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Psichiatria
a cura del dr. Francesco Saverio Ruggiero - Psichiatra Psicoterapeuta
La fobia dell’ascensore
Quando ci si sente "chiusi in gabbia".
È una patologia che
appartiene ai
disturbi d’ansia come
classificato
dal DSM IV-TR*,
ed è inclusa nelle
fobie specifiche che
comprendono
la claustrofobia.
È una patologia per la quale si utilizza una
strategia difensiva come ad esempio evitare di introdursi all’interno di un ascensore
per impedire ai sintomi di prendere il sopravvento e manifestarsi come già potrebbe essere accaduto precedentemente.
Di solito, l’insorgenza dei sintomi è strettamente correlata a fenomeni traumatici vissuti per i quali non è avvenuta
un'elaborazione, tra questi la possibilità di permanenza in luoghi chiusi senza
via di fuga, per un tempo molto lungo.
Le cause possono però variare da soggetto a soggetto.
La sintomatologia è caratterizzata da tachicardia, sudorazione, mancanza d’aria.
Nei casi con sintomi più gravi possono essere presenti lipotimie oppure veri e propri attacchi di panico.
A volte possono essere presenti sintomi
di fobia sociale, per cui il soggetto si sente a disagio quando è osservato, soprattutto se si trova in luoghi angusti, dunque per questo motivo tende ad evitare
le situazioni che possano metterlo al centro dell’attenzione.
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Oppure, si può ipotizzare la presenza di
un disturbo ossessivo-compulsivo in cui la
componente della pulizia delle mani è molto presente, infatti i bottoni dell’ascensore vengono utilizzati da molte persone e
difficilmente si può evitare di toccarli.
In questi casi l’evitamento dell’ascensore rappresenta un sintomo di altre patologie psichiatriche.
È un disturbo che non comporta un disagio molto invalidante in chi ne soffre,
in quanto si possono utilizzare strategie
di evitamento valide ad ottenere lo scopo ugualmente, ad esempio evitando di
prendere l’ascensore, non sottoponendosi
a stress per l’insorgenza di sintomi, si arriva comunque al piano desiderato.
Siccome il disagio non viene neanche vissuto come tale, non viene chiesto un aiuto specifico per la soluzione del problema, a meno che non insorgano motivi
contingenti che obbligano il soggetto a
dover risolvere la questione.
Le possibilità di cura sono molteplici e portano facilmente ad una risoluzione totale, qualora il sintomo sia rappresentato
come esclusivo e non presenti problematiche sottostanti non elaborate.
È possibile superare la paura dell’ascensore attraverso esercizi specifici che possono non necessitare di un intervento specialistico, qualora i sintomi siano sufficientemente sopportabili da consentire
un certo utilizzo dell’ascensore.
Nei casi più problematici invece è necessario un trattamento specialistico.
Deve essere sempre inquadrato il problema,
in quanto il solo sintomo può nascondere
altre patologie, come già indicato, che
si evidenziano con il sintomo fobico celando, in questo modo, la sintomatologia sottostante.
Infatti, l’errore diagnostico può avere come
conseguenza un errore di trattamento che
può focalizzarsi esclusivamente sul sintomo fobico non considerando altri elementi importanti per la definizione diagnostica dei disturbi presenti.
Per questi motivi, la presenza di un sintomo non deve indurre il paziente a pensare di soffrire di quel sintomo esclusivamente, in quanto, con un'attenta anamnesi, possono essere evidenziati sintomi
clinici ai quali non era stata data importanza precedentemente.
Il trattamento di elezione può essere il
trattamento combinato con psicofarmaci
e psicoterapia cognitivo-comportamentale; quest’ultima prevede una esposizione
graduale allo stimolo fobico fino al superamento dello stesso, considerando la
sintomatologia e gli stati d’animo associati durante l’esposizione.
I farmaci scelti per il trattamento appartengono alla classe degli antidepressivi serotoninergici. L’uso delle benzodiazepine
è sconsigliato nel lungo termine e possono, invece, essere utilizzate per affrontare
la crisi durante l’esposizione allo stimolo
sotto stretto controllo medico.