GHANA, visita ad limina 2006

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GHANA, visita ad limina 2006
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa
dei vescovi del Ghana
Città del Vaticano, 19-26 aprile 2006
A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana
INDICE
La Repubblica del Ghana
Cenni storici
La Chiesa in Ghana
Vita della Chiesa
Intervista con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson
Le visite ad limina
Viaggio Apostolico di Giovanni Paolo II in Ghana
P.2
P.3
P.8
P.10
P.19
P.25
P.33
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LA REPUBBLICA DEL GHANA
Superficie: 238.595 Km²
Abitanti: 19.894.000 (stime 2001)
Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: Accra (1.580.000 abitanti)
Altre città: Kumasi, Sekondi-Takoradi, Tema, Tamale
Paesi confinanti: Costa d'Avorio, Burkina Faso, Togo
Lingua ufficiale: inglese
Altre lingue: due gruppi di lingue: Kwa (Akan, Ga-Adangbe e Éwé) e
Gur (Gurma, Grusi e Molo-Dagbane).
Festa nazionale: 6 marzo
Religioni: Cristiani c.a. 50% (35% protestanti e 15% cattolici),
musulmani 13%, Religioni tradizionali ed altri 32%
Il Ghana, chiamato una volta "Costa d‟oro” è diventato una nazione
libera ed indipendente il 6 marzo 1957. Il vecchio nome Costa d‟oro,
Gold Coast, viene dalle numerose miniere d‟oro del paese che, prima
di essere sfruttate dai coloni inglesi, tedeschi, olandesi e francesi,
erano utilizzate abbondantemente dalle etnie Astanti. Famosa la loro
tradizione di splendidi gioielli d‟oro, che si è propagata anche all'etnia
vicina Baoulé.
Il Ghana conobbe anche la schiavitù, come testimoniano i forti sulla
costa, tra i quali Elmina.
I regni del Ghana
Se ha dato il suo nome allo stato attuale, il vecchio Impero del Ghana
era in realtà localizzato più a nord, nelle regioni del Sahara del
Senegal, della Mauritania e del Mali. Gli Stati più antichi, sul territorio
del Ghana, furono i regni Fagomba e Mamprusi, nel nord, prosperi nel
XII° e XIII° secolo. È verso quest'epoca che gli immigranti di lingua
Akan - tra i quali gli Ashantis ed i Fanti - lasciarono la savana e
vennero a stabilire la loro supremazia al sud della linea delle foreste,
formando una serie dei piccoli Stati. All'inizio del XV° secolo, questi
regni esercitavano un commercio attivo coi popoli subsahariani che
vivono più al nord. Nella seconda metà del XV° secolo, la città di
Begho ha conosciuto un importante sviluppo grazie al commercio
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dell'oro.
I primi europei a penetrare nella regione furono degli esploratori
portoghesi che diedero a questa regione il nome di Costa d'oro, Gold
Coast, tanto furono impressionati dalle parure che portavano i sovrani
e dignitari ashantis. Nel 1482, crearono un primo banco commerciale
a Sao Jorge da Minò, sul sito dell'attuale El Mina. La regione diventò il
primo fornitore di oro dell'Europa prima della scoperta delle ricche
risorse dell'America latina. Ma l'oro non si trovava nelle quantità
sperate e i sovrani ashantis gli accordavano più un significato
simbolico che un valore commerciale. Il commercio degli schiavi fu
invece la più grande sorgente di profitti per i commercianti europei. La
„tratta dei Neri‟, praticata fin dal XVI° secolo, svegliò l'interesse di
parecchi paesi europei. All'inizio del XVIII° secolo, più di trenta banchi
erano stati costruiti dagli europei (inglesi, olandese, danesi) per
questo fine; mentre fin dal 1642, gli olandesi avevano preso il posto
dei portoghesi. Il commercio europeo favorì il dominio degli Ashantis
che, poco a poco, si erano spostati per stabilirsi alla congiunzione
delle strade commerciali, intorno a Koumasi. Il regno shanti, nel
mezzo del XVIII° secolo, esercitava un'egemonia incontrastata sui
popoli vicini.
Cenni storici
IL PRIMO PAESE DELL'AFRICA NERA
A OTTENERE L'INDIPENDENZA
La colonia era considerata il "fiore all'occhiello" dell'Impero britannico
in Africa. Ghana era invece il nome di uno dei più antichi e potenti
imperi africani che si trovava nel Sudan occidentale. Comunque sia, il
Ghana - nome scelto dal suo primo presidente Kwame Nkrumah,
perché sarebbe stato “un‟ispirazione per il futuro” - è stato il primo
paese dell'Africa nera a ottenere l'indipendenza.
L'AUTORITARISMO DI NKRUMAH
“Il Ghana è libero per sempre. Tutto il mondo ci sta a guardare”,
aveva detto Kwame Nkrumah (foto) all‟indomani dell‟indipendenza.
Fino al 1960 un rappresentante della Corona inglese aveva ancora il
titolo di Capo di Stato onorifico. Nel ‟60 il Ghana fu proclamato una
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repubblica e Nkrumah venne eletto presidente battendo J. B. Danqua
che si presentava come candidato dell‟opposizione: aveva nelle sue
mani sia il ruolo di simbolo dell‟unità della nazione che quello di capo
dell‟esecutivo. Ma ben presto il governo di Kwame Nkrumah prese una
piega autoritaria, con restrizioni delle libertà civili e politiche. Nel 1964
Nkrumah, tramite un referendum, fece proclamare il CPP (Convention
People's Party), di cui aveva assoluto controllo, partito unico del
Ghana, e sé stesso presidente a vita.
I COLPI DI STATO E LE BREVI PARENTESI
COSTITUZIONALI
La conseguenza di questa situazione di disagio fu che il 24 febbraio
1966, mentre Nkrumah era impegnato in una missione di pace ad
Hanoi, l‟esercito e la polizia annunciarono la sua estromissione dal
potere, la sospensione della Costituzione e la formazione di un
governo militare provvisorio. Non ci fu praticamente resistenza. La
giunta militare che aveva estromesso Nkrumah, dichiarò di voler
restaurare, dopo una fase di transizione guidata da un Consiglio di
Liberazione Nazionale (NLC), un governo civile e democratico. Nel
1969, in effetti, il Ghana vide il ritorno delle elezioni libere (Seconda
Repubblica). A vincere fu il Progress Party, guidato da Kofi Busia, il
vecchio oppositore di Nkrumah, che poco dopo divenne Primo
ministro. Il posto di capo dello Stato fu invece occupato dall'ex giudice
Edward Akufo-Addo, uno dei "Big Six", i sei dirigenti dell'UGCC che
erano stati arrestati durante la lotta contro il governo coloniale. Il
governo, che voleva preservare le libertà democratiche, si trovava
però a fare i conti con una grave crisi economica.
Nel 1972 si ebbe un secondo colpo di Stato incruento, guidato dal
generale Ignatius Kutu Acheampong, che istituì un Consiglio Nazionale
di Salvezza, quasi interamente composto da militari. Nel luglio 1978
Acheampong venne fatto arrestare da uno dei suoi collaboratori, il
tenente generale Frederick William Kwasi Akuffo, che lo sostituì come
capo dello Stato e del governo militare. Akuffo promise il ritorno ad un
regime civile e democratico ma non riuscì a tenere sotto controllo i
problemi economici e i militari corrotti. Nel 1979 venne rovesciato e
giustiziato, insieme ad Acheampong e ad altri alti ufficiali, da un
gruppo di ufficiali di grado inferiore, uniti nell'Armed Forces
Revolutionary Council (AFRC) e capeggiati dal tenente dell'aviazione
Jerry Rawlings.
Nel settembre del '79 (Terza Repubblica) si svolsero le elezioni Il
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People's National Party (PNP), che vinse 71 dei 140 seggi, e il suo
candidato e nuovo presidente, Hilla Limann, un diplomatico di
carriera, si richiamavano all'eredità di Nkrumah.
Nel 1981 Rawlings, che continuava a controllare le redini del paese,
abolì la democrazia e istituì un Consiglio Nazionale di Difesa,
presieduto da lui stesso.
Solo nel 2000, con la fine dell'influenza di Rawlings sulla vita politica
del paese, il Ghana è tornato alla democrazia. Le elezioni libere hanno
visto la vittoria di John Kufuor e del suo NPP (New Patriotic Party).
Kuofor ha mantenuto la sua promessa di non interferire nella libertà
della stampa e dei media; secondo l‟ONG Reporters Sans Frontières, il
Ghana gode di un‟ampia libertà di stampa, inusuale per i paesi
dell‟area, e le testate giornalistiche indipendenti non sembrano subire
pressioni di alcun genere. Numerosi ex collaboratori di Rawlings (tra
cui la moglie) sono sotto processo per presunte violazioni dei diritti
umani. Lo stesso ex dittatore è stato chiamato a testimoniare
sull‟omicidio di un militare e di tre giudici avvenuto il 30 giugno 1982.
IL PRESIDENTE KUFUOR
Nei suoi primi quattro anni di governo (2000 – 2004), Kufuor ha
intrapreso azioni volte a migliorare la condizione del Ghana ed a
ridurre il debito estero e il debito pubblico del paese, entrando nel
2001 nell'ambito del progetto di risanamento economico promosso
dall‟FMI e dalla Banca Mondiale. I risultati sono stati buoni. Secondo la
Banca Mondiale il Ghana risulta essere tra i primi all‟ interno dell‟HIPC
(Heavily Indebted Poor Countries) ed è uno dei pochi stati africani ad
avere le potenzialità per raggiungere i Millennium Development Goals
(gli obiettivi primari nella costruzione/ricostruzione della società
africana, in particolare la lotta alla fame e all‟epidemia di AIDS). Nel
dicembre 2004, si sono tenute le elezioni presidenziali. All'inizio
dell'anno le liste elettorali sono state rinnovate per la prima volta
nella storia del paese, al fine di eliminare ogni possibilità di brogli e di
rafforzare la fiducia dei cittadini nel sistema elettorale. Il presidente
uscente, John Kufuor, avvocato, è stato riconfermato per un secondo
mandato con il 52,7% dei voti. La consultazione è stata caratterizzata
da una partecipazione superiore all'82 per cento e dall'assenza di
irregolarità.
Per chiarire le cause della scomparsa di centinaia di persone durante
la dittatura di Jerry Rawlings, è stata istituita una Commissione per la
riconciliazione nazionale, che ha avviato le audizioni popolari nel
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2003. Il Ghana ha svolto con discrezione ed efficacia il ruolo di
mediatore regionale, dedicandosi alla crisi della Liberia e in seguito a
quella della Costa d'Avorio. Nel settembre 2004, il governo di
transizione della Liberia ha firmato un accordo con il Ghana e
l'UNHCR/ACNUR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che
acconsente il rimpatrio di 42 mila liberiani fuggiti dalla guerra civile
che imperversava nel loro Paese e residenti in campi profughi ghanesi
da quasi quattordici anni.
LA COMMISSIONE
PER LA RICONCILIAZIONE NAZIONALE
La Commissione per la riconciliazione nazionale, istituita nel 2003,
comprende
giudici,
rappresentanti
delle
comunità religiose,
accademici, capi tradizionali e militari. La legge con cui è stata
istituita la Commissione non prevede la presenza di rappresentanti di
organizzazioni non governative tra i suoi membri né la pubblicazione
dei suoi risultati. La Commissione ha concesso l‟ammissione di prove
a porte chiuse per motivi di sicurezza nazionale e ha garantito un
certo grado di attenuati ai testimoni che si autodenunciavano,
ammettendo determinate responsabilità. Jerry Rawlings, l‟ex uomo
forte di Accra, il presidente-padrone del Ghana per oltre vent‟anni, si
è dovuto presentare di fronte alla Commissione di Riconciliazione
Nazionale (NCR) per rispondere dei crimini (esecuzioni sommarie,
violazioni dei diritti umani, sparizioni misteriose, assassini e
repressioni) commessi dal suo regime tra la fine degli anni ‟70 e
l‟inizio degli anni ‟80. La maggior parte delle persone che hanno reso
dichiarazioni davanti alla Commissione erano state vittime di
violazioni dei diritti umani durante i governi militari presieduti da
Rawlings. Gran parte delle testimonianze riguardavano denunce di
esecuzioni sommarie, "sparizioni", torture e altri trattamenti crudeli,
inumani e degradanti. Alcune delle vittime erano state prese di mira
per motivi politici. In altri casi, i soldati avevano fustigato e ucciso
uomini e donne accusati di appropriazione o di altri reati di tipo
finanziario, saccheggiando poi le loro proprietà e derubando le loro
case e le loro attività.
SCONTRI ETNICI E GRUPPI DI POPOLAZIONE
Nel 2002, il governo ha decretato lo stato d'emergenza nel nord del
Paese per una serie di scontri etnici che hanno provocato decine di
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vittime tra i Dagomba, un'etnia della famiglia dei Mole Dagbani. Ma
già nei primi anni Novanta il Ghana vide una ripresa degli scontri
tribali nel nord del paese, ai confini con il Togo, tra il raggruppamento
dei Konkomba e quello dei Nanumba (1994). Si è trattato comunque
di episodi di poco conto, che non hanno nulla a che vedere con le
disastrose guerre civili che hanno gettato nel caos altri paesi
dell'Africa occidentale (Sierra Leone, Liberia).
Nel sud risiede quasi il 70% della popolazione a causa sia del
privilegio riservato dall‟espansione coloniale alle aree costiere, sia
dell‟attrazione esercitata dalle moderne attività commerciali. Molto
popolata è anche la regione centrale dell‟Ashanti, che offre i terreni
migliori per l‟agricoltura, e ruota intorno alla città di Kumasi. Le aree
settentrionali sono povere e scarsamente popolate.
SITUAZIONE ECONOMICA
L‟economia del Ghana si basa in primo luogo sull‟agricoltura, le cui
produzioni principali sono quella del cacao (nella regione dell‟Ashanti)
e quella del caffè. Altri importanti prodotti di piantagione sono l'olio di
palma e le arachidi. Le principali colture di sussistenza sono il mais e
la manioca. Le foreste offrono essenze pregiate, quali mogano, wawa,
sapele, guarea cedrata. Il Ghana annovera tra i beni d'esportazione
materie prime come oro, di cui è ricco, diamanti, manganese (a
Nsuta), bauxite (ad Awaso) e petrolio (a Saltpond). Sebbene il Ghana
sia uno dei principali produttori mondiali d'oro, la scarsa attività nel
settore manifatturiero interno costringe il paese ad importare beni
dall'estero. Il Ghana tuttavia rimane un paese che continua a soffrire
e a vivere sulla soglia minima della povertà. Il giornalista Jean
Leonard Touadi ha descritto la condizione dei poveri in Ghana, definito
"il popolo di Kaneshie" ( dal nome di uno dei mercati popolari
frequentati dagli strati sociali più poveri), parlando di "una povertà
laboriosa", rappresentato dal 40,6 % della popolazione. Le donne
provano a vendere al mercato prodotti alimentari e ogni genere di
oggetti, tutti i giorni accalcate sotto il sole; i giovani allestiscono
negozi ambulanti davanti agli alberghi internazionali vendendo oggetti
di contrabbando.
MASS MEDIA
La situazione dei mass media in Ghana è tra le migliori dell‟Africa. La
libertà di stampa è generalmente garantita e i media nazionali
operano senza particolari restrizioni. Esistono numerose radio private
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e si possono ascoltare le frequenze di radio internazionali come BBC,
Radio Vaticana, Radio France e altre.
LA CHIESA IN GHANA
Il primo contatto di missionari cattolici con la Costa d'oro sono
avvenuti più di 500 anni fa, quando i portoghesi hanno piantato una
croce a Shama nel 1471. Ma non fu possibile stabilire una missione
solida a questa epoca, perché il difficile clima tropicale e l'ostilità degli
abitanti obbligarono ad interrompere i primi tentativi. Un nuovo
tentativo avvenne nel 1503, con il battesimo del capo di Efutu con
oltre milletrecento dei suoi sudditi. Tuttavia gli sforzi dei missionari
cattolici di fondare la chiesa fallirono, e verso 1650 lasciarono la Costa
d'oro. Da allora, il paese fu interamente dipendente dalle chiese
protestanti del Nord Europa.
Solo nel 1880, i Padri Auguste Moreau (foto) ed Eugenio Murât, delle
Missioni africane, poterono rifondare la chiesa cattolica ad Elmina. A
partire da questo giorno, grazie anche ad una maggiore tolleranza
verso i cattolici, il lavoro missionario riprese, con un numero di
battezzati che crebbe velocemente. Al tempo stesso, a causa della
durezza del clima, molti missionari hanno pagato con la vita il loro
impegno apostolico.
L‟anniversario del primo secolo di evangelizzazione, nel 1980, è stato
festeggiato con la visita apostolica del Papa Giovanni Paolo II (vedi
l‟ultima parte del libretto).
Oggi la Chiesa in Ghana è presente nel campo dell‟educazione (nelle
scuole l‟educazione religiosa è obbligatoria), una presenza accresciuta
da quando il governo, alla fine degli anni '80, ha liberalizzato le
università, aprendo le porte al settore privato per andare incontro alla
domanda di istruzione universitaria nel Paese.
Ma è anche in prima fila nelle attività di assistenza e promozione
umana ed è particolarmente attiva nella lotta contro la diffusione
dell‟Aids e nel sostegno ai malati e alle loro famiglie.
Non sono poi mancati interventi da parte dell‟episcopato contro
piaghe sociali quali le persistenti conflittualità inter-etniche, la
corruzione e l‟illegalità diffusa soprattutto tra le classi dirigenti.
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L‟impegno a promuovere uno spirito di unità nel paese, senza
distinzioni linguistiche, tribali, religiose, è stato riaffermato anche in
occasione del Terzo Congresso Eucaristico nazionale, svoltosi nel
novembre scorso, dal quale è stato lanciato l‟invito ad un rinnovato
impegno per i poveri e i più bisognosi.
(Vedi più avanti la selezione di notizie)
LA STRUTTURA ECCLESIASTICA
Presidente della Conferenza episcopale del Ghana
mons. Lucas ABADAMLOORA (foto)
vescovo di Navrongo-Bolgatanga
Segretario Generale
mons. Seth OSEI-AGYEMANG
CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE
ACCRA*
Arcidiocesi di Accra
mons. Gabriel Charles PALMER-BUCKLE
Diocesi di Ho
mons. Francis A.K. LODONU
Diocesi di Jasikan
mons. Gabriel Abiabo Akwasi MANTE
Diocesi di Keta-Akatsi
mons. Anthony KWAMI ADANUTY
Diocesi di Koforidua
mons. Joseph KWAKU AFRIFAH-AGYEKUM
CAPE COAST
Arcidiocesi di Cape Coast
Card. Peter Kodwo APPIAH TURKSON (foto)
Diocesi di Sekondi-Takoradi
mons. John Martin DARKO
Diocesi di Wiawso
mons. Joseph Francis KWEKU ESSIEN
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KUMASI
Arcidiocesi di Kumasi
mons. Peter-Kwasi SARPONG
Diocesi di Obuasi
mons. Thomas Kwaku MENSAH
Diocesi di Goaso
mons. Peter KWAKU ATUAHENE
Diocesi di Sunyani
mons. Matthew KWASI GYAMFI
Diocesi di Konongo-Mampong
mons. Joseph OSEI-BONSU
TAMALE
Arcidiocesi di Tamale
mons. Gregory Ebo KPIEBAYA
Diocesi di Damongo
mons. Philip NAAMEH
Diocesi di Navrongo-Bolgatanga
mons. Lucas ABADAMLOORA
Diocesi di Wa
mons. Paul BEMILE
Diocesi di Yendi
mons. Vincent SOWAH BOI-NAI
NUNZIO APOSTOLICO
mons. George KOCHERRY
arcivescovo tit. Othona
* Accra è anche la sede della SCEAM/SECAM (Simposio delle
Conferenze episcopali di Africa e Madagascar)
VITA DELLA CHIESA
Un quadro sintetico della vita e dell’attività della Chiesa del
Ghana emerge dalla selezione delle notizie date dalla Radio
Vaticana tramite il Bollettino “Notizie dalla Chiesa”.
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IL PRESIDENTE DEL GHANA RAWLINGS SI IMPEGNA CON I
VESCOVI A DARE PIU’ SPAZIO ALLA CHIESA
ACCRA, 24 apr 95 - Il presidente del Ghana Gerry Rawlings si è
formalmente impegnato a riservare un maggiore spazio alla Chiesa in
materia di politica sociale. Lo riferisce il Presidente della Conferenza
episcopale, mons. Francis Lodonu, in un comunicato divulgato il 20
aprile, al termine di un incontro tra i rappresentanti del governo e i
vescovi del Paese. Da parte loro questi ultimi si sono impegnati a
sostenere attivamente e in modo imparziale il dialogo tra il governo e
le forze di opposizione e a contribuire in modo costruttivo al processo
democratico.
Altro tema in discussione è stata la questione della scuola. I vescovi
hanno espresso la propria soddisfazione per la recente introduzione
dell'ora di religione nelle scuole pubbliche. Nel Ghana circa metà della
popolazione si professa cristiana.
I VESCOVI CONTRO LA NUOVA LEGGE SULL’ABORTO
ACCRA, 18 lug 95 - I vescovi del Ghana hanno rivolto un pressante
appello al governo affinché annulli la legge che legalizza la pratica
dell'aborto, recentemente approvata dal Parlamento. In una
dichiarazione pubblicata al termine dell' assemblea plenaria della
conferenza episcopale, svoltasi dal 7 al 14 luglio a Sunyani, i vescovi
affermano che la nuova legge rischia di aprire la strada alla
legalizzazione dell'eutanasia e invitano le autorità a respingere la
"cultura della morte". Nel comunicato essi inoltre esprimono forti
riserve sulla nuova politica sanitaria adottata dal governo che –
scrivono - potrebbe portare alla chiusura di numerosi ospedali a
scapito della popolazione rurale.
Altri temi affrontati nel documento sono la scuola e la situazione
economica e politica del Ghana. per quanto riguarda la scuola, i
vescovi plaudono alla recente decisione del governo di introdurre
l'educazione religiosa nelle scuole elementari, esprimendo l'auspicio
che essa venga estesa alle scuole medie e alle superiori. con
riferimento alla la situazione economica e sociale essi esortano le
autorità a non sottovalutare le difficoltà economiche in cui versa il
paese e in particolare a prendere provvedimenti contro la
disoccupazione e il caro vita. i presuli hanno infine rivolto un appello
per la pace e la riconciliazione nel nord del paese, dove le lotte
interetniche hanno fatto sinora più di duemila morti.
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ALLA PLENARIA I VESCOVI ESORTANO CAPI-TRIBÙ A NON
FOMENTARE LOTTE INTERNE E DENUNCIANO LA CRESCENTE
CORRUZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE
ACCRA, 16 lug ‟96 - La Conferenza episcopale del Ghana, a
conclusione della sua assemblea plenaria tenutasi dal 7 al 12 luglio
nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga, ha pubblicato una dichiarazione
in cui esamina l'attuale crisi politico-istituzionale ed economica del
Paese. Nel documento i vescovi rivolgono un appello ai capi-tribù,
richiamandoli alla responsabilità e all'impegno sociale che il loro ruolo
richiede. In particolare, lamentano il coinvolgimento fazioso di molti
capi-tribù nelle lotte politiche interne, col risultato di favorire alcuni
gruppi a scapito di altri. Essi si dicono contrari a riforme avventate
della Costituzione e ribadiscono la necessità di mantenere la
separazione tra il potere legislativo e quello giudiziario, affinché i
diritti umani siano salvaguardati. Denunciano altresì la crescente
corruzione della classe politica e giudicano discutibili le sue scelte, dal
momento che nel giro di poco tempo si è registrato un preoccupante
incremento della disoccupazione, della povertà e dell'analfabetismo.
nel documento viene inoltre segnalato il progressivo peggioramento
del sistema scolastico e il degrado dell'ambiente dovuto
all'indiscriminato sfruttamento delle risorse naturali.
I vescovi lamentano, infine, la riluttanza del governo a permettere alla
Chiesa di contribuire allo sviluppo del paese, in particolare nel campo
dell'informazione, dell'educazione e della sanità.
VESCOVI CONVOCANO CONGRESSO PASTORALE PER
RIDEFINIRE RUOLO DELLA CHIESA NELLA SOCIETÀ GHANESE
ACCRA, 22 ott ‟96 - I vescovi del Ghana hanno in progetto un incontro
pastorale per studiare e ridefinire il ruolo della Chiesa nella società
ghanese alla soglia del terzo millennio. Tema Congresso, che si
dovrebbe svolgere dal 7 al 14 aprile 1997 a Cape Coast, sarà
appunto: "La Chiesa del Ghana e la sua missione di evangelizzazione
nel terzo millennio". All'esame dei vescovi saranno inoltre altre
questioni relative alla sanità, all'educazione, allo sviluppo e ai rapporti
tra Chiesa e Stato in Ghana.
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IL CONGRESSO PASTORALE NAZIONALE TRA LE INIZIATIVE
PREPARATORIE PER IL GIUBILEO
ACCRA, 25 mar ‟97 - Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici del Ghana
animeranno, nel prossimo aprile, a Cape Coast il Congresso Pastorale
Nazionale. Il congresso è una delle tappe di preparazione al Grande
Giubileo del 2000. Nel settembre scorso vi è già stato nella città di Ho
il congresso nazionale del Sacro Cuore, mentre per il gennaio del
1998 è previsto a Tamale il 2° Congresso Eucaristico Nazionale.
RIUNIONE DELL’AECAWA IN GHANA
KUMASI, 28 ago ‟98 - Si chiuderà, lunedì prossimo, a Kumasi, in
Ghana, un incontro di un centinaio di vescovi, di teologi e di fedeli
impegnati in vari ambiti ecclesiali. L'incontro e' stato promosso dalla
associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Occidentale
Anglofona (Aecawa). L'incontro si è aperto il 23 agosto ed ha lo scopo
di illustrare quanto e' stato realizzato e quanto si ha in animo di fare
nelle diocesi, nelle missioni, nei diversi campi dove opera la chiesa in
quella porzione del continente africano. Sono tre le Conferenze
episcopali associate nell'Aecawa: quella del Ghana, quella interterritoriale comprendente i vescovi della Gambia, della Liberia e della
Sierra Leone, e quella della Nigeria. L'incontro dell'associazione ha
una cadenza triennale. Il primo si svolse nel novembre del 1977 in
Nigeria. Gli scopi dell‟attività della associazione dell‟Aecawa, sono
quelli di favorire i legami tra le Conferenze episcopali, di facilitare
l'inter-comunione e di coordinare tutte le iniziative culturali di comune
interesse e la collaborazione tra i vari Paesi.
All'incontro di Kumasi è prevista, domani, la presenza del Capo dello
Stato ghanese, Jerry Rawlings.
I VESCOVI GHANESI LANCIANO COLLETTA PER LA NUOVA
UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL GHANA
ACCRA, 15 nov „01 – I vescovi del Ghana hanno promosso una
colletta in patria e all‟estero a favore dell‟Università Cattolica di Ghana
(Cug). L‟Università, eretta a Fiapre nella regione di Brong Ahafo,
inizierà i corsi l‟anno prossimo. L‟iniziativa della colletta è scaturita
dopo un incontro, il 6 novembre, tra la Conferenza episcopale e la
Commissione di pianificazione della Cug. In una lettera pastorale i
vescovi del Ghana chiedono ai fedeli anche all‟estero appoggi materiali
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e finanziari per la Cug. L‟appello è indirizzato anche alle comunità non
cattoliche, ad imprenditori, a società, a tutti coloro insomma che
hanno a cuore una formazione universitaria di qualità in Ghana.
“Vogliamo ricordare anche a noi stessi – scrivono i vescovi – che
l‟obiettivo di costruire una Università non è facile. La Chiesa
continuerà appoggiandosi a voi per la realizzazione di questo
progetto”. Il presidente della Conferenza episcopale di Ghana, mons.
Peter Turkson (foto), lancerà ufficialmente la colletta, il 20 dicembre,
presso il centro Conferenze Internazionali di Accra. Nel novembre del
1998, la Conferenza episcopale preannunciò il desiderio della Chiesa
in Ghana di fondare una università cattolica per offrire ai giovani,
indipendentemente dal loro credo, un‟educazione accademica e
morale di eccellenza.
DOCUMENTO DELL’AECAWA SU DIALOGO INTERRELIGIOSO
NEI PAESI DELL’AFRICA OCCIDENTALE ANGLOFONA
ACCRA, 17 ott 02 - Solo il dialogo interreligioso può aiutare a
sradicare la violenza e a promuovere la libertà religiosa. Lo afferma
un documento della Commissione per il dialogo interreligioso
dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Occidentale
Anglofona (Aecawa), pubblicato al termine di un incontro con
esponenti religiosi protestanti, musulmani e delle religioni tradizionali
africane. Tema dell'incontro, svoltosi nei giorni scorsi ad Accra, in
Ghana, era appunto: "Religione, violenza e pace in Africa occidentale".
Nel documento la Commissione si dice preoccupata per la "cultura
della violenza" che sta progressivamente "minando la sicurezza e la
stabilità dei Paesi della regione" (Gambia, Ghana, Liberia, Nigeria e
Sierra Leone). Una violenza che si manifesta anche in forme più
insidiose, come è il caso della violenza economica in cui ad alcune
popolazioni viene negata la soddisfazione dei bisogni più elementari.
In questo contesto, particolarmente preoccupante è la violenza
religiosa, contro la quale, afferma il documento, l'unico efficace
antidoto è il dialogo interreligioso che può "fiorire solo dove esiste la
libertà religiosa e l'uguaglianza sociale". A questo proposito la
Commissione dell'Aecawa non risparmia critiche a quei governi
africani che sostengono una religione a scapito di altre, determinando
la loro "emarginazione e discriminazione". Di qui l'invito ai vari gruppi
religiosi della regione a collaborare con i loro governi per promuovere
il rispetto della libertà religiosa e ad esercitare pressioni sui leader
politici perché rimangano neutrali verso le diverse religioni.
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IL GIUDIZIO DEI VESCOVI GHANESI EMERSO DALLA LORO
PLENARIA DEL NOVEMBRE 2002 SULLA SITUAZIONE DEL
PAESE MOSTRA LUCI E OMBRE
OBUASI, 27 nov 02 - Un quadro fatto di luci e di ombre. E‟ quello che
emerge nel documento finale della recente assemblea plenaria dei
vescovi del Ghana nel quale viene fatto un bilancio dell‟attuale
situazione della Chiesa e del Paese. “La Chiesa cattolica: leggendo i
segni dei tempi” è stato il tema dell‟assemblea svoltasi dal 9 al 17
novembre a Obuasi e in cui i presuli hanno appunto esaminato e
cercato dare una lettura all‟attuale momento storico del Ghana. Una
lettura non univoca. Se per un verso i vescovi parlano di importanti
segnali positivi, tra cui annoverano la buona volontà, lo spirito di
sacrificio e il sano patriottismo dei cittadini ghanesi, come anche la
relativa stabilità politica e le grandi potenzialità economiche che fanno
sperare per il futuro del paese, essi richiamano anche l‟attenzione su
alcuni mali vecchi e nuovi che minacciano il suo tessuto sociale.
Riferendosi, in particolare, alla situazione economica, essi rilevano
come il piano di crescita elaborato dal governo tardi a dare i suoi frutti
in termini occupazione e migliore retribuzione salariale. Conflittualità
inter-etniche ancora non superate, corruzione e illegalità diffusa a
tutti i livelli sociali, scarsa autodisciplina e senso del bene comune:
questi sono secondo i vescovi i principali mali che ancora insidiano il
Ghana. Se non vengono affrontati, ammoniscono, “continuerà
l‟abominevole traffico di persone, soprattutto bambini, l‟esodo delle
nostre migliori risorse umane dal paese”, l‟abuso di droga, mentre la
lotta contro la povertà sarà destinata a fallire. Ma tra le principali
preoccupazioni dei vescovi figura in particolare la diffusione dell‟Aids
favorita, sottolineano, dalla crescente promiscuità sessuale e contro la
quale l‟unica vera soluzione rimane la fedeltà coniugale e l‟astinenza.
In conclusione, i presuli rivolgono un appello ai fedeli e ai cittadini alla
conversione dei cuori, una conversione che dovrà essere “sostenuta
dalla severa applicazione della legge”.
I VESCOVI DEL GHANA LANCIANO UN VASTO PROGRAMMA
QUINQUENNALE DI ASSISTENZA AI MALATI DI AIDS
ACCRA, 2 feb 05 - I vescovi del Ghana hanno lanciato un vasto
programma quinquennale di assistenza ai malati di Aids e agli orfani
di genitori vittime della malattia. Secondo quanto riferisce l‟agenzia
15
cattolica keniota „Cisa‟, il programma coinvolgerà 12mila famiglie di
35 distretti ghanesi per un costo complessivo di un miliardo e mezzo
di dollari. L‟iniziativa è stata inaugurata nei giorni scorsi dal vicepresidente della Conferenza episcopale, Mons. Charles Palmer-Buckle
(foto). Il progetto, ha spiegato il segretario generale dei vescovi
ghanesi, punta prioritariamente a migliorare la qualità di vita delle
persone colpite dal virus attraverso la promozione di strutture di
sostegno finalizzate, per un verso, a contrastare lo stigma e la
discriminazione che circonda la malattia e, per l‟altro, ad offrire aiuto
psicologico, materiale e pastorale alle vittime. L‟85 per cento dei
beneficiari, ha precisato, Mons. Palmer-Buckle sono non cattolici. Al
programma collaborano il Catholic Relief Service - l‟agenzia caritativa
dei vescovi statunitensi – oltre ad altre organizzazioni straniere.
Come è noto, l‟Africa, è il continente più colpito dal flagello dell‟Aids
che ha sinora provocato, secondo le ultime statistiche, oltre 28 milioni
di vittime, lasciando 15 milioni di orfani che nel 2010 potrebbero
salire a 19 milioni. La Chiesa è impegnata in prima fila nella lotta
contro la diffusione del virus e nel sostegno ai malati e alle loro
famiglie. Tra le ultime grandi iniziative di solidarietà si ricorda quella
dei vescovi messicani che, rispondendo all‟appello del Pontificio
Consiglio per la pastorale della salute, nei giorni scorsi hanno lanciato
una colletta nazionale a sostegno dei progetti di prevenzione e cura
dell‟Aids in Africa.
“MATTHEW 25” INIZIATIVA DELLA CHIESA GHANESE A
SOSTEGNO DEI MALATI DI AIDS
ACCRA, 31 ago 05 - Soddisfazione in Ghana per l'opera portata avanti
dal "Matthew 25", centro di aiuto per i malati di AIDS, fondato nel
2003 dalla Chiesa locale nella diocesi di Koforidua, nell'Est del Paese.
Il centro prende il nome dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo, che
invita i cristiani a mettersi al servizio del prossimo: "Perchè ho avuto
fame mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere,
ero uno straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, prigioniero e siete venuti a trovarmi... quello che
avete fatto al più piccolo di questi fratelli, “è a me che l'avete fatto".
"Matthew 25" è stato ideato e realizzato dal sacerdote 53enne, don
Alex Bobby Benson. Nella diocesi di Koforidua il 3,6 per cento della
popolazione è affetto dal virus dell'HIV, ovvero, più di 700 mila
persone, i due terzi delle quali, donne. Il centro diffonde informazioni
sull'AIDS e consiglia i malati sulle terapie e gli stili di vita da adottare.
16
E‟ anche un luogo di aggregazione e offre la possibilità agli ammalati,
di fabbricare vestiti tradizionali, camicie e altri capi di vestiario da
vendere per ricavare una piccola rendita. "Astenetevi dalle relazioni
sessuali prematrimoniali, dai comportamenti sessuali irresponsabili,
dalle relazioni multiple, dal prendere droghe; siate fedeli al vostro
partner, a voi stessi, alla vostra famiglia, alla vostra comunità, al
vostro Dio; cambiate atteggiamento nei confronti di quanti soffrono di
AIDS": sono alcuni degli slogan che si leggono nei manifesti e nei
volantini distribuiti dal centro. "Moralmente abbiamo un forte
sostegno, ma pochi mezzi materiali e poche possibilità di accedere ai
farmaci antiretrovirali", affermano i responsabili. "Matthew 25" è
aperto a tutti, indipendentemente dalla fede professata e aiuta, tra gli
altri, circa 200 bambini e ragazzi resi orfani dalla pandemia,
sostenendo i familiari che si prendono cura di loro nelle spese
alimentari e scolastiche. (R.M.)
LA PLENARIA DEI VESCOVI GHANESI DEL NOVEMBRE 2005
DEDICATA ALLA PIAGA DELLA CORRUZIONE E
ALL’EDUCAZIONE
ACCRA, 29 nov. ‟05 - In un comunicato diffuso al termine della loro
assemblea plenaria, svoltasi nei giorni scorsi ad Agona, nella diocesi di
Konongo-Mampong, i vescovi del Ghana denunciano con forza la
corruzione dilagante e il clima di crescente violenza nel Paese.
“Nessun ghanese che deve rendere un servizio per il quale è già
pagato sembra soddisfatto oggi se non chiede un ulteriore compenso
illegale. Questa ingordigia, egoismo e arroganza ci spaventano”,
afferma il documento, che rileva come tale malcostume denoti quella
stessa anarchia diffusa all‟origine della crescente violenza che sta
segnando il Paese in questi ultimi tempi. Altra grande preoccupazione
dell‟episcopato è il futuro dell‟educazione in Ghana e la libertà di
scelta delle famiglie. I presuli rivendicano “il diritto dei cristiani di
ricevere un‟educazione cristiana, così come i musulmani hanno diritto
a un‟educazione islamica e altri all‟educazione che vogliono”. Ad
inquietarli è, in particolare, il nuovo sistema informatizzazione delle
iscrizioni alle scuole secondarie (SSS) progettato dal governo. Per i
vescovi si tratta di un sistema “disumanizzante” e “non etico”, perché
consentirebbe un controllo governativo sulle ammissioni in tutte le
scuole anche confessionali. Una limitazione inaccettabile alla libertà
delle famiglie di scegliere l‟educazione che preferiscono per i loro figli.
I vescovi si riservano di approfondire l‟argomento in una prossima
17
dichiarazione.
CONCLUSO A KUMASI IL TERZO CONGRESSO EUCARISTICO
NAZIONALE DEL GHANA
KUMASI, nov 05 - La Chiesa del Ghana ha celebrato dal 19 al 20
novembre a Kumasi il suo terzo Congresso Eucaristico nazionale
dedicato al tema “L‟Eucaristia: luce e vita del Millennio”. All‟evento
presieduto dall'Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale nigeriano
Anthony Olubunmi Okogie (foto), arcivescovo di Lagos, hanno
partecipato migliaia di fedeli da tutto il Paese, insieme a delegazioni
dalla Costa d‟Avorio, dal Benin e dalla Nigeria e a rappresentanti di
altre confessioni cristiane in Ghana. L‟obiettivo centrale del Congresso
è stato quello di promuovere lo spirito di unità dei fedeli e, più in
generale, nel Paese, senza distinzioni di appartenenza linguistica,
tribale, razziale o religiosa. E sul tema dell‟unità come frutto
dell‟amore eucaristico verso il prossimo e verso Dio si è soffermato
nell‟omelia della Santa Messa conclusiva il card. Okogie che ha
esortato i fedeli ghanesi ad esprimere questo amore rivolgendo una
particolare sollecitudine ai poveri e ai bisognosi: “Il nostro amore per i
bisognosi – ha detto – deve essere concreto e tangibile e i cristiani
sono chiamati a sovvenire ai loro bisogni con un sostegno adeguato a
tutti i livelli”.
Il Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana è stato convocato in
occasione dell‟Anno dell‟Eucaristia appena concluso e coincide con il
125° anniversario della evangelizzazione del Ghana, nonché con il 25°
anniversario della visita pastorale di Giovanni Paolo II nel Paese. Tra
le tappe centrali di quella visita c‟era stata proprio Kumasi, dove, tra
l‟altro, aveva rivolto un importante discorso ai vescovi del Paese. Il
precedente Congresso Eucaristico nazionale del Ghana si è svolto nel
1998.
LA CHIESA COME “FAMIGLIA DI DIO”,
EVITANDO OGNI ETNOCENTRISMO E PARTICOLARISMO
Dall’intervento del card. Peter Kodwo Appiah
Turkson, arcivescovo di Cape Coast, al Sinodo dei vescovi
sull’Eucaristia (11 ottobre 2005)
(…) Dopo il Sinodo dei Vescovi per l‟Africa, Papa Giovanni Paolo II,
accogliendo la raccomandazione di vedere la Chiesa in Africa come
18
„Famiglia di Dio‟, disse: “...la nuova evangelizzazione tenderà dunque
ad edificare la Chiesa come famiglia... un‟ espressione della natura
della Chiesa particolarmente adatta per l‟Africa. (EA, 63).
Ha chiarito inoltre: “ L‟immagine pone l‟accento sulla premura per
l‟altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull‟accoglienza, il
dialogo e la fiducia”.
Ha quindi esortato la Chiesa africana ad evitare “ogni etnocentrismo e
ogni particolarismo eccessivo” e a promuovere “la riconciliazione e
una vera comunione tra le diverse etnie, favorendo la solidarietà e la
condivisione per quanto concerne il personale e le risorse... senza
indebite considerazioni di ordine etnico” (ibid).
La Chiesa in Ghana riconosce nelle parole del Santo Padre la
formulazione di un nuovo programma di vita e missione per la Chiesa
africana. Ma con le guerre fratricide che imperversano ancora
attraverso i suoi confini, con le politiche tribali che ancora minano
l‟esercizio del buon governo e con un crescente disprezzo per i poveri,
riconosce anche quanto poco è stato fatto, dopo 10 anni, in risposta a
questa esortazione.
Nella sua celebrazione dell‟anno dell‟Eucaristia, la Chiesa in Ghana ha
riesaminato l‟esortazione del Papa e si è rivolta a “Gesù Cristo, unico
Salvatore del mondo, Pane per una vita nuova” (come è stato
proclamato dal Congresso Eucaristico dell‟anno giubilare) chiedendoGli
aiuto. Il culmine della celebrazione dell‟Anno sarà la convocazione a
novembre di un Congresso Eucaristico per tutta la Chiesa del Ghana.
Vedendo quanto il Signore stesso nutre e sostiene il suo popolo nel
suo cammino, i vescovi del Ghana pregano affinché nella celebrazione
dell‟Anno dell‟Eucaristia il Signore aiuti i fedeli che non si accostano al
banchetto eucaristico del Signore, a superare qualsiasi ostacolo li
tenga lontani, affinché il Congresso Eucaristico diventi una vera festa
di famiglia... una fonte di salvezza da cui tutti traggano le virtù
familiari dell‟esortazione del Papa. (…)
Intervista con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson
(di Gianni Cardinale)
Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson è stato l‟unico porporato
titolare di una diocesi africana a partecipare al Sinodo dei vescovi
19
sull‟Eucaristia. Arcivescovo di Cape Coast in Ghana dal 1992, il
cardinale Turkson, con i suoi 57 anni compiuti proprio durante il
Sinodo, è tra i più giovani componenti del Sacro Collegio. Creato
cardinale nell‟ultimo Concistoro del 2003, il porporato è membro della
Congregazione per il culto divino, del Pontificio Consiglio per la
promozione dell‟unità dei cristiani e della Commissione per i beni
culturali della Chiesa.
Eminenza,
uno
dei
temi
che
hanno
maggiormente
appassionato i mass media che si sono occupati del Sinodo è
stato quello dei cosiddetti viri probati. È un problema sentito
nel suo continente?
Non sono a conoscenza di diocesi africane che abbiano posto questo
problema, ma il fatto che se ne sia discusso sta a significare che
quella dei viri probatipresenta come una soluzione al problema – reale
in alcune zone della cattolicità – della scarsità di sacerdoti e
dell’impossibilità per alcune comunità di poter avere una regolare vita
sacramentale. Alla fine però il Sinodo, per così dire, ha deciso di
mettere questa ipotesi da parte, su uno scaffale, in attesa che siano
esaminate tutte le altre possibili soluzioni al problema.
Soluzioni di che genere?
Queste soluzioni possono essere di lungo o di corto termine. Le prime
implicano interventi della Chiesa affinché nelle famiglie ci sia un
cambiamento di attitudine e di pensiero riguardo alla natalità. In tutte
le culture e società più ci sono figli più sono facili le vocazioni. La
soluzione di corto termine implica invece la condivisione del clero tra
le Chiese del Terzo mondo e quelle del mondo occidentale. Non si
tratta di offrire un surplus di personale, ma di mostrare amore per la
Chiesa, che ci richiede di condividere le nostre magre risorse… i nostri
cinque pani e due pesci.
In Africa c’è il problema di comunità che per mancanza di
sacerdoti non possono ricevere regolarmente l’Eucaristia?
Anche da noi, in Ghana, ci sono delle comunità che non possono avere
un sacerdote che celebri regolarmente, ogni settimana, la messa.
Infatti parecchi villaggi e città vanno avanti senza prete e si devono
accontentare della presenza dei catechisti. Il sacerdote può visitare
20
queste comunità ogni due settimane o ogni mese. Questo significa che
anche noi non abbiamo un sacerdote per ogni comunità. Questa
situazione tuttavia è anche correlata al fatto che alcune comunità non
possono, da sole, mantenere un prete. Noi abbiamo creato dei gruppi
di villaggi che uniscono le loro risorse per mantenere un sacerdote. Il
prete li visita periodicamente uno alla volta e in sua assenza i
catechisti si prendono cura delle comunità. Di conseguenza, per noi,
un passo nella direzione di rendere l’Eucaristia più facilmente
disponibile ai fedeli potrebbe essere la preparazione e l’elevazione di
catechisti adatti al rango di ministri dell’Eucaristia; insieme
all’allestimento delle cappelle dei villaggi e delle città con appropriati
tabernacoli per la custodia delle sacre specie.
Il sacerdozio celibatario è una difficoltà particolare per il
contesto africano?
Nella nostra religione tradizionale esistono già sacerdoti celibi, e
anche quelli sposati, quando devono celebrare i loro riti, per tre giorni
devono astenersi da ogni rapporto sessuale. Quindi chi dice che per la
mentalità africana il celibato è inconcepibile dice una cosa non vera.
Certo nel clero africano si possono trovare situazioni di infedeltà ai
voti. Si tratta di peccati, e i peccatori sono dappertutto, non solo in
Africa. Ma questo non vuol dire che il sacerdozio celibatario sia
estraneo alla realtà africana, nient’affatto.
Un altro tema sinodale che ha ricevuto ampio risalto sui mass
media è stato quello della pastorale dei divorziati risposati.
La questione dei cattolici divorziati e risposati è complessa. Mentre nei
Paesi africani e in Ghana è stato ammesso il divorzio, ci sono anche
molte pratiche che riducono al minimo l’incidenza di quest’istituto.
Una di queste pratiche che ha contribuito a ridurre l’incidenza del
divorzio è stata anche la poligamia. Da noi, ad esempio, la poligamia
è stata storicamente un elemento che ha risolto alla radice il problema
del divorzio. Se un uomo voleva ripudiare una donna – perché sterile,
troppo debole o ammalata da non poter lavorare, o per altri motivi –,
non la metteva in mezzo a una strada con tutti i problemi del caso
(chi si occuperà di lei e dei suoi eventuali figli?), ma ne prendeva
un’altra senza abbandonare la prima. Con l’influsso del cristianesimo,
e la sua dottrina dell’unità del matrimonio la poligamia è stata
avversata ed è stata promossa la monogamia. I convertiti al
21
cristianesimo hanno capito la dottrina cristiana che insegna
l’indissolubilità del matrimonio. Hanno abbracciato il senso del
matrimonio come invito a testimoniare l’amore inscindibile di Cristo
per la sua Chiesa. Ma essendo ancora un popolo in cammino, le
debolezze ne sfigurano ogni tanto il volto, e il paradosso del divorzio è
una realtà e un problema nuovo per la pastorale della Chiesa. Credo
che in quei casi di divorzio dove qualcuno è lasciato e abbandonato
senza volerlo, questa persona abbandonata può essere considerata
come una vittima di una ingiustizia e bisognosa quindi di una
considerazione particolare.
Quindi anche in questo caso i problemi sono diversi?
Da noi si può celebrare il matrimonio secondo le prescrizioni
tradizionali oppure civilmente. Tutte e due le forme però consentono il
divorzio. I cristiani, oltre a queste due forme, devono celebrare il
matrimonio (già valido tradizionalmente e civilmente) anche in chiesa,
come sacramento indissolubile e permanente. Questo crea dei
problemi per tantissimi fedeli. Chi ha contratto un matrimonio
tradizionale esita a celebrare il matrimonio sacramentalmente, cioè in
chiesa, perché sa che in questo caso non potrà divorziare. Sono,
dunque, dei fedeli che stanno sulla soglia della vita interna della
Chiesa e hanno paura di entrare pienamente. E per questo non
possono ricevere la comunione. Durante le mie visite pastorali, è
questo il problema che devo affrontare con maggiore frequenza. A
questi fedeli chiedo di avere coraggio e di affidarsi al Signore e alla
sua grazia e al sostegno della comunità cristiana. Anch’io, se avessi
riposto tutta la mia speranza in me stesso e nelle mie forze, non mi
sarei fatto mai ordinare sacerdote.
Un tema molto sentito in Africa è quello dell’inculturazione
della liturgia.
L’inculturazione in sé non è mai stata un problema; nella storia della
Chiesa c’è sempre stata. L’importante – ed è a questo che ci richiama
sempre la Santa Sede – è che in questo processo non si perda mai di
vista ciò che è essenziale della nostra fede. Per quanto ci riguarda
dovremmo avere la possibilità di rendere il culto al Signore con ciò
che abbiamo. L’uso dei tamtam, i nostri concetti, il nostro modo di
rappresentazione, i nostri canti, le nostre danze sono i nostri doni con
cui vogliamo adorare il Signore. La Santa Sede non ci impone veti, ma
22
ci invita a fare attenzione che queste modalità di inculturazione non
vengano percepite come un culto pagano o un semplice spettacolo. È
compito di noi vescovi africani vigilare affinché questo non avvenga.
Eminenza, lei prima faceva cenno alle difficoltà che sorgono
nelle coppie miste di musulmani e cristiani. Come sono i
rapporti tra Chiesa e islam in Africa?
Il problema con l’islam è che il dialogo è a senso unico, non c’è
reciprocità. L’islam vuole dare, ma non sa ricevere. Ci si può
convertire all’islam ma non dall’islam. Se un cristiano, ad esempio,
vuole sposare una musulmana, è obbligato a convertirsi all’islam. E
questo non è giusto.
Qual è a questo proposito la situazione nel suo Paese?
L’islam è arrivato in Ghana prima del cristianesimo e nei secoli passati
una buona convivenza è stata possibile. Nelle famiglie convivevano
fedi diverse senza problemi. Un mio zio era musulmano, mia madre
era metodista e mio papà cattolico, e non ricordo problemi di
convivenza. Tutto è cambiato con la crisi che è scoppiata in Medio
Oriente tra arabi e israeliani, e con il susseguente risveglio identitario
delle varie religioni. Questa conflittualità si è diffusa dappertutto e
anche da noi, anche perché i gruppi musulmani hanno cominciato a
ricevere numerosi sussidi dai Paesi del Golfo. E con i sussidi arriva
anche l’ideologia, e quindi la situazione pacifica comincia a cambiare.
Purtroppo.
Un altro tema evocato nel Sinodo è stato quello
diffusione delle sette protestanti.
della
Nei Paesi africani dove la lingua comune non è l’inglese la gente un
po’ è salvata da questa diffusione. Ma nei Paesi anglofoni il fenomeno
è in continua ascesa. Questi gruppi sfruttano un’ignoranza della Bibbia
presente anche nelle nostre comunità, ma si diffondono anche per uno
scarso amore dei cattolici verso la ricchezza dei sacramenti. Cosa
fare? Far conoscere la Bibbia ai nostri fedeli e far scoprire la ricchezza
e la bellezza della vita sacramentale della loro Chiesa. Dobbiamo
ricordare che Gesù si manifesta a noi in due modi, nell’Eucaristia e
nella sua Parola. E noi dobbiamo camminare su queste due gambe,
mentre le sette protestanti si reggono su una gamba sola.
Da Trenta Giorni (ottobre 2005)
23
I CONGRESSI EUCARISTICI
NOMINA DELL'INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE AL
CONGRESSO EUCARISTICO
DEL GHANA
(4-12 gennaio 1998)
Il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nominò il Cardinale Christian
Wyghan Tumi (foto), Arcivescovo di Douala, suo Inviato Speciale al
Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana, che ebbe luogo a
Tamale dal 4 al 12 gennaio 1998.
NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE AL
CONGRESSO EUCARISTICO
NAZIONALE DEL GHANA
(19-20 novembre 2005)
il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato il Card. Anthony Olubunmi
Okogie (foto), Arcivescovo di Lagos, Suo Inviato Speciale alle
celebrazioni del Congresso Eucaristico Nazionale del Ghana, che si è
svolto a Kumasi il 19 e il 20 novembre 2005.
LA PIAGA DELL’AIDS
A closer look at the HIV/AIDS
Reports that the HIV/AIDS infection rate increased by 50 percent
within the last two years in the country should be a matter of great
concern to all Ghanaians. This was made known at the recent
capacity-building workshop aimed at educating, creating awareness,
identifying and fashioning out the most effective cultural tools for
combating inimical cultural practices that promote the disease. The
2003 surveillance report on HIV/AIDS indicated that all regions of
country had reported cases of the disease. Average adult prevalence,
reportedly, increased from 2.6 percent in 1994 to 3.6 percent in
2003. The infection rate increased by 50 percent within the last two
years. The Director-General of the Ghana AIDS Commission, Professor
Awuku Sekyi Amoa, mentioned eight towns/area in Ghana that had
more than five percent increase. They are Agomanya, 9.2 percent;
Cape Coast, 7.6 percent; Fanteakwa, 6.6 percent; Eikwe, 6.1 percent;
Mampong, 5.4 percent; Adabraka, 5.2 percent, Wenchi, 5.4 percent;
24
and Kumasi, 5.0 percent. As identified during the capacity-building
workshop, other areas which could influence the spread of disease
apart from sexual relations include the common use of syringes for
enema, traditional fertility treatment and polygamy. It is the view of
The Standard that we should start doing something about these to
reduce the spread of the disease. We appeal to religious leaders to
help stem the upsurge of HIV/AIDS by encouraging the youth to
abstain from sex if they are not married. We are happy the message
of abstinence is gaining ground through the formation of virgin clubs
throughout the country. The consequences of not halting the spread
of HIV/AIDS in Africa, in general, include a weakening of the
productive base, a growing orphan population, further strain on the
already under-staffed health services, just to mention a few. (…) The
media should intensify their message of the reality of the disease to
the doubting Thomases who are still continuing with their
promiscuous lifestyle, in spite of the havoc being caused by HIV/AIDS.
(Source: Editorial of The Standard, Ghana‟s national Catholic weekly,
vol. N° 43, Sunday, November 7, 2004)
LE VISITE AD LIMINA
I Vescovi del Ghana si sono recati in visita ad limina a Roma
quattro volte sotto il pontificato di Giovanni Paolo II
(1981, 1987, 1993 e 1999)
Discorso del 12 novembre 1981
(…) Lo scopo della mia visita in Ghana è stato quello di proclamare
insieme a voi Gesù Cristo e il suo Vangelo. La mia speranza è stata
quella di dare, per grazia di Dio, un nuovo impeto all‟evangelizzazione
e di confermare voi nella vostra missione di Pastori del gregge. Il
nostro ritrovarci qui a Roma ha lo stesso scopo. Insieme noi
dedichiamo nuovamente noi stessi alla causa del Vangelo nella fedeltà
a Cristo che ci ha affidato il compito di diffondere tutto ciò che Egli ci
ha comandato (cf. Mt 28,20).
(...)Attraverso il contatto personale che ho avuto il privilegio di avere
con la Chiesa del vostro Paese e attraverso i vostri stessi rapporti, so
che gli ostacoli all'evangelizzazione e alla catechesi sono molti. Ma noi
crediamo e siamo profondamente convinti della potenza della grazia di
25
Cristo in tutte le zone di vita cristiana – anche in quelle dove si
riscontrano maggiori difficoltà.
(...) Oltre a tutte queste ed altre pressanti sollecitudini del nostro
ministero, oltre alle discussioni collegiali ed ai piani pastorali nei quali
siamo chiamati ad impegnarci, oltre ai singoli problemi pastorali che
interessano le nostre Chiese locali e la Chiesa universale in generale,
c'è ancora un'altra questione. Si tratta del nostro amore personale a
Gesù Cristo e la nostra fedeltà alle indicazioni del suo Spirito Santo.
Si tratta della nostra somiglianza a Cristo, Sacerdote e Vittima; in
altre parole, si tratta della nostra personale santificazione. Non
dimentichiamo le parole di san Paolo; esse possono applicarsi
direttamente a noi: a Perché questa è la volontà di Dio, la vostra
santificazione” (1Ts 4,3). Nel piano di Dio, la santità è essenziale per
ogni effettivo servizio autorevole nella Chiesa; è alla base di ogni
genuina sollecitudine pastorale e attività collegiale. Sì, la santità ha
una grande priorità nella nostra vita. (…)
Discorso del 6 Novembre 1987
(...) Lodo le molto coraggiose iniziative che prendete continuamente
per la proclamazione del Vangelo nella vostra società multireligiosa.
Come pastori della Chiesa in Ghana vi siete dedicati, insieme al vostro
clero, ai religiosi e ai catechisti laici alla missione evangelizzatrice
della Chiesa, annunciando la buona novella di salvezza a tutti coloro
che non hanno ancora udito o accettato Cristo. Con grande
sollecitudine vi siete dati ai vostri fedeli cattolici e avete portato avanti
un dialogo ecumenico con i vari gruppi di cristiani non cattolici.
Ugualmente avete portato avanti con i vostri fratelli cattolici un lavoro
di promozione umana nel campo medico e dell'educazione.
Vi incoraggio nel grande compito dell'evangelizzazione che è «grazia e
vocazione propria della Chiesa, la sua più profonda identità»
(«Evangelii Nuntiandi», 14).
(...) In pratica, la vocazione della Chiesa all'evangelizzazione significa
soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. Nel vostro
particolare ambito culturale il messaggio del Vangelo dev'essere
diffuso prima di tutto attraverso una testimonianza di esemplare vita
cristiana. Una tale testimonianza vissuta ogni giorno è un iniziale atto
di evangelizzazione. Aggiungo subito che la testimonianza cristiana
attraverso l'esempio personale ha anche bisogno di essere
accompagnata dalla proclamazione di Gesù Cristo, che attraverso la
26
sua morte e la sua risurrezione ha conquistato per noi la salvezza.
L’impegno della Chiesa per il dialogo
(...) Miei cari fratelli: nel vostro impegno a utilizzare i mezzi più
appropriati per proclamare il Vangelo nel vostro ambiente culturale
multi-religioso, desidero mettere in rilievo il profondo rispetto della
Chiesa per i non cristiani. Poiché «essi sono l'espressione vivente
dell'anima di un vasto gruppo di gente. Queste persone portano
dentro di sé l'eco di migliaia di anni di ricerca di Dio, una ricerca che è
incompleta ma spesso compiuta con grande sincerità e onestà di
cuore» («Evangelii Nuntiandi», 53). Inoltre, poiché il piano di salvezza
comprende tutti coloro che riconoscono il Creatore, tra cristiani e non
cristiani esiste una base per un dialogo fraterno e uno scambio
armonioso. Vi incoraggio «a riaffermare l'impegno della Chiesa
cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo». Non può essere
questione di scegliere uno e ignorare o rifiutare l'altro.
Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della fede sia difficile,
bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, sul quale si fonda questa
fede, delle ragioni della nostra speranza e della sorgente del nostro
amore» (Al Segretariato per i non cristiani, 28 aprile 1987).
Il matrimonio
(...) Miei cari fratelli: riflettendo sulla vita sacramentale della Chiesa
in Ghana voglio focalizzare la mia attenzione in particolare sul
sacramento cristiano del matrimonio. (...) Quindi è necessario
insistere che la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata
da quest'unità e anche da questa indissolubilità.
La Chiesa insegna chiaramente che la comunione di amore costituita
dal matrimonio è contraddetta dalla poligamia. Con grande amore
pastorale spieghiamo ai fedeli che la pratica della poligamia «nega
direttamente il piano di Dio che fu rivelato dall'inizio, perché è
contrario all'uguale dignità personale dell'uomo e della donna che nel
matrimonio danno se stessi con un amore che è totale e quindi unico
ed esclusivo» («Familiaris Consortio», 19). L'amore del marito e della
moglie nella comunione coniugale del matrimonio è una condivisione
nel mistero della vita dell'amore di Dio stesso. Cosciente di ciò la
Chiesa si dedica alla speciale missione di protezione della santità e
dignità del matrimonio in ogni luogo.
27
L’aspirazione di pace, giustizia e progresso
Colgo quest'occasione per esprimere la mia solidarietà con la
popolazione del Ghana nelle sue aspirazioni di pace, giustizia, armonia
e progresso sociale. La Chiesa è sempre aperta al dialogo con le
autorità civili, proprio perché desidera il vero benessere di tutto il
popolo del Ghana. (…)
Discorso del 22 Febbraio 1993
(...)
La
Chiesa
incontra
numerosi
ostacoli
nell'opera
di
evangelizzazione del Ghana, come di tutta l'Africa, tuttavia essa non
si scoraggia. Essa sa di aver ricevuto una forza e un'energia superiori
a tutte le sue possibilità umane, e per questo ha fiducia nel fatto che
dai semi che sparge Dio farà nascere un raccolto abbondante. In
verità, la parola di Dio non può essere incatenata (cfr. 2Tim 2,9) e
sarà sempre chiaro che la gloria è dovuta non a noi, ma al «Padrone
della messe» (cfr. Mt 9,38; Lc 10,2).
(...) In questi ultimi anni che preludono al Terzo Millennio Cristiano
dobbiamo guardare con fiducia all'alba di una nuova era missionaria,
e di conseguenza a una rinnovata sollecitudine da parte di tutti i
cristiani per condividere il dono della vita eterna in Gesù Cristo (cfr.
Redemptoris Missio, n. 92).
(...) Significativo il proliferare delle sette e di altri nuovi movimenti
religiosi, che spesso fanno appello a presunte apparizioni, profezie e
guarigioni miracolose. Il fascino di questi movimenti alcune volte
dipende dalla loro apparente capacità di rispondere ai bisogni spirituali
della gente - ai loro cuori affamati di qualcosa di più profondo, di
sollievo, di consolazione e di contatto con il trascendente. Dobbiamo
umilmente ammettere che in certi casi, per varie ragioni, i battezzati
non hanno ancora trovato il soddisfacimento di questi bisogni nel
mistero del Verbo Incarnato affidato alla Chiesa.
(...) L'inculturazione del Vangelo nel vostro paese si trova ad
affrontare un numero particolare di sfide, in particolar modo nei
settori del matrimonio e della vita famigliare. I vostri sforzi incessanti
per far sì che le coppie scoprano la verità e la bellezza delle richieste
della loro nuova vita in Cristo, sono una parte essenziale delle vostre
28
responsabilità pastorali.
(...) La forza della testimonianza del vangelo da parte della Chiesa
dipende in ampia misura dalla formazione di un laicato attivo, in
grado di cooperare con voi e con i vostri sacerdoti nell'ideare e nel
realizzare le iniziative pastorali. I laici impegnati sono sempre più
chiamati a divenire missionari verso se stessi, traendo nutrimento
dall'Eucaristia, che è la fonte e l'apice della missione evangelizzatrice
della Chiesa (cfr. Presbyterorum Ordinis, n. 5), e guidare gli altri
verso un'efficace partecipazione ai sacri misteri. Qui, come in altre
zone, la vostra Conferenza Episcopale, deve costituire un forum per
una cooperazione concreta volta a dirigere e coordinare la vita
pastorale delle Chiese locali (cfr. Codice di Diritto canonico, 447; cfr.
Christus Dominus, 38), e a sostenere il previsto rinnovamento
spirituale evidente nella vita e nell'apostolato dei movimenti laici.
(...) Uno speciale segno della maturità crescente delle vostre Chiese
particolari è stato l'aumento delle vocazioni al sacerdozio. Poiché i
sacerdoti sono i vostri principali collaboratori nello svolgimento della
missione apostolica della Chiesa, è essenziale che i vostri rapporti con
loro
siano
contraddistinti
dall'unità,
dalla
fratellanza
e
dall'apprezzamento dei loro doni.
(...) La vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere
un'autentica povertà evangelica e il distacco dalle cose e dai
comportamenti terreni. Il valore del celibato come dono completo di
sé al Signore deve essere osservato con scrupolo e ogni
comportamento che potrebbe dare scandalo deve essere evitato o
corretto dove è necessario.
Voi tutti sapete quanto è importante rivolgere particolare attenzione
alla formazione in seminario, poiché la formazione pratica e gli
insegnamenti impartiti ai futuri sacerdoti sono essenziali per il buon
esito della missione della Chiesa.
(...) Vorrei anche menzionare, come segno positivo, la crescita delle
vocazioni alla vita religiosa, e in particolare alla vita contemplativa. I
Religiosi hanno avuto una parte essenziale nella crescita della Chiesa
in Ghana. Intrinseca a questa vocazione è l'interesse per la crescita
ordinata della Chiesa, il desiderio di pensare con la Chiesa, e di
promuovere la sua comunione e la sua sollecitudine missionaria.
Mentre la legittima autonomia accordata alle congregazioni religiose
29
dalla suprema autorità della Chiesa è un segno del loro impegno alla
missione universale della Chiesa, i religiosi - proprio per la loro
consacrazione pubblica - sono profondamente impegnati nella vita e
nella missione della Chiesa locale sotto la guida del legittimo Pastore,
il cui compito è di rispettare e promuovere la corretta cooperazione
della varietà dei carismi in un solo Corpo.
(...) La Chiesa in Ghana può certamente essere fiera del suo impegno
per il bene della nazione, come mostra la gamma dei suoi servizi
sociali per l'istruzione e la formazione professionale, la sanità e la
promozione dello sviluppo agricolo. Il vostro impegno per il bene
comune è apparso evidente nella Lettera Pastorale che avete
pubblicato insieme ai capi delle altre Comunità Cristiane prima delle
ultime elezioni, in cui esortavate alla preghiera e invitavate i cristiani
del vostro Paese a un esercizio responsabile della loro cittadinanza.
Le sfide implicite nel cambiamento a un sistema di democrazia
multipartitica esigono dai cattolici la disponibilità a sostenere lo
sviluppo politico del Paese e a prendervi parte. A questo riguardo è
particolarmente importante il vostro ruolo di capi della comunità
cattolica, che riconoscono l'utilità e la necessità di un dialogo
costruttivo con tutti i settori della popolazione circa basi di vita nella
società che siano solide e giuste.
Tale dialogo, mentre tenta di mantenere aperti tutti i canali di
comunicazione, non vi impedirà di presentare con chiarezza e rispetto
le convinzioni della Chiesa, specialmente in relazione a importanti
questioni come la libertà religiosa e le obbiettive norme morali che si
devono riflettere nella legislazione civile. Io vi incoraggio a continuare
il dialogo con le autorità circa la giusta collocazione dell'istruzione
religiosa nelle scuole, in accordo con l'insegnamento della Chiesa (cfr.
Gravissimum Educationis, n. 3).
Discorso del 20 febbraio 1999
(.) Lo scorso anno, la vostra Chiesa locale ha celebrato due eventi
molto significativi: il Secondo Congresso Eucaristico Nazionale e il
Congresso Pastorale Nazionale. Questi importanti incontri sono serviti
a confermare e ad accrescere quell'amore e quella devozione per il
Santissimo Sacramento che è il centro del culto e della preghiera
cattolici. Dall'Eucaristia la Chiesa riceve la forza per quel servizio e per
quell'approccio che caratterizzano la sua sollecitudine per il benessere
spirituale dei suoi figli e di tutto il suo popolo. La vita divina che Cristo
30
riversa sulla sua Chiesa nell'Eucaristia è troppo grande per essere
contenuta e deve essere offerta con sollecitudine amorevole a tutto il
mondo.
Questa è la verità che in gran parte ispira e sostiene l'attività
missionaria della Chiesa. (…) L'energia e lo zelo della prima
evangelizzazione del Ghana devono continuare a essere fonte di forza
e di entusiasmo mentre proclamate Cristo e il suo Vangelo salvifico,
aiutando gli altri a conoscere e ad accettare il suo amore
misericordioso.
L’impegno per la giustizia e la pace
A questo proposito, non è secondario il vostro dovere di affrontare le
questioni importanti per la vita sociale, economica, politica e culturale
del vostro Paese. Durante l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo
dei Vescovi, i Padri sinodali hanno riconosciuto che una corretta
amministrazione degli affari pubblici nelle aree correlate della politica
e dell'economia è essenziale se si desidera che la giustizia e la pace
fioriscano nel vostro continente (cfr Ecclesia in Africa, n. 110). Sono
lieto di constatare che nella vostra Lettera Pastorale di Avvento del
1997 avete affrontato proprio questo argomento. Come ben sapete, è
compito particolare della Chiesa parlare a nome di quanti non hanno
voce, essendo lievito di pace e di solidarietà, soprattutto laddove le
persone sono minacciate e più fragili.
A questo proposito sono molto importanti i vostri sforzi volti a
eliminare le tensioni etniche. Le rivalità basate sulla razza o
sull'origine etnica non trovano posto nella Chiesa di Cristo e sono
particolarmente scandalose quando interferiscono con la vita
parrocchiale o distruggono lo spirito di fraternità e solidarietà fra i
sacerdoti.
In tutto ciò, il vostro deve essere un invito, gentile, ma anche
insistente, alla conversione. La conversione è il risultato dell'effettiva
proclamazione del Vangelo che, attraverso l'azione dello Spirito Santo
nei cuori di quanti lo ascoltano, porta ad accogliere la parola salvifica
di Dio.
L’inculturazione della fede
(.) Ora affrontiamo l'importante questione dell'inculturazione. I
tentativi pratici di promuovere l'inculturazione della fede richiedono
una teologia legata indissolubilmente al mistero dell'incarnazione e a
31
un'antropologia autenticamente cristiana. (cfr Pastores dabo vobis, n.
55). Si può operare un discernimento veramente critico ed evangelico
delle realtà culturali solo alla luce della Morte e della Resurrezione
salvifiche di Gesù Cristo.
Una sana inculturazione non può prescindere dalla chiara convinzione
della Chiesa che la cultura, in quanto creazione umana, è
inevitabilmente segnata dal peccato e dalla necessità di essere
sanata, nobilitata e perfezionata dal Vangelo (cfr Lumen gentium, n.
17). Quando le persone trarranno ispirazione e orientamento dal
contatto con la parola salvifica di Dio saranno portate naturalmente a
operare una profonda trasformazione della società in cui vivono.
La crescita della Chiesa e il ruolo degli Istituti missionari e
Religiosi
(.) La crescita della Chiesa nel Ghana e le numerose vocazioni al
sacerdozio e alla vita religiosa sono la prova della forza di Dio
all'opera fra di voi, una forza che dà meravigliosi e abbondanti frutti.
Voi, miei cari fratelli, avete il compito di far sì che questi numerosi
frutti continuino a maturare e a moltiplicarsi, incidendo effettivamente
sulla vita di tutti coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine.
(.) Nella vita della Chiesa nel Ghana, come altrove nel mondo, gli
Istituti Missionari e Religiosi hanno svolto un ruolo decisivo nella
diffusione della fede e nella formazione di nuove Chiese locali (cfr
Redemptoris missio, n 69-70).
Pur rispettando la legittima autonomia interna prevista per le
comunità religiose, il Vescovo deve aiutarli ad assolvere, nell'ambito
della Chiesa locale, l'obbligo di testimoniare la realtà dell'amore di Dio
per il suo popolo. Come Pastori del gregge di Cristo, dovreste esortare
i superiori a discernere attentamente l'idoneità dei candidati alla vita
religiosa e aiutarli a offrire una solida formazione spirituale e
intellettuale, sia prima sia dopo la professione. Più i religiosi delle
vostre Diocesi vivranno devotamente e fedelmente il proprio impegno
verso Cristo di castità, povertà e obbedienza, più gli uomini e le donne
del Ghana comprenderanno che «il regno di Dio è vicino».
Nello svolgimento dei vostri numerosi compiti, sia voi sia i vostri
sacerdoti, dovete essere sempre sensibili alle esigenze umane e
spirituali del vostro popolo. Tempo e risorse per strutture diocesane o
parrocchiali o per progetti di sviluppo, non devono mai essere
32
impiegati a discapito della popolazione e tali strutture e progetti non
dovrebbero impedire il contatto personale con quanti Dio ci ha
chiamato a servire.
Parimenti, gli incontri fra Vescovi e sacerdoti non dovrebbero limitarsi
alla discussione di dettagli di ordine amministrativo, ma dovrebbero
anche essere un'occasione per parlare delle gioie e delle difficoltà
pastorali, spirituali e personali del ministero sacerdotale. Le questioni
finanziarie richiedono grande equità e solidarietà e sforzi per
distribuire i contributi ricevuti. Al contempo, bisogna prendere
iniziative per aiutare le comunità locali a raggiungere una maggiore
indipendenza economica per far sì che la Chiesa nel Ghana dipenda
meno dall'aiuto esterno. La missione pastorale della Chiesa e il dovere
dei suoi amministratori «non di essere serviti, ma di servire» (cfr Mt
20, 28) devono essere considerati prioritari in tutti i settori. (…)
VIAGGIO APOSTOLICO DI GIOVANNI PAOLO II IN GHANA
8-9 maggio 1980
Nel corso del 5° Viaggio Apostolico in Zaire, Congo, Kenya, Ghana,
Alto Volta (Burkina Faso), Costa d'Avorio (2 - 12 maggio 1980)
DISCORSO AL PRESIDENTE DEL GHANA
Accra, 8 maggio 1980
(...) Come ebbi occasione di dire quando ho annunciato ufficialmente
la mia visita in Africa, lo scopo di questo viaggio è quello di svolgere il
mio ministero universale e di onorare personalmente la Chiesa in
Africa. Per quanto riguarda il Ghana, dissi anche che questo è l'anno
in cui la Chiesa cattolica celebra il centenario della sua fondazione in
questa parte del grande continente africano. Mi era, quindi, molto
importante esprimere, in maniera speciale, la gioia della Chiesa intera
per questa lieta ricorrenza. Spero anche che la mia visita contribuisca
alla promozione del progresso autenticamente umano del Ghana ed in
tutta l'Africa, al servizio della fratellanza universale e della pace.
(...) Con la mia presenza qui, oggi, signor presidente, desidero
onorare tutta la nazione, con la ricchezza della sua storia, della sua
gente, della sua cultura e dei suoi successi - in una parola, con il suo
patrimonio e genio autenticamente africani e ghaneani, e per il giusto
posto che occupa fra le nazioni di questo continente e del mondo. La
33
storia del mio paese natio, una storia fatta di momenti di grandi
successi e di gioia, ma anche di periodi di sofferenza e di tristezza, mi
ha reso acutamente consapevole della grande esigenza di rispettare i
valori specifici di ogni popolo e di ogni nazione: le loro tradizioni,
aspirazioni e diritti fra tutte le nazioni che fanno parte della comunità
mondiale.
Il giusto posto delle giovani nazioni africane
L‟Africa - come ciascuna delle nazioni che ne fanno parte - ha molto
da offrire agli sforzi comuni di tutti i popoli amanti della pace.
Troppo spesso, i rapporti fra Stati e governi, specialmente quando
essi sono visti nel contesto dello sviluppo politico ed economico,
vengono impostati semplicemente in termini di meri interessi limitati,
di rafforzamento di posizioni già dominanti, e di pressione esercitata
attraverso l‟assistenza; ne consegue che le nazioni più vecchie ed
economicamente più avanzate ignorano il fatto che le giovani nazioni
hanno molto più da offrire che una semplice parte delle loro risorse
naturali, o il farsi mercato per i prodotti delle nazioni industrializzate.
I valori delle culture africane
Ci sono tanti valori incarnati nella cultura delle nazioni africane che
non solo possono contribuire alla costruzione di ciascuna nazione, ma
che possono arricchire altre nazioni ed altri popoli. Perché l‟Africa ha
qualcosa di speciale da offrire al mondo. Uno degli aspetti originali di
questo continente è la sua diversità - ma una diversità che è
conservata intatta dall‟innegabile unità della sua cultura: una
concezione del mondo in cui il sacro occupa un posto centrale; una
profonda consapevolezza del legame esistente fra il creatore e la
natura; un grande rispetto per ogni forma di vita; un senso della
famiglia e della comunità, che fiorisce nell‟accoglienza e nell‟ospitalità
aperte e gioiose; una riverenza per il dialogo quale mezzo per
comporre i contrasti e per condividere i punti di vista: spontaneità e
gioia di vivere espresse nel linguaggio poetico, canto e danza. Tutti
questi aspetti manifestano una cultura ricca di una dimensione
spirituale onnicomprensiva. Ecco il tratto distintivo che determina la
unicità della cultura africana. Ecco ciò che unisce i tanti popoli
africani, senza minimamente intaccare quella immensa ricchezza di
espressioni locali, o di patrimonio dei singoli gruppi o regioni.
34
Il valore della cultura
La mia origine, la mia formazione e la mia storia mi hanno insegnato
ad attribuire un grandissimo valore al potere che la cultura esercita su
ogni popolo.
(...) Perciò, dico al Ghana ed a tutta l'Africa: preserva la tua cultura,
arricchiscila attraverso lo scambio con le altre culture, ma non lasciare
che la tua cultura muoia. Conservala viva, ed offrila come tuo
contributo alla comunità mondiale.
Ogni nazione apporta il suo contributo culturale alla famiglia delle
nazioni, e attraverso l‟espressione legittima di valori e tradizioni
diventa possibile creare un‟armonia fra i popoli che trascende le
differenze di parte, i pregiudizi e le rivalità. Tale armonia, edificata sul
rispetto e sulla apertura nei confronti dei valori altrui, ed in modo
particolare quelli morali e spirituali, contribuisce a rendere possibile
un‟azione concertata per trattare dei problemi che oltrepassano le
frontiere delle singole nazioni.
L‟Africa è chiamata a far sorgere degli ideali nuovi e delle intuizioni
nuove in un mondo che tradisce i segni della stanchezza e
dell‟egoismo. Sono convinto che voi, africani, potete compiere questo.
La centralità della persona umana
Invocando il rispetto dei valori morali e spirituali nell‟ambito della
collaborazione internazionale, ho toccato un argomento che ritengo
sia fondamentale per tutti i rapporti che esistono nella società. Tutte
le strutture che vengono create per esprimere i bisogni e le
aspirazioni si riferiscono alla persona umana, poiché sono finalizzate
per servire ciascuna persona umana, e la comunità umana nel suo
insieme. Questo vale in modo particolare per quanto riguarda le
strutture e le attività politiche.
(...) Ogni sforzo nel campo della promozione umana è destinato a
fallire, a meno che non si rispetti, difenda e promuova l'alta dignità di
ogni essere umano in ogni circostanza. Tale deve essere la
motivazione, non solo delle autorità ma anche di ogni singolo
cittadino, di ogni uomo e donna di questo bellissimo paese, i quali
sono chiamati a collaborare perché ad ognuno venga data la
possibilità di vivere la sua vita coerentemente con la dignità umana.
35
L’impegno per lo sviluppo, specialmente delle aree rurali
(...) È mia speranza, che sotto la guida delle autorità, tutti i cittadini
lavorino lealmente insieme senza dover rinunciare a nessuno dei
propri valori culturali, ma anche senza permettere che sorgano dalle
barriere tra i singoli cittadini e gruppi di essi; lavorino insieme con
totale dedizione e intelligenza perché la terra produca frutti in
abbondanza. Voi avete le vostre città con crescente concentrazione di
popolo, dove problemi di alloggio, educazione e lavoro possono
sollevarsi e chiedere misure coraggiose per garantire che nessuno sia
escluso dai benefici del progresso. Ma ci sono anche aree rurali, nelle
quali la maggior parte della popolazione vive tuttora, e nelle quali
esiste una vera potenzialità che potrà contribuire allo sforzo nazionale
di sviluppo. Poiché la giustizia esige che nessuno debba soffrire la
fame, e che a nessuno debba mancare la possibilità di realizzare la
sua piena potenzialità, sia spirituale che materiale, la società deve
anche stimare il lavoro agricolo come un'attività che nobilita, e la
condizione e la dignità delle popolazioni rurali devono essere
costantemente migliorate. (.)
IL RUOLO DEI LAICI
Accra (Ghana), 8 maggio 1980
Cari fratelli e sorelle in Cristo.
Poco meno di dieci anni fa, fu celebrato qui ad Accra il primo incontro
panafricano e malgascio per i laici. Nella mia qualità di Vescovo di
Cracovia ed anche di consultore del consiglio per i laici, ebbi
l‟occasione allora - anche se non ho assistito personalmente - di
seguire i punti salienti di quell‟avvenimento storico con particolare
attenzione, interesse e ammirazione. In effetti, i laici, uomini e donne,
che erano venuti da 36 Paesi africani stavano dicendo all‟unisono:
“Presente!”.
Stavano dicendo al mondo: “Noi siamo presenti nella comunione dei
fedeli; noi siamo presenti nella missione della Chiesa di Cristo in
Africa!”.
Dieci anni più tardi, Dio mi ha concesso l‟opportunità di recarmi ad
Accra per stare qui con voi, oggi, di celebrare l‟eucaristia assieme a
voi, di parlare a voi e attraverso voi di rivolgere un messaggio a tutti i
laici cattolici dell‟Africa. Oggi è il successore di Pietro, è il Papa
36
Giovanni Paolo II che dice: “Presente!”. Sì: io sono presente in mezzo
ai laici dell‟Africa; vengo come il vostro padre, e come pastore della
Chiesa universale. Sono presente come vostro fratello nella fede!
Come fratello in Cristo, voglio dirvi quanto vicino vi sono nell‟infinito
amore del Signore crocifisso e risuscitato, quanto vi amo, quanto amo
i laici dell'Africa!
(...) Il ruolo dei laici nella missione della Chiesa porta in due direzioni:
in unione con i vostri pastori ed assistiti dalla loro guida, voi edificate
la comunione dei fedeli; inoltre, come cittadini responsabili voi
permeate la società in cui vivete con il lievito del Vangelo, agendo
sulle sue dimensioni economiche, sociali, politiche, culturali ed
intellettuali. Quando voi svolgete con fedeltà questi due ruoli quali
cittadini sia della città terrena sia del regno dei cieli, allora si
adempiono le parole di Cristo: "Voi siete il sale della terra... voi siete
la luce del mondo".
(...) I laici della Chiesa in Africa hanno un ruolo cruciale da svolgere
nel risolvere i problemi e le sfide pressanti che questo vasto
continente deve affrontare. Come laici cristiani, la Chiesa aspetta da
voi che plasmiate il futuro dei vostri singoli paesi, che contribuiate al
loro sviluppo in qualche ambito particolare. La Chiesa vi chiede di
portare l'influenza del Vangelo e la presenza di Cristo in ogni attività
umana, e di cercare di costruire una società nella quale la dignità di
ogni persona sia rispettata, e l'uguaglianza, la giustizia e la libertà
vengano difese e promosse.
Oggi vorrei anche sottolineare l‟esigenza di una permanente istruzione
e catechizzazione del laicato. Infatti, soltanto una seria formazione
spirituale e dottrinale nella vostra identità cristiana, nonché
un‟adeguata preparazione civica ed umana per le attività secolari,
renderanno possibile questo contributo del laicato al futuro dell‟Africa
che è così fortemente desiderato. (…)
PREGHIERA DI AFFIDAMENTO A MARIA AL TERMINE DELLA
MESSA DI ACCRA IN INDEPENDENCE SQUARE
Accra (Ghana), 8 maggio 1980
In questo giorno di gioia nel quale ci riuniamo in tua presenza, Maria,
Madre di Gesù e Madre della Chiesa, comprendiamo il ruolo che hai
svolto nell‟evangelizzazione di questo paese. Ci rendiamo conto di
come - all‟inizio - i missionari vennero con la forza del Vangelo di
37
Cristo e ti affidarono il successo della loro opera.
Come Madre di Grazia Divina eri con i missionari in tutti i loro sforzi,
ed eri con la Madre Chiesa - di cui sei modello e suprema espressione
- nell‟opera di portare Cristo in Africa.
(...) E sei presente oggi quando la famiglia cristiana si riunisce per
celebrare il Vangelo, per ricordare le grandi opere di Dio e per
impegnarsi nell'evangelizzazione di questa terra e questa continente
"perché la parola di Dio si diffonda e sia glorificata" (2Ts 3,1).
Ti chiediamo, Maria, di aiutarci a compiere questa missione che tuo
Figlio ha dato alla sua Chiesa e che, in questa generazione, spetta a
noi. Riconoscendo il tuo ruolo di Aiuto dei Cristiani, ci affidiamo a te
nell‟opera di diffondere il Vangelo nel cuore e nella vita di tutti.
Affidiamo a te il nostro mandato missionario ed invochiamo le tue
preghiere per la nostra causa.
E, come Pastore della Chiesa universale, Vicario di tuo Figlio, Io,
Giovanni Paolo II, per tua intercessione, Maria, affido l‟intera Chiesa
del Ghana e quella di tutta l‟Africa a Cristo nostro Signore. Per mezzo
tuo, presento a Cristo Salvatore il destino dell‟Africa, pregando
affinché il suo amore e la sua giustizia tocchino i cuori di ogni uomo,
donna e bambino di questo continente.
Maria, per mezzo tuo affido tutto questo a Cristo, ed affido tutto
questo a te per Cristo tuo Figlio. (…)
DISCORSO AI CAPI MUSSULMANI DEL GHANA
Accra, 8 maggio 1980
Cari amici,
Voglio ora esprimere il mio rispetto per gli amici mussulmani qui
presenti. Tramite voi mando il mio cordiale saluto a tutta la comunità
mussulmana del Ghana.
Durante la mia recente visita in Turchia, ebbi l‟occasione di
pronunciare parole d‟amicizia per i miei fratelli islamici.
Le mie parole erano espressione di un contatto promosso dal Concilio
Vaticano II, e che trovò un importante riferimento nel memorabile
discorso di Paolo VI all‟Africa nel 1967. In quell‟occasione affermò:
“Desideriamo anche esprimere la nostra stima per tutti i seguaci
dell‟Islam che vivono in Africa, che hanno principi in comune con la
Cristianità, che ci danno la felice speranza di un dialogo efficace. Allo
stesso tempo, esprimiamo il desiderio che i Mussulmani e i Cristiani
38
vivano come vicini, che il rispetto reciproco sia sempre presente nella
vita sociale e che si svolga un‟azione comune per la difesa dei diritti
umani fondamentali”.(Paolo VI, Africae Terrarum, 5, die 29 oct. 1977:
Insegnamenti di Paolo VI, V [1967] 579)
Sì, il rispetto reciproco basato sulla comprensione reciproca e diretto
al servizio comune per l‟umanità è un grande contributo che possiamo
offrire al mondo.
Per questo rinnovo oggi i sentimenti di stima miei e di tutta la Chiesa
Cattolica per i Mussulmani del Ghana e di tutta l‟Africa, pregando che
Dio Onnipotente e Misericordioso garantisca pace e fratellanza a tutti i
membri della famiglia umana. E possano l‟armonia della creazione e la
grande causa della dignità umana essere promosse grazie alla nostra
solidarietà fraterna e alla nostra amicizia.
DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO
Accra (Ghana), 9 maggio 1980
(…) In virtù della propria missione e della propria natura, la Chiesa
non è vincolata a nessuna determinata forma di cultura né ad alcun
sistema politico, economico o sociale. Proprio per la sua universalità
essa può entrare in comunione con diverse culture e realtà, dando
luogo a un mutuo arricchimento (cf. Gaudium et Spes, 58). In virtù
della sua stessa universalità essa è anche capace di creare uno
strettissimo legame tra diverse comunità umane e tra nazioni, purché
queste riconoscano e rispettino il suo diritto alla libertà nell‟adempiere
la sua missione specifica.
Promotori dell’unità
Qui io sento che abbiamo una missione comune. Come singoli
diplomatici voi siete inviati a rappresentare e a promuovere gli
interessi dei vostri rispettivi Stati. Come gruppo, voi siete anche
portatori di una missione che trascende le frontiere regionali e
nazionali, poiché fa anche parte della vostra missione promuovere una
migliore comprensione tra i popoli, una più stretta collaborazione su
scala mondiale: in una parola, essere promotori dell‟unità del mondo
intero. Questa è la grandezza del vostro compito: essere costruttori
della pace e della giustizia internazionale in un‟epoca che assiste al
tempo stesso a una crescente interdipendenza e a una più forte
affermazione dell‟identità e dignità di ciascuna nazione. Nobile, ma
39
anche difficile compito, il vostro; mentre servite la vostra nazione, voi
siete anche gli artefici del bene comune dell‟intera famiglia umana,
lavorando insieme per salvare la terra per l‟umanità, per assicurare
che le ricchezze del mondo raggiungano ogni essere umano non
esclusi quei nostri fratelli e sorelle che ora ne sono allontanati a causa
dell‟ingiustizia sociale. Come diplomatici voi siete coinvolti nella
costruzione di un nuovo ordine di rapporti internazionali basati sulle
fondamentali e imprescindibili esigenze della giustizia e della pace. E
quanti tra voi stanno qui a rappresentare organizzazioni internazionali
o regionali sono anche impegnati - anche se con metodi e mezzi
diversi - nel processo di concentrazione degli sforzi di tutte le nazioni
nella costruzione di un mondo giusto e fraterno.
Il divario nord-sud
(...) Il fatto che possano esistere simili accecanti disparità costituisce
una grande contraddizione dei nostri giorni e dell'epoca nostra; lo
stesso si dica del distacco che separa i paesi poveri dai ricchi, o i
continenti poveri dai ricchi, e che si approfondisce ancora invece di
diminuire, al tempo stesso che i popoli sono diventati più consapevoli
della loro interdipendenza che non per l'innanzi. Non è forse triste
costatare che gli sforzi - tanto lodevoli in se stessi - delle
organizzazioni internazionali e delle diverse nazioni in iniziative
bilaterali o multilaterali non sono stati capaci di trarre fuori i paesi più
poveri dal circolo vizioso della povertà e del sottosviluppo? Perché mai
questi sforzi non hanno raggiunto risultati migliori e più duraturi?
(...) In tale contesto, molto è stato detto e scritto sull'importanza di
rivitalizzare quello che venne definito il dialogo nord-sud. Senza far
propria una troppo semplicistica visuale di un mondo diviso in ricco
nord e povero sud, bisogna però concedere che questa distinzione ha
un certo fondamento nella realtà, poiché i paesi settentrionali
generalmente controllano l'economia e l'industria mondiale. La santa
Sede non può non incoraggiare ogni iniziativa che si propone di
prendere onestamente in considerazione tale situazione e di giungere
ad un'intesa fra tutte le parti in ordine ad un'azione da intraprendere
necessariamente. Ma al tempo stesso, io vorrei porre una domanda:
perché mai iniziative del genere incontrano tanta difficoltà e finiscono
col restar prive di risultati tangibili e duraturi? La risposta potrà essere
anzitutto trovata non nella sfera dell'economia o della finanza, ma in
un settore di dimensioni più profonde: nel dominio degli imperativi
40
morali e spirituali. Si richiedono nuove visuali e un cambio radicale di
atteggiamenti.
Le difficoltà e i punti controversi che dividono le nazioni più ricche e
quelle più povere non potranno essere affrontate fin quando persiste
un atteggiamento di pregiudizio; tali argomenti vanno affrontati in
uno spirito di fiducia e di mutua apertura, in uno spirito di onesta
valutazione della realtà e con una generosa volontà di condivisione.
Soprattutto l‟esame di problemi nord-sud dev‟essere condotto con un
rinnovato convincimento che nessuna soluzione può essere trovata
senza che affondi le sue radici nella verità intorno all‟uomo.
La completa verità intorno all‟uomo costituisce la necessaria
condizione affinché si possa vivere insieme armoniosamente e per
giungere ad una soluzione che rispetti appieno la dignità di ogni
essere umano.
DISCORSO AL CONFERIMENTO DEL PREMIO GIOVANNI XXIII
PER LA PACE
Kumasi (Ghana), 9 maggio 1980
Il riconoscimento della Fondazione del “Premio internazionale
Giovanni XXIII per la pace” è assegnato a sei catechisti.
(...) Lo scopo di assegnare questo premio, secondo le intenzioni del
suo fondatore, è dare solenne riconoscimento ai meriti di persone o
istituzioni che hanno dato un notevole contributo alla pace sulla terra.
Dopo Madre Teresa di Calcutta e l'UNESCO, la Fondazione propone
ora come destinatari del premio sei persone che rappresentano
migliaia e migliaia di fedeli servitori che hanno sostenuto con efficacia
l'ideale della pace. Questi sono i catechisti dell'Africa.
Scelti fra la loro gente, i catechisti africani hanno lavorato
ininterrottamente per la loro gente.
Accettando difficoltà e privazioni personali, hanno dato il meglio di
loro stessi ai fratelli. Fedeli credenti nell‟insegnamento di Cristo, sono
stati strumenti nell‟opera di far conoscere Dio, il Padre di tutti, ai
fratelli africani; di far rispettare la dignità di ogni individuo; di
sostenere la riconciliazione ed il perdono. Spesso viaggiatori
instancabili, e sempre servitori fedeli delle comunità locali, hanno
aiutato a spezzare le barriere di divisione, e ad assistere i fratelli
bisognosi. Alcuni catechisti, in condizioni particolarmente difficili,
hanno sopportato sofferenze fisiche e morali per testimoniare e
41
difendere la libertà religiosa. Hanno testimoniato con le loro vite che
la relazione dell‟uomo a Dio e la libertà di professare questa relazione
pubblicamente sono il fondamento della pace. Sì, i catechisti africani
sono stati, e sono, gli araldi della pace!
L’AIUTO DEI CATECHISTI ALL’EDIFICAZIONE DELLA CHIESA
Kumasi (Ghana), 9 maggio 1980
(...) Esprimo la gratitudine di tutta la Chiesa cattolica ai catechisti che
stanno qui presenti oggi, ai loro predecessori nella fede, ai loro
colleghi catechisti nel continente africano: gratitudine per l'aiuto
offerto nel reclutare discepoli di Cristo; per l'aiuto dato al popolo nel
credere che Gesù Cristo è Figlio di Dio; per l'aiuto nell'istruire i loro
fratelli e sorelle nella sua vita e così edificare il suo corpo, la Chiesa.
Quest'attività catechistica è stata esplicata con la parola e con
l'esempio, e la dedizione di innumerevoli catechisti ed il loro profondo
attaccamento alla persona di Gesù Cristo rimangono un capitolo di
gloria nella storia di questa terra e di questo continente.
La Chiesa riconosce in questi catechisti persone chiamate ad
esercitare
un particolare compito ecclesiale,
una speciale
partecipazione alla responsabilità di far avanzare il Vangelo. Vede in
essi i testimoni della fede, servi di Gesù Cristo e della sua Chiesa,
collaboratori efficaci nella missione di stabilire, sviluppare e
incrementare la vita della comunità cristiana. Nella storia
dell‟evangelizzazione molti di questi catechisti sono stati, di fatto,
maestri di religione, guide delle loro comunità, zelanti missionari laici,
modelli di fede. Essi hanno aiutato fedelmente i missionari e il clero
locale, appoggiandone il ministero con l‟espletamento del loro compito
caratteristico.
(...) La sacra congregazione per l'evangelizzazione dei popoli,
numerosi Vescovi e conferenze episcopali hanno fortemente
valorizzato l'importanza della formazione di catechisti, ed in ciò sono
degni del più ampio elogio. Il destino della Chiesa in Africa è
indubbiamente legato al successo di questa iniziativa. Desidero perciò
incoraggiare pienamente questo meraviglioso lavoro.
(...) Soprattutto, per assicurare il successo di ogni attività
catechistica, è necessario che rimanga cristallinamente chiaro lo scopo
stesso della catechesi: la catechesi è un lavoro di fede che va al di là
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di ogni tecnica; è un impegno della Chiesa di Cristo. Il suo oggetto
primario ed essenziale è il mistero di Cristo; il suo scopo definitivo è
mettere la gente in comunione con Cristo (cf. Giovanni Paolo II,
Catechesi Tradendae, 5). Attraverso la catechesi continua l'attività di
Gesù maestro; egli sollecita dai suoi fratelli l'adesione alla sua
persona, e mediante la sua parola e i suoi sacramenti li guida al Padre
ed alla pienezza di vita nella santissima Trinità. (.)
DISCORSO AI VESCOVI DEL GHANA
Kumasi, 9 maggio 1980
Venerati e cari fratelli nel Signore nostro Gesù Cristo.
La mia odierna venuta in mezzo a voi è intimamente legata a Cristo e
al suo Vangelo. Sono venuto a dividere con voi e con tutta la Chiesa
cattolica nel Ghana la gioia delle vostre celebrazioni centenarie.
(...) La Chiesa è pienamente impiantata nel Ghana, ma la sua
missione non è ancora completa. A motivo del loro pieno inserimento
tra i membri del corpo di Cristo, i cattolici del Ghana sono chiamati ad
adoperarsi nell'evangelizzazione, in una Chiesa che, per sua natura, è
missionaria nella sua totalità (cf. Ad Gentes, 35). Soltanto accettando
le proprie responsabilità per la diffusione del Vangelo i cattolici
possono corrispondere alla vocazione alla quale sono stati chiamati.
L’opera di inculturazione del Vangelo
(...) E così con serenità, fiducia e profonda apertura alla Chiesa
universale, i Vescovi devono porre in atto l'opera di inculturazione del
Vangelo per il bene di ogni popolo, proprio perché Cristo possa essere
comunicato ad ogni uomo, donna e fanciullo. In tale processo le
culture stesse debbono essere elevate, trasformate e permeate
dall'originale messaggio cristiano di divina verità, senza danno di
quanto c'è in esse di nobile. Perciò le degne tradizioni africane devono
essere conservate. Inoltre, in accordo con la piena verità del Vangelo
ed in armonia col magistero della Chiesa, le vive e dinamiche
tradizioni cristiane dell'Africa devono venir consolidate.
(...) Venerabili fratelli, la vostra gente è chiamata ai più alti ideali e
alle più nobili virtù. Col suo potere salvifico Cristo è presente
nell'umanità africana o, come ho già detto durante la mia visita a
questo continente, "Cristo, nelle membra del suo corpo, è egli stesso
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africano".
La promozione della donna nella Chiesa e nella società
(...) So che siete impegnati nella promozione delle donne nella Chiesa
e nella società. È questa un'espressione del medesimo impegno nel
promuovere le vocazioni femminili alla vita religiosa. Le donne
africane sono state volentieri portatrici di vita e custodi dei valori della
famiglia. Similmente, la consacrazione delle donne in una radicale
donazione al Signore in castità, obbedienza e povertà costituisce un
mezzo importante per trasmettere alle vostre Chiese locali la vita di
Cristo e una testimonianza di una più ampia comunità umana e di una
comunione divina. Indubbiamente ciò esige che siano accuratamente
formate, sotto il profilo teologico e spirituale, in modo da assumere il
posto che loro spetta come operatrici dell'evangelizzazione, dando
esempio del vero significato della vita religiosa in un contesto
africano, e così arricchendo l'intera Chiesa.
L’uso degli strumenti della comunicazione
(...) In questo contesto vorrei attirare la vostra attenzione su uno
speciale aspetto dell'apostolato: il problema dei media. Dappertutto
nel mondo gli strumenti della comunicazione offrono speciali
opportunità alla diffusione del Vangelo e per l'utile presentazione di
informazione sotto il profilo della carità e della verità. Il Ghana e tutta
l'Africa non sono un'eccezione. Con il vostro interessamento e la
vostra collaborazione possano gli strumenti della comunicazione
adempiere veramente il loro compito provvidenziale a servizio
dell'umanità. Per la Chiesa essi costituiscono splendidi strumenti per
predicare il messaggio di Cristo, come dai tetti (cf. Mt 10,27). Siate
sicuri della mia ammirazione per gli sforzi compiuti per utilizzare il più
spesso possibile tali strumenti. Al riguardo, meritate ampia lode per
aver dato vita al settimanale "The Standard", che io prego di
assistervi in questo compito di evangelizzazione.
L’azione per lo sviluppo
Legata all‟evangelizzazione è l‟azione per lo sviluppo, che deve
continuare a progredire in Africa. Sull‟esempio di Cristo, che era
sensibile all‟elevazione dell‟umanità in tutti i suoi aspetti, la Chiesa si
adopera per il benessere totale dell‟uomo. Il laicato ha una parte
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peculiare da compiere nel settore dello sviluppo; ai laici è dato anche
uno speciale carisma per portare la presenza di Cristo servo nel
settore degli affari temporali. L‟essere umano che chiede di essere
sollevato dalla povertà e dal bisogno è lo stesso che deve conseguire
la redenzione e la vita eterna. Allo stesso modo tutta la Chiesa deve
contribuire allo sviluppo offrendo al mondo la sua visione globale
dell‟uomo e proclamando incessantemente la preminenza dei valori
spirituali (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Nationum Unitarum
Legatos, 14, die 2 oct. 1979).
DISCORSO ALLA PARTENZA DAL GHANA
Accra, 9 maggio 1980
Cari amici del Ghana,
Tutti i viaggi del Papa nei vari continenti e paesi del mondo hanno una
caratteristica in comune: le visite sono sempre troppo brevi! Forse
troppo brevi per voi, ma certamente troppo brevi per me! Avrei voluto
passare più tempo con voi, percorrere il vostro paese da nord a sud,
da est a ovest, essere con voi nelle vostre case, visitare i vostri
bambini nelle scuole, accompagnarvi nei campi o al fiume, ascoltare le
vostre canzoni. Ma molti altri fratelli e sorelle africani mi aspettano.
(...) Soprattutto, porterò con me l'immagine di un popolo che vuole
essere fedele alla propria eredità culturale e allo stesso tempo
progredire nella pace e nella verità - che è la forza della pace - verso
una giusta condizione con un costante sviluppo materiale, sociale e
morale.
(...) Chiederò a Dio, che è Onnipotente e buono, che ha creato tutte le
cose e senza il quale nulla può esistere, di guidare e dare forza a
questa nazione nella ricerca della vera felicità per tutti i suoi abitanti.
Poiché siamo tutti figli dell'unico Padre celeste, creati a sua immagine
e somiglianza (cf. Gen 1,26), ogni essere umano, ogni abitante del
Ghana ha il diritto fondamentale a condizioni di vita consone alla
propria dignità. Leverò la mia preghiera a Dio affinché il Ghana possa
raggiungere il vero progresso attraverso lo sviluppo di tutte le risorse
umane e naturali di cui è stato fornito, e affinché benefici della
volontà della comunità internazionale di creare nel mondo ed in Africa
giuste ed eque relazioni in tutti i campi dell'impegno umano. Pregherò
in particolare perché il continuo sviluppo del Ghana sia raggiunto
salvaguardando gli autentici valori umani che sono stai finora la glori
del vostro popolo: ospitalità, magnanimità, rispetto per gli anziani,
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senso della comunità e riferimento a Dio in tutte le vostre relazioni.
(...)
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