70° Anniversario della Liberazione

Transcript

70° Anniversario della Liberazione
ISTITUTO COMPRENSIVO N. 8
"CENTRO STORICO"
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
"P. CALIARI "
70° Anniversario della Liberazione
Incontro con il Presidente dell’ANPI di Vr, Sig. Raul Adami ed
il Provveditore agli Studi di Vr, Dott. Stefano Quaglia
«La storia che studiate sui libri oggi è qui davanti a voi!» Con queste parole il Provveditore
agli studi, Dott. S. Quaglia, ha presentato agli alunni delle classi terze delle scuole “P. Caliari”,
il Presidente dell’ANPI, Raul Adami (classe 1929). «È grazie a chi come Raul, si è battuto per
la Libertà, che oggi possiamo godere dei nostri diritti. Fate tesoro delle sue parole!»
A seguito del suo intervento e dopo l’esecuzione dei brani suonati dell’orchestra della scuola
“Il parco della musica”, diretta dal prof. Pierfrancesco Battistella, hanno preso la parola la
dott.ssa N. Olivieri dell’IVrR ed il partigiano Amì. Sì, questo il nome di battaglia che venne
assegnato a Raul Adami quando a soli quindici anni entrò a far parte della “Brigata
Pierobon”, afferente alla “Divisione Pasubio”. «Dopo che le mie “nonne” Emma Foà e Ida
Grassetti Albertini, furono deportate ad Auschwitz perché ebree, a casa mia erano continue
le perquisizioni naziste. Fu così che l’allora parroco don Chiot, convinse la mia famiglia a
lasciare immediatamente Verona». Da qui, come un fiume in piena si sono fatti strada nelle
sue parole i ricordi legati a quel lungo anno trascorso tra: Lughezzano, Arzerè, Corbiolo e
Bosco Chiesanuova, dove «il silenzio era obbligatorio e lo sconforto regnava sovrano». Le
giornate nella Brigata, trascorrevano tra la pianificazioni delle rappresaglie e le lunghe lezioni
per imparare a fabbricare le armi, tra gli addestramenti per apprendere ad usurarle e le
simulazioni per riconoscere i rumori, nonché, tra gli esercizi per memorizzare le istruzioni su
come comportarsi in caso di cattura ed il lungo lavoro fatto su loro stessi per convivere con
le dure privazioni. «Non potavamo accendere il fuoco, non possedevamo un abbigliamento
adeguato per ripararci dal freddo pungente. Andavamo alla ricerca di luoghi appartati tra le
rocce per trascorrere le notti. Mangiavamo tutto ciò che si poteva ingerire e bevevamo
anche dalle pozzanghere». I giorni si susseguivano tra stenti e paure, come quella che l’ha
assalito quando a seguito di una rappresaglia si è ritrovato a trascorrere da solo la notte nel
bosco o quella della sua cattura assieme ad altri 14 partigiani presso Arzerè. «I soldati
tedeschi ci caricarono su un camion. Nelle nostre menti il dubbio sulla nostra fine: o la
fucilazione o i campi di concentramento, quando una curva per la strada presa male fece
ribaltare il mezzo. Morirono 4 dei nostri compagni, gli altri, abbiamo avuto la fortuna di
sopravvivere e fuggire».
Nel suo andirivieni di ricordi il Presidente non ha tralasciato nessuno dei suoi amici che,
come lui, hanno lottato per la nostra libertà. Così ha raccontato del giovanissimo partigiano
“Checa” (Francesco Fochesato), di “Vero” (Giseppe Marozin), di “Romeo” (Di Lorenzi
Francesco), di Morandini e si è soffermato sul ruolo incisivo svolto dalle donne: “Nadia”
(Wilma Marchi), “Gigia” (Luigia Tagliapietra) che nascondeva i messaggi in codice nel pane
che sfornava,“Kira” (Maria Stoppele) che a Milano contribuì alla cattura di Mussolini e la
coraggiosa Rita Rosani, che andò incontro al fuoco nemico per far fuggire i partigiani della
“Divisione Aquile”. «Il contributo delle donne alla Resistenza è stato decisivo!».
Una volta terminata la guerra fu duro per lui ricominciare. La sua casa era stata bombardata,
ma poté finalmente riabbracciare la sua famiglia, tranne le sue amate “nonne”, uccise ad
Auschwitz nelle camere a gas, di cui ancora oggi conserva dolcissimi ricordi.
Tra le vicissitudini di un ritorno alla normalità, trova spazio nelle sue parole, anche
l’aneddoto di un invito ad una festa per la nascita di un bambino in una famiglia di sfollati
milanesi, rifugiatasi presso Bosco Chiesanuova. Quel bambino altri non era che Massimo
Moratti. Un incontro singolare, che portò i due giovani uomini a sposare la carriera sportiva.
Il primo divenendo allenatore dell’Inter, mentre Adami allenatore federale della squadra di
pesistica della Bentegodi, ottenendo riconoscimenti internazionali che gli permisero la
partecipazioni alle Olimpiadi di Monaco 1972 dove fu, suo malgrado, testimone diretto della
strage degli israeliani.
Mentre incalzato dalle domande dei ragazzi, i suoi racconti sembravano non trovare fine, il
suono della campanella ha interrotto bruscamente quel viaggio nella storia. Così Amì ha
voluto salutarci con queste parole: «Abbiamo combattuto per conquistare la libertà, perché
voi possiate vivere in democrazia. Vi abbiamo dato la possibilità di pensare, agire e votare
liberamente. Fatene buon uso!».
A conclusione del suo intervento la Dirigente, prof.ssa Lia Artuso, ha voluto nuovamente
ringraziare il Presidente Raul Adami per la testimonianza offerta, mentre i nostri alunni lo
hanno omaggiato con una foto con dedica, affinché anche la nostra scuola trovi spazio tra i
suoi ricordi.
Si ringraziano la Dirigente e tutti i colleghi che hanno collaborato alla buona riuscita
dell’evento, in particolare i professori: P. Battistella e M. Zanetti
La responsabile del progetto Non più reticolati nel mondo!
Prof.ssa Stefania Lombardo