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scheda 1 SPETTECOLO SUL PRATO A dieci anni, Giovannino chiede alla mamma il permesso di recarsi alle fiere e ai mercati nei paesi vicini. Vuole imparare i trucchi dei saltimbanchi. Giovannino per mettersi in prima fila paga la tassa di due soldi. Osserva e coglie i movimenti delle dita dei giocolieri, il loro scatto, il lancio, l'equilibrio. Tornato a casa esercita i polpacci, le spalle, le reni a fare altrettanto. Se sbaglia, ricomincia. C'è vicino ai Becchi un prato. Un luogo ideale per dare spettacolo. La domenica vi si raduna la gente. Fanno cerchio attorno a Giovannino. Eccolo: salta sulla sedia, caccia una mano in tasca. Che ne esce? Un coniglietto vivo? No, una corona del rosario. Se si vuole vedere lo spettacolo, non c'è altra scelta. Bisogna pagare lo scotto: recitare la terza parte del rosario, dieci minuti. Non basta: - Adesso vi ripeto la predica del cappellano di Murialdo - dice Giovannino. Poi, lo spettacolo comincia. Giovannino, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ingoia monete e va a ripescarle sul naso o nella bocca aperta dei contadini, e non si accorgono del trucco. Prende un galletto, lo strozza, e subito lo risuscita facendolo cantare di gioia; moltiplica le uova in un paniere sotto gli occhi sbalorditi delle massaie; apre la tasca della giacca e … quattro colombi. Sale sulla corda: balla sulla fune, ci sta sospeso con un piede, ricade leggero a terra, senza danno, come un gatto. Giovannino diverte e fa del bene. GIOVANNINO STUDIA E LAVORA Giovannino china il capo sul libro che sta leggendo: è un libro di scuola. Seduto ai margini del prato, con un occhio legge e con l'altro segue la mucca, che non sconfini nel prato vicino. Giovannino non è come gli altri ragazzi. Va a scuola ma va anche a lavorare, per aiutare la mamma che è tanto povera. I suoi compagni lo sanno. Giovannino è però un simpatico ragazzo. Quando gioca lui, ci si diverte di più. Ma gioca tanto poco. Tutta colpa dei libri. “Devo studiare per farmi prete”. GIUANIN PRENDA LA ZAPPA Ma come fare per proseguire gli studi? Una sera, mamma Margherita rompe il ghiaccio: - Antonio, - dice - vorrei che Giuanìn continuasse ad andare a scuola. Che ti pare? - A scuola? E perchè? - brontola Antonio. - Vedi, Giuanìn ha buona disposizione; e poi un po' di istruzione non fa mai male. - Macchè istruzione! Prenda la zappa come l'ho presa io. Antonio era di natura grezza, limitato, cocciuto. Non stimava che il lavoro delle mani. Lo esigeva da tutti. Giovannino non potè far breccia in quel cuore di bronzo. GARZONE DAI MOGLIA Ai primi di febbraio del 1827 mamma Margherita chiamò il suo Giovanni e gli disse: - Povero piccolo, così non si può più andare avanti. Anche solo a vederti, Antonio diventa rosso di bile... Devi partire... Recati in qualche cascina e cerca del lavoro! Nel paese di Moncucco, Giovanni arriva davanti a una grande cascina, che appartiene ai Moglia, gente benestante. Come altrove, anche lì i suoi servizi vengono rifiutati:- Soltanto a marzo assumiamo dei garzoni: ritorna allora! Questa volta, però, Giovanni non parte; insiste: - Oh, tenetemi! tenetemi, ve ne prego! tenetemi per niente! Lavorerò come un adulto, vedrete... Vi assicuro che non ve ne pentirete! Ebbene, lo tennero! Vi rimase due anni. Lavoratore esemplare, si vide progressivamente aumentare il salario, e sotto quel tetto accogliente Giovanni fu felice e amato. Proprio come ai Becchi, la domenica riuniva i ragazzi dei casolari, raccontava loro delle storie, li divertiva in mille modi, fra due «Ave, Maria ». Ai padroni aveva confidato il desiderio di farsi prete. GIOVANNI STUDENTE A CHIERI Giovanni disse a mamma Margherita: - Prendo due sacchi e passo in ogni famiglia a chiedere e a raccogliere qualcosa per le spese a Chieri. Giovanni si adattò facilmente alla vita di Chieri. I compagni subirono ben presto l'influenza di quel ragazzo pieno di vita e di entusiasmo, sempre primo in classe, il più allegro in ricreazione. Giovanni scelse i migliori per fondare una società che chiamò « La società dell'allegria». Nel tempo libero, i « soci » facevano lunghe passeggiate; sul prato Giovanni li divertiva per ore con i suoi giochi e le sue acrobazie. Un bel giorno, un giocoliere e acrobata si insediò proprio sulla piazza della chiesa proprio durante le funzioni religiose. Detto fatto, Giovanni propose al saltimbanco di misurarsi con lui... a chi salisse più alto su un olmo. Come il saltimbanco, Giovanni arrivò all'ultimo ramo. A quel punto - che imprudenza! - vi si appoggiò con la testa e le mani e, senza paura, lanciò le due gambe in aria, nel vuoto: l’ altezza massima dell'albero era stata superata... Giovanni aveva vinto!...