interventi di contrasto all`insalubrità delle abitazioni

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interventi di contrasto all`insalubrità delle abitazioni
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona - Interventi di contrasto all’insalubrità delle abitazioni
INTERVENTI DI CONTRASTO ALL’INSALUBRITÀ DELLE ABITAZIONI
Gli interventi di contrasto all’insalubrità delle abitazioni sono stati effettuati seguendo le
modalità concordate con il Comune di Verona e riportate dal “Protocollo d’intesa per il
miglioramento delle condizioni di disagio abitativo”. Questo progetto prevede, quando si
individuano nell’ambiente abitato problematiche igienico-sanitarie pregiudizievoli per la salute,
una serie di azioni finalizzate alla loro eliminazione.
Poiché l’iter di risanamento successivo al sopralluogo può richiedere tempi lunghi, i dati
relativi ai provvedimenti riportati in tab. 3 sono in parte relativi all’attività iniziata nel 2005,
viceversa i dati della tab. 1 e 2 si riferiscono alle pratiche iniziate nel 2006.
Tab.n.1: numero abitazioni visitate con fattori di insalubrità
NUMERO
ABITAZIONI VISITATE
NUMERO ABITAZIONI
CON FATTORI D’INSALUBRITÀ
2004
786
462
2005
1.093
478
2006
295
159
Nella maggior parte dei casi il sopralluogo è stato richiesto dall’interessato a fini
certificativi. In una cinquantina di casi i sopralluoghi sono stati generati da segnalazioni di enti o
di privati: In questo caso la richiesta di intervento è stata effettuata da associazioni, operatori
sanitari, forze dell’ordine o privati che evidenziavano gravi situazioni di degrado abitativo o
igienico. Nel corso del 2006 sono state visitate 295 nuove abitazioni.
Come risulta evidente dalla Tab. 1, rispetto agli anni precedenti, è drasticamente
diminuito il numero delle ispezioni. Si ritiene che ciò sia attribuibile principalmente a due fattori:
per prima cosa si sono ridimensionate le richieste di certificati di idoneità abitativa all’ULSS da
parte degli stranieri a seguito dell’adozione da parte del Comune di Verona di parametri di
riferimento meno restrittivi per gli alloggi (Deliberazione di Giunta n. 21/2006), ciò che ha fatto
dirottare molte richieste al Comune stesso. Vale la pena ricordare che la valutazione del Comune
si limita al controllo documentale e non richiede una verifica delle condizioni abitative; la
procedura del Dipartimento di Prevenzione, viceversa, prevede la verifica del reale stato igienico
delle abitazioni. Secondariamente con l’ingresso nell’Unione Europea dei paesi neocomunitari (per
i quali non è più richiesto alcun accertamento preventivo in merito all’idoneità dell’alloggio) sono
mancate le richieste dei cittadini di questi paesi.
È tuttavia ipotizzabile che, almeno nel primo periodo della loro permanenza in Italia,
anche tra queste persone siano presenti condizioni di precarietà abitativa che è più difficile
rilevare.
Nel corso del 2006 le abitazioni visitate che presentavano problematiche igienicosanitarie sono state 159, 15 delle quali avevano inconvenienti tali da renderle del tutto inabitabili.
La maggior parte delle condizioni di disagio abitativo riguardava famiglie con minori (112
alloggi su 159) provenienti prevalentemente dall’Africa centro-meridionale e dall’Asia.
1
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La richiesta di certificazione di idoneità per ottenere la carta di soggiorno o il
ricongiungimento familiare ha interessato naturalmente solo i cittadini immigrati; le richieste di
certificazione di non idoneità dell’abitazione al fine di concorrere all’assegnazione di alloggi di
Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) hanno riguardato sia cittadini italiani che immigrati.
IRREGOLARITÀ RISCONTRATE
Le abitazioni malsane presentavano varie problematiche (strutturali, impiantistiche,
carenze igieniche, sovraffollamento), con presenza contemporanea di uno o più inconvenienti
igienico-sanitari come evidenziato nella tab. 2.
Tab. n. 2: Inconvenienti riscontrati (numeri assoluti)
Strutturale
Impianti
2004
2005
2006
Alloggio improprio
1
1
6
Case inabitabili
19
13
15
Carenze manutentive
55
68
37
Umidità muffe
48
32
22
Impianto di riscaldamento assente o pericoloso
193
154
67
31
18
11
376
414
116
Medio
33
38
4
Grave
32
26
21
Impianto elettrico pericoloso
Espulsione fumi e vapori dei fornelli
Sovraffollamento
Coabitazione
Inconvenienti igienici
6
Infestazioni
15
125
127
Altro
3
4
2
Per quanto riguarda i problemi strutturali gli inconvenienti riscontrati più
frequentemente sono stati: appartamenti con umidità, muffa, infiltrazioni meteoriche, servizi
igienici inadeguati.
La presenza di umidità da risalita in genere è stata riscontrata in abitazioni costruite
molto tempo fa, viceversa problemi di umidità da condensa, dovuta probabilmente ad un
isolamento inadeguato, sono stati rilevati anche in immobili di recente costruzione o
ristrutturazione; in qualche caso si è verificato che erano stati ceduti come abitazioni locali
impropri cioè privi di requisiti minimi come garage o cantine. In alcune abitazioni del centro
storico le varie carenze erano dovute alla vetustà dell’immobile difficilmente sanabili con
interventi puntuali.
Le irregolarità degli impianti termici ed elettrici riscontrate in qualche caso erano tali
da prefigurare un pericolo immediato per la salute e l’incolumità dei presenti, in altri casi si
trattava di non conformità a scarsa rilevanza sanitaria.
Tra gli inconvenienti igienici vanno segnalate infestazioni domestiche massicce dovute a
scarafaggi della specie Blattella germanica che hanno interessato soprattutto i quartieri di B.go
Venezia e Veronetta ma con una tendenza alla diffusione in tutto il territorio urbano. In genere
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queste infestazioni hanno coinvolto interi condomini data l’attitudine di questo insetto a spostarsi
velocemente anche su superfici verticali e a nidificare con facilità negli ambienti domestici.
PROVVEDIMENTI
I provvedimenti assunti sono stati graduati in relazione all’entità dei problemi riscontrati:
-
-
-
Nei casi più gravi si è richiesta la dichiarazione di inabitabilità di cui al punto 1) lett. a e
b del protocollo d’intesa, con richiesta di sgombero immediato per la presenza di
circostanze di pericolo per la salute e/o la sicurezza delle persone;
Nei casi meno gravi si è avanzata proposta di inabitabilità come previsto al punto 2)
dell’allegato A del protocollo d’intesa;
Nei casi di non conformità dal punto di vista igienico, edilizio o impiantistico si è dato
corso agli interventi previsti al punto 3) dell’allegato A con il coinvolgimento di tutti i
soggetti interessati (Tab.3). Si è cioè provveduto a convocare il proprietario
dell’abitazione e talvolta l’inquilino e agli stessi sono state fornite indicazioni per
l’adeguamento. Nei casi di più grave pericolo dovuto a irregolarità impiantistiche l’inquilino
è stato diffidato dall’utilizzo degli impianti stessi. Il successivo invito ai proprietari a
sanare le situazioni irregolari riscontrate ha avuto una buona rispondenza ed ha
consentito di migliorare le condizioni abitative prevenendo probabilmente anche una quota
significativa di incidenti. Resta comunque da risolvere il nodo dei provvedimenti necessari
in caso di inadempienza dei proprietari. Questo problema del resto è già stato affrontato
nell’ambito della Commissione permanente sul disagio abitativo. Questo vale anche per le
dichiarazioni di inabitabilità che non sempre danno luogo ad un effettivo abbandono
dell’alloggio in mancanza di alternative praticabili.
Tabella n.3: Iter di rimozione dei fattori di insalubrità - provvedimenti
2004
2005
2006
Diffide
193
199
48
Convocazioni
323
325
38
Colloqui/lettere di prescrizione
304
310
73
Atti notori pervenuti
206
164
35
Note al Sindaco
9
3
6
Verifica lavori
45
37
5
Diffide a non riaffittare l’alloggio prima degli adeguamenti
24
Le irregolarità degli impianti termici possono avere gravi esiti sfavorevoli sulla salute. Nel
grafico sotto riportato è rilevabile, successivamente all’avvio del progetto sul disagio abitativo,
un calo degli incidenti da intossicazioni da monossido di carbonio accaduti nel Comune di Verona.
3
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Altri Comuni Provincia di Verona
35
Comune di Verona
30
25
18
20
16
15
10
16
11
17
14
5
6
0
26
7
2
1994
1995
8
0
3
1996
1997
1998
9
13
5
4
2000
2001
11
1999
17
15
18
10
2002
1
2
2
2003
2004
2005
4
2006
PROBLEMATICHE RILEVATE NEL CORSO DELL’ATTIVITÀ
È stato già ricordato il problema dell’efficacia dei provvedimenti adottati.
Stando a quanto emerge dai dati raccolti è ancora rilevante il problema della presenza di
fattori di insalubrità e/o rischio impiantistico negli ambienti domestici visitati.
Gli accertamenti hanno coperto nei tre anni in esame quasi 2200 abitazioni. Per il
meccanismo di attivazione degli accertamenti sono state ispezionate case abitate probabilmente
da persone più svantaggiate dal punto di vista sociale o economico, con preminenza di immigrati e
di nuclei familiari numerosi.
Gli alloggi fatiscenti che sono stati dichiarati inabitabili erano in alcuni casi collegati a
fenomeni speculativi specialmente nei confronti di immigrati, ma spesso essi rappresentavano
l’unica opportunità di avere un tetto.
Questi casi costituiscono solo la punta dell’iceberg di un problema più generale che è la
scarsa qualità del bene “casa” immesso nel mercato degli affitti (fatte naturalmente le debite
eccezioni).
In alcuni casi le abitazioni carenti di requisiti strutturali possiedono un’agibilità in
sanatoria ottenuta in occasione dei vari condoni edilizi succedutisi nel recente passato.
Anche queste abitazioni, come previsto dal Regolamento Comunale di Igiene, devono
essere adeguate fino a raggiungere i requisiti minimi indicati nel suddetto regolamento.
Qualora tali adeguamenti non possano essere effettuati nell’immediato ne è stata
disposta l’attuazione alla scadenza del contratto d’affitto.
Tuttavia nei casi non sanabili si è ritenuto di proporre la dichiarazione di inabitabilità.
Per quanto riguarda la localizzazione delle abitazioni insalubri (tab. 4) si evidenzia la
concentrazione in alcuni quartieri della cintura periferica (Borgo Venezia, Borgo Milano, Borgo
Roma e Golosine) oltre che nel quartiere di Veronetta, caratterizzato come è noto da un’alta
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concentrazione di immigrati e da una quota di immobili che necessiterebbero di interventi
radicali. Come è ovvio la tabella non esprime dati cumulativi ma solo le “new entries” relative agli
accertamenti del periodo considerato.
Tab. 4: Distribuzione per quartiere degli alloggi malsani
2004
2005
2006
Italiani
Stranieri
Italiani
Stranieri
Italiani
Stranieri
Avesa
0
1
0
1
1
1
B.go Milano
7
93
1
74
5
22
B.go Roma
1
49
9
66
5
23
B.go Trento
0
16
0
16
0
4
B.go Venezia
3
42
3
56
5
11
Cà di David
1
11
0
17
1
3
Cittadella
1
3
2
7
2
3
Golosine
4
44
2
35
0
8
Mizzole
0
0
0
2
0
0
Montorio
2
3
3
6
2
1
Parona
0
2
2
5
0
2
Ponte Crencano
0
3
1
5
0
2
P.S Pancrazio
2
9
2
14
1
4
Quinto
0
5
1
8
0
4
Quinzano
0
2
0
5
1
0
S.Lucia
2
18
1
33
0
6
S. M. in Stelle
0
0
0
1
0
0
S.Massimo
0
5
3
11
0
4
S. Michele
5
26
3
18
3
11
San Zeno
0
7
1
5
1
0
Valdonega
1
4
0
1
0
0
Verona Centro
2
24
3
13
0
3
Veronetta
8
56
1
41
4
16
TOTALE
39
423
38
440
31
128
I “SENZA TETTO”
Si sono conclusi gli interventi di ristrutturazione dell’asilo notturno Camploy resisi
necessari per le carenze sotto il profilo strutturale e di sicurezza. La nuova struttura, insieme ad
altre strutture recentemente attivate (Caritas Casa di accoglienza Il samaritano) permettono di
rispondere (almeno nell’immediato) alle esigenze delle sempre più numerose persone che non
dispongono di sufficienti risorse personali ed economiche e di una casa.
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NOMADI
Numerosi interventi di sorveglianza o di educazione sanitaria sono stati effettuati nei
campi nomadi che insistono sul territorio.
I due insediamenti che versavano nelle peggiori condizioni igieniche e di sicurezza, quello di
Boscomantico e quello dell’ex Scuola Monsuà, sono stati smantellati per lasciare il posto a un
nuovo insediamento provvisorio. Le condizioni di abitabilità di quest’ultimo insediamento sono
certamente migliori, essendo lo stesso dotato di sufficienti servizi igienici, cucine e spazi comuni,
impianti di riscaldamento e presidi antincendio. Emerge tuttavia periodicamente il problema delle
condizioni igieniche di questi insediamenti.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROPOSTE PER IL FUTURO
I dati conclusivi relativi al 2006 evidenziano la persistenza di numerosi casi di
sofferenza abitativa. Molti dei casi in questione sono stati rilevati anche per le sinergie messe in
atto tra l’ULSS 20 ed il Comune di Verona che ha, tra l’altro, inserito questa attività nell’ambito
del Piano per la Salute del Comune stesso.
L’indisponibilità di alloggi adeguati ha favorito l’emergere di iniziative speculative tra le
quali è da ricordare il fenomeno dell’affitto di “box” ricavati frazionando abusivamente gli
appartamenti. Questo fenomeno è stato riscontrato soprattutto nel nucleo urbano e si
caratterizza per l’estrema precarietà igienica sanitaria degli spazi personali e comuni e delle
suppellettili.
Un altro problema emergente riguarda le condizioni di vita dei lavoratori stagionali
neocomunitari: anche in questo caso non viene richiesta una certificazione di idoneità alloggiativa.
Si conferma ancora una volta che il problema del disagio abitativo va affrontato in
modo complessivo sia sul fronte della disponibilità degli alloggi che su quello della
responsabilizzazione dei datori di lavoro e della qualità delle abitazioni immesse sul mercato. Su
questo tema devono essere coinvolti non solo i soggetti istituzionali ma anche tutti i portatori di
interesse, in primis proprietari, conduttori, imprenditori e associazioni.
La disponibilità di un’abitazione sicura dovrebbe essere garantita a chiunque sia
legittimamente presente nel nostro territorio. Non solo i requisiti strutturali e di sicurezza ma
anche le dimensioni delle unità abitative dovrebbero entrare a pieno diritto nei criteri di
valutazione della qualità degli alloggi. È anche da aggiungere che la disponibilità di una superficie
abitabile idonea in relazione al numero di componenti del nucleo familiare viene ostacolata
dall’attuale tendenza a privilegiare, per motivi di redditività economica, i mono e i bilocali.
Si propone pertanto di inserire nella pianificazione urbanistica anche la previsione, per
gli alloggi pubblici e privati, di una percentuale di abitazioni di dimensioni adeguate ai nuclei
familiari con più figli. Anche un adeguato controllo e l’informazione in occasione delle iscrizioni
anagrafiche potrebbero contribuire ad evitare situazioni di grave sovraffollamento e/o
promiscuità.
Dovrebbero anche essere garantiti quegli interventi minimi necessari ad assicurare
l’igiene, il decoro e la funzionalità delle unità immobiliari come, del resto, già previsto nei
regolamenti comunali.
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I dati illustrati nella tabella 2 evidenziano che, accanto a gravi carenze impiantistiche che
comportano rischi attuali per i residenti, sono presenti in proporzione rilevante carenze o non
conformità di minor rilievo sanitario.
Le incongruenze impiantistiche testimoniano che è ancora scarsa l’attenzione degli
interessati nei confronti della sicurezza domestica. Preme piuttosto rilevare che queste non
conformità sono spesso generate da scarso rispetto per la normativa tecnica da parte dei
committenti e degli installatori. Ad esempio, per prassi consolidata, l’installazione degli impianti
di cottura viene talvolta effettuata da artigiani privi dei necessari requisiti professionali. Si
ritiene che questo problema richieda un’azione di informazione efficace e coordinata tra tutti i
soggetti coinvolti (ULSS, ARPAV, Provincia, Comuni, artigiani installatori, venditori).
In molte abitazioni sono stati rilevati inconvenienti igienici diversi da quelli strutturali
e/o impiantistici. Rientrano in questa categoria gli accumuli di masserizie e/o rifiuti e/o deiezioni
e la presenza emergente di specie infestanti come gli scarafaggi. Questi inconvenienti in molti
casi sono collegati a problematiche psichiatriche o di disagio sociale; per queste situazioni sono
state concordate con i vari Enti specifiche procedure di intervento. Viceversa, nei casi in cui le
precarie condizioni igieniche siano dovute ad incuria o scarse conoscenze o indifferenza dei
proprietari e/o conduttori, si ritiene debba essere imposta l’eliminazione degli inconvenienti con
le modalità previste dal protocollo d’intesa, compresa l’ordinanza prevista dall’art. 40 del
Regolamento Edilizio (per motivi igienici o di sicurezza o di decoro).
Molti inconvenienti, e le infestazioni o la sporcizia sono tipicamente tra questi, lungi dal
riguardare solo le parti interne alle abitazioni spesso finiscono per riguardare anche le parti
comuni dei condomini, quando non compromettono aree e spazi collettivi. In questi casi è
probabilmente necessario aggiornare gli strumenti di intervento individuando le azioni che si
rivelino più efficaci.
Per quanto riguarda i campi nomadi, i centri di prima accoglienza e i dormitori pubblici,
strutture che per loro natura presentano numerose criticità sotto il profilo igienico e sanitario,
esse necessitano di particolare attenzione sia in fase di approntamento che nella gestione
quotidiana. I senza tetto o chi ha una situazione abitativa precaria, specie se proveniente da
paesi ad alta endemia, sono, tra l’altro, ad alto rischio per la malattia tubercolare.
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