maritain 2004 - Circolo Maritain
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maritain 2004 - Circolo Maritain
Maschi o femmine? La guerra del "genere" Chiara Atzori medico infettivologo, collaboratrice di Obiettivo Chaire (www.obiettivo-chaire.it) sabato 12 aprile 2008 San Martino in Rio, salone parrocchiale Quando parliamo di identità sessuale intendiamo sesso maschile, sesso femminile. Oggi questo concetto basilare è stato stravolto da una ideologia che nega l’esistenza di una oggettiva identità sessuale, considerata il risultato di sovrastrutture culturali e sociali. Si profila una sessualità ambigua, variegata, poco definibile, legata alle preferenze soggettive. Questo è un po’ il nucleo del discorso sul gender, nuova parola inglese che vuol dire tutto e niente. E’ curioso che abbiano scelto un termine che evoca qualcosa, ma non lo definisce. In tutto questo c’è però una chiarezza di fondo: la famiglia è considerata una sovrastruttura sociale da abbattere. Se tutto è soggettivabile, quello che conta è il progetto che ognuno ha su di sé e si chiede allo Stato di avallare, con leggi opportune, le decisioni dei singoli. L’identità sessuale non è qualcosa che suppone anche l’identità biologica, ma può prescindere da essa, sganciandosi dalla realtà per concepire una sessualità basata sul desiderio. Gruppi di sostegno e radici culturali A sostenere questa ideologia ci sono delle lobbies, c’è un gruppo, con provenienze diverse, in cui ognuno ha portato le proprie istanze, fino a coagularsi in una ideologia strutturata. Quali sono queste lobbies? Sicuramente quella femminista, quella dell’omosessualismo (intesa non come insieme di persone con orientamento omosessuale, ma persone che avendo un orientamento omosessuale ne hanno fatto una bandiera, una identità a livello socio - politico) e il materialismo, inteso in senso stretto, letterale. Quali sono le radici culturali di questa ideologia? Sono tantissime. Ne prendiamo in esame alcune che hanno inciso a livello culturale in maniera indelebile. L’eredità Kinsey Kinsey era un entomologo che, avendo per sua stessa ammissione problemi relazionali abbastanza importanti, propose alla fondazione Rockfeller uno studio che pretendeva di descrivere in maniera scientifica qual era la norma del comportamento sessuale degli americani. Somministrò un questionario, con domande arbitrariamente decise da lui e dalla sua équipe, a una serie di persone che non erano però rappresentative della popolazione, ma selezionate negli ospedali psichiatrici, nei luoghi di ritrovo del cosiddetto divertimento della trasgressione sessuale, ecc.: ne venne fuori il famoso rapporto Kinsey, che in estrema sintesi affermava che le sessualità sono identificabili in cinque generi. Di questi la media sarebbe rappresentata dalla bisessualità, gli estremi da omosessualità e eterosessualità, a cui si aggiungerebbero transessualismo (caratteristica per cui una persona nata femmina sente di essere un uomo intrappolato nel corpo di una femmina, e viceversa) e trasgenderismo, (la persona non si sente qualcos’altro, ma ritiene di potersi autocollocare a piacimento in un genere o nell’altro, da cui trans-gender). Marxismo e lotta di classe Una seconda matrice importante è la trasposizione al genere sessuale del concetto marxista di lotta di classe come motore della storia. Al di là di qualsiasi considerazione che non vuole essere politica, ma di concetto, è chiaro che una visione che ritiene la diversità come necessariamente 9 conflittuale, crea una problematica di fondo. In un’ottica più realistica la diversità è chiamata alla relazione, alla relazione amorosa, alla vita di coppia, alla fecondità, alla famiglia. Il concetto di diversità come differenza da combattere è sganciato dall’esperienza reale delle persone. Il pansessualismo Altra fonte è una estremizzazione della psicanalisi, in particolare mi riferisco alle teorie di William Reich, morto suicida in un ospedale psichiatrico e autore di libri davvero inquietanti. Il discorso di fondo è che l’uomo sicuramente ha un inconscio nel quale esiste una libido, una specie di pulsione, che non è primariamente la pulsione sessuale, ma il desiderio che muoverebbe la persona, un motore interno di cui non c’è piena consapevolezza. Reich teorizzava la necessità di liberare da ogni tipo di sovrastruttura culturale questa libido, lasciandola libera di esprimersi in tutti i modi, per raggiungere la felicità. Questa specie di espressione libera, che lui chiamava pansessualismo orgasmico, divenne un caposaldo per tutta una sorta di scuola di sessuologia e di psicanalisi estremizzata ed è ancora oggi insegnata. Decostruzionismo e antistrutturalismo Altre radici sono decostruzionismo e antistrutturalismo, che vuol dire negare che ci sia una realtà oggettiva fuori da noi che il linguaggio tenta di descrivere, per cui ad una certa parola corrisponde un contenuto oggettivabile. La soggettività sarebbe l’unico modo di approcciarsi al reale. Anche il concetto di natura come qualcosa da ignorare o relativizzare, ha una pretesa di autodefinizione irrealistica. Uno può mettersi gli occhiali verdi o rossi e vedere la realtà deformata, ma la realtà ha un suo colore oggettivo. Negare questo è aprire le porte verso una totale incomunicabilità. Judith Butler, autrice tradotta in tutto il mondo, ha pubblicato "The gender trouble", testo basilare per la storia del gender, che sostanzialmente teorizza la decostruzione totale, il prescindere dal dato oggettivo, come se le parole potessero avere un qualche significato al di là del legame con la realtà. Sulla stessa linea il testo divulgativo di Tina Chanter, "Gender: key concept in philosophy", considerato nelle università americane come un sapere imprescindibile. Il femminismo Delle radici che abbiamo citato quella che 10 forse ha inciso e sta incidendo maggiormente è il femminismo radicale. Facciamo una piccola cronistoria. L’idea di femminismo non nasce con le suffragette di inizio ‘900, come spesso si ritiene, ma con la rivoluzione francese e l’illuminismo. La prima ondata di femminismo, con Elizabeth Stenton, non si contrapponeva al maschile, ma rivendicava per le donne dei diritti sociali o civili allora negati. Successivamente questa idea si è saldata con il pensiero marxista e sono andate a convergere un’idea materialista dell’uomo con l’idea di lotta tra generi, intesa come disuguaglianza da abbattere. L’antropologa Margaret Mead pubblicò "Sesso e temperamento" basato sullo studio di tre società primitive, testo considerato un caposaldo per le femministe, in cui dimostrava che le nostre sono sovrastrutture culturali e che dovremmo ispirarci al “buon selvaggio” per tornare alla felicità primordiale perduta. Poi il ‘68, su cui non mi dilungo, quindi le svolte importanti dal punto di vista tecnico e tecnologico, la possibilità di operare il controllo sul proprio corpo, in particolare su quello che veniva chiamato “il potere riproduttivo”, la pillola contraccettiva, il diritto di accedere all’aborto, ecc. M J ARITAI N circolo culturale Tutto questo per il movimento femminista ha radicalmente modificato i rapporti fra uomo e donna, in un’ottica che non parte dalla relazione, ma dal soggetto che, nella sua singola identità, gestisce un potere. Si arriva infine al femminismo radicale, quando Shulamith Firestone nel 1970 pubblica "La dialettica dei sessi", nel quale afferma che le classi sessuali derivano dalla biologia, ma essendo queste funzionali al mantenimento della discriminazione, vanno abbattute per liberare il pansessualismo ugualitario che renderà tutti felici. Il dato oggettivo è che siamo diversi, ma Firestone teorizza a prescindere dalla realtà. In seguito in questo tipo di femminismo avviene una ulteriore “liberazione”: ci si vuole sganciare dal concetto marxista, anch’esso inteso come una forma di subordinazione e di potere, ed essere “femmine come si vuole”, per arrivare all’odierno femminismo di genere, che in realtà rappresenta una galassia con tantissime differenze e correnti. Il femminismo radicale di genere è anche fortemente legato al concetto di lesbismo. Va precisato che parlare di lesbismo è estremamente complesso per la presenza di tantissime componenti: timore della mascolinità, esiti dolorosi di abusi subiti, mancata identificazione con la madre, aspetti di rifiuto della femminilità asfissiante o perdente… Non possiamo quindi affermare “femminismo radicale uguale lesbismo”, ma rimane il fatto che la maggior parte delle autrici di femminismo radicale sono lesbiche militanti, per cui è lecito farsi qualche domanda sulla genesi di questo orientamento sessuale. Riassumo i dati salienti: 1) fine ultimo non è l’eliminazione dei privilegi maschili, ma la cancellazione della distinzione tra i sessi; 2) negazione della natura che intralcia il libero pensiero; 3) pansessualismo senza ostacoli. Partendo dal fatto che esistono, ad esempio, sterilità ed ermafroditismo si afferma che non esiste una naturalità, ma che questa è solo una sovrastruttura culturale. Si nega all’essere maschio - femmina la progettualità nella trasmissione della vita, con una grossa confusione tra fisiologia e patologia. Ci troviamo di fronte ad un enorme cortocircuito. Si nega la possibilità di riconoscere una realtà, di poterla indicare con dei termini oggettivi, di riconoscerne funzione e significato. Su questa base dovremmo smettere di definire la patologia, di curare, di metterci in relazione verbale. Le realtà sono molto variegate, ma noi, come esseri raziona- li, abbiamo la possibilità di leggere un’oggettività che ci precede, di riflettere su forma e funzione, significato e scopo, tensione verso qualcosa che è significativo? Qualsiasi cosa esista nella sua forma è di per sé una realtà non da discutere, ma da riconoscere, se non vogliamo cadere in una totale impossibilità di comunicazione. Sessismo C’è un altro concetto che sta passando: il sesso inteso come razza. Riconoscere una razza vuol dire prendere atto della diversità, non essere razzisti. C’è una forzatura da parte del gender che, intendendo la parola sesso come radice del sessismo, pretende di abolire la distinzione tra sessi e lotta (come per il razzismo) contro il presunto pregiudizio eterosessista. Queer theory Qual è il nuovo modello proposto? Il queer. La parola queer in inglese ha un significato ambiguo e indica colui che è strano, svitato, che non si adegua, che si libera opponendosi con una scelta volontaria e del tutto cerebrale al cosiddetto stright. Stright è quello che va diritto, l’eterosessuale tutto pieno di categorie mentali. La galassia della gender theory è composta da tantissimi filoni che spesso non dialogano tra di loro. Simone de Beauvoir, ad esempio, aveva pubblicato "Il secondo sesso", testo femminista in cui sostanzialmente si teorizzava, anche attraverso una lettura distorta e stravolta del racconto della Genesi, che le donne erano delle poverette, perché in realtà non esistevano in se stesse, ma solo come definite da un principio primo che era quello maschile. L’ambiente in cui viviamo è pregno del pansessualismo orgasmico di cui parlava William Reich e esistono “studiosi” che prevedono che entro il 2050 saremo tutti bisessuali. Nel 2003 nella American Psychiatric Association (ente americano che codifica le patologie psichiatriche), qualcuno ha proposto di depatologizzare le perversioni, il che significherebbe che, negando una qualsivoglia normalità, queste diventerebbero legittime scelte personali. Questa proposta, delirante, è stata frenata, ma il dibattito è ancora aperto. Mascolinizzazione e femminilizzazione Oggi siamo consapevoli del fatto che il grado di femminilizzazione o di mascolinizzazione 11 a livello cerebrale è assolutamente variabile in ciascuno. Esistono argomenti mascolini o femminili nella persona normalmente dotata di una sana identità sessuale. L’identità sessuale è mutuata, innanzitutto, dalla relazione con le figure genitoriali maschili e femminili, e quindi è logicissimo che esistano fattori psicologici identificabili come femminili e maschili. Questo sì è un aspetto culturale, perché ciò che è maschile e femminile, inteso come classificazione, evolve con il tempo e nei modi propri di ogni popolazione. Rimane però sempre il principio divisorio iniziale. A livello ontologico esiste la separazione di base maschile - femminile che tutti possiamo riconoscere sempre e ovunque. Dire che coesistono nella persona con identità salda di tipo maschile dei tratti psicologici o comportamentali di tipo femminile, o viceversa, non è niente di sconvolgente e non ha niente a che fare con la demolizione del concetto di sesso, ma al contrario lo rafforza. Le ferite dell’identità e le devianze La persona è un’identità sessuata e ogni frattura, sia essa biologica (patologie genetiche, endocrinologiche, della morfologia del corpo…), psichica (traumi) o culturale (le influenze ricevute) è una ferita per l’identità. Oggi è forte un attivismo che invece di riconoscere le ferite promuove la normalizzazione dell’essere gay, dell’essere bisessuali, dell’essere lesbiche, dell’essere trans. Anche il maschilismo come pretesa superiorità dell’uomo sulla donna, così come il femminismo, sono ferite dell’identità ed entrambe non vedono nella diversità uomo - donna una ricchezza. Un’altra ferita è la dipendenza relazionale: l’altro non è il dono che io ricevo col quale mettermi in relazione, ma è funzionale al mio benessere. Nasce da qui il mito della cosiddetta “coppia perfetta” e, proprio perché questa è inesistente, le coppie reali diventano estremamente fluide, si sciolgono continuamente. Esistono invece uomini e donne che, essendo entità biologiche inestricabilmente innestate da componenti relazionali che portano ferite, non saranno mai la coppia perfetta, ma persone reali che possono crescere valorizzando la diversità. Anche pensare che liberalizzare la pornografia e la prostituzione sia una sorta di liberazione che ci renderà tutti felici è un’estremizzazione su cui bisognerebbe riflettere: dove ci si è mossi in questa direzione il risultato non è l’anelata felicità. Ricordo altri orientamenti sessuali devianti: 12 il voyeurismo, la pedofilia, la zoofilia, ecc. Tutti questi vengono definiti nei manuali come disturbi mentali, perversioni, non in senso moralistico, ma come qualcosa che altera il verso naturale per il quale un uomo e una donna sono naturalmente attratti uno verso l’altro e presuppongono un rapporto di relazione in cui uno non è subordinato all’altro. Il corpo stesso a livello genitale corrisponde a questa relazione e ha un significato. Omosessualità e pedofilia Un altro aspetto, che crea sempre reazioni forti, è il rapporto tra omosessualità e pedofilia. Mario Mieli, cui è intitolato un circolo culturale omosessualista di Roma, saldandosi perfettamente con i discorsi fatti su pansessualismo e marxismo, scrive (Elementi di critica omosessuale - Feltrinelli) che la pedofilia non è patologica e che il divieto di avere rapporti con i bambini è una sovrastruttura borghese. Su questa specifica tematica ci piacerebbe sentire qualche elemento di autocritica da parte delle persone omosessuali. In Olanda è stata inoltrata la richiesta per la normalizzazione del partito pedofilo, in nome del diritto di tutti a partecipare alla vita politica. Esistono già da tempo delle associazioni pro pedofilia. La più famosa è la Nambla (National association man boy lovers, associazione degli uomini che amano i bambini). Nambla è stato un membro della International Lesbian and Gay Association fino al 1993, quando qualcuno ha pensato di estrometterla per questioni di immagine. Questa storia procede comunque come un fiume carsico e oggi si continua a chiedere l’abbassamento dell’età del consenso per avere rapporti sessuali. Ma a 12 anni i bambini sono veramente in grado di dare un significato e un libero consenso alle relazioni sessuali? Incongruenze tra gruppi E’ curioso come nella galassia del genere si siano coagulate le radici di omosessualismo, femminismo, marxismo, eccetera. In realtà si tirano un po’ la giacchetta tra loro e emergono delle incongruenze. In Toscana, poco tempo fa, è stata pubblicata l’immagine di un neonato che nel braccialetto portava la scritta “homosexual”. Cosa vuol dire? Ti mostro l’immagine accattivante di un bambino che anziché riportare il numero di identificazione con la mamma, si dichiara omosessuale. Veniamo M J ARITAI N circolo culturale invitati emotivamente a vedere questo bambino in maniera positiva e leggiamo che non è né maschio né femmina, ma omosessuale. Ecco che passa il concetto che l’orientamento sessuale non è una scelta, ma un dato di fatto da accettare. Siamo di fronte a un clamoroso cortocircuito, a delle incongruenze basilari: è o non è una scelta? C’è qualcosa che ci precede, o no? I nemici dell’ideologia di genere Quali sono i nemici dell’ideologia di genere? Uno è sicuramente il cristianesimo, in particolare il cattolicesimo, che viene codificato come patriarcale, androcentrico, affetto da paradigma eterocentrico, sessista e sessuofobico. Invito tutti a leggere le catechesi che Giovanni Paolo II ha dedicato per anni alla corporeità: ha detto cose straordinarie sulla coppia, chiamata all’amore ad immagine della Trinità. Purtroppo oggi dobbiamo segnalare che anche all’interno della Chiesa c’è chi segue la queer theory. Nell’ultimo numero della rivista “Concilium”, diffusa nei seminari, si delira su questi argomenti. Ci si chiede ad esempio se non sia possibile parlare di Dio come di un omosessuale e c’è la teorizzazione di una lettura lesbica della Bibbia. La psicanalisi classica Altro nemico della queer theory è la psicanalisi classica, che, pur non sapendo niente di biologia, di DNA, endocrinologia ecc., prevedeva che il concetto di sessuazione fosse un processo “fasico” attraverso delle tappe (fase orale, anale e fallica), e attribuiva importanza alla parola che, attraverso l’analisi che identifica nodi e ferite, ha funzione terapeutica. Ma la parola come prassi terapeutica deve essere agganciata al reale, ed è quindi fumo negli occhi per il pensiero strutturalista o decostruzionista. Nella realtà il vissuto di genere è sicuramente variabile, plastico, ma non si può prescindere dal dato strutturale, oggettivo, biologico, da ciò che siamo; nessuno sceglie di nascere maschio o femmina, ma riceve l’essere maschio o femmina e oggi il DNA ci permette di definire in maniera inequivocabile il sesso di una persona. La componente relazionale di costruzione dell’identità si innesta in modo inestricabile nella componente biologica, ma non può prescindere da essa. Politica della sessualità L’accusa di non scientificità alla psicanalisi e la destrutturazione del linguaggio vengono usati anche in altri ambiti, legati, per esempio, alle cosiddette tematiche dei diritti riproduttivi. Cosa sono? La parola è un contenitore neutro che raccoglie il concetto di contraccezione, aborto, diritto per lo Stato di sterilizzare anche contro la volontà del singolo o di decidere quanti figli possa avere, e così via… Da una sessualità politica (movimento di liberazione sessuale), si passa ad una più pericolosa e subdola politica della sessualità: lo Stato sancisce cosa sia politically correct, cosa si può dire o non dire su questo argomento, il che è la negazione totale di quella presunta libertà individuale che si cercava. Dissentire dal fatto che la omosessualità sia classificata come una variante normale, ad esempio, è considerato omofobia, intesa come razzismo e odio per la persona omosessuale. Ma non si può pensare che lo Stato impedisca di pensare che la normalizzazione della omosessualità non è giusta. Sulla base di quale concetto si stabilisce che una parte ha ragione e l’altra non può esprimere dissenso? Vincent Van Gogh: Primi passi (1889) 13 La progressiva invasione da parte dello Stato nella scelte di vita dell’individuo, basata sul presunto politically correct, è la promozione di una falsa etica neutra, che è in realtà una vera e propria dittatura del relativismo. Prima non si poteva quasi parlare di sessualità. Adesso siamo esposti a una valanga di immagini, tematiche, fiction, film, musiche, che ci inculcano la normalizzazione di tutta una serie di cose che normali non sono. Alla fine si penserà che tutto sia normale. Introdurre un diritto alla scelta del genere (inesistente), là dove il genere, l’orientamento sono estremamente variabili, diventa veramente ingestibile. Come potremo gestire ad esempio la fluttuazione da una parte all’altra o gli orientamenti estremi? Agenzie sopranazionali e antilingua Un’altra tecnica, già in atto, è quella di acquisire posizioni chiave in agenzie sovranazionali, mass-media, ONU, sedi politiche, ecc. Nei documenti e nelle leggi viene introdotta una terminologia atta a far passare l’idea della scelta del genere. Vi invito a leggere il bellissimo testo di Dale O’Leary che descrive, documenti alla mano, quello che sta succedendo. Nelle conferenze dell’ONU le lobbies femministe, omosessualiste, marxiste, anticristiane, la fanno da padrone e quando si tratta di firmare i documenti e qualcuno si oppone, rischia di vedersi negare gli aiuti dell’ONU stessa. Le lobbies hanno lavorato potentemente dall’inizio, nel silenzio e nell’ignoranza generale, per cui siamo già in una situazione in cui la Francia è stata sanzionata per non aver permesso l’adozione a delle lesbiche, la Polonia per non aver permesso il diritto all’aborto, e così via. Le “paroline magiche” (diritti riproduttivi, diritto alla scelta del genere, diritto a veder rispettato il proprio orientamento sessuale rispetto alla legge) sono subdole. Se ad esempio diventa vincolante il concetto che i generi sono cinque, verrà insegnato ai bambini a scuola che questi sono tutti equivalenti e normali. A quel punto diventa impossibile, perché turbativa, parlare di famiglia intesa come padre, madre, bambino. In Spagna e Inghilterra si parla di “genitore A” e “genitore B” non potendo più dire padre e madre, in quanto discriminerebbe le coppie lui-lui o lei-lei. In questa dinamica di lotta i rappresentanti sgraditi vengono epurati. Chi è identificato come nemico viene attaccato personalmente. Buttiglione alla CEE è stato epurato (e questo è storia), attraverso un dossier preparato dalla ILGA, la stessa associazione di cui accennavo prima. In Italia recentemente Cantelmi, psichiatra che accoglie le richieste di aiuto di persone che vivono con disagio l’orientamento omosessuale, è stato attaccato in maniera violentissima. Si cerca di screditare la persona a livello pubblico, così che non possa più lavorare. I pericoli dell’antilingua sono evidenti: nel diritto alla salute è compresa l’eutanasia; nel contenitore diritto riproduttivo sono compresi aborto, contraccezione, fecondazione in vitro; diritto all’orientamento presuppone equiparazione di gender a sesso. Quali sono in particolare le parole cui prestare attenzione? Differenza sessuale diventa orientamento sessuale, gender - sesso, madre biologica - madre sociale. Per l’ideologia gender è normale una donna che si sentiva un uomo, si è fatta asportare le mammelle e bombare di ormoni finché ha avuto barba e baffi, si è fatta cambiare il sesso a livello anagrafico, però è rimasta con ovaie, utero e vagina. Ha trovato una compagna, è andata a farsi inseminare, poi si è fatta fotografare come “l’uomo col pancione”. Ce l’hanno presentata come un miracolo. In realtà era una donna che, travestita da uomo, ha riconfermato come sia proprio delle donne il poter portare in grembo una vita. Caratteristiche dell’identità sessuale L’identità sessuale è l’integrazione dei fattori biologici, psichici, culturali e spirituali, qualcosa che nasce da un fattore 14 M J ARITAI N circolo culturale cromosomico, ma che ha caratteristiche a livello cerebrale e non solo genitale. Riguarda tutta la persona. “Sesso” ha un’etimologia molto interessante: viene dal latino secare ed indica quello che è separato, distinto, differenziato. Questa distinzione rende diverse e complementari due parti di un’unica realtà che è la persona umana. E’ quella parola che ci permette di descrivere una caratteristica del reale, che è il dimorfismo sessuale: non esistono le persone umane, esistono gli uomini e le donne. Identità sessuale e identità di genere non sono identiche. L’identità sessuale è qualcosa che potremmo definire dell’hardware, che deriva innanzitutto dai cromosomi, è caratterizzato dalla genetica e si esprime da una differenza a livello di gonadi (testicoli e ovaie) e a livello di morfologia genitale. Il corpo ha una sua forma riconoscibile. Anche i cervelli maschile e femminile sono diversi come strutturazione. Poi naturalmente nella identificazione di genere gioca moltissimo l’aspetto culturale o di ruolo, ma senza poter prescindere da genetica, biologia, morfologia. La sessualità è una componente costitutiva della persona umana ed è una capacità di entrare in relazione profonda con un tu particolare, sia esso umano o divino. Anche il modo di cogliere il soprannaturale è diverso tra uomo e donna. Questa diversità va assolutamente comunicata alla nuove generazioni, perché nell’unisex in cui siamo immersi questo dato basilare si è perso, per cui c’è difficoltà estrema ad entrare in relazione tra sessi. Invece accogliere la diversità come dato di fatto aiuta a costruire relazioni feconde. L’identità, poi, è sessuata, ma non è mai compiuta, per nessuno; è un work in progress. Il mio modo di essere Chiara, di essere femmina, moglie e madre, si arricchisce di giorno in giorno e cresce attraverso le relazioni. Se si prescinde dal dono ricevuto, da un progetto che ci precede, ciò non può essere indolore. Siamo sicuri che mamma-mamma, papà-papà, siano la stessa cosa per la formazione dell’identità rispetto a papà-mamma? Il padre e la madre sono elementi fondanti non solo nella parte biologica, ma nella parte psichica e culturale. Decidere di annullare questa impronta è una grossa responsabilità. No quindi a un determinismo biologico, no a un determinismo psichico, no a un determinismo socioculturale. Questi tre elementi insieme concorrono in maniera inestricabile e non divisibile alla formazione della identità. Laddove si pretende di indirizzare prescindendo da ciò che è la natura, esclusivamente in maniera psichica, si fa una vera e propria violenza. No al determinismo biologico: non siamo animali, siamo persone pulsionali, non istintuali. L’essere umano sente la pulsione, ma può decidere cosa farne. Forse sarebbe ora di fare un po’ di chiarezza fra quella che è la genitalità, l’erotismo e la sessualità, cercando di distinguere tra l’aspetto puramente fisico, quello psichico e quello che è anche di tipo spirituale: l’etica non è dell’animale, ma dell’essere umano. E’ importante anche rendersi conto della inscindibile unione del concetto di difesa dell’identità sessuata col concetto di difesa della vita, perché uomo - donna - vita è una triade fondante, inscindibile. Laddove salta questo principio, allora tutto è aperto, compresa la clonazione, la subordinazione di un individuo all’altro, per cui l’altro può essere il mio pezzo di ricambio, e così via. Obiettivo Chaire Per concludere, solo due parole su “Obiettivo Chaire”. Il nome deriva da “Chaire Maria”, il saluto dell’angelo al momento dell’annunciazione, proprio per rivalutare e sottolineare il concetto dell’incarnazione. Il gruppo Chaire offre uno spazio di accoglienza e di incontro a persone che riconoscono di avere ferite della propria identità sessuale, che possono essere, oltre la pulsione omosessuale, la dipendenza, anche per gli eterosessuali, dalla pornografia, dalla masturbazione, dalla prostituzione;… forme variegate che indicano una sorta di ferita, di immaturità di una persona rispetto all’identità sessuata come un dono che viene da Dio. 15 DOMANDE e INTERVENTI Oltre a XX e XY ci sono altre varianti codificate? L’ermafrodito, come è riconoscibile? XY maschio e XX femmina, è la doppietta dei cromosomi sessuali, che sono una delle 23 coppie di cromosomi che costituiscono il patrimonio genetico presente in ognuno di noi. Nel momento molto delicato della meiosi, che è la differenziazione di cellule che a partire da 46 diventano di 23 cromosomi, progenitori del nuovo individuo, possono avvenire degli errori. Quando gli errori interessano la coppia di cromosomi sessuali ci può essere la presenza di gameti portatori o di un difetto o di un eccesso di cromosomi sessuali. In realtà esistono molte varianti e l’errore non si colloca necessariamente nel momento della fusione dell’ovulo con lo spermatozoo; si possono verificare anomalie in alcune delle linee cellulari susseguite alla moltiplicazione che ha indotto l’embriogenesi. Siamo in grado di definire ciò che è normale e ciò che è patologico nei suoi effetti morfologici, il che conferma che c’è in realtà un disegno, una corrispondenza di qualcosa che non è normativo perché lo abbiamo deciso noi, ma perché ha un suo significato di armonioso riscontro di forma funzione. Questo nella totale accoglienza di quello che possono essere le anomalie e senza nulla togliere al valore della persona come tale. Nel morbo di Down ad esempio, riconosciamo che c’è una trisomia della coppia 21. Nessuno si sogna di negare che c’è stato un problema rispetto ad una norma che non abbiamo deciso noi, ma che è prevista dalla natura. E’ curioso come quelli che da una parte propendono per una liberalizzazione del pansessualismo libertario sono gli stessi che sostengono anche il diritto di aborto se il feto è Down. Perché quello ha meno diritto di vivere? L’ermafroditismo, le ambiguità sessuali, possono essere il risultato di tante cose diverse. Ad esempio, una bambina nata da una mamma che durante la gravidanza ha un eccesso di produzione di testosterone può avere una sorta di ambiguità sessuale, con un clitoride così grande da essere confuso con un piccolo pene. A quel punto è molto importante l’analisi del patrimonio genetico per chiarire, a fronte di una ambiguità morfologica, cosa eventualmente fare per correggere. Nei casi di questo tipo talvolta è sufficiente la nascita per riportare la situazione alla normalità. Allo stesso modo può succedere che se una donna gravida ha, per vari motivi, un alto 16 tasso estro-progestinico, questo possa causare in un figlio maschio una sorta di femminilizzazione morfologica, creando una ambiguità. Esistono poi dei quadri di vero e proprio ermafroditismo, ma molto rari, anche se è vero che la quantità di ormoni maschili e femminili che involontariamente ingeriamo a causa del modo in cui vengono nutriti gli animali (tipicamente i bovini) stanno alterando anche il nostro microclima ormonale ed endocrinologico e potremmo dire anche sessuale - identitario. Qualcuno si sta domandando se certe diffuse infertilità o ipofertilità maschili non siano in realtà legate anche ad un elevato tasso di estrogeni assunti involontariamente. Al di là di questo direi che sono molto più incisivi, rispetto alla nostra identità, gli aspetti culturali, cioè la pervasività di ciò a cui siamo costantemente sottoposti attraverso televisione, film, giornali, ecc. Dopo l’uscita del manifesto della regione Toscana da lei citato (neonato che porta al polso un braccialetto con la scritta “homosexual”, scritta di propaganda “l’orientamento sessuale non è una scelta”) per la prima volta si sono viste divergenze all’interno dell’ambiente omosessualista. Può commentare questo fatto? Cos’è che ha fatto litigare i movimenti GBLT? Mentre prima si diceva: “Si nasce gay, si nasce lesbica, si nasce transessuale: questi sono i generi, e nessuno può farci niente”, tutta la teoria queer afferma che uno può essere ciò che vuole, prescindendo da. Invito a leggere il testo di Roberto Marchesini “Come scegliersi l’orientamento sessuale o vivere felici”: è ironico ma realistico. Ma allora, si sceglie o non si sceglie? E si può scegliere contro ciò che ci precede oggettivamente? Con quale grado di felicità o infelicità? Per tutta un’epoca hanno cercato di far passare l’idea che l’omosessualità fosse genetica. Oggi sappiamo che l’identità omosessuale non è biologicamente determinata e la queer theory dice che ognuno può scegliere di essere ciò che vuole essere. Paragonare l’omosessualità alla pedofilia è gravemente sbagliato, perché la pedofilia è riconosciuta come una patologia e come tale va condannata, studiata, guarita. Inoltre casi di pedofilia si trovano anche in atti eterosessuali. Nel 1990 l’organizzazione mondiale della sanità ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali e la definisce una variante naturale del comportamento umano. Il presidente M J ARITAI N circolo culturale degli psicologi italiani afferma che non si possono fare terapie riparative dell’orientamento sessuale. Cosa ne pensa? Non ho fatto l’associazione pedofilia - omosessualità. Ho detto che la normalizzazione della pedofilia è stata proposta dall’omosessualismo. Lei asserisce che esiste una devianza pedofila, ma le faccio notare che anche l’omosessualità prima era definita una devianza, e il fatto che l’abbiano depatologizzata deve far riflettere. Oggi si afferma che il sesso non esiste, che è una sovrastruttura ideologica da combattere, laddove invece l’identità maschile e femminile sono qualcosa di reale, oggettivo. L’orientamento sessuale è una cosa che non c’entra assolutamente con l’identità sessuale della persona: è plastico, variabile, soggetto a influenze culturali. Come lo possiamo definire? Su quale parametro scientifico? Ci sono orientamenti che fino al 2003 erano catalogati come perversioni e oggi ritenuti normali. Avere un orientamento verso gli animali è un orientamento di tipo sessuale? Chi definisce che l’orientamento zoofilo è perverso? In base a quale criterio? Io non ritengo che l’omosessualità sia una variante naturale, non perché sono antiscientifica, ma perché dall’omosessualità, che le piaccia o no, chi vuole può uscire. L’unico punto oggettivabile e fermo è l’identità sessuata, maschile e femminile, laddove abbiamo cromosomi, gonadi, un corpo, un cervello organizzati in maniera diversa nell’uomo e nella donna. Il presidente degli ordini degli psicologi ha presentato una denuncia sostenendo che non si può fare teoria riparativa, ma solo affermativa. Nel manuale dei disturbi mentali si dice che il persistente disagio rispetto al proprio orientamento richiede un aiuto da parte del terapeuta. Non si precisa quale tipo di aiuto, quindi è del tutto lesivo della deontologia professionale che qualcuno si permetta di ammettere la terapia affermativa e negare quella riparativa. Questa non significa che viene esercitata una sorta di riparazione sulla persona da parte del medico, ma che la persona esercita su sé stessa un tentativo di riparare la sua identità ferita, da cui è separato. Spontaneamente riparativa è la pulsione che inconsciamente la persona omosessuale cerca di operare su sé stesso cercando le persone dello stesso sesso, perché evidentemente cerca ciò che non è, quell’identità che non ha sviluppato. Ma se io sono un uomo e mi rivolgo ad un altro uomo significa che sono ferito. L’aspetto sessuale è assolutamente secondario rispetto al danno dell’identità. Chi segue una terapia riparativa, checché ne dicano quelli che non vogliono sentirne parlare, non è per niente scontento o depresso, ma generalmente ha una sorta di ripresa dell’autostima ed impara ad avere relazioni non erotiche con le persone del suo stesso sesso, maturando un senso identitario di appartenenza che gli impedisce di essere attratto da quelle. Vorrei aggiungere qualcosa a proposito della pedofilia: la normalizzazione della pedofilia viene da voci che non sono quelle degli eterosessuali, ma da esponenti della cultura omosessuale. E’ verissimo che esistono tanti abusi sessuali perpetrati da parte di eterosessuali (che in realtà sono poi pedofili), ma rimane il fatto che, per esempio, l’efebofobia (rapporti sessuali con i ragazzini che hanno 12-14 anni) risulta essere una forma di variante specifica dell’omosessualità, riconosciuta e normalizzata nei paesi in cui vi è stata la protezione legislativa del cosiddetto diritto di orientamento. Parlando di pedofilia, a volte, ci si rifà alla tradizione greca, ma si dimentica che la società greca presupponeva una stratificazione in classi con una sorta di dominanza di una classe sull’altra. Avveniva per esempio nella relazione con la donna, che era addirittura considerata priva di anima, o in una relazione omosessuale dominante di forte maschilismo, che perdurava però solo fino a quando il ragazzino non diventava maschio adulto. Non confondiamo i piani della questione e non disconosciamo la storia. Possiamo ritenere che tutte le teorie avvallate dall’ONU e da altre agenzie internazionali siano funzionali contro il cristianesimo e volte ad ottenere una riduzione ed un controllo delle nascite? Un’altra delle teorie che si saldano con questo ambiente è che siamo in troppi e che l’orientare la popolazione verso forme di identità sessuata non feconda sarebbe un ottimo meccanismo di controllo delle nascite, insieme al controllo contraccettivo, abortivo e quant’altro. Come educatori ci troviamo di fronte ad un problema grave. Con tutte le deformazioni che ci martellano alla fine non riusciamo più a gustare la bellezza, la straordinarietà non solo della comunicazione e della creazione tra uomo e donna, ma della possibilità di dare la vita. Uomo e donna sono chiamati alla relazione nella diversità. E’ possibile che qualcuno possa non vedere questa bellezza a causa di una ferita. La ricchezza dell’antropologia cristiana sta nell’accogliere l’incarnazione oggettiva, reale. Gesù è nato in un 17 corpo femminile e ha vissuto in una famiglia in cui era presente anche un padre. Obiettivo Chaire ha proprio questo intento: non la stigmatizzazione ma l’accoglienza della persona, ponendo all’evidenza di tutti la consapevolezza che tutti abbiamo delle ferite. L’eterosessuale in quanto tale non è esente da ferite nella sua identità sessuata, tant’è che non esiste nessuna coppia perfetta. Io non sono “contro” ma sono “per” l’annuncio di qualcosa che sia reale: annuncio ciò che vedo, quindi uomini e donne, non eterosessuali, omosessuali, transessuali. O meglio, vedo i transessuali come persone gravemente ferite nella loro identità, sento il loro grido di dolore, vedo le loro lacrime, l’asservimento per cui sono prevalentemente degli schiavi sessuali, sono feriti gravi lasciati a sé stessi e sottoposti alla schiavizzazione da parte di altri che li utilizzano per la loro ferita. Molto spesso a cercare i transessuali di strada sono maschi eterosessuali, magari anche padri di famiglia: è una triste realtà. Questo ingenera una grande confusione, ma non possiamo fare una lotta contro. Mi piace invece pensare al recupero dell’identità sessuata come dono di Dio, maschio e femmina, creati a Sua immagine, chiamati alla relazione, per il recupero di una dimensione stupenda, altissima, grandissima che è quella della collaborazione tra uomo e donna, in un disegno per cui conoscendosi sempre meglio, io cresco nella mia femminilità e nella libertà, lui cresce nella sua mascolinità in una relazione stabile, fedele e, se Dio ce lo concede, feconda. Ho letto sulla rivista Cronache e Opinioni, del C.I.F., un’affermazione che le chiederei di commentare: ”le donne si trovano ancora in condizione di svantaggio, possono rientrare in categorie considerate minoritarie, in un gruppo cioè differente dalla norma e diventano oggetto di violazione di diritti, di limitazioni delle loro opportunità, non valorizzazione delle loro professionalità.” Può portare alcuni esempi di discriminazione di genere diretta o indiretta? Contrariamente a quello che si può pensare di genio femminile si è parlato tantissimo in ambito cattolico. Giovanni Paolo II è stato uno dei papi che più ha voluto enfatizzare in termini estremamente positivi questa differenza, intesa proprio come valorizzazione della diversità che non è disuguaglianza. Faccio alcuni esempi concreti: quando si 18 dice nella lettura della Genesi, lui era Adamo ed era puntuto, lei era Eva ed era perforata, in questa definizione puntuto - perforata (che hanno la stessa radice) sta il significato che entrambi erano di pari dignità, ma diversi, e ognuno riconosceva la propria identità proprio nel riconoscersi diverso da. Essere perforato non è essere bucato, ma indica la capacità di recepire, accogliere, nutrire, far crescere dentro di sé, ed è una caratteristica del femminile. Puntuto non necessariamente significa aggressione, spada, ma vuole dire potenzialità di potere penetrare la realtà “buttandosi fuori”. Questo presuppone che nell’incontro fra le due realtà diverse ci sia una possibile fecondità, la trasmissione della vita. Giovanni Paolo II ha sottolineato come la corporeità, l’essere psicologico e l’essere spirituale dell’uomo e della donna non sono accidentali o ininfluenti. La persona è sessuata e non può prescindere da questo per entrare in relazione con l’altro. Spesso si parla di discriminazione in base solo a delle percentuali numeriche, il che è una fesseria. In un’ottica di lotta e di parità si vuol riportare tutto al 50%. Pensate alla cura di un bambino: è importante che il padre collabori ma sappiamo che nel primo biennio è meglio che sia la madre a prendersene prevalentemente cura, e che c’è un momento invece in cui è fondamentale la figura del padre. Che poi esistano delle vere discriminazioni rispetto al genere è un dato di realtà: basti pensare che nei paesi islamici per potere accusare un uomo di una violenza ci debbano essere due donne, mentre per accusare una donna basta un uomo. Dov’è la pari dignità, l’uguaglianza dal punto di vista legislativo? In Cina c’è stata un’ecatombe di aborti selettivi, basati sul sesso, perché si ritiene che la bambina, in quanto tale, non sia paragonabile all’uomo in termini di valore. Possiamo trattare altri argomenti, ad esempio rispetto ai soldi: la donna a parità di mansione guadagna mediamente meno dell’uomo. Si tende poi a “monetizzare” il valore di una persona. Quello che una donna a casa può fare nel rendere possibile la vita lavorativa all’uomo fuori, la vita studentesca dei figli, ecc., è di incommensurabile valore, ma non è monetizzabile. Nell’immaginario collettivo si tende invece ad esercitare una sorta di lavaggio del cervello, per cui se la donna non lavora fuori casa non ha valore; anche questa è una discriminazione. M J ARITAI N circolo culturale