Il pronto soccorso non è rock, è lento

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Il pronto soccorso non è rock, è lento
Il pronto soccorso non è rock, è lento
di Rita Cardia
Gli ospedali dell’ASL di Melegnano rappresentano un grande patrimonio, gli abitanti della
Provincia di Milano e per chi abita nella provincia lodigiana sono un punto di riferimento, un
polmone per evitare di riversarsi nell’Ospedale congestionato di Lodi.
I vari dirigenti che si sono susseguiti, a mio parere, non hanno saputo, nel corso degli anni,
potenziare e migliorare questo patrimonio, l’impressione anzi la certezza è stata quella del degrado
non solo strutturale ma anche di tipo gestionale. La gestione è stata pessima… gli ospedali di
Cassano d’Adda e Gorgonzola non sono più attivi come pronto soccorso e, come se non bastasse, da
qualche tempo sono stati soppressi alcuni servizi ambulatoriali. Basta richiedere un esame di
elettromiografia e si viene dirottati negli ospedali più lontani. Fino a otto mesi fa tale prestazione
poteva essere eseguita presso l’ospedale di Cassano d’Adda; adesso per sottoporsi all’analisi in
questione bisogna andare all’ospedale di Cernusco o di Melegnano con grandi disagi per le persone
che non hanno la macchina, distanze superiori a 20 km per arrivare negli ospedali e poi attendere
almeno un paio d’ore prima di effettuare la visita, un’altra ora, se tutto va bene, per ottenere il
referto, o attendere qualche settimana sempre se tutto va bene per ritirare i risultati di un’analisi
medica .
Perché quando si parla di ospedali si pensa in negativo? Le risposte sono sotto gli occhi di tutti i
cittadini, e se poi se si chiede all’infermiera di turno il motivo del ritardo, la risposta seccata è: “…il
medico responsabile adesso è fuori reparto, non appena rientra firmerà il referto da lei richiesto” e
la porta viene sbattuta in faccia, porta chiusa per dieci, quindici minuti; ogni volta che si riapre la
speranza si perde perché non è ancora arrivato il proprio turno, l’infermiera chiama un altro
paziente e l’attesa diventa sempre più frustante…se si aggiunge il dolore perché di solito si è al
pronto soccorso perché si sta male e si diventa veramente “impazienti”.
Cosa accade in quei momenti di attesa? Una telefonata dal figlio? Il medico è al bar con un collega?
Ma non è finita qui, può darsi che il dottore sia da solo e, mancando altri colleghi, deve dividersi in
quattro… per risolvere, calmare, medicare, curare chi si presenta dopo una lunga attesa…
Insomma i problemi sono gravi, mancano i dottori e le sale d’attesa sono sempre più piene, e non ci
sono alternative, si deve attendere il proprio turno magari con un pizzico di ironia ma purtroppo
anche con tutto il buon senso e la tranquillità dovuta forse ad un tranquillante, il tempo non passa
mai e si è lì ad attendere, attendere… anche l’eventuale momento di pausa del dottore che si prende
un break di riposo e passa un po’ prima di continuare a “lavorare”.
La situazione non è migliore nelle sale di pronto soccorso: arriva un cittadino dopo un incidente
stradale. Comunica: “Ho appena avuto un tamponamento, accuso del dolore al collo e alla testa, ho
nausea e vertigini, non mi sento per niente bene”. “Niente paura” risponde l’equipe d’accettazione
“ si sieda nella saletta d’attesa che appena verrà il suo turno la chiameremo” e il senso di
impotenza si appropria del malcapitato... deve solo attendere… senza nemmeno un gesto di
cortesia o un sorriso… eh sì, non ci vuole molto per far sorridere un ammalato.
Un via vai, un cerimoniale già visto, uno dopo l’altro le persone arrivano ma la fila aumenta.
Gli occhi cadono sul manifesto affisso sulla parete davanti a te e leggi che ci sono prima le priorità,
ma ti accorgi che tu non sei quella priorità e aspetti, aspetti; prima bisogna dare precedenza alle
urgenze in base alla fascia d’appartenenza. Passano le ore e il cittadino vittima dell’incidente
stradale è ancora in attesa. Se dovesse avvicinarsi allo sportello d’accoglienza per segnalare la sua
attesa, la risposta sarà sempre la stessa: “…la chiamerà il medico appena possibile, c’è ancora
tanta gente che ha problemi più gravi dei suoi”. Intanto il cittadino col mal di denti è passato avanti
e, lui? Cittadino investito da un’auto? Ehm! Deve aspettare. Dopo quattro ore nella saletta d’attesa
si sente una voce metallica, finalmente ti accorgi che il cognome è il suo e vengono a chiamarlo,
meno male… era distrutto(… e se gli fosse venuto un infarto…? Non si può dire al cuore di non
fare i “capricci” prima di essere visitati…). Tra lastre radiografiche e visita trascorrono in totale sei
ore circa e se finalmente ottiene la “grazia” di essere visitato e chiede al medico il motivo di tanta
attesa, gli viene risposto: “…signore, non ci sono medici, sono da solo, non ci sono molti infermieri
e…non ho ancora fatto la pausa pranzo e sono ancora qui ”.
Intanto arrivano due medici che erano dietro le macchinette del caffè e altri due che stavano fuori a
“fumare una sigaretta” prima di riprendere il lavoro. Li senti parlare della loro stanchezza fisica e
mentale, che è giunta l’ora del panino; su questo non ci sono ragioni, la pausa panino si deve fare, i
pazienti al pronto soccorso dovranno aspettare ancora.
C’è molto da fare in questa mala sanità, purtroppo non è soltanto un problema del sud ma anche del
nord e crescono i dubbi, il pessimismo, il futuro sarà sempre peggio, e chi ci andrà di mezzo? I soliti
cittadini che non hanno i soldi per le visite private e i soggiorni negli ospedali d’elite!
Tra un po’ a chi bisognerà rivolgersi? All’ASL di competenza o alla Regione Lombardia? Mah!...
Proprio il 16 novembre 2005 alle 19.30 è stata approvata dal Parlamento la riforma sull’articolo V
della Costituzione riguardo alcuni settori di servizio: scuole e sanità saranno “gestite”dalle Regioni,
le giuste decisioni senza euro, perché ce ne saranno sempre meno. Adesso la parola spetterà al
popolo italiano che con il referendum dovrà decidere se la nuova “Costituzione” prenderà il posto
della “Vecchia”, un referendum che verrà fissato sicuramente in primavera. Purtroppo conosciamo
già il risultato, andranno poche persone a votare e la legge passerà. L’Italia è cambiata, ma come
dice un vecchio e nobile proverbio, non lasciare la vecchia via per la nuova…. La situazione non è
drammatica adesso per la mancanza di personale qualificato, ritardi ed inefficienze, cosa accadrà
quanto tutti i servizi saranno appaltati a ditte private? Cosa potrà accadere negli ospedali di tutta
Italia e quando si andrà ad un pronto soccorso, oltre la tradizionale risposta “attenda in sala
d’attesa” ci sentiremo dire: “ha versato la cauzione per gli eventuali interventi chirurgici?” Non è
fantascienza, in Svizzera dal 1970, ogni volta che si entra in ospedale bisogna aprire un conto per le
spese mediche… Ma almeno lì ti salvano la vita… e qui cosa accadrà? Se “vivremo” lo sapremo…
e se al malcapitato “di turno” dovesse venire un infarto…prima che venga visitato da un medico
potrà “morire in pace” comodamente seduto”...