maritain 2004 - Circolo Maritain

Transcript

maritain 2004 - Circolo Maritain
Maschi o femmine?
La guerra del "genere"
Chiara Atzori
medico infettivologo,
collaboratrice di Obiettivo Chaire (www.obiettivo-chaire.it)
sabato 12 aprile 2008
San Martino in Rio, salone parrocchiale
Quando parliamo di identità sessuale intendiamo sesso maschile, sesso femminile. Oggi
questo concetto basilare è stato stravolto da una
ideologia che nega l’esistenza di una oggettiva
identità sessuale, considerata il risultato di sovrastrutture culturali e sociali. Si profila una sessualità
ambigua, variegata, poco definibile, legata alle
preferenze soggettive. Questo è un po’ il nucleo del
discorso sul gender, nuova parola inglese che vuol
dire tutto e niente. E’ curioso che abbiano scelto un
termine che evoca qualcosa, ma non lo definisce.
In tutto questo c’è però una chiarezza di fondo: la
famiglia è considerata una sovrastruttura sociale
da abbattere. Se tutto è soggettivabile, quello che
conta è il progetto che ognuno ha su di sé e si
chiede allo Stato di avallare, con leggi opportune,
le decisioni dei singoli. L’identità sessuale non è
qualcosa che suppone anche l’identità biologica,
ma può prescindere da essa, sganciandosi dalla
realtà per concepire una sessualità basata sul
desiderio.
Gruppi di sostegno e radici culturali
A sostenere questa ideologia ci sono delle
lobbies, c’è un gruppo, con provenienze diverse,
in cui ognuno ha portato le proprie istanze, fino a
coagularsi in una ideologia strutturata. Quali sono
queste lobbies? Sicuramente quella femminista,
quella dell’omosessualismo (intesa non come
insieme di persone con orientamento omosessuale, ma persone che avendo un orientamento
omosessuale ne hanno fatto una bandiera, una
identità a livello socio - politico) e il materialismo,
inteso in senso stretto, letterale.
Quali sono le radici culturali di questa ideologia? Sono tantissime. Ne prendiamo in esame
alcune che hanno inciso a livello culturale in maniera indelebile.
L’eredità Kinsey
Kinsey era un entomologo che, avendo
per sua stessa ammissione problemi relazionali
abbastanza importanti, propose alla fondazione
Rockfeller uno studio che pretendeva di descrivere
in maniera scientifica qual era la norma del comportamento sessuale degli americani. Somministrò
un questionario, con domande arbitrariamente
decise da lui e dalla sua équipe, a una serie di
persone che non erano però rappresentative
della popolazione, ma selezionate negli ospedali
psichiatrici, nei luoghi di ritrovo del cosiddetto
divertimento della trasgressione sessuale, ecc.:
ne venne fuori il famoso rapporto Kinsey, che in
estrema sintesi affermava che le sessualità sono
identificabili in cinque generi. Di questi la media
sarebbe rappresentata dalla bisessualità, gli
estremi da omosessualità e eterosessualità, a cui
si aggiungerebbero transessualismo (caratteristica
per cui una persona nata femmina sente di essere
un uomo intrappolato nel corpo di una femmina,
e viceversa) e trasgenderismo, (la persona non si
sente qualcos’altro, ma ritiene di potersi autocollocare a piacimento in un genere o nell’altro, da
cui trans-gender).
Marxismo e lotta di classe
Una seconda matrice importante è la trasposizione al genere sessuale del concetto marxista
di lotta di classe come motore della storia. Al di là
di qualsiasi considerazione che non vuole essere
politica, ma di concetto, è chiaro che una visione
che ritiene la diversità come necessariamente
9
conflittuale, crea una problematica di fondo. In
un’ottica più realistica la diversità è chiamata
alla relazione, alla relazione amorosa, alla vita di
coppia, alla fecondità, alla famiglia. Il concetto di
diversità come differenza da combattere è sganciato dall’esperienza reale delle persone.
Il pansessualismo
Altra fonte è una estremizzazione della
psicanalisi, in particolare mi riferisco alle teorie
di William Reich, morto suicida in un ospedale
psichiatrico e autore di libri davvero inquietanti. Il
discorso di fondo è che l’uomo sicuramente ha un
inconscio nel quale esiste una libido, una specie
di pulsione, che non è primariamente la pulsione
sessuale, ma il desiderio che muoverebbe la
persona, un motore interno di cui non c’è piena
consapevolezza. Reich teorizzava la necessità di
liberare da ogni tipo di sovrastruttura culturale questa libido, lasciandola libera di esprimersi in tutti i
modi, per raggiungere la felicità. Questa specie di
espressione libera, che lui chiamava pansessualismo orgasmico, divenne un caposaldo per tutta
una sorta di scuola di sessuologia e di psicanalisi
estremizzata ed è ancora oggi insegnata.
Decostruzionismo e antistrutturalismo
Altre radici sono decostruzionismo e antistrutturalismo, che vuol dire negare che ci sia
una realtà oggettiva fuori da noi che il linguaggio
tenta di descrivere, per cui ad una certa parola
corrisponde un contenuto oggettivabile. La soggettività sarebbe l’unico modo di approcciarsi al
reale. Anche il concetto di natura come qualcosa
da ignorare o relativizzare, ha una pretesa di autodefinizione irrealistica. Uno può mettersi gli occhiali
verdi o rossi e vedere la realtà deformata, ma la
realtà ha un suo colore oggettivo. Negare questo è
aprire le porte verso una totale incomunicabilità.
Judith Butler, autrice tradotta in tutto il mondo, ha pubblicato "The gender trouble", testo basilare per la storia del gender, che sostanzialmente
teorizza la decostruzione totale, il prescindere dal
dato oggettivo, come se le parole potessero avere
un qualche significato al di là del legame con la
realtà. Sulla stessa linea il testo divulgativo di Tina
Chanter, "Gender: key concept in philosophy",
considerato nelle università americane come un
sapere imprescindibile.
Il femminismo
Delle radici che abbiamo citato quella che
10
forse ha inciso e sta incidendo maggiormente
è il femminismo radicale. Facciamo una piccola
cronistoria. L’idea di femminismo non nasce con le
suffragette di inizio ‘900, come spesso si ritiene, ma
con la rivoluzione francese e l’illuminismo. La prima
ondata di femminismo, con Elizabeth Stenton, non
si contrapponeva al maschile, ma rivendicava
per le donne dei diritti sociali o civili allora negati.
Successivamente questa idea si è saldata con il
pensiero marxista e sono andate a convergere
un’idea materialista dell’uomo con l’idea di lotta tra
generi, intesa come disuguaglianza da abbattere.
L’antropologa Margaret Mead pubblicò "Sesso e
temperamento" basato sullo studio di tre società
primitive, testo considerato un caposaldo per le
femministe, in cui dimostrava che le nostre sono
sovrastrutture culturali e che dovremmo ispirarci al
“buon selvaggio” per tornare alla felicità primordiale perduta.
Poi il ‘68, su cui non mi dilungo, quindi
le svolte importanti dal punto di vista tecnico e
tecnologico, la possibilità di operare il controllo
sul proprio corpo, in particolare su quello che
veniva chiamato “il potere riproduttivo”, la pillola
contraccettiva, il diritto di accedere all’aborto, ecc.
M
J
ARITAI N
circolo culturale
Tutto questo per il movimento femminista ha radicalmente modificato i rapporti fra uomo e donna,
in un’ottica che non parte dalla relazione, ma dal
soggetto che, nella sua singola identità, gestisce
un potere.
Si arriva infine al femminismo radicale,
quando Shulamith Firestone nel 1970 pubblica
"La dialettica dei sessi", nel quale afferma che le
classi sessuali derivano dalla biologia, ma essendo queste funzionali al mantenimento della
discriminazione, vanno abbattute per liberare il
pansessualismo ugualitario che renderà tutti felici.
Il dato oggettivo è che siamo diversi, ma Firestone
teorizza a prescindere dalla realtà.
In seguito in questo tipo di femminismo
avviene una ulteriore “liberazione”: ci si vuole sganciare dal concetto marxista, anch’esso inteso come
una forma di subordinazione e di potere, ed essere
“femmine come si vuole”, per arrivare all’odierno
femminismo di genere, che in realtà rappresenta
una galassia con tantissime differenze e correnti.
Il femminismo radicale di genere è anche
fortemente legato al concetto di lesbismo. Va precisato che parlare di lesbismo è estremamente
complesso per la presenza di tantissime componenti: timore della mascolinità, esiti dolorosi di
abusi subiti, mancata identificazione con la madre, aspetti di rifiuto della femminilità asfissiante
o perdente… Non possiamo quindi affermare
“femminismo radicale uguale lesbismo”, ma rimane il fatto che la maggior parte delle autrici di
femminismo radicale sono lesbiche militanti, per
cui è lecito farsi qualche domanda sulla genesi di
questo orientamento sessuale.
Riassumo i dati salienti:
1) fine ultimo non è l’eliminazione dei privilegi
maschili, ma la cancellazione della distinzione
tra i sessi;
2) negazione della natura che intralcia il libero
pensiero;
3) pansessualismo senza ostacoli.
Partendo dal fatto che esistono, ad esempio, sterilità ed ermafroditismo si afferma che non
esiste una naturalità, ma che questa è solo una
sovrastruttura culturale. Si nega all’essere maschio
- femmina la progettualità nella trasmissione della
vita, con una grossa confusione tra fisiologia e
patologia. Ci troviamo di fronte ad un enorme cortocircuito. Si nega la possibilità di riconoscere una
realtà, di poterla indicare con dei termini oggettivi,
di riconoscerne funzione e significato. Su questa
base dovremmo smettere di definire la patologia,
di curare, di metterci in relazione verbale. Le realtà
sono molto variegate, ma noi, come esseri raziona-
li, abbiamo la possibilità di leggere un’oggettività
che ci precede, di riflettere su forma e funzione,
significato e scopo, tensione verso qualcosa che è
significativo? Qualsiasi cosa esista nella sua forma
è di per sé una realtà non da discutere, ma da
riconoscere, se non vogliamo cadere in una totale
impossibilità di comunicazione.
Sessismo
C’è un altro concetto che sta passando: il
sesso inteso come razza. Riconoscere una razza
vuol dire prendere atto della diversità, non essere
razzisti. C’è una forzatura da parte del gender che,
intendendo la parola sesso come radice del sessismo, pretende di abolire la distinzione tra sessi
e lotta (come per il razzismo) contro il presunto
pregiudizio eterosessista.
Queer theory
Qual è il nuovo modello proposto? Il queer.
La parola queer in inglese ha un significato ambiguo e indica colui che è strano, svitato, che non si
adegua, che si libera opponendosi con una scelta
volontaria e del tutto cerebrale al cosiddetto stright.
Stright è quello che va diritto, l’eterosessuale tutto
pieno di categorie mentali.
La galassia della gender theory è composta
da tantissimi filoni che spesso non dialogano tra
di loro. Simone de Beauvoir, ad esempio, aveva
pubblicato "Il secondo sesso", testo femminista
in cui sostanzialmente si teorizzava, anche attraverso una lettura distorta e stravolta del racconto
della Genesi, che le donne erano delle poverette,
perché in realtà non esistevano in se stesse, ma
solo come definite da un principio primo che era
quello maschile.
L’ambiente in cui viviamo è pregno del
pansessualismo orgasmico di cui parlava William
Reich e esistono “studiosi” che prevedono che entro il 2050 saremo tutti bisessuali. Nel 2003 nella
American Psychiatric Association (ente americano
che codifica le patologie psichiatriche), qualcuno
ha proposto di depatologizzare le perversioni, il
che significherebbe che, negando una qualsivoglia
normalità, queste diventerebbero legittime scelte
personali. Questa proposta, delirante, è stata frenata, ma il dibattito è ancora aperto.
Mascolinizzazione e femminilizzazione
Oggi siamo consapevoli del fatto che il grado di femminilizzazione o di mascolinizzazione
11
a livello cerebrale è assolutamente variabile in
ciascuno. Esistono argomenti mascolini o femminili
nella persona normalmente dotata di una sana
identità sessuale. L’identità sessuale è mutuata,
innanzitutto, dalla relazione con le figure genitoriali maschili e femminili, e quindi è logicissimo
che esistano fattori psicologici identificabili come
femminili e maschili. Questo sì è un aspetto culturale, perché ciò che è maschile e femminile,
inteso come classificazione, evolve con il tempo
e nei modi propri di ogni popolazione. Rimane
però sempre il principio divisorio iniziale. A livello
ontologico esiste la separazione di base maschile
- femminile che tutti possiamo riconoscere sempre
e ovunque. Dire che coesistono nella persona con
identità salda di tipo maschile dei tratti psicologici
o comportamentali di tipo femminile, o viceversa,
non è niente di sconvolgente e non ha niente a che
fare con la demolizione del concetto di sesso, ma
al contrario lo rafforza.
Le ferite dell’identità e le devianze
La persona è un’identità sessuata e ogni
frattura, sia essa biologica (patologie genetiche,
endocrinologiche, della morfologia del corpo…),
psichica (traumi) o culturale (le influenze ricevute)
è una ferita per l’identità. Oggi è forte un attivismo
che invece di riconoscere le ferite promuove la
normalizzazione dell’essere gay, dell’essere bisessuali, dell’essere lesbiche, dell’essere trans.
Anche il maschilismo come pretesa superiorità dell’uomo sulla donna, così come il femminismo, sono ferite dell’identità ed entrambe
non vedono nella diversità uomo - donna una
ricchezza.
Un’altra ferita è la dipendenza relazionale:
l’altro non è il dono che io ricevo col quale mettermi
in relazione, ma è funzionale al mio benessere. Nasce da qui il mito della cosiddetta “coppia perfetta”
e, proprio perché questa è inesistente, le coppie
reali diventano estremamente fluide, si sciolgono
continuamente. Esistono invece uomini e donne
che, essendo entità biologiche inestricabilmente
innestate da componenti relazionali che portano
ferite, non saranno mai la coppia perfetta, ma
persone reali che possono crescere valorizzando
la diversità.
Anche pensare che liberalizzare la pornografia e la prostituzione sia una sorta di liberazione
che ci renderà tutti felici è un’estremizzazione su cui
bisognerebbe riflettere: dove ci si è mossi in questa
direzione il risultato non è l’anelata felicità.
Ricordo altri orientamenti sessuali devianti:
12
il voyeurismo, la pedofilia, la zoofilia, ecc.
Tutti questi vengono definiti nei manuali
come disturbi mentali, perversioni, non in senso
moralistico, ma come qualcosa che altera il verso
naturale per il quale un uomo e una donna sono
naturalmente attratti uno verso l’altro e presuppongono un rapporto di relazione in cui uno non
è subordinato all’altro. Il corpo stesso a livello
genitale corrisponde a questa relazione e ha un
significato.
Omosessualità e pedofilia
Un altro aspetto, che crea sempre reazioni
forti, è il rapporto tra omosessualità e pedofilia.
Mario Mieli, cui è intitolato un circolo culturale omosessualista di Roma, saldandosi perfettamente
con i discorsi fatti su pansessualismo e marxismo,
scrive (Elementi di critica omosessuale - Feltrinelli)
che la pedofilia non è patologica e che il divieto di
avere rapporti con i bambini è una sovrastruttura
borghese. Su questa specifica tematica ci piacerebbe sentire qualche elemento di autocritica da
parte delle persone omosessuali. In Olanda è
stata inoltrata la richiesta per la normalizzazione
del partito pedofilo, in nome del diritto di tutti a
partecipare alla vita politica.
Esistono già da tempo delle associazioni
pro pedofilia. La più famosa è la Nambla (National
association man boy lovers, associazione degli
uomini che amano i bambini). Nambla è stato un
membro della International Lesbian and Gay Association fino al 1993, quando qualcuno ha pensato
di estrometterla per questioni di immagine. Questa
storia procede comunque come un fiume carsico
e oggi si continua a chiedere l’abbassamento
dell’età del consenso per avere rapporti sessuali.
Ma a 12 anni i bambini sono veramente in grado
di dare un significato e un libero consenso alle
relazioni sessuali?
Incongruenze tra gruppi
E’ curioso come nella galassia del genere
si siano coagulate le radici di omosessualismo,
femminismo, marxismo, eccetera. In realtà si tirano un po’ la giacchetta tra loro e emergono delle
incongruenze.
In Toscana, poco tempo fa, è stata pubblicata l’immagine di un neonato che nel braccialetto
portava la scritta “homosexual”. Cosa vuol dire?
Ti mostro l’immagine accattivante di un bambino
che anziché riportare il numero di identificazione
con la mamma, si dichiara omosessuale. Veniamo
M
J
ARITAI N
circolo culturale
invitati emotivamente a vedere questo bambino in
maniera positiva e leggiamo che non è né maschio
né femmina, ma omosessuale. Ecco che passa il
concetto che l’orientamento sessuale non è una
scelta, ma un dato di fatto da accettare. Siamo
di fronte a un clamoroso cortocircuito, a delle
incongruenze basilari: è o non è una scelta? C’è
qualcosa che ci precede, o no?
I nemici dell’ideologia di genere
Quali sono i nemici dell’ideologia di genere?
Uno è sicuramente il cristianesimo, in particolare il cattolicesimo, che viene codificato come
patriarcale, androcentrico, affetto da paradigma
eterocentrico, sessista e sessuofobico. Invito tutti
a leggere le catechesi che Giovanni Paolo II ha
dedicato per anni alla corporeità: ha detto cose
straordinarie sulla coppia, chiamata all’amore ad
immagine della Trinità.
Purtroppo oggi dobbiamo segnalare che
anche all’interno della Chiesa c’è chi segue la
queer theory. Nell’ultimo numero della rivista
“Concilium”, diffusa nei seminari, si delira su questi argomenti. Ci si chiede ad esempio se non sia
possibile parlare di Dio come di un omosessuale
e c’è la teorizzazione di una lettura lesbica della
Bibbia.
La psicanalisi classica
Altro nemico della queer theory è la psicanalisi classica, che, pur non sapendo niente di biologia, di DNA, endocrinologia
ecc., prevedeva che il concetto
di sessuazione fosse un processo “fasico” attraverso delle
tappe (fase orale, anale e fallica), e attribuiva importanza alla
parola che, attraverso l’analisi
che identifica nodi e ferite, ha
funzione terapeutica. Ma la
parola come prassi terapeutica
deve essere agganciata al reale, ed è quindi fumo negli occhi
per il pensiero strutturalista o
decostruzionista. Nella realtà il
vissuto di genere è sicuramente
variabile, plastico, ma non si
può prescindere dal dato strutturale, oggettivo, biologico, da
ciò che siamo; nessuno sceglie
di nascere maschio o femmina,
ma riceve l’essere maschio o
femmina e oggi il DNA ci permette di definire in
maniera inequivocabile il sesso di una persona. La
componente relazionale di costruzione dell’identità
si innesta in modo inestricabile nella componente
biologica, ma non può prescindere da essa.
Politica della sessualità
L’accusa di non scientificità alla psicanalisi e
la destrutturazione del linguaggio vengono usati
anche in altri ambiti, legati, per esempio, alle cosiddette tematiche dei diritti riproduttivi. Cosa sono?
La parola è un contenitore neutro che raccoglie il
concetto di contraccezione, aborto, diritto per lo
Stato di sterilizzare anche contro la volontà del
singolo o di decidere quanti figli possa avere, e
così via…
Da una sessualità politica (movimento di
liberazione sessuale), si passa ad una più pericolosa e subdola politica della sessualità: lo Stato
sancisce cosa sia politically correct, cosa si può
dire o non dire su questo argomento, il che è la
negazione totale di quella presunta libertà individuale che si cercava.
Dissentire dal fatto che la omosessualità
sia classificata come una variante normale, ad
esempio, è considerato omofobia, intesa come
razzismo e odio per la persona omosessuale.
Ma non si può pensare che lo Stato impedisca di
pensare che la normalizzazione della omosessualità non è giusta. Sulla base di quale concetto
si stabilisce che una parte ha ragione e l’altra non
può esprimere dissenso?
Vincent Van Gogh: Primi passi (1889)
13
La progressiva invasione da parte dello
Stato nella scelte di vita dell’individuo, basata sul
presunto politically correct, è la promozione di una
falsa etica neutra, che è in realtà una vera e propria
dittatura del relativismo.
Prima non si poteva quasi parlare di sessualità. Adesso siamo esposti a una valanga di
immagini, tematiche, fiction, film, musiche, che ci
inculcano la normalizzazione di tutta una serie di
cose che normali non sono. Alla fine si penserà
che tutto sia normale.
Introdurre un diritto alla scelta del genere
(inesistente), là dove il genere, l’orientamento
sono estremamente variabili, diventa veramente
ingestibile. Come potremo gestire ad esempio la
fluttuazione da una parte all’altra o gli orientamenti
estremi?
Agenzie sopranazionali e antilingua
Un’altra tecnica, già in atto, è quella di
acquisire posizioni chiave in agenzie sovranazionali, mass-media, ONU, sedi politiche, ecc. Nei
documenti e nelle leggi viene introdotta una terminologia atta a far passare l’idea della scelta del
genere. Vi invito a leggere il bellissimo testo di Dale
O’Leary che descrive, documenti alla mano, quello
che sta succedendo. Nelle conferenze dell’ONU
le lobbies femministe, omosessualiste, marxiste,
anticristiane, la fanno da padrone e quando si
tratta di firmare i documenti e qualcuno si oppone,
rischia di vedersi negare gli aiuti dell’ONU stessa.
Le lobbies hanno lavorato potentemente dall’inizio, nel silenzio e nell’ignoranza generale, per cui
siamo già in una situazione in cui la Francia è stata
sanzionata per non aver permesso l’adozione a
delle lesbiche, la Polonia per non aver permesso
il diritto all’aborto, e così via.
Le “paroline magiche” (diritti riproduttivi, diritto alla scelta del genere, diritto a veder rispettato il
proprio orientamento sessuale rispetto alla legge)
sono subdole. Se ad esempio diventa vincolante il
concetto che i generi sono cinque, verrà insegnato
ai bambini a scuola che questi sono tutti equivalenti e normali. A quel punto diventa impossibile,
perché turbativa, parlare di famiglia intesa come
padre, madre, bambino. In Spagna e Inghilterra
si parla di “genitore A” e “genitore B” non potendo
più dire padre e madre, in quanto discriminerebbe
le coppie lui-lui o lei-lei.
In questa dinamica di lotta i rappresentanti
sgraditi vengono epurati. Chi è identificato come
nemico viene attaccato personalmente. Buttiglione
alla CEE è stato epurato (e questo è storia), attraverso un dossier preparato dalla ILGA, la stessa
associazione di cui accennavo prima.
In Italia recentemente Cantelmi, psichiatra
che accoglie le richieste di aiuto di persone che
vivono con disagio l’orientamento omosessuale,
è stato attaccato in maniera violentissima. Si cerca
di screditare la persona a livello pubblico, così che
non possa più lavorare.
I pericoli dell’antilingua sono evidenti: nel
diritto alla salute è compresa l’eutanasia; nel
contenitore diritto riproduttivo sono compresi aborto, contraccezione, fecondazione in vitro; diritto
all’orientamento presuppone equiparazione di
gender a sesso.
Quali sono in particolare le parole cui prestare attenzione? Differenza sessuale diventa
orientamento sessuale, gender - sesso, madre
biologica - madre sociale.
Per l’ideologia gender è normale una donna che si sentiva un uomo, si è fatta asportare le
mammelle e bombare di ormoni finché ha
avuto barba e baffi, si è fatta cambiare il
sesso a livello anagrafico, però è rimasta
con ovaie, utero e vagina. Ha trovato una
compagna, è andata a farsi inseminare,
poi si è fatta fotografare come “l’uomo col
pancione”. Ce l’hanno presentata come
un miracolo. In realtà era una donna che,
travestita da uomo, ha riconfermato come
sia proprio delle donne il poter portare in
grembo una vita.
Caratteristiche dell’identità sessuale
L’identità sessuale è l’integrazione
dei fattori biologici, psichici, culturali e spirituali, qualcosa che nasce da un fattore
14
M
J
ARITAI N
circolo culturale
cromosomico, ma che ha caratteristiche a livello
cerebrale e non solo genitale. Riguarda tutta la
persona. “Sesso” ha un’etimologia molto interessante: viene dal latino secare ed indica quello che è
separato, distinto, differenziato. Questa distinzione
rende diverse e complementari due parti di un’unica realtà che è la persona umana. E’ quella parola
che ci permette di descrivere una caratteristica del
reale, che è il dimorfismo sessuale: non esistono le
persone umane, esistono gli uomini e le donne.
Identità sessuale e identità di genere non
sono identiche. L’identità sessuale è qualcosa
che potremmo definire dell’hardware, che deriva
innanzitutto dai cromosomi, è caratterizzato dalla
genetica e si esprime da una differenza a livello
di gonadi (testicoli e ovaie) e a livello di morfologia
genitale. Il corpo ha una sua forma riconoscibile.
Anche i cervelli maschile e femminile sono diversi
come strutturazione. Poi naturalmente nella identificazione di genere gioca moltissimo l’aspetto
culturale o di ruolo, ma senza poter prescindere
da genetica, biologia, morfologia.
La sessualità è una componente costitutiva
della persona umana ed è una capacità di entrare
in relazione profonda con un tu particolare, sia
esso umano o divino. Anche il modo di cogliere il
soprannaturale è diverso tra uomo e donna.
Questa diversità va assolutamente comunicata alla nuove generazioni, perché nell’unisex in
cui siamo immersi questo dato basilare si è perso,
per cui c’è difficoltà estrema ad entrare in relazione
tra sessi. Invece accogliere la diversità come dato
di fatto aiuta a costruire relazioni feconde.
L’identità, poi, è sessuata, ma non è mai
compiuta, per nessuno; è un work in progress. Il
mio modo di essere Chiara, di essere femmina,
moglie e madre, si arricchisce di giorno in giorno
e cresce attraverso le relazioni.
Se si prescinde dal dono ricevuto,
da un progetto che ci precede, ciò non
può essere indolore. Siamo sicuri che
mamma-mamma, papà-papà, siano
la stessa cosa per la formazione dell’identità rispetto a papà-mamma? Il
padre e la madre sono elementi fondanti
non solo nella parte biologica, ma nella
parte psichica e culturale. Decidere di
annullare questa impronta è una grossa
responsabilità.
No quindi a un determinismo biologico, no a un determinismo psichico,
no a un determinismo socioculturale.
Questi tre elementi insieme concorrono
in maniera inestricabile e non divisibile
alla formazione della identità. Laddove si pretende
di indirizzare prescindendo da ciò che è la natura,
esclusivamente in maniera psichica, si fa una vera
e propria violenza. No al determinismo biologico:
non siamo animali, siamo persone pulsionali, non
istintuali. L’essere umano sente la pulsione, ma
può decidere cosa farne. Forse sarebbe ora di fare
un po’ di chiarezza fra quella che è la genitalità,
l’erotismo e la sessualità, cercando di distinguere
tra l’aspetto puramente fisico, quello psichico e
quello che è anche di tipo spirituale: l’etica non è
dell’animale, ma dell’essere umano.
E’ importante anche rendersi conto della inscindibile unione del concetto di difesa dell’identità
sessuata col concetto di difesa della vita, perché
uomo - donna - vita è una triade fondante, inscindibile. Laddove salta questo principio, allora tutto è
aperto, compresa la clonazione, la subordinazione
di un individuo all’altro, per cui l’altro può essere il
mio pezzo di ricambio, e così via.
Obiettivo Chaire
Per concludere, solo due parole su “Obiettivo Chaire”. Il nome deriva da “Chaire Maria”, il
saluto dell’angelo al momento dell’annunciazione,
proprio per rivalutare e sottolineare il concetto
dell’incarnazione. Il gruppo Chaire offre uno spazio di accoglienza e di incontro a persone che
riconoscono di avere ferite della propria identità
sessuale, che possono essere, oltre la pulsione
omosessuale, la dipendenza, anche per gli eterosessuali, dalla pornografia, dalla masturbazione,
dalla prostituzione;… forme variegate che indicano
una sorta di ferita, di immaturità di una persona
rispetto all’identità sessuata come un dono che
viene da Dio.
15
DOMANDE e INTERVENTI
Oltre a XX e XY ci sono altre varianti codificate?
L’ermafrodito, come è riconoscibile?
XY maschio e XX femmina, è la doppietta dei
cromosomi sessuali, che sono una delle 23 coppie
di cromosomi che costituiscono il patrimonio genetico presente in ognuno di noi. Nel momento molto
delicato della meiosi, che è la differenziazione di
cellule che a partire da 46 diventano di 23 cromosomi, progenitori del nuovo individuo, possono
avvenire degli errori. Quando gli errori interessano
la coppia di cromosomi sessuali ci può essere la
presenza di gameti portatori o di un difetto o di un
eccesso di cromosomi sessuali. In realtà esistono
molte varianti e l’errore non si colloca necessariamente nel momento della fusione dell’ovulo con
lo spermatozoo; si possono verificare anomalie in
alcune delle linee cellulari susseguite alla moltiplicazione che ha indotto l’embriogenesi.
Siamo in grado di definire ciò che è normale
e ciò che è patologico nei suoi effetti morfologici,
il che conferma che c’è in realtà un disegno, una
corrispondenza di qualcosa che non è normativo
perché lo abbiamo deciso noi, ma perché ha un
suo significato di armonioso riscontro di forma funzione. Questo nella totale accoglienza di quello
che possono essere le anomalie e senza nulla
togliere al valore della persona come tale.
Nel morbo di Down ad esempio, riconosciamo che c’è una trisomia della coppia 21. Nessuno si
sogna di negare che c’è stato un problema rispetto
ad una norma che non abbiamo deciso noi, ma
che è prevista dalla natura. E’ curioso come quelli
che da una parte propendono per una liberalizzazione del pansessualismo libertario sono gli stessi
che sostengono anche il diritto di aborto se il feto è
Down. Perché quello ha meno diritto di vivere?
L’ermafroditismo, le ambiguità sessuali,
possono essere il risultato di tante cose diverse. Ad
esempio, una bambina nata da una mamma che
durante la gravidanza ha un eccesso di produzione
di testosterone può avere una sorta di ambiguità
sessuale, con un clitoride così grande da essere
confuso con un piccolo pene. A quel punto è molto
importante l’analisi del patrimonio genetico per
chiarire, a fronte di una ambiguità morfologica,
cosa eventualmente fare per correggere. Nei casi
di questo tipo talvolta è sufficiente la nascita per
riportare la situazione alla normalità.
Allo stesso modo può succedere che se
una donna gravida ha, per vari motivi, un alto
16
tasso estro-progestinico, questo possa causare in
un figlio maschio una sorta di femminilizzazione
morfologica, creando una ambiguità.
Esistono poi dei quadri di vero e proprio
ermafroditismo, ma molto rari, anche se è vero
che la quantità di ormoni maschili e femminili che
involontariamente ingeriamo a causa del modo in
cui vengono nutriti gli animali (tipicamente i bovini)
stanno alterando anche il nostro microclima ormonale ed endocrinologico e potremmo dire anche
sessuale - identitario. Qualcuno si sta domandando se certe diffuse infertilità o ipofertilità maschili
non siano in realtà legate anche ad un elevato
tasso di estrogeni assunti involontariamente.
Al di là di questo direi che sono molto più
incisivi, rispetto alla nostra identità, gli aspetti
culturali, cioè la pervasività di ciò a cui siamo
costantemente sottoposti attraverso televisione,
film, giornali, ecc.
Dopo l’uscita del manifesto della regione Toscana da lei citato (neonato che porta al polso un
braccialetto con la scritta “homosexual”, scritta di
propaganda “l’orientamento sessuale non è una
scelta”) per la prima volta si sono viste divergenze all’interno dell’ambiente omosessualista. Può
commentare questo fatto?
Cos’è che ha fatto litigare i movimenti GBLT?
Mentre prima si diceva: “Si nasce gay, si nasce
lesbica, si nasce transessuale: questi sono i generi, e nessuno può farci niente”, tutta la teoria
queer afferma che uno può essere ciò che vuole,
prescindendo da. Invito a leggere il testo di Roberto Marchesini “Come scegliersi l’orientamento
sessuale o vivere felici”: è ironico ma realistico. Ma
allora, si sceglie o non si sceglie? E si può scegliere
contro ciò che ci precede oggettivamente? Con
quale grado di felicità o infelicità?
Per tutta un’epoca hanno cercato di far
passare l’idea che l’omosessualità fosse genetica.
Oggi sappiamo che l’identità omosessuale non
è biologicamente determinata e la queer theory
dice che ognuno può scegliere di essere ciò che
vuole essere.
Paragonare l’omosessualità alla pedofilia
è gravemente sbagliato, perché la pedofilia è
riconosciuta come una patologia e come tale
va condannata, studiata, guarita. Inoltre casi di
pedofilia si trovano anche in atti eterosessuali.
Nel 1990 l’organizzazione mondiale della sanità
ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle
malattie mentali e la definisce una variante naturale del comportamento umano. Il presidente
M
J
ARITAI N
circolo culturale
degli psicologi italiani afferma che non si possono
fare terapie riparative dell’orientamento sessuale.
Cosa ne pensa?
Non ho fatto l’associazione pedofilia - omosessualità. Ho detto che la normalizzazione della
pedofilia è stata proposta dall’omosessualismo.
Lei asserisce che esiste una devianza pedofila, ma
le faccio notare che anche l’omosessualità prima
era definita una devianza, e il fatto che l’abbiano
depatologizzata deve far riflettere. Oggi si afferma
che il sesso non esiste, che è una sovrastruttura
ideologica da combattere, laddove invece l’identità maschile e femminile sono qualcosa di reale,
oggettivo. L’orientamento sessuale è una cosa che
non c’entra assolutamente con l’identità sessuale
della persona: è plastico, variabile, soggetto a
influenze culturali. Come lo possiamo definire? Su
quale parametro scientifico? Ci sono orientamenti
che fino al 2003 erano catalogati come perversioni
e oggi ritenuti normali. Avere un orientamento verso gli animali è un orientamento di tipo sessuale?
Chi definisce che l’orientamento zoofilo è perverso?
In base a quale criterio? Io non ritengo che l’omosessualità sia una variante naturale, non perché
sono antiscientifica, ma perché dall’omosessualità,
che le piaccia o no, chi vuole può uscire. L’unico
punto oggettivabile e fermo è l’identità sessuata,
maschile e femminile, laddove abbiamo cromosomi, gonadi, un corpo, un cervello organizzati in
maniera diversa nell’uomo e nella donna.
Il presidente degli ordini degli psicologi ha
presentato una denuncia sostenendo che non si
può fare teoria riparativa, ma solo affermativa.
Nel manuale dei disturbi mentali si dice che il
persistente disagio rispetto al proprio orientamento
richiede un aiuto da parte del terapeuta. Non si
precisa quale tipo di aiuto, quindi è del tutto lesivo della deontologia professionale che qualcuno
si permetta di ammettere la terapia affermativa
e negare quella riparativa. Questa non significa
che viene esercitata una sorta di riparazione sulla
persona da parte del medico, ma che la persona
esercita su sé stessa un tentativo di riparare la sua
identità ferita, da cui è separato. Spontaneamente
riparativa è la pulsione che inconsciamente la persona omosessuale cerca di operare su sé stesso
cercando le persone dello stesso sesso, perché
evidentemente cerca ciò che non è, quell’identità
che non ha sviluppato. Ma se io sono un uomo
e mi rivolgo ad un altro uomo significa che sono
ferito. L’aspetto sessuale è assolutamente secondario rispetto al danno dell’identità. Chi segue una
terapia riparativa, checché ne dicano quelli che
non vogliono sentirne parlare, non è per niente
scontento o depresso, ma generalmente ha una
sorta di ripresa dell’autostima ed impara ad avere relazioni non erotiche con le persone del suo
stesso sesso, maturando un senso identitario di
appartenenza che gli impedisce di essere attratto
da quelle.
Vorrei aggiungere qualcosa a proposito
della pedofilia: la normalizzazione della pedofilia
viene da voci che non sono quelle degli eterosessuali, ma da esponenti della cultura omosessuale. E’ verissimo che esistono tanti abusi
sessuali perpetrati da parte di eterosessuali (che
in realtà sono poi pedofili), ma rimane il fatto che,
per esempio, l’efebofobia (rapporti sessuali con i
ragazzini che hanno 12-14 anni) risulta essere una
forma di variante specifica dell’omosessualità,
riconosciuta e normalizzata nei paesi in cui vi è
stata la protezione legislativa del cosiddetto diritto
di orientamento. Parlando di pedofilia, a volte, ci si
rifà alla tradizione greca, ma si dimentica che la
società greca presupponeva una stratificazione in
classi con una sorta di dominanza di una classe
sull’altra. Avveniva per esempio nella relazione con
la donna, che era addirittura considerata priva di
anima, o in una relazione omosessuale dominante
di forte maschilismo, che perdurava però solo fino
a quando il ragazzino non diventava maschio
adulto. Non confondiamo i piani della questione
e non disconosciamo la storia.
Possiamo ritenere che tutte le teorie avvallate
dall’ONU e da altre agenzie internazionali siano
funzionali contro il cristianesimo e volte ad ottenere
una riduzione ed un controllo delle nascite?
Un’altra delle teorie che si saldano con questo ambiente è che siamo in troppi e che l’orientare
la popolazione verso forme di identità sessuata
non feconda sarebbe un ottimo meccanismo di
controllo delle nascite, insieme al controllo contraccettivo, abortivo e quant’altro.
Come educatori ci troviamo di fronte ad un
problema grave. Con tutte le deformazioni che ci
martellano alla fine non riusciamo più a gustare
la bellezza, la straordinarietà non solo della comunicazione e della creazione tra uomo e donna,
ma della possibilità di dare la vita.
Uomo e donna sono chiamati alla relazione
nella diversità. E’ possibile che qualcuno possa non
vedere questa bellezza a causa di una ferita. La ricchezza dell’antropologia cristiana sta nell’accogliere l’incarnazione oggettiva, reale. Gesù è nato in un
17
corpo femminile e ha vissuto in una famiglia in cui
era presente anche un padre. Obiettivo Chaire ha
proprio questo intento: non la stigmatizzazione ma
l’accoglienza della persona, ponendo all’evidenza
di tutti la consapevolezza che tutti abbiamo delle
ferite. L’eterosessuale in quanto tale non è esente
da ferite nella sua identità sessuata, tant’è che
non esiste nessuna coppia perfetta. Io non sono
“contro” ma sono “per” l’annuncio di qualcosa che
sia reale: annuncio ciò che vedo, quindi uomini e
donne, non eterosessuali, omosessuali, transessuali. O meglio, vedo i transessuali come persone
gravemente ferite nella loro identità, sento il loro
grido di dolore, vedo le loro lacrime, l’asservimento
per cui sono prevalentemente degli schiavi sessuali, sono feriti gravi lasciati a sé stessi e sottoposti
alla schiavizzazione da parte di altri che li utilizzano per la loro ferita. Molto spesso a cercare i
transessuali di strada sono maschi eterosessuali,
magari anche padri di famiglia: è una triste realtà.
Questo ingenera una grande confusione,
ma non possiamo fare una lotta contro.
Mi piace invece pensare al recupero
dell’identità sessuata come dono
di Dio, maschio e femmina, creati
a Sua immagine, chiamati alla
relazione, per il recupero di una
dimensione stupenda, altissima, grandissima che è quella
della collaborazione tra uomo
e donna, in un disegno per cui
conoscendosi sempre meglio, io
cresco nella mia femminilità e nella
libertà, lui cresce nella sua mascolinità
in una relazione stabile, fedele e, se Dio ce lo
concede, feconda.
Ho letto sulla rivista Cronache e Opinioni, del
C.I.F., un’affermazione che le chiederei di commentare: ”le donne si trovano ancora in condizione di
svantaggio, possono rientrare in categorie considerate minoritarie, in un gruppo cioè differente
dalla norma e diventano oggetto di violazione di
diritti, di limitazioni delle loro opportunità, non valorizzazione delle loro professionalità.” Può portare
alcuni esempi di discriminazione di genere diretta
o indiretta?
Contrariamente a quello che si può pensare
di genio femminile si è parlato tantissimo in ambito
cattolico. Giovanni Paolo II è stato uno dei papi che
più ha voluto enfatizzare in termini estremamente
positivi questa differenza, intesa proprio come
valorizzazione della diversità che non è disuguaglianza. Faccio alcuni esempi concreti: quando si
18
dice nella lettura della Genesi, lui era Adamo ed
era puntuto, lei era Eva ed era perforata, in questa definizione puntuto - perforata (che hanno la
stessa radice) sta il significato che entrambi erano
di pari dignità, ma diversi, e ognuno riconosceva
la propria identità proprio nel riconoscersi diverso
da. Essere perforato non è essere bucato, ma indica la capacità di recepire, accogliere, nutrire, far
crescere dentro di sé, ed è una caratteristica del
femminile. Puntuto non necessariamente significa
aggressione, spada, ma vuole dire potenzialità di
potere penetrare la realtà “buttandosi fuori”.
Questo presuppone che nell’incontro fra le
due realtà diverse ci sia una possibile fecondità,
la trasmissione della vita. Giovanni Paolo II ha
sottolineato come la corporeità, l’essere psicologico e l’essere spirituale dell’uomo e della donna
non sono accidentali o ininfluenti. La persona è
sessuata e non può prescindere da questo per
entrare in relazione con l’altro. Spesso si parla di discriminazione in base solo a delle percentuali
numeriche, il che è una fesseria. In un’ottica di lotta e di parità si vuol riportare
tutto al 50%. Pensate alla cura di
un bambino: è importante che il
padre collabori ma sappiamo
che nel primo biennio è meglio
che sia la madre a prendersene
prevalentemente cura, e che c’è
un momento invece in cui è fondamentale la figura del padre.
Che poi esistano delle vere
discriminazioni rispetto al genere è un
dato di realtà: basti pensare che nei paesi
islamici per potere accusare un uomo di una
violenza ci debbano essere due donne, mentre per
accusare una donna basta un uomo. Dov’è la pari
dignità, l’uguaglianza dal punto di vista legislativo?
In Cina c’è stata un’ecatombe di aborti selettivi,
basati sul sesso, perché si ritiene che la bambina,
in quanto tale, non sia paragonabile all’uomo in
termini di valore.
Possiamo trattare altri argomenti, ad esempio rispetto ai soldi: la donna a parità di mansione
guadagna mediamente meno dell’uomo. Si tende
poi a “monetizzare” il valore di una persona. Quello che una donna a casa può fare nel rendere
possibile la vita lavorativa all’uomo fuori, la vita
studentesca dei figli, ecc., è di incommensurabile
valore, ma non è monetizzabile. Nell’immaginario
collettivo si tende invece ad esercitare una sorta
di lavaggio del cervello, per cui se la donna non
lavora fuori casa non ha valore; anche questa è
una discriminazione.
M
J
ARITAI N
circolo culturale