GHANA, visita ad limina 2006
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GHANA, visita ad limina 2006
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi del Ghana Città del Vaticano, 19-26 aprile 2006 A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE La Repubblica del Ghana Cenni storici La Chiesa in Ghana Vita della Chiesa Intervista con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson Le visite ad limina Viaggio Apostolico di Giovanni Paolo II in Ghana P.2 P.3 P.8 P.10 P.19 P.25 P.33 1 LA REPUBBLICA DEL GHANA Superficie: 238.595 Km² Abitanti: 19.894.000 (stime 2001) Forma di governo: Repubblica presidenziale Capitale: Accra (1.580.000 abitanti) Altre città: Kumasi, Sekondi-Takoradi, Tema, Tamale Paesi confinanti: Costa d'Avorio, Burkina Faso, Togo Lingua ufficiale: inglese Altre lingue: due gruppi di lingue: Kwa (Akan, Ga-Adangbe e Éwé) e Gur (Gurma, Grusi e Molo-Dagbane). Festa nazionale: 6 marzo Religioni: Cristiani c.a. 50% (35% protestanti e 15% cattolici), musulmani 13%, Religioni tradizionali ed altri 32% Il Ghana, chiamato una volta "Costa d‟oro” è diventato una nazione libera ed indipendente il 6 marzo 1957. Il vecchio nome Costa d‟oro, Gold Coast, viene dalle numerose miniere d‟oro del paese che, prima di essere sfruttate dai coloni inglesi, tedeschi, olandesi e francesi, erano utilizzate abbondantemente dalle etnie Astanti. Famosa la loro tradizione di splendidi gioielli d‟oro, che si è propagata anche all'etnia vicina Baoulé. Il Ghana conobbe anche la schiavitù, come testimoniano i forti sulla costa, tra i quali Elmina. I regni del Ghana Se ha dato il suo nome allo stato attuale, il vecchio Impero del Ghana era in realtà localizzato più a nord, nelle regioni del Sahara del Senegal, della Mauritania e del Mali. Gli Stati più antichi, sul territorio del Ghana, furono i regni Fagomba e Mamprusi, nel nord, prosperi nel XII° e XIII° secolo. È verso quest'epoca che gli immigranti di lingua Akan - tra i quali gli Ashantis ed i Fanti - lasciarono la savana e vennero a stabilire la loro supremazia al sud della linea delle foreste, formando una serie dei piccoli Stati. All'inizio del XV° secolo, questi regni esercitavano un commercio attivo coi popoli subsahariani che vivono più al nord. Nella seconda metà del XV° secolo, la città di Begho ha conosciuto un importante sviluppo grazie al commercio 2 dell'oro. I primi europei a penetrare nella regione furono degli esploratori portoghesi che diedero a questa regione il nome di Costa d'oro, Gold Coast, tanto furono impressionati dalle parure che portavano i sovrani e dignitari ashantis. Nel 1482, crearono un primo banco commerciale a Sao Jorge da Minò, sul sito dell'attuale El Mina. La regione diventò il primo fornitore di oro dell'Europa prima della scoperta delle ricche risorse dell'America latina. Ma l'oro non si trovava nelle quantità sperate e i sovrani ashantis gli accordavano più un significato simbolico che un valore commerciale. Il commercio degli schiavi fu invece la più grande sorgente di profitti per i commercianti europei. La „tratta dei Neri‟, praticata fin dal XVI° secolo, svegliò l'interesse di parecchi paesi europei. All'inizio del XVIII° secolo, più di trenta banchi erano stati costruiti dagli europei (inglesi, olandese, danesi) per questo fine; mentre fin dal 1642, gli olandesi avevano preso il posto dei portoghesi. Il commercio europeo favorì il dominio degli Ashantis che, poco a poco, si erano spostati per stabilirsi alla congiunzione delle strade commerciali, intorno a Koumasi. Il regno shanti, nel mezzo del XVIII° secolo, esercitava un'egemonia incontrastata sui popoli vicini. Cenni storici IL PRIMO PAESE DELL'AFRICA NERA A OTTENERE L'INDIPENDENZA La colonia era considerata il "fiore all'occhiello" dell'Impero britannico in Africa. Ghana era invece il nome di uno dei più antichi e potenti imperi africani che si trovava nel Sudan occidentale. Comunque sia, il Ghana - nome scelto dal suo primo presidente Kwame Nkrumah, perché sarebbe stato “un‟ispirazione per il futuro” - è stato il primo paese dell'Africa nera a ottenere l'indipendenza. L'AUTORITARISMO DI NKRUMAH “Il Ghana è libero per sempre. Tutto il mondo ci sta a guardare”, aveva detto Kwame Nkrumah (foto) all‟indomani dell‟indipendenza. Fino al 1960 un rappresentante della Corona inglese aveva ancora il titolo di Capo di Stato onorifico. Nel ‟60 il Ghana fu proclamato una 3 repubblica e Nkrumah venne eletto presidente battendo J. B. Danqua che si presentava come candidato dell‟opposizione: aveva nelle sue mani sia il ruolo di simbolo dell‟unità della nazione che quello di capo dell‟esecutivo. Ma ben presto il governo di Kwame Nkrumah prese una piega autoritaria, con restrizioni delle libertà civili e politiche. Nel 1964 Nkrumah, tramite un referendum, fece proclamare il CPP (Convention People's Party), di cui aveva assoluto controllo, partito unico del Ghana, e sé stesso presidente a vita. I COLPI DI STATO E LE BREVI PARENTESI COSTITUZIONALI La conseguenza di questa situazione di disagio fu che il 24 febbraio 1966, mentre Nkrumah era impegnato in una missione di pace ad Hanoi, l‟esercito e la polizia annunciarono la sua estromissione dal potere, la sospensione della Costituzione e la formazione di un governo militare provvisorio. Non ci fu praticamente resistenza. La giunta militare che aveva estromesso Nkrumah, dichiarò di voler restaurare, dopo una fase di transizione guidata da un Consiglio di Liberazione Nazionale (NLC), un governo civile e democratico. Nel 1969, in effetti, il Ghana vide il ritorno delle elezioni libere (Seconda Repubblica). A vincere fu il Progress Party, guidato da Kofi Busia, il vecchio oppositore di Nkrumah, che poco dopo divenne Primo ministro. Il posto di capo dello Stato fu invece occupato dall'ex giudice Edward Akufo-Addo, uno dei "Big Six", i sei dirigenti dell'UGCC che erano stati arrestati durante la lotta contro il governo coloniale. Il governo, che voleva preservare le libertà democratiche, si trovava però a fare i conti con una grave crisi economica. Nel 1972 si ebbe un secondo colpo di Stato incruento, guidato dal generale Ignatius Kutu Acheampong, che istituì un Consiglio Nazionale di Salvezza, quasi interamente composto da militari. Nel luglio 1978 Acheampong venne fatto arrestare da uno dei suoi collaboratori, il tenente generale Frederick William Kwasi Akuffo, che lo sostituì come capo dello Stato e del governo militare. Akuffo promise il ritorno ad un regime civile e democratico ma non riuscì a tenere sotto controllo i problemi economici e i militari corrotti. Nel 1979 venne rovesciato e giustiziato, insieme ad Acheampong e ad altri alti ufficiali, da un gruppo di ufficiali di grado inferiore, uniti nell'Armed Forces Revolutionary Council (AFRC) e capeggiati dal tenente dell'aviazione Jerry Rawlings. Nel settembre del '79 (Terza Repubblica) si svolsero le elezioni Il 4 People's National Party (PNP), che vinse 71 dei 140 seggi, e il suo candidato e nuovo presidente, Hilla Limann, un diplomatico di carriera, si richiamavano all'eredità di Nkrumah. Nel 1981 Rawlings, che continuava a controllare le redini del paese, abolì la democrazia e istituì un Consiglio Nazionale di Difesa, presieduto da lui stesso. Solo nel 2000, con la fine dell'influenza di Rawlings sulla vita politica del paese, il Ghana è tornato alla democrazia. Le elezioni libere hanno visto la vittoria di John Kufuor e del suo NPP (New Patriotic Party). Kuofor ha mantenuto la sua promessa di non interferire nella libertà della stampa e dei media; secondo l‟ONG Reporters Sans Frontières, il Ghana gode di un‟ampia libertà di stampa, inusuale per i paesi dell‟area, e le testate giornalistiche indipendenti non sembrano subire pressioni di alcun genere. Numerosi ex collaboratori di Rawlings (tra cui la moglie) sono sotto processo per presunte violazioni dei diritti umani. Lo stesso ex dittatore è stato chiamato a testimoniare sull‟omicidio di un militare e di tre giudici avvenuto il 30 giugno 1982. IL PRESIDENTE KUFUOR Nei suoi primi quattro anni di governo (2000 – 2004), Kufuor ha intrapreso azioni volte a migliorare la condizione del Ghana ed a ridurre il debito estero e il debito pubblico del paese, entrando nel 2001 nell'ambito del progetto di risanamento economico promosso dall‟FMI e dalla Banca Mondiale. I risultati sono stati buoni. Secondo la Banca Mondiale il Ghana risulta essere tra i primi all‟ interno dell‟HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) ed è uno dei pochi stati africani ad avere le potenzialità per raggiungere i Millennium Development Goals (gli obiettivi primari nella costruzione/ricostruzione della società africana, in particolare la lotta alla fame e all‟epidemia di AIDS). Nel dicembre 2004, si sono tenute le elezioni presidenziali. All'inizio dell'anno le liste elettorali sono state rinnovate per la prima volta nella storia del paese, al fine di eliminare ogni possibilità di brogli e di rafforzare la fiducia dei cittadini nel sistema elettorale. Il presidente uscente, John Kufuor, avvocato, è stato riconfermato per un secondo mandato con il 52,7% dei voti. La consultazione è stata caratterizzata da una partecipazione superiore all'82 per cento e dall'assenza di irregolarità. Per chiarire le cause della scomparsa di centinaia di persone durante la dittatura di Jerry Rawlings, è stata istituita una Commissione per la riconciliazione nazionale, che ha avviato le audizioni popolari nel 5 2003. Il Ghana ha svolto con discrezione ed efficacia il ruolo di mediatore regionale, dedicandosi alla crisi della Liberia e in seguito a quella della Costa d'Avorio. Nel settembre 2004, il governo di transizione della Liberia ha firmato un accordo con il Ghana e l'UNHCR/ACNUR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che acconsente il rimpatrio di 42 mila liberiani fuggiti dalla guerra civile che imperversava nel loro Paese e residenti in campi profughi ghanesi da quasi quattordici anni. LA COMMISSIONE PER LA RICONCILIAZIONE NAZIONALE La Commissione per la riconciliazione nazionale, istituita nel 2003, comprende giudici, rappresentanti delle comunità religiose, accademici, capi tradizionali e militari. La legge con cui è stata istituita la Commissione non prevede la presenza di rappresentanti di organizzazioni non governative tra i suoi membri né la pubblicazione dei suoi risultati. La Commissione ha concesso l‟ammissione di prove a porte chiuse per motivi di sicurezza nazionale e ha garantito un certo grado di attenuati ai testimoni che si autodenunciavano, ammettendo determinate responsabilità. Jerry Rawlings, l‟ex uomo forte di Accra, il presidente-padrone del Ghana per oltre vent‟anni, si è dovuto presentare di fronte alla Commissione di Riconciliazione Nazionale (NCR) per rispondere dei crimini (esecuzioni sommarie, violazioni dei diritti umani, sparizioni misteriose, assassini e repressioni) commessi dal suo regime tra la fine degli anni ‟70 e l‟inizio degli anni ‟80. La maggior parte delle persone che hanno reso dichiarazioni davanti alla Commissione erano state vittime di violazioni dei diritti umani durante i governi militari presieduti da Rawlings. Gran parte delle testimonianze riguardavano denunce di esecuzioni sommarie, "sparizioni", torture e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Alcune delle vittime erano state prese di mira per motivi politici. In altri casi, i soldati avevano fustigato e ucciso uomini e donne accusati di appropriazione o di altri reati di tipo finanziario, saccheggiando poi le loro proprietà e derubando le loro case e le loro attività. SCONTRI ETNICI E GRUPPI DI POPOLAZIONE Nel 2002, il governo ha decretato lo stato d'emergenza nel nord del Paese per una serie di scontri etnici che hanno provocato decine di 6 vittime tra i Dagomba, un'etnia della famiglia dei Mole Dagbani. Ma già nei primi anni Novanta il Ghana vide una ripresa degli scontri tribali nel nord del paese, ai confini con il Togo, tra il raggruppamento dei Konkomba e quello dei Nanumba (1994). Si è trattato comunque di episodi di poco conto, che non hanno nulla a che vedere con le disastrose guerre civili che hanno gettato nel caos altri paesi dell'Africa occidentale (Sierra Leone, Liberia). Nel sud risiede quasi il 70% della popolazione a causa sia del privilegio riservato dall‟espansione coloniale alle aree costiere, sia dell‟attrazione esercitata dalle moderne attività commerciali. Molto popolata è anche la regione centrale dell‟Ashanti, che offre i terreni migliori per l‟agricoltura, e ruota intorno alla città di Kumasi. Le aree settentrionali sono povere e scarsamente popolate. SITUAZIONE ECONOMICA L‟economia del Ghana si basa in primo luogo sull‟agricoltura, le cui produzioni principali sono quella del cacao (nella regione dell‟Ashanti) e quella del caffè. Altri importanti prodotti di piantagione sono l'olio di palma e le arachidi. Le principali colture di sussistenza sono il mais e la manioca. Le foreste offrono essenze pregiate, quali mogano, wawa, sapele, guarea cedrata. Il Ghana annovera tra i beni d'esportazione materie prime come oro, di cui è ricco, diamanti, manganese (a Nsuta), bauxite (ad Awaso) e petrolio (a Saltpond). Sebbene il Ghana sia uno dei principali produttori mondiali d'oro, la scarsa attività nel settore manifatturiero interno costringe il paese ad importare beni dall'estero. Il Ghana tuttavia rimane un paese che continua a soffrire e a vivere sulla soglia minima della povertà. Il giornalista Jean Leonard Touadi ha descritto la condizione dei poveri in Ghana, definito "il popolo di Kaneshie" ( dal nome di uno dei mercati popolari frequentati dagli strati sociali più poveri), parlando di "una povertà laboriosa", rappresentato dal 40,6 % della popolazione. Le donne provano a vendere al mercato prodotti alimentari e ogni genere di oggetti, tutti i giorni accalcate sotto il sole; i giovani allestiscono negozi ambulanti davanti agli alberghi internazionali vendendo oggetti di contrabbando. MASS MEDIA La situazione dei mass media in Ghana è tra le migliori dell‟Africa. La libertà di stampa è generalmente garantita e i media nazionali operano senza particolari restrizioni. Esistono numerose radio private 7 e si possono ascoltare le frequenze di radio internazionali come BBC, Radio Vaticana, Radio France e altre. LA CHIESA IN GHANA Il primo contatto di missionari cattolici con la Costa d'oro sono avvenuti più di 500 anni fa, quando i portoghesi hanno piantato una croce a Shama nel 1471. Ma non fu possibile stabilire una missione solida a questa epoca, perché il difficile clima tropicale e l'ostilità degli abitanti obbligarono ad interrompere i primi tentativi. Un nuovo tentativo avvenne nel 1503, con il battesimo del capo di Efutu con oltre milletrecento dei suoi sudditi. Tuttavia gli sforzi dei missionari cattolici di fondare la chiesa fallirono, e verso 1650 lasciarono la Costa d'oro. Da allora, il paese fu interamente dipendente dalle chiese protestanti del Nord Europa. Solo nel 1880, i Padri Auguste Moreau (foto) ed Eugenio Murât, delle Missioni africane, poterono rifondare la chiesa cattolica ad Elmina. A partire da questo giorno, grazie anche ad una maggiore tolleranza verso i cattolici, il lavoro missionario riprese, con un numero di battezzati che crebbe velocemente. Al tempo stesso, a causa della durezza del clima, molti missionari hanno pagato con la vita il loro impegno apostolico. L‟anniversario del primo secolo di evangelizzazione, nel 1980, è stato festeggiato con la visita apostolica del Papa Giovanni Paolo II (vedi l‟ultima parte del libretto). Oggi la Chiesa in Ghana è presente nel campo dell‟educazione (nelle scuole l‟educazione religiosa è obbligatoria), una presenza accresciuta da quando il governo, alla fine degli anni '80, ha liberalizzato le università, aprendo le porte al settore privato per andare incontro alla domanda di istruzione universitaria nel Paese. Ma è anche in prima fila nelle attività di assistenza e promozione umana ed è particolarmente attiva nella lotta contro la diffusione dell‟Aids e nel sostegno ai malati e alle loro famiglie. Non sono poi mancati interventi da parte dell‟episcopato contro piaghe sociali quali le persistenti conflittualità inter-etniche, la corruzione e l‟illegalità diffusa soprattutto tra le classi dirigenti. 8 L‟impegno a promuovere uno spirito di unità nel paese, senza distinzioni linguistiche, tribali, religiose, è stato riaffermato anche in occasione del Terzo Congresso Eucaristico nazionale, svoltosi nel novembre scorso, dal quale è stato lanciato l‟invito ad un rinnovato impegno per i poveri e i più bisognosi. (Vedi più avanti la selezione di notizie) LA STRUTTURA ECCLESIASTICA Presidente della Conferenza episcopale del Ghana mons. Lucas ABADAMLOORA (foto) vescovo di Navrongo-Bolgatanga Segretario Generale mons. Seth OSEI-AGYEMANG CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE ACCRA* Arcidiocesi di Accra mons. Gabriel Charles PALMER-BUCKLE Diocesi di Ho mons. Francis A.K. LODONU Diocesi di Jasikan mons. Gabriel Abiabo Akwasi MANTE Diocesi di Keta-Akatsi mons. Anthony KWAMI ADANUTY Diocesi di Koforidua mons. Joseph KWAKU AFRIFAH-AGYEKUM CAPE COAST Arcidiocesi di Cape Coast Card. Peter Kodwo APPIAH TURKSON (foto) Diocesi di Sekondi-Takoradi mons. John Martin DARKO Diocesi di Wiawso mons. Joseph Francis KWEKU ESSIEN 9 KUMASI Arcidiocesi di Kumasi mons. Peter-Kwasi SARPONG Diocesi di Obuasi mons. Thomas Kwaku MENSAH Diocesi di Goaso mons. Peter KWAKU ATUAHENE Diocesi di Sunyani mons. Matthew KWASI GYAMFI Diocesi di Konongo-Mampong mons. Joseph OSEI-BONSU TAMALE Arcidiocesi di Tamale mons. Gregory Ebo KPIEBAYA Diocesi di Damongo mons. Philip NAAMEH Diocesi di Navrongo-Bolgatanga mons. Lucas ABADAMLOORA Diocesi di Wa mons. Paul BEMILE Diocesi di Yendi mons. Vincent SOWAH BOI-NAI NUNZIO APOSTOLICO mons. George KOCHERRY arcivescovo tit. Othona * Accra è anche la sede della SCEAM/SECAM (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) VITA DELLA CHIESA Un quadro sintetico della vita e dell’attività della Chiesa del Ghana emerge dalla selezione delle notizie date dalla Radio Vaticana tramite il Bollettino “Notizie dalla Chiesa”. 10 IL PRESIDENTE DEL GHANA RAWLINGS SI IMPEGNA CON I VESCOVI A DARE PIU’ SPAZIO ALLA CHIESA ACCRA, 24 apr 95 - Il presidente del Ghana Gerry Rawlings si è formalmente impegnato a riservare un maggiore spazio alla Chiesa in materia di politica sociale. Lo riferisce il Presidente della Conferenza episcopale, mons. Francis Lodonu, in un comunicato divulgato il 20 aprile, al termine di un incontro tra i rappresentanti del governo e i vescovi del Paese. Da parte loro questi ultimi si sono impegnati a sostenere attivamente e in modo imparziale il dialogo tra il governo e le forze di opposizione e a contribuire in modo costruttivo al processo democratico. Altro tema in discussione è stata la questione della scuola. I vescovi hanno espresso la propria soddisfazione per la recente introduzione dell'ora di religione nelle scuole pubbliche. Nel Ghana circa metà della popolazione si professa cristiana. I VESCOVI CONTRO LA NUOVA LEGGE SULL’ABORTO ACCRA, 18 lug 95 - I vescovi del Ghana hanno rivolto un pressante appello al governo affinché annulli la legge che legalizza la pratica dell'aborto, recentemente approvata dal Parlamento. In una dichiarazione pubblicata al termine dell' assemblea plenaria della conferenza episcopale, svoltasi dal 7 al 14 luglio a Sunyani, i vescovi affermano che la nuova legge rischia di aprire la strada alla legalizzazione dell'eutanasia e invitano le autorità a respingere la "cultura della morte". Nel comunicato essi inoltre esprimono forti riserve sulla nuova politica sanitaria adottata dal governo che – scrivono - potrebbe portare alla chiusura di numerosi ospedali a scapito della popolazione rurale. Altri temi affrontati nel documento sono la scuola e la situazione economica e politica del Ghana. per quanto riguarda la scuola, i vescovi plaudono alla recente decisione del governo di introdurre l'educazione religiosa nelle scuole elementari, esprimendo l'auspicio che essa venga estesa alle scuole medie e alle superiori. con riferimento alla la situazione economica e sociale essi esortano le autorità a non sottovalutare le difficoltà economiche in cui versa il paese e in particolare a prendere provvedimenti contro la disoccupazione e il caro vita. i presuli hanno infine rivolto un appello per la pace e la riconciliazione nel nord del paese, dove le lotte interetniche hanno fatto sinora più di duemila morti. 11 ALLA PLENARIA I VESCOVI ESORTANO CAPI-TRIBÙ A NON FOMENTARE LOTTE INTERNE E DENUNCIANO LA CRESCENTE CORRUZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE ACCRA, 16 lug ‟96 - La Conferenza episcopale del Ghana, a conclusione della sua assemblea plenaria tenutasi dal 7 al 12 luglio nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga, ha pubblicato una dichiarazione in cui esamina l'attuale crisi politico-istituzionale ed economica del Paese. Nel documento i vescovi rivolgono un appello ai capi-tribù, richiamandoli alla responsabilità e all'impegno sociale che il loro ruolo richiede. In particolare, lamentano il coinvolgimento fazioso di molti capi-tribù nelle lotte politiche interne, col risultato di favorire alcuni gruppi a scapito di altri. Essi si dicono contrari a riforme avventate della Costituzione e ribadiscono la necessità di mantenere la separazione tra il potere legislativo e quello giudiziario, affinché i diritti umani siano salvaguardati. Denunciano altresì la crescente corruzione della classe politica e giudicano discutibili le sue scelte, dal momento che nel giro di poco tempo si è registrato un preoccupante incremento della disoccupazione, della povertà e dell'analfabetismo. nel documento viene inoltre segnalato il progressivo peggioramento del sistema scolastico e il degrado dell'ambiente dovuto all'indiscriminato sfruttamento delle risorse naturali. I vescovi lamentano, infine, la riluttanza del governo a permettere alla Chiesa di contribuire allo sviluppo del paese, in particolare nel campo dell'informazione, dell'educazione e della sanità. VESCOVI CONVOCANO CONGRESSO PASTORALE PER RIDEFINIRE RUOLO DELLA CHIESA NELLA SOCIETÀ GHANESE ACCRA, 22 ott ‟96 - I vescovi del Ghana hanno in progetto un incontro pastorale per studiare e ridefinire il ruolo della Chiesa nella società ghanese alla soglia del terzo millennio. Tema Congresso, che si dovrebbe svolgere dal 7 al 14 aprile 1997 a Cape Coast, sarà appunto: "La Chiesa del Ghana e la sua missione di evangelizzazione nel terzo millennio". All'esame dei vescovi saranno inoltre altre questioni relative alla sanità, all'educazione, allo sviluppo e ai rapporti tra Chiesa e Stato in Ghana. 12 IL CONGRESSO PASTORALE NAZIONALE TRA LE INIZIATIVE PREPARATORIE PER IL GIUBILEO ACCRA, 25 mar ‟97 - Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici del Ghana animeranno, nel prossimo aprile, a Cape Coast il Congresso Pastorale Nazionale. Il congresso è una delle tappe di preparazione al Grande Giubileo del 2000. Nel settembre scorso vi è già stato nella città di Ho il congresso nazionale del Sacro Cuore, mentre per il gennaio del 1998 è previsto a Tamale il 2° Congresso Eucaristico Nazionale. RIUNIONE DELL’AECAWA IN GHANA KUMASI, 28 ago ‟98 - Si chiuderà, lunedì prossimo, a Kumasi, in Ghana, un incontro di un centinaio di vescovi, di teologi e di fedeli impegnati in vari ambiti ecclesiali. L'incontro e' stato promosso dalla associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Occidentale Anglofona (Aecawa). L'incontro si è aperto il 23 agosto ed ha lo scopo di illustrare quanto e' stato realizzato e quanto si ha in animo di fare nelle diocesi, nelle missioni, nei diversi campi dove opera la chiesa in quella porzione del continente africano. Sono tre le Conferenze episcopali associate nell'Aecawa: quella del Ghana, quella interterritoriale comprendente i vescovi della Gambia, della Liberia e della Sierra Leone, e quella della Nigeria. L'incontro dell'associazione ha una cadenza triennale. Il primo si svolse nel novembre del 1977 in Nigeria. Gli scopi dell‟attività della associazione dell‟Aecawa, sono quelli di favorire i legami tra le Conferenze episcopali, di facilitare l'inter-comunione e di coordinare tutte le iniziative culturali di comune interesse e la collaborazione tra i vari Paesi. All'incontro di Kumasi è prevista, domani, la presenza del Capo dello Stato ghanese, Jerry Rawlings. I VESCOVI GHANESI LANCIANO COLLETTA PER LA NUOVA UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL GHANA ACCRA, 15 nov „01 – I vescovi del Ghana hanno promosso una colletta in patria e all‟estero a favore dell‟Università Cattolica di Ghana (Cug). L‟Università, eretta a Fiapre nella regione di Brong Ahafo, inizierà i corsi l‟anno prossimo. L‟iniziativa della colletta è scaturita dopo un incontro, il 6 novembre, tra la Conferenza episcopale e la Commissione di pianificazione della Cug. In una lettera pastorale i vescovi del Ghana chiedono ai fedeli anche all‟estero appoggi materiali 13 e finanziari per la Cug. L‟appello è indirizzato anche alle comunità non cattoliche, ad imprenditori, a società, a tutti coloro insomma che hanno a cuore una formazione universitaria di qualità in Ghana. “Vogliamo ricordare anche a noi stessi – scrivono i vescovi – che l‟obiettivo di costruire una Università non è facile. La Chiesa continuerà appoggiandosi a voi per la realizzazione di questo progetto”. Il presidente della Conferenza episcopale di Ghana, mons. Peter Turkson (foto), lancerà ufficialmente la colletta, il 20 dicembre, presso il centro Conferenze Internazionali di Accra. Nel novembre del 1998, la Conferenza episcopale preannunciò il desiderio della Chiesa in Ghana di fondare una università cattolica per offrire ai giovani, indipendentemente dal loro credo, un‟educazione accademica e morale di eccellenza. DOCUMENTO DELL’AECAWA SU DIALOGO INTERRELIGIOSO NEI PAESI DELL’AFRICA OCCIDENTALE ANGLOFONA ACCRA, 17 ott 02 - Solo il dialogo interreligioso può aiutare a sradicare la violenza e a promuovere la libertà religiosa. Lo afferma un documento della Commissione per il dialogo interreligioso dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Occidentale Anglofona (Aecawa), pubblicato al termine di un incontro con esponenti religiosi protestanti, musulmani e delle religioni tradizionali africane. Tema dell'incontro, svoltosi nei giorni scorsi ad Accra, in Ghana, era appunto: "Religione, violenza e pace in Africa occidentale". Nel documento la Commissione si dice preoccupata per la "cultura della violenza" che sta progressivamente "minando la sicurezza e la stabilità dei Paesi della regione" (Gambia, Ghana, Liberia, Nigeria e Sierra Leone). Una violenza che si manifesta anche in forme più insidiose, come è il caso della violenza economica in cui ad alcune popolazioni viene negata la soddisfazione dei bisogni più elementari. In questo contesto, particolarmente preoccupante è la violenza religiosa, contro la quale, afferma il documento, l'unico efficace antidoto è il dialogo interreligioso che può "fiorire solo dove esiste la libertà religiosa e l'uguaglianza sociale". A questo proposito la Commissione dell'Aecawa non risparmia critiche a quei governi africani che sostengono una religione a scapito di altre, determinando la loro "emarginazione e discriminazione". Di qui l'invito ai vari gruppi religiosi della regione a collaborare con i loro governi per promuovere il rispetto della libertà religiosa e ad esercitare pressioni sui leader politici perché rimangano neutrali verso le diverse religioni. 14 IL GIUDIZIO DEI VESCOVI GHANESI EMERSO DALLA LORO PLENARIA DEL NOVEMBRE 2002 SULLA SITUAZIONE DEL PAESE MOSTRA LUCI E OMBRE OBUASI, 27 nov 02 - Un quadro fatto di luci e di ombre. E‟ quello che emerge nel documento finale della recente assemblea plenaria dei vescovi del Ghana nel quale viene fatto un bilancio dell‟attuale situazione della Chiesa e del Paese. “La Chiesa cattolica: leggendo i segni dei tempi” è stato il tema dell‟assemblea svoltasi dal 9 al 17 novembre a Obuasi e in cui i presuli hanno appunto esaminato e cercato dare una lettura all‟attuale momento storico del Ghana. Una lettura non univoca. Se per un verso i vescovi parlano di importanti segnali positivi, tra cui annoverano la buona volontà, lo spirito di sacrificio e il sano patriottismo dei cittadini ghanesi, come anche la relativa stabilità politica e le grandi potenzialità economiche che fanno sperare per il futuro del paese, essi richiamano anche l‟attenzione su alcuni mali vecchi e nuovi che minacciano il suo tessuto sociale. Riferendosi, in particolare, alla situazione economica, essi rilevano come il piano di crescita elaborato dal governo tardi a dare i suoi frutti in termini occupazione e migliore retribuzione salariale. Conflittualità inter-etniche ancora non superate, corruzione e illegalità diffusa a tutti i livelli sociali, scarsa autodisciplina e senso del bene comune: questi sono secondo i vescovi i principali mali che ancora insidiano il Ghana. Se non vengono affrontati, ammoniscono, “continuerà l‟abominevole traffico di persone, soprattutto bambini, l‟esodo delle nostre migliori risorse umane dal paese”, l‟abuso di droga, mentre la lotta contro la povertà sarà destinata a fallire. Ma tra le principali preoccupazioni dei vescovi figura in particolare la diffusione dell‟Aids favorita, sottolineano, dalla crescente promiscuità sessuale e contro la quale l‟unica vera soluzione rimane la fedeltà coniugale e l‟astinenza. In conclusione, i presuli rivolgono un appello ai fedeli e ai cittadini alla conversione dei cuori, una conversione che dovrà essere “sostenuta dalla severa applicazione della legge”. I VESCOVI DEL GHANA LANCIANO UN VASTO PROGRAMMA QUINQUENNALE DI ASSISTENZA AI MALATI DI AIDS ACCRA, 2 feb 05 - I vescovi del Ghana hanno lanciato un vasto programma quinquennale di assistenza ai malati di Aids e agli orfani di genitori vittime della malattia. Secondo quanto riferisce l‟agenzia 15 cattolica keniota „Cisa‟, il programma coinvolgerà 12mila famiglie di 35 distretti ghanesi per un costo complessivo di un miliardo e mezzo di dollari. L‟iniziativa è stata inaugurata nei giorni scorsi dal vicepresidente della Conferenza episcopale, Mons. Charles Palmer-Buckle (foto). Il progetto, ha spiegato il segretario generale dei vescovi ghanesi, punta prioritariamente a migliorare la qualità di vita delle persone colpite dal virus attraverso la promozione di strutture di sostegno finalizzate, per un verso, a contrastare lo stigma e la discriminazione che circonda la malattia e, per l‟altro, ad offrire aiuto psicologico, materiale e pastorale alle vittime. L‟85 per cento dei beneficiari, ha precisato, Mons. Palmer-Buckle sono non cattolici. Al programma collaborano il Catholic Relief Service - l‟agenzia caritativa dei vescovi statunitensi – oltre ad altre organizzazioni straniere. Come è noto, l‟Africa, è il continente più colpito dal flagello dell‟Aids che ha sinora provocato, secondo le ultime statistiche, oltre 28 milioni di vittime, lasciando 15 milioni di orfani che nel 2010 potrebbero salire a 19 milioni. La Chiesa è impegnata in prima fila nella lotta contro la diffusione del virus e nel sostegno ai malati e alle loro famiglie. Tra le ultime grandi iniziative di solidarietà si ricorda quella dei vescovi messicani che, rispondendo all‟appello del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, nei giorni scorsi hanno lanciato una colletta nazionale a sostegno dei progetti di prevenzione e cura dell‟Aids in Africa. “MATTHEW 25” INIZIATIVA DELLA CHIESA GHANESE A SOSTEGNO DEI MALATI DI AIDS ACCRA, 31 ago 05 - Soddisfazione in Ghana per l'opera portata avanti dal "Matthew 25", centro di aiuto per i malati di AIDS, fondato nel 2003 dalla Chiesa locale nella diocesi di Koforidua, nell'Est del Paese. Il centro prende il nome dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo, che invita i cristiani a mettersi al servizio del prossimo: "Perchè ho avuto fame mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero uno straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, prigioniero e siete venuti a trovarmi... quello che avete fatto al più piccolo di questi fratelli, “è a me che l'avete fatto". "Matthew 25" è stato ideato e realizzato dal sacerdote 53enne, don Alex Bobby Benson. Nella diocesi di Koforidua il 3,6 per cento della popolazione è affetto dal virus dell'HIV, ovvero, più di 700 mila persone, i due terzi delle quali, donne. Il centro diffonde informazioni sull'AIDS e consiglia i malati sulle terapie e gli stili di vita da adottare. 16 E‟ anche un luogo di aggregazione e offre la possibilità agli ammalati, di fabbricare vestiti tradizionali, camicie e altri capi di vestiario da vendere per ricavare una piccola rendita. "Astenetevi dalle relazioni sessuali prematrimoniali, dai comportamenti sessuali irresponsabili, dalle relazioni multiple, dal prendere droghe; siate fedeli al vostro partner, a voi stessi, alla vostra famiglia, alla vostra comunità, al vostro Dio; cambiate atteggiamento nei confronti di quanti soffrono di AIDS": sono alcuni degli slogan che si leggono nei manifesti e nei volantini distribuiti dal centro. "Moralmente abbiamo un forte sostegno, ma pochi mezzi materiali e poche possibilità di accedere ai farmaci antiretrovirali", affermano i responsabili. "Matthew 25" è aperto a tutti, indipendentemente dalla fede professata e aiuta, tra gli altri, circa 200 bambini e ragazzi resi orfani dalla pandemia, sostenendo i familiari che si prendono cura di loro nelle spese alimentari e scolastiche. (R.M.) LA PLENARIA DEI VESCOVI GHANESI DEL NOVEMBRE 2005 DEDICATA ALLA PIAGA DELLA CORRUZIONE E ALL’EDUCAZIONE ACCRA, 29 nov. ‟05 - In un comunicato diffuso al termine della loro assemblea plenaria, svoltasi nei giorni scorsi ad Agona, nella diocesi di Konongo-Mampong, i vescovi del Ghana denunciano con forza la corruzione dilagante e il clima di crescente violenza nel Paese. “Nessun ghanese che deve rendere un servizio per il quale è già pagato sembra soddisfatto oggi se non chiede un ulteriore compenso illegale. Questa ingordigia, egoismo e arroganza ci spaventano”, afferma il documento, che rileva come tale malcostume denoti quella stessa anarchia diffusa all‟origine della crescente violenza che sta segnando il Paese in questi ultimi tempi. Altra grande preoccupazione dell‟episcopato è il futuro dell‟educazione in Ghana e la libertà di scelta delle famiglie. I presuli rivendicano “il diritto dei cristiani di ricevere un‟educazione cristiana, così come i musulmani hanno diritto a un‟educazione islamica e altri all‟educazione che vogliono”. Ad inquietarli è, in particolare, il nuovo sistema informatizzazione delle iscrizioni alle scuole secondarie (SSS) progettato dal governo. Per i vescovi si tratta di un sistema “disumanizzante” e “non etico”, perché consentirebbe un controllo governativo sulle ammissioni in tutte le scuole anche confessionali. Una limitazione inaccettabile alla libertà delle famiglie di scegliere l‟educazione che preferiscono per i loro figli. I vescovi si riservano di approfondire l‟argomento in una prossima 17 dichiarazione. CONCLUSO A KUMASI IL TERZO CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL GHANA KUMASI, nov 05 - La Chiesa del Ghana ha celebrato dal 19 al 20 novembre a Kumasi il suo terzo Congresso Eucaristico nazionale dedicato al tema “L‟Eucaristia: luce e vita del Millennio”. All‟evento presieduto dall'Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale nigeriano Anthony Olubunmi Okogie (foto), arcivescovo di Lagos, hanno partecipato migliaia di fedeli da tutto il Paese, insieme a delegazioni dalla Costa d‟Avorio, dal Benin e dalla Nigeria e a rappresentanti di altre confessioni cristiane in Ghana. L‟obiettivo centrale del Congresso è stato quello di promuovere lo spirito di unità dei fedeli e, più in generale, nel Paese, senza distinzioni di appartenenza linguistica, tribale, razziale o religiosa. E sul tema dell‟unità come frutto dell‟amore eucaristico verso il prossimo e verso Dio si è soffermato nell‟omelia della Santa Messa conclusiva il card. Okogie che ha esortato i fedeli ghanesi ad esprimere questo amore rivolgendo una particolare sollecitudine ai poveri e ai bisognosi: “Il nostro amore per i bisognosi – ha detto – deve essere concreto e tangibile e i cristiani sono chiamati a sovvenire ai loro bisogni con un sostegno adeguato a tutti i livelli”. Il Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana è stato convocato in occasione dell‟Anno dell‟Eucaristia appena concluso e coincide con il 125° anniversario della evangelizzazione del Ghana, nonché con il 25° anniversario della visita pastorale di Giovanni Paolo II nel Paese. Tra le tappe centrali di quella visita c‟era stata proprio Kumasi, dove, tra l‟altro, aveva rivolto un importante discorso ai vescovi del Paese. Il precedente Congresso Eucaristico nazionale del Ghana si è svolto nel 1998. LA CHIESA COME “FAMIGLIA DI DIO”, EVITANDO OGNI ETNOCENTRISMO E PARTICOLARISMO Dall’intervento del card. Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast, al Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia (11 ottobre 2005) (…) Dopo il Sinodo dei Vescovi per l‟Africa, Papa Giovanni Paolo II, accogliendo la raccomandazione di vedere la Chiesa in Africa come 18 „Famiglia di Dio‟, disse: “...la nuova evangelizzazione tenderà dunque ad edificare la Chiesa come famiglia... un‟ espressione della natura della Chiesa particolarmente adatta per l‟Africa. (EA, 63). Ha chiarito inoltre: “ L‟immagine pone l‟accento sulla premura per l‟altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull‟accoglienza, il dialogo e la fiducia”. Ha quindi esortato la Chiesa africana ad evitare “ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo” e a promuovere “la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse etnie, favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale e le risorse... senza indebite considerazioni di ordine etnico” (ibid). La Chiesa in Ghana riconosce nelle parole del Santo Padre la formulazione di un nuovo programma di vita e missione per la Chiesa africana. Ma con le guerre fratricide che imperversano ancora attraverso i suoi confini, con le politiche tribali che ancora minano l‟esercizio del buon governo e con un crescente disprezzo per i poveri, riconosce anche quanto poco è stato fatto, dopo 10 anni, in risposta a questa esortazione. Nella sua celebrazione dell‟anno dell‟Eucaristia, la Chiesa in Ghana ha riesaminato l‟esortazione del Papa e si è rivolta a “Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, Pane per una vita nuova” (come è stato proclamato dal Congresso Eucaristico dell‟anno giubilare) chiedendoGli aiuto. Il culmine della celebrazione dell‟Anno sarà la convocazione a novembre di un Congresso Eucaristico per tutta la Chiesa del Ghana. Vedendo quanto il Signore stesso nutre e sostiene il suo popolo nel suo cammino, i vescovi del Ghana pregano affinché nella celebrazione dell‟Anno dell‟Eucaristia il Signore aiuti i fedeli che non si accostano al banchetto eucaristico del Signore, a superare qualsiasi ostacolo li tenga lontani, affinché il Congresso Eucaristico diventi una vera festa di famiglia... una fonte di salvezza da cui tutti traggano le virtù familiari dell‟esortazione del Papa. (…) Intervista con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson (di Gianni Cardinale) Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson è stato l‟unico porporato titolare di una diocesi africana a partecipare al Sinodo dei vescovi 19 sull‟Eucaristia. Arcivescovo di Cape Coast in Ghana dal 1992, il cardinale Turkson, con i suoi 57 anni compiuti proprio durante il Sinodo, è tra i più giovani componenti del Sacro Collegio. Creato cardinale nell‟ultimo Concistoro del 2003, il porporato è membro della Congregazione per il culto divino, del Pontificio Consiglio per la promozione dell‟unità dei cristiani e della Commissione per i beni culturali della Chiesa. Eminenza, uno dei temi che hanno maggiormente appassionato i mass media che si sono occupati del Sinodo è stato quello dei cosiddetti viri probati. È un problema sentito nel suo continente? Non sono a conoscenza di diocesi africane che abbiano posto questo problema, ma il fatto che se ne sia discusso sta a significare che quella dei viri probatipresenta come una soluzione al problema – reale in alcune zone della cattolicità – della scarsità di sacerdoti e dell’impossibilità per alcune comunità di poter avere una regolare vita sacramentale. Alla fine però il Sinodo, per così dire, ha deciso di mettere questa ipotesi da parte, su uno scaffale, in attesa che siano esaminate tutte le altre possibili soluzioni al problema. Soluzioni di che genere? Queste soluzioni possono essere di lungo o di corto termine. Le prime implicano interventi della Chiesa affinché nelle famiglie ci sia un cambiamento di attitudine e di pensiero riguardo alla natalità. In tutte le culture e società più ci sono figli più sono facili le vocazioni. La soluzione di corto termine implica invece la condivisione del clero tra le Chiese del Terzo mondo e quelle del mondo occidentale. Non si tratta di offrire un surplus di personale, ma di mostrare amore per la Chiesa, che ci richiede di condividere le nostre magre risorse… i nostri cinque pani e due pesci. In Africa c’è il problema di comunità che per mancanza di sacerdoti non possono ricevere regolarmente l’Eucaristia? Anche da noi, in Ghana, ci sono delle comunità che non possono avere un sacerdote che celebri regolarmente, ogni settimana, la messa. Infatti parecchi villaggi e città vanno avanti senza prete e si devono accontentare della presenza dei catechisti. Il sacerdote può visitare 20 queste comunità ogni due settimane o ogni mese. Questo significa che anche noi non abbiamo un sacerdote per ogni comunità. Questa situazione tuttavia è anche correlata al fatto che alcune comunità non possono, da sole, mantenere un prete. Noi abbiamo creato dei gruppi di villaggi che uniscono le loro risorse per mantenere un sacerdote. Il prete li visita periodicamente uno alla volta e in sua assenza i catechisti si prendono cura delle comunità. Di conseguenza, per noi, un passo nella direzione di rendere l’Eucaristia più facilmente disponibile ai fedeli potrebbe essere la preparazione e l’elevazione di catechisti adatti al rango di ministri dell’Eucaristia; insieme all’allestimento delle cappelle dei villaggi e delle città con appropriati tabernacoli per la custodia delle sacre specie. Il sacerdozio celibatario è una difficoltà particolare per il contesto africano? Nella nostra religione tradizionale esistono già sacerdoti celibi, e anche quelli sposati, quando devono celebrare i loro riti, per tre giorni devono astenersi da ogni rapporto sessuale. Quindi chi dice che per la mentalità africana il celibato è inconcepibile dice una cosa non vera. Certo nel clero africano si possono trovare situazioni di infedeltà ai voti. Si tratta di peccati, e i peccatori sono dappertutto, non solo in Africa. Ma questo non vuol dire che il sacerdozio celibatario sia estraneo alla realtà africana, nient’affatto. Un altro tema sinodale che ha ricevuto ampio risalto sui mass media è stato quello della pastorale dei divorziati risposati. La questione dei cattolici divorziati e risposati è complessa. Mentre nei Paesi africani e in Ghana è stato ammesso il divorzio, ci sono anche molte pratiche che riducono al minimo l’incidenza di quest’istituto. Una di queste pratiche che ha contribuito a ridurre l’incidenza del divorzio è stata anche la poligamia. Da noi, ad esempio, la poligamia è stata storicamente un elemento che ha risolto alla radice il problema del divorzio. Se un uomo voleva ripudiare una donna – perché sterile, troppo debole o ammalata da non poter lavorare, o per altri motivi –, non la metteva in mezzo a una strada con tutti i problemi del caso (chi si occuperà di lei e dei suoi eventuali figli?), ma ne prendeva un’altra senza abbandonare la prima. Con l’influsso del cristianesimo, e la sua dottrina dell’unità del matrimonio la poligamia è stata avversata ed è stata promossa la monogamia. I convertiti al 21 cristianesimo hanno capito la dottrina cristiana che insegna l’indissolubilità del matrimonio. Hanno abbracciato il senso del matrimonio come invito a testimoniare l’amore inscindibile di Cristo per la sua Chiesa. Ma essendo ancora un popolo in cammino, le debolezze ne sfigurano ogni tanto il volto, e il paradosso del divorzio è una realtà e un problema nuovo per la pastorale della Chiesa. Credo che in quei casi di divorzio dove qualcuno è lasciato e abbandonato senza volerlo, questa persona abbandonata può essere considerata come una vittima di una ingiustizia e bisognosa quindi di una considerazione particolare. Quindi anche in questo caso i problemi sono diversi? Da noi si può celebrare il matrimonio secondo le prescrizioni tradizionali oppure civilmente. Tutte e due le forme però consentono il divorzio. I cristiani, oltre a queste due forme, devono celebrare il matrimonio (già valido tradizionalmente e civilmente) anche in chiesa, come sacramento indissolubile e permanente. Questo crea dei problemi per tantissimi fedeli. Chi ha contratto un matrimonio tradizionale esita a celebrare il matrimonio sacramentalmente, cioè in chiesa, perché sa che in questo caso non potrà divorziare. Sono, dunque, dei fedeli che stanno sulla soglia della vita interna della Chiesa e hanno paura di entrare pienamente. E per questo non possono ricevere la comunione. Durante le mie visite pastorali, è questo il problema che devo affrontare con maggiore frequenza. A questi fedeli chiedo di avere coraggio e di affidarsi al Signore e alla sua grazia e al sostegno della comunità cristiana. Anch’io, se avessi riposto tutta la mia speranza in me stesso e nelle mie forze, non mi sarei fatto mai ordinare sacerdote. Un tema molto sentito in Africa è quello dell’inculturazione della liturgia. L’inculturazione in sé non è mai stata un problema; nella storia della Chiesa c’è sempre stata. L’importante – ed è a questo che ci richiama sempre la Santa Sede – è che in questo processo non si perda mai di vista ciò che è essenziale della nostra fede. Per quanto ci riguarda dovremmo avere la possibilità di rendere il culto al Signore con ciò che abbiamo. L’uso dei tamtam, i nostri concetti, il nostro modo di rappresentazione, i nostri canti, le nostre danze sono i nostri doni con cui vogliamo adorare il Signore. La Santa Sede non ci impone veti, ma 22 ci invita a fare attenzione che queste modalità di inculturazione non vengano percepite come un culto pagano o un semplice spettacolo. È compito di noi vescovi africani vigilare affinché questo non avvenga. Eminenza, lei prima faceva cenno alle difficoltà che sorgono nelle coppie miste di musulmani e cristiani. Come sono i rapporti tra Chiesa e islam in Africa? Il problema con l’islam è che il dialogo è a senso unico, non c’è reciprocità. L’islam vuole dare, ma non sa ricevere. Ci si può convertire all’islam ma non dall’islam. Se un cristiano, ad esempio, vuole sposare una musulmana, è obbligato a convertirsi all’islam. E questo non è giusto. Qual è a questo proposito la situazione nel suo Paese? L’islam è arrivato in Ghana prima del cristianesimo e nei secoli passati una buona convivenza è stata possibile. Nelle famiglie convivevano fedi diverse senza problemi. Un mio zio era musulmano, mia madre era metodista e mio papà cattolico, e non ricordo problemi di convivenza. Tutto è cambiato con la crisi che è scoppiata in Medio Oriente tra arabi e israeliani, e con il susseguente risveglio identitario delle varie religioni. Questa conflittualità si è diffusa dappertutto e anche da noi, anche perché i gruppi musulmani hanno cominciato a ricevere numerosi sussidi dai Paesi del Golfo. E con i sussidi arriva anche l’ideologia, e quindi la situazione pacifica comincia a cambiare. Purtroppo. Un altro tema evocato nel Sinodo è stato quello diffusione delle sette protestanti. della Nei Paesi africani dove la lingua comune non è l’inglese la gente un po’ è salvata da questa diffusione. Ma nei Paesi anglofoni il fenomeno è in continua ascesa. Questi gruppi sfruttano un’ignoranza della Bibbia presente anche nelle nostre comunità, ma si diffondono anche per uno scarso amore dei cattolici verso la ricchezza dei sacramenti. Cosa fare? Far conoscere la Bibbia ai nostri fedeli e far scoprire la ricchezza e la bellezza della vita sacramentale della loro Chiesa. Dobbiamo ricordare che Gesù si manifesta a noi in due modi, nell’Eucaristia e nella sua Parola. E noi dobbiamo camminare su queste due gambe, mentre le sette protestanti si reggono su una gamba sola. Da Trenta Giorni (ottobre 2005) 23 I CONGRESSI EUCARISTICI NOMINA DELL'INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE AL CONGRESSO EUCARISTICO DEL GHANA (4-12 gennaio 1998) Il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nominò il Cardinale Christian Wyghan Tumi (foto), Arcivescovo di Douala, suo Inviato Speciale al Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana, che ebbe luogo a Tamale dal 4 al 12 gennaio 1998. NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE AL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL GHANA (19-20 novembre 2005) il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato il Card. Anthony Olubunmi Okogie (foto), Arcivescovo di Lagos, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana, che si è svolto a Kumasi il 19 e il 20 novembre 2005. LA PIAGA DELL’AIDS A closer look at the HIV/AIDS Reports that the HIV/AIDS infection rate increased by 50 percent within the last two years in the country should be a matter of great concern to all Ghanaians. This was made known at the recent capacity-building workshop aimed at educating, creating awareness, identifying and fashioning out the most effective cultural tools for combating inimical cultural practices that promote the disease. The 2003 surveillance report on HIV/AIDS indicated that all regions of country had reported cases of the disease. Average adult prevalence, reportedly, increased from 2.6 percent in 1994 to 3.6 percent in 2003. The infection rate increased by 50 percent within the last two years. The Director-General of the Ghana AIDS Commission, Professor Awuku Sekyi Amoa, mentioned eight towns/area in Ghana that had more than five percent increase. They are Agomanya, 9.2 percent; Cape Coast, 7.6 percent; Fanteakwa, 6.6 percent; Eikwe, 6.1 percent; Mampong, 5.4 percent; Adabraka, 5.2 percent, Wenchi, 5.4 percent; 24 and Kumasi, 5.0 percent. As identified during the capacity-building workshop, other areas which could influence the spread of disease apart from sexual relations include the common use of syringes for enema, traditional fertility treatment and polygamy. It is the view of The Standard that we should start doing something about these to reduce the spread of the disease. We appeal to religious leaders to help stem the upsurge of HIV/AIDS by encouraging the youth to abstain from sex if they are not married. We are happy the message of abstinence is gaining ground through the formation of virgin clubs throughout the country. The consequences of not halting the spread of HIV/AIDS in Africa, in general, include a weakening of the productive base, a growing orphan population, further strain on the already under-staffed health services, just to mention a few. (…) The media should intensify their message of the reality of the disease to the doubting Thomases who are still continuing with their promiscuous lifestyle, in spite of the havoc being caused by HIV/AIDS. (Source: Editorial of The Standard, Ghana‟s national Catholic weekly, vol. N° 43, Sunday, November 7, 2004) LE VISITE AD LIMINA I Vescovi del Ghana si sono recati in visita ad limina a Roma quattro volte sotto il pontificato di Giovanni Paolo II (1981, 1987, 1993 e 1999) Discorso del 12 novembre 1981 (…) Lo scopo della mia visita in Ghana è stato quello di proclamare insieme a voi Gesù Cristo e il suo Vangelo. La mia speranza è stata quella di dare, per grazia di Dio, un nuovo impeto all‟evangelizzazione e di confermare voi nella vostra missione di Pastori del gregge. Il nostro ritrovarci qui a Roma ha lo stesso scopo. Insieme noi dedichiamo nuovamente noi stessi alla causa del Vangelo nella fedeltà a Cristo che ci ha affidato il compito di diffondere tutto ciò che Egli ci ha comandato (cf. Mt 28,20). (...)Attraverso il contatto personale che ho avuto il privilegio di avere con la Chiesa del vostro Paese e attraverso i vostri stessi rapporti, so che gli ostacoli all'evangelizzazione e alla catechesi sono molti. Ma noi crediamo e siamo profondamente convinti della potenza della grazia di 25 Cristo in tutte le zone di vita cristiana – anche in quelle dove si riscontrano maggiori difficoltà. (...) Oltre a tutte queste ed altre pressanti sollecitudini del nostro ministero, oltre alle discussioni collegiali ed ai piani pastorali nei quali siamo chiamati ad impegnarci, oltre ai singoli problemi pastorali che interessano le nostre Chiese locali e la Chiesa universale in generale, c'è ancora un'altra questione. Si tratta del nostro amore personale a Gesù Cristo e la nostra fedeltà alle indicazioni del suo Spirito Santo. Si tratta della nostra somiglianza a Cristo, Sacerdote e Vittima; in altre parole, si tratta della nostra personale santificazione. Non dimentichiamo le parole di san Paolo; esse possono applicarsi direttamente a noi: a Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts 4,3). Nel piano di Dio, la santità è essenziale per ogni effettivo servizio autorevole nella Chiesa; è alla base di ogni genuina sollecitudine pastorale e attività collegiale. Sì, la santità ha una grande priorità nella nostra vita. (…) Discorso del 6 Novembre 1987 (...) Lodo le molto coraggiose iniziative che prendete continuamente per la proclamazione del Vangelo nella vostra società multireligiosa. Come pastori della Chiesa in Ghana vi siete dedicati, insieme al vostro clero, ai religiosi e ai catechisti laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa, annunciando la buona novella di salvezza a tutti coloro che non hanno ancora udito o accettato Cristo. Con grande sollecitudine vi siete dati ai vostri fedeli cattolici e avete portato avanti un dialogo ecumenico con i vari gruppi di cristiani non cattolici. Ugualmente avete portato avanti con i vostri fratelli cattolici un lavoro di promozione umana nel campo medico e dell'educazione. Vi incoraggio nel grande compito dell'evangelizzazione che è «grazia e vocazione propria della Chiesa, la sua più profonda identità» («Evangelii Nuntiandi», 14). (...) In pratica, la vocazione della Chiesa all'evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. Nel vostro particolare ambito culturale il messaggio del Vangelo dev'essere diffuso prima di tutto attraverso una testimonianza di esemplare vita cristiana. Una tale testimonianza vissuta ogni giorno è un iniziale atto di evangelizzazione. Aggiungo subito che la testimonianza cristiana attraverso l'esempio personale ha anche bisogno di essere accompagnata dalla proclamazione di Gesù Cristo, che attraverso la 26 sua morte e la sua risurrezione ha conquistato per noi la salvezza. L’impegno della Chiesa per il dialogo (...) Miei cari fratelli: nel vostro impegno a utilizzare i mezzi più appropriati per proclamare il Vangelo nel vostro ambiente culturale multi-religioso, desidero mettere in rilievo il profondo rispetto della Chiesa per i non cristiani. Poiché «essi sono l'espressione vivente dell'anima di un vasto gruppo di gente. Queste persone portano dentro di sé l'eco di migliaia di anni di ricerca di Dio, una ricerca che è incompleta ma spesso compiuta con grande sincerità e onestà di cuore» («Evangelii Nuntiandi», 53). Inoltre, poiché il piano di salvezza comprende tutti coloro che riconoscono il Creatore, tra cristiani e non cristiani esiste una base per un dialogo fraterno e uno scambio armonioso. Vi incoraggio «a riaffermare l'impegno della Chiesa cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo». Non può essere questione di scegliere uno e ignorare o rifiutare l'altro. Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della fede sia difficile, bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, sul quale si fonda questa fede, delle ragioni della nostra speranza e della sorgente del nostro amore» (Al Segretariato per i non cristiani, 28 aprile 1987). Il matrimonio (...) Miei cari fratelli: riflettendo sulla vita sacramentale della Chiesa in Ghana voglio focalizzare la mia attenzione in particolare sul sacramento cristiano del matrimonio. (...) Quindi è necessario insistere che la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata da quest'unità e anche da questa indissolubilità. La Chiesa insegna chiaramente che la comunione di amore costituita dal matrimonio è contraddetta dalla poligamia. Con grande amore pastorale spieghiamo ai fedeli che la pratica della poligamia «nega direttamente il piano di Dio che fu rivelato dall'inizio, perché è contrario all'uguale dignità personale dell'uomo e della donna che nel matrimonio danno se stessi con un amore che è totale e quindi unico ed esclusivo» («Familiaris Consortio», 19). L'amore del marito e della moglie nella comunione coniugale del matrimonio è una condivisione nel mistero della vita dell'amore di Dio stesso. Cosciente di ciò la Chiesa si dedica alla speciale missione di protezione della santità e dignità del matrimonio in ogni luogo. 27 L’aspirazione di pace, giustizia e progresso Colgo quest'occasione per esprimere la mia solidarietà con la popolazione del Ghana nelle sue aspirazioni di pace, giustizia, armonia e progresso sociale. La Chiesa è sempre aperta al dialogo con le autorità civili, proprio perché desidera il vero benessere di tutto il popolo del Ghana. (…) Discorso del 22 Febbraio 1993 (...) La Chiesa incontra numerosi ostacoli nell'opera di evangelizzazione del Ghana, come di tutta l'Africa, tuttavia essa non si scoraggia. Essa sa di aver ricevuto una forza e un'energia superiori a tutte le sue possibilità umane, e per questo ha fiducia nel fatto che dai semi che sparge Dio farà nascere un raccolto abbondante. In verità, la parola di Dio non può essere incatenata (cfr. 2Tim 2,9) e sarà sempre chiaro che la gloria è dovuta non a noi, ma al «Padrone della messe» (cfr. Mt 9,38; Lc 10,2). (...) In questi ultimi anni che preludono al Terzo Millennio Cristiano dobbiamo guardare con fiducia all'alba di una nuova era missionaria, e di conseguenza a una rinnovata sollecitudine da parte di tutti i cristiani per condividere il dono della vita eterna in Gesù Cristo (cfr. Redemptoris Missio, n. 92). (...) Significativo il proliferare delle sette e di altri nuovi movimenti religiosi, che spesso fanno appello a presunte apparizioni, profezie e guarigioni miracolose. Il fascino di questi movimenti alcune volte dipende dalla loro apparente capacità di rispondere ai bisogni spirituali della gente - ai loro cuori affamati di qualcosa di più profondo, di sollievo, di consolazione e di contatto con il trascendente. Dobbiamo umilmente ammettere che in certi casi, per varie ragioni, i battezzati non hanno ancora trovato il soddisfacimento di questi bisogni nel mistero del Verbo Incarnato affidato alla Chiesa. (...) L'inculturazione del Vangelo nel vostro paese si trova ad affrontare un numero particolare di sfide, in particolar modo nei settori del matrimonio e della vita famigliare. I vostri sforzi incessanti per far sì che le coppie scoprano la verità e la bellezza delle richieste della loro nuova vita in Cristo, sono una parte essenziale delle vostre 28 responsabilità pastorali. (...) La forza della testimonianza del vangelo da parte della Chiesa dipende in ampia misura dalla formazione di un laicato attivo, in grado di cooperare con voi e con i vostri sacerdoti nell'ideare e nel realizzare le iniziative pastorali. I laici impegnati sono sempre più chiamati a divenire missionari verso se stessi, traendo nutrimento dall'Eucaristia, che è la fonte e l'apice della missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr. Presbyterorum Ordinis, n. 5), e guidare gli altri verso un'efficace partecipazione ai sacri misteri. Qui, come in altre zone, la vostra Conferenza Episcopale, deve costituire un forum per una cooperazione concreta volta a dirigere e coordinare la vita pastorale delle Chiese locali (cfr. Codice di Diritto canonico, 447; cfr. Christus Dominus, 38), e a sostenere il previsto rinnovamento spirituale evidente nella vita e nell'apostolato dei movimenti laici. (...) Uno speciale segno della maturità crescente delle vostre Chiese particolari è stato l'aumento delle vocazioni al sacerdozio. Poiché i sacerdoti sono i vostri principali collaboratori nello svolgimento della missione apostolica della Chiesa, è essenziale che i vostri rapporti con loro siano contraddistinti dall'unità, dalla fratellanza e dall'apprezzamento dei loro doni. (...) La vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere un'autentica povertà evangelica e il distacco dalle cose e dai comportamenti terreni. Il valore del celibato come dono completo di sé al Signore deve essere osservato con scrupolo e ogni comportamento che potrebbe dare scandalo deve essere evitato o corretto dove è necessario. Voi tutti sapete quanto è importante rivolgere particolare attenzione alla formazione in seminario, poiché la formazione pratica e gli insegnamenti impartiti ai futuri sacerdoti sono essenziali per il buon esito della missione della Chiesa. (...) Vorrei anche menzionare, come segno positivo, la crescita delle vocazioni alla vita religiosa, e in particolare alla vita contemplativa. I Religiosi hanno avuto una parte essenziale nella crescita della Chiesa in Ghana. Intrinseca a questa vocazione è l'interesse per la crescita ordinata della Chiesa, il desiderio di pensare con la Chiesa, e di promuovere la sua comunione e la sua sollecitudine missionaria. Mentre la legittima autonomia accordata alle congregazioni religiose 29 dalla suprema autorità della Chiesa è un segno del loro impegno alla missione universale della Chiesa, i religiosi - proprio per la loro consacrazione pubblica - sono profondamente impegnati nella vita e nella missione della Chiesa locale sotto la guida del legittimo Pastore, il cui compito è di rispettare e promuovere la corretta cooperazione della varietà dei carismi in un solo Corpo. (...) La Chiesa in Ghana può certamente essere fiera del suo impegno per il bene della nazione, come mostra la gamma dei suoi servizi sociali per l'istruzione e la formazione professionale, la sanità e la promozione dello sviluppo agricolo. Il vostro impegno per il bene comune è apparso evidente nella Lettera Pastorale che avete pubblicato insieme ai capi delle altre Comunità Cristiane prima delle ultime elezioni, in cui esortavate alla preghiera e invitavate i cristiani del vostro Paese a un esercizio responsabile della loro cittadinanza. Le sfide implicite nel cambiamento a un sistema di democrazia multipartitica esigono dai cattolici la disponibilità a sostenere lo sviluppo politico del Paese e a prendervi parte. A questo riguardo è particolarmente importante il vostro ruolo di capi della comunità cattolica, che riconoscono l'utilità e la necessità di un dialogo costruttivo con tutti i settori della popolazione circa basi di vita nella società che siano solide e giuste. Tale dialogo, mentre tenta di mantenere aperti tutti i canali di comunicazione, non vi impedirà di presentare con chiarezza e rispetto le convinzioni della Chiesa, specialmente in relazione a importanti questioni come la libertà religiosa e le obbiettive norme morali che si devono riflettere nella legislazione civile. Io vi incoraggio a continuare il dialogo con le autorità circa la giusta collocazione dell'istruzione religiosa nelle scuole, in accordo con l'insegnamento della Chiesa (cfr. Gravissimum Educationis, n. 3). Discorso del 20 febbraio 1999 (.) Lo scorso anno, la vostra Chiesa locale ha celebrato due eventi molto significativi: il Secondo Congresso Eucaristico Nazionale e il Congresso Pastorale Nazionale. Questi importanti incontri sono serviti a confermare e ad accrescere quell'amore e quella devozione per il Santissimo Sacramento che è il centro del culto e della preghiera cattolici. Dall'Eucaristia la Chiesa riceve la forza per quel servizio e per quell'approccio che caratterizzano la sua sollecitudine per il benessere spirituale dei suoi figli e di tutto il suo popolo. La vita divina che Cristo 30 riversa sulla sua Chiesa nell'Eucaristia è troppo grande per essere contenuta e deve essere offerta con sollecitudine amorevole a tutto il mondo. Questa è la verità che in gran parte ispira e sostiene l'attività missionaria della Chiesa. (…) L'energia e lo zelo della prima evangelizzazione del Ghana devono continuare a essere fonte di forza e di entusiasmo mentre proclamate Cristo e il suo Vangelo salvifico, aiutando gli altri a conoscere e ad accettare il suo amore misericordioso. L’impegno per la giustizia e la pace A questo proposito, non è secondario il vostro dovere di affrontare le questioni importanti per la vita sociale, economica, politica e culturale del vostro Paese. Durante l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, i Padri sinodali hanno riconosciuto che una corretta amministrazione degli affari pubblici nelle aree correlate della politica e dell'economia è essenziale se si desidera che la giustizia e la pace fioriscano nel vostro continente (cfr Ecclesia in Africa, n. 110). Sono lieto di constatare che nella vostra Lettera Pastorale di Avvento del 1997 avete affrontato proprio questo argomento. Come ben sapete, è compito particolare della Chiesa parlare a nome di quanti non hanno voce, essendo lievito di pace e di solidarietà, soprattutto laddove le persone sono minacciate e più fragili. A questo proposito sono molto importanti i vostri sforzi volti a eliminare le tensioni etniche. Le rivalità basate sulla razza o sull'origine etnica non trovano posto nella Chiesa di Cristo e sono particolarmente scandalose quando interferiscono con la vita parrocchiale o distruggono lo spirito di fraternità e solidarietà fra i sacerdoti. In tutto ciò, il vostro deve essere un invito, gentile, ma anche insistente, alla conversione. La conversione è il risultato dell'effettiva proclamazione del Vangelo che, attraverso l'azione dello Spirito Santo nei cuori di quanti lo ascoltano, porta ad accogliere la parola salvifica di Dio. L’inculturazione della fede (.) Ora affrontiamo l'importante questione dell'inculturazione. I tentativi pratici di promuovere l'inculturazione della fede richiedono una teologia legata indissolubilmente al mistero dell'incarnazione e a 31 un'antropologia autenticamente cristiana. (cfr Pastores dabo vobis, n. 55). Si può operare un discernimento veramente critico ed evangelico delle realtà culturali solo alla luce della Morte e della Resurrezione salvifiche di Gesù Cristo. Una sana inculturazione non può prescindere dalla chiara convinzione della Chiesa che la cultura, in quanto creazione umana, è inevitabilmente segnata dal peccato e dalla necessità di essere sanata, nobilitata e perfezionata dal Vangelo (cfr Lumen gentium, n. 17). Quando le persone trarranno ispirazione e orientamento dal contatto con la parola salvifica di Dio saranno portate naturalmente a operare una profonda trasformazione della società in cui vivono. La crescita della Chiesa e il ruolo degli Istituti missionari e Religiosi (.) La crescita della Chiesa nel Ghana e le numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono la prova della forza di Dio all'opera fra di voi, una forza che dà meravigliosi e abbondanti frutti. Voi, miei cari fratelli, avete il compito di far sì che questi numerosi frutti continuino a maturare e a moltiplicarsi, incidendo effettivamente sulla vita di tutti coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine. (.) Nella vita della Chiesa nel Ghana, come altrove nel mondo, gli Istituti Missionari e Religiosi hanno svolto un ruolo decisivo nella diffusione della fede e nella formazione di nuove Chiese locali (cfr Redemptoris missio, n 69-70). Pur rispettando la legittima autonomia interna prevista per le comunità religiose, il Vescovo deve aiutarli ad assolvere, nell'ambito della Chiesa locale, l'obbligo di testimoniare la realtà dell'amore di Dio per il suo popolo. Come Pastori del gregge di Cristo, dovreste esortare i superiori a discernere attentamente l'idoneità dei candidati alla vita religiosa e aiutarli a offrire una solida formazione spirituale e intellettuale, sia prima sia dopo la professione. Più i religiosi delle vostre Diocesi vivranno devotamente e fedelmente il proprio impegno verso Cristo di castità, povertà e obbedienza, più gli uomini e le donne del Ghana comprenderanno che «il regno di Dio è vicino». Nello svolgimento dei vostri numerosi compiti, sia voi sia i vostri sacerdoti, dovete essere sempre sensibili alle esigenze umane e spirituali del vostro popolo. Tempo e risorse per strutture diocesane o parrocchiali o per progetti di sviluppo, non devono mai essere 32 impiegati a discapito della popolazione e tali strutture e progetti non dovrebbero impedire il contatto personale con quanti Dio ci ha chiamato a servire. Parimenti, gli incontri fra Vescovi e sacerdoti non dovrebbero limitarsi alla discussione di dettagli di ordine amministrativo, ma dovrebbero anche essere un'occasione per parlare delle gioie e delle difficoltà pastorali, spirituali e personali del ministero sacerdotale. Le questioni finanziarie richiedono grande equità e solidarietà e sforzi per distribuire i contributi ricevuti. Al contempo, bisogna prendere iniziative per aiutare le comunità locali a raggiungere una maggiore indipendenza economica per far sì che la Chiesa nel Ghana dipenda meno dall'aiuto esterno. La missione pastorale della Chiesa e il dovere dei suoi amministratori «non di essere serviti, ma di servire» (cfr Mt 20, 28) devono essere considerati prioritari in tutti i settori. (…) VIAGGIO APOSTOLICO DI GIOVANNI PAOLO II IN GHANA 8-9 maggio 1980 Nel corso del 5° Viaggio Apostolico in Zaire, Congo, Kenya, Ghana, Alto Volta (Burkina Faso), Costa d'Avorio (2 - 12 maggio 1980) DISCORSO AL PRESIDENTE DEL GHANA Accra, 8 maggio 1980 (...) Come ebbi occasione di dire quando ho annunciato ufficialmente la mia visita in Africa, lo scopo di questo viaggio è quello di svolgere il mio ministero universale e di onorare personalmente la Chiesa in Africa. Per quanto riguarda il Ghana, dissi anche che questo è l'anno in cui la Chiesa cattolica celebra il centenario della sua fondazione in questa parte del grande continente africano. Mi era, quindi, molto importante esprimere, in maniera speciale, la gioia della Chiesa intera per questa lieta ricorrenza. Spero anche che la mia visita contribuisca alla promozione del progresso autenticamente umano del Ghana ed in tutta l'Africa, al servizio della fratellanza universale e della pace. (...) Con la mia presenza qui, oggi, signor presidente, desidero onorare tutta la nazione, con la ricchezza della sua storia, della sua gente, della sua cultura e dei suoi successi - in una parola, con il suo patrimonio e genio autenticamente africani e ghaneani, e per il giusto posto che occupa fra le nazioni di questo continente e del mondo. La 33 storia del mio paese natio, una storia fatta di momenti di grandi successi e di gioia, ma anche di periodi di sofferenza e di tristezza, mi ha reso acutamente consapevole della grande esigenza di rispettare i valori specifici di ogni popolo e di ogni nazione: le loro tradizioni, aspirazioni e diritti fra tutte le nazioni che fanno parte della comunità mondiale. Il giusto posto delle giovani nazioni africane L‟Africa - come ciascuna delle nazioni che ne fanno parte - ha molto da offrire agli sforzi comuni di tutti i popoli amanti della pace. Troppo spesso, i rapporti fra Stati e governi, specialmente quando essi sono visti nel contesto dello sviluppo politico ed economico, vengono impostati semplicemente in termini di meri interessi limitati, di rafforzamento di posizioni già dominanti, e di pressione esercitata attraverso l‟assistenza; ne consegue che le nazioni più vecchie ed economicamente più avanzate ignorano il fatto che le giovani nazioni hanno molto più da offrire che una semplice parte delle loro risorse naturali, o il farsi mercato per i prodotti delle nazioni industrializzate. I valori delle culture africane Ci sono tanti valori incarnati nella cultura delle nazioni africane che non solo possono contribuire alla costruzione di ciascuna nazione, ma che possono arricchire altre nazioni ed altri popoli. Perché l‟Africa ha qualcosa di speciale da offrire al mondo. Uno degli aspetti originali di questo continente è la sua diversità - ma una diversità che è conservata intatta dall‟innegabile unità della sua cultura: una concezione del mondo in cui il sacro occupa un posto centrale; una profonda consapevolezza del legame esistente fra il creatore e la natura; un grande rispetto per ogni forma di vita; un senso della famiglia e della comunità, che fiorisce nell‟accoglienza e nell‟ospitalità aperte e gioiose; una riverenza per il dialogo quale mezzo per comporre i contrasti e per condividere i punti di vista: spontaneità e gioia di vivere espresse nel linguaggio poetico, canto e danza. Tutti questi aspetti manifestano una cultura ricca di una dimensione spirituale onnicomprensiva. Ecco il tratto distintivo che determina la unicità della cultura africana. Ecco ciò che unisce i tanti popoli africani, senza minimamente intaccare quella immensa ricchezza di espressioni locali, o di patrimonio dei singoli gruppi o regioni. 34 Il valore della cultura La mia origine, la mia formazione e la mia storia mi hanno insegnato ad attribuire un grandissimo valore al potere che la cultura esercita su ogni popolo. (...) Perciò, dico al Ghana ed a tutta l'Africa: preserva la tua cultura, arricchiscila attraverso lo scambio con le altre culture, ma non lasciare che la tua cultura muoia. Conservala viva, ed offrila come tuo contributo alla comunità mondiale. Ogni nazione apporta il suo contributo culturale alla famiglia delle nazioni, e attraverso l‟espressione legittima di valori e tradizioni diventa possibile creare un‟armonia fra i popoli che trascende le differenze di parte, i pregiudizi e le rivalità. Tale armonia, edificata sul rispetto e sulla apertura nei confronti dei valori altrui, ed in modo particolare quelli morali e spirituali, contribuisce a rendere possibile un‟azione concertata per trattare dei problemi che oltrepassano le frontiere delle singole nazioni. L‟Africa è chiamata a far sorgere degli ideali nuovi e delle intuizioni nuove in un mondo che tradisce i segni della stanchezza e dell‟egoismo. Sono convinto che voi, africani, potete compiere questo. La centralità della persona umana Invocando il rispetto dei valori morali e spirituali nell‟ambito della collaborazione internazionale, ho toccato un argomento che ritengo sia fondamentale per tutti i rapporti che esistono nella società. Tutte le strutture che vengono create per esprimere i bisogni e le aspirazioni si riferiscono alla persona umana, poiché sono finalizzate per servire ciascuna persona umana, e la comunità umana nel suo insieme. Questo vale in modo particolare per quanto riguarda le strutture e le attività politiche. (...) Ogni sforzo nel campo della promozione umana è destinato a fallire, a meno che non si rispetti, difenda e promuova l'alta dignità di ogni essere umano in ogni circostanza. Tale deve essere la motivazione, non solo delle autorità ma anche di ogni singolo cittadino, di ogni uomo e donna di questo bellissimo paese, i quali sono chiamati a collaborare perché ad ognuno venga data la possibilità di vivere la sua vita coerentemente con la dignità umana. 35 L’impegno per lo sviluppo, specialmente delle aree rurali (...) È mia speranza, che sotto la guida delle autorità, tutti i cittadini lavorino lealmente insieme senza dover rinunciare a nessuno dei propri valori culturali, ma anche senza permettere che sorgano dalle barriere tra i singoli cittadini e gruppi di essi; lavorino insieme con totale dedizione e intelligenza perché la terra produca frutti in abbondanza. Voi avete le vostre città con crescente concentrazione di popolo, dove problemi di alloggio, educazione e lavoro possono sollevarsi e chiedere misure coraggiose per garantire che nessuno sia escluso dai benefici del progresso. Ma ci sono anche aree rurali, nelle quali la maggior parte della popolazione vive tuttora, e nelle quali esiste una vera potenzialità che potrà contribuire allo sforzo nazionale di sviluppo. Poiché la giustizia esige che nessuno debba soffrire la fame, e che a nessuno debba mancare la possibilità di realizzare la sua piena potenzialità, sia spirituale che materiale, la società deve anche stimare il lavoro agricolo come un'attività che nobilita, e la condizione e la dignità delle popolazioni rurali devono essere costantemente migliorate. (.) IL RUOLO DEI LAICI Accra (Ghana), 8 maggio 1980 Cari fratelli e sorelle in Cristo. Poco meno di dieci anni fa, fu celebrato qui ad Accra il primo incontro panafricano e malgascio per i laici. Nella mia qualità di Vescovo di Cracovia ed anche di consultore del consiglio per i laici, ebbi l‟occasione allora - anche se non ho assistito personalmente - di seguire i punti salienti di quell‟avvenimento storico con particolare attenzione, interesse e ammirazione. In effetti, i laici, uomini e donne, che erano venuti da 36 Paesi africani stavano dicendo all‟unisono: “Presente!”. Stavano dicendo al mondo: “Noi siamo presenti nella comunione dei fedeli; noi siamo presenti nella missione della Chiesa di Cristo in Africa!”. Dieci anni più tardi, Dio mi ha concesso l‟opportunità di recarmi ad Accra per stare qui con voi, oggi, di celebrare l‟eucaristia assieme a voi, di parlare a voi e attraverso voi di rivolgere un messaggio a tutti i laici cattolici dell‟Africa. Oggi è il successore di Pietro, è il Papa 36 Giovanni Paolo II che dice: “Presente!”. Sì: io sono presente in mezzo ai laici dell‟Africa; vengo come il vostro padre, e come pastore della Chiesa universale. Sono presente come vostro fratello nella fede! Come fratello in Cristo, voglio dirvi quanto vicino vi sono nell‟infinito amore del Signore crocifisso e risuscitato, quanto vi amo, quanto amo i laici dell'Africa! (...) Il ruolo dei laici nella missione della Chiesa porta in due direzioni: in unione con i vostri pastori ed assistiti dalla loro guida, voi edificate la comunione dei fedeli; inoltre, come cittadini responsabili voi permeate la società in cui vivete con il lievito del Vangelo, agendo sulle sue dimensioni economiche, sociali, politiche, culturali ed intellettuali. Quando voi svolgete con fedeltà questi due ruoli quali cittadini sia della città terrena sia del regno dei cieli, allora si adempiono le parole di Cristo: "Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo". (...) I laici della Chiesa in Africa hanno un ruolo cruciale da svolgere nel risolvere i problemi e le sfide pressanti che questo vasto continente deve affrontare. Come laici cristiani, la Chiesa aspetta da voi che plasmiate il futuro dei vostri singoli paesi, che contribuiate al loro sviluppo in qualche ambito particolare. La Chiesa vi chiede di portare l'influenza del Vangelo e la presenza di Cristo in ogni attività umana, e di cercare di costruire una società nella quale la dignità di ogni persona sia rispettata, e l'uguaglianza, la giustizia e la libertà vengano difese e promosse. Oggi vorrei anche sottolineare l‟esigenza di una permanente istruzione e catechizzazione del laicato. Infatti, soltanto una seria formazione spirituale e dottrinale nella vostra identità cristiana, nonché un‟adeguata preparazione civica ed umana per le attività secolari, renderanno possibile questo contributo del laicato al futuro dell‟Africa che è così fortemente desiderato. (…) PREGHIERA DI AFFIDAMENTO A MARIA AL TERMINE DELLA MESSA DI ACCRA IN INDEPENDENCE SQUARE Accra (Ghana), 8 maggio 1980 In questo giorno di gioia nel quale ci riuniamo in tua presenza, Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, comprendiamo il ruolo che hai svolto nell‟evangelizzazione di questo paese. Ci rendiamo conto di come - all‟inizio - i missionari vennero con la forza del Vangelo di 37 Cristo e ti affidarono il successo della loro opera. Come Madre di Grazia Divina eri con i missionari in tutti i loro sforzi, ed eri con la Madre Chiesa - di cui sei modello e suprema espressione - nell‟opera di portare Cristo in Africa. (...) E sei presente oggi quando la famiglia cristiana si riunisce per celebrare il Vangelo, per ricordare le grandi opere di Dio e per impegnarsi nell'evangelizzazione di questa terra e questa continente "perché la parola di Dio si diffonda e sia glorificata" (2Ts 3,1). Ti chiediamo, Maria, di aiutarci a compiere questa missione che tuo Figlio ha dato alla sua Chiesa e che, in questa generazione, spetta a noi. Riconoscendo il tuo ruolo di Aiuto dei Cristiani, ci affidiamo a te nell‟opera di diffondere il Vangelo nel cuore e nella vita di tutti. Affidiamo a te il nostro mandato missionario ed invochiamo le tue preghiere per la nostra causa. E, come Pastore della Chiesa universale, Vicario di tuo Figlio, Io, Giovanni Paolo II, per tua intercessione, Maria, affido l‟intera Chiesa del Ghana e quella di tutta l‟Africa a Cristo nostro Signore. Per mezzo tuo, presento a Cristo Salvatore il destino dell‟Africa, pregando affinché il suo amore e la sua giustizia tocchino i cuori di ogni uomo, donna e bambino di questo continente. Maria, per mezzo tuo affido tutto questo a Cristo, ed affido tutto questo a te per Cristo tuo Figlio. (…) DISCORSO AI CAPI MUSSULMANI DEL GHANA Accra, 8 maggio 1980 Cari amici, Voglio ora esprimere il mio rispetto per gli amici mussulmani qui presenti. Tramite voi mando il mio cordiale saluto a tutta la comunità mussulmana del Ghana. Durante la mia recente visita in Turchia, ebbi l‟occasione di pronunciare parole d‟amicizia per i miei fratelli islamici. Le mie parole erano espressione di un contatto promosso dal Concilio Vaticano II, e che trovò un importante riferimento nel memorabile discorso di Paolo VI all‟Africa nel 1967. In quell‟occasione affermò: “Desideriamo anche esprimere la nostra stima per tutti i seguaci dell‟Islam che vivono in Africa, che hanno principi in comune con la Cristianità, che ci danno la felice speranza di un dialogo efficace. Allo stesso tempo, esprimiamo il desiderio che i Mussulmani e i Cristiani 38 vivano come vicini, che il rispetto reciproco sia sempre presente nella vita sociale e che si svolga un‟azione comune per la difesa dei diritti umani fondamentali”.(Paolo VI, Africae Terrarum, 5, die 29 oct. 1977: Insegnamenti di Paolo VI, V [1967] 579) Sì, il rispetto reciproco basato sulla comprensione reciproca e diretto al servizio comune per l‟umanità è un grande contributo che possiamo offrire al mondo. Per questo rinnovo oggi i sentimenti di stima miei e di tutta la Chiesa Cattolica per i Mussulmani del Ghana e di tutta l‟Africa, pregando che Dio Onnipotente e Misericordioso garantisca pace e fratellanza a tutti i membri della famiglia umana. E possano l‟armonia della creazione e la grande causa della dignità umana essere promosse grazie alla nostra solidarietà fraterna e alla nostra amicizia. DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO Accra (Ghana), 9 maggio 1980 (…) In virtù della propria missione e della propria natura, la Chiesa non è vincolata a nessuna determinata forma di cultura né ad alcun sistema politico, economico o sociale. Proprio per la sua universalità essa può entrare in comunione con diverse culture e realtà, dando luogo a un mutuo arricchimento (cf. Gaudium et Spes, 58). In virtù della sua stessa universalità essa è anche capace di creare uno strettissimo legame tra diverse comunità umane e tra nazioni, purché queste riconoscano e rispettino il suo diritto alla libertà nell‟adempiere la sua missione specifica. Promotori dell’unità Qui io sento che abbiamo una missione comune. Come singoli diplomatici voi siete inviati a rappresentare e a promuovere gli interessi dei vostri rispettivi Stati. Come gruppo, voi siete anche portatori di una missione che trascende le frontiere regionali e nazionali, poiché fa anche parte della vostra missione promuovere una migliore comprensione tra i popoli, una più stretta collaborazione su scala mondiale: in una parola, essere promotori dell‟unità del mondo intero. Questa è la grandezza del vostro compito: essere costruttori della pace e della giustizia internazionale in un‟epoca che assiste al tempo stesso a una crescente interdipendenza e a una più forte affermazione dell‟identità e dignità di ciascuna nazione. Nobile, ma 39 anche difficile compito, il vostro; mentre servite la vostra nazione, voi siete anche gli artefici del bene comune dell‟intera famiglia umana, lavorando insieme per salvare la terra per l‟umanità, per assicurare che le ricchezze del mondo raggiungano ogni essere umano non esclusi quei nostri fratelli e sorelle che ora ne sono allontanati a causa dell‟ingiustizia sociale. Come diplomatici voi siete coinvolti nella costruzione di un nuovo ordine di rapporti internazionali basati sulle fondamentali e imprescindibili esigenze della giustizia e della pace. E quanti tra voi stanno qui a rappresentare organizzazioni internazionali o regionali sono anche impegnati - anche se con metodi e mezzi diversi - nel processo di concentrazione degli sforzi di tutte le nazioni nella costruzione di un mondo giusto e fraterno. Il divario nord-sud (...) Il fatto che possano esistere simili accecanti disparità costituisce una grande contraddizione dei nostri giorni e dell'epoca nostra; lo stesso si dica del distacco che separa i paesi poveri dai ricchi, o i continenti poveri dai ricchi, e che si approfondisce ancora invece di diminuire, al tempo stesso che i popoli sono diventati più consapevoli della loro interdipendenza che non per l'innanzi. Non è forse triste costatare che gli sforzi - tanto lodevoli in se stessi - delle organizzazioni internazionali e delle diverse nazioni in iniziative bilaterali o multilaterali non sono stati capaci di trarre fuori i paesi più poveri dal circolo vizioso della povertà e del sottosviluppo? Perché mai questi sforzi non hanno raggiunto risultati migliori e più duraturi? (...) In tale contesto, molto è stato detto e scritto sull'importanza di rivitalizzare quello che venne definito il dialogo nord-sud. Senza far propria una troppo semplicistica visuale di un mondo diviso in ricco nord e povero sud, bisogna però concedere che questa distinzione ha un certo fondamento nella realtà, poiché i paesi settentrionali generalmente controllano l'economia e l'industria mondiale. La santa Sede non può non incoraggiare ogni iniziativa che si propone di prendere onestamente in considerazione tale situazione e di giungere ad un'intesa fra tutte le parti in ordine ad un'azione da intraprendere necessariamente. Ma al tempo stesso, io vorrei porre una domanda: perché mai iniziative del genere incontrano tanta difficoltà e finiscono col restar prive di risultati tangibili e duraturi? La risposta potrà essere anzitutto trovata non nella sfera dell'economia o della finanza, ma in un settore di dimensioni più profonde: nel dominio degli imperativi 40 morali e spirituali. Si richiedono nuove visuali e un cambio radicale di atteggiamenti. Le difficoltà e i punti controversi che dividono le nazioni più ricche e quelle più povere non potranno essere affrontate fin quando persiste un atteggiamento di pregiudizio; tali argomenti vanno affrontati in uno spirito di fiducia e di mutua apertura, in uno spirito di onesta valutazione della realtà e con una generosa volontà di condivisione. Soprattutto l‟esame di problemi nord-sud dev‟essere condotto con un rinnovato convincimento che nessuna soluzione può essere trovata senza che affondi le sue radici nella verità intorno all‟uomo. La completa verità intorno all‟uomo costituisce la necessaria condizione affinché si possa vivere insieme armoniosamente e per giungere ad una soluzione che rispetti appieno la dignità di ogni essere umano. DISCORSO AL CONFERIMENTO DEL PREMIO GIOVANNI XXIII PER LA PACE Kumasi (Ghana), 9 maggio 1980 Il riconoscimento della Fondazione del “Premio internazionale Giovanni XXIII per la pace” è assegnato a sei catechisti. (...) Lo scopo di assegnare questo premio, secondo le intenzioni del suo fondatore, è dare solenne riconoscimento ai meriti di persone o istituzioni che hanno dato un notevole contributo alla pace sulla terra. Dopo Madre Teresa di Calcutta e l'UNESCO, la Fondazione propone ora come destinatari del premio sei persone che rappresentano migliaia e migliaia di fedeli servitori che hanno sostenuto con efficacia l'ideale della pace. Questi sono i catechisti dell'Africa. Scelti fra la loro gente, i catechisti africani hanno lavorato ininterrottamente per la loro gente. Accettando difficoltà e privazioni personali, hanno dato il meglio di loro stessi ai fratelli. Fedeli credenti nell‟insegnamento di Cristo, sono stati strumenti nell‟opera di far conoscere Dio, il Padre di tutti, ai fratelli africani; di far rispettare la dignità di ogni individuo; di sostenere la riconciliazione ed il perdono. Spesso viaggiatori instancabili, e sempre servitori fedeli delle comunità locali, hanno aiutato a spezzare le barriere di divisione, e ad assistere i fratelli bisognosi. Alcuni catechisti, in condizioni particolarmente difficili, hanno sopportato sofferenze fisiche e morali per testimoniare e 41 difendere la libertà religiosa. Hanno testimoniato con le loro vite che la relazione dell‟uomo a Dio e la libertà di professare questa relazione pubblicamente sono il fondamento della pace. Sì, i catechisti africani sono stati, e sono, gli araldi della pace! L’AIUTO DEI CATECHISTI ALL’EDIFICAZIONE DELLA CHIESA Kumasi (Ghana), 9 maggio 1980 (...) Esprimo la gratitudine di tutta la Chiesa cattolica ai catechisti che stanno qui presenti oggi, ai loro predecessori nella fede, ai loro colleghi catechisti nel continente africano: gratitudine per l'aiuto offerto nel reclutare discepoli di Cristo; per l'aiuto dato al popolo nel credere che Gesù Cristo è Figlio di Dio; per l'aiuto nell'istruire i loro fratelli e sorelle nella sua vita e così edificare il suo corpo, la Chiesa. Quest'attività catechistica è stata esplicata con la parola e con l'esempio, e la dedizione di innumerevoli catechisti ed il loro profondo attaccamento alla persona di Gesù Cristo rimangono un capitolo di gloria nella storia di questa terra e di questo continente. La Chiesa riconosce in questi catechisti persone chiamate ad esercitare un particolare compito ecclesiale, una speciale partecipazione alla responsabilità di far avanzare il Vangelo. Vede in essi i testimoni della fede, servi di Gesù Cristo e della sua Chiesa, collaboratori efficaci nella missione di stabilire, sviluppare e incrementare la vita della comunità cristiana. Nella storia dell‟evangelizzazione molti di questi catechisti sono stati, di fatto, maestri di religione, guide delle loro comunità, zelanti missionari laici, modelli di fede. Essi hanno aiutato fedelmente i missionari e il clero locale, appoggiandone il ministero con l‟espletamento del loro compito caratteristico. (...) La sacra congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, numerosi Vescovi e conferenze episcopali hanno fortemente valorizzato l'importanza della formazione di catechisti, ed in ciò sono degni del più ampio elogio. Il destino della Chiesa in Africa è indubbiamente legato al successo di questa iniziativa. Desidero perciò incoraggiare pienamente questo meraviglioso lavoro. (...) Soprattutto, per assicurare il successo di ogni attività catechistica, è necessario che rimanga cristallinamente chiaro lo scopo stesso della catechesi: la catechesi è un lavoro di fede che va al di là 42 di ogni tecnica; è un impegno della Chiesa di Cristo. Il suo oggetto primario ed essenziale è il mistero di Cristo; il suo scopo definitivo è mettere la gente in comunione con Cristo (cf. Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 5). Attraverso la catechesi continua l'attività di Gesù maestro; egli sollecita dai suoi fratelli l'adesione alla sua persona, e mediante la sua parola e i suoi sacramenti li guida al Padre ed alla pienezza di vita nella santissima Trinità. (.) DISCORSO AI VESCOVI DEL GHANA Kumasi, 9 maggio 1980 Venerati e cari fratelli nel Signore nostro Gesù Cristo. La mia odierna venuta in mezzo a voi è intimamente legata a Cristo e al suo Vangelo. Sono venuto a dividere con voi e con tutta la Chiesa cattolica nel Ghana la gioia delle vostre celebrazioni centenarie. (...) La Chiesa è pienamente impiantata nel Ghana, ma la sua missione non è ancora completa. A motivo del loro pieno inserimento tra i membri del corpo di Cristo, i cattolici del Ghana sono chiamati ad adoperarsi nell'evangelizzazione, in una Chiesa che, per sua natura, è missionaria nella sua totalità (cf. Ad Gentes, 35). Soltanto accettando le proprie responsabilità per la diffusione del Vangelo i cattolici possono corrispondere alla vocazione alla quale sono stati chiamati. L’opera di inculturazione del Vangelo (...) E così con serenità, fiducia e profonda apertura alla Chiesa universale, i Vescovi devono porre in atto l'opera di inculturazione del Vangelo per il bene di ogni popolo, proprio perché Cristo possa essere comunicato ad ogni uomo, donna e fanciullo. In tale processo le culture stesse debbono essere elevate, trasformate e permeate dall'originale messaggio cristiano di divina verità, senza danno di quanto c'è in esse di nobile. Perciò le degne tradizioni africane devono essere conservate. Inoltre, in accordo con la piena verità del Vangelo ed in armonia col magistero della Chiesa, le vive e dinamiche tradizioni cristiane dell'Africa devono venir consolidate. (...) Venerabili fratelli, la vostra gente è chiamata ai più alti ideali e alle più nobili virtù. Col suo potere salvifico Cristo è presente nell'umanità africana o, come ho già detto durante la mia visita a questo continente, "Cristo, nelle membra del suo corpo, è egli stesso 43 africano". La promozione della donna nella Chiesa e nella società (...) So che siete impegnati nella promozione delle donne nella Chiesa e nella società. È questa un'espressione del medesimo impegno nel promuovere le vocazioni femminili alla vita religiosa. Le donne africane sono state volentieri portatrici di vita e custodi dei valori della famiglia. Similmente, la consacrazione delle donne in una radicale donazione al Signore in castità, obbedienza e povertà costituisce un mezzo importante per trasmettere alle vostre Chiese locali la vita di Cristo e una testimonianza di una più ampia comunità umana e di una comunione divina. Indubbiamente ciò esige che siano accuratamente formate, sotto il profilo teologico e spirituale, in modo da assumere il posto che loro spetta come operatrici dell'evangelizzazione, dando esempio del vero significato della vita religiosa in un contesto africano, e così arricchendo l'intera Chiesa. L’uso degli strumenti della comunicazione (...) In questo contesto vorrei attirare la vostra attenzione su uno speciale aspetto dell'apostolato: il problema dei media. Dappertutto nel mondo gli strumenti della comunicazione offrono speciali opportunità alla diffusione del Vangelo e per l'utile presentazione di informazione sotto il profilo della carità e della verità. Il Ghana e tutta l'Africa non sono un'eccezione. Con il vostro interessamento e la vostra collaborazione possano gli strumenti della comunicazione adempiere veramente il loro compito provvidenziale a servizio dell'umanità. Per la Chiesa essi costituiscono splendidi strumenti per predicare il messaggio di Cristo, come dai tetti (cf. Mt 10,27). Siate sicuri della mia ammirazione per gli sforzi compiuti per utilizzare il più spesso possibile tali strumenti. Al riguardo, meritate ampia lode per aver dato vita al settimanale "The Standard", che io prego di assistervi in questo compito di evangelizzazione. L’azione per lo sviluppo Legata all‟evangelizzazione è l‟azione per lo sviluppo, che deve continuare a progredire in Africa. Sull‟esempio di Cristo, che era sensibile all‟elevazione dell‟umanità in tutti i suoi aspetti, la Chiesa si adopera per il benessere totale dell‟uomo. Il laicato ha una parte 44 peculiare da compiere nel settore dello sviluppo; ai laici è dato anche uno speciale carisma per portare la presenza di Cristo servo nel settore degli affari temporali. L‟essere umano che chiede di essere sollevato dalla povertà e dal bisogno è lo stesso che deve conseguire la redenzione e la vita eterna. Allo stesso modo tutta la Chiesa deve contribuire allo sviluppo offrendo al mondo la sua visione globale dell‟uomo e proclamando incessantemente la preminenza dei valori spirituali (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Nationum Unitarum Legatos, 14, die 2 oct. 1979). DISCORSO ALLA PARTENZA DAL GHANA Accra, 9 maggio 1980 Cari amici del Ghana, Tutti i viaggi del Papa nei vari continenti e paesi del mondo hanno una caratteristica in comune: le visite sono sempre troppo brevi! Forse troppo brevi per voi, ma certamente troppo brevi per me! Avrei voluto passare più tempo con voi, percorrere il vostro paese da nord a sud, da est a ovest, essere con voi nelle vostre case, visitare i vostri bambini nelle scuole, accompagnarvi nei campi o al fiume, ascoltare le vostre canzoni. Ma molti altri fratelli e sorelle africani mi aspettano. (...) Soprattutto, porterò con me l'immagine di un popolo che vuole essere fedele alla propria eredità culturale e allo stesso tempo progredire nella pace e nella verità - che è la forza della pace - verso una giusta condizione con un costante sviluppo materiale, sociale e morale. (...) Chiederò a Dio, che è Onnipotente e buono, che ha creato tutte le cose e senza il quale nulla può esistere, di guidare e dare forza a questa nazione nella ricerca della vera felicità per tutti i suoi abitanti. Poiché siamo tutti figli dell'unico Padre celeste, creati a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26), ogni essere umano, ogni abitante del Ghana ha il diritto fondamentale a condizioni di vita consone alla propria dignità. Leverò la mia preghiera a Dio affinché il Ghana possa raggiungere il vero progresso attraverso lo sviluppo di tutte le risorse umane e naturali di cui è stato fornito, e affinché benefici della volontà della comunità internazionale di creare nel mondo ed in Africa giuste ed eque relazioni in tutti i campi dell'impegno umano. Pregherò in particolare perché il continuo sviluppo del Ghana sia raggiunto salvaguardando gli autentici valori umani che sono stai finora la glori del vostro popolo: ospitalità, magnanimità, rispetto per gli anziani, 45 senso della comunità e riferimento a Dio in tutte le vostre relazioni. (...) 46