Quella strana voglia

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Quella strana voglia
Autore: Mauro Mindoli
Via Pretoriana, 7
Ascoli Piceno
Cell. 3294779783
[email protected]
Ad Antonella
La musa che mi ha spinto a scrivere.
Quella strana voglia
Mauro Mindoli
Quella strana voglia.
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Mauro Mindoli
IL VOLO
Stavi volando, che strano.
Sembrava un sogno, ma era così reale così vivido, sentivi
l’aria che ti sollevava i capelli.
No, non era un sogno, stavi volando e tutto il mondo si
avvicinava e diventava sempre più grande.
Ma allora è questo che si prova quando si muore?
La
sensazione
di
vuoto,
un
lungo
brivido,
la
paura
dell’ignoto e poi il nulla?
Già il nulla, perché adesso non vedi proprio nulla.
Chissà dove ti trovi, cerchi di aprire gli occhi ma non ci
riesci, non riesci nemmeno a muoverti o a parlare.
A dire il vero non riesci neanche a ricordare niente a parte
il volo.
Ma se sei morto, come mai riesci a pensare?
Forse sei nell’anticamera della morte in attesa di Caronte o
di qualcuno che ti traghetti in qualche altro posto che non
sia questo.
Perché in questo posto non succede nulla.
Non ti sorge il dubbio di trovarti all’interno di una bara e
non riesci più a uscirne, come hai letto in qualche racconto
dell’orrore?
Ma no, non riesci a muovere nemmeno un mignolo, mentre quei
disperati,
con
le
loro
unghie
grattavano
dall’interno
il
coperchio in legno della bara.
Lo hai saputo dagli addetti del cimitero, che a volte quando
riaprono le bare, vedono quei segni orribili.
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Quella strana voglia
No, non sei morto e se ti sforzi, riesci pure a sentire delle
voci, come ovattate.
Sembra quasi che quelle voci ti parlino.
Uno sforzo ulteriore e riesci anche a socchiudere gli occhi,
dai che ci riesci.
Quelle
voci
ti
danno
la
forza
per
farlo,
anche
se
uno
spiraglio piccolissimo, una piccola lama di luce ti ferisce
gli occhi.
Finalmente un’ombra in controluce, ma ancora non ti toglie il
dubbio di essere già morto.
Potrebbe essere un angelo.
Magari
è
un
angelo,
perché
si
sta
avvicinando
e
viene
a
sussurrarti qualcosa. Non ha le ali e cammina in punta di
piedi,
per
non
disturbarti
o
per
non
farsi
sentire
da
qualcuno.
Ma hai capito bene cosa ha detto?
Una frase che all’improvviso ti apre la mente e ti provoca
una vera alluvione di ricordi:
“Ciao larva umana!”
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Mauro Mindoli
IL RICORDO
Un afoso sabato mattina di agosto si appiccica pigramente
sulla pelle di Emidio Limondi che, come ogni fine settimana,
resta volentieri spalmato sul materasso fino a quando il sole
accecante non gli impone di alzarsi.
La sua camera si affaccia sul quartiere di Monticelli, una
zona periferica assai popolosa di Ascoli Piceno.
Ha
fatto
cantando
le
e
ore
piccole
ballando
nei
con
i
suoi
amici
pub
e
nei
karaoke
a
far
casino
della
costa
adriatica.
Il risveglio è assai problematico.
Nemmeno
la
pressione
continua
e
dolorosa
alla
vescica
lo
convince ad alzarsi, la birra scolata poche ore prima non ne
vuole sapere di rimanere al chiuso.
E’ già sudato, ci saranno 30 gradi nella sua camera ed ha
anche una gran sete e la bocca impastata.
La sveglia dello stereo si accende con una compilation di
mp3, diffondendo “Creep” dei Radiohead, quasi a descrivere la
faccia di Emidio in stato comatoso.
Porca
puttana
sono
le
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passate,
e
fra
pochi
minuti
citofonerà Claudio, se perdi il treno sei morto!
Suo cugino Claudio lo deve accompagnare alla stazione di San
Benedetto.
Ha un appuntamento molto importante a Firenze con Walter, un
suo ex collega universitario di Pisa e recarsi insieme dal
notaio per avviare un’attività di consulenza informatica.
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Quella strana voglia
Ha faticato non poco per convincere il padre Alessio, un
ingegnere
elettrotecnico
dirigente
dell’Enel,
a
farsi
prestare un bel mucchietto di euro per finanziare la neo
società.
Sarebbe stato socio con Walter al 50 per cento di un piccolo
gioiellino dell’informatica che aveva già in mente da tempo.
I locali li avrebbero affittati vicino al centro di Firenze e
lì
si
sarebbero
installati,
dopo
il
costoso
acquisto
dei
computer per la progettazione, dei server, della mobilia, e
dei software per gli ambienti di programmazione.
Di Walter si fida ciecamente. Avevano studiato a Pisa, fra
una passeggiata e l’altra a Piazza dei Miracoli in cerca di
turiste attorno alla Torre.
Walter aveva sprecato i primi 3 anni di università, facendo
una vita da dandy e dicendo alla famiglia di aver passato un
esame ogni due o tre mesi.
Il vitellone si era ritrovato con nessun esame ancora dato,
mentre
suo
padre,
un
danaroso
possidente
cardiopatico,
pensava che si stesse quasi per laureare!
“Qua bisogna che cambio vita”, diceva pensieroso Walter a
Emidio,
sorseggiando
un
calice
di
Morellino
di
Scansano
abbracciato a una prosperosa olandese, “Altrimenti se viene a
sapere come passo le giornate, mio padre tira le cuoia”.
Alternando periodi di studio a piccole parentesi avventurose
con turiste curiose, si laureò tre anni dopo la laurea di
Emidio.
Walter la laurea la festeggiò due anni prima della tesi,
poiché la sua famiglia sapeva che aveva già finito gli esami,
per cui ebbe in anticipo un sostanzioso regalo di laurea da
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Mauro Mindoli
parte di suo padre, il quale gli voleva far aprire subito
un’attività informatica.
“Walter,
ancora
non
ho
capito
come
hai
fatto
a
non
sputtanarti subito tutti i soldi che ti ha dato tuo padre”,
gli disse Emidio ammirato, una sera davanti a una teglia di
melanzane alla parmigiana appena sfornata dal dandy che era
anche un ottimo cuoco.
“Perché aspetto te per fare questa società di software che ci
darà
un
mucchio
di
quattrini,
non
l’hai
capito?”
scherzò
Walter, strizzando l’occhio alla svedesina a tavola, che era
la copia della sorella minore della Silvsted.
Alla
bionda
scandinava
che
con
aria
da
oca
giuliva
gli
domandava “Vad pratar du om?”, Walter divertito sussurrava
come
fosse
una
frase
d’amore,
con
l’aria
da
marpione
italiano:
“Gretel,
Android
adesso
a
cominciamo
pagamento
a
fare
collaborando
delle
con
applicazioni
grosse
società,
per
poi
faremo il porting sull’Iphone e Ipad e ci faremo pagare a
peso d’oro i servizi in abbonamento e l’assistenza”.
L’ingenua Gretel gli sorrideva con aria sognante, pensando a
chissà quale frase romantica gli fosse stata detta da quel
rubacuori di un italiano, mentre Emidio sorrideva, pensando a
quante turiste avesse infinocchiato Walter con la sua aria da
sciupafemmine mediterraneo.
Walter aveva una rete di conoscenze che li avrebbe certamente
facilitati,
almeno
all’inizio,
per
accedere
come
collaboratori in grosse società.
Emidio
aveva
dovuto
convincere
suo
padre
Alessio
a
farsi
“prestare” quei 100 mila euro, necessari per partire con una
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società con i controcoglioni, sia per i locali, sia per le
macchine, i software e un paio di programmatori a progetto.
All’ingegner Alessio Limondi non andava giù che suo figlio
Emidio si impelagasse in una società con quel debosciato di
Walter.
Avrebbe voluto aiutarlo ad entrare come collaboratore esterno
all’Enel,
per
poi
facilitargli
l’assunzione
e
una
ricca
carriera in quel limbo parastatale che conosceva bene.
Già a suo tempo, era stato deluso quando Emidio non volle
studiare
da
ingegnere
elettronico
o
meglio
ancora
elettrotecnico come lui.
Da ingegnere, per giunta figlio di un dirigente, la carriera
all’Enel sarebbe stata molto facilitata.
“Gli informatici al giorno d’oggi, sono gli operai del 2000”,
diceva spesso seccamente ai suoi collaboratori, con quel tono
che non ammetteva repliche.
L’ingegner Limondi era molto stimato e rispettato e da quando
aveva perso la moglie anni prima, era diventato ancora più
temuto dai suoi sottoposti.
Da qualche mese però il suo carattere si era leggermente
addolcito.
Aveva
conosciuto
la
procace
Marina
Stella,
una
italo
brasiliana un po’ troppo in carne, che faceva la cassiera di
banca alla Carisap, proprio in una delle filiali dove Limondi
padre andava spesso a curare i suoi conti.
Gliela
aveva
presentata
Antonio
Grossi,
il
giovane
e
muscoloso vice direttore della piccola filiale di periferia
dopo una riunione nel suo ufficio.
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Mauro Mindoli
Antonio sosteneva che non aveva mai avuto un’impiegata così
in gamba e che lei avrebbe potuto fare carriera e diventare
funzionaria in pochi anni.
Magari
aiutata
abbondantemente
da
Antonio
stesso
che
non
nascondeva il suo interesse verso quella specie procace del
gentil sesso.
All’ingegner Limondi, Marina Stella piacque da subito, con il
suo
carattere
aperto
e
giocoso,
con
il
suo
sorriso
perennemente stampato su un viso da bimba cresciuta.
Faceva anche discrete gaffe al lavoro e anche per questo
risultava molto simpatica.
L’ingegnere seppe da Antonio Grossi alcune delle chicche per
cui Marina era famosa fra i colleghi.
Notevole
quella
volta
persone,
lei
volevano
usufruire
più
che
anziana
di
si
con
presentarono
un
giovane
un’assicurazione
in
a
banca
due
fianco,
che
legata
al
conto
corrente.
“Se assicura anche suo figlio, la nostra banca può farle un
bello sconto signora”, propose in tono professionale Marina
ai clienti.
“Ma lui è mio marito”, rispose sdegnata la signora, guardando
il suo giovane compagno.
Senza
battere
ciglio
e
continuando
il
suo
discorso
come
niente fosse Marina continuò, “Lo sconto è valido anche per
un parente!”
I
colleghi
si
piegavano
in
due
ridendo
sommessamente,
conoscendo la flemma di Marina nel risolvere le situazioni
più
incresciose
nelle
quali
inconsapevolmente.
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amava
cacciarsi
Quella strana voglia
Ci fu quella volta che ricevette una telefonata in viva voce
da
un
tizio
che
gli
spiegava
con
uno
strano
accento
che
avrebbe voluto aprire un conto corrente.
“Allora,
per
soggiorno
e
prima
un
cosa
dovrebbe
documento
di
mandarci
residenza”,
il
permesso
disse
di
gentilmente
Marina.
“Mma io sssono sssardddo!!!”, ribatté leggermente incazzato
il tizio.
“Allora il permesso non serve”, rispose imperturbabile Marina
fra le matte risate dei colleghi.
Si faceva notare quando camminava per strada, era un donnone
alto, una Valeria Marini mora con più ciccia nelle curve.
Era proprio la donna ideale di Alessio Limondi che la invitò
subito
alla
prima
di
molte
cene
nei
suoi
ristoranti
preferiti.
Lei gli raccontò che anche il suo capo Antonio Grossi le
faceva
il
filo
ed
era
la
sua
cocchetta
prediletta
nella
filiale dove lavorava.
Ma il dottor Grossi era sposato e da semplice vice direttore
di una piccola filiale, non aveva tutti i soldi e le case che
l’ingegner
Limondi
aveva
accumulato
nella
sua
fortunata
ed
essendo
carriera.
Pur
avendo
l’età
del
padre
di
Marina
vedovo,
Alessio Limondi venne scelto da lei che lo preferì al più
aitante ma squattrinato Antonio Grossi.
Ed ora facevano coppia fissa nei locali di classe della città
e della costa, per la gioia di un ringiovanito e rinvigorito
ingegner Limondi, fiero di mostrare a tutti la sua bella
bambolotta carioca.
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Mauro Mindoli
Il
carattere
solare
di
Marina
accattivava
le
simpatie
di
tutti, anche se le malelingue, numerose in una cittadina di
provincia e chiusa come Ascoli, guardandoli passeggiare in
Piazza del Popolo o seduti al caffè Meletti, dicevano che la
storia non sarebbe durata a lungo.
Marina Stella andava anche abbastanza d’accordo col figlio di
Alessio Limondi, Emidio anche se ultimamente avevano avuto
qualche
piccolo
screzio
su
come
investire
parte
del
patrimonio del padre Alessio.
Marina diceva di avere un cugino intrallazzatore in Brasile
che campava di import-export di pietre preziose e lei avrebbe
voluto partecipare alla società con una consistente quota.
Per Emidio era una faccenda poco chiara e c’era il pericolo
di
perderci
dissuadere
anche
il
molti
padre,
le
soldi
cui
e
faceva
decisioni
di
erano
tutto
per
ovviamente
annebbiate dalle abbondanti curve di Marina.
Ultimamente
era
quasi
riuscito
a
convincerlo,
dopo
aver
discusso anche con lei e un po’ gli dispiaceva perché la
compagna di suo padre era molto simpatica, ma si sa che le
donne bellone non vanno molto d’accordo con gli affari.
Invece di impegnare tutti quei soldi per quella stronzata
delle pietre preziose, perché papà non partecipa in modo più
consistente nella nostra attività che potrebbe decollare?
A questo pensa ancora Emidio mezzo rincoglionito dal sonno
quella mattina di agosto, quando si avvia verso la porta
della camera per andare subito in bagno.
Ma tirando giù la maniglia c’è qualcosa di strano.
La porta non si apre!
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Quella strana voglia
Prova ancora freneticamente ma alla fine si rende conto di
essere il protagonista passivo di una realtà grottesca.
Si ritrova chiuso a chiave nella sua camera!
In un lampo si rammenta che il giorno prima erano stati lì i
nipotini di Marina che avevano dormito nella stanza degli
ospiti.
Quelle
piccole
pesti
si
saranno
divertite
a
chiuderlo
a
chiave nella sua camera, la mattina presto!
Un
brivido
gli
corre
lungo
la
schiena
quando
Emidio
si
ricorda che i nipotini dovevano partire per una vacanza di
due settimane insieme a suo padre e Marina.
Porca puttana, adesso non solo hai la vescica gonfia ma hai
anche
la
prospettiva
agghiacciante
di
rimanere
chiuso
in
camera tua per giorni. Ti ritroveranno mummificato!
“Fra poco arriva Claudio”, esclama Emidio con sollievo.
Bravo il fesso, ma Claudio non ha mica le chiavi di casa.
Adesso citofona e non rispondendo nessuno ti manderà a quel
paese
andandosene,
pensando
che
gli
hai
rifilato
la
fregatura!
“Calmo,
devi
rimanere
calmo”,
mormora
Emidio
mentre
pensa
alle varie possibilità, da bravo informatico.
Ma come hai fatto a non pensarci prima! Che rimbambito che
sei, siamo nel 2012 esistono i telefonini, fesso.
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Mauro Mindoli
Prende il cellulare e come nei peggiori film di serie B, si
accorge che è completamente scarico, lo aveva già scaricato
la notte prima, per mettersi d’accordo con i suoi compagni di
bevute.
La
sua
vescica
ha
raggiunto
le
dieci
atmosfere
e
Emidio
comincia veramente a preoccuparsi.
Lo
stereo
diffonde
la
splendida
Introduzione
di
YS
dei
Balletto di Bronzo e Emidio si sorprende a pensare che è la
colonna
sonora
più
adatta
in
quella
situazione
cupa
e
assurda.
Va bene, nei film funziona sempre, vediamo se adesso riesci
anche tu ad aprire la porta.
Sopra il cassettone ha un bel cacciavite grande di quelli a
croce che usa per aprire il suo amato computer e montare e
togliere schede video e hard disk.
Si inginocchia, guarda nel buco e come immaginava, la chiave
è proprio lì ancora nella toppa dall’altra parte della porta,
le
piccole
pesti
non
si
sono
nemmeno
preoccupati
di
toglierla, bene!
Allora… pensa con calma… pensa bene agli input del problema,
porta chiusa, chiave, toppa, cacciavite… Cosa ti manca?
L’algoritmo
da
trovare
è
più
semplice
di
quello
che
immaginava.
Che genio che sei! Basta un semplice foglio di carta, lo
passi sotto la porta, direttamente sotto la toppa, poi col
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Quella strana voglia
cacciavite delicatamente fai cadere la chiave sul foglio e il
gioco è fatto.
Un po’ scettico Emidio infila un foglio A4 sotto la porta e
col cacciavite comincia a muovere delicatamente la chiave dal
buco che incredibilmente cade proprio sopra il foglio senza
rotolare via.
Detto fatto! Più semplice del previsto, allora i film non
raccontano sempre cazzate!
“Non cantare vittoria adesso”, esclama Emidio a voce alta
come posseduto, “manca solo un dettaglio”.
Il foglio di carta con la chiave sopra non passa ovviamente
sotto la porta, infatti Emidio prova lentamente a tirarlo
verso sé ma sente il rintocco della chiave che sbatte sulla
porta.
Si abbassa e vede chiaramente in controluce la chiave che non
riesce a passare per pochi millimetri sotto la fessura della
porta.
Ma
adesso
l’algoritmo
nella
sua
testa
gli
suggerisce
che
basta usare di nuovo il cacciavite per alzare di quel poco la
porta per far passare la chiave e per fregare quelle pesti
dei nipoti della bambolona.
Emidio usa il cacciavite per far leva sul pavimento e alzare
la porta che si solleva leggermente sui cardini…
Sente un colpo e poi un rumore di metallo che striscia sul
pavimento accompagnato da un tintinnio.
“Ma cosa cazz.?!”, esclama sorpreso.
Capisce disperatamente che la legge di Murphy è sempre in
agguato tra gli sfigati dopo che nel corridoio, al di là
della porta arriva uno “gnao” giocoso del felino.
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Mauro Mindoli
Si ricorda che quella sciagura di Caterina è rimasta a casa,
non
è
cucciola
ma
è
ancora
una
gatta
giocherellona
e
dispettosa…
In casa la gatta si annoia e a volte si inventa qualcosa con
cui passare il tempo.
Non
le
sarà
parso
vero
di
vedere
un
oggetto
metallico
muoversi da solo.
Vincendo
zampata
la
a
sua
quel
pigrizia,
buffo
con
coso
uno
scatto
metallico
felino
che
dà
una
tintinna
sul
pavimento, poi si ferma ad ascoltare al di là della porta un
possente “Nooooo” lamentoso che sembra provenire dalla bocca
del suo padrone Emidio.
Grazie miciona! E adesso sei proprio nei guai, sfigato!
Gemendo Emidio, si rende conto di essere in trappola nella
sua camera, vescica gonfia, sete immensa, temperatura che a
mezzogiorno si alzerà a 40 gradi e nessuno che gli aprirà per
chissà quanto tempo…
Prova allora a forzare la porta, ma è di quelle pesanti, mica
come quelle di carta velina dei telefilm americani.
Un ronzio del campanello lo scuote, ma non è quello della
porta,
è
quello
più
metallico
del
citofono
che
suona
insistentemente.
Cazzo è Claudio che ti aspetta sotto e adesso penserà che
stai ancora dormendo!
Emidio
si
precipita
alla
finestra
e
grida
Claudiooooo”, ma già sa che non può sentirlo.
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“Claudiooo,
Quella strana voglia
La
finestra
del
quinto
piano
si
affaccia
sul
retro
del
palazzo e davanti c’è una via molto trafficata e rumorosa.
“Che situazione grottesca!”, esclama Emidio con rabbia.
Se
esci
di
qua
ricordati
di
mettere
il
guttalax
nei
cheeseburger di quelle due pesti.
Affacciandosi
dalla
finestra
Emidio
si
accorge
di
un
movimento in un balcone del palazzo a fianco al suo a una
trentina di metri di distanza.
C’è una donna, Anna, la casalinga maggiorata del palazzo a
fianco che sta stendendo i panni!
“Santa donna, non sono andati tutti al mare oggi”, urla di
gioia Emidio come se avesse vinto un superenalotto.
Sì ma adesso come la convinci, cosa le dici per rassicurarla
che non sei un mezzo pazzo? Mica capita tutti i giorni che
qualcuno ti chiami dal balcone per farti aprire una porta
chiusa a chiave nel tuo appartamento…
“Ma
chissenefrega”,
si
dice
Emidio
mentre
la
chiama
a
nulla
e
squarciagola: “Signoraaaa, signoraaaaaaaaaa!!!”
La
casalinga
all’inizio
pare
non
accorgersi
di
continua a stendere i panni, poi comincia a guardarsi intorno
sempre più incuriosita.
“Quassù
signoraaaaa,
guardi
in
altoooo
verso
la
sua
destraaaaa”.
Il balcone della casalinga è al terzo piano e il palazzo si
trova a sinistra della finestra di Emidio che si affanna come
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Mauro Mindoli
un invasato per farsi notare da quella popputa della vicina
di casa.
Finalmente la donna alza lo sguardo dalla parte giusta e gli
grida “Cosa c’è?!”
Il tono di voce della donna è un po’ allarmato e Emidio se ne
accorge.
Che fesso che sei, ti affacci a petto nudo e le urli contro.
Tutte
le
mattine
pazzoidi
seminudi
sbraitano
dai
balconi
verso le casalinghe, no?
Conosce la donna solo per averla incrociata qualche volta al
supermercato
vestitini
del
corti,
quartiere,
ma
non
ha
tutta
mai
scollacciata
avuto
il
e
coraggio
con
di
scambiarci quattro chiacchiere.
Quindi per la donna, Emidio è uno sconosciuto vicino di casa
che ora la sta chiamando per qualche oscura ragione.
A dire il vero Emidio conosce “di fama” Anna la tettona,
tramite due suoi amici che hanno avuto uno o più incontri
ravvicinati del primo tipo con lei.
Giulio
e
Rino,
due
compagni
della
squadra
di
calcio
di
quartiere nella quale militano con Emidio, avevano da sempre
il mito della casalinga porca.
Dicevano
aggiravano
che
la
maggior
scosciate
per
parte
la
delle
Conad,
casalinghe
nel
primo
che
si
pomeriggio
avevano un forte bisogno di affetto.
Quel tipo di coccole che provoca il prurito sopra la fronte
dei loro ignari maritini.
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Quella strana voglia
Hanno raccontato a Emidio che da giorni si avventuravano per
le corsie della grossa Conad di Monticelli, in cerca della
casalinga disperata.
Dopo
una
serie
di
infruttuosi
appostamenti,
un
pomeriggio
fortunato Giulio sussurrò a Rino:
“Auà quanta roba! Non ti pare la Ferilli quella là?”
Rino si voltò e vide una mora tutta curve, con un vestitino a
fiori attillato e tacco dieci, che stava prendendo un grosso
fustino di Dixan da terra.
“Ellamadonna, tutta salute! Hai ragione, è quasi meglio della
Ferilli”, recitò Rino, quasi ringraziando il destino.
“Andiamola
ad
aiutare
dai”,
fece
Giulio,
il
più
intraprendente dei due.
La donna stava effettivamente avendo un’ernia nello sforzo di
issare il grosso fustino sul carrello.
“Signora la posso aiutare?”, cinguettò Giulio, mentre Rino a
bocca aperta quasi divenne strabico, fissando ipnotizzato la
generosa
porzione
di
due
meloni
ballonzolanti
e
dall’aria
consistente.
“Oh
grazie!
Due
baldi
giovani
che
arrivano
al
momento
giusto”, rispose con voce roca Anna.
“Dai Rino sveglia!”, lo scosse Giulio mentre afferrava il
fustino con una mano sola e lo sistemava nel carrello senza
sforzo apparente.
“Ma non hai visto che bocce di marmo?! Ultraquarantenne ma
ancora in piena forma”, sussurrò Rino con entusiasmo.
“Già, secondo me questa è in cerca di guai… Ho notato lo
sguardo famelico quando ci ha visti”, bisbigliò Giulio.
“Io sono Giulio e lui è il mio amico Rino”.
“Ss-ssalve”, balbettò Rino.
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Mauro Mindoli
“Piacere, mi chiamo Anna e di solito non mi faccio aiutare a
fare la spesa come molte pensionate di questo supermarket”.
“Eheheh ma certo che non è pensionata, scommetto che fa un
lavoro
da
dirigente”,
ribatté
Giulio,
sbirciandole
la
scollatura.
“Magari! Mio marito fa il camionista e sta sempre fuori casa
e a me tocca fare la casalinga e anche i lavori di casa che
spetterebbero
all’uomo”,
occhieggiò
Anna
ammirando
la
guizzante muscolatura da trentenne palestrato di Giulio.
“Bè, se ha qualche problema di tubature a casa sua non si
ponga problemi signora, è il suo giorno fortunato, faccio
l’idraulico a tempo perso”.
Rino
lo
guardò
con
aria
stupita
e
ammirata,
sapendo
che
Giulio di idraulica non ci capiva proprio un tubo e faceva
l’imbianchino quando aveva bisogno di soldi.
“Davvero? Ed io che pensavo che gli idraulici fossero una
specie
in
via
di
estinzione!
Di
idraulici
c’è
sempre
bisogno”, scherzò Anna avviandosi verso le casse.
“Questo è il mio cellulare”, disse subito Giulio, prendendo
la
palla
al
balzo
e
porgendole
un
bigliettino
che
aveva
pronto in tasca.
“Nel caso in cui abbia un rubinetto che perde o un lavandino
intasato mi chiami pure a qualsiasi ora”.
“Grazie mille ragazzi”, rispose Anna civettuola lasciandoli
con un palmo di naso.
Rino la guardò estasiato mentre ancheggiava verso le casse e
ritrovando l’uso della parola esplose verso Giulio:
“E ci ha pure un gran bel culo ‘sta zoccola! Hai visto che
balconi rivestiti da fiori? Giulio vacci piano che questa è
una mantide religiosa.”
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Quella strana voglia
“Vabbè Rino ma potresti farmi anche da spalla mentre stiamo
in azione no? Sei stato tutto il tempo con un’aria da ebete a
guardarle
le
tette!
Ti
mancava
solo
il
filo
di
bavetta
all’angolo della bocca e mi sembravi Bossi in un comizio a
Pontedilegno, cazzo!”
“Sei stato un grande, Giulio. Quella cazzata dell’idraulico
ti è uscita proprio spontanea. A proposito, se ti chiama per
ripararle un tubo come cacchio te la cavi?”
“Sta
tranquillo
Rino,
se
la
maggiorata
mi
chiama
è
per
sistemarle qualche altra cosa!”, sghignazzò Giulio, dando una
pacca a Rino.
“Comunque il marito camionista lo conosco di vista, è Rocco
Cesari, un ex pugile violento e anche molto geloso”, fece
Rino con timore.
“Certo certo, tutti molto gelosi i cornutoni e sono sempre
convinti che la propria donna sia una santarellina!”, rispose
Giulio sfregandosi le mani.
In una delle loro serate al pub raccontarono a Emidio tutta
la storia e anche il seguito.
Giulio, qualche giorno dopo, fu chiamato dalla signora che
aveva bisogno di una riparazione allo scaldabagno.
Ovviamente Giulio si precipitò nel suo appartamento e sebbene
non fosse riuscito a ripararle un tubo, la signora lo volle
ringraziare ugualmente fornendogli un panorama completo della
sua biancheria intima e una visita veloce in camera da letto,
dove la poverina dormiva da sola da una settimana, dato che
il maritino Rocco era in viaggio verso la Germania.
Dopo qualche altra visita e altrettante riparazioni, Giulio
in uno slancio di altruismo (ma anche perché la signora si
20
Mauro Mindoli
stava appiccicando un po’ troppo all’aitante imbianchino che
fra
l’altro
è
anche
fidanzato),
fece
andare
Rino
al
suo
posto.
Rino, abbastanza timoroso e guardingo per natura, si assicurò
che Rocco, il camionista fosse fuori dall’Italia.
Poi si presentò da lei, un po’ intimidito e balbettante, ma
la casalinga, da gran signora quale è, lo accolse in casa e
lo
mise
velocemente
a
proprio
agio,
prendendo
subito
l’iniziativa e fagocitandolo senza resistenze.
Giulio raccontò a Emidio che Rino continuava ad andare almeno
una volta a settimana a trovare Anna la maggiorata, anche se
era terrorizzato e non voleva farlo sapere a nessuno.
Qui
a
Monticelli
combinare
una
è
come
frittata
un
e
paesotto
far
e
ci
giungere
vuole
alle
poco
a
orecchie
dell’ignaro tapino, che ha ottenuto un altro paio di corna
nella sua vasta collezione decennale!
Tutti
questi
Emidio,
pensieri
mentre
mezzo
si
nudo
sono
si
accavallati
nella
sbraccia
urla
e
mente
per
di
farsi
sentire dalla generosa casalinga.
Magari questa pensa che sei un maniaco sessuale e la stai
chiamando
solo
per
attirarla
in
chissà
quale
trappola,
mannaggia alla sfiga!
Ma
proprio
mentre
sta
pensando
di
casalinga gli urla:
“Non sento bene, adesso scendo sotto”.
21
cambiare
tattica,
la
Quella strana voglia
Hai capito Anna la tettona, come è intraprendente? Altro che
maniaco, questa è più curiosa di Caterina. Quasi quasi ti fai
aprire la porta e poi le offri un aperitivo in cambio.
Mentre
dallo
stereo
i
Nerkias
contribuiscono
a
rallegrare
Emidio intonando “L’asculà”, la vede camminare con la sua
andatura da rovina famiglie verso il suo palazzo.
Alla fine si mette proprio sotto la finestra di Emidio e gli
grida:
“Cosa stavi dicendo?”.
“Lo so che pare strano, ma sono rimasto chiuso a chiave nella
mia camera. Se per piacere sale al quinto piano e apre la
porta
dell’appartamento
Limondi
con
la
chiave
che
ora
le
lancio, mi farebbe un gran favore”.
“Va
bene!”,
risponde
lei,
provocando
una
smorfia
di
ammirazione mista a stupore in Emidio.
Vabbè che sei imbranato con le donne quasi come Rino, ma non
avresti mai pensato di inventarti una scemenza simile per far
salire nella tua camera una bella e procace casalinga!
Sta a vedere che questa ti ha visto con Giulio e Rino e sta
pensando di completare il trio.
Emidio prende un paio di calzini dal cassettone e li avvolge
intorno alle chiavi di casa e del portone, poi li lancia
dalla finestra, senza che queste rotolino chissà in quale
tombino.
Mai mettere limiti alla sfiga!
22
Mauro Mindoli
E’ fatta, fra pochi minuti esci, le prepari un prosecco di
Passerina freddo per ringraziarla.
Vi sgranocchiate qualche oliva fritta preparata dalla nonna
con tutti i sacri crismi della ricetta doc: con tre tipi di
carne stufata e macinata.
La passerina con l’oliva fritta è la morte sua.
Basta che la passerona non sia la morte tua, con quel Rocco
che sta per diventare ancora più cornuto!
Metti su una bella suite strumentale dei Camel oppure un Bobo
Rondelli che ti prepara l’atmosfera.
A proposito di atmosfere, qua se non liberi la vescica entro
pochi minuti, scoppi!
Nell’attesa comincia a vestirsi, non vorrà mica accogliere la
popputa in boxer nella sua camera.
Giulio
lo
avrebbe
fatto
sicuramente
ma
Emidio
è
meno
sfrontato del suo amico.
Tutto
eccitato
dall’imminente
apparizione
della
Ferilli
picena a un passo dal suo letto, Emidio prende dall’armadio
boxer, jeans e maglietta puliti e riordina alla meglio la sua
camera che sembra essere sopravvissuta a un tornado.
Una bella deodorata alle ascelle sudate, non potendo fare la
doccia, gli sembra un’idea pratica e vincente.
“Si puòòòò?”, annuncia la più bella e squillante voce che
Emidio abbia mai sentito a casa sua, dopo che Anna ha aperto
la porta del suo appartamento.
“Certo! Entri pure, io sono chiuso qua nella camera, esca
dalla sala e venga nel corridoio”, le urla gentilmente.
23
Quella strana voglia
La sente col suo tacco dieci che arriva dietro la porta della
camera.
“Quei
teppisti
dei
miei
nipoti
mi
hanno
chiuso
dentro
stamane”, si giustifica Emidio, sapendo che la situazione è
anomala.
Lei gli fa con voce flautata:
“Ma qui non c’è nessuna chiave.”.
Il tono di voce è quello della svampita, allegra per essere
stata accalappiata con un metodo così originale.
“E’ successo che ho cercato di prendere la chiave ma Caterina
me l’ha trascinata non so dove per terra”, risponde Emidio,
accorgendosi
che
sta
facendo
sempre
più
la
figura
dell’idiota.
“La
sua
fidanzata
è
gelosa
e
lo
ha
chiuso
in
camera?”,
ribatte divertita la Ferillona.
“Ma no, che scemo che sono! Caterina è la mia gatta che con
una zampata ha fatto saltare la chiave lontano da qui”.
“Allora
la
accucciandosi
cerco
e
qui
cercando
sotto”,
la
dice
chiave
miss
in
abbondanza,
ginocchio
nel
corridoio.
E dalle uno sguardo a quelle cosce no? Giulio e Rino ti hanno
descritto a dovere pure quel culo a mandolino; che aspetti?
Emidio si mette in ginocchio e dal buco della serratura si
gode la scena della popputa, a quattro zampe che cerca nel
corridoio in penombra l’agognata chiave e spera quasi che non
la trovi subito.
La scena è da film erotico anni 70 con lei di spalle con
indosso un miniabito che agita le chiappe notevoli, davanti
24
Mauro Mindoli
agli occhi sgranati di Emidio che finalmente ringrazia il
destino
per
avergli
risollevato
la
giornata
e
non
solo
quella.
“Ma dove si sarà cacciata?”, sospira Anna, che nel frattempo
si è girata verso la porta e dona a Emidio la visione del più
bel paio di bocce traballanti di tutta Monticelli.
Appena
esci
da
qui
te
la
intorti,
se
l’è
fatta
pure
quell’imbranato di Rino, non dirmi che poi ci fai solo il
romanticone.
Si era pure dimenticato che aveva una pressione alla vescica
da urlo, quando all’improvviso sente un rumore strano.
“Oddiooooo!”,
grida
Anna
all’improvviso
e
a
Emidio
si
accappona la pelle quando sente una voce gutturale che la
zittisce:
“ZITTA TROIA”.
Una figura imponente si frappone fra lui e la donna.
“Ma chi cazzo sei. Aiutoooo! Aiutoooo!”, urla Emidio che non
riesce a staccare gli occhi dal buco della serratura e guarda
inerme la scena irreale.
La
bocca
della
donna
viene
tappata
da
una
grossa
mano
e
Emidio vede terrorizzato la lama di un coltello da caccia che
comincia a colpire la poveretta sul collo e sul corpo.
Fendenti
di
una
violenza
pazzesca
riducono
le
grida
raccapriccianti della donna a strani gorgoglii.
A quella visione orripilante, un fiotto caldo di urina si
riversa sui boxer e sui jeans preferiti di Emidio che a bocca
aperta e con occhi allucinati non riesce più a muoversi,
25
Quella strana voglia
fissando quelle spalle, quel braccio muscoloso, quella mano
guantata e il coltello gocciolante di sangue.
”Rocco, cazzo Rocco fermati per l’amor di Dio, non è quello
che
tu
pensi,
lei
è
venuta
solo
per
aprirmi
la
porta.
Roccoooo fermati oddioddioddio”, oramai Emidio è in preda al
panico e tremante non sa più cosa fare.
Vede
sangue
sparso
dappertutto
e
va
via
da
quella
porta
sapendo che adesso il prossimo sarà lui e non lo salverà
nessuno.
Porca puttana adesso sei fottuto! Ma proprio a te doveva
capitare la moglie di un pugile geloso. E nemmeno ci hai
combinato una mazza con quella!
Emidio si precipita verso la finestra, sapendo di avere pochi
secondi, ma si rende conto che sta al quinto piano e da
quell’altezza ci si ammazza.
Sente che l’energumeno sta forzando ripetutamente la maniglia
con rabbia e non riesce ad aprire.
“Dove sta quella cazzo di chiave”, urla una voce grossa alla
Bud Spencer, solo che Bud non ammazza mai nessuno ed è buono,
mentre questo ha già un cadavere sulla coscienza.
Adesso la trova nel corridoio ed apre la porta e tu sei carne
da macello, sbrigati!
Sbrigarsi
a
fare
cosa?
Emidio
in
preda
al
panico
si
sta
urla
al
arrampicando sulla finestra.
“Aiutoooo,
aiutatemi
mi
vogliono
ammazzare”,
quartiere Emidio in preda alle vertigini.
26
Mauro Mindoli
Sente
che
il
gorilla
sta
cercando
di
sfondare
la
porta,
allora si mette in ginocchio, sopra alla finestra e cerca di
arrivare al balcone accanto che però è un po’ troppo lontano.
Se con le mani ti aggrappi al davanzale, forse dondolandoti
arrivi con le gambe al balcone.
Ci
sono
situazioni
al
limite
dell’irreale
che
portano
le
persone a fare cose che mai si sarebbero sognate.
Emidio, che è sempre stato terrorizzato dal vuoto, si trova
penzoloni appeso con le mani a una finestra del quinto piano
e cerca di arrivare con i piedi al balcone a fianco.
All’improvviso sente un rumore di legno sfasciato e capisce
che gli rimane ben poco tempo.
“Ti
prego
Rocco,
non
ho
fatto
nulla,
aiutooo,
non
mi
ammazzare, Rocco nooo nooooooo!”, urla disperato oramai sotto
shock e guarda verso l’alto, accecato dal sole, una figura
massiccia che comincia a staccargli le mani dal davanzale
della finestra.
L’ultimo suo ricordo è quello di un braccio palestrato e di
una mano guantata che gli afferra il polso della sua mano
destra, prima di lasciarlo cadere.
E’ buffo quando ti dicono che prima di morire, rivedi la tua
vita in pochi secondi come in un flashback super veloce.
27
Quella strana voglia
A Emidio successero due cose strane:
Uno: invece di rivedere la sua vita, nonostante il sole lo
stesse accecando, notò che sull’avambraccio dell’energumeno
c’era una macchia, come una strana voglia della grandezza di
una grossa moneta.
Due: Emidio non morì.
Suo cugino Claudio non era andato via.
Lo aveva inutilmente chiamato al telefonino.
Era poi andato a cercarlo al bar ed era tornato a chiamarlo,
quando ha sentito le urla e il tonfo nel retro del palazzo.
Ha scoperto un poveraccio che ha avuto molta fortuna nella
disgrazia. Cadendo dall’alto del palazzo aveva trascinato con
sé due tendoni parasole arancioni che hanno rallentato la
caduta
e
attutito
l’impatto,
quel
tanto
che
bastava
per
salvargli la vita.
Claudio passò dalla sorpresa alla disperazione quando scoprì
che quello sfortunato che rantolava era suo cugino Emidio,
molto malridotto ma vivo per miracolo.
Emidio
era
semicosciente
e
Claudio
avvicinando
l’orecchio
alla sua bocca, sentì a malapena che sussurrava:
“Rocco, Rocco non mi ammazzare!”
Per
gli
inquirenti
fu
facile
trovare
il
movente
per
il
camionista ex pugile, da tutti conosciuto come un violento e
geloso della moglie Anna.
La vittima era stata ritrovata sbudellata nell’appartamento
dell’ingegner Limondi, dove era andata per una scappatella
con lo sfortunato figlio dell’ingegnere.
28
Mauro Mindoli
Pur non avendo trovato le sue impronte digitali nel luogo del
delitto, il presunto assassino non aveva nemmeno un alibi,
inoltre
c’era
la
Claudio
Limondi
testimonianza
che
aveva
schiacciante
sentito
mormorare
del
la
cugino
frase
che
avrebbe inchiodato il camionista.
Caso lampante.
Non
potevano
interrogare
il
testimone
principale,
Emidio,
fatto cadere dal quinto piano, perché era entrato in coma e
la prognosi era riservata.
I
medici
disperavano
di
salvarlo,
viste
le
lesioni
alla
colonna vertebrale, le fratture multiple e il trauma cranico.
29
Quella strana voglia
IL RISVEGLIO
Non puoi muovere nulla del tuo corpo e non puoi parlare.
Sei uscito da un lungo coma e hai sentito dai medici che sei
completamente paralizzato.
La disperazione interiore non traspare minimamente, perché
non riesci a muovere nemmeno un muscolo del tuo corpo a parte
le palpebre.
Puoi solo guardare quello che succede intorno a te, come in
un film.
Gli altri sono convinti che tu sia del tutto rincitrullito,
ma la tua mente è ben sveglia e i ricordi sono riaffiorati
completamente.
Hai saputo che Rocco il camionista è stato incriminato, anche
grazie alla testimonianza di tuo cugino Claudio e questo non
ti consola.
I tuoi amici Rino e Giulio sono venuti a visitarti e si sono
rassegnati
a
pronunciare
poche
frasi,
vedendo
che
tu
non
capivi nulla e non rispondevi.
Ti hanno compatito e si sono detti molto fortunati, perché
avrebbero potuto essere loro le vittime di Rocco.
Adesso sono andati via e c’è tuo padre che si avvicina e con
le lacrime agli occhi, ti spiega che avrebbe investito sulla
tua società, ci avrebbe messo un bel mucchio di soldi, ma
ormai purtroppo non serve più.
E’ arrivato Antonio Grossi, il vice direttore di banca e tu
lo vedi che saluta amabilmente tuo padre e Marina Stella.
E’ venuto con un suo amico notaio per far firmare a tuo padre
un contratto di donazione che servirà a far aprire una SRL a
Marina Stella.
30
Mauro Mindoli
Finalmente il suo sogno di aprire una ditta di import-export
si avvererà.
Ascolti e ti sorprendi nel sentire che la cifra è più grande
di quella che ti immaginavi.
Certo, adesso la cifra che tuo padre avrebbe dovuto impegnare
per la tua società di informatica si è sommata alla donazione
per Marina Stella.
Li vedi che ridono e scherzano e nemmeno si accorgono di te,
la “larva umana”.
Già, chissà di chi era quella voce che ha pronunciato questa
frase ignobile.
Ti senti un pesce fuor d’acqua in quella situazione, quasi
estromesso dagli affari di famiglia.
Sei diventato un innocuo soprammobile, testimone passivo di
una triste realtà che si svolge a pochi metri dal tuo volto
immobile.
Tuo padre discute col notaio sui dettagli della nuova società
di Marina Stella.
Poco lontano Antonio Grossi bisbiglia qualcosa a Marina che
fa una strana smorfia con le sue labbra carnose.
E’ una smorfia che le hai visto fare altre volte in passato,
quando qualcuno la contraddiceva.
Anche
quando
discutevate
sulla
sua
futura
società
e
tu
cercavi di farle capire che sarebbe stato un rischio e un
grosso impegno per tuo padre.
Adesso che hai tutto il tempo di ricordare e di ragionare sul
passato, puoi riflettere su come ti sia sembrata sempre un
po’ troppo affettata e condiscendente nei confronti di tuo
padre.
31
Quella strana voglia
Sapeva
l’effetto
che
provocavano
le
sue
forme
giunoniche
verso quel tipo di uomini e ne approfittava in modo subdolo.
Ha
saputo
conquistarsi
abilmente
tutta
la
fiducia
di
tuo
padre ed ha anche cercato di farlo con te, non riuscendovi.
Per questo hai sempre avvertito un sottile fastidio nei tuoi
confronti,
magistralmente
dissimulato
dalla
sua
contagiosa
simpatia e dal suo allegro carattere brasiliano.
Osservi anche come Antonio Grossi la guarda mentre le parla e
non ti pare uno sguardo da conoscente o da vice direttore con
una sua impiegata.
Qualcuno ti ha anche detto che un vice direttore di filiale è
un impiegato qualunque, con una responsabilità maggiore.
Il
suo
stipendio
è
leggermente
più
alto
di
quello
di
un
cassiere, ma non a livello di un dirigente, di un funzionario
e men che mai di quello di un direttore di banca.
Entrambi ogni tanto lanciano uno sguardo famelico verso il
contratto
sul
tavolo
vicino
a
tuo
padre
e
al
notaio
che
discutono del futuro della nascente società di Marina.
I due bancari non si curano assolutamente di te che li stai
fissando e stai studiando i loro movimenti, mentre una verità
agghiacciante sta inesorabilmente apparendo nella tua mente.
I loro corpi si sfiorano, le loro mani si toccano mentre si
sorridono e si bisbigliano frasi misteriose.
Ad
un
tratto
osservi
un
particolare
eccezionale,
quella
voglia strana che ti fa capire tutto, e non vuoi credere a
quella
verità
lampante,
dolorosamente
inaccettabile.
Ma quale Rocco, ma quale camionista geloso!
32
accecante
e
Mauro Mindoli
Un
pazzo
geloso
che
segue
impulsivamente
la
moglie
per
ucciderla, non ha la lucidità di mettersi dei guanti per non
far risultare le proprie impronte digitali.
Lei ti ha chiuso a chiave in camera tua, mentre dormivi e ha
detto al suo amante che aveva via libera per sistemarti,
visto che a casa tua saresti rimasto da solo e prigioniero
nella tua stanza.
Tu eri il bastone tra le ruote di una diabolica macchinazione
ordita alle spalle di tuo padre.
Tu solo potevi far andare all’aria tutto l’affare.
Questa donazione è solo l’inizio.
Poi ci saranno altri contratti per prosciugare a poco a poco
il ricco conto di tuo padre.
Antonio, bello giovane e squattrinato è sempre stato l’amante
di Marina e la diabolica coppia ha preso al balzo l’occasione
che si è presentata, quando tuo padre si è sciaguratamente
invaghito di lei.
Tuo padre pensa che lei lo ami, ma allora perché adesso quei
due si stanno prendendo per mano di nascosto alle spalle di
lui, non curandosi di te, della larva umana?
A proposito, adesso ti ricordi chi era quell’angelo moro,
dall’accento leggermente portoghese e dalle labbra carnose
che ti salutava così al tuo risveglio dal coma?
E se avessi ancora dei dubbi, cosa è quella strana voglia sul
braccio del vice direttore Antonio Grossi?
Adesso la vedi bene no?
Stanno
proprio
davanti
a
te
e
si
stringono
per
mano
di
nascosto da tuo padre, che sta ancora leggendo il contratto e
incuranti di te, oramai inutile testimone.
33
Quella strana voglia
Mentre eri appeso alla sua mano guantata e al suo braccio, al
braccio
di
Antonio,
non
hai
avuto
il
tempo
di
guardarla
meglio, anche perché eri accecato dal sole e dalla paura.
Ma ora finalmente lo vedi: non era una voglia, è un tatuaggio
che Antonio si è fatto per lei, la sua amante.
Un bel tatuaggio colorato di una stella marina.
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