La coltura dell`olivo in Iran :: OlioOfficina Magazine

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La coltura dell’olivo in Iran
Il Paese è membro del Consiglio oleicolo internazionale dal gennaio 2004 e ora, il 16 e 17 maggio, ospiterà a Teheran la
quarantasettesima riunione del Comitato consultivo sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola del Coi, sul tema della qualità,
del marketing e della biodiversità. Pochi in verità conoscono il peso dell’olivicoltura iraniana e la sua importanza strategica
in prospettiva futura
OO M
L’Iran – si legge in una nota del Coi – è collocato lungo la fascia orientale del Mediterraneo ed è per certi versi la culla
della antica civiltà dell’olivo, luogo in cui questa pianta ha messo su solide radici.
C’è grande incertezza intorno alla storia dell’olivo nell’antichità, ma sta di fatto che nell’attuale zona in cui è ubicato l’Iran
l'olivo era presente da molto tempo, tanto da essere menzionato in alcuni antichi inni religiosi iraniani, risalenti a duemila
anni fa.
La maggior parte del patrimonio varietale dell'Iran – si legge in questa nota del Consiglio oleiciolo internazionale – si trova
nella valle del Sefi-Rud, Tarom e Manjil, a distanza di 60-70 km dalle rive del Mar Caspio.
Sono diverse le cultivar di olivo distribuite tra le province di Gilan, Zanjan e Golestan Khozestan nel Nord e Fars nel Sud.
Alcune aree di Gilan (Loshan, Manjil, Rodbar, Aliabad, Jodaky, Vakhman, Bahramabad, kalashtar, Koshk, Rostamabad, e
Ganjeh) rappresentano le più importanti aree produttive del paese.
La maggior parte delle olive coltivate in Iran appartengono a dieci cultivar tradizionali, a nome Mari, Zard, Rowghani,
Gelooleh, Shengeh, Khormazeitoon, Khara, Dakal, Dezful e Fishomi.
Il clima è prevalentemente continentale, con inverni freddi ed estati calde e secche. Sull'altopiano, invece, il clima è arido,
con una piovosità inferiore a 250 mm l'anno.
Teheran, ai piedi delle pendici meridionali dei monti Elburz, accoglie invece solo 230 mm di precipitazioni, piuttosto poco,
considerando che la costa del mar Caspio riceve più di 1000 mm di pioggia. Il terreno su cui svettano gli olivi è spesso
coltivato in aree collinari, su altitudini tra 100 e 150 metri sopra il livello del mare.
Attualmente – evidenzia il Coi – sono circa 36 mila le aziende olivicole in Iran, che coltivano una superficie olivetata di 88
mila ettari, il 70 per cento della quale è destinbata alla produzione di olive da tavola e per la restante parte per olive da
oleificare.
C’è da osservare, sempre secondo quanto riferiscono al Coi, che il 91 per cento della superficie totale degli oliveti è in
coltivazione irrigua, mentre il resto è lasciato ad acque pluviali.
In tempi più recenti, si sono registrate delle condizioni meteorologiche avverse, conseguenza di uan contrazione delle
superfici coltivate a olivo. Una prima volta nel 2011, quando cadde si era passati da una superficie di104 mila a 100 mila
ettari, e una seconda nel 2014, quando la quota olivetata è sceso da 105 a 82 mila ettaro. Ora, secondo i piani do
sviluppo previsti per i prossimi due anni, si pensa a una espansione della superficie a oltre i 100 mila ettari entro il 2018.
L’olivicoltura è una risorsa che ha la sua importanza nel Paese, perché rappresenta una fonte significativa di
occupazione. L’olivicoltura iraniana ha generato ben 9 milioni di giornate lavorative nel corso della campagna olearia
2014/15.
La modernizzazione del settore della trasformazione è evidente e le statistiche disponibili sono eloquenti: nel 2011 l’Iran
contava su 49 frantoi, di cui 31 sono gli impianti moderni (a due o a tre fasi). Attualmente vi sono invece 74 frantoi (73 dei
quali moderni, e con un solo frantoio a macine e presse). Anche il numero di impianti di trasformazione di olive da tavola
si sono inoltre incrementati, passando da 30 del 2011 agli attuali 200.
Anche se oscillante da un’annata all'altra, la produzione olivicola in Iran si è via via ampliata, in misura del 160 per cento,
passando da 2.500 tonnellate del 2003/04 a 6.500 tonnellate del 2015/16.
Nel corso delle ultime sei stagioni, la produzione di olio si è attestata su una media di 5 mila tonnellate annue, mentre il
consumo si è raddoppiato, giungendo a quota 10 mila tonnellate. La quota d’olio mancante viene compensata dalle
importazioni, in gran parte, provenienti da Turchia, Siria, Spagna e Italia.
Per ciò che infine concerne la produzione di olive da tavola, anche in questo caso, secondo quanto riferiscono al Coi, si è
registrato un incremento siognificativo, con una crescita di 64.500 tonnellate, passando da 12 mila nella campagna
2003/04 a 76 500 tonnellate nel corso della campagna 2015/16. Anche il consumo mantiene il passo, e infatti tutta la
quota di produzione è destinata ai consumi in loco.
OO M - 07-05-2016 - Tutti i diritti riservati
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