7 Maggio - Radio Maria

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7 Maggio
I-II secolo
Vissuta tra il primo e il secondo secolo, sono poche le informazioni su di
lei. A parte una leggendaria Passio, non anteriore al V secolo, sia Eusebio
sia Dione Cassio raccontano che sarebbe stata perseguitata sotto
Diocleziano. Da Eusebio sappiamo che Flavia, nipote di Flavio Clemente,
uno dei consoli di Roma (95 d.C.), per la sua fede in Cristo fu deportata a
Ponza dove dovette soffrire, secondo San Girolamo, un lungo martirio.
Dione Cassio ci dice, invece, che fu moglie di Flavio Clemente e che perse
la vita per la propria fede. Una iscrizione conservata oggi nella basilica dei
Ss. Nereo e Achilleo conferma queste ultime affermazioni, precisando che
Flavia Domitilla era “neptis“ nipote di Vespasiano, padre di Domiziano, e
che fu moglie di Flavio Clemente.
Etimologia: Flavia = dai capelli biondi, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Roma, comemmorazione di santa Domitilla, martire, che, nipote del console Flavio
Clemente, accusata durante la persecuzione di Domiziano di aver rinnegato gli dèi pagani, per la sua
testimonianza di fede in Cristo fu deportata insieme ad alcuni altri nell’isola di Ponza, dove consumò un
lungo martirio.
Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica (III, 18, 4) scrive: «Tramandano che nell'anno quindicesimo di
Domiziano, Flavia Domitilla, nipote, per parte della sorella, di Flavio Clemente, che fu allora uno dei consoli
di Roma (95 d.C), insieme con numerose altre persone fu deportata nell'isola di Ponza per avere confessato
Cristo ». A sua volta, Dione Cassio, nella Historia romana (LXVII, 13-14), afferma che l'imperatore Domiziano
« tolse la vita, con molti altri, anche a Flavio Clemente, benché fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia
Domitilla, ella pure sua consanguinea. Tutti e due furono accusati di ateismo, e di ciò anche altri, sviatisi
dietro le costumanze dei Giudei, ebbero condanna, chi di morte, chi di confisca. Domitilla fu soltanto
relegata nell'isola di Pandataria ».
Dai citati passi dei due storici, dunque, risulta che, sul finire del I sec, due matrone, aventi l'una e l'altra il
nome di Domitilla e imparentate l'una e l'altra con la famiglia imperiale dei Flavi, furono condannate per la
loro adesione alla fede cristiana. Dione Cassio, per l'esattezza, parla nei confronti della Domitilla relegata a
Pandataria (oggi Ventotene), non di Cristianesimo, bensì di « ateismo », ma è noto che questa era l'accusa
rivolta dagli idolatri ai primi seguaci di Cristo.
Alcuni studiosi, fra i quali il Mommsen, l'Aubé e lo Styger, ritennero di poter identificare in una sola persona
le due Domitille, supponendo errori o confusioni degli storici ma, il De Rossi sostenne giustamente la
diversità dei due personaggi, ristabilendo la genealogia delle loro famiglie. E questa conferma che la
Domitilla citata da Eusebio, era nipote di Flavio Clemente, mentre quella ricordata da Dione Cassio era
moglie del console martire, dal quale ebbe sette figli. A tal proposito, di grande importanza è l'iscrizione
mutila ritrovata nel sec. XVIII nell'area del Cimitero sulla Via Ardeatina e che qui riportiamo con le
integrazioni proposte dal Mommsen : « tatia baucyl (la...nu) / trix septem lib (erorum pronepotum) / divi
vespasian(i filiorum FI. Clementis et) flaviae DOMiTiL(lae uxoris eius, divi) / vespasiani neptis a (ccepto loco
e) / ius beneficio hocSEPULCHRU(m feci) / MEIS LIBERTIS lIBERTABUSpo (sterisque eorum). L'iscrizione,
conservata oggi nella parete di fondo della basilica dei SS. Nereo e Achilleo in detto Cimitero, precisa,
dunque, che Tazia Baucilla, nutrice dei sette figli di Flavio e di Flavia Domitilla, ottenne da quest'ultima il
terreno per un sepolcro. Nel documento epigrafico si precisa, inoltre, che Flavia Domitilla era « neptis »,
cioè nipote di Vespasiano, padre di Domiziano, confermando, così, l'affermazione di Dione Cassio secondo
la quale la moglie di Flavio Clemente era « consanguinea » dello stesso Domiziano.
In merito, poi, alle « confusioni » nelle quali sarebbero incorsi gli storici nell'indicare i luoghi di relegazione
delle due Domitille, Umberto Fasola sottolinea che le isole di Ponza e di Ventotene erano troppo
tristemente note per essere confuse l'una con l'altra. A Ponza, infatti, furono relegati le figlie di Caligola e
un figlio di Germanico e a Ventotene furono confinate Giulia, figlia di Augusto, Agrippina, moglie di
Germanico e Ottavia moglie di Nerone.
La venerazione per la Flavia Domitilla relegata a Ponza è antichissima: s. Girolamo (Ep. ad Eustoch. 108)
dice che la vedova Paola, nel suo viaggio verso Oriente, visitò nell'isola il luogo dove la santa « longum
martyrium duxerat ». Peraltro, il nome di Domitilla non figura né nella Depositio Martyrum, né nel
Martirologio Geronimiano : la festa di essa, al 12 magg., non è anteriore al IX sec. e fu introdotta nei libri
liturgici per influsso del Martirologio di Floro, il quale la incluse nel suo elenco probabilmente per errore,
scambiando un flavi(us) ricordato nel Geronimiano sotto la data del 7 magg.
Le notizie su Flavia Domitilla che figurano nella passio leggendaria (V-VI sec.) non hanno alcuna
attendibilità: fra l'altro, in essa, si parla di due « eunuchi », Nereo e Achilleo, i quali avrebbero convertito
Domitilla alla fede cristiana, mentre dal carme damasiano dedicato ai due martiri sappiamo che essi prima
della conversione erano militari a servizio del persecutore. L'esistenza, però, delle due Domitille e la loro
condanna all'esilio per aver abbracciato il Cristianesimo sono fatti inoppugnabili, come dimostrano
chiaramente i documenti. Il corpo d'una Flavia Domitilla è venerato nel titolo dei SS. Nereo ed Achilleo,
traslatovi da S. Adriano dal Baronio.