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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI
(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla
classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
POPOLAZIONE DELL’HONDURAS IERI E OGGI
RELATORI:
Prof.ssa Adriana Bisirri
CORRELATORI:
Prof.ssa Marilyn Scopes
Prof.ssa Luciana Banegas
Prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
Ursula Mailee Vergara
Matricola n. 1208
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
INDICE
INTRODUZIONE ................................................................................................................................ 4
1.
2.
HONDURAS ................................................................................................................................. 6
1.1.
Geografia ............................................................................................................................ 6
1.2.
Politica ............................................................................................................................... 20
POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI ................................................................................ 33
2.1.
3.
Maya................................................................................................................................... 34
POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI ............................................................................. 64
3.1.
Maya-Chortí ..................................................................................................................... 67
3.2.
Lenca .................................................................................................................................. 73
3.3.
Miskito .............................................................................................................................. 78
3.4.
Tawahka ............................................................................................................................ 83
3.5.
Tolupan.............................................................................................................................. 88
3.6.
Pech .................................................................................................................................... 92
3.7.
Nahoa e Chorotega......................................................................................................... 96
3.8.
Afrodiscendenti............................................................................................................... 99
CONCLUSIONE .............................................................................................................................. 106
HONDURAS POPULATION FROM THE ORIGINS TO NOWADAYS ............................... 109
INTRODUCTION ........................................................................................................................... 110
1.
2.
HONDURAS ............................................................................................................................. 112
1.1.
Geography ...................................................................................................................... 112
1.2.
Politics ............................................................................................................................. 115
ANCIENT HONDURAN POPULATION ........................................................................... 120
2.1.
3.
The Maya ........................................................................................................................ 120
THE HONDURAS POPULATION TODAY........................................................................ 132
CONCLUSION ................................................................................................................................. 139
POBLACIÓN DE HONDURAS AYER Y HOY ........................................................................... 141
INTRODUCCIÓN ........................................................................................................................... 142
1.
HONDURAS ............................................................................................................................. 144
1.1.
Geografía ........................................................................................................................ 144
1.2.
Política ............................................................................................................................. 147
2
2.
LA POBLACIÓN DE HONDURAS AYER .......................................................................... 152
2.1. Los Mayas ............................................................................................................................ 152
3.
LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY ........................................................................... 165
CONCLUSIÓN ................................................................................................................................. 172
Bibliografia .................................................................................................................................. 174
Sitografia .......................................................................................................................................... 174
3
INTRODUZIONE
Sono cresciuta in Italia, ma non ho mai dimenticato il Paese dove
sono nata ed essendo poco conosciuto al mondo ho deciso di renderlo più
popolare, almeno nel mio piccolo, facendone il tema della mia tesi.
Sono nata in Honduras, Stato dell'America Centrale reso famoso in
Italia dal format televisivo “l’isola dei famosi”, che negli ultimi anni si è
svolto proprio in uno dei tanti isolotti honduregni.
L’Honduras non è soltanto sole, mare e spiaggia, vi si trovano anche
foreste incontaminate abitate da molte specie di flora e fauna in via di
estinzione e luoghi storici sede di uno dei popoli precolombiani più
conosciuti al mondo, i Maya.
Come conseguenza a questa grande varietà di paesaggi si ha anche
una grande varietà di climi. Dal caldo tropicale delle isole caraibiche e in
generale di tutta la costa nord e nord-est si passa a climi più miti nelle zone
sud e sud-ovest e a piogge pluviali tropicali nelle foreste dell’entroterra.
L'Honduras è un esempio perfetto della convivenza di tante etnie
come la maggior parte dei paesi dell’America Latina, piccoli o grandi che
siano. La sua popolazione è costituita per circa il 90% da meticci o ladinos
e per il restante 10% da diversi gruppi etnici, alcuni indigeni e altri di
origine africana. È proprio questa sua caratteristica multietnica che rende
questo piccolo Paese una grande Nazione.
Bisogna precisare che gli stessi gruppi di indios che occupano
alcune zone del territorio honduregno, si trovano anche in altri Paesi
4
centroamericani, infatti, in epoca precolombiana, ossia precedente alla
conquista spagnola, non esisteva una divisione geografica dei Paesi, ma i
confini erano posti dagli stessi indigeni per delimitare il loro territorio. Più
precisamente si parlava di Mesoamerica, un termine con connotazioni
culturali più che geografiche che si riferiva a tutto il territorio compreso tra
il Messico centro-settentrionale fino alle regioni occidentali dell'Honduras
e de El Salvador, caratterizzato da un lungo e articolato divenire storico
frutto di radici comuni.
Il mio obiettivo è quello di dare un quadro generale sulla
popolazione che oggi occupa il territorio honduregno partendo fin dalle
origini, soffermandomi in particolare sulla popolazione Maya, ancora oggi
fulcro della ricerca di molti studiosi. Oltre alla storia descriverò anche tratti
della cultura e delle tradizioni delle varie etnie alcune delle quali sono
sopravvissute fino a oggi nonostante la grande rivoluzione dello stile di vita
che hanno subito questi popoli in seguito all'arrivo degli europei.
In questo modo non solo voglio diffondere la conoscenza di culture
molto diverse e lontane da quella europea, ma voglio anche cercare nel
mio piccolo di aiutare la campagna di sensibilizzazione che intraprendono
molte organizzazioni, tra cui l'UNESCO, per sostenere la diversità
culturale.
5
1. HONDURAS
1.1. GEOGRAFIA
L’Honduras è un paese poco conosciuto dell’America Centrale
istmica e confina a nord con il mar dei Caraibi o delle Antille, a sud con il
golfo di Fonseca, a est con la Repubblica di Nicaragua, e a ovest con le
repubbliche del Guatemala ed El Salvador. Possiamo dunque dire che si
tratta di una fascia di terra racchiusa tra due oceani ed è questo che vuole
rappresentare la sua bandiera. Essa è infatti costituita da due fasce blu e
una bianca in mezzo sulla quale sono raffigurate cinque stelle blu che
simboleggiano la prima unione degli stati centroamericani, ossia
Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica e Honduras.
La nazione vanta un territorio di 112˙492 km² che lo rende il paese
centroamericano di maggiori dimensioni anche se non il più popolato,
infatti gli abitanti sono appena 8˙296˙693 di cui circa il 90% di meticci e il
restante l0% è costituito da indigeni, garifuna e una piccola percentuale di
bianchi.
6
Sull'origine del nome Honduras esistono varie versioni, ma la più
attendibile è quella che afferma che viene dalla parola maya Huntulha, che
si riferisce alla costa acquosa e non alla profondità delle acque come alcuni
affermano. Tuttavia questo non è stato l’unico nome che gli è stato
attribuito. Il primo fu Guaymuras, che alludeva a un popolo indigeno che
viveva ai margini della laguna di Guaymoreto dove si stabilirono per la
prima volta gli spagnoli. In seguito venne chiamata Higueras o Hibueras
per l’abbondanza di zucche nella costa atlantica e Caxinas che indicava un
albero dai frutti piccoli e molto dolci che trovarono gli spagnoli all'inizio
della costa caraibica.
Anche se il paese fu denominato Honduras già a partire dalla sua
indipendenza, il 15 settembre 1821, questo fu ufficializzato solo il 12
settembre 1862 dalla Camera dei deputati nella città di Santa Rosa de
Copán. Il decreto n° 3, infatti, afferma:
la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y
es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación procedendo
en consonancia con el rango político que le pertenece atendidos los
principios desenvueltos en la carta fundamental ha tenido a bien
decretar y decreta: Artíulo n.°1: La denominación que en adelante
llevará el conjunto de pueblos que forman el Estado con inclusión de
sus islas adyacentes, es el de la “República de Honduras”.1
Morfologicamente il territorio nazionale è attraversato dalla Sierra
Madre de Chiapas, chiamata anche Cordigliera Centrale, una delle catene
1
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013)
7
montuose più estese dell’America Centrale. Essa costituisce un ampio
sistema montagnoso che va da nord-ovest a sud-est lungo la costa
dell’oceano Pacifico per 600 km circa e parte dal sud-ovest del Messico,
attraversa il Guatemala ed El Salvador per poi finire in Honduras.
In Guatemala la maggior parte dei vulcani appartengono a questa
catena montuosa, la cima più alta arriva a 4˙000 metri di altezza sul livello
del mare ed è il vulcano Tajumulco.
Queste catene montagnose dividono il paese in tre zone naturali
escludendo le isole: la costa dei Caraibi, gli altipiani interni e la pianura
vicino al golfo di Fonseca. La zona montagnosa dell’entroterra corrisponde
all’ 82% dell’intera superficie nazionale e si divide in tre sistemi montuosi
in base al tipo di roccia e alla loro età: quella del Nord, del centro e del
Sud.
La cordigliera del Nord si forma principalmente su rocce
metamorfiche e batoliti granitici, e in parte anche su rocce sedimentarie
paleozoiche e mesozoiche. In questa zona sono caratteristiche alcune
rocce metamorfiche come lo gneiss, lo scisto e la fillade, e alcune
magmatiche come il granito e il basalto che risalgono all'era precretacea il
che rende questa zona la più antica dell’Honduras. Queste rocce si sono
formate a causa di plissettature e faglie trasversali parallele alle valli dei
fiumi Chamelecón, Ulúa e Agúan. In questa cordigliera non è presente un
grande eccesso di calcare e per questo la sua topografia non risulta
estremamente irregolare.
La cordigliera centrale corrisponde alla zona conosciuta come la
depressione intercontinentale dell’Honduras. Durante il periodo Cretaceo,
ossia il terzo e ultimo periodo dell’era Mesozoica, si verificò un ulteriore
8
logoramento di due blocchi continentali già iniziato durante il Triassico
che causò la formazione di una conca che interessava la maggior parte del
territorio dall’occidente fino alla Mosquitia. Questa subì anche piegamenti
e frastagliamenti durante l’orogenesi il che ha contribuì a formare quattro
serie di anticlinali a cui fu dato il nome di Atima, Taulabé, Guayape e
Patuca.
Le montagne che fanno parte di questa cordigliera sono
estremamente irregolari a causa della forte presenza di calcare nella
formazione stratigrafica di Atima. La maggior parte di questi affioramenti
di calcare presentano un’erosione di tipo carsico, che danno luogo a
correnti sotterranee e formazioni di cave.
La base della Cordigliera del Sud è formata da una serie complessa
di rocce metamorfiche che fu coperta nell’era Mesozoica da rocce
sedimentarie e da depositi vulcanici terziari. Inoltre sono state trovate delle
prove che attestano che nel Giurassico queste catene montuose
costituivano il blocco di terra meridionale che servì da contrappeso alla
depressione intercontinentale dell’Honduras durante il periodo Cretaceo.
Questa cordigliera attraversa l’Honduras dal dipartimento di
Ocotepeque fino a quello di Gracias a Dios e probabilmente scende al di
sotto della conca della Mosquitia così da formare la spina dorsale del
banco sottomarino di questa regione. Dal punto di vista geomorfologico è
formata da una subregione di altipiani vulcanici che corrisponde alla zona
meridionale dei dipartimenti di La Paz, Francisco Morazán e El Paraíso e
ai dipartimenti di Valle e Choluteca. Dal punto di vista stratigrafico questi
altipiani sono caratterizzati da due tipi di roccia, il tufo e la ignimbrite, e
9
formano una pianura stretta e irregolare con una piccola pendenza sul
Golfo di Fonseca.
Nonostante l’elevata estensione della zona montagnosa non bisogna
dimenticare che due dei confini dell’Honduras sono costituiti dai due
oceani.
Nello specifico l’Honduras possiede due golfi, quello di Honduras
al nord in comune con le Repubbliche di Guatemala e Belize, e quello di
Fonseca al sud che condivide con le Repubbliche di Nicaragua ed El
Salvador. Inoltre, appartengono all'Honduras anche molte isole e isolotti
alcune immerse nel Mar dei Caraibi e altre che invece si trovano nel golfo
di Fonseca. Le più famose sono le tre isole maggiori de Las islas de la
Bahia, ossia Roatàn, Utila e Guanaja, conosciute soprattutto per le loro
barriere coralline, anche se sono solo parte di un arcipelago costituito
anche dalle isole Santa Elena, Morat, Barbareta e le isole del Cisne.
All’Honduras appartengono anche molti altri isolotti che si trovano nel
Mare delle Antille caratterizzati da una vegetazione incontaminata e da
splendide barriere coralline. Tra questi troviamo 15 isolotti chiamati Cayos
Cochinos, 6 chiamati Cayos Zapotillos e molti altri tra cui Cayos de la
Mosquitia, Gorda, Pichones. Un altro arcipelago si trova nel golfo di
Fonseca ed è composto da isole di varie dimensioni alcune delle quali
sono Zacate Grande, Isla del Tigre, Caracolitos e Coyote.
Così come si differenziano le isole appartenenti al Mar dei Caraibi e
quelle del Pacifico, così si divide l’idrografia dell’Honduras. Da un lato
troviamo il versante dei Caraibi di cui fanno parte la maggior parte dei
fiumi del paese e dei loro affluenti. Tra i più importanti vi sono Ulúa, che
solca la ricca piana di Sula, Agúan e Patuca, che costituisce il corso
10
d’acqua più lungo del paese escludendo il fiume Coco che definisce gran
parte del confine con la Repubblica di Nicaragua. Il fiume Patuca
attraversa tutta la parte sudorientale del paese, ma non costituisce una via
di comunicazione rilevante in quanto appartiene per gran parte alla
semidesertica regione della Mosquitia. Dall’altro lato troviamo, invece, il
versante del Pacifico a cui appartengono in particolare due fiumi
importanti: il Goascarán che segna il confine con El Salvador e il
Choluteca che nasce dai monti nei pressi di Tegucigalpa.
Al contrario del nostro clima mediterraneo che si definisce in
quattro stagioni, quello dell’Honduras è diviso solo in due, quella piovosa
e quella secca che equivalgono al nostro inverno e alla nostra estate.
Sostanzialmente il clima honduregno è influenzato dalla sua
posizione geografica nell’emisfero boreale e dalla sua morfologia. Il paese,
infatti, è situato nella zona tropicale tra due oceani, l’Atlantico e il Pacifico,
e a 1˙600 km circa a nord dell’equatore. Di conseguenza il clima risulta
fresco e secco nei mesi che vanno da dicembre a maggio a causa degli
influssi dei fenomeni originati dal polo artico, al contrario risulta caldo e
piovoso nel periodo che va da giugno a novembre grazie all’influenza dei
fenomeni atmosferici della Regione Tropicale. Inoltre nel periodo che va
da settembre fino a metà novembre il rischio di uragani è molto elevato.
Uno dei più violenti tra quelli che si sono abbattuti sull’Honduras proprio
in questo periodo climatico nell’anno 1998 è stato l’uragano Mitch. Le
piogge torrenziali e i forti venti furono così violenti da cambiare il
paesaggio dell’America Centrale in una settimana, gli argini dei fiumi si
ruppero, le cime delle montagne crollarono, molti paesi che si trovavano
vicino ai fiumi furono distrutti, 1˙600 km di strade e oltre 100 ponti resi
11
inagibili e intere piantagioni di banane, caffè e meloni devastate. Ma i
danni non si limitarono al mutamento della conformazione geologica, lo
stile di vita degli abitanti cambiò in quanto all'improvviso si ritrovarono
senza mezzi di sostentazione, senza un tetto e soprattutto senza i loro cari.
L’uragano Mitch tolse la vita a undicimila persone, lasciò due milioni di
abitanti senza tetto, causò danni per dieci miliardi di dollari senza contare
l’incremento della disoccupazione e di conseguenza la distruzione di molte
infrastrutture aziendali e molte compagnie furono costrette a diminuire il
personale o addirittura a chiudere l’attività. L’aumento del tasso di
disoccupazione unito al basso potere d’acquisto della popolazione, inoltre,
causarono un abbassamento della domanda e un aumento dei prezzi dei
prodotti nazionale dovuto alla loro scarsità. Oltre ai problemi causati
all’economia questo disastro naturale influì anche sulla salute degli abitanti
diffondendo epidemie come il colera, la malaria, il dengue e la polmonite
che colpirono non solo gli esseri umani ma anche gli animali inquinando
persino le acque con le loro carcasse. Nonostante tutto, la popolazione
honduregna si riprese anche se la maggior parte degli aiuti che mandarono
Messico, Stati Uniti e Cuba non riuscirono a raggiungere il paese. Ormai
sono passati più di 10 anni da questo disastro naturale e l’Honduras ne ha
dovuti affrontare di nuovi anche se nessuno ha raggiunto questa
magnitudine.
I fenomeni meteorologici che colpiscono l’Honduras sono vari. I
principali sono:
• i venti Alisei che soffiano da nordest e penetrano quasi
costantemente dal Golfo di Honduras attraversando il territorio fino a
sudovest. In base alla topografia del paese questi si modificano e dopo
12
aver lasciato gran parte dell’umidità al Nord si destabilizzano dopo lo
spartiacque continentale fino alle coste del Pacifico dove diventano più
secchi. Questi sono anche la causa dell'irregolarità di molte montagne in
quanto soffiano perpendicolarmente come succede per esempio alle
montagne di Comayagua, Nombre de Dios, Omoa y Montecillos;
• il sistema delle brezze marine, che non solo colpiscono le zone
costiere ma provocano anche effetti di poca durata in tutto il paese come
ad esempio tormente elettriche durante il periodo della Settimana Santa e
ai principi di maggio;
• le onde tropicali dell’est, unendosi ai venti alisei, generano piogge
in tutto il paese, provocando temporali e inondazioni soprattutto nei mesi
di settembre e ottobre;
• l'arrivo del fronte polare a novembre con la sua massa d’aria
fredda e secca segna l’inizio della stagione secca in quasi tutto il paese.
Infatti, oltre a causare un abbassamento della temperatura provoca un
aumento delle piogge nelle coste Atlantiche e una loro diminuzione nella
zona centrosud del paese.
• l'anticiclone dell’Atlantico Nord con i suoi venti secchi, che
penetra dal Golfo di Honduras, aumenta la velocità degli alisei e
diminuisce l’umidità, accentuando la stagione secca e producendo la
cosiddetta canicola, ossia un improvviso aumento della temperatura molto
accentuato nel centrosud che in Honduras si manifesta tra luglio e agosto e
viene chiamato veranillo o canicúla.
In sintesi si può affermare che il clima honduregno non è
omogeneo in tutto il paese, ma si mantiene più umido nelle zone costiere
soprattutto in quelle caraibiche rispetto al Pacifico e più secco
13
nell’entroterra dove le temperature sono anche molto più moderate
arrivando a una media di circa 21°. In tutto il paese la media delle
temperature alte è di circa 32° mentre quelle basse arrivano a 20°. Come
in tutto il resto del mondo, anche in Honduras l’aumento dell’effetto serra,
la deforestazione e la distruzione della cappa di ozono stanno rendendo il
clima sempre più imprevedibile causando molti disastri naturali.
In Honduras vi è una distinzione di zone strettamente correlata al
tipo di roccia sul quale si è formato il sottosuolo. Geologicamente il paese
sorge su una base di rocce cristalline che è stata affetta da violenti moti
orogenetici durante l’era cenozoica causando molte fratture con
conseguente fuoriuscita di magma. Gli apparati vulcanici sono presenti
soprattutto nel meridione i quali sono collegati all’allineamento vulcanico
dell’America centrale.
Possiamo dividere i tipi di terreno honduregno in base alla loro
composizione:
• terreni formati da rocce ignee intrusive con vocazione forestale,
dove crescono pini e querce che non sono adatti all’agricoltura. Questi
costituiscono la maggior parte del suolo honduregno;
• terreni formati da rocce vulcaniche con vocazione agricola
costituiti da minerali;
• terreni formati da rocce metamorfiche con vocazione forestale;
• terreni formati da rocce sedimentarie, anche questi con vocazione
forestale;
• terreni alluvionali molto fertili e quindi perfetti per l’agricoltura;
• terreni di palude senza alcun valore economico in quanto non
coltivabili.
14
In Honduras esistono anche molte aree protette abbondanti di
risorse naturali come acqua, ossigeno, piante e animali che contribuiscono
a dare un livello di vita più soddisfacente per l’uomo e la natura. Esistono
diverse categorie di aree protette: Lancetilla, un giardino botanico, lo
sbarramento idroelettrico Francisco Morazán, la riserva antropologica El
Carbón, la riserva ecologica Mico Quemado, la riserva forestale Mocorón,
la riserva della biosfera Tawahka, l’area protetta per specie animali Bahía
de San Lorenzo, il parco nazionale marino Cayos Cochinos, il parco
nazionale Montaña Botaderos, il rifugio per la flora silvestre Cuero y
Salado, la riserva biologica Barra del río Motagua, la riserva a uso multiplo
Isla del Tigre, il monumento culturale San Fernando de Omoa, il
monumento naturale El Boquerón, la riserva marina Islas del Cisne e
quella destinata alla produzione di acqua come El Merendón.
In Honduras vi è una grande varietà di flora e la fauna. Alcuni
esempi di flora sono: mogano, cedro reale, quercia di montagna, anice,
alloro, pino, liquidámbar, jobo (pianta appartenente alla famiglia delle
Anacardiacee), jicaro sabanero, guaiaco, ceiba (pianta della famiglia delle
Malvacee). Si coltivano anche molti tipi di frutta e verdura tropicali come
yuca, mango, avocado, ananas, melone, verza, banane, canna da zucchero
e tabacco, caffè e cotone.
Per quanto riguarda la fauna, in Honduras vivono specie come il
giaguaro, puma, opossum, tapiro, cinghiale, moffetta, aquila arpia, orso
mangia api, porcospino, toporagno, quetzal, coyote, donnola. Oltre a
queste specie selvatiche che si trovano solo in paesi tropicali come
l’Honduras si allevano anche animali a scopo commerciale soprattutto
nelle zone del sud, la valle di Sula, Aguán, il litorale Atlantico e Olancho.
15
Molte attività economiche in Honduras sono legate alle risorse
ambientali e la principale è l’agricoltura. La metà della popolazione vi si
dedica nonostante solo il 12% del territorio nazionale è adatto a
quest’attività come le valli e le zone costiere. L’agricoltura può essere di
sussistenza, commerciale, di esportazione, di agroindustria e mista. In
particolare i prodotti principali sono banane, caffè, mais, fagioli, riso,
canna da zucchero, patate, ananas, ortaggi, melone e anguria.
Il resto del territorio honduregno è composto da foreste, di
conseguenza la maggior risorsa è costituita dagli alberi di pino e quercia.
La deforestazione, però, sta diventando un problema serio in quanto
rovina l’ambiente e gli ecosistemi che nascono attorno a questi alberi,
purtroppo sono gli stessi enti del governo che danno l'autorizzazione. La
soluzione sarebbe quella di effettuare uno sfruttamento del legno molto
più razionale in modo da permettere la libera crescita di questi alberi,
fonte di ricchezza economica. In Honduras, infatti, il legno viene lavorato
molto per costruire una grande varietà di prodotti da quelli utili a quelli da
decoro. L’artigianato è così importante che esistono vere e proprie scuole
dove l’insegnamento dell’arte si unisce alla tradizione e che permettono
anche ai turisti di capire come nasce un’opera intagliata in legno.
Pur essendo il legno una delle maggiori risorse, non è di certo
l’unica. Un’altra fonte di guadagno economico viene dal mare. Nel mare
dei Caraibi e nel golfo di Fonseca si realizza una grande attività di pesca sia
per uso locale che internazionale, più specificamente quello del Nord
America.
Oltre alla pesca, il mare regala anche una grande attrazione turistica:
la barriera corallina. Le isole della Bahia in Honduras, soprattutto Roatán
16
che è la più turistica, sono molto visitate dagli appassionati di sub in
quanto offrono una visione spettacolare grazie alla grande varietà di
coloratissimi pesci tropicali.
Il turismo non si limita alla parte marittima, ma include anche molti
altri luoghi famosi per la loro natura o per la loro storia. Tra questi è
impossibile non menzionare Pico Bonito, il secondo parco nazionale più
grande del paese superato solo dalla riserva del Río Plátano.
Pico Bonito si trova nel dipartimento di Atlántida, sulla costa nord
del paese, vicino a La Ceiba da cui, infatti, è possibile avere una visione
completa del parco con la luce del giorno. Questo si sviluppa attorno al
fiume Cangrejal ed è famoso per la più grande catena montuosa Nombre
de Dios di cui fa parte Pico Bonito stesso che è alto 2436 metri. Poche
persone sono riuscite nell’intento di scalarlo ed è stato constatato che
occorrono almeno 10 giorni per farlo.
Il parco di Pico Bonito comprende una grande varietà di habitat e la
difficoltà di esplorare il suo terreno, soprattutto quello interno, lo rende
uno dei parchi meno esplorati dell’Honduras con una natura
incontaminata.
La foresta si può dividere in varie zone in base alle forme di vita
presenti: la foresta pluviale tropicale, la foresta di latifoglie, la foresta
nebulare a 1˙200 metri d'altitudine e la foresta tropicale secca, che è rara
in Honduras, in cui vivono specie viventi di animali e piante in via di
estinzione. È possibile seguire vari percorsi all’interno del parco, alcuni
nella fitta foresta e altri sulla riva del fiume, dove i visitatori possono anche
sostare godendo delle sue acque chiare e dove se fortunati riescono
persino a vedere i tucani carenati e le scimmie dalla faccia bianca. Esistono
17
anche gite di giorno o di notte, infatti vi sono degli alloggiamenti appositi
dove poter riposare, che trovandosi in mezzo a campi di cacao e caffè,
offrono varie attività oltre al rafting come l’escursionismo e l’equitazione.
La Riserva del Rio Platano fu istituita nel 1980 dalle autorità statali
dell’Honduras e dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità nel 1982
dalle Nazioni Unite. Si trova nella regione della Mosquitia a nordest del
paese e si estende tra la Laguna de Ibans e la Laguna de Brusper per 150
km. I suoi confini sono limitati dalle acque dei fiumi Paulaya, Wampu,
Sicre e dal mar dei Caraibi e vede come località di confine le città costiere
di Palacios e Brus Laguna.
La riserva comprende tutto il letto del Rio Platano lungo 100 km da
cui prende il nome ed è caratterizzata da rilievi lungo i quali è possibile
ammirare splendide cascate create dai fiumi che costituiscono i suoi
confini. Il 75% dell’intera area della riserva è formata da una zona
montagnosa che comprende delle formazioni rocciose degne di nota come
Dama Peak e una cascata di 500 metri. Il resto della riserva, invece, è
costituita da una zona costiera pianeggiante e ondulata che comprende un
gran numero di lagune, come Ibans e Cartina, e di praterie soggette a
inondazioni nel periodo invernale. Lungo i fiumi il terreno è molto fertile
e per questo motivo viene utilizzato per le piccole attività agricole degli
abitanti della riserva che in questo modo sono riusciti a conservare il loro
stile di vita tradizionale. La particolarità di questo fiume è che, mentre i
due terzi scorrono attraverso le zone montagnose, la parte restante è
sotterranea e scorre al di sotto di rocce di basalto.
La più ampia area di foresta vergine pluviale in Honduras
appartiene a questa riserva in cui si trovano molti ecosistemi incontaminati.
18
L’85% è occupato dalla foresta pluviale umida, mentre il restante 15%
dalla foresta sub-tropicale. La flora è molto varia e cambia a seconda della
zona. Le lagune Brus e Ibans sono ricche di mangrovie, mentre la zona
che va dalla costa all’entroterra è caratterizzata da savane dove si alternano
praterie e pini che insieme a varie specie di palme vengono usati per le
costruzioni edili. Anche gli alberi d’alto fusto sono abbondanti e vengono
usati per la costruzione di canoe, ma la maggior parte del letto del fiume e
circondato da foreste di latifoglie.
Per quanto riguarda la fauna, è stata registrata la presenza di 39
specie di mammiferi, 377 specie di uccelli e 126 tra rettili e anfibi. Inoltre
in questa zona vivono parecchie specie in via d’estinzione come giaguari,
puma, coccodrilli, tapiri, gattopardi americani, tartarughe, aquile e
pappagalli ara.
La riserva non protegge solo questa grande ricchezza naturale, ma
anche dei siti archeologici di grande importanza tra cui la Ciudad Blanca,
che sta in spagnolo per Città Bianca, e Piedras Pintadas, ossia delle
incisioni su pietra che si trovano ai bordi del Río Platano entrambe
risalenti all’epoca pre-colombiana. Si dice, inoltre, che Cristoforo
Colombo nel 1492 approdò proprio in quest’area della Mosquitia.
19
1.2. POLITICA
20
"Republica de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de
Septiembre de 1821".
Questo è ciò che afferma lo scudo nazionale a partire dal 10
gennaio 1935 quando, durante la carica del Presidente Tiburcio Carías
Andino, fu emesso il decreto n.16 in cui si decideva l'aspetto finale della
bandiera e dello scudo dell'Honduras creato il 3 ottobre 1825 sotto il
Capo di Stato Dionisio de Herrera.
DECRETO No. 16
En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de
Relaciones Exteriores, para que se prove a la uniformidad del
Escudo que deben usar los Consulados y Legaciones de la
República; y,
Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no
sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de
modo claro y general.
DECRETA:
Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su
base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco
iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz.
El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos
mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro:
REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA,
INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte
superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que
penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando
todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres
árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en
distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña,
una almádana y un martillo.
Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de
su promulgación.
21
Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, a diez de enero
de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera, Presidente: M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez, Secretario
Al Poder Ejecutivo.- Por tanto: Ejecútese.Tiburcio Carías A.
El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,
Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.2
La redazione della Costituzione nel 1982 rese l'Honduras una
repubblica presidenziale. Il Presidente, il quale ricopre anche la carica di
Capo di Stato, viene eletto ogni quattro anni a maggioranza relativa dai
cittadini, ma non ha la possibilità né di essere rieletto né di estendere il suo
mandato. Egli detiene esclusivamente il potere esecutivo e ha l'incarico di
nominare i 18 governatori dei dipartimenti in cui è diviso lo Stato: Gracias
a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco Morazán, Yoro,
Atlantida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá, Santa Bárbara,
Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.
Nel caso in cui il Presidente sia impossibilitato ad adempiere i suoi
doveri viene sostituito dal Vicepresidente, anch'egli eletto dai cittadini, o in
sua assenza il Presidente del Parlamento. La sede istituzionale della
presidenza della Repubblica si trova a Tegucigalpa ed è il palazzo José
Cecilio del Valle, in onore del politico honduregno che ha reso possibile
l’indipendenza del Centroamerica.
2
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013)
22
Dal 1982 a oggi si sono susseguiti i seguenti Presidenti:
•
Roberto Suazo Córdova (PLH): 1982-1986;
•
José Azcona del Hoyo (PLH): 1986-1990;
•
Rafael Leonardo Callejas (PNH): 1990-1994;
•
Carlos Roberto Reina (PLH): 1994-1998;
•
Carlos Roberto Flores Facusse (PLH): 1998-2002;
•
Ricardo Maduro (PNH): 2002-2006;
•
Manuel Zelaya Rosales (PLH): dal 27 gennaio 2006 al
28 giugno 2009, giorno della sua deposizione da parte della Corte
Costituzionale;
•
Roberto Micheletti: ad interim, per concludere il
mandato del deposto Zelaya, dal 28 giugno 2009 al gennaio 2010;
•
Porfirio Lobo Sosa: da gennaio 2010 a gennaio 2014;
•
Juan Orlando Hérnandez: da gennaio 2014 ad oggi.
In questo tipo di repubblica, per bilanciare il grande potere che
possiede il Presidente, il Congresso possiede in via esclusiva il potere
legislativo fatta eccezione per gli articoli immodificabili indicati nell'art. 374
della Costituzione stessa. Esso è monocamerale ed è formato da 128
deputati eletti per quattro anni secondo il sistema di rappresentanza
proporzionale di conseguenza i seggi elettorali vengono assegnati ai
candidati in base alla quantità di voti ricevuti dal partito. Il Congresso si
riunisce nel Palacio Legislativo nel centro di Tegucigalpa.
23
I partiti presenti in Parlamento sono cinque: PLH, Partido Liberal
de Honduras 3 ; PNH, Partido Nacional de Honduras 4 ; PUD, Partido
Unificación Democratica
5
; DC, Partido Demócrata-Cristiano de
Honduras6; PINU-SD, Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata7.
Nonostante esistano diversi partiti, il paese possiede un sistema
bipartitico in quanto i più influenti sono solamente il PLH e il PNH ed è
estremamente difficile conseguire una carica elettorale per gli esponenti
che non appartengono a uno di questi. Pur essendo due partiti molti
distinti in quanto a ideali, hanno interessi e obbiettivi molto simili ossia
privilegiare i loro stessi esponenti e la minoranza del popolo formata
dall'élite che possiede la maggiore ricchezza del paese seguendo un criterio
di distribuzione degli impieghi in base alla loro clientela.
Il controllo dei prezzi e il monopolio dell'elettricità e delle reti
telefoniche terrestre fanno pensare a uno stato socialista, anche se nessun
partito ne persegue gli ideali.
3
PLH: il Partito Liberale dell'Honduras, il maggiore partito liberale di centrodestra fondato nel 1891. La sua bandiera è costituita da due fasce rosse con
una bianca in mezzo.
4
PNH: il Partito Nazionale dell'Honduras, il maggiore esponente della destra
conservativa nato nel 1902 in opposizione al PLH. La sua bandiera è
completamente blu con una stella bianca in mezzo.
5
PUD: il Partito di Unificazione Democratica, fondato nel 1992 con
l'Unificazione di quattro partiti di sinistra clandestini e semiclandestini. La
situazione politica in quel periodo era molto delicata a causa della recente
Guerra Fredda e fu ufficialmente riconosciuto solo nel 1993.
6
DC: il Partito Cristiano Democratico è un partito di centro-sinistra.
7
PINU-SD: il Partito di Innovazione e Unitá appartiene all'ala di centrosinistra e nacque nel 1970 per contrastare i due partiti maggiori e le forze
militari.
24
L'Honduras viene da una situazione politica abbastanza turbolenta
infatti la sua storia è caratterizzata da vari colpi di Stato già a partire dal
periodo anteriore al 1982, anno in cui fu redatta la Costituzione, fino
all'ultimo avvenuto pochi anni fa, nel 2009.
Il primo colpo di stato avvenne nel 1963 sotto il Capo di Stato
liberale Ramón Villeda Morales che fece entrare il paese nel Mercato
Comune Centroamericano e cercò di avviare una rivoluzione agraria e un
ampliamento dell'istruzione. I conservatori non gradirono questi
cambiamenti e, dopo la Rivoluzione Cubana, misero a capo dello Stato il
colonnello Oswaldo López Arellano dando inizio a una lunga dittatura
militare fino al 1974. In questo periodo vi fu anche un forte rialzo della
disoccupazione causata dall'immigrazione dei salvadoregni che per questo
motivo furono cacciati dal paese. Ciò provocò una reazione violenta da
parte dei salvadoregni che, il 14 luglio 1969, decisero di dichiarare guerra
all'Honduras, una guerra che finì il 20 luglio dello stesso anno grazie
all’OSA8 che riuscì a negoziare il cessate il fuoco. La guerra delle 100 ore,
come la definirono gli studiosi per la sua breve durata, causò invano
migliaia di morti tra militari e civili in quanto nessuno dei due paesi
ottenne altro che rafforzare le proprie dittature.
Il secondo colpo di stato avvenne durante il governo dello stesso
López Arellano da parte del colonnello Juan Alberto Melgar Castro il
8
OSA o OAS: l'Organizzazione degli Stati Americani è un'organizzazione
internazionale a carattere regionale che comprende i 35 stati indipendenti del
continente americano più altri stati e organizzazioni che vi partecipano come
osservatori. Nacque il 30 aprile 1948 con lo scopo di promuovere la
solidarietà regionale e la cooperazione tra gli stati.
25
quale fu deposto dopo tre anni e sostituito da un triumvirato di militari tra
cui spiccò la figura del colonnello Policarpo Paz García. Il suo governo,
però, durò poco in quanto nel 1980 gli Stati Uniti fecero pressione
affinché in Honduras si svolgessero elezioni libere. Quelli infatti erano
anni particolari in cui regnava una gran tensione in tutto il mondo a causa
della guerra fredda tra le due maggiori potenze mondiali, USA e URSS.
Come è ben noto durante questo periodo non ci furono scontri diretti tra
le due potenze ma rimaneva comunque un'epoca di grande rivoluzione in
cui molti gruppi di ribellione si stavano affermando soprattutto quelli
comunisti. Una delle maggiori preoccupazioni degli Stati Uniti era quello
di tenere lontano questi gruppi dai suoi confini così, dopo l'esplosione
della Rivoluzione Sandinista in Nicaragua, decisero di interferire con la
politica interna dell'Honduras aiutandolo a diventare una Repubblica
prima che i Sandinisti potessero estendere il loro potere fuori dai confini
nicaraguensi.
Nel 1980 ci furono le prime elezioni legislative e nel 1981 Roberto
Suazo Córdova diventò ufficialmente il primo Presidente della Repubblica
di Honduras. La Costituzione fu redatta nel 1982, anno conosciuto per
questo motivo come il ritorno alla democrazia anche se lo stampo
dittatoriale rimase e la lotta ai comunisti non finì. Presto iniziò una ricerca
ed eliminazione degli esponenti della sinistra in Honduras e gli Stati Uniti
usarono il territorio honduregno per abbattere il potere del comunista
Daniel Ortega in Nicaragua in cambio di ingenti aiuti economici.
Per diciassette anni i Presidenti governarono il paese senza intoppi
per la loro candidatura fino al 2009 quando sotto al Presidente Zelaya
avvenne il primo colpo di stato durante la democrazia. Il 28 giugno 2009 la
26
Corte Suprema diede l'ordine di arrestare il Presidente Zelaya e di
mandarlo in esilio in Costa Rica con l'accusa di corruzione e di attentato
alla Costituzione in quanto a pochi mesi dalla fine del suo mandato cercò
di riunire un'Assemblea Costituente con il fine di modificare, con un
referendum, gli articoli non riformabili della Costituzione honduregna che
proibiscono categoricamente di rieleggere o estendere il mandato del
Presidente in carica. Come previsto dalla Costituzione, date le dimissioni
del Vicepresidente Elvin Ernesto Santos, il Capo del Congresso Roberto
Micheletti gli successe ad interim, ma solo fino alla fine del suo mandato
nel gennaio 2010.
Durante
il governo
Micheletti, che al principio nessuna
organizzazione o paese riconobbe, l'Honduras subì una vera e propria
dittatura militare, in quanto la forza armata era onnipresente soprattutto
nelle strade della capitale reclutando giovani soldati e facendo rispettare il
coprifuoco istituito in tutto il paese.
Zelaya cercò di tornare in Honduras invano il 5 luglio dello stesso
anno con un jet privato che i militari non lasciarono atterrare, in seguito
nel settembre 2009 riuscì a entrare nel paese ma dovette rifugiarsi
nell'ambasciata brasiliana per svariati mesi.
La deposizione del Presidente Zelaya provocò molte vittime tra i
cittadini honduregni a causa delle numerose proteste organizzate dai suoi
sostenitori a cui si opponevano le forze armate pronte a sparare sulla folla.
Il 30 ottobre 2009 fu sigillato l'Accordo di Tegucigalpa secondo il
quale il governo honduregno sarebbe tornato nelle mani del Presidente
deposto previo consenso del Congresso Nazionale con la condizione che
non ci sarebbe stata nessuna Assemblea Nazionale Costituente e nessuna
27
modifica della Costituzione. Nonostante ciò la settimana seguente il
Presidente de facto Micheletti annunciò la formazione di un Governo di
Unità e Riconciliazione rompendo così l'Accordo firmato da entrambe le
parti che precisava che questo doveva essere compito del riconosciuto
Presidente Zelaya quando sarebbe tornato al potere per completare il suo
legittimo mandato.
Nonostante ciò, in un clima di grande tensione, il 29 Novembre
2010 Porfirio Lobo Sosa vinse le elezioni che gli esponenti nazionali e
internazionali giudicarono regolari anche se il 70% della popolazione
votante si astenne in forma di protesta.
Furono pochi gli stati che riconobbero automaticamente il governo
leggittimo Lobo Sosa, tra questi Stati Uniti, Colombia, Panama, Costa Rica
e Perù. Una delle prime decisioni da Presidente fu quella di fornire una
scappatoia all’ex Presidente Zelaya e alla sua famiglia per la Repubblica
Dominicana previo accordo con il Presidente dell'isola centroamericana il
quale lo accolse personalmente il 27 gennaio 2010.
Il Presidente Lobo Sosa, chiamato comunemente Pepe, si ritrovò a
capo di un governo pieno di problematiche. Tutte le organizzazioni
internazionali esclusero l'Honduras impedendogli di partecipare anche a
riunioni molto importanti, tra queste l’OSA che decise di riammettere il
paese solo in caso che il Presidente deposto tornasse al potere.
In un'Assemblea straordinaria dell’OSA il 2 giugno 2009
l'Honduras ottenne 32 voti positivi per la sua riammissione, solo Ecuador
votò contro, e dopo due anni riuscì a tornare a far parte di una delle
organizzazioni più importanti per i paesi delle Americhe. Questo fu
possibile grazie all'accordo stipulato tra il Presidente Porfirio Lobo e l'ex
28
Presidente Manuel Zelaya mediato dai Presidenti delle Repubbliche di
Colombia e Venezuela, Juan Manuel Santos e Hugo Chávez, nella città di
Cartagena de Indias, Colombia, il 22 maggio 2011. L'accordo si sviluppa in
nove punti in cui viene precisato che l'ex presidente Zelaya e tutti i suoi ex
collaboratori che erano stati costretti a lasciare il paese sarebbero
rimpatriati senza alcun ostacolo e che tutte le accuse nei loro confronti
sarebbero cadute. Il punto sette giustifica appunto l'azione dell'ex
presidente di convocare un referendum affermando che l'articolo 5 della
Costituzione honduregna ammette la convocazione di un plebiscito.
In effetti la prima parte dell'articolo non smentisce ciò che si
afferma nell'Accordo di Cartagena
Artículo 5. El Gobierno debe sustentarse en el principio de la
democracia participativa del cual se deriva la integración nacional,
que implica participación de todos los sectores políticos en la
administración pública, a fin de asegurar y fortalecer el progreso de
Honduras basado en la estabilidad política y en la conciliación
nacional.
A efecto de fortalecer y hacer funcionar la democracia participativa
se instituyen como mecanismos de consulta a los ciudadanos el
referéndum y el plebiscito para asuntos de importancia fundamental
en la vida nacional. Una Ley especial aprobada por dos terceras (2/3)
partes de la totalidad de los diputados del Congreso Nacional,
determinará los procedimientos, requisitos y demás aspectos
necesarios para el ejercicio de las consultas populares.9
9
http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a
luglio 2013)
29
Leggendo l'articolo completo, però, si nota una parte che specifica
le occasioni in cui questa legge non è valida e una di queste occasioni tratta
la modifica dell'articolo 374.
No serán objeto de referéndum o plebiscito los proyectos orientados
a reformar el artículo 374 de esta Constitución. Asimismo, no
podrán utilizarse las referidas consultas para asuntos relacionados
con cuestiones tributarias, crédito público, amnistías, moneda
nacional, presupuestos, tratados y convenciones internacionales y
conquistas sociales.10
L'accordo si riferiva anche al permesso di esercitare la sua azione
politica e così, dopo il suo ritorno, l'ex Presidente Zelaya trasformò
l'alleanza politica chiamata Frente Nacional de Resistencia Popular, che
aveva già preso vita dopo il colpo di stato, in un vero e proprio partito con
il nome di Libertad y Refundación, chiamato comunemente LIBRE. Alle
elezioni presidenziali del 2013 la moglie del Presidente deposto Zelaya,
Xiomara Castro, vi prese parte come leader del partito LIBRE.
Dopo il colpo di stato si formarono anche altri partiti non
parlamentari: Frente Amplio Politico en la Resistencia o FAPER11, Partido
Alianza Patriótica o ALIANZA12, Partido Anticorrupción o PAC13.
10
http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a
luglio 2013)
11
FAPER: Fronte Amplio Politico alla Resistenza, un partito socialista di
centro-sinistra riconosciuto legalmente dal Tribunale Elettorale Supremo,
TSE, nel 2012.
12
ALIANZA: il Partito Alleanza Patriottica di centro-destra fondato nel 2012.
Ha partecipato alle elezioni del 2013 con Romeo Vasquez Velasquez.
30
Un'altra decisione del presidente Lobo fu quella di stabilire una
commissione,
denominata
“Commissione
per
la
Verità
e
la
Riconciliazione”, incaricata di investigare sugli avvenimenti del colpo di
Stato del 2009. Proprio riguardo a questo, emerse che le accuse dell'ex
presidente Zelaya verso gli Stati Uniti di aver organizzato il colpo di stato
erano false, infatti, un documento segreto dell’ambasciatore statunitense
Hugo Llorens affermava che il colpo di Stato in Honduras nel 2009 era
stato illegale e incostituzionale e, pertanto, la presa di potere da parte di
Micheletti era stata illegittima.
A sostegno di questa tesi, inoltre, segue la relazione finale dalla
Commissione per la Verità e la Riconciliazione, la quale riferisce che il
regime diretto da Micheletti era illegale e le forze armate honduregne sono
state responsabili anche dell’uccisione di dodici persone durante le
contestazioni popolari che seguirono il colpo di Stato. Inoltre, questa
Comissione si occupava anche di esaminare le violazioni dei diritti umani
sotto il governo guidato da Lobo Sosa. Insieme all’organizzazione non
governativa Human Rights Watch, la Commissione denunciò la situazione
all’interno del Paese honduregno, distinta da intimidazioni, torture e
uccisioni di attivisti dell’opposizione al governo Lobo Sosa, sebbene il
rispetto dei diritti umani all’interno del Paese fosse uno dei requisiti
imposti dall’OSA per la riammissione dell’Honduras.
13
PAC: il Partito Anti-corruzione, fondato nel 2012 dal giornalista e
presentatore televisivo Salvador Nasralla che prese parte alle elezioni del
2013.
31
Un caso in particolare ha fatto molto scalpore, quello dei contadini
del Bajo Aguán che, proprio mentre avveniva la riammissione
dell'Honduras all’OSA, venivano torturati e abusati sessualmente dalle
forze di polizia e dalle guardie di sicurezza dei proprietari terrieri e dei
produttori di palma della zona. Questo e altri casi di violenza hanno
indotto sia alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti sia alcuni
esponenti politici dei Paesi latinoamericani a dubitare seriamente sul
ripristino dei rapporti diplomatici con l’Honduras e sulla sua riammissione
all’OSA.
Purtroppo il mondo di oggi non è dei giusti, ma del più furbo e il
più ricco e il governo honduregno ne è un'esempio. Per quanto possano
cambiare le figure al potere, il sistema è sempre lo stesso e l'analfabetismo
del popolo e la grande povertà costituiscono la leva che permette ai più
potenti di crescere sempre di più tralasciando il loro compito principale,
far progredire il paese.
Le elezioni per la Presidenza honduregna che hanno preso luogo a
novembre del 2013 sono state vinte da Juan Orlando Hérnandez che ha
iniziato la sua carica a partire dal 24 gennaio 2014 continuando l'egemonia
del Partido Nacional.
32
2. POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI
In epoca precolombiana il territorio oggi conosciuto con il nome di
Honduras era occupato da varie civiltà presenti ancora oggi. I Maya, il cui
centro culturale si trovava a Copán, i Lenca, che all'epoca possedevano un
territorio molto vasto nel sudest del paese, i Miskitos, che si estendevano,
e ancora oggi si estendono, nella regione orientale chiamata Mosquitia
insieme ai Tawahka, ai Tolupanes e ai Pech. Anche nelle Isole della Bahía
sono stati trovati dei resti della popolazione Pech che probabilmente le
occupavano prima della colonizzazione.
33
2.1. MAYA
Una delle civiltà precolombiane più importanti che hanno segnato
la storia dell'America Centrale e affascinato tutto il mondo con le loro
scoperte sono i Maya.
Tuttavia né i Maya né nessun'altra civiltà precolombiana sarebbe
stata così interessante senza la popolazione Olmeca, definita la civiltà
madre mesoamericana perché in possesso di una serie di tratti assunti in
seguito da tutti i popoli precolombiani.
Il periodo arcaico, che va dal 7000 al 2000 a.C. circa, era
contraddistinto da culture di cacciatori-raccoglitori nomadi, i quali
diventarono sedentari in seguito alla scoperta dell'agricoltura e
cominciarono a organizzarsi in villaggi per lo più affianco a sorgenti
d'acqua durante il preclassico, che va approssimativamente dal 2000 a.C. al
250 d.C.
34
I Maya in particolare cominciarono a moltiplicare i loro
insediamenti stabili soprattutto nella parte meridionale lungo le regioni
costiere o lungo le valli fluviali dove il terreno era più fertile e adatto alla
coltivazione di cacao, manioca e mais, alimento base per tutti i popoli
mesoamericani.
Questa crescita demografica consentì il costituirsi di una
stratificazione sociale al cui vertice vi erano i capi e gli sciamani, figure
molto importanti non solo grazie alle loro conoscenze empiriche, ma
anche perché fungevano da tramite fra la gente comune e il sovrumano.
Negli strati più bassi si posizionavano i contadini, mentre in quello
intermedio si collocavano coloro che avevano una specializzazione
professionale.
Durante il preclassico medio, dal 1000 al 400 a.C., i Maya così
come molti altri subirono il dominio olmeco, che controllava le importanti
vie commerciali del meridione.
Il popolo olmeco nacque intorno agli anni 1500 - 1400 a.C. nelle
basse terre pantanose delle regioni costiere del Golfo messicano, un
territorio chiamato Olman in nahuatl, parola azteca che significa terra del
caucciù, per l'abbondanza degli alberi del lattice, la castiglia elastica,
presenti in quella zona. Tuttavia sino ad oggi non ci sono pervenute prove
che attestino che loro stessi si definivano con il nome di Olmechi.
Questo popolo raggiunse un'espansione notevole in poco tempo
occupando gran parte del Messico fino ad arrivare all'America Centrale
attraverso le vie associate al commercio, indispensabile per procurarsi le
materie prime.
35
Quando improvvisamente questa civiltà scomparve, ai Maya
restarono i modelli di istituzioni politiche stabili ed ereditarie oltre alle
conquiste intellettuali che, per primi, gli Olmechi avevano fornito alla
Mesoamerica. Alcuni dei tratti culturali che fanno degli olmechi dei
"pionieri" sono l'elaborazione di alcuni concetti religiosi da parte della
classe sacerdotale come il culto di una divinità felina legata alla pioggia, il
sacrificio umano, l'autosacrificio e il calendario liturgico; la distribuzione
degli spazi sacri attraverso la pianificazione di centri cerimoniali e l'uso
della piramide come base templare; una sapienza elitaria che si avvale di
un sistema di numerazione vigesimale e di una scrittura glifica; e infine
l'invenzione della scultura in pietra di piccole e grandi dimensioni.
Con gli Olmechi quindi la costruzione di centri cerimoniali per
officiare i riti divenne più complessa passando da semplici elevazioni
artificiali di terra sormontate da un tempio ispirati alla forma di una
capanna indigena a edifici costituiti da una piramide sormontata da un
tempio.
Per quanto riguarda la ceramica, ogni popolo sviluppò un proprio
stile che costituisce la maggior fonte di conoscenza archeologica.
Quest'arte veniva utilizzata per raffigurare scene religiose o di vita comune
e oggetti di ceramica presenti in molti riti tra cui quello della sepoltura.
I Maya si dedicarono in particolare a sviluppare la scrittura glifica e
il sistema di numerazione vigesimale che divenne un grande strumento per
questo popolo così ossessionato dal tempo. Una delle grandi invenzioni
dei Maya fu appunto quella di un calendario molto più complesso rispetto
a quello gregoriano e di una precisione sconvolgente di cui oggi ci si rende
conto solo grazie alle potenti risorse tecnologiche.
36
Vari gruppi di indigeni solevano osservare gli astri ma nessuna civiltà
fu così ossessionata da questa tradizione.
Era abitudine dei Maya registrare eventi storici, mitologici e rituali
su iscrizioni scolpite e dipinte su lastre di pietra o colonne, architravi,
scalinate, o altri monumenti grazie al metodo della scrittura geroglifica
costituita da circa mille caratteri distinti. Oltre a questa esisteva anche un
altro tipo di scrittura corsiva utilizzata esclusivamente per scrivere su carta,
muri e ceramiche. Ogni regione applicava delle variazioni sia alla scrittura
che alla lingua parlata, ma nel periodo classico erano comprensibili a tutti i
vari gruppi Maya.
Faceva parte della loro cultura scrivere su libri di carta ripiegata
ottenuta dalle fibre di agave per raccogliere informazioni su vari argomenti
come l'agricoltura, il clima, la medicina, la caccia e l'astronomia. Purtroppo
la maggior parte di questi manoscritti furono distrutti nel 1549, sette anni
dopo la parziale conquista dei Maya dello Yucatán ed è questa una delle
ragioni per la quale la civiltà Maya è tutt'ora avvolta da un velo spesso di
misteri. Padre Diego de Landa, preso dal suo desiderio di convertire il
popolo Maya, si sforzò con tutti i mezzi di estirpare i loro costumi e le loro
credenze e a tale scopo decise di distruggere tutti i libri indigeni. Nel 1566
egli stesso redasse un'opera la Relación de las cosas de Yucatán in cui
riprodusse alcuni glifi ancora in uso nello Yucatán al momento del suo
ministero. Solo tre manoscritti riuscirono a salvarsi e furono ritrovati in
Europa, probabilmente mandati da qualche soldato o monaco che si
trovava lì al momento della conquista. Questi sono il Codex Dresdensis, il
Codex Tro-Cortesianus e il Codex Peresianus.
37
Questi codici consistono in lunghe strisce di corteccia di ficus,
battute, impregnate di resina, poi ricoperte di un leggero strato di calce sul
quale sono dipinti glifi, cifre, immagini di dei e di animali, sempre con gli
stessi colori: nero, giallo, verde, azzurro e rosso. Le strisce sono larghe
circa venticinque centimetri e lunghe parecchi metri e venivano scritte
prima su una e poi sull'altra faccia ed erano poi ripiegate a fisarmonica.
Il Codex Dresdensis o Codice di Dresda, il più prezioso, misura
3,50 metri di lunghezza e possiede 78 pagine. Appartiene alla biblioteca di
Dresda dal 1739 ed è una copia del 1200 d.C. di un testo del periodo
classico. Si tratta soprattutto di un trattato di astronomia che include le
tavole delle eclissi e di Venere, ma contiene anche numerosi oroscopi e
alcune indicazioni sui riti. Fu grazie a questo codice che il Dr. Fosterman
riuscì a decifrare la struttura interna del calendario maya e del lungo
computo.
Il Codex Tro-Cortesianus, o Codice di Madrid, è il più lungo (7,15
m) con centododici pagine e si trova alla Biblioteca Nazionale di Madrid.
Risale a non prima del XV secolo ed è in sostanza un libro di divinazione,
una sorta di promemoria usato dai sacerdoti indovini, in quanto espone riti
connessi alle arti e altri come quello dell'inizio dell'anno.
Il Codex Peresianus, o Codice di Parigi, è incompleto e in pessimo
stato (m 1,45 di lunghezza). Possiede ventidue pagine e tratta degli dèi dei
katun, un periodo di venti anni per i Maya, e delle cerimonie relative alla
successione di undici di tali katun. Appartiene alla Biblioteca Nazionale di
Parigi. I glifi di questi codici sono identici a certi glifi che figurano sui
monumenti del Petén e delle regioni adiacenti, nonché a quelli dell'opera
di Padre Diego de Landa.
38
Grazie a questi, si è potuta stabilire la stretta parentela culturale
esistente tra i Maya delle terre del sud e i Maya dello Yucatán.
Il Popol Vuh, ovvero il "Libro del Consiglio", scritto in lingua maya
con caratteri latini nel XVI secolo, fornisce informazioni sulla religione, la
mitologia, l'emigrazione e la storia dei Maya Quiché, i cui discendenti
vivono tuttora sugli altipiani del Guatemala. E' un libro d'importanza
capitale.
Tuttavia sono stati i Libri di Chilam Balam, resoconti in lingua maya
scritti in caratteri latini nei secoli posteriori alla conquista spagnola, che
hanno permesso di avere le prime informazioni storiche dei Maya dello
Yucatán anche se si rivela spesso contraddittorio.
Prima della conquista spagnola l'impero Maya si estendeva nella
maggior parte del Guatemala, tranne alcune zone nella costa del Pacifico,
una parte del Salvador occidentale, nel lembo occidentale honduregno,
Belize, e negli stati messicani Yucatán, Campeche e Quintana Roo. Alcuni
includono anche lo stato di Veracruz dove sono stati trovati dei resti maya,
precisamente degli huaxtechi, un gruppo di lingua maya che, però, non
presenta le stesse caratteristiche. Si pensa che in origine formasse una
punta del territorio maya nella parte meridionale dello stato di Veracruz e
che fosse stato costretto a spostarsi in seguito all'invasione di nuovi gruppi
indigeni.
Escludendo lo stato di Veracruz si può dire che l'intero territorio
maya formava un quadrilatero con asse nordsud di circa 900 chilometri e
con una larghezza a sud pari a poco più di 550 chilometri che si riduceva a
nord a quasi 400 chilometri. Tutta la regione si trovava nella fascia
39
tropicale e il suo limite meridionale toccava i 14 gradi e 20' di latitudine
nord.
A ovest confinava con gruppi che parlavano zoque, chiapaneco e
alcuni dialetti della lingua nahuatl parlata dagli Aztechi o da altre
popolazioni del Messico centrale. A sud e sudest si trovavano i Pipil di
lingua messicana e a est altre civiltà di varie lingue la cui cultura era
influenzata dal continente meridionale.
Il periodo classico da circa il 250 d.C. al 900 d.C. vide lo splendore
della civiltà maya durante il quale avvenne una diffusione in tutto il regno
di una cultura pressoché uniforme. Le maggiori città del periodo furono
Tikal, Copán, Bonampak, Piedras Negras, e Palenque.
In questo periodo la storia maya presenta il suo sviluppo più
massiccio nel campo dell’organizzazione culturale e politica culminando in
uno scenario dove ogni città era un piccolo stato che aveva contatti con le
altre solo per scambi commerciali. Oltre a scambi tra di loro in questo
periodo i Maya erano in contatto con altre tre civiltà senza che i relativi
territori si toccassero: quella del Teotihuacán a circa 28 miglia a nordest di
Città del Messico; quella degli Zapotechi, nell'Oaxaca la cui città principale
era Monte Albán; e quella centrosettentrionale di Veracruz che alla fine
del periodo classico divenne lo stanziamento El Tajín.
Il territorio maya può essere diviso in tre regioni: meridionale,
centrale e settentrionale.
La regione meridionale contraddistinta con il semplice nome di
altipiani, comprendeva gli altipiani del Guatemala e una parte contigua de
El Salvador. Si trattava di una zona estremamente montagnosa
40
caratterizzata da vette e terreno di origine vulcanico con precipitazioni
sufficienti quasi dappertutto e un clima temperato che rendevano il
territorio molto fertile e adeguato alla coltivazione di mais, fagioli, zucche e
patate dolci. Sul versante Pacifico veniva coltivato anche il caffè che
all'epoca era considerato una preziosa merce di scambio. La grande varietà
di materiali permetteva il perfetto utilizzo di ciascuno per scopi diversi: la
pietra vulcanica era perfetta per le costruzioni e per i metates, ossia pietre
usate per macinare il mais; l'ossidiana per ricavare coltelli e lance aguzze; il
tufo vulcanico veniva impiegato dai vasai in quanto molto resistente ad alte
temperature; la pirite di ferro serviva per gli specchi; infine l'ematite
speculare veniva utilizzato per creare la tinta rossa. In un periodo più tardo
essi ottennero l'oro dal fiume e probabilmente estrassero anche il rame.
La flora e la fauna erano quelle tipiche delle zone temperate ma
trovandosi su cime molto alte si trovava anche il Quetzal, un uccello le cui
piume erano considerate una preziosa merce di scambio perché molto
rara. Oltre agli altipiani guatemaltechi questo tipo di uccello si trovava solo
nelle zone alte del Chiapas e dell'Honduras.
Molto pregiata era anche la pietra di giada che racchiudeva anche
un significato religioso, infatti, si collocava nella bocca dei defunti di alto
rango, si offriva in sacrificio o si usava per pratiche divinatorie.
Nonostante tutti i vantaggi presenti in questa regione come il clima,
il terreno, la varietà della fauna, l'alta densità della popolazione e la
posizione strategica non fu lì che la popolazione maya sviluppò
maggiormente le sue capacità. A sostegno di questa tesi vi sono prove
come la povertà dell'arte di questa zona in cui vi sono non più di due o tre
volte a modiglioni, la non curatezza dei monumenti architettonici con
41
pietre disposte in maniera rozza e la completa assenza della scrittura
geroglifica che fa pensare che questi gruppi maya non si dedicassero allo
studio del tempo.
In conclusione i caratteri distintivi maya erano praticamente assenti
tra coloro che popolarono questa regione, contraddistinti con il nome di
Quiché.
Al contrario nella pianura, ossia nella regione centrale dell'impero
maya, detto anche bassopiano meridionale, sono stati trovati tutti i tratti
che caratterizzavano questa civiltà per esempio le iscrizioni geroglifiche che
sono le più abbondanti di tutto il territorio maya. Questa zona comprende
il tratto di pianura a nord e a nordovest degli altipiani, le alture dello stato
di Chiapas e la parte occidentale dell’Honduras.
Le condizioni climatiche e del territorio non erano delle migliori in
quanto si trattava per lo più di foresta, con forti precipitazioni e molte aree
paludose. La coltivazione era molto difficile, ma i Maya elaborarono una
tecnica usata ancora oggi, il taglia e brucia. Questa consisteva in un
disboscamento, che allora si effettuava solo con arnesi di pietra, e dopo
aver bruciato la parte di terreno scelta, questa diventava fertile ma solo per
uno o due anni al passare dei quali diventava impraticabile.
Vi era, però, una grande varietà di alberi tra cui il mogano, i cedri
spagnoli, gli alberi di ceiba giganti considerati sacri per i Maya, palme,
sapodilla da cui si ricava la gomma da masticare, la castilglia elastica o
alberi da gomma, la vaniglia rampicante e l'albero del pane, fonte di
alimentazione per uomini e animali.
Nel delta paludoso tagliato dai canali dell'Usumacinta e del Grijalva,
noto come il "luogo delle canoe", vivevano i Maya Chontal che avevano più
42
familiarità con l'acqua che con la terra e in seguito divennero i grandi
commercianti dell'America Centrale via mare.
Nella fitta foresta seguendo il fiume Usumacinta o il Pasión si
trovavano, invece, i Maya Lacandoni che oggi sono quasi del tutto estinti.
Le uniche aree montagnose di questa regione erano costituite dai
monti del Chiapas, del Belize e di Copán.
Al contrario dei Maya Quiché, in questa regione veniva usato il
calcare per costruire e per scolpire e la selce comune o la selce nera per le
lame al posto dell'ossidiana.
Infine la regione settentrionale, o bassopiano settentrionale,
comprendeva gli stati messicani dello Yucatán, Campeche e Quintana
Roo. Qui le condizioni naturali erano ancora più avverse rispetto alla
regione centrale in quanto si trattava di un clima molto asciutto, con poche
precipitazioni e senza fiumi, ma con qualche lago. L'unica fonte d'acqua in
quell'epoca era costituita dai cenotes, termine che viene dal maya dz'not,
ossia pozzi d'acqua naturali risultati dal crollo della crosta superficiale di
calcare. Altri pozzi furono costruiti artificialmente così come alcune
cisterne di raccolta. Nonostante ciò la popolazione è sempre stata
abbondante così allora come oggi.
In questa zona il calcare era molto più poroso quindi con grande
capacità di assorbimento e ciò lo rendeva inutilizzabile, mentre era molto
diffusa la cultura del cotone.
L'importanza di questa regione per quanto riguarda lo studio della
civiltà maya è data dal numero e dalla coerenza delle informazioni sulla
loro vita in seguito alla conquista spagnola.
43
Il motivo per cui questa civiltà si è sviluppata maggiormente in una
regione così ostile come quella centrale piuttosto che in una più favorevole
come gli altipiani è ancora sconosciuta. Forse era un popolo che veniva
stimolato dalle avversità a dare il meglio di se stessi o forse le condizioni
naturali non erano così gravose in quell'epoca come lo sono ora.
Nell libro “la civiltà maya”, Eric Thompson afferma che “i Maya
sono gente che trionfò nelle finalità impratiche e fallì nelle pratiche” e si
chiede “come mai i sapienti maya riuscirono a disegnare una carta della
volta celeste e non inventarono la ruota?”14
Durante il periodo classico, dal 250 al 900 d.C. circa, si assiste
all'apogeo maya con le grandi città-stato delle pianure, dove regnavano i
capi e gli sciamani. La popolazione viveva all'interno delle foreste in
agglomerati di pochi nuclei familiari e i contadini si occupavano di
coltivare la milpa, appezzamenti di terreno in comune. Un certo numero
di agglomerati formavano un dipartimento dominato da una grande città o
centro cerimoniale dove ci si recava solo in occasione di riti religiosi,
funzioni civiche o mercati.
Le città maya non avevano un piano preciso di costruzione ma nel
periodo classico erano caratterizzate da piazze aperte, piramidi a gradoni,
templi, campi per il gioco della palla, santuari, osservatori astronomici e
strade di pietra. Tutti gli edifici più importanti si trovavano in cima a
piramidi, piattaforme o acropoli e avevano ornamenti di grande effetto con
14
La civiltà Maya, John Eric Thompson, Torino, Einaudi, 1970
44
decorazioni scolpite, cornicioni di stucco colorati vivacemente, creste
traforate per formare i tetti che accentuavano l'illusione di altezza.
Le cerimonie maya si concludevano sempre con dei sacrifici. Nella
cultura moderna occidentale questo concetto non è molto conpreso e
ancora meno condiviso, anche se i Maya, e in generale i popoli indigeni, lo
praticavano normalmente. Per loro infatti i sacrifici avevano lo scopo di
alimentare gli dèi, che nella loro cultura erano umani, in modo che non gli
si rivoltassero contro. Gli dèi più venerati erano quelli legati alla natura,
come la pioggia e il sole da cui dipende il raccolto. Il prodotto agricolo
principale per loro era il mais, che non era solo alla base della loro
alimentazione, ma costituiva il fuoco ottico del loro culto. Tutti i riti e
quindi i templi, le stele e l'architettura in generale avevano un solo scopo:
venerare gli dèi affinché gli permettessero di ricevere un buon raccolto.
Prima di ogni rito la popolazione maya doveva sottoporsi a un
periodo, più o meno corto secondo il tipo di rito, di digiuno e astinenza
accompagnati da “piccoli” autosacrifi, ossia offerte di sangue ricavato da
varie parti del corpo. La cerimonia più sacra era quella della semina, ma
ne esistevano molte altre come quelle del disboscamento, o quelle
dedicate alle varie divinità. Un rito molto praticato non solo dai Maya, ma
da tutti i popoli mesoamericani, legato al dio del sole era quello del gioco
della pelota. Ancora oggi alcuni popoli mantengono viva questa tradizione
anche se nel corso del tempo ci sono state molte varianti del gioco in base
al periodo e al luogo in cui si svolgeva. Nell'antichità si trattava di una vera
e propria cerimonia che si concludeva con sacrifici umani e in base allo
svolgimento della partita lo sciamano traeva le sue conclusioni
sull'andamento della semina. Questo gioco, come tutto ciò che facevano i
45
Maya, racchiudeva in sé un forte simbolismo. In questo caso la palla
rappresentava il sole, il cui movimento veniva associato alla fertilità, e il
sacrificio del giocatore rappresentava la morte del sole a cui succedeva una
sua rinascita. Nel Popol Vuh il gioco è descritto come una lotta tra il
giorno e la notte o tra la vita e il mondo sotterraneo. Gli anelli di pietra che
furono
aggiunti
durante
il
postclassico
maya
probabilmente
simboleggiavano l'alba, il tramonto o l'equinozio, mentre i campi erano
considerati porte per il mondo sotterraneo, e venivano eretti in punti
chiave del distretto cerimoniale.
I campi da gioco non erano tutti uguali, ma tra quelli ritrovati si
riscontrano alcune caratteristiche comuni quali un lungo e stretto corridoio
centrale dove si svolgeva il gioco affiancato da muri con superfici inclinate
o orizzontali spesso coperti con lo stucco e dipinti vivacemente. I campi
più antichi erano aperti alle estremità e a quelli del periodo postclassico fu
aggiunto un cerchio di pietra attraverso il quale i giocatori dovevano far
passare la palla. La dimensione media di un campo da gioco si aggirava
intorno ai 36 metri e mezzo in lunghezza e 9 metri in larghezza anche se
quello di Chichén Itzá lo supera di gran lunga con i suoi 166 metri di
lunghezza e 68 di larghezza. Attualmente i campi da gioco che si sono
conservati in migliori condizioni sono quelli di Tikal, Yachá, Copán,
Iximche, Monte Albán, Uxmal, Mizco Viejo e Zaculeu. Le regole del
gioco non sono ben note, ma in generale si sa che le partite si svolgevano
tra due individui o tra due squadre che originariamente potevano usare
solo le anche per far rimbalzare la palla e in seguito furono inseriti anche i
gomiti e in alcune versioni delle racchette. La palla era fatta di resina di
gomma e anche se la sua dimensione poteva variare si stima che il suo
46
diametro si aggirasse intorno ai 20 cm, o anche meno nelle versioni con le
racchette, e che il suo peso fosse di circa 3-4 kg. La pesantezza della palla
provocava e provoca ancora agli attuali giocatori delle ferite e lividi anche
molto gravi, nonostante usassero delle cinture o dei perizomi con delle
protezioni in pelle sui fianchi. Ancora non è stato ritrovato nessuno
esempio di questo abbigliamento a causa del materiale di cui era
composto, ma grazie alle raffigurazioni del gioco trovate si sa che questo
tipo di abbigliamento si completava con ginocchiere, maschere e copricapi
molto particolari. Solo un tipo di queste particolari cinture è riuscito ad
arrivare fino ai giorni nostri perché costruito in pietra quindi molto
pesante, ma che probabilmente permetteva alla palla di rimbalzare molto
di più.
Nella cultura maya il gioco veniva chiamato pitz, l'atto di giocare ti
pitzil e i giocatori venivano definiti pitziil. Questo popolo aveva un forte
senso di comunità, infatti, erano molti i doveri quotidiani da svolgere
insieme. Anche questo gioco con lo sforzo di squadra richiesta impegnava
l'individuo a condividere conoscenza e cultura, rinforzando e reinventando
il gioco della vita e il ruolo delle persone nell'ordine cosmico. Era, infatti,
un gioco di fortuna, abilità e inganni che rifletteva la vita.
Grazie al Popol Vuh, che ribadisce l'importanza del gioco come
qualcosa di più che un semplice sport, esistono anche prove che aiutano a
interpretare il gioco da una prospettiva mitologica. La storia ha inizio con il
padre e lo zio degli eroi gemelli, rispettivamente Hun Hunahpu e Vucub
Hunahpu che giocano a palla vicino al mondo sotterraneo, Xibalba. I
signori del mondo sotterraneo sono però infastiditi dai rumori causati dal
gioco, così mandano dei gufi per attrarli nel campo di gioco di Xibalba,
47
situato all'estremità ovest del regno. Il viaggio è pericoloso e i gemelli si
addormentano e vengono sacrificati e seppelliti nel campo da gioco. Hun
Hunahpu viene decapitato e la sua testa viene appesa a un albero
diventando la prima zucca. Un giorno questo sputa nella mano di una dea
la quale dà alla luce due gemelli Hunahpu e Xbalanque. Gli eroi gemelli,
dopo aver trovato l'attrezzatura del padre cominciano a giocare anche loro,
così i signori del mondo sotterraneo li inducono a giocare attraverso prove
e pericoli. In uno di questi episodi Hunahpu viene decapitato con un
bastone e il fratello gli mette una zucca al posto della testa fino a quando
non riesce a trovare la sua che i signori di Xibalba stavano usando come
palla. La storia termina con la vittoria dei gemelli dopo una partita contro
gli dèi anche se falliscono nel tentativo di riportare in vita il loro defunto
padre e lo lasciano sepolto nel campo da gioco di Xibalba. Il campo,
quindi, diventa una zona di transizione tra la vita e la morte e per questo i
costruttori dei campi dipingevano scene mitiche sulla linea centrale spesso
contornate da un quadrifoglio, che indicava l'apertura di un portale verso
l'altro mondo.
Non è il solo episodio in cui appaiono gli eroi gemelli, infatti,
entrambi furono determinanti nel mito della creazione dell'uomo. I Maya
credevano che all'inizio esistessero solo il cielo, l'acqua e l'oscurità su cui
regnava Gucumatz, il dio formatore, dalla duplice personalità e Huracan, il
dio creatore. Questi crearono altre divinità, la Terra, le foreste e gli
animali. In seguito tutte le divinità cercarono di creare degli uomini che
potessero fornire loro nutrimento attraverso il lavoro agricolo, le preghiere
e i sacrifici, ma non rimasero mai soddisfatti. Dopo che gli eroi gemelli
sconfissero gli dei degli inferi la situazione migliorò e fu creata l'umanità.
48
La notte del 13 agosto 3114 a.C. l'uccello sacro Vacub Caquiz, ossia l'orsa
maggiore, volò verso il suo posto in cima all'albero sacro dove poi
Xbalanque lo colpirà, la Via Lattea era disposta in cielo in modo da
prendere il nome di coccodrillo. A mezzanotte, il coccodrillo si distese
sulla volta celeste e divenne il mostro cosmico. Alle prime ore del mattino
divenne la canoa con la quale il dio del mais, il primo padre, fu condotto
al centro del cosmo dopo essere risorto dallo Xibalba grazie all'aiuto dei
due eroi che l'avevano fatto uscire dal guscio di una tartaruga, animale che
forse simboleggia appunto la terra. Il centro della terra sarebbe il luogo
sacro dove si incrociano l'eclittica e la Via Lattea. A quel punto gli dèi
plasmarono l'uomo con la farina del mais.
Nel codice Rios di origine azteca viene descritta la composizione del
mondo che molto probabilmente era condivisa anche dai Maya e dai
popoli mesoamericani in generale.
Al centro del cosmo vi è la Terra divisa in quattro parti secondo i
punti cardinali sorrette ognuna da un dio Bacab e a cui corrisponde un
colore, un animale e un ceiba, albero sacro. La volta celeste, che poggia
sulla schiena di un coccodrillo causando terremoti con il suo movimento è
sorretta da quattro dèi chiamati Bacab ed è divisa in tredici strati. Ogni
strato è retto dal dio del giorno, Oxlahuntiku, e possiede un elemento
celeste. La Terra si trova nel primo livello, nel secondo sono sospese le
nubi e si muove la luna. Nel terzo livello vive Citlallicue, ossia colei che ha
la gonna stellata, e ci sono le stelle fisse. Il sole si muove nel quarto strato,
nel quinto Venere e nel sesto le comete. Il settimo cielo, ovvero il cielo
nero o verde, è occupato dai venti e tempeste, e l'ottavo o cielo blu dalla
polvere. I cieli nono, decimo e undicesimo sono associati ai colori bianco,
49
giallo e rosso. E nel tredicesimo, in azteco Omeyocan, vive Ometeotl, il
creatore maschio-femmina di tutti gli dei.
Al di sotto della Terra, invece, vi è Xibalba, dove i corpi celesti sono
costretti a passare al loro tramonto. Persino il sole passa per gli inferi
durante la notte e riesce a risalire solo grazie ai sacrifici di coloro che
vivono sulla Terra. Xibalba è abitato da dodici divinità, ma è governato da
Hun Came e Vucub Came che dominano gli altri dieci dei della morte,
definiti anche demoni, che lavorano sempre in coppia per uccidere gli
umani.
Secondo gli Aztechi il mondo fu creato cinque volte e distrutto
quattro. La prima volta fu a causa di un giaguaro, la seconda per un
uragano, la terza lo distrusse un'eruzione e la quarta un alluvione. Anche i
Maya credevano a questo, ma non si sa se pensavano di vivere nel quarto o
nel quinto mondo né quanto fossero durate le epoche. I Maya, infatti,
credevano che tutto avvenisse ciclicamente ed è per questa ragione che
preferivano occupare il loro tempo studiando il passato piuttosto che il
futuro.
La religione Maya racchiudeva in sé una forte duplicità, ogni dio
poteva essere benevole o malevole, per esempio il dio della pioggia Chaac
poteva mandare pioggia sufficiente per far crescere il grano o grandine e
danneggiare così il raccolto. Quest'ambivalenza si rifletteva anche sul sesso
e sull'età delle divinità che a volte erano rappresentate come uomini altre
come donne e così a volte giovani e altre vecchie, ma di solito quando
avevano una connotazione negativa venivano associati a un simbolo di
morte.
50
Gli dèi della pioggia e della terra erano sempre rettili, caimani,
coccodrilli o serpenti, ma con tratti umani. Molti erano quadruplici, infatti,
il quattro era un numero molto importante perché era associato ai punti
cardinali, e si può paragonare alla trinità cristiana come una sorta di
pluralità. La natura degli dèi maya era molto incerta in quanto le diverse
categorie si accavallavano e si contrastavano come gli dèi dei cieli e degli
inferi.
Di grande rilevanza erano gli dèi del tempo, infatti, nella concezione
maya ogni unità di tempo era vista come un dio che portava sulle sue
spalle il peso dei numeri. Ogni giorno era formato da un numero e da un
nome, di conseguenza una data era formata da vari dèi legati tra loro con
una cinghia posta sulla fronte. Il primo giorno dell'anno era il dio
portatore di tutto l'anno. C'erano solo quattro nomi che identificavano gli
dèi portatori, Kan, il dio del grano, Muluc, dio della pioggia, Ix e Cavac
che erano malevoli.
I Maya erano grandi osservatori della volta celeste e arrivarono a
fare scoperte che oggigiorno sconvolgono per la loro precisione se si pensa
che non possedevano i grandi mezzi tecnologici moderni. Sono riusciti a
calcolare l'anno solare con uno scarto minimo di poche ore, così come il
periodo siderale della luna, hanno ideato una tabella delle eclissi e sono
riusciti a visualizzare le costellazioni.
Una delle scoperte di maggiore rilevanza per la sua complessità e
precisione è appunto il calendario maya. Esso è costituito da tre diverse
ruote che si intersecano tra loro come un sistema di orologeria, una ha
prima ha venti denti ed è il ciclo Tzolkin, un’altra ha 365 denti e
51
rappresenta il ciclo Haab ee sull’ultima vi sono tredici numeri che
rappresentano il lungo computo. Il ciclo Tzolkin è formato dall'unione di
due cicli più brevi, uno costituito da 13 numeri e l'altro da 20 nomi, la
sequenza quindi comincia così: 1 Ahau, 2 Imix, 3 Ik e via dicendo. Il ciclo
Haab divide l'anno in 18 mesi da 29 giorni per un totale di 360 più 5
giorni considerati nefasti chiamati Uayeb. Le date del ciclo Tzolkin e Haab
ritornavano a corrispondere ogni 52 anni.
Il lungo computo è una numerazione progressiva dei giorni che
segue un sistema di numeri misti di base 13, 18, 20. Esso è costituito da
cinque numeri: il primo rappresenta i k'in, ossia i giorni, il secondo uinal
che sono 20 giorni, poi c’è il tun ovvero 360 giorni (18x20=360), in seguito
un k'atun ossia 20 anni o 7˙200 giorni (20x360= 7˙200), e infine un
b'ak'tun o 144˙000 giorni (20x7200= 144˙000. Il ciclo completo è di
1˙872˙000 giorni (13x144000=1872000) e rappresenta la fine di un'era.
Secondo i Maya il mondo ha avuto inizio l'11 agosto 3114 a.C. la
cui data nel calendario maya si rappresenta in questo modo 13.0.0.0.0.
Dopo 1˙872˙000 giorni, ossia quando nel calendario maya la data viene
rappresentata di nuovo 13.0.0.0.0., nel sistema occidentale corrisponde
alla data 21 dicembre 2012 che ha suscitato molte polemiche. Essa diventò
famosa come la fine del mondo ed è anche stata di ispirazione per
Hollywood che ha trasmesso in tutte le sale cinematografiche il film 2012,
che mette in scena una vera e propria catastrofe. Secondo il dottor John
52
Carlson, direttore del
15
Center of Archeoastronomy, è stato tutto un
malinteso in quanto non esistono prove archeologiche che attestano che i
Maya abbiano sviluppato una tale profezia, al contrario esistono glifi che
indicano date posteriori. Semplicemente il completamento di 13 b'ak'tun
sarebbe un avvenimento molto importante nella cultura maya, ma non
distruttivo.
I Maya erano dotati di una grande intelligenza e creatività che si
sviluppò maggiormente durante il periodo classico attraverso l'arte che
accompagnava tutti i momenti religiosi tranne alcune ceramiche che
raffiguravano anche scene di vita quotidiana. L'arte maya fu molto
influenzata dagli Olmechi, ma riuscirono a apportarvi delle migliorie. Vi
sono elementi innovativi in quasi tutti il campi di arte includendo
l'architettura, la scultura, la ceramica e la pittura.
Nell'ambito dell'architettura si può dire che i maya sono stati i
predecessori della volta a modiglioni con cui solevano abbellire i loro
templi, ma utilizzando la pietra come materia prima per realizzare tutte le
loro costruzioni, erano costretti a sacrificare le dimensioni della volta.
La ceramica ricopriva un ruolo abbastanza importante in quanto
veniva usata come merce di scambio tra i nobili maya e conservata come
cimeli di famiglia per poi depositarla nelle tombe dei nobili con il fine di
15
Il Centro di Archeoastronomia è stato fondato nel 1978 vicino all'università
del Maryland con lo scopo di diffondere questa scienza e avanzare le
ricerche. Il diario del centro ha sempre diffuso notizie solo
sull'archeoastronomia e sulla etnoastronomia.
53
accompagnarli nel loro viaggio nell'oltretomba. Inoltre, i bruciatori di
incenso, le figurine di terracotta e piccole statue rappresentanti le divinità
erano di particolare rilevanza durante le cerimonie religiose. Questi oggetti
venivano dipinti, scolpiti in rilievo, incisi o decorati con una specie di
tecnica ad affresco, ossia dipinti sulla creta ancora bagnata. Le
rappresentazioni sulle ceramiche variavano da scene di vita quotidiana o
mitologiche, rituali di corte o religiosi, glifi di carattere divinatorio o
iscrizioni dinastiche.
La vera innovazione maya nell'ambito della pittura, e quindi anche
della ceramica, fu la creazione di un colore indelebile rimasto un mistero
dal XVI secolo, quando i Maya smisero di produrlo, fino a pochi anni fa.
Nel 2008 i ricercatori del Wheaton College dell'Illinois e del Field
Museum di Chicago shanno scoperto gli elementi di cui si costituiva
questo colore chiamato appunto blu maya con questa particolarità che lo
ha reso una delle grandi conquiste di questa antica civiltà. Né le intemperie
né nessun tipo di acido sono riusciti a scalfire questo colore utilizzato non
solo nelle opere d'arte come le ceramiche e i dipinti murari, ma anche
durante i riti sacrificali per dipingere i corpi delle vittime prima che gli
venisse strappato il cuore o che venisse gettato nel cenote. Fu proprio nei
pressi di questo pozzo che fu scoperto l'elemento fondamentale per
svelare questo mistero, un braciere di terracotta dove sono state trovate
tracce di indaco, un colorante che si ottiene dalla pianta dell'indaco, un
tipo di ambra chiamato copale e la palygorskite, un minerale argilloso che
venivano fusi insieme fissando così il colore in modo indelebile.
“La combinazione di questi tre materiali, ognuno dei quali fu usato
anche nella medicina Maya, ha un grande valore simbolico e rituale” ha
54
spiegato il primo autore dello studio, Dean Arnold, del Wheaton College.
“Se si pensa che i sacrifici officiati - ha proseguito - erano rivolti al dio della
pioggia Chaac il simbolo che ne risulta è il potere di guarigione dell'acqua
in una comunità agricola strettamente dipendente dalla frequenza e
dall'intensità delle precipitazioni”. 16
I maya erano anche grandi scultori. I materiali più utilizzati erano la
pietra, il legno, lo stucco e la giada considerata una pietra sacra.
Ovviamente tra tutte le opere scultoree pervenute quelle più difficili da
trovare sono quelle di legno per la deperibilità del materiale. Le tipologie
erano molto varie, dagli architravi, agli altari, i tavoli, gli stipiti, le colonne, i
troni, ma soprattutto le steli. Era uso dei maya erigere una stele ogni
cinque e vent'anni su cui rappresentavano i re o i governatori dell'epoca e
dei geroglifici in genere riguardanti il tempo. I re venivano raffigurati con
attributi delle divinità come per esempio li cranio allungato e per questo
motivo era usanza maya modificare la forma del cranio ai bambini appena
nati. Il metodo di decorazione delle steli poteva variare dal bassorilievo
come le steli di Tikal al tuttotondo come quelle di Copán e Tonina.
Le decorazioni erano estremamente dettagliate come si può notare
dagli architravi lignei provenienti dai templi di Tikal, e i ritratti in stucco
così realistici da poter essere paragonati alle statue dell'antica Roma.
16
La Repubblica, 27 febbraio 2008,
http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/blu-maya/blumaya/blu-maya.html (visitato a luglio 2013)
55
Pur non possedendo oggetti di metallo i maya erano capaci di
rifinire con estrema abilità anche pietre come la giada per loro molto
raffinata.
Mentre il periodo classico segnò il periodo di maggior espansione
della cultura maya, durante il periodo post-classico, dal 900 d.C. circa fino
al 1500 d.C., ebbe inizio la sua decadenza.
Ancora non si spiega cosa abbia causato la sparizione repentina di
questo popolo precolombiano le cui molteplici leggende e profezie ancora
oggi stimolano la curiosità di molti studiosi, e non solo.
All'inizio si poteva pensare che il suo declino fosse dovuto all'arrivo
dei conquistadores spagnoli con le loro malattie e le loro armi da fuoco,
ancora sconosciute ai maya, usate con l'unico scopo di occupare nuove
terre e assoggettare i vecchi padroni al loro volere. Tuttavia grazie all'opera
degli archeologi, che da tempo studiano le rovine che ha lasciato questa
grande e misteriosa civiltà, è stato provato che la sua decadenza iniziò
molto prima del loro arrivo. Già a partire dalla fine del periodo classico il
popolo Maya cominciò a lasciare la regione centrale, fulcro dell'attività e
del progresso maya, per dirigersi verso nord nelle terre messicane della
penisola dello Yucatán. In seguito a questo spostamento anche i loro usi e
costumi subirono un grande cambiamento.
Anche se i Maya avevano sempre condotto delle lotte per
conquistare territori o per utilizzare i prigionieri di guerra come vittime
sacrificali o come schiavi, durante il periodo postclassico le guerre
aumentarono spropositatamente e anche i modi di combattere
cambiarono a causa dell'insediamento dei Toltechi. Questi erano una
56
popolazione nomade-guerriera dell'era precolombiana originaria del
Messico.
La prima capitale Maya del periodo postclassico fu Chichén Itzá. Il
suo nome deriva da chi, “"bocca”, e chen, “pozzo”, la cui traduzione
letterale diventa "alla bocca del pozzo degli Itzá". Gli Itzá erano un gruppo
etnico con una posizione politica e economica predominante nella parte
settentrionale dello Yucatán il cui nome deriva da itz, “magia”, e (h)á,
“acqua”, letteralmente “i maghi dell'acqua”. Ancora oggi non si conosce
per certezza l'origine del popolo Itzá, ma il libro Chilam Balam contiene
una descrizione del loro arrivo alla capitale Maya e dei luoghi che
attraversarono tra cui l'isola di Cozumel. Da questo si suppone che fossero
marinai riducendo le opzioni a due popoli, i Chontal e i Toltechi, che
erano marinai d'acqua dolce. Si sa per certo che in un periodo l'isola
Cozumel fu abitata dai Chontal, anche se gli Itzá hanno sempre
rivendicato la loro origine tolteca.
Durante questo periodo vi fu una grande rivoluzione di tutta la
cultura maya incluse la religione, l'architettura e l'organizzazione sociale. In
particolare Chichen Itzá era dominata dal culto di Quetzacoatl, chiamato
dai maya Kukulkán. Il nome si traduce letteralmente come serpente
piumato, infatti si tratta di una divinità rappresentata con una testa enorme
con fauci aperte e con il corpo che termina con una coda squamata di un
serpente a sonagli. Questo motivo è molto presente nell'architettura di
Chichén Itzá e di Tula e, anche se rari, sono stati trovati due esempi che
risalgono al periodo classico anche a Copán, tuttavia viene rappresentato
in maniera diversa e probabilmente aveva anche un significato diverso.
57
Tra le costruzioni di Chichén Itzá spicca il tempio di Kukulkán
conosciuto anche come El Castillo caratterizzato da scalinate sulle quattro
facciate. Il suo nome è dovuto a un fenomeno che avviene ad ogni
equinozio di primavera e autunno quando la particolare posizione delle
luci fà si che gli angoli della piramide proiettino un'ombra sulla scalinata
nord con la forma della divinità serpente, Kukulkán.
Mentre nel periodo classico lo stile di vita era basato sull'agricoltura
che infatti era strettamente legata ai riti religiosi, nel periodo postclassico
era la guerra che caratterizzava lo stile di vita riflettendosi anche sull'arte e
sulla lingua.
La maggior parte delle rappresentazioni artistiche riguardavano
scene di lotte, vittorie militari e anche una particolare usanza che avevano
adottato dai Toltechi, lo tzompantli. Esso consisteva in una intelaiatura di
legno dove venivano legati i teschi delle vittime sacrificali o dei prigionieri
per essere esposti.
Anche la lingua maya subì molte variazioni in questo periodo con
un arricchimento del vocabolario con parole riguardanti concetti che
anteriormente non facevano parte della loro cultura come tepal o tepual
che esprime il concetto di signore, macehual, popolo o plebe, tecpan,
grande edificio pubblico o palazzo reale, tenamitl, cittadella o città
fortificata, tepeu, grandezza o gloria. Senza contare altre parole che si
riferivano alla guerra e alle nuove armature come ad esempio una veste di
cotone imbottito fittamente trapuntato che serviva da riparo dalle armi
tipiche usate in quell'epoca.
La rilevanza della guerra si rispecchia anche nell’architettura con la
costruzione del tempio dei guerrieri che consiste in una grande piramide a
58
gradoni circondata da file di colonne, chiamate le mille colonne,
raffiguranti dei guerrieri.
Come succedeva spesso in quei tempi, al momento di un'invasione
non erano solamente i popoli invasi che cambiavano i loro costumi, ma
anche gli invasori. In questo caso un esempio può essere la figura del
sacerdote il quale, anche se non ricopriva più un ruolo fondamentale nella
società, mantenne una posizione rilevante.
Anche la passione per l'astronomia rimase viva e si dimostra con la
costruzione de El Caracol, che in spagnolo significa chiocciola, nome
dovuto alla presenza di una scala in pietra a spirale al suo interno. Si pensa
che questa struttura fosse usata come osservatorio astronomico per la sua
posizione in linea con vari elementi astronomici utile per determinare il
momento dei solstizi grazie alle ombre proiettate dal sole al suo interno.
Inoltre l'osservazione delle stelle che vi si riflettevano poteva essere di aiuto
agli astronomi Maya per determinare il loro complesso, ma estremamente
preciso calendario.
Un culto di particolare importanza che si sviluppò a Chichén Itzá fu
quello del Cenote Sagrado, ossia un pozzo dove venivano gettati corpi o
oggetti di valore, che diventò meta di pellegrinaggio e continuò ad esserlo
anche dopo la caduta della capitale. La leggenda narra che chiunque
sopravvivesse al Cenote possedeva poteri profetici.
Questo culto esisteva già fin dal periodo formativo, anche se si
svolgeva nei laghi, ma fu con Chichén Itzá che acquisì tale importanza e
finì solo nel 1560 con l'arrivo degli spagnoli.
Nel libro Chilam Balam è descritta la caduta di Chichén Itzá e la
presa di potere del nuovo capo Hunac Ceel appartenente alla famiglia dei
59
Cocom, il quale sopravvisse al Cenote e, dopo essersi proclamato profeta,
conquistò Chichén Itzá e trasferì la capitale a Mayapán.
Dalle cronache dei Maya, invece, si evince che nel 1221 d.C. vi fu
una rivolta dei Maya contro i signori Maya-Toltechi a cui successe una
guerra civile che portò alla caduta di questa grande capitale e alla fine di
alcune tradizioni come il gioco della palla e la costruzione di strade
abbattute.
La nuova capitale Mayapán, letteralmente “standard della gente
maya”, presentava dei forti cambiamenti nella sua struttura. Prima di
allora, infatti, le città non venivano fortificate e non si tendeva a scegliere
luoghi strategici dove stanziarsi.
Il grande potere di questa città era la centralizzazione del governo,
ossia tutti i capi degli stati componenti vivevano nella capitale così che
diventava più difficile per la popolazione ribellarsi con i loro capi in
ostaggio. Inoltre, i Cocom rafforzavano il loro impero mediante matrimoni
con le famiglie dei capi tributari. La quantità di forze armate e i mercenari
toltechi al loro servizio li rendeva troppo forti per essere distrutti da un
semplice paese tributario.
Mayapán possedeva il pieno potere politico e religioso anche sulle
città di Izamal e Chichén Itzá, che non era scomparsa del tutto ma
possedeva una popolazione alquanto decimata.
In questo periodo si passò da una teocrazia relativamente pacifica a
una bellicosa autocrazia secolare, infatti, le circa 10˙000 persone divise
stimatamente in dodici città erano controllate militarmente e costrette a
rifornire gli abitanti della capitale di prodotti agricoli. I limiti del territorio
di Mayapán non erano ben definiti, ma è stato constatato che la costa
60
orientale dello Yucatán e il Belize settentrionale hanno avuto la loro
massima espansione in questo periodo.
Per quanto riguarda il declino delle arti e dell'architettura, iniziato
già nel periodo di Chichén Itzá, seguì il suo corso rendendo la tecnica
estremamente rozza e monotona. La ceramica plumbea cessò di esistere e
non era più policromata, a eccezione delle pitture vivaci dei turiboli, e i
templi non erano più molto curati nel loro aspetto. La guerra ormai era
diventata la priorità e la religione era passato al secondo posto tanto che il
tempio di Kukulcan a Mayapán era una copia in miniatura de El Caracol
di Chichén Itzá.
Solo in un aspetto Mayapán era più avanzato ossia nell'utilizzo dei
metalli, anche se limitato, e nell'aumento dell'utilizzo del rame.
Mayapán era una vera e propria città con abitazioni composte da
varie stanze per l'artistocrazia e molte case. Molto importante era il culto
degli antenati: ogni abitazione aristocratica possedeva una cappelletta con
un altare di famiglia e un ossario che conteneva i corpi degli antenati.
Tuttavia la tradizione di offrire beni materiali per l'aldilà scomparve.
I mercenari toltechi introdussero una nuova arma tra i maya della
pianura, l'arco e le frecce, che si diffuse rapidamente sia per la guerra che
per la caccia.
I toltechi avevano sempre avuto uno spirito guerriero molto più
sviluppato rispetto ai Maya e venivano chiamati Ah Canul, ossia i
protettori, ma in seguito sembra che assimilarono il temperamento più
pacifico tipico dei Maya.
I Cocom regnarono per circa due secoli fino a quando Ah Xupan
organizzò una rivolta affermando che i Cocom si impadronivano di un
61
gran numero di Maya yucatechi per venderli come schiavi in Messico e in
Honduras. Il capo Cocom e tutti i suoi figli furono uccisi eccetto uno che,
al momento dela rivolta, si trovava in Honduras per questioni
commerciali. Con la caduta di Mayapán l'impero si divise in una dozzina
di piccoli stati regionali, ognuno con un suo capo.
Allo stesso tempo negli altipiani guatemaltechi era in atto un'altra
rivoluzione capeggiata dai Quiché della regione settentrionale i quali si
imposero su tutti gli altri, Cackchiquel, Zutuhil e parte dei Mam. Tuttavia
l'impero dei Quiché si sfasciò prima di essere del tutto formato e
cominciarono le rivolte fino all'arrivo degli spagnoli.
Tutto l'impero Maya era quindi avvolto da un'aria di rivolta, ma
Tom Sever del Marshall Space Flight Center (MSFC) della NASA
afferma: “Gli archeologi usavano discutere del fatto che il crollo dei Maya
sia stato dovuto alla siccità o alle guerre o alle malattie, o ad un numero di
altre possibilità, come ad esempio l’instabilità politica. Ora pensiamo che
tutte queste cose insieme giocarono un ruolo, ma che fossero solo sintomi.
La causa di partenza fu una cronica carenza di cibo e acqua, dovuta ad una
combinazione di siccità naturale e deforestazione per mano umana”.17
Grazie alla combinazione dei dati ricavati con l'esame delle rovine
maya attraverso i satelliti della NASA, che lo stesso Sever analizzò, e delle
scoperte archeologiche convenzionali, l'archeologo della NASA e altri
membri scienziati hanno sviluppato la loro teoria. Gli scienziati hanno
analizzato il polline intrappolato negli strati sedimentari di circa 1˙200
17
Barry, Patrick L., "Nascita e crollo dell'impero maya", 16 novembre 2004
http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 (visitato a ottobre 2013)
62
anni fa e hanno scoperto che era rimasto solo il polline delle erbe
infestanti. Da questo si deduce che ormai la regione era stata quasi del
tutto deforestata.
Grazie alle simulazioni computerizzate del climatologo della NASA
Bob Oglesby, collega di Sever all’MSFC, è stato evinto che con il
mutamento del suolo si verificò un conseguente aumento della
temperatura di circa sei gradi e anche delle precipitazioni. Siccome la
regione del Petén, in Guatemala, era molto asciutta e priva di sorgenti
d'acqua aumentò il rischio di morte causata dalla deidratazione.
Grazie alle scoperte archeologiche è stato provato che i resti umani
risalenti al periodo anteriore alla scomparsa della civiltà mostravano segni
di severa malnutrizione.
Server, e il suo collaboratore Dan Irwin, inoltre, osservando le foto
satellitari di queste aree hanno notato che esiste una specie di antichi
canali di drenaggio e di irrigazione che attraversa i Bajos, o bassipiani, che
probabilmente i Maya utilizzavano durante la stagione secca. E così Sever
afferma: “Imparare quel che i Maya fecero correttamente, e capire invece
dove sbagliarono, potrebbe forse aiutare i popoli locali a trovare modi di
sostentamento compatibili con l´ambiente, senza quindi rischiare di
cadere negli eccessi che portarono all'estinzione del popolo maya”.18
18
Barry, Patrick L. op. cit. http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023
(visitato a ottobre 2013)
63
3. POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI
Attualmente in Honduras esistono dieci popoli indigeni nati in
epoche più o meno recenti che contribuiscono alla diversità culturale del
paese. Tutti presentano elementi comuni nel loro stile di vita come
l'agricoltura, l'allevamento e la pesca. E così anche le loro storie comuni:
durante il periodo coloniale sono state quasi tutte vittime degli europei e
hanno lottato fino alla fine per la loro libertà.
Oggigiorno continuano a vivere in una condizione di inferiorità
nonostante alcuni di questi popoli abbiano accettato elementi dello stile di
vita “non indigeno”. Molti vivono in isolamento, chi per scelta chi perché
la storia li ha costretti.
Nel XX secolo si è assistito alla nascita di varie organizzazioni che si
occupano della tutela dei diritti dei popoli indigeni e afrodiscendenti e non
solo cercano di migliorare le loro condizioni di vita e rivendicare i loro
64
diritti, ma allo stesso tempo cercano di preservare la loro cultura per non
farla perdere nel flusso della globalizzazione.
Nel 1992 nacque la CONPAH, la Confederazione di Popoli
Autoctoni in Honduras, formata dalla maggiore parte delle federazioni che
rappresentano politicamente i popoli minoritari con sede a Tegucigalpa.
Un'altra
organizzazione
unitaria
è
la
CONAMINH,
la
Coordinazione Nazionale di Donne Indigene e Nere.
Oltre a queste organizzazioni che si occupano delle necessità dei
popoli indigeni in generale, esistono altre che si dedicano a ognuno di loro
nello specifico. Queste seguono le leggi del Governo pur mantenendo una
comunicazione con le autorità di ogni singolo popolo come ad esempio il
Consiglio degli anziani.
Durante il governo di Porfirio Lobo Sosa nacque anche la
Segreteria di Stato per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni e Afrohonduregni,
la SEDINAFROH, che fa parte dell'Organizzazione per lo Sviluppo
Etnico, ODECO, che entrò in funzione il 4 gennaio 2011.
Un passo molto importante nella storia di questi popoli minoritari è
stata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni
ufficializzata il 13 settembre 2007.
Attualmente l'Honduras sta ancora vivendo un processo di presa di
coscienza dei diritti degli indigeni, ragione per la quale si sono creati questi
65
enti che ne tutelano i diritti e che si basano sulla Convenzione 169
dell’ILO19.
Nel 1989 l'Honduras e altri 19 paesi firmarono la Convenzione 169
che riconosce vari diritti agli indigeni come quello di proprietà dei territori,
di uguaglianza, libertà e autonomia. Nonostante ciò queste, e molte altre
tra cui l'educazione, sono ancora problematiche irrisolte per gli indigeni
che vivono nel territorio honduregno. A questo proposito continuano a
nascere sempre progetti nuovi come il Programma Nazionale di
Educazione per le Etnie Autoctone in Honduras, PRONEEAH.
Dopo l'approvazione di un'Educazione Interculturale Bilingue, la
legge EIB, come obbligo dello Stato avvenuta tra il 1997 e il 1998,
attraverso la Segreteria dell'Educazione, nel 2009 il PRONEAAH è
diventato la Direzione Generale dell'Educazione Interculturale Bilingue.
Tra gli scopi che è riuscito a raggiungere ci sono l'elaborazione di testi e
materiali per l'educazione primaria completa in sette lingue e la
formazione di nuovi maestri capaci di insegnare in lingua.
Un passo importante nella storia di questi popoli minoritari è stata
la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni
ufficializzata il 13 settembre 2007. Purtroppo essendo una risoluzione
dell’Assemblea Generale non ha poteri vincolanti.
19
ILO: International Labour Organization, un'agenzia speciale della Nazioni
Unite
66
3.1. MAYA-CHORTÍ
Esistono all'incirca 60 mila Chortí che vivono ancora nel territorio
centroamericano in alcune zone del Guatemala e dell'Honduras. Sono i
diretti discendenti dei Maya i cui centri culturali si trovavano a Quiriguá,
Guatemala e a Copán, Honduras. Culturalmente e linguisticamente sono
imparentati con i Chontal del Tabasco e con i Chol del Chiapas. I Chortí,
però, si erano già divisi dai Chol prima dell'arrivo degli spagnoli avendo
questi ultimi lasciato la regione originale per dirigersi verso nordest.
Fonti storiche e antropologiche affermano che i Chortí sono frutto
dell'incontro di diversi popoli tra cui i Pipiles con cui hanno convissuto per
molti secoli e che contribuirono all'introduzione del mercato e alla
regolamentazione della gestione dei beni in base alle parentele.
Resta ancora un grande dubbio riguardante l'edificazione della città
di Copán. Non è ancora certo se siano stati i Chortí a costruirla e sia
diventata in seguito sede dei Maya o il contrario. Cosa certa è che al tempo
della conquista spagnola i Chortí vivevano a Copán.
67
La diminuzione di questo popolo cominciò nel XVI secolo così
come in tutto il resto dell'America centrale con l'arrivo dei conquistadores
che con i loro maltrattamenti, la cattiva ripartizione degli alimenti e le
malattie portate dall'Europa come il vaiolo e il morbillo hanno contribuito
alla decimazione dei popoli indigeni.
Attualmente la maggior parte del popolo Chortí, circa 55 mila, si
trova in Guatemala nel dipartimento di Chiquimula dove mantengono
ancora vive le loro tradizioni al contrario dei circa 5˙000 abitanti Chortí
che occupano i dipartimenti di Copán e Ocotepeque, e alcune zone di
Cortés e Santa Bárbara in Honduras i quali non conservano più né l'abito
tradizionale né il loro dialetto.
In Honduras i conquistadores spagnoli si occuparono di eliminare
tutti i sacerdoti Chortí portando con sé anche innumerevoli segreti e una
profonda conoscenza della loro antica religione. Gli unici sopravvissuti
furono coloro che accettarono di unire la loro religione a quella cristiana
in quanto possiedono molti riti comuni quali il battesimo, la confessione, il
pellegrinaggio, l'uso dell'incenso e l'idea del sacrificio anche se con
connotazioni leggermente diverse. Ad esempio, ad eccezione del
matrimonio che non concepiscono come i cristiani, i Chortí hanno
accettato il metodo cristiano del battesimo aggiungendo all'acqua anche il
sale e l'olio che per loro sono elementi rilevanti perché associati alle offerte
per gli dèi che permettono al bambino di diventare una persona. Mentre
per i cristiani lo scopo del battesimo è cancellare il peccato originale, per i
Chortí serve a assicurargli una buona crescita così come l'acqua fa crescere
il grano.
68
Nonostante accettino vari precetti del cristianesimo il legame con la
natura è qualcosa di troppo radicato per essere spezzato, ma hanno
accettato il compromesso di associare elementi cristiani a quelli
fondamentali per gli indigeni. Ad esempio la croce corrisponde ai quattro
punti cardinali di particolare importanza per i maya, la Vergine Maria
diventa la guardiana del mais e l'Arcangelo Gabriele è visto come Chaac.
Inoltre ogni città ha un suo santo patrono custodito in chiesa al
quale vengono dedicati molti riti agrari. Egli non è una figura solo
benevola, ma così come gli antichi dèi Maya, conservano un lato oscuro
che aumenta il loro potere.
Nonostante questi cambiamenti i Chortí non hanno abbandonato
del tutto il loro politeismo e le loro credenze. Ad esempio il dio del
sonno, che assume sesso maschile per gli uomini e femminile per le
donne, è spesso accompagnato dal dio della morte, infatti il desiderio di
dormire durante il giorno è considerato funesto perché potrebbe essere un
sonno fatale. Il dio della morte che, così come il dio del sonno, cambia
sesso in base alla persona davanti cui si presenta, è rappresentato come
uno scheletro avvolto in un lenzuolo bianco armato di un bastone con una
lama di osso sulla punta. Egli è visibile solo alle persone che stanno per
morire e a lui vengono fatte delle offerte affinché gli spiriti dei morti non
perseguitino i vivi. Il cibo offerto si chiama, in lingua chortí, tzinkin che
significa proprio "cibo dei morti" ed è composto da zucca nel miele. Viene
offerto soprattutto il 2 novembre, il giorno dei morti.
Anche la croce è un simbolo molto importante per questa nuova
religione. Essa serve per compiere certi riti e può persino curare un
malato. Esiste anche un giorno per celebrarla, il 3 maggio, il giorno delle
69
croci, durante il quale tutte le croci della regione vengono ornate con fiori,
frutta e pannocchie. In passato si eseguivano anche dei sacrifici, ma
essendo stati soppressi al giorno d'oggi ci si limita solo a offrire zucche e
mais agli spiriti protettori della comunità. Inoltre viene bruciato il copale
per distruggere le impurità dell'anima e del corpo.
È tradizione durante una cerimonia religiosa, mangiare pollo e
tacchino e in seguito versare il sangue di questi animali sull'altare o
lanciarlo verso i quattro punti cardinali. Gli anziani della comunità
affermano che in passato la rana e il serpente erano associati alla pioggia e
di conseguenza alla fecondità, e che i sacerdoti evocavano il gufo e
l'avvoltoio.
Per quanto riguarda l'alimentazione, il mais e i fagioli sono gli unici
prodotti veramente indispensabili, e l'agricoltura di sussistenza è rimasta la
loro maggiore attività economica. Anche la canna da zucchero ricopre un
ruolo rilevante in quanto gran parte dei loro territori sono utilizzati proprio
per questo tipo di coltivazione.
L'allevamento non è considerato un'attività indispensabile alla loro
sopravvivenza. La carne animale e tutti i suoi derivati sono solo alimenti
secondari e vengono più che altro venduti ai ladinos, i "non indigeni", per
utilizzare i guadagni per altri scopi.
Il fatto che la cultura dei Chortí di Honduras abbia subito un forte
cambiamento non vuol dire che tutte le tradizioni dei maya siano
scomparse. Ancora oggi si celebrano due cerimonie che si ritiene
provenienti dalla cultura chortí: lo tzinkin e il apadrineo del agua.
Entrambi i riti si praticano con lo scopo di ringraziare e invocare piogge
abbondanti per le coltivazioni con la differenza che la prima è rivolta
70
specificamente alla Madre Terra e ha anche un secondo scopo, quello di
far riposare in pace i suoi defunti.
Al contrario si sono perse la maniera degli antichi maya di costruire
gli edifici importanti come i templi con la pietra e le abitazioni con la
paglia. Inoltre l'abbigliamento tipico che prima era costituito da un húipil o
hipil per le donne, ossia una gonna con manto, e dal patí per gli uomini
sono stati rimpiazzati dagli abiti dei ladinos. Anticamente l'abbigliamento
dei ricchi si distingueva per gli accessori e le decorazioni vistose sui vestiti
che venivano fabbricati da tessitori esperti che utilizzavano antiche tecniche
precolombiane. Sulla pelle dei più agiati non mancavano accessori d'oro e
di giada, mentre i guerrieri erano dotati di scudi, armi e gilet protettivi
finemente decorati.
Attualmente questo popolo si rifugia in luoghi di difficile accesso e
vivono in abitazioni costruite con la tecnica del bahareque, ossia un misto
di legno e bamboo intrecciati tra di loro, e fango, con tetti di manaca e
pavimenti di terra.
Politicamente è rappresentato dal Consejo Nacional Indígena
Chorti de Honduras20 (CONICHH) che nacque nel 1994. Uno degli scopi
di questa organizzazione è quello di far rivivere la cultura chortí nel
territorio honduregno. A questo proposito nel 2010 è stato creato un
edificio chiamato Templo del Sol a Corralito, una aldea21 a Copán, con il
fine di diventare una scuola dove insegnare l'antica lingua chortí. Prima
20
Consiglio Nazionale Indigeno Chortí dell'Honduras (traduzione letterale)
Aldea: parola spagnola che indica un insediamento umano con un numero
di abitanti limitato situato in zone rurali.
21
71
dell'apertura di questa scuola la lingua chortí era considerata ormai morta
in Honduras in quanto veniva parlata solo dagli anziani, al contrario dei
vicini guatemaltechi che non hanno mai smesso di parlarla anche se con
qualche modifica. Il vocabolario chortí in Guatemala, infatti, è stato
arricchito con molte parole in spagnolo che è diventata la lingua ufficiale
nell'ambito commerciale anche tra gli stessi indios.
Oltre alla CONMICH esiste anche la CINCHSA 22 , Consejo
Indigena Nueva San Andrés, che protegge i diritti di questo gruppo
indigeno.
22
Consiglio Indigeno Nuova San Andrés (traduzione letterale)
72
3.2.
LENCA
I Lenca sono uno dei popoli mesoamericani più antichi e, in epoca
precolombiana, erano i più numerosi con una popolazione stimata intorno
alle 100˙000 persone che ricoprivano l'attuale territorio sud-occidentale
honduregno e la parte orientale de El Salvador. Essi avevano molti contatti
con vari popoli Maya e anche con altri popoli indigeni messicani.
Ancora oggi sono uno dei popoli indigeni più numerosi e si trovano
nei dipartimenti di Intibucá, La Paz, Lempira e il sud di Santa Bárbara. Ci
sono piccole comunità Lenca anche a Comayagua, nel centro e nel sud di
Francisco Morazán, e nel dipartimento di Valle al confine con El Salvador
dove comunicano con i Lenca salvadoregni.
73
Le origini di questo popolo non sono ancora certe, alcuni
antropologi pensano che non siano nati in terra mesoamericana ma che
sono migrati dal Sud America più di 3˙000 anni fa.
Le uniche fonti di conoscenza delle tradizioni di questo popolo ai
tempi anteriori alla conquista spagnola provengono da relazioni di cronisti,
sacerdoti, governatori e storici. Grazie a queste sappiamo che il popolo
Lenca era diviso in varie tribù che condividevano la stessa lingua e la stessa
struttura sociale, i Care, Cerquìn, Potòn e i propri Lenca. Questi
occupavano territori ben delimitati anche molto distanti tra loro chiamati
cacicazgos e governati ognuno da un cacique, ossia un capo, che a sua volta
divideva il territorio in diverse tribù più piccole. In genere, come tutti i
popoli mesoamericani, tendevano a svilupparsi affianco a fonti d'acqua, in
particolare sono stati trovati molti resti intorno alla valle di Comayagua.
Prima della conquista esistevano all'incirca 500 cacicazgos che oggi
giorno si sono dimezzati, ed esisteva una casta sacerdotale, una di nobili e
una di guerrieri. La guerra per loro era di grande importanza, infatti
tendevano a costruire pochi centri cerimoniali e non troppo grandi, ma
curavano molto le loro fortezze militari. Come materiale di costruzione
utilizzavano i mattoni, invece della tipica pietra utilizzata dai Maya.
Le
guerre
erano
molto
frequenti
tranne
tra
le
tribù
precedentemente menzionate che avevano un rito particolare attraverso il
quale stabilivano una tregua momentanea chiamato guancasco. Esso
consisteva in un incontro tra due popoli vicini che stabilivano degli accordi
di pace tra di loro attraverso saluti elaborati.
Il guancasco è una delle tradizioni ancora vive al giorno d’oggi
durante la quale gli indigeni indossano le loro vesti tradizionali per
74
svolgere rappresentazioni e balli tipici, ma hanno inserito anche elementi
cattolici. In Honduras si svolgono in città come La Campa, Yamaranguila,
La Paz e Tencoa.
L'organizzazione sociale dei Lenca era così efficace da essere
riuscita a resistere per oltre venti anni alla conquista spagnola. In
particolare molto famosa è stata la rebeliòn de los lencas del 1537
capeggiata dal cacique Lempira e durata più di sei mesi. La leggenda narra
che Lempira riuscì a unire tutte le tribù Lenca formando un unico esercito
di circa 30˙000 guerrieri e per questo fu nominato capo della resistenza. Il
20 di luglio gli spagnoli avrebbero invitato il cacique a una riunione per
firmare un contratto di pace vicino a un dirupo a Piedra Parada, ma
Lempira non accettò; allora un soldato spagnolo gli avrebbe sparato sulla
fronte facendolo cadere giù dal dirupo. Tutti gli anni questa data viene
celebrata come il giorno di Lempira e per tutto il mese in tutto il territorio
Lenca, si svolgono festival gastronomici, danze, esposizioni d'arte e più
importante tra tutto la drammatizzazione della morte del cacique che è
diventato un idolo per tutta la nazione tanto che l'attuale moneta
honduregna porta il suo nome e sulla banconota da un lempira è
raffigurato il suo volto.
Anche se ormai hanno perso la loro lingua originale, i Lenca
continuano a conservare molte tradizioni. Tra queste le tecniche per la
coltivazione della milpa che è sempre stata la maggiore fonte economica di
questo popolo. I prodotti maggiormente coltivati dai Lenca sono caffè,
tabacco, platano, zucche, mais, avena, fagioli, peperoni e canna da
zucchero, e in El Salvador anche le arachidi.
75
Secondo una statistica del 2011 del Centro di Investigazione e
Protezione dei Diritti Umani, il CIPRODEH, circa il 40% del territorio
honduregno è originariamente di proprietà Lenca.
Negli anni '90 un gruppo di indigeni attivisti fece una petizione per i
diritti degli indigeni e per l'appropriazione delle terre per la maggior parte
entrata in possesso degli industriali e degli investitori su larga scala.
Oggigiorno molti sono stati costretti a cercare lavoro nelle città vicine in
quanto coloro che sono riusciti a conservare le terre comuni sono dovuti
scendere a compromessi e dedicare parte di queste terre alla coltivazione
di prodotti per l' esportazione.
L'agricoltura non è stato l'unico settore in cui hanno influito forze
maggiori esterne, così è stato anche per il mercato della ceramica. Le
donne Lenca da sempre hanno caratterizzato la loro cultura con la
ceramica fatta a mano dipinta in genere con un colore arancio scuro o
rosso mattone. Tuttavia negli anni '80 le ONG hanno orientato questo
popolo a cambiare il loro stile per renderlo più vicino al gusto degli
stranieri ed espandere così il loro mercato. Di conseguenza oggigiorno
troviamo più frequentemente ceramiche dipinte in bianco e nero anche se
in alcune città come La Campa è ancora possibile ammirare le ceramiche
tradizionali.
Anche la religione ha subito dei forti cambiamenti. I Lenca oggi
sono per lo più cattolici ma il loro forte spirito indigeno è riuscito a far
sopravvivere alcune antiche tradizioni. Un esempio può essere la grande
venerazione e il rispetto per gli elementi della natura come il sole, le
montagne e le colline considerate luoghi sacri. In occasione di alcune
cerimonie, in particolare quella per la semina, consumano chicha, una
76
tipica bevanda alcolica ricavata in genere dal mais, e bruciano incenso
come da tradizione.
Esistono varie organizzazioni che promuovono la tutela dei diritti
dei Lenca:

ONIHL,
Organización Nacional Indígena Lenca de
Honduras23;

COPINH, Consejo Civico de las Organizaciones Populares e
Indígenas de Honduras24;

MILH, Movimiento Indígena Lenca de Honduras25;

FHONDIL, Federación Indígena Lenca de Honduras26;

CGL, Consejo del Govierno Lenca27;

CONMILH, Consejo de Mujeres Indígenas Lencas de
Honduras28, nato nel 1 settembre 2002 a Guajiquiro, La Paz.
23
Organizzazione Nazionale Indigeni Lenca di Honduras (traduzione
letterale)
24
Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene di Honduras
(traduzione letterale)
25
Movimento Indigeno Lenca di Honduras (traduzione letterale)
26
Federazione Honduregna di Indigeni Lenca (traduzione letterale)
27
Consiglio di Governo Lenca (traduzione letterale)
28
Consiglio di Donne Indigene Lenca di Honduras(traduzione letterale)
77
3.3.
MISKITO
Il popolo Miskito è il terzo più numeroso di Honduras grazie alla
forte estensione del suo territorio che va da Cabo Camarón in Honduras
fino al sud del Río Grande de Matagalpa in Nicaragua comprendendo la
Biosfera del Rio Platano nella regione della Mosquitia.
Esistono varie teorie riguardanti le origini del popolo attuale. Alcuni
affermano che vengono dall'America del Nord, altri dal Sud America di
origine Chibcha e altri che siano il frutto di un incontro di vari popoli e
culture tra cui gli inglesi, i Sumo, gli olandesi e gli schiavi di origine
africana.
Quest'ultima teoria afferma che provengono da russi o polinesiani
nomadi che passando per la costa Atlantica americana si incontrarono con
i Chibcha del Sud America e insieme ai Sumo costituirono il primo
incontro etnico, i Tawira, ossia "gente dai capelli lunghi", con caratteristiche
fisiche simili agli asiatici. In seguito nel XVI secolo arrivarono sulle loro
78
terre degli schiavi provenienti dall'Africa che naufragarono nell'oceano
Atlantico. Questi si integrarono subito e così attraverso questo incontro
nacque la razza dei Zambo, ossia un misto di neri e indios caratterizzati da
una statura media e pelle scura. Infine, nel XVII secolo con l'arrivo degli
europei c'è stato un ulteriore incrocio di razze che ha costituito l'attuale
popolo Miskito dove si possono trovare sia Zambo che persone con pelle
bianca e occhi azzurri.
Tuttavia queste teorie non sono accettate dal popolo. I nonni
Miskito narrano nelle notti di luna piena che secoli orsono la tribù
Chibcha, che viaggiava da nord a sud, passò per la costa Atlantica
honduregna e un guerriero di nome Miskut seguito da altri uomini si
staccò dal gruppo e arrivò a una laguna di cui rimase affascinato. Era
l'attuale Brus Laguna che questo guerriero aveva definito il “paradiso
terreno” per le sue acque limpide, la flora e gli abbondanti frutti presenti e
la nominò Drapahpatara, ossia "gran pantano". Quando arrivò l'estate
l'acqua della laguna diventò salata e Miskut pensò che Wanaisa, ossia Dio,
volesse punire la sua tribù e così se ne andò, ma non tutti lo seguirono.
Quello che non sapeva il guerriero era che in inverno le acque piovane
riempiono la laguna di acqua dolce, mentre in estate si trasforma nello
sbocco del mar dei Caraibi quindi l'acqua diventa salata. In ogni caso
Miskut arrivò fino al Nicaragua nell'attuale Cabo Viejo che chiamarono
Sitawala, ossia laguna.
Quando Miskut morì, la gente continuò a ricordarlo e si definì
Miskut uplika nani "la gente di Miskut", o Miskut kiama, "la famiglia
Miskut", che cominciò a estendersi e a fondare varie comunità tra cui
Biuhmuna, Sandy Bay, Usksirra, Lidakurra e Dakura.
79
Secondo questa storia i Tawahka furono i primi a chiamarli Misku
u, gente di Miskut, ma siccome nella lingua dei Miskito la "u" non ha
nessun valore, hanno aggiunto "uto" alla fine della parola che ha un valore
diminutivo. Gli spagnoli, invece, li chiamavano Miskiru fino a che la parola
è cambiata arrivando a Miskito come ancora oggi si definiscono.
Per molto tempo i Miskito hanno creduto di essere superiori
rispetto agli altri indigeni e si allearono con gli inglesi, i francesi e gli
olandesi nella loro battaglia con gli spagnoli. Nessuno aveva mai potuto
sottomettere questo popolo grazie alla loro superiorità di numero e il loro
livello di combattimento e quando nel 1740 il re Miskito stipulò un trattato
di alleanza con la corona britannica, cominciarono a assediare le colonie
spagnole con lo scopo di liberare i loro compagni o più spesso di catturare
i loro schiavi Pech e Tawahka per rivenderli ai loro alleati. In cambio del
loro aiuto ricevevano protezione per il loro regno e anche dopo il ritiro dei
britannici nel 1787 il regno Miskito continuò a ricevere protezione anche
se non ufficialmente.
Verso la fine del XIX secolo l'interesse dei britannici per la regione
cominciò a diminuire e nel 1894 José Santos Zelaya, allora Presidente del
Nicaragua, ristabilì il dominio e la supremazia del Nicaragua attraverso la
Reincorporación de la Mosquitia, cacciando gli inglesi dalla regione anche
se in seguito tentarono di recuperare di nuovo il dominio sulla Mosquitia,
ma il Nicaragua se ne reimpossessò.
La lingua miskita fa parte della famiglia Misumalpa, ma presenta
delle grosse differenze dal sumo e matagalpa. Si pensa che in precedenza
fosse il sumo la lingua più parlata della zona, ma in seguito la situazione si
invertì e molti passarono a parlare il miskito provocando una
80
trasformazione nei vari dialetti. Oltre all'influenza di altre lingue
Misumalpa, il miskito ha una forte presenza di parole di origine inglese,
creola e poche di origine spagnola in quanto il contatto con la lingua
ufficiale nazionale è stato molto posteriore. Oggi è la lingua più parlata in
Nicaragua e Honduras con più di 180˙000 abitanti.
I Miskito hanno un tempo per ogni cosa, uno per cacciare, uno per
seminare, uno per pescare e così via. Sono abili pescatori, utilizzano
strumenti come arpioni, reti, ami, archi e frecce e si spostano sul mare sui
pipante, specie di canoe, così come gli altri indios della zona, i Tawahka e i
Pech. Si dedicano anche alla caccia soprattutto di uccelli, iguana, armadilli
e maiali di montagna e alla coltivazione principalmente di yuca e platano.
Queste attività sono svolte dagli uomini insieme alla realizzazione degli
strumenti domestici e musicali. A causa della frequente assenza degli
uomini, le donne sono quelle che mantengono l'autorità familiare e si
occupano anche dell'artigianato ricavato dalla corteccia di tuno, un albero
che si trova solo nella foresta pluviale, utilizzata in precedenza anche per
l'elaborazione di vestiti. Il processo per l'utilizzo di questo tipo di albero è
molto complesso e viene tramandato da generazioni nella comunità .
Varie organizzazioni collaborano per la vendita e l'esportazione di
questi prodotti in quanto l'isolamento di questo popolo non rende facile la
comunicazione,
tra
queste
la
ONG
Pawanka,
l'Organizzazione
SidMosquitia e
CODESPA, una ONG per la Cooperazione per lo
Sviluppo nata in Spagna nel 1985.
Il popolo Miskito mantiene vive le sue tradizioni anche attraverso il
cibo, le bevande, come la chicha e il uláng, le canzoni e i balli. Tra le
canzoni popolari sono famose Tahti-tahti, Ubanita, Suntu, Lunikus, Raks
81
Pura Marín, Suklun e Draska accompagnate da chitarra, tamburi e il
lunku. I balli più importanti, invece, sono Usus mairin, Miskitu, kika nani,
Tap sap, Tambakuque realizzati in grandi feste chiamate Sidhru.
La religione è maggiormente cristiana per i missionari moravi che
toccarono queste terre nel 1849, ma continuano a venerare Wandisi, il
"Nostro Padre", Yulapta, dio del sole, Kati, dio della luna, Alwani dio dei
tuoni, Li Dawanka, dio della pioggia e altri.
La Federazione che si occupa in particolare della tutela dei diritti
dei Miskito è la MASTA, Moskitia Asla Takanka, che si divide in sette
sottofederazioni. Inoltre questo popolo è inserito nei programmi di altre
due federazioni la MUHIKA, Movimento degli Indigeni Ereditieri della
Moskitia, che lo unisce al popolo Tawahka e a UPINMH, Unità di Popoli
Indigeni e Neri della Moskitia Honduregna, che rappresenta i popoli
Moskito, Tawahka, Pech e Garifuna attraverso le loro federazioni
MASTA, FITH, il Consiglio di Tribù Pech de Las Marías e la
OFRANEH.
82
3.4.
TAWAHKA
Il popolo Tawahka non è originario propriamente del territorio
honduregno, infatti la sua cultura e la sua lingua appartengono al gruppo
Misumalpa di origine Macro Chibcha provenienti dal Sud America,
precisamente dalla Colombia, così come il ceppo Miskitu e Matagalpa.
Il nome di questo popolo viene da taguacas come solevano
chiamarli gli spagnoli che li definivano persone indomabili e aggressive sia
nei confronti dei Lenca sia dei missionari e dei conquistatori.
Originariamente i Miskito li denominavano Sumo, ma con una
connotazione negativa di inferiorità. Altri nomi sono Soumo, Sumu,
Sumoo, Sumo Tawahka o Woolwa.
Nel periodo coloniale era un popolo estremamente sviluppato. Si
divideva in 10 tribù che si estendevano dal fiume Patuca attraversando la
Sierra Central in Nicaragua fino al fiume Rama. Durante la conquista
83
spagnola si sono dovuti rifugiare all'interno del paese nel dipartimento di
Gracias a Dios a causa dell'aggressività dimostrata dal popolo Miskito.
Dai documenti coloniali si evince che i Tawahka furono il gruppo
dominante della zona per quattro secoli, ma il fulcro della loro società è
sempre stata intorno ai fiumi Wampú e Patuca nell'attuale dipartimento di
Gracias a Dios dove sono stanziati oggigiorno. Questo popolo infatti vive
nella zona chiamata comunemente Patuca Medio, nella Biosfera Tawahka
Asangni nominata zona protetta dal Congresso Nazionale honduregno con
il decreto no. 157-99 il 21 dicembre 1999. Essa forma parte del Corridoio
Biologico
Mesoamericano,
un'iniziativa
multinazionale
per
la
conservazione e protezione di ambienti ecologici, ed è la seconda riserva
di bosco più grande del continente coprendo 233.000 ettari di bosco
tropicale tra i dipartimenti di Colón, Olancho e Gracias a Dios ai confini
con il Nicaragua.
Rispetto al periodo coloniale il numero di abitanti Tawahka è
diminuito e si aggira intorno ai 1500 distribuiti in sette comunità:
Parawasito e Kosmako nel dipartimento di Colón, Yapuwas, Parawas e
Kamakasna nel dipartimento di Olancho e Krautara e Krausirpe nel
dipartimento di Gracias a Dios. Queste ultime sono le comunità più
abitate, ma Krausirpe è la aldea principale Tawahka e si trova affianco al
fiume Patuca e allo sbocco del fiume Wampú.
Nel 1948 la principale comunità era Yapuwas, ma rimase
abbandonata in seguito a una peste che uccideva da tre a quattro persone
al giorno e l'unico modo per non essere affetti dalla malattia era
abbandonare il luogo. Così Krausirpe cominciò a allargarsi con l'arrivo di
tre famiglie provenienti da Yapuwas.
84
Il popolo Tawahka ha conservato gran parte della sua antica cultura
sia riguardo l'aspetto economico che quello sociale attraverso varie
manifestazioni religiose, artistiche, alimentari e giuridiche.
Le società Tawahka sono piccole e si basano sulla famiglia, infatti, il
95% degli abitanti di una comunità sono tutti membri di uno stesso gruppo
familiare, che costituisce anche il maggior generatore di forza lavoro. Così
come altri popoli indigeni, l'intera comunità collabora alla coltivazione
della terra che costituisce il loro maggiore mezzo di sostentamento. I
prodotti maggiormente coltivati sono platano, caffè, cacao, mais, fagioli,
yuca e riso. Ancora oggi producono cibi e bevande tipiche come la chicha
di mais o di riso e il guabul, una bevanda preparata a base di banana verde
e acqua.
Oltre all'agricoltura questo popolo si dedica anche ad altre attività
come la caccia, la pesca, l'artigianato e la costruzione di pipante, una specie
di canoe strette e lunghe usate anche dagli altri indigeni del luogo.
Anche la musica ha conservato gli strumenti tipici come bahah
(flauto), sibayan (maraca), durum (tamburo), kuah untak (la corazza della
tartaruga), lunkú (arco).
Il popolo Tawahka presenta varie caratteristiche comuni ai loro
vicini Miskito, tra queste la lingua. Entrambi i dialetti appartengono al
ramo macro-chibcha, infatti, presentano molte similitudini nella struttura,
ma il lessico è molto diverso. Tuttavia i Tawahka parlano anche il miskito
oltre allo spagnolo, che è la lingua nazionale, e il loro dialetto, il tawahka,
che loro chiamano twanka. Essi sono l'unico popolo indigeno trilingue
senza contare che alcuni anziani parlano anche il paya, la lingua Pech.
85
L'organizzazione sociale di questo popolo è capeggiata dai più
anziani della famiglia che formano il Consiglio di Anziani, considerato la
massima autorità, per l'intera comunità, ma politicamente è rappresentata
dalla Federazione Indigena Tawahka di Honduras (FITH), che nacque nel
1987 grazie all'appoggio della Società Tedesca Internazionale per i Diritti
Umani. Uno degli scopi di questa associazione era rendere la Biosfera
Asangni, dove risiedono i Tawahka, una riserva. Questo obbiettivo è stato
raggiunto nel 1999.
Inoltre esiste un altro ente chiamato ASANG LAUNA, che si
incarica di proteggere il futuro di questo popolo per migliorare le
condizioni di povertà estrema in cui vivono e per preservare la loro cultura
e la loro lingua che fino ad oggi continua a esistere anche grazie
all'isolamento dovuto alla difficoltà di raggiungere il luogo in cui dimorano
da sempre.
Per quanto riguarda la religione, nonostante la maggior parte dei
Tawahka siano cattolici non mancano elementi della loro religione nativa,
che si basa su credenze sciamaniche. In particolare spicca la figura dei
sukia, ossia uomini o donne scelti dagli spiriti che diventano i loro
messaggeri non solo benevoli ma anche malevoli. Questi devono superare
prove molto dolorose per riuscire a diventare sukia, devono sopravvivere a
malattie molto gravi o alla scarica elettrica di un fulmine. Coloro che
superano la prova del fulmine sono considerati i più potenti.
I sukia traggono i loro poteri curativi dalla propria guida spirituale
con la quale restano sempre in comunicazione e basano la loro
conoscenza sull'utilizzo della flora e della fauna con cui riescono a curare
86
non solo malattie fisiologiche e psicosomatiche ma anche spirituali
attraverso l'induzione di stati d'animo subliminali che chiamano estasi.
Un'altra funzione che svolgono gli sciamani è quella di invocare gli
dèi durante un funerale che si svolge ventiquattro ore dopo la morte, che
secondo la loro cultura, può essere attribuita solo a cause naturali o
all'opera maligna degli spiriti. Tutta la comunità partecipa al funerale
durante il quale gli assistenti degli sciamani distribuiscono cibo e bevande
alcoliche. Il corpo viene condotto al cimitero con i piedi rivolti in avanti in
un sarcofago portata da quattro uomini. Il sukia ha il compito di catturare
la sua anima e portarla fino alla sua tomba, in caso contrario l'anima
potrebbe errare senza meta e perseguiterebbe i vivi. Per fare ciò esiste un
rito che consiste nel ballare intorno ad un insetto che poi il sukia avvicina
al cadavere in modo che l'anima passi dal corpo all'insetto. Questo poi
viene rinchiuso in un recipiente e liberato in prossimità del cadavere così
che l'anima possa rientrare nel suo corpo.
87
3.5.
TOLUPAN
Il popolo Tolupan conta circa 18 mila abitanti divisi in ventotto
tribù che occupano i municipi di Yoro, Yorito, Morazán, El Negrito,
Victoria e Olanchito nel dipartimento di Yoro, e i municipi di Marale e
Orica nel dipartimento di Gracias a Dios. Il luogo maggiormente abitato
dai Tolupan dove riescono a mantenere più vive le loro tradizioni è La
Montaña de la Flor a Orica.
Il nome Tolupan deriva dalla lingua tol, ma sono conosciuti anche
come Xicaque o Jicaque, termine usato dagli spagnoli per definire gli
indigeni della zona di Taguzcalpa che non erano stati ancora cristianizzati.
Questo termine, però, ha una connotazione negativa e in lingua quiché
significa indigeno, cannibale, selvaggio. Per questo motivo non è accettato
dagli indios della Montaña de la Flor, mentre coloro che vivono nel
dipartimento di Yoro sono abituate ad essere chiamati Jicaques.
88
Le origini di questo popolo non sono ben note, alcuni li associano
al gruppo Hókan-Xioux del sud-est degli Stati Uniti, mentre altri credono
che provengono dai Chibcha del Sud America. Anche riguardo alle origini
della loro lingua si nutrono dei dubbi, infatti, si pensa che sia un intreccio
tra le lingue tol e jicaque formando così la famiglia linguistica jicaque-tol.
Questa a sua volta si pensa che sia legata al gruppo di lingua tequistlateca
parlata da alcuni indigeni di Oaxaca in Messico, formando la famiglia
linguistica testlateca-jicaque che probabilmente viene dalla lingua hokan
dell'America del Nord.
Purtroppo anche la lingua tol sta scomparendo in quanto sono solo
gli anziani che la parlano mentre i giovani sono in grado di scambiare solo
alcune parole.
La maggiore attività economica è costituita dalla coltivazione di
mais, fagioli e caffè, ma anche di tabacco, zucche, patate, banane e atri tipi
di frutta. Inoltre si dedicano alla caccia e alla pesca, ma la loro specialità è
la produzione di miele d'ape favorita dalla loro conoscenza di più di 39
specie di api e vespe.
Nonostante l'influenza europea non hanno perso antiche abitudini
come la caccia con arco e frecce, l'uso di pietre per accendere il fuoco,
l'elaborazione di pipe per consumare il tabacco e di cesti e reti per
trasportare e conservare il mais. Inoltre, le donne si occupano ancora della
fabbricazione dei loro vestiti e quelli dei propri mariti e figli con una tela
spessa di filo o di cotone grezzo chiamato dril.
La religione cattolica ha preso il sopravvento e attualmente quasi
tutto il popolo Tolupan ha dimenticato le loro tradizioni religiose antiche a
causa del forte impatto evangelico a cui sono stati sottoposti che li ha fatti
89
temere di praticare i loro riti al contrario degli indigeni della Montaña de
la Flor che sono più isolati e mantengono ancora vive alcune credenze
religiose antiche. Ciò nonostante conservano ancora l'antica organizzazione
sociale con il Consiglio tribale e quello degli Anziani con un cacique
maggiore al vertice.
Nel periodo della conquista anche i Tolupan hanno combattuto
duramente per opporsi alla colonizzazione. Essi erano capeggiati dal
cacique Cicumba che si è scontrato con la forza spagnola di Pedro de
Alvarado nel 1536. Purtroppo non hanno resistito molto e, dopo essere
stati sconfitti e catturati, gli spagnoli li hanno lasciati morire di fame.
Dopo la decimazione del popolo dovuto ai lavori forzati, allo
schiavismo e alle malattie nel 1609 i Tolupan abbandonarono i loro vecchi
territori che coprivano tutta la costa Atlantica dal fiume Ulúa al porto
Castilla, vicino all'attuale Trujillo, fino alle terre dell'entroterra vicino al
fiume Sulaco, per rifugiarsi nei territori da loro occupati attualmente.
Dal 1862 al 1864 il sacerdote missionario di origine spagnola,
Manuel de Jesús Subirana nominato "pacificatore delle tribù selvagge dei
dipartimenti di Olancho e Yoro" riuscì a intermediare con le autorità
competenti per far restituire ai Pech e ai Tolupan le loro terre in quanto
temeva la loro estinzione a causa delle grandi sofferenze a cui erano
sottoposti. Le suddette terre furono consegnate agli indigeni di Yoro, ma
attualmente sono in disputa in quanto queste sono entrate in possesso dei
produttori di caffè, legname, animali d'allevamento e di possessori di terre
non indigeni.
90
Nel 1970 i cacique Tolupan hanno intrapreso una rivoluzione per
recuperare le loro terre, ma sono stati contrastati dai gruppi economici
potenti e sono rimaste vittime 57 lider indigeni.
Nel 1985 è stata creata la Federazione di Tribù Xicaque di Yoro, la
FETRIXY, grazie all'aiuto di sacerdoti cattolici gesuiti e della Cohdefor, la
Cooperazione per lo Sviluppo della Foresta Honduregna, che comprende
25 consigli tribali. Solo due non hanno aderito alla federazione quella di El
Hoyo e della Montaña de la Flor.
Nel 2011 il cacique maggiore della tribù la Ceiba della Montaña de
la Flor e membro dell'Associazione delle Comunità Indigene Tolupanes
de Montaña de la Flor, ACITMFM, morì per tubercolosi all'età di 90 anni
nonostante avesse ricevuto le cure adeguate nell'ospedale Escuela a
Tegucigalpa. Gran parte della storia si è persa con la morte del cacique
Julio Soto che ha lottato tutta la vita per il suo popolo.
Ancora vivo, invece, è il cacique Cipriano Martinez ancora attivo
all'età di 113 anni e per questo definito la "leggenda vivente".
91
3.6.
PECH
Le terre di Colón, Olancho e Gracias a Dios ospitano anche
un'altro popolo oltre ai Tawahka, i Pech. Anch'essi hanno origine chibcha,
quindi non sono originari del territorio honduregno ma vi si stabilirono
dopo un lungo viaggio dal Sud America attraversando Panama e Costa
Rica.
Al tempo della conquista gli spagnoli li chiamavano Payas, Poyers o
Pahayas, termini che non sono mai stati accettati da questo popolo in
quanto esprimono concetti come incivili, selvaggi e barbari. Essi infatti si
definiscono più semplicemente Pech, ossia “gente” e chiamano coloro che
non fanno parte del loro popolo Pech-Akuá, che significa “altra gente”.
In epoca precolombiana questo popolo occupava il territorio della
Mosquitia e la zona nord-est di Olancho, in seguito si estese e nel XVII
secolo arrivò ad occupare anche le zone dei fiumi Patuca e Aguán, e le
92
regioni del litorale da Caratasca fino al Cabo de Gracias a Dios ai confini
con il Nicaragua. Inoltre resti archeologici dimostrano che si trovassero
anche nelle isole della Bahía insieme a delle tribù di Maya commercianti.
Gli spagnoli decisero di entrare nella Mosquitia nel 1564, ma la
forte opposizione dei Pech gli fece capire che avrebbero potuto
raggiungere il loro scopo solo attraverso la religione cristiana.
Nel XVIII secolo i pirati francesi, inglesi e olandesi si allearono con
i Miskito a cui offrirono armi da fuoco per cacciare i Pech e i Tawahka
dalle loro terre. Così in poco tempo i Pech furono decimati dalla furia dei
Miskito che li catturavano e li vendevano come schiavi. I sopravvissuti si
rifugiarono nell'entroterra dove ancora oggi dimorano e mantengono vive
la loro lingua e le loro tradizioni attraverso cibi, bevande e musica prodotti
con strumenti musicali tipici come il tempuka, una specie di tamburo
lungo, l' arwa, simile a un flauto e il camachá, ossia una maraca.
In totale il popolo Pech supera i 3200 abitanti distribuiti in dieci
tribù: Silín e Carbón nel Municipio di Trujillo a Colón, las Marías nella
Biosfera de Río Platano nella Mosquitia, in Olancho a Santa Maria del
Carbón nel Municipio di San Esteban e Aguzarka, La Campana, Kulucu,
Jocomico, Pueblo Nuevo Subirana, Pisijire, e Vallecito nel Municipio di
Dulce Nombre de Culmí.
I Pech si dedicano principalmente all'agricoltura e all'allevamento,
ma anche alla caccia e alla pesca per la loro sussistenza. Tra le altre attività
che svolgono ci sono l'artigianato, la ricerca dell'oro e l'estrazione di resina
del liquidambar.
Originariamente la donna era una figura molto importante nella
loro società in quanto svolgevano tutte tipi di attività come la caccia, la
93
pesca, la coltivazione e ricoprivano anche ruoli come sciamani, Capi tribù,
Consigliere e Sacerdotesse. Tuttavia dopo l'influenza coloniale hanno
perso il loro valore nella società, ma fanno ancora parte il Consiglio di
anziani e il Consiglio tribale. I Pech hanno un gran rispetto per gli anziani
e in generale sono loro che ricoprono il ruolo di curanderos, letteralmente
i guaritori, che sono incaricati di conservare e diffondere la loro medicina
basata sulla natura. Con essa sono riusciti a scoprire cure per molte
malattie tra cui il morso di un serpente molto diffuso in America Centrale
chiamato ferro di lancia o barba amarilla in spagnolo.
Anche la religione ha subito influenze dopo la conquista degli
spagnoli, ma il cristianesimo è stato ben accettato dai Pech così come da
altre culture indigene in quanto gli permette di mantenere molti elementi
delle loro religioni tradizionali aggiungendo solo altri idoli da venerare.
Nel dipartimento di Olancho esistono anche due cappelle che sono
visitate da un sacerdote solo due o tre volte all'anno e il 14 gennaio
celebrano la festa patronale del Signore di Esquipulas a Santa Maria del
Carbón.
Come tutti gli indigeni che vivono in Honduras i Pech parlano la
lingua ufficiale nazionale, lo spagnolo, ma conservano anche il loro dialetto
paya che per molti anni è stato difficile da decifrare per gli studiosi in
quanto non è ben evidente la radice macro-chibcha da cui proviene e
presenta molti elementi contrari alla loro origine. Questa lingua è così viva
in Honduras che i Pech cantano persino l'inno nazionale nella loro lingua.
Come da tradizione i Pech vivono in capanne fatte di paglia, ma
costruiscono anche case di legno. Grazie all'azione della Cooperazione
94
Spagnola hanno anche potuto realizzare più di trecento case di pietra e
hanno avuto accesso all'acqua potabile e al sistema di latrine.
La loro cultura e le loro terre sono preservate dalla Federazione di
Tribù Pech di Honduras, FETRIPH, creata nel 1985.
95
3.7.
NAHOA E CHOROTEGA
Da pochi anni sono state riconosciute nuove tribù honduregne, la
Nahoa e la Chorotega. Non sono ancora stati effettuati studi socioculturali
per cui non si possiedono molte informazioni al riguardo.
I Nahoa o Nahua sono un popolo di circa 19˙800 abitanti che
risiedono nel dipartimento di Olancho nei municipi di Catacamas, Jano,
Guata e Gualaco. Si crede che in passato abbiano abitato anche la regione
di Gracias a Dios lasciando grandi distese di cacao di cui oggi usufruiscono
i popoli Pech, Tawahka e Miskito.
96
La sua origine si rimanda al popolo messicano Nahuatl che nel
periodo coloniale attraversò l'Honduras per poi arrivare fino al Perù dove
ancora sono presenti come anche in Nicaragua.
Nel municipio di Guata nel dipartimento di Olancho esistono dei
passaggi sotterranei che si pensa facciano parte della cultura Nahoa.
Con la riforma agraria del 1953 questo popolo divenne una colonia
agricola. Si dedicano alla coltivazione di mais e fagioli che costituiscono gli
elementi base per la produzione dei loro cibi e bevande. Producono
inoltre riso e yuca e si occupano dell'allevamento di animali domestici.
Attualmente non conservano la loro lingua originaria e professano
per lo più la religione cattolica. Politicamente sono rappresentati dalla
FINAH, la Federación Indígena Nahoa de Honduras29, creata nel 1998
per promuovere il riconoscimento della propria cultura.
Anche i Chorotega sono di origine messicana, ma al contrario dei
Nahoa conservano la loro lingua e loro credenze antiche che riguardano la
terra e gli animali come il coccodrillo e la rana. In Honduras occupano il
territorio di El Paraíso e Choluteca al confine con Nicaragua dove esistono
altre comunità Chorotega.
Questo popolo si formò nel periodo coloniale quando si unirono
con altri gruppi di indios provenienti dal Nicaragua con cui condividono
anche la stessa cultura alimentare, basata sul mais, e quella artigianale, in
particolare la ceramica, elaborata dalle donne.
29
Federazione Indigena Nahoa dell'Honduras
97
Con la FCIC, Federación de la Comunidad Indígena Chorotega30 in
Honduras, sono stati in grado di iniziare la loro lotta per il riconoscimento
della loro cultura.
30
Federazione della Comunità Indigena Chorotega (traduzione letterale)
98
3.8.
AFRODISCENDENTI
Attualmente vi sono due popolazioni di discendenza africana
stanziate definitivamente in Honduras, i Negros de habla inglesa , ossia
neri di lingua inglese, e i Garifuna, più precisamente Garinagu al plurale..
I primi, chiamati in Honduras isleños o più comunemente ingleses,
sono un popolo nato proprio sulle isole della Bahía. Queste infatti, che
precedentemente erano occupate dalla comunità Pech, nel periodo
coloniale, dal 1502 al 1821, sono state contese molto da francesi, olandesi
e inglesi e sono state anche sede di lotte con i pirati.
L'origine degli ingleses risale a due diverse ondate, la prima è quella
degli schiavi che arrivarono insieme ai conquistadores al comando di
Cristoforo Colombo nel XVI secolo e la seconda corrisponde agli schiavi
99
arrivati in un secondo momento nel XIX secolo quando le isole erano in
possesso della corona inglese.
Il popolo attuale è il frutto dell'incontro dei neri africani con gli
inglesi e altre popolazioni provenienti dalle isole Caiman e dalla Jamaica
che arrivarono durante il XX secolo con la diffusione delle compagnie
nordamericane per la produzione di banane sulle isole e sulla costa
honduregna.
Mentre gli inglesi hanno trasmesso la lingua, la religione e altre
tradizioni a questo popolo, gli africani lo hanno arricchito con la cultura
della musica e con la conoscenza di piante medicinali.
Oggigiorno gli 80˙000 abitanti isleños occupa, oltre alle isole
Roatán, Guanaja, Utila e José Santos Guardiola, anche zone costiere nei
dipartimenti di Atlántida, Colón e Cortés dove vivono con Garifuna e non
indigeni.
Tuttavia il gruppo di afrodiscendenti, e in generale, il gruppo etnico
più numeroso dell'Honduras è costituito dal popolo Garifuna contando
circa 300˙000 abitanti distribuiti in 47 comunità tra i dipartimenti di
Atlantida, Colón, Cortés, Gracias a Dios e le isole della Bahía in
Honduras.
Al giorno d'oggi questo popolo conserva ancor gli usi e costumi del
loro luogo d'origine, San Vicente, anche se i giovani vengono sempre più
influenzati dal cibo e dalla musica degli altri paesi.
Il nome con cui preferiscono essere chiamati è Garinagu, in quanto
esprime un concetto di collettività al contrario di garifuna che invece si
riferisce solo alla singola persona o alla lingua.
100
La storia più conosciuta riguardo all'origine di questo popolo narra
che nel 1635 due navi spagnole, che trasportavano schiavi dal paese oggi
chiamato Nigeria, naufragarono vicino all'isola di San Vicente di fronte alla
Repubblica Bolivariana di Venezuela. Coloro che riuscirono ad arrivare
all'isola nuotando furono accolti dagli Indios Kalipuna, che avevano
precedentemente invaso l'isola di San Vicente dove dimorava la tribù
Arawak. I Kalipuna uccisero tutti gli uomini Arawak risparmiando le
donne con cui si mischiarono formando una nuova tribù. Successivamente
all'arrivo degli africani si creò un nuovo popolo chiamato Garifuna.
Nel 1660 San Vicente, conosciuta anche come Yurumein, fu
riconosciuta terra garifuna attraverso un trattato con inglesi, spagnoli e
francesi in cambio della promessa di non attaccare le isole vicine proprietà
degli europei. Questi ultimi, però, non rispettarono il trattato e cercarono
varie volte di impossessarsi dell'isola con risultati scarsi in quanto i
Garinagu non erano solo maggiori in numero, ma erano anche bravi
guerrieri.
Nel 1763 San Vicente fu nominata giurisdizione britannica
attraverso il trattato di Parigi che però fu rifiutato dalla resistenza garifuna
capitanata da Joseph Chatuyer o Shatuyer, una figura decisiva nella lotta
alla colonizzazione.
Nel 1773 i britannici furono obbligati a firmare un trattato di pace
con il popolo Garifuna che in seguito si alleò con le forze armate francesi
per mantenere al sicuro l'isola da ulteriori attacchi. L'alleanza francesegarifuna era divisa in due gruppi uno capitanato da Du Vallé e l'altro da
Chatuyer.
101
I britannici non si arresero e organizzarono un esercito ancora più
grande e dopo un imboscata il 14 Marzo 1795 morì il capo Chatuyer e con
lui anche la resistenza garifuna. Cominciò così l'espulsione del popolo
dalla propria terra che fu portato prima a Balliceaux in circa 5˙000. La
terra, però, era troppo piccola per contenerli anche dopo la morte di circa
la metà delle persone e così l'11 Marzo 1797 cominciò la traversata verso
l'isola di Roatán in Honduras, ma solo per i Garifuna con tratti più
africani; invece a chi assomigliava più ai suoi genitori indios era stato
permesso di rimanere sull'isola di San Vicente.
Questo popolo lottò per la libertà e riuscì in questo modo a non
essere mai schiavizzato. Il 12 Aprile 1797 arrivarono nella zona di Punta
Gorda a Roatán, ma la terra arida del luogo non permetteva di essere
utilizzata a pieno per la coltivazione perciò essi chiesero agli spagnoli di
approdare sulla zona costiera. In seguito al consenso del governo spagnolo
che in quel tempo regnava in Honduras, si spostarono a Trujillo.
Il 12 aprile si celebra il giorno del Garifuna non solo in Honduras,
ma anche in Guatemala, Belize, Nicaragua e persino negli Stati Uniti dove
sono arrivati durante la seconda guerra mondiale. I buyueis o sciamani
iniziano i festeggiamenti con riti di purificazione seguiti da manifestazioni
di ricostruzioni storiche, concerti, sfilate, messe, per poi finire con balli e
concerti.
Oggigiorno in Honduras esistono diverse comunità importanti
come Nueva Armenia, Sambo Creek, Corozal, Triunfo de la Cruz, Rio
Esteban e Rio Coco dove sono ancora vive tutte le tradizioni garifuna
come la lingua, la cucina e la musica, ma anche la pesca e l'agricoltura,
102
settori in cui sono specialisti, tanto che scelgono sempre di spostarsi in
luoghi costieri.
Utilizzano ancora moltissimi strumenti provenienti dalla tradizione
antica che oggi sembrano obsoleti ma questo popolo li tramanda di
generazione in generazione.
La dieta garifuna è caratterizzata dall'utilizzo di prodotti come il
cocco, la yuca, il platano e il pesce. I piatti più rappresentativi sono il
kazabe, o pane di yuca, il tapado, ossia una zuppa, e la machuca, una
specie di purè di platano verde. Conservano ancora ricette di bevande
tipiche come il guifiti a base di erbe e rum il cui nome significa “amaro”.
La religione garifuna si chiama dugù e ha origine africana, amerindia
e europea. Oggigiorno si è unita in alcuni aspetti al cattolicesimo che molti
garifuna professano.
La musica, il canto e i balli sono elementi molto importanti nella
vita garifuna e uniscono tradizioni africane e amerindie. Gli strumenti
maggiormente utilizzati sono tamburi, maraca e caracol, ossia il guscio
della chiocciola.
Il ballo più famoso che è entrato ad far parte della cultura nazionale
è la punta. Originariamente era un ballo tipico delle veglie funerarie il cui
nome viene dal modo in cui si balla, ossia sulla “punta” dei piedi. Il ritmo
era dato dal battito di mani a cui in seguito fu inserito l'accompagnamento
di tamburi. Nel 1991 con la canzone sopa de caracol di Banda Blanca
questo tipo di musica divenne commerciale.
I testi delle canzoni in genere narrano la loro storia e scene di vita
quotidiana come i momenti della pesca, della cucina e del loro stile di vita
in generale. I Garinagu vivono ancora in case fatte di canne di bambù e
103
palme e le donne indossano tradizionalmente una gonna fino alle
ginocchia o al tallone quadrettata o a fiori con una maglia combinata con la
gonna o un vestito floreale e una bandana in testa combinata con i vestiti.
Anche la loro lingua è ancora viva anche se i giovani tendono a
parlare più spagnolo perdendo così la loro tradizione. La lingua garifuna
appartiene alla famiglia linguistica arawak sopravvissuta a molti anni di
persecuzione e dominazione di lingue indigene anche se la struttura
morfologica ha subito molte variazioni a causa della fonetica africana, per
l'influenza delle lingue europee francese, inglese e spagnolo e per la sua
trasformazione interna naturale. Si può affermare che contiene un 45% di
parole arawak, 25% caribe, 15% francesi, 10% inglesi e 5% spagnole.
Una caratteristica particolare è la divisione linguistica sessuale che si
creò nell'antichità. Esiste un vocabolario femminile e uno maschile, ma ciò
non influisce sulla comprensione della lingua in generale.
A Los Angeles esiste persino una fondazione che propone corsi di
lingua garifuna gratuiti per principianti o anche per coloro che lo parlano
già con lo scopo di migliorare non solo la lingua parlata ma anche quella
scritta. Si tratta del GAHFU, Garifuna American Heritage Foundation
United, che dal 2005 si preoccupa di mantenere viva la cultura garifuna
attraverso la lingua. Oggi l'accademia porta il nome di Clifford J. Palacio
Garifuna Language & Culture Academy of Los Angeles in onore del
Signor Palacio che ha dedicato la sua vita a questo progetto formando tutti
gli attuali insegnanti volontari che portano avanti questa iniziativa.
Anche in Honduras esistono organizzazioni che hanno come scopo
di preservare la cultura garifuna inserita ufficialmente nella lista
104
rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanitá
dall'UNESCO nel 2008.
La più antica è la OFRANEH,
31
Organización Fraternal Negra
Hondureña fondata nel 1978 che ha sede in una delle comunità garifuna
più conosciute in Honduras, Sambo Creek che si trova a La Ceiba,
Atlántida.
Sempre a La Ceiba nasce il 25 gennaio 1992 un'altra organizzazione
ODECO, Organización de Desarrollo Étnico Comunitario32, con il fine di
lottare per lo sviluppo integrale delle comunità di discendenza africana
dell'Honduras.
Anche i diritti dei Negros de habla inglesa sono tutelati da
un'organizzazione che si chiama NABIPLA, ossia Associazione Nativa
delle Isole della Bahía di Professionisti e Lavoratori.
31
32
Organizzazione di Fratellanza Nera in Honduras (traduzione letterale)
Organizzazione per lo Sviluppo Etnico Comunitario (traduzione letterale)
105
CONCLUSIONE
Questa tesi tratta della popolazione dell'Honduras dalle origini fino
ai giorni nostri. Per cominciare ho dedicato il primo capitolo alla
descrizione geografica e politica del paese per dare un'idea delle grandi
risorse che possiede e della situazione politica in cui vive. Il territorio è più
che altro costituito da foreste con terreni poco coltivabili che ha spinto le
popolazioni indigene ad effettuare opere di deforestazione.
Secondo Tom Sever, questa tecnica di deforestazione è stata una
delle cause principali dell'estinzione di uno dei più grandi popoli
mesoamericani, i Maya,. L'archeologo della NASA afferma che la fame e
la sete dovute alla deforestazione e alla siccità uniti alle malattie portate
dagli Europei e alle guerre che nel periodo postclassico dominavano
l'intero regno Maya, causarono la scomparsa repentina di questo grande
popolo a cui tutt'oggi si dedicano molti scienziati.
È proprio ai Maya che ho dedicato l'intero secondo capitolo
facendo un excursus dello sviluppo della loro grande cultura a partire dal
periodo Preclassico, passando al periodo di maggiore sviluppo, il Classico,
per poi finire con il Postclassico. Un accenno è stato fatto anche alla civiltà
madre mesoamericana, l’Olmeca, che ha fornito le basi per le tradizioni e
le arti ereditate e sviluppate dai maggiori popoli precolombiani, tra queste
la scrittura geroglifica, il sistema di numerazione vigesimale, i riti del
sacrificio e dell'autosacrificio e l'utilizzo della piramide come base per i
templi.
106
In età precolombiana l'Honduras era già abitata da altre civiltà
presenti ancora oggi e che ho trattato più nello specifico nel terzo capitolo.
Non avendo sviluppato una forma di scrittura non si conoscono molti
dettagli sulla loro storia prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel
XVI secolo.
L'ultima parte della mia tesi fornisce un panorama sulla storia e sulla
cultura di ogni singola popolazione che abita il suolo honduregno
includendo non solo le antiche popolazioni indigene, ma anche quelle
riconosciute più recentemente e i popoli di origine africana. Attualmente
tutti questi popoli minoritari stanno combattendo per i diritti riconossciuti
nella Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite nel 2007. A partire dagli anni '80 sono nate
molte organizzazioni con lo scopo di preservare la loro cultura e allo stesso
tempo migliorare le loro condizioni di vita.
Il fenomeno della globalizzazione, che dal XX secolo è in continua
crescita, ha reso ancora più urgente trattare il tema della diversità culturale
in quanto costringe molte culture minori a uniformarsi per garantire la loro
sopravvivenza.
La società odierna sembra aver assunto come principio la legge
della giungla dove il più forte ha il sopravvento sui più deboli con la
differenza che nel mondo “umano” la potenza si misura con la ricchezza.
Gli indigeni, intesi come gruppi etnici minoritari, basano la loro
sopravvivenza sulla natura da cui ricavano non solo i prodotti per la loro
sussistenza, ma anche rimedi medicinali. Il grande contatto con la natura li
107
rende degli esperti in "medicina naturale" in quanto la loro conoscenza
viene tramandata di generazione in generazione. La loro abilità consiste
non solo nel conoscere i diversi tipi di vegetazione distinguendo quelli
benefici da quelli dannosi, ma anche la modalità e la quantità in cui
devono essere somministrati per garantire una pronta guarigione e non
l'effetto contrario.
Questi sono soltanto degli esempi delle migliorie che si potrebbero
apportare unendo conoscenze di vari popoli per raggiungere un giusto
equilibrio. Come conclusione della mia trattazione vorrei citare il rapporto
mondiale dell’UNESCO intitolato “Investire nella diversità culturale e nel
dialogo interculturale” che, tra le altre cose, afferma che “un approccio
dello sviluppo più sensibile alla diversità culturale è la chiave per affrontare
il nodo inestricabile dei problemi sociali, economici ed ambientali che il
pianeta deve affrontare”.
108
HONDURAS POPULATION
FROM THE ORIGINS TO
NOWADAYS
109
INTRODUCTION
Although I grew up in Italy but I have never forgotten the country
where I was born - Honduras, a little known state in Central America.
In Italy many heard of it for the first time thanks to Italian reality
show "the celebrity Island" which took place on one of the Honduran
islets.
In Honduras there is a great variety of landscapes which include
beaches, mountains and forests rich of different species of flora and fauna
and consequently a very varied climate.
One of the most important civilisations that inhabited part of the
territory was the Maya. This and other pre-Columbian indigenous people
contributed to the formation of the present Honduran population.
Like the majority of the Latin American countries Honduras is
inhabited by people of different races and ethnies in particular the
Honduran population consists of almost 90% of mestizos and the
remaining 10% of several indigenous peoples and groups of African
origins. This multiethnic society is what makes this small Country a big
Nation.
It must be said that some of these groups not only live in Honduras
but also in other neighbouring countries. In the pre-Columbian period,
meaning before the arrival of the Spanish, there was no definite division
between states but the territories were traced by the groups themselves. At
the time the area comprised between Northern and Central Mexico down
110
to the western regions of Honduras and El Salvador was called
Mesoamerica, a term referring more to the culture than to geographical
confines.
My objective is to give a general view of the population that occupies
the Honduran territory nowadays starting from the very origins. In
particular I will deal with the history and culture of the Maya civilisation
that is still subject of research of many scholars. I will also describe some
traditions of several ethnies that are still practiced despite the big
revolution their lifestyle underwent after the Europeans got to
Mesoamerica.
My intention is to spread knowledge of cultures so different from
those of Europe and also to help the awareness campaign conducted by
many organisations like UNESCO to promote cultural diversity.
111
1. HONDURAS
1.1. GEOGRAPHY
Honduras is a republic in Central America. It was at times
referred to as Spanish Honduras to differentiate it from British
Honduras, which became the modern-day state of Belize. The country
is bordered to the west by Guatemala, to the south-west by El Salvador,
to the south-east by Nicaragua, to the south by the Pacific Ocean with
the Gulf of Fonseca, and to the north by the Gulf of Honduras, a large
inlet of the Caribbean Sea.
Honduras was home to several important indigenous cultures,
most notable the Maya. Much of the country was conquered by the
112
Spanish who introduced their official language and some of
their
customs in the sixteenth century. It became independent in 1821.
Honduras covers an area of about 112,492 km² and its
population exceeds eight million. Its land is full of natural resources in
particular minerals
and
cultivation
of
many
products
such
as coffee, tropical fruit, sugar cane is the major economic activity.
Many versions about the origins of the name Honduras exist but
the most reliable states that it comes from the Mayan word Huntulha, a
word referring to the whole coastline and not to the depth of the nearby
waters as many think. However its very first names were Guaymuras and
then Higueras or Hibueras. Even if the country has been called
Honduras since September 15, 1821, it became official only in 1862
after the members of the Chamber gathered in Santa Rosa de Copán:
la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y
es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación
procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece
atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha
tenido bien decretar y decreta: Artículo n.°1: La denominación que
en adelante llevar el conjunto de pueblos que forman el Estado con
inclusión de sus islas adyacentes, es el de la “República de
Honduras”.33
33
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visited in july 2013)
113
Mountains cover 82% of the Honduran territory since the Sierra
Madre de Chiapas, one of the longest mountain ranges in Central
America, crosses the entire country.
Unlike the European climate which is divided into four seasons,
in Honduras there are only two - the wet one and the dry one. This
phenomenon is due to the country’s morphology and its position 1600
km from the Equator between the Atlantic and the Pacific Oceans.
The climate is fresh and dry from December to May, hot and
humid from June to November and from September to the middle of
November the risk of hurricanes is very high.
Moreover there are further climate changes in the inland where it
is more temperate than the coastal areas where it tends to be more
humid.
There is a great variety of flora and fauna in Honduras especially
in the Rio Platano Biosphere Reserve, in the La Mosquitia region, and
in Pico Bonito, a national park in the municipality of El Porvenir near
to the coastal city of La Ceiba.
Both are part of the Mesoamerican Biological Corridor, an
initiative created in 1997 which links many parks from Mexico down to
Panama in order to protect critically endangered species from
extinction.
114
1.2. POLITICS
"Republica de Honduras libre,soberana,independiente-15 de
Septiembre de 1821".
This is the statement that has appeared on the national shield
since January 10, 1935, when President Tiburcio Carias issued Decree
No. 16 where the final aspect of the flag and coat-of-arms, previously
created during the government of Dionisio Herrera in 1825, was
described:
DECRETO No. 16
En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de
Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo
que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y,
Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no
sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de
modo claro y general.
DECRETA:
Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su
base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco
iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz.
El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos
mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro:
REPÚBLICA
DE
HONDURAS
LIBRE,
SOBERANA,
INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte
115
superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que
penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando
todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres
árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en
distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña,
una almádana y un martillo.
Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de
su promulgación.
Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de
enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera,
Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez,
Secretario
Al Poder Ejecutivo
Tiburcio Carías A.
El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,
Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.34
Honduras became a presidential republic after the approval of a
new Constitution in 1982. The President, who is also the Head of the
State, is elected every four years by the citizens but according to the
Constitution he can neither be re-elected nor extend his mandate. He
holds the executive powers and he is also responsible for choosing the
rulers of the eighteen departments into which the nation is divided:
Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco
34
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras (visited in july 2013)
116
Morazán, Yoro, Atlántida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá,
Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.
If for any reason the President is not able to perform his duties,
he is substituted by the Vice President who is also elected by the citizens
every four years. The residence of the President of Honduras is in the
capital Tegucigalpa and it is called Jose Cecilio del Valle Palace in
honour of the Honduran politician who was a major figure in gaining
independence for Central America.
In order to contrast the considerable power of the President, the
legislative branch is held exclusively by the Congress which is
unicameral and made up of 128 members. In Honduras there are five
political parties which have seats in Congress: Partido Nacional de
Honduras (PNH) 35 ; Partido Liberal de Honduras (PLH) 36 ; Partido
Innovación y Unidad-Social Demócrata (PINU-SD)
37
; Partido
35
PNH: the National Party of Honduras, the major right-wing conservative
party founded in 1902 in opposition to the PLH. It's flag is completely blue
with a white star in the middle.
36
PLH: the Liberal Party of Honduras, the main centre-right liberal party
founded in 1891. It's flag is made of two red stripes with a white one in the
middle.
37
PINU-SD: Innovation and Unity Party, a centre-left party in Honduras
established in 1970 to contrast the two major parties and the military regime.
117
Demócrata-Cristiano de Honduras (DC)
38
; Partido Unificación
Democrática (PUD)39.
After de coup d'etat of 2009 when the former President Manuel
Zelaya was ousted and exiled by the Honduran army on orders of the
Supreme Court, other political parties were founded.
The non-parliamentary parties are the following: Libertad y
Refundación, also called Libre 40 , which took part in the elections of
2013 led by the former President Zelaya's wife Xiomara Castro; Frente
Amplio Politico Electoral en la Resistencia, or FAPER41; Partido Alianza
Patriótica or ALIANZA42; Partido Anticorrupción or PAC.43
Despite the conspicuous number of parties, Honduras continues
to
have
a
two-party
system
dominated
by
the
PLH
and
the PNH which have been ruling the country for decades.
38
DC: the Christian Democratic Party of Honduras, a centre-left political
party.
39
PUD: the Democratic Unification Party, a left-wing political party which was
founded in 1992 by the unification of four clandestine or semi clandestine
parties of the time. The political condition was very particular because of the
recent Cold War and the party was legally recognised only in 1993.
40
LIBRE: Liberty and Refoundation, a leftist political party founded in 2011 by
the opponents to the coup d'etat.
41
FAPER: Broad Political Front in Resistance, a centre-left socialist political
party recognised by the Honduras Supreme Electoral Tribunal (TSE) in 2012.
42
ALIANZA: Honduran Patriotic Alliance, a centre-right political party founded
in 2012. Romeo Vasquez Velasquez was the party's candidate in the
elections of 2013.
43
PAC: Anticorruption Party, founded in 2012 by the journalist and television
presenter Salvador Nasralla who was also a candidate in the elections of
2013.
118
Once again in the elections of 2013 the PNH's candidate, Juan
Orlando Hernández, won and became the new President of Honduras.
119
2. ANCIENT HONDURAN POPULATION
During the pre-Columbian period the major civilisations that
occupied the Honduran territory were the Maya, the Miskito, the
Tawahka, the Pech and the Lenca.
The cultural centre of the Mayan people was in Copán, in
western Honduras, while the Miskito, the Tawahka and the Pech have
always lived in the east of the country in the region of La Mosquitia.
Ruins of the Pech civilisation were also found on the Bay Islands. The
Lenca were the largest indigenous group and its territory was very
extended and included many departments in South-West Honduras.
2.1. THE MAYA
The development of the Mesoamerican civilisations can be
divided into the Archaic, Preclassic, Classic and Postclassic periods.
The Archaic Period from around 7000 to 2000 B.C. was
characterised by the discovery of agriculture which allowed nomadic
peoples to become more settled and to build villages. During the
Preclassic Period, from around 2000 B.C. to 250 A.D, these villages
grew considerably and gradually they became kinds of city-states.
Around 1500 B.C. a very important civilisation was born, the
Olmec. It is also known as the Mesoamerican mother culture because it
120
developed some characteristics that became the basis of all other preColumbian peoples' culture. They were pioneers in the elaboration of
certain religious concepts such as human sacrifice and self-sacrifice, the
use of pyramids as bases for temples, and the invention of sculpture.
The word olmec comes from the nahuatl 44 term olman which
means "rubber land" because of the great quantity of rubber trees
present in their birthplace, the Mexican Gulf lowlands. At the moment
there is no evidence that confirms that they identified themselves as
Olmecs.
Around 400 B.C. they suddenly disappeared leaving all their
knowledge as a heritage to all Mesoamerican peoples.
In particular the Mayans inherited and developed the written
language and the vigesimal number system they used to calculate time
periods. Even though it was not the only people who used to study the
sky, no other population was so obsessed with it.
Many of their greatest discoveries that still fascinate scholars are
related to time and the sky. In particular they created a very complex
calendar that included tables indicating eclipses and the transit of Venus
with astonishing precision.
It was a Maya tradition to use hieroglyphics to record historical,
mythological and religious events on stones, columns, architraves,
staircases or other monuments. They used a different type of script to
44
Nahuatl: it is the Aztec language
121
write on paper, walls or pottery. Unfortunately most of the “books” they
wrote were lost during the colonisation period because of the Bishop of
Yucatán, Diego de Landa, who wanted to onvert all the natives to
Christianity.
Only three of them survived. They are made of flattened fig-bark
covered with a lime paste and then coated with stucco where Mayans
and other Mesoamerican people used to write. These “books” took the
name of the city where they are conserved.
The Dresden Codex is the most complete of the three and above
all it contributed towards understanding the Maya calendar because it
includes documents dealing with astronomy comprising tables of
eclipses and the transit of Venus.
The Tro-Cortesianus Codex, or Madrid Codex, is the longest and
it contains information about various types of rituals.
The Codex Peresianus or Paris Codex is the one in the worst
conditions and it talks about the gods of katun, a Mayan word that
indicates a period of about twenty years.
The most important sources of the Maya culture are these
codices and other books that have survived. The Popol Vuh, a book
containing legends about the history and culture of the Quiché Maya
from Guatemala, the Relación de las cosas written by Diego de Landa,
the Bishop who issued the order to burn all Mayan books and the
Chilam Balam consisting of reports of the Mayans from Yucatán. All
these books date back to before the XVI century when colonisation
began. Architecture, pottery and sculpture are the only sources that can
122
tell us something more about the Mayan culture before the Spanish
arrived in Mesoamerica.
The Maya territory extended throughout the present-day
southern Mexican states of Chiapas, Tabasco, and the Yucatán
Peninsula
states
,Guatemala, Belize,
of Quintana
Roo, Campeche,
western Honduras and
extreme
Yucatán
northern El
Salvador.
It can be divided into three areas: the highlands, the southern
lowlands, and the northern lowlands.
It’s thought that the Maya first settled in the highlands in the PreClassic Period. This area included Guatemala highlands and the
northern part of El Salvador. Despite the abundance of a large variety of
resources and the fertility of the land, the Maya did not develop their
civilization in that area.
Their flourishing period was the so-called Classic Era from
around 250 A.D. to 900 A.D. when they settled in the southern
lowlands or central region that included the highlands of Chiapas,
Belize and western Honduras. Even if the land was not really suitable to
cultivate they found a way to make it fertile by means of a technique still
used today called slash-burn that simply consists in burning part of a
forest. The ash makes the soil fertile albeit for only a few years after
which the land becomes uncultivable again.
The Maya developed an agriculturally intensive, city-centred
civilisation consisting of numerous independent city-states – some
123
subservient to others. Some of the most important cities such
as Caracol, Tikal, Palenque, Copán belong to this period.
Their culture was based on the cultivation of corn that was closely
linked to religion. In fact it was thanks to their gods that they obtained a
good harvest. This is the reason why the Maya dedicated so much time
to building cities where they used to go only for ceremonies and to hold
markets while they used to live in small villages in the middle of the
forest, usually close to rivers.
The Mayan population was divided into three social classes. The
priestly and noble castes were the most powerful, merchants and
artisans formed the middle class and the peasants and slaves the lowest.
Every city-state had two chiefs, the priest who held a very
important position because of his role as a mediator between the people
and deities, and a king or ruler whose power was passed down from
generation to generation and who usually ordered the building of
seveeral monuments to prove it.
The artisans were important because they created all the objects
used for the ceremonies while the farmers dedicated themselves to the
cultivation of a milpa, a plot of land they used to cultivate in group.
A typical Mayan city consisted of a square where the market took
place, a temple with a stepped pyramid base, other buildings the use of
which is still unknown and one or more ballcourts, rectangular “arenas”
where the Maya used to play the ballgame. All Mesoamerican cultures
used to play this game even the Olmec, but the word ballgame can be
misleading because it was not about having fun; on the contrary, it was a
124
real ceremony. The rules of the game are still a subject of debate among
scholars because many different versions developed over time but
certainly the rubber ball was heavy and the players could not touch it
with their hands or feet but only with their hips. Special rituals took
place at the beginning and at the end of the game when a sacrifice always
occurred. In the ancient text Popol Vuh (the Mayan “Book of the
People”) the game is described as a contest between day and night or
life and the underworld with the ball-court representing a portal to the
underworld. The indigenous population still plays this game in a few
some places although naturally sacrifices are prohibited.
Mayan cities of the classic period were also characterised by stone
roads that led to the entrance of the city and linked all the monuments.
Their architecture was rich in details and sophisticated ornamentation
just like their sculpture and pottery. They used many techniques for
decoration such as bas-relief, relief, engraving, or painting on stucco or
directly on clay like the fresco technique. The corbel vault, a typical
element of their architecture, appeared more like a narrow triangle than
an archway because of the material they used, stone.
Stelae was very important for their culture. The Maya erected
these tall carved stone slabs every five or twenty years; they were
decorated with a representation of the ruler of the time and hieroglyphs
generally with astronomic information. People were always represented
with an elongated skull as this was thought to be a typical characteristic
of deities. For this reason, a Mayan tradition was to press babies' skulls
125
at their birth so that they would resemble to gods. The best examples of
stelae are in Tikal, Copán and Tonina.
There are still many mysteries in Maya culture but recently one
of them was solved. It concerns a special indelible bright blue pigment
they invented called Maya blue. Unlike other colours, it has survived
through all these years. In 2008, researchers of Wheaton College of
Illinois and the Chicago Field Museum discovered that to produce this
pigment the Maya used to combine indigo, copal 45and palygorskite, a
clayish mineral. No weather calamity or acid can remove this colour.
They used it both for their walls paintings and to paint the bodies of the
victims of human sacrifice.
All kind of ceremonies in fact ended with a sacrifice. The victims
could be virgins or babies for their purity, or prisoners of war. They also
practiced auto-sacrifice by drawing blood from different parts of their
bodies. For Europeans this may seem unacceptable but they saw these
acts differently. Their only aim was to please their gods so that they
ensured a good harvest and consequently a good life. They believed that
every god had a double face; for example, the god of rain could send
enough rain to make the corn grow or a storm that would have
destroyed the entire harvest. This is why they venerated above all the
gods of nature.
45
Copal: it's a tree resin the pre-Columbian civilisations used a lot as an
incense or for other purposes. The word come from the Nahuatl term copalli
which means incense.
126
The most important ceremony was the one before sowing.
People prepared for it by fasting for a long period and during the
ceremony, they begged Mother Nature to forgive them.
Another important Mayan belief was that everything repeats itself
in a cycle. This is the reason why they studied the past so much without
thinking of the future. They thought that when an era ended a new one
began and everything started all over again. According to the Dr. John
Carlson, the director of the Centre of Archaeostronomy46, this concept
led to the misinterpration of the date December 21, 2012. This date in
the Mayan calendar appear as 13.0.0.0.0. just like the first date of the
calendar that in the modern calendar would be August 11, 3114 B.C.
The Maya would call the time elapsed between the two dates 13
B'ak'tun, that is 13 times 144,000 years, a really important date to
celebrate. However this is just a theory.
Another question that many scholars are trying to answer is what
made the Maya suddenly move from the southern lowlands where their
culture reached its peak to the desert-like area in the north?
Many scholars believe that the decline of the Maya civilisation
started long before the arrival of the Spanish conquistadores.
46
Centre of Archaeoastronomy- it was founded in 1978 close to the
University of Maryland to advance research, education and public awareness
of archaeoastronomy. The journal of the Centre has always published articles
about archaeoastronomy and ethnoastronomy.
127
During the Post-Classic Period from around 900 to 1500 A.D.,
the Maya experienced a radical change in their lifestyle because of the
domination of the Toltecs, a nomad-warrior pre-Columbian civilisation
from Mexico. Although the Maya had always fought to conquer new
territories and had always sacrificed prisoners of war, in this period the
number of wars increased a lot and their way of fighting changed too.
The first Maya capital of the Post-Classic Period was Chichén Itza
where some of the traditions of the previous culture still existed such as
the ballgame, the organisation and the structure of the buildings in the
city.
One big difference from the old culture, however, is already
present in Chichén Itza: the cult of Quetzacoatl or Kukulkán, which in
the Maya language literally means "the feathered serpent", a deity
venerated by the Toltecs with the body of a rattlesnake and wings.
The Kukulkán temple in Chichén Itza also known as El Castillo
is one of the most representing buildings of this period. The base is a
pyramid with four stepped facades and at every equinox the particular
light reflects a Kukulkán shaped shadow on one of the flights of steps.
The war motif was present in every art representation with scenes
of battles, victories and the tzompantli or skull rack. This was a
particular tradition consisting in displaying the skulls of war captives or
sacrificial victims on a wooden rack.
Even the Mayan language experienced a change due to the
increase in wars. New concepts and words were introduced in the
Mayan vocabulary. For example tepal or tepual meaning lord, macehual
128
or common people, tecpan or large public building or royal palace,
tenamitl or fortified city, tepeu or glory. They also began to use a new
armour made of quilted stuffed cotton to protect themselves from the
weapons of that period.
In architecture a new building was created in Chichén Itza- the
temple of warriors, a temple surrounded by lines of warrior-shaped
columns.
One of the things that they could not abandon was their love for
astronomy; in fact, in Chichén Itza there is a building known as El
Caracol, probably used as an observatory, and the round dome on the
top goes to confirm this theory.
A particular custom that developed in the Early Post-Classic
period was the Cenote Sagrado or Sacred Cenote, a natural sink hole
used to sacrifice objects and human beings to the god of rain - Chaac.
According to the legend if someone thrown into the Cenote Sagrado
survived he was believed to have the power of prophecy.
After Chichén Itza collapsed this was the only tradition that
survived until 1560 when it disappeared because of the colonisation.
The Chilam Balam tells the legend of Hunac Ceel, a member of
the Cocom family, who declared himself the new prophet after
"surviving" the Cenote and moved the capital to Mayapán after
conquering Chichén Itza.
129
Today, it is thought that the fall of Chichén Itza was caused by a
civil war between the Mayans and the Mayan-Toltecs and archaeological
evidences prove that the city was looted and sacked.
During the last period of the Mayan kingdom with Mayapán as
the cultural centre, their society underwent a further change.the ruling
classes were often leaders; the government was centralised and all the
chiefs of the city-states lived in the capital so that it was harder for the
people to rebel. Moreover, it was impossible for a small city-state to
destroy the capital thanks to the Aztec warriors who protected it.
Mayapán was completely fortified.
This was a period of extreme decline for all kinds of arts and
architecture. Their technique was really rough and ready and they no
longer cared too much about what their temples looked like because
religion had lost its power. The temple of Mayapán was a miniature of
El Caracol.
The only important custom still linked to religion was the cult of
ancestors. Every noble house had a little chapel with a family altar where
the mortal remains of the family’s ancestors were conserved.
The Aztec warriors called Ah Canul or the protectors introduced
new weapons - bows and arrows. In fact, the only aspect in which this
population was more advanced than the previous one was the use of
metals.
The Cocom family ruled for a couple of centuries until Ah
Xupan organised a rebellion affirming that they were selling the Mayans
130
as slaves. All Cocom sons were killed except one who was in Honduras
at the time on business.
With the fall of Mayapán the kingdom was divided into twelve
small city-states. Meanwhile, also in Guatemala many wars were being
fought because the Quiché Maya wanted to have absolute power but the
Spanish got there before they could conquer all the territories.
Therefore, when the Maya suddenly disappeared the whole
kingdom was dominated by war.
Many theories on the reason for their sudden disappearance have
been advanced over the years including war, drought or disease. Tom
Sever from the Marshall Space Flight Center (MSFC) of the NASA
thinks that war, droughts, political instability and diseases contributed to
the end of the Maya. He also believes that the main causes were
starvation and thirst due to natural drought and human deforestation.
131
3. THE HONDURAS POPULATION
TODAY
Today, the Honduras population is made up of about 90% of
mestizos and 10% of indigenous and Afro-Hondurans. The indigenous
civilisations are:
-
the Maya-Chortí, descendants of the Maya civilisation whose
cultural centre was in Copán, Honduras, and in Quiriguá Guatemala and
who now live in the departments of Copán and Ocotepeque in Honduras
and in different parts of Guatemala where their language and culture are
still alive;
-
the Lenca, that is still one of the most numerous indigenous
population and lives in the south-west of the country in the departments of
La Paz, Intibucá, Lempira and the south of Santa Barbara;
-
the Miskito, the third most numerous indigenous people
thanks to extended territory it occupies, from Cabo Camarón in the east of
Honduras to the south of Río Grande in Nicaragua including the largest
protected area in Honduras, the Rio Platano Biosphere, in the department
of La Moskitia;
-
the Tolupanes or Xicaques, that live in many municipalities
of the departments of Yoro, Olancho and Colón;
-
the Tawahka, that live in the area commonly called Patuca
Medio in the protected Asangni Biosphere in the departments of Gracias a
Dios, Olancho and Colón.
132
-
the Pech, that also lives in the departments of Gracias a Dios,
Olancho and Colón but in different aldeas47;
-
the Nahoa or Nahua, a new indigenous group recently
recognised by the government that lives in the department of Olancho and
that probably in ancient times also lived in Gracias a Dios;
-
the Chorotega, that like the Nahoa, is a small civilisation
born after colonisation thanks to the union of some indigenous groups
from Honduras and Nicaragua and are now located in the departments of
El Paraiso and Choluteca on the borders with Nicaragua where more
Chorotega communities are settled.
The only two Afro-Honduran communities are:
-
the Garifuna or Garinagu, that can be found in the Bay
Islands, where they first settled in 1797 after the English moved them from
their original island, San Vicente, and in the departments of Atlántida,
Colón and Cortés;
-
the Negros de habla inglesa48 , commonly called in Honduras
Ingleses, that live most in the Bay Islands where this civilisation was born
but that lately have also settled in some coastal areas in the departments of
Atlántida, Colón and Cortés.
47
Aldea: Spanish word to indicate a human settlement with a. Little number of
inhabitants situated in rural areas.
48
This people does not like the name Creole and they prefer being called
Negros de habla inglesa which literally means English-speaking black people.
133
The great variety of ethnic groups is what makes this country so
fascinating since all the various civilisations have enriched the national
culture with some feature of theirs.
The lifestyle of all the indigenous peoples share similar aspects of
such as the importance of agriculture, hunting and fishing for their
sustenance. The only difference is that some of them base their diet on
cultivated products while others are experts in fishing or hunting. The
Lenca and the Chortí still use the technique of the milpa, the Miskito, the
Pech and the Tawahka still navigate the rivers in their pipantes, similar to
canoes, and the Tolupanes still hunt with bows and arrows and light fires
with stones.
Except the Miskito, all the other indigenous populations suffered
slavery during the colonial period and although they tried hard to oppose
the Spanish, they were finally defeated. The people that managed to resist
the longest was the Lenca thanks to their leader Lempira.
They were the most numerous people of the time and they were
divided into four tribes, the Care, the Cerquín, the Potón and the Lenca
who shared the same language and the same social structure. The cacique49
Lempira unified all four groups, created one big army and resisted against
the Spanish conquistadores for twenty years.
He became the symbol of the Lenca Resistance and after his death,
they finally surrendered to the Spanish. He became a hero for the whole
49
Cacique: indigenous tribes were called cacicazgo and the leader took the
name of cacique.
134
nation and today the Honduran currency is named after him. Moreover,
every 20th July is celebrated and during the whole month many events take
place in the department of Lempira.
During colonisation all the indigenous groups except the Miskito
suffered a sharp drop in their population because of the serious state of
malnutrition in which the Spanish kept them and due to the diseases they
brought to the new land.
The only population that avoided this situation was the Miskito
because of the deal that their king made with the English crown. They
offered to help the English in their fight against the Spanish in exchange
for protection. In that period the Miskito attacked all the Spanish
encampments and captured Tawahka, Pech and Tolupanes slaves to sell
them to the English.
Before colonisation the Tawahka dominated the areabut they had to
flee inland close to the rivers Patuca and Wampú because of the
aggressiveness of the Miskito. The same thing happened to the Pech.
Because of the great development of the Miskito civilisation in the
eastern part of Honduras and Nicaragua even the language spoken in the
area changed. Sumo was substituted with Miskito. Both languages belong
to the same Misumalpan 50 root; in fact, their structure is very similar
although the lexicon is not.
50
The Miskitu, Sumo and Matagalpa constitutes the Misumalpan languages.
It's thought that these are linked to the Macro Chibcha family, a branch of the
Chibcha civilisation from South America.
135
Today, the Tawahka speak their dialect they call Twanka, Miskito,
Spanish and some Paya too. Paya is the language of the Pech that also has
a macro-chibchan root.
In Honduras, almost all the indigenous populations and AfroHondurans are bilingual because they speak Spanish, the national
language, and their traditional languages. The exceptions are the Lenca,
the Maya-Chortí and most of the Tolupanes. Only the Tolupanes that live
in Montaña de la Flor, in the municipality of Orica in the department of
Francisco Morazán still keep alive many of their traditions such as their
language and religion. This is the only community that still does not
profess the Christian religion. All the other indigenous populations do
even if they have never abandoned certain beliefs and rituals.
In modern-day Honduras, minorities risk being absorbed by the
national culture, in fact many young people are losing their tradition. In
the 1978, the first organisation for the protection of minority rights, the
OFRANEH, the Honduran Black Fraternity Organisation, was born.
Subsequently, many others were created and now every minority group has
its own.
136
Indigenous people
Acronym
Organisation
Translation
Miskito
MASTA
Moskitia Aisla Takanka
Tawahka
FITH
Federación
Indígena
Tawaka de Honduras
Tawahka Indigenous Federation of
Honduras
Miskito-Tawahka
MUIHKA
Movimiento
Herederos
Moskitia
Heirs of the Indigenous Movement
Moskitia
Lenca
ONIHL
Organización Nacional National Organisation
Indígena Lenca de Indians of Honduras
Honduras
Lenca
COPINH
Consejo
Civico
de Civic Council of Popular
Organizaciones
Indigenous
Organisations
Populares e Indígenas Honduras
de Honduras
Lenca
MIHL
Movimiento
Indígena
Lenca de Honduras
Indigenous Lenca Movement of
Honduras*
Lenca
FHONDIL
Federación Hondureña
de Indígenas Lenca
Honduran
Federation
Lenca
CGL
Consejo de Gobierno Council of Lenca Government*
Lenca
Lenca
CONMIHL
Consejo de Mujeres Council of Indigenous
Indígenas Lencas de Women of Honduras
Honduras
Chortí
CINCHSA
Consejo
Indígena Council of Indigenous Chortí Nueva
Chortí
Nueva
San San Andrés*
Andrés
Chortí
CONIMCHH
Consejo Nacional Maya
Chortí
Indígena
de
la
Lenca
of
Lenca
and
of
Indigenous
Lenca
Maya-Chortí National
Indigenous Council
Pech
FETRIPH
Federación de Tribus
Pech de Honduras
Federation
Honduras
of
Pech
Tribes
of
Tolupán
FETRIXY
Federación de Tribus
Xicaques de Hobduras
Federation of Xicaque Tribes of
Yoro
137
Indigenous people
Acronym
Organisation
Tolupán
ACIMF
Asociación
Comunidades
Indígenas
de
Montaña de la Flor
Nahoa
FINAH
Federación
Indígena
Nahoa de Honduras
Chorotega
FCIC
Federación
de Federation
Comunidades
Communities
Indígenas Chorotegas Chorotega
de Honduras
of
of
Indigenous
Honduras
Garífuna
OFRANEH
Organización Fraternal Honduran
Negros de Honduras
Organisation
Black
Fraternity
Garífuna
ODECO
Organización
de Organisation for Ethnic Community
Desarrollo Comunitario Development in Honduras
Negros
inglesa
de
habla NABIPLA
Asociación
Profesionales
Trabajadores
Isleños
Translation
de Association
of
Indigenous
Communities of Montaña de la Flor
la
Indigenous Nahoa Federation of
Honduras*
de Native Bay Islanders Professionals
y and Labourers Association
Nativos
All these organisations are trying to preserve the culture and
language of minority peoples. UNESCO officially proclaimed the Garifuna
language, dance and music Oral and Intangible Heritage by the in 2008.
Currently, the most important aims of these organisations are the
achievement of indigenous self-determination, the reclamation of their old
territories and the introduction of bilingual schools where children can
learn both Spanish and their traditional languages.
In the Chortí territory this project was launched in 2010 with the
construction of a building called Templo del Sol with the aim of becoming
a school for Maya-Chortí.
138
CONCLUSION
My dissertation concerns the Honduran population from their
origins to the present. I dedicated the first chapter to a geographic and
political description of the country in order to understand the
environmental and political situation in which it lives. Most of the
territory consists of forests that do not foster agriculture. This is why the
indigenous peoples used the deforestation technique to make the land
fertile.
According to Tom Sever, the NASA archaeologist, the diseases
the Europeans brought and the wars that dominated the Maya Kingdom
in the Post-Classic period partially contributed to the extinction of this
great civilisation. He also stated, however, that hunger and thirst due to
deforestation and to drought were the main causes of the sudden
disappearance of the Maya people.
To them I dedicated the second chapter describing the
development of their culture that started during the Pre-Classic period,
reached its peak during the Classic and concluded at the end of the
Post-Classic period. No Mesoamerican civilisations would have reached
such a high level of their culture if the Olmecs had not laid the
foundations for their development after they suddenly disappeared
around 400 B.C. Among other things, they were the pioneers of
concepts and traditions such as the hieroglyphs, the vigesimal number
system, the rituals of sacrifice and auto-sacrifice and the use of pyramids
as bases for temples.
139
Several populations that still live in Honduras today have been
there since the pre-Columbian period. Since they did not develop any
type of written language there is very little information about their
culture before the Spanish conquistadores arrived.
The last chapter is about the history and the culture of all the
peoples that inhabit the Honduran territory. Today, all these minorities
are legally represented by organisations that are fighting for the rights
listed in the Declaration on the Rights of Indigenous People rights
adopted by the UN General Assembly in 2007.
The phenomenon of globalisation, which has been a continuous
process since the XX century, is an obstacle to cultural diversity because
it obliges minorities to conform to the lifestyle of modern society to
guarantee their survival.
As written in the UNESCO World report entitled “Investing in
cultural diversity and intercultural dialogue” “an approach to
development sensitive to cultural diversity is the key to addressing the
interlinked economic, social and environmental problems confronting
the planet”.
140
POBLACIÓN DE HONDURAS
AYER Y HOY
141
INTRODUCCIÓN
Yo me crié en Italia pero nunca olvidé el país donde nací,
Honduras, un Estado de Centroamérica poco conocido en Europa.
En Italia muchos lo conocen por el programa televisivo "l’isola dei
famosi", que se condujo en uno de los cayos hondureños.
En Honduras encontramos una gran variedad de paisajes con
playas, montes y forestas ricas de diferentes especies de flora y fauna y de
consecuencia varios tipos de clima.
Una de las civilizaciones más importantes que han habitado parte de
ese territorio es la Maya, que juntos a otras pueblos indígenas
precolombinos han contribuido a la formación de la actual población
hondureña.
La mayoría de los países de Latino América se componen de
diferentes razas y etnias, en particular en Honduras, la población se
constituye de aproximadamente un 90 % de mestizos y el restante 10% de
una variedad de grupos indígenas y de origen africana. Esta sociedad
multiétnica es lo que hace de este pequeño país una grande Nación.
Hay que decir que algunos de los grupos indios que viven en
Honduras también habitan otros países cercanos, de hecho en época
precolombina, que significa antes de la llegada de los españoles, no había
una división precisa de los estados, eran los mismos grupos que
delimitaban sus territorios. Antes se hablaba de Mesoamérica, un término
142
que se refería a las culturas de todo el territorio que va desde el actual
México centro-septentrional hasta las regiones occidentales de Honduras y
El Salvador.
Mi objetivo es definir un marco general de la población que hoy
ocupa el territorio hondureño desde las orígenes tratando en particular la
historia y la cultura de la civilización Maya que todavía interesa muchos
estudiosos. También voy a describir aspectos de la tradición de las varias
etnias que han sobrevivido hasta la actualidad no obstante la grande
revolución del estilo de vida que han experimentado después de la llegada
de los europeos.
Mi intención escribiendo esta tesis, es difundir el conocimiento de
unas culturas muy diferentes y lejanas a la europea y también ayudar la
campaña de sensibilización de muchas organizaciones como el UNESCO
para sostener la diversidad cultural.
143
1. HONDURAS
1.1.
GEOGRAFÍA
Honduras es una república centroamericana que limita al norte con
el Mar Caribe o de las Antillas, al sur con el Golfo de Fonseca, al sur-este
con la República de Nicaragua, al sur-oeste con el Salvador, y al oeste con
la República de Guatemala. Por lo tanto podemos decir que es una franja
de tierra encerrada entre dos océanos y es esto lo que quiere representar
su bandera. De hecho está formada por dos bandas azules y una blanca en
el medio, en la cual estan localizadas cinco estrellas azules que simbolizan
la primera unión de los estados de América Central: Guatemala,
Nicaragua, El Salvador, Costa Rica y Honduras.
El país tiene una superficie de 112.492 kilometros ² que lo convierte
en el país más grande de Centroamérica aunque no es el más poblado con
144
sus 8.296.693 habitantes.
Se cree que el nombre Honduras derive de la palabra maya
Huntulha que se refiere a la costa y no a la profundidad del agua como
muchos afirman. Sin embargo, esto no ha sido el único nombre que se ha
dado, el primero fue Guaymuras y luego Higuera o Hibuera.
Aunque el país ha sido denominado Honduras desde su
independencia, el 15 de septiembre de 1821, ha sido oficializado sólo
hasta el 12 de septiembre de 1862 por la Cámara de Diputados en la
ciudad de Santa Rosa de Copan. El decreto n °3 de hecho afirma que:
la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y
es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación
procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece
atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha
tenido bien decretar y decreta:
Artículo n.°1: La denominación que en adelante llevará el conjunto
de pueblos que forman el Estado con inclusión de sus islas
adyacentes, es el de la “República de Honduras”.51
El 82% del territorio hondureño está formado por montañas debido
a la Sierra Madre de Chiapas también denominada Cordillera Central, una
51
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitado en Julio 2013)
145
de los sistemas montañosos mas extenso de América Central, que atraviesa
todo el país.
En contraste con el clima mediterráneo que se define en cuatro
estaciones, el de Honduras se divide sólo en dos, la húmeda y la seca. Eso
se debe a la morfología del país y a la ubicación geográfica en el hemisferio
norte que se encuentra en la zona tropical entre los dos océanos, el
Atlántico y el Pacífico, y a unos 1600 km al norte de la línea ecuatorial. El
clima resulta frío y seco en los meses que van de diciembre a mayo, cálido
y lluvioso en el período de junio a noviembre y desde septiembre hasta
mediados de noviembre, el riesgo de huracanes es muy alto. Además en el
interior del país el clima es más templado y en la zona costera más
húmedo.
Hay una gran variedad de flora y fauna en Honduras que
comprenden también especies en riesgo de extinción, en particular en la
reserva de la Biosfera de Río Platano ubicada en el departamento de la
Mosquitia y en Pico bonito, un parque nacional de El Porvenir cerca de la
ciudad de la Ceiba.
Ambos forman el Corredor Biológico Mesoamericano, una
iniciativa establecida en 1997 que une muchos parques desde México
hasta Panamá con el fin de proteger a las especies en peligro de extinción.
146
1.2.
POLÍTICA
"República de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de
septiembre de 182 ".
Esta es la definición del escudo Hondureño desde el 10 de enero
de 1935 cuando el Presidente Tiburcio Carias emitió el decreto n.16
donde se describe el aspecto final de la bandera y del escudo que fueron
creados anteriormente durante la gobernación de Dionisio Herrera en
1825.
DECRETO No. 16
En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de
Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo
que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y,
Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no
sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de
modo claro y general.
DECRETA:
Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su
base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco
iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz.
El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos
mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro:
REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA,
147
INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte
superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que
penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando
todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres
árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en
distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña,
una almádana y un martillo.
Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de
su promulgación.
Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de
enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera,
Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez,
Secretario
Al Poder Ejecutivo
Tiburcio Carías A.
El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia,
Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.52
Honduras se convirtió en República presidencial después de la
aprobación de una nueva Constitución en 1982. El Presidente, que es el
Jefe del Estado también, es elegido cada cuatro años por los ciudadanos
pero la Constitución afirma que no puede ser reelegido ni extender su
encargo. El Presidente tiene el poder ejecutivo y es responsable de elegir
los gobernantes de los 18 departamentos en los cuales está dividido el país:
52
http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitdo en Julio 2013)
148
Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco
Morazán, Yoro, Atlándida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá,
Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía.
En caso que el Presidente no tenga la capacidad de cumplir con su
encargo, el Vicepresidente, también elegido por los ciudadanos cada
cuatro años, lo sustituye. El Presidente habita en la capital Tegucigalpa en
el Palacio Jose Cecilio del Valle, que lleva el nombre del político
hondureño que contribuyó a la independencia de Centroamérica.
Para contrastar el gran poder detenido por el Presidente, el poder
legislativo está exclusivamente en las manos del Congreso que es
unicameral y es formado por 128 miembros representantes de cinco
partidos políticos: Partido Nacional de Honduras o PNH53; Partido Liberal
de Honduras o PLH54; Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata o
PINU-SD 55 ; Parido Demócrata-Cristiano de Honduras o DC 56 ; Partido
53
PNH: el mayor partido de la derecha conservativa fundado en 1902 en oposición
al PLH. Su bandera es azul con una estrella blanca en el medio.
54
PLH: el principal partido de centro-derecha fundado en 1891. Su bandera se
compone de dos franjas rojas y una blanca en el medio.
55
PINU-SD: un partido de centro-izquierda creado en 1970 para contrastar los dos
partidos mayores y el régimen militar.
56
DC: un partido político de centro-izquierda.
149
Unificación Democrática o PUD57.
Después del golpe de estado cuando el ex Presidente Manuel
Zelaya fue exiliado por las fuerzas militares hondureñas, por orden de la
Corte Suprema, se formaron ulteriores partidos políticos.
Esos partidos son los siguientes: Libertad y Refundación, también
llamado Libre58, que participó a las elecciones del 2013 representado por
la mujer del ex Presidente Zelaya , Xiomara Castro; Frente Amplio
Político Electoral en la Resistencia o FAPER59; Partido Alianza Patriótica
o ALIANZA60; Partido Anticorrupción o PAC61.
No obstante existan varios partidos, Honduras tiene un sistema
bipartidista dominado por el PLH y el PNH que gobiernan el país desde
57
PUD: un partido político de izquierda que nació en 1992 con la unión de cuatro
partidos clandestinos o semi clandestinos. En aquel tiempo la condición política era
muy particular a causa de la Guerra Fría y el partido fue reconocido legalmente sólo
en 1993.
58
LIBRE: un partido político de izquierda fundado en el 2011 por los opositores del
golpe de estado.
59
FAPER: un partido político de centro-izquierda reconocido por el Tribunal
Electoral Supremo de Honduras en 2012.
60
ALIANZA: un partido político de centro-derecha fundado en 2012. Romeo
Vasquez Velasquez fue el candidato del partido a las elecciones de 2013.
61
PAC: fundado en 2012 por el periodista y presentador de televisión Salvador
Nasralla que participó a las elecciones de 2013.
150
hace muchos años. En 2013 un candidato del PNH, Juan Orlando
Hernández, ganó las elecciones y fue proclamado el nuevo Presidente de
Honduras.
151
2. LA POBLACIÓN DE HONDURAS
AYER
Las civilizaciones más importantes que habitaron el territorio
hondureño en el periodo precolombino fueron Los Mayas, Los Miskitos,
los Tawahkas, los Pech y los Lencas.
El centro cultural de los Mayas en Honduras era Copán en el oeste
del país, en cambio los Miskitos, los Tawahkas, los Pech han siempre
habitado la parte oriental en particular en el departamento de la
Mosquitia. En las Islas de la Bahía también se encontraron restos de la
población Pech. En fin el territorio Lenca era muy extenso e incluía
muchos departamentos del sur-oeste de Honduras.
2.1. LOS MAYAS
El desarrollo de la civilizaciones mesoamericanas se divide en los
periodos Arcaico, Preclásico, Clásico y Postclásico.
El periodo Arcaico, que va aproximadamente desde el 700 hasta el
2.000 A.C., fue caracterizado por el descubrimiento de la agricultura que
permitió a los pueblos nómadas de convertirse en pueblos mas estables y
de formar aldeas organizadas.
Durante el periodo Preclásico, aproximadamente desde 2000 A.C
hasta 250 D.C, hubo un fuerte crecimiento de la población y poco a poco
152
esas aldeas se convirtieron en pequeñas ciudades-estados.
Entorno a 1500 a.C. nació una civilización muy importante para la
historia cultural de todas las poblaciones indígenas precolombinas, la
Olmeca, también conocida como la cultura madre mesoamericana. Ellos
fueron los pioneros de conceptos religiosos como el sacrificio humano y el
auto sacrificio, los primeros que usaron la pirámide como base para
templos y que inventaron la escultura.
La palabra olmeco viene de olman, en lengua nahuatl62, que significa
literalmente "tierra de la goma" por la gran cantidad de castilla elástica
presente en el lugar donde nacieron, las tierras bajas del Golfo Mexicano.
Hasta hoy en día no hay ninguna prueba de que ellos mismos se definían
como Olmecas.
Alrededor del año 400 a.C. esa cultura desapareció de repente
dejando en herencia todos sus conocimientos a las civilizaciones
mesoamericanas que sin esas bases no hubieran tenido la posibilidad de
desarrollar su cultural a un nivel tan alto.
En particular los Mayas heredaron y mejoraron la escritura y el
sistema numérico vigesimal que utilizaban para sus cálculos del tiempo.
Aunque ellos no fueron la única población que solía analizar el cielo, no
hubo otra tan obsesionada con ese tema.
62
Nahuatl: el idioma de los Aztecas.
153
La mayoría de las invenciones mayas más interesantes conciernen el
tiempo y la astronomía. Los ejemplos más famosos son el complejo
calendario maya y las tablas de eclipse y de Venus elaboradas con una
precisión impresionante.
Una de sus tradiciones era registrar eventos históricos, mitológicos y
religiosos grabando jeroglíficos en piedras, pilares, arquitrabes, escalinatas
y otros monumentos. También escribían en papel, paredes o cerámica
pero utilizaban otro tipo de escritura. Lamentablemente la mayoría de los
"libros" mayas fueron destruidos en el periodo de la colonización española
por órdenes de Padre Diego de Landa con la intención de convertir a
todos los indígenas al cristianismo.
Sólo tres códices sobrevivieron hasta nuestros tiempos. Se trata de
libros de papel doblado que producían utilizando la corteza interna de una
variedad del árbol del higo conocido como amate que se trataba con una
capa de cal sobre la superficie sobre la cual escribían. Cada uno de esos
libros lleva el nombre de la ciudad donde está guardado.
El Códice de Dresde es considerado el más importante porque es el
más completo y fue fundamental para comprender el calendario maya
incluyendo documentos de astronomía como las tablas de eclipse y de
Venus.
El Códice Tro-Cortesiano o de Madrid es el menos elaborado pero
el más largo y contiene informaciones sobre varios tipos de rituales.
154
El Códice Peresiano o de París es el que está en las peores
condiciones y trata de las deidades del katún, palabra maya que indica un
periodo de veinte años.
Las fuentes escritas que es posible consultar son los tres códices y
otros libros que sobrevivieron. El Popol Vuh, un libro que trata de la
historia y la cultura de los Maya Quiché de Guatemala, la "Relación de las
cosas" escrito por el mismo Padre de Landa que dió la orden de quemar
todos los libros mayas y el Chilam Balam que contiene reportes de los
Mayas de Yucatán.
Sin embargo, estos libros fueron escritos en el siglo XVI durante la
colonización así que la arquitectura, la alfarería y la escultura son las únicas
fuentes de conocimiento de la cultura maya antes de la llegada de los
españoles.
El territorio Maya se extendía en todo los actuales estados de
México del Sur, Chiapas, Tabasco y los estados de la península de
Yucatán Quintana Roo, Campeche y Yucatán. También incluía los
actuales estados de Guatemala, Belize, la parte occidental de Honduras y
el extremo norte de El Salvador. Se puede dividir en tres zonas: la tierras
altas, las tierras bajas del sur y las tierras bajas del norte.
Se cree que en el periodo preclásico los Mayas habitaron las tierras
altas, el área que incluía las tierras altas de Guatemala y la parte norte de
El Salvador. No obstante la riqueza de recursos presentes en esa zona y la
fertilidad de su tierra la cultura Maya no ha alcanzado altos niveles en esta
parte de su reino.
155
El periodo clásico fue el más próspero para la cultura Maya y duró
aproximadamente desde 250 d.C. hasta 900 d.C. cuando se establecieron
en las tierras bajas del sur, también llamada región central que incluía las
tierras altas de Chiapas, Belize y la parte occidental de Honduras. Aunque
el territorio no era tan cultivable, porque se constituía mayormente de
forestas, encontraron la manera de volverlo fértil. Se trata de una técnica
todavía muy utilizada llamada corta y quema que consiste en quemar parte
de la foresta para que la ceniza pueda convertir el terreno en fértil, aunque
sólo por pocos años después de los cuales la tierra es inútil.
La civilización Maya estaba organizada en varias ciudades- estados,
algunas subordinadas a otras, y se basaba en la agricultura. Algunas de las
ciudades más importantes nacieron en este periodo como Caracol, Tikal y
Copán.
El producto básico que cultivaban era el maíz que también
constituía el centro de su religión politeísta que veneraba sobre todo las
deidades de la naturaleza para que le regalaran una buena cosecha.
La ciudad era considerada un centro ceremonial, de hecho se
usaba sólo para los rituales y para el mercado mientras que la población
vivía fuera de la ciudad en aldeas en el medio de la foresta generalmente
cerca de los ríos y se dividía en tres clases. La casta sacerdotal y la noble
eran las más poderosas, luego estaban los artesanos y en fin los agricultores
que eran la clase más baja.
156
Cada ciudad-estado era gobernada por dos jefes, un sacerdote que
detenía un gran poder por su posición como mediador entre el pueblo y
los dioses, y un rey que recibía su poder de generación en generación.
Los artesanos eran considerados importantes porque tenían la
capacidad de crear objetos esenciales para las ceremonias, mientras que
los agricultores se dedicaban a la cultivación de la milpa, una parte de
terreno que solían cultivar en grupo.
Una típica ciudad Maya estaba formada por una plaza donde se
realizaba el mercado, un templo con una pirámide como base, otros
palacios de uso desconocido y una o más canchas para el juego de la
pelota.
Todas las civilizaciones mesoamericanas, incluyendo a los Olmecas,
solían practicar el juego de la pelota que era una ceremonia y no una
forma de diversión, como la palabra induce a pensar. No se conocen bien
las reglas del juego porque han existido muchas versiones dependiendo de
la época y de la zona, pero es cierto que la pelota de goma que utilizaban
era muy pesada y los jugadores no estaban permitidos usar las manos o los
pies, sólo las caderas. Al principio de la ceremonia se realizaban unos
rituales especiales y el juego terminaba con un sacrificio. En el Popol Vuh
se describe el juego como una lucha entre el día y la noche o entre la vida
y el mundo subterráneo, de hecho la cancha representaba un portal para
el "otro mundo". Hoy en día existen algunos grupos indígenas que todavía
juegan pero los sacrificios son prohibidos.
157
Un elemento característico de muchas ciudades del periodo clásico
son las calles de piedra que mostraban la entrada de la ciudad y unían
todos los monumentos. Las artes mayas de ese periodo, ósea la
arquitectura, la escultura y la alfarería, eran muy ricas de detalles. Para sus
sofisticadas decoraciones utilizaban varias técnicas como el bajorrelieve, el
altorrelieve, el grabado y la pintura en el estuco o en el barro como la
técnica del fresco. Otra característica de la arquitectura maya de ese
tiempo era la falsa cúpula que parecía más un triángulo estrecho que un
arco porque el uso de la piedra limitaba sus dimensiones.
Una tradición muy importante para los Mayas era erigir una estela
cada cinco y veinte años. Solían decorarla con una representación del rey
de la época y jeroglíficos generalmente indicando informaciones
astronómicas. Los reyes eran siempre representados con un cráneo largo
que pensaban era una característica de los dioses y por eso era costumbre
de ellos apretar el cráneo de los niños recién nacidos para que se
parecieran más a las deidades. Los ejemplos más relevantes de estelas se
encuentran en Tikal, Copán y Tonina.
Todavía hay muchos misterios mayas para descubrir pero el del
particular color azul, llamado azul maya, ha sido revelado en 2008. Los
científicos del Wheaton College de Illinois y del Chicago Field Museum
descubrieron que los Mayas creaban ese color que ha sobrevivido a la
intemperie y a cualquier tipo de ácido derritiendo juntos el índigo, el
158
copal 63 y el palygorskite, un mineral que contiene arcilla. Ese azul era
utilizado para varios propósitos como por ejemplo, para decorar paredes o
la alfarería y también para pintar las víctimas de los sacrificios.
La mayoría de las ceremonias terminaban con un sacrificio
generalmente de vírgenes o niños, por su pureza, o de prisioneros de
guerra. También se practicaba el autosacrificio que consistía en sacar
sangre de diferentes partes del cuerpo.
El objetivo de ese tipo de ritual era complacer los dioses para
asegurarse una buena cosecha y de consecuencia una buena vida. Ellos
creían que todas las deidades tenían un lado bueno y uno malo por
ejemplo el dios de la lluvia, llamado Chaac, podía mandar lluvia suficiente
para permitir al maíz de crecer o una tormenta que podía destruir toda la
cosecha. Por esta razón ellos veneraban sobre todo los dioses de la
naturaleza.
La ceremonia más importante era la de la siembra durante la cual
pedían perdón a Madre Naturaleza y para la cual se preparaban con un
largo periodo de abstinencia.
Un principio fundamental para entender la cultura Maya es que
todo ocurre cíclicamente de consecuencia se dedicaban al estudio del
63
Copal: es una resina muy usada por las civilizaciones precolombinas como
incienso o para otros propósitos sobre todo durante las ceremonias. La palabra
viene del término nahuatl que significa incienso.
159
pasado para predecir los eventos del futuro. Según ellos cuando una era
terminaba, otra empezaba y todo los eventos se repetían.
Según
el
Dr.
Jhon
Carlson,
director
del
Centro
de
Arqueastronomía 64 , eso fue lo que causó el malentendido del 21 de
diciembre 2012 fecha conocida como el final del mundo. El cree que esa
fecha indicaba sólo el final de una era que era un evento muy importante
para celebrar. De hecho el calendario maya empieza el 11 de agosto de
3114 a.C que se representa de esta manera: 13.0.0.0.0. Después de trece
B’ak’tun, que sería trece veces 144.000 años, el ciclo se concluye y la fecha
se representa de nuevo 13.0.0.0.0 que corresponde al 21 de diciembre de
2012.
Otra pregunta que muchos intentan responder es ¿ cuál fue la causa
que obligó a los mayas a desplazarse desde las tierras bajas del sur donde
su cultura alcanzo sus niveles más altos hasta el desértico norte?
Se cree que el periodo de decadencia de la civilización Maya
empezó mucho antes de la llegada de los conquistadores españoles.
Durante el periodo postclásico aproximadamente desde 900 hasta
el 1500 d.C el estilo de vida de los Mayas se revolucionó fuertemente a
64
Centre of Archaeoastronomy- fundado en 1978 cerca de la Universidad del
Maryland para mejorar la búsqueda, la educación y el conocimiento público de
arqueoaestronomia. El periódico del Centro ha publicado sólo artículos que tratan de
archaeoastronomía y etnoastronomía.
160
causa del dominio de los Toltecas, una civilización precolombina de
guerreros nómadas mexicanos.
En las épocas pasadas, los Mayas combatían para conquistar nuevos
territorios y para sacrificar los prisioneros de guerra, pero en este periodo
las guerras aumentaron mucho y hasta la forma de combatir cambió.
La primera capital del periodo postclásico fue Chichen-Itzá donde
algunas de las antiguas tradiciones todavía existían como el juego de la
pelota, la organización y la estructura de los monumentos de la ciudad.
Una grande diferencia con respeto a la antigua cultura, es el culto
del Quetzacoatl o Kukulcán, en lengua Maya, que literalmente significa
"serpiente emplumada". Se trata de una divinidad que veneraban los
Toltecas representada con un cuerpo de serpiente de cascabel y unas alas.
El templo de Kukulcán conocido como El Castillo, es uno de los
monumentos más representativo del periodo. La base es una pirámide de
cuatro lados cada uno con una gran escalinata que conduce al templo
superior, balaustradas de piedras flanquean cada escalera y en la base de la
escalinata norte se asientan dos colosales cabezas de serpientes
emplumadas. La particular característica de esta construcción es la
proyección del cuerpo de una serpiente que ocurre en cada equinoccio
debido a la posición del sol.
El motivo de la guerra era muy presente en el arte con
representaciones de combates, victorias y tzompantli, un altar donde se
empalaban ante la vista pública las cabezas de los cautivos sacrificados con
el fin de honrar a los dioses.
161
Uno de los monumentos típicos de Chichen Itzá es el templo de los
guerreros, una pirámide escalonada rodeada de las "Mil columnas" cada
una de ellas grabadas con imágenes de sacerdotes y guerreros.
El aumento de las guerras influyó sobre la lengua Maya creando
nuevos conceptos e introduciendo nuevas palabras en su léxico. Por
ejemplo tepal o tepual que significa señor, macehual o pueblo, tecpan o
grande monumento público o palacio real, tenamitl o ciudad fortificada,
tepeu o gloria. También empezaron a usar una nueva armadura hecha de
algodón acolchonado para protegerlos de las armas que se usaban en
aquel tiempo.
Una de las cosas que los Mayas no pudieron olvidar fue el amor a la
astronomía, de hecho construyeron el Caracol, un edificio que se supone
que usaban como observatorio por la posición en que se encuentra.
Una tradición que se desarrolló durante la primera fase del periodo
postclásico es la del Cenote Sagrado, una depresión circular rellena de
agua donde sacrificaban objetos y seres humanos para venerar al Dios de
la lluvia, Chaac. Según la leyenda si alguien sobrevivía al Cenote Sagrado,
adquiría un poder profético.
Después del derrumbe de Chichen Itzá esta fue la única tradición
que sobrevivió hasta 1560 cuando desapareció a causa de la colonización.
El Chilam Balam narra la leyenda de Hunac Ceel, un miembro de
la familia Cocom, que sobrevivió al Cenote y se declaró el nuevo profeta.
Después de haber conquistado Chichen Itzá, desplazó la capital a
Mayapán.
162
Estudios arqueológicos demostraron que la caída de Chichen Itzá
fue causada por una guerra civil entre los Mayas y los Mayas-Toltecas.
En el último periodo el reino Maya se convirtió en una organización
militar con un gobierno centralizado: todos los jefes de las ciudadesestados menores estaban obligados a vivir en la capital, para que a la
población fuera difícil rebelarse. Además para la población de una sola
pequeña ciudad-estado era imposible destruir la capital que los guerreros
Aztecas defendían.
Mayapán era completamente fortificada sin acceso a los terrenos
cultivables porque sólo los nobles la habitaban y los agricultores les
llevaban los productos alimentares.
Este fue el periodo de mayor declino de todas las formas de arte
incluyendo la arquitectura. La técnica era muy rústica y dejaron de curar el
aspecto de los templos por que la religión ya no era considerada una
prioridad. El templo de Mayapán era una simple copia en miniatura de El
Caracol.
La única tradición religiosa considerada importante en aquel tiempo
era el culto de los ancestros, de hecho todas las casas de los nobles
comprendía una pequeña capilla con un altar familiar donde se guardaban
los restos de los ancestros.
Los guerreros Aztecas se definían Ah Canul que significa "los
protectores" e introdujeron nuevas armas: el arco y las flechas. El uso del
metal fue lo único en que se distinguió esa población dado que sus
predecesores solo trabajaban con jade.
163
La familia Cocom gobernó por dos siglos hasta que Ah Xupan
convenció el resto de la población a rebelarse diciendo que ellos vendían
los Mayas como esclavos. Todos los hijos Cocom fueron asesinados, sólo
se salvó uno que durante esa guerra se encontraba en Honduras por
razones comerciales.
Con la caída de Mayapán el reino se dividió en doce pequeñas
ciudades estados.
Al mismo tiempo también en Guatemala estallaron muchas guerras
conducidas por los Mayas Quiché, que querían dominar sobre las otras
tribus pero los españoles llegaron antes que terminaran de establecer su
poder.
En ese periodo el reino maya era dominado por la guerra. Tom
Sever del Marshall Space Center de la NASA cree que la guerra, la sequía,
la instabilidad política y las enfermedades, fueron todos síntomas de la
extinción de esa población pero las causas principales fueron la hambruna
y la sed debidas a la sequía y a la deforestación. Esta parece la teoría más
probable que ha sido elaborada que une los descubrimientos de muchos
arqueólogos y estudios basados en las fotos satelitales gracias a los
instrumentos de la NASA.
164
3. LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY
Hoy en día la población de Honduras está constituida por
aproximadamente 90% de mestizos y el restante 10 % de indígenas y afrohondureños. Las civilizaciones indígenas son las siguientes:

Maya-Chortí, descendientes de la civilización Maya
cuyo centro cultural en el pasado se encontraba en Copán y en Quiriguá y
ahora ocupan los departamentos de Copán y Ocotepeque en Honduras y
varias regiones de Guatemala donde siempre han mantenido su cultura y
su dialecto vivo;

Lenca, uno de los grupos indígenas más numerosos
que viven en el sur-este del país en los departamentos de La Paz,
Intibucá, Lempira y en el sur de Santa Barbara;

Miskito, la tercera civilización indígena más numerosa
gracias a la extensión de su territorio que va desde Cabo Camarón, en el
este de Honduras, hasta el sur de Río Grande en Nicaragua incluyendo la
más grande área protegida de Honduras, la Biosfera de Rio Platano, en
el departamento de La Moskitia;

Tolupán
o
Xicaque,
que
habitan
varias
municipalidades de los departamentos de Yoro, Olancho y Colón;

Tawahka, que viven en la zona llamada comúnmente
Patuca Medio en el área protegida de la Biosfera Asangni y en los
departamentos de Gracias a Dios, Olancho y Colón.
165

Pech, que también viven en los departamentos de
Gracias a Dios, Olancho y Colón pero en aldeas distintas;

Nahoa o Nahua, un grupo indígena recién reconocido
por el gobierno hondureño situado en el departamento de Olancho y
que probablemente en épocas pasadas también vivió en Gracias a Dios
donde se cree que dejó plantaciones de café que utilizan los habitantes
actuales;

Chorotega, un pequeño grupo que nació después de la
colonización gracias a la unión de algunos grupos indígenas de Honduras y
Nicaragua, y se establecieron en los departamentos de El Paraíso y
Choluteca al límite con Nicaragua donde también viven grupos Chorotegas
y con los cuales mantienen una viva comunicación.
Los grupos Afro-Hondureños son dos:

Garifuna, se encuentra en las Islas de la Bahía, donde se
establecieron por primera vez en tierra hondureña en 1797 después que
los Ingleses los sacaron de su isla de origen, San Vicente, y en los
departamentos de Atlántida, Colón y Cortés;

Negros de habla inglesa, definidos comúnmente en Honduras
como Ingleses, viven mayormente en las Islas de la Bahía donde esta
civilización nació, pero recientemente también se establecieron en algunas
regiones costales en los departamentos de Atlántida, Colón y Cortés.
La gran variedad de etnias contribuye a la belleza de ese país gracias
a sus tradiciones que enriquecen la cultura nacional.
166
Todos los pueblos indígenas tienen unas características comunes en
su forma de vivir como la importancia de la agricultura, de la caza y de la
pesca para el sustentamiento. La diferencia está en el hecho que algunos
basan su alimentación en los productos cultivados y otros son más
expertos en la pesca o en la caza. Las tribus Lenca y Chortí conservan la
tradición de la milpa, la Miskita, Pech y Tawahka todavía navegan los ríos
en sus pipantes, parecidos a las canoas, y los Tolupanes no dejaron de
cazar con arco y flecha y encender el fuego con piedras.
Excepto los Miskitos todos los indígenas han sufrido por la
esclavitud durante la colonización y aunque lucharon para oponerse a los
españoles, terminaron por ser vencidos. La única población que resistió
más tiempo fue la Lenca gracias al 65cacique Lempira.
En aquel tiempo era el pueblo más numeroso y se dividía en cuatro
grupos que hablaban el mismo idioma y con la misma estructura social:
Care, Cerquín, Potón y Lenca.
Lempira tuvo la capacidad de unir los cuatros grupos y formar un
único gran ejército para contrastar las fuerzas armadas de los
conquistadores durante veinte años. Él se volvió el símbolo de la
Resistencia y después de su muerte los Lencas no tuvieron más chances de
defenderse y cayeron en las manos de los españoles. Lempira se volvió un
héroe nacional y hoy en día la moneda hondureña lleva su nombre.
65
Cacique: las tribus indígenas se definen cacicazgos de consecuencia los
líderes se llaman cacique.
167
Además el 20 de julio, el día de su muerte según la leyenda, se celebra el
día de Lempira y en todo el mes se organizan eventos en el departamento
de Lempira que incluyen también una dramatización de la muerte del
estimado cacique.
En el periodo de la colonización todos los grupos indígenas
experimentaron una grave pérdida de población debida al estado de
malnutrición en que los mantenían los españoles y a las enfermedades que
llevaron consigo desde Europa.
Los Miskitos no sufrieron las mismas penas por que el rey de aquel
tiempo hizo un pacto con la corona inglesa ofreciéndole ayuda en su lucha
en contra de los españoles a cambio de protección. Así sucedió que ese
numeroso y agresivo pueblo empezó a atacar todos los campamentos
españoles capturando también a sus esclavos Tawahka, Pech y Tolupanes
para venderlos a los ingleses.
Antes de la colonización los Tawahkas dominaban el área oriental
del país antes que la agresividad de los Miskitos los obligara a refugiarse en
el interior cerca de los ríos Patuca y Wampú. Lo mismo sucedió a la
población Pech. A causa del desarrollo de la civilización Miskita en el este
de Honduras y Nicaragua también el idioma dominante cambio: el idioma
miskitu sustituyó el sumo. Ambas pertenecen a las lenguas misumalpas66.
De hecho la estructura es muy parecida pero el léxico cambia totalmente.
66
El Miskitu, Sumo y Matagalpa constituyen las lenguas Misumalpa. Se cree
que estas son de la familia Macro Chibcha de Sur América.
168
Hoy en día los Tawahkas hablan el dialecto de ellos que llaman
twanka pero también hablan miskitu, español y algunos el paya, la lengua
Pech también de origen macro chibcha.
En Honduras casi todos los indígenas y Afro-Hondureños son
bilingües porque hablan la lengua nacional y también el idioma tradicional
de ellos. Las únicas poblaciones que dejaron de hablar su idioma original
son la Lenca, la Maya-Chortí y la mayoría de los Tolupanes. Sólo los
Tolupanes que viven en la Montaña de la Flor, Orica, en el departamento
de Francisco Morazán, mantienen vivas muchas tradiciones como la
religión y la lengua. Ellos son los únicos que no han cambiado su religión
o integrado elementos de la religión cristiana así como hicieron el resto de
los grupos indígenas después de la colonización.
Actualmente las minorías hondureñas están perdiendo muchas
tradiciones corriendo el riesgo de uniformarse a la comunidad nacional y
de perder su identidad.
En 1978 nació la primera organización para la protección de los
derechos de las minorías, el OFRANEH, la Organización Fraternal
Negros de Honduras. Luego muchas otras nacieron y ahora cada grupo es
representado políticamente por una o más organizaciones.
169
Indigenous people
Acronym
Organisation
Miskito
MASTA
Moskitia Aisla Takanka
Tawahka
FITH
Federación Indígena Tawaka de
Honduras
Miskito-Tawahka
MUIHKA
Movimiento Indígena Herederos de
la Moskitia
Lenca
ONIHL
Organización Nacional
Lenca de Honduras
Lenca
COPINH
Consejo Civico de Organizaciones
Populares e Indígenas de Honduras
Lenca
MIHL
Movimiento
Honduras
Lenca
FHONDIL
Federación
Hondureña
Indígenas Lenca
Lenca
CGL
Consejo de Gobierno Lenca
Lenca
CONMIHL
Consejo de Mujeres
Lencas de Honduras
Chortí
CINCHSA
Consejo Indígena Chortí Nueva San
Andrés
Chortí
CONIMCHH
Consejo Nacional Maya Chortí
Pech
FETRIPH
Federación de Tribus
Honduras
Tolupán
FETRIXY
Federación de Tribus Xicaques de
Hobduras
Tolupán
ACIMF
Asociación
de
Comunidades
Indígenas de la Montaña de la Flor
Indígena
Indígena
Lenca
de
de
Indígenas
Pech de
170
Indigenous people
Acronym
Organisation
Nahoa
FINAH
Federación
Honduras
Chorotega
FCIC
Federación
de
Comunidades
Indígenas Chorotegas de Honduras
Garífuna
OFRANEH
Organización Fraternal Negros de
Honduras
Garífuna
ODECO
Organización
Comunitario
Negros de habla inglesa
NABIPLA
Asociación de Profesionales
Trabajadores Nativos Isleños
Indígena
de
Nahoa
de
Desarrollo
El objetivo principal de estas organizaciones es preservar la cultura y
la lengua de las minorías. La lengua, la danza y la música Garifuna han
sido proclamadas Herencia Oral e Intangible del UNESCO en 2008.
Para lograr ese objetivo estas organizaciones luchan por derechos
como la auto-determinación indígena, la recuperación de los viejos
territorios y la introducción de escuelas bilingües que permitirían a los
niños aprender no tan sólo el idioma nacional, sino también el idioma
tradicional.
En el territorio Chortí ese proyecto empezó en 2010 con la
construcción de un edificio destinado a convertirse en una escuela para la
comunidad Maya-Chorti, llamado el Templo del Sol.
171
y
CONCLUSIÓN
Mi tesis trata de la población de Honduras desde sus orígenes
hasta la actualidad.
Para empezar dediqué el primer capítulo a la descripción
geográfica y política del país, fundamental para entender el tipo de
recursos que posee y la situación política en que vive.
El territorio está constituido por la mayor parte de forestas con
terrenos muy poco cultivables, que las poblaciones indígenas debían
quemar para poder utilizar.
Según Tom Sever, el arqueólogo de la NASA, la hambruna y la
sed debido a la deforestación y a la sequía junto a las enfermedades que
llevaron los europeos y a las guerras que dominaron el reino Maya en el
periodo Postclásico, fueron las causas de la extinción de una de las
civilizaciones mesoamericanas más importantes, los Mayas.
A ellos dediqué el segundo capítulo hablando del desarrollo de esa
gran cultura a partir del periodo Preclásico, pasando al próspero periodo
Clásico y concluyendo con el Postclásico. También hice una alusión a la
civilización madre mesoamericana, la Olmeca, que procuró las bases de
las tradiciones y de las artes que heredaron y desarrollaron la mayoría de
los pueblos precolombinos, como la escritura jeroglífica, el sistema de
numeración vigesimal, los ritos del sacrificio y del auto sacrificio y el uso
de pirámides como base para templos.
172
En era precolombina en Honduras vivían varias civilizaciones
todavía presentes en el territorio, pero como no desarrollaron algún tipo
de escritura no hay muchas informaciones que conciernen su cultura antes
de la llegada de los conquistadores españoles.
El último capítulo de mi tesis trata de la historia y de la cultura de
cada población que habita el suelo hondureño, incluyendo no tan sólo las
poblaciones indígenas precolombinas, sino también las que fueron
reconocidas recientemente y las poblaciones de origen africana.
Actualmente todas estas minorías están representadas legalmente por unas
organizaciones que nacieron a partir de los años '80 y que luchan por los
derechos descritos en la Declaración de los derechos de los pueblos
indígenas que adoptó la Asamblea General de las Naciones Unidas.
El fenómeno de la globalización, que desde el siglo XX está en un
continuo proceso de crecimiento, constituye un obstáculo para la
diversidad cultural porque obliga las minorías a uniformarse para
sobrevivir.
Como escrito en el informe mundial de la UNESCO, entitulada
“invertir en la diversidad cultural y el diálogo intercultural” “una manera
de abordar el desarrollo que tenga en cuenta las diferencias culturales es
fundamental para afrontar todo el nexo de problemas económicos,
sociales y ambientales que se plantean al conjunto del planeta”.
173
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