rassegna stampa - ASL 4 Chiavarese

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rassegna stampa - ASL 4 Chiavarese
RASSEGNA STAMPA
Sabato, 31.01.2015
La Repubblica
1 Infermieri abusivi inchiesta sui diplomi
2 Operatori sanitari abusivi nelle Rsa La Procura indaga su un giro di
diplomi falsi
3 Pronto soccorso in tilt e gli ospedali bloccano ricoveri e interventi
Corriere Mercantile
1 Assalto al pronto soccorso - L’influenza paralizza il nosocomio
2 Lega: ”Manca il filtro negli altri Comuni”
GENOVA
31.01.2015
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Infermieri abusivi inchiesta sui diplomi
GIUSEPPE FILETTO
SARÀla carestia occupazionale o la necessità di garantirsi un lavoro, comunque. Sarà che la
Liguria soffre la carenza cronica di corsi professionali per operatori socio-sanitari. Certo è
che, sempre più spesso, al capezzale degli ammalati, ad assistere anziani e disabili vengono
trovati addetti privi di titolo di abilitazione per l’accesso alla professione. O con diplomi
falsificati. E forse non è una coincidenza se si scoprono casi di maltrattamenti.
SEGUE A PAGINA XI
GENOVA
31.01.2015
pag. .09
Operatori sanitari abusivi nelle Rsa La Procura
indaga su un giro di diplomi falsi
Al capezzale degli anziani, nelle case di riposo, scovati addetti non abilitati
L’indagine dei carabinieri del Nas mette in luce un fenomeno preoccupante
GIUSEPPE FILETTO
OPERATORI socio-sanitari (quelli che un tempo erano chiamati infermieri generici) abusivi. E su questo
preoccupante aspetto, su un giro di diplomi falsi, che la Procura della Repubblica cerca di aprire uno
squarcio. Tant’è che sulla scrivania del sostituto procuratore Massimo Terrile (coordinatore del Gruppo
Sanità il procuratore aggiunto Vincenzo Calia) c’è un fascicolo con l’iscrizione dei reati di “esercizio
abusivo della professione” e di “falso in atto pubblico”.
Le indagini affidate ai carabinieri del Nas sarebbero partite proprio dalla scoperta di una donna, che da 5
anni lavora come Oss presso una casa di riposo del Genovesato, senza averne titolo, tantomeno dopo
avere frequentato un corso professionale. O meglio: ci lavora con un diploma falso, ottenuto da un tizio
(dice lei) sul quale si sono concentrate le attenzioni dei militari del ministero della Salute. L’operatrice non
avrebbe saputo fornire altre spiegazioni, ma avrebbe sostenuto di non averlo pagato, anche se si teme
proprio l’esatto contrario.
Così, nelle scorse settimane gli uomini dell’Arma, guidati dal capitano Gian Mario Carta, si sono presentati
negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità. Hanno chiesto l’elenco dei nomi e dei codici di tutti gli
operatori sanitari iscritti negli opportuni registri. E pare che da una prima verifica alcuni codici siano stati
utilizzati inserendo generalità diverse: falsificando appunto i titoli. Si sospetta che in Liguria vi sia un giro
di diplomi “facili”: una centrale del falso che fornisce titoli pagati a peso d’oro. Peraltro, determinando un
rischio non di poco conto: gente non formata che sui pazienti adotta brutali sistemi di coercizione.
Un fenomeno che negli scorsi mesi è stato denunciato dal presidente del Coordinamento Regionale
dell’Ordine degli Infermieri: «Gli operatori socio sanitari senza qualifica possono creare situazioni
pericolose — ha ribadito Carmelo Gagliano — la formazione è fondamentale, per questo ci battiamo
contro la pretesa delle strutture private di una sanatoria sui propri dipendenti non qualificati». Gagliano
ricorda i casi (si conoscono 9 vicende, tutte seguite dalla magistratura) di maltrattamenti sugli ospiti.
C’era da aspettarselo, in un settore che vivacchia senza una decente regolamentazione. Basti pensare che
la frequenza ad un corso per operatore socio-sanitario, gestito dalle Asl e dalle aziende ospedaliere, costa
dai 2500 ai 3000 euro, a carico del tirocinante.
Solo di recente l’Istituto Professionale Vittorio Emanuele-Ruffini, il “Duchessa di Galliera” e il “Caboto” di
Chiavari hanno istituito corsi (dicono che siano gli unici casi in Italia gestiti da scuole pubbliche) per
Tecnico dei Servizi Socio Sanitari, di durata quinquennale. Gratuiti. Durante i corsi gli studenti seguono i
moduli didattico-pratici affidati a infermieri professionali e medici, con tirocini presso le strutture
assistenziali (appunto case di riposo e Rsa) ed ospedali. È l’unico titolo che permette di lavorare in corsia,
nelle Asl e negli istituti di cura per lungodegenti.
Per loro, dal primo gennaio scorso è obbligatorio il titolo abilitante. E in Liguria al momento vi sono più di
500 addetti che operano senza la qualifica. L’ultima sanatoria risale a tre anni fa, quando sono stati messi
a posto 2600 dipendenti della strutture private, ma convenzionate con la sanità pubblica. Tanto che
l’Ordine Regionale degli Infermieri sollecita l’attivazione di un corso regionale pubblico per Oss.
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La Liguria è a rischio: si presta al fenomeno perché qui mancano i corsi di qualifica
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L’influenza sta per raggiungere il picco E 5000 persone ogni ora chiedono aiuto Per
fermare l’assalto, precettati di sabato i medici di famiglia
Pronto soccorso in tilt e gli ospedali bloccano
ricoveri e interventi
MICHELE BOCCI LAURA SERLONI
ROMA .
I pronto soccorso italiani sono presi d’assalto. Il freddo e l’influenza costringono i medici a tirare barelle
extra, i reparti si riempiono di casi urgenti, chi è meno grave aspetta per ore. Le Regioni sono costrette ad
ingegnarsi per affrontare il continuo flusso di persone, che su scala nazionale viaggia a un ritmo stimato di
5 mila casi all’ora. Ricoveri ordinari e interventi programmati bloccati per far posto alle urgenze, medici di
famiglia al lavoro anche il sabato, letti a pagamento nelle cliniche private, addirittura assunzioni per
rinforzare gli ospedali: la mappa della risposta è molto varia. Ci vorranno alcune settimane per capire chi
ha trovato la ricetta giusta, intanto si parte da un dato comune, la stagione influenzale quest’anno è
piuttosto vigorosa. Colpa prima di tutto di una campagna di vaccinazione andata male. Il sospetto che il
Fluad di Novartis avesse causato delle morti, poi rientrato, ha inesorabilmente colpito l’immagine del
vaccino. Non sono serviti i tentativi di ministero, Aifa e Regioni per convincere i cittadini sulla sicurezza del
farmaco. Si stima che quest’anno l’abbiano utilizzato tra il 20 e il 30% di persone in meno rispetto all’anno
scorso, cioè 2 o 3 milioni. Così la malattia stagionale ha galoppato. Da una parte rendendo più gravi le
condizioni di anziani con problemi respiratori importanti, che rappresentano i casi più seri tra quelli che
arrivano ai pronto soccorso. Dall’altra spingendo anche chi ha sintomi banali a rivolgersi alle strutture di
emergenza, riempiendole ancora di più.
Da un paio di giorni la Toscana ha siglato un accordo con i medici di famiglia, che verranno pagati 27 euro
l’ora per essere presenti tutto il sabato mattina, giorno di solito dedicato ai corsi di aggiornamento (con
reperibilità telefonica di due ore). Si conta sul loro aiuto per ridurre gli accessi inappropriati nel weekend.
Tra le regioni più in difficoltà c’è il Lazio, dove non sono mancate le polemiche per le attese ai pronto
soccorso che in certi casi hanno bloccato pure le ambulanze, impossibilitate a ripartire dopo aver lasciato i
malati perché rimaste senza barelle. Si è deciso di chiedere 400 letti alle strutture private convenzionate,
dove ricoverare i pazienti visitati nei pronto soccorso di ospedali con i reparti pieni. Ma la regione
governata da Zingaretti ha anche investito per introdurre nei dipartimenti di emergenza del personale di
accoglienza, steward che aiutino le persone ad orientarsi. Un servizio avviato anni fa già in Toscana e
Veneto. Proprio in quest’ultima regione si è deciso di assumere 20 infermieri per aiutare un ospedale in
difficoltà, quello di Padova. In generale sono stati rinforzati gli organici dei centri di prima emergenza con
personale di altri reparti, come successo anche in Piemonte. La Puglia invece ha aumentato i letti di
osservazione, quelli dove vengono sistemati i pazienti del pronto soccorso prima di disporre il ricovero o la
dimissione. È stata anche costituita una task force di direttori sanitari e primari per monitorare
quotidianamente la situazione dei posti letto degli ospedali. In Campania invece si punta su 250 centri di
cure primarie che dovrebbero essere deliberati entro fine mese. Si tratta di super ambulatori, aperti 24 ore
su 24 e sette giorni su sette, che dovrebbero essere in grado di rispondere alle richieste dei cittadini con
problemi meno gravi prima che finiscano al pronto soccorso. Per la verità queste strutture sono già
presenti in altre regioni, e non hanno evitato problemi nei dipartimenti di emergenza degli ospedali. Ci
sono poi misure comuni a quasi tutte le realtà locali, come il blocco dei ricoveri ordinari e di conseguenza
anche di molti degli interventi programmati. Quello che può essere rinviato si ferma per far passare avanti
le urgenze. E in molti hanno anche rinforzato il servizio di guardia medica, sempre per riuscire a ridurre
l’impatto sugli ospedali.
I problemi andranno avanti ancora per alcune settimane. Il picco dell’influenza è previsto per metà
febbraio, quando si capirà se questa stagione sarà la peggiore degli ultimi 10 anni, cioè con meno malati
solo di quelle 2004-2005. Fino ad oggi sono più di 2 milioni e mezzo gli italiani che sono finiti a letto a
causa della malattia stagionale. Il loro numero crescerà ancora, come quello di coloro che andranno a
chiedere aiuto al pronto soccorso.
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