblico per il quale questo prodotto è stato concepito originariamente. Non dimentichiamo poi una cosa molto importante:gli anime giapponesi non si propongono come uno scopo quello educativo ma sono prodotti cinematografici (dai contenuti e linguaggi più estesi,come tutto ciò che viene considerato Arte)di indubbio valore artistico (che nessun altro Paese è mai riuscito ad emulare) aspetto che nell' Occidente "perbene" e purista è pressochè passato inosservato per soffermarsi su di essi il più delle volte con toni fortemente critici e "pedagogici" .