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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA POPOLAZIONE DELL’HONDURAS IERI E OGGI RELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri CORRELATORI: Prof.ssa Marilyn Scopes Prof.ssa Luciana Banegas Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: Ursula Mailee Vergara Matricola n. 1208 ANNO ACCADEMICO 2013/2014 INDICE INTRODUZIONE ................................................................................................................................ 4 1. 2. HONDURAS ................................................................................................................................. 6 1.1. Geografia ............................................................................................................................ 6 1.2. Politica ............................................................................................................................... 20 POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI ................................................................................ 33 2.1. 3. Maya................................................................................................................................... 34 POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI ............................................................................. 64 3.1. Maya-Chortí ..................................................................................................................... 67 3.2. Lenca .................................................................................................................................. 73 3.3. Miskito .............................................................................................................................. 78 3.4. Tawahka ............................................................................................................................ 83 3.5. Tolupan.............................................................................................................................. 88 3.6. Pech .................................................................................................................................... 92 3.7. Nahoa e Chorotega......................................................................................................... 96 3.8. Afrodiscendenti............................................................................................................... 99 CONCLUSIONE .............................................................................................................................. 106 HONDURAS POPULATION FROM THE ORIGINS TO NOWADAYS ............................... 109 INTRODUCTION ........................................................................................................................... 110 1. 2. HONDURAS ............................................................................................................................. 112 1.1. Geography ...................................................................................................................... 112 1.2. Politics ............................................................................................................................. 115 ANCIENT HONDURAN POPULATION ........................................................................... 120 2.1. 3. The Maya ........................................................................................................................ 120 THE HONDURAS POPULATION TODAY........................................................................ 132 CONCLUSION ................................................................................................................................. 139 POBLACIÓN DE HONDURAS AYER Y HOY ........................................................................... 141 INTRODUCCIÓN ........................................................................................................................... 142 1. HONDURAS ............................................................................................................................. 144 1.1. Geografía ........................................................................................................................ 144 1.2. Política ............................................................................................................................. 147 2 2. LA POBLACIÓN DE HONDURAS AYER .......................................................................... 152 2.1. Los Mayas ............................................................................................................................ 152 3. LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY ........................................................................... 165 CONCLUSIÓN ................................................................................................................................. 172 Bibliografia .................................................................................................................................. 174 Sitografia .......................................................................................................................................... 174 3 INTRODUZIONE Sono cresciuta in Italia, ma non ho mai dimenticato il Paese dove sono nata ed essendo poco conosciuto al mondo ho deciso di renderlo più popolare, almeno nel mio piccolo, facendone il tema della mia tesi. Sono nata in Honduras, Stato dell'America Centrale reso famoso in Italia dal format televisivo “l’isola dei famosi”, che negli ultimi anni si è svolto proprio in uno dei tanti isolotti honduregni. L’Honduras non è soltanto sole, mare e spiaggia, vi si trovano anche foreste incontaminate abitate da molte specie di flora e fauna in via di estinzione e luoghi storici sede di uno dei popoli precolombiani più conosciuti al mondo, i Maya. Come conseguenza a questa grande varietà di paesaggi si ha anche una grande varietà di climi. Dal caldo tropicale delle isole caraibiche e in generale di tutta la costa nord e nord-est si passa a climi più miti nelle zone sud e sud-ovest e a piogge pluviali tropicali nelle foreste dell’entroterra. L'Honduras è un esempio perfetto della convivenza di tante etnie come la maggior parte dei paesi dell’America Latina, piccoli o grandi che siano. La sua popolazione è costituita per circa il 90% da meticci o ladinos e per il restante 10% da diversi gruppi etnici, alcuni indigeni e altri di origine africana. È proprio questa sua caratteristica multietnica che rende questo piccolo Paese una grande Nazione. Bisogna precisare che gli stessi gruppi di indios che occupano alcune zone del territorio honduregno, si trovano anche in altri Paesi 4 centroamericani, infatti, in epoca precolombiana, ossia precedente alla conquista spagnola, non esisteva una divisione geografica dei Paesi, ma i confini erano posti dagli stessi indigeni per delimitare il loro territorio. Più precisamente si parlava di Mesoamerica, un termine con connotazioni culturali più che geografiche che si riferiva a tutto il territorio compreso tra il Messico centro-settentrionale fino alle regioni occidentali dell'Honduras e de El Salvador, caratterizzato da un lungo e articolato divenire storico frutto di radici comuni. Il mio obiettivo è quello di dare un quadro generale sulla popolazione che oggi occupa il territorio honduregno partendo fin dalle origini, soffermandomi in particolare sulla popolazione Maya, ancora oggi fulcro della ricerca di molti studiosi. Oltre alla storia descriverò anche tratti della cultura e delle tradizioni delle varie etnie alcune delle quali sono sopravvissute fino a oggi nonostante la grande rivoluzione dello stile di vita che hanno subito questi popoli in seguito all'arrivo degli europei. In questo modo non solo voglio diffondere la conoscenza di culture molto diverse e lontane da quella europea, ma voglio anche cercare nel mio piccolo di aiutare la campagna di sensibilizzazione che intraprendono molte organizzazioni, tra cui l'UNESCO, per sostenere la diversità culturale. 5 1. HONDURAS 1.1. GEOGRAFIA L’Honduras è un paese poco conosciuto dell’America Centrale istmica e confina a nord con il mar dei Caraibi o delle Antille, a sud con il golfo di Fonseca, a est con la Repubblica di Nicaragua, e a ovest con le repubbliche del Guatemala ed El Salvador. Possiamo dunque dire che si tratta di una fascia di terra racchiusa tra due oceani ed è questo che vuole rappresentare la sua bandiera. Essa è infatti costituita da due fasce blu e una bianca in mezzo sulla quale sono raffigurate cinque stelle blu che simboleggiano la prima unione degli stati centroamericani, ossia Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica e Honduras. La nazione vanta un territorio di 112˙492 km² che lo rende il paese centroamericano di maggiori dimensioni anche se non il più popolato, infatti gli abitanti sono appena 8˙296˙693 di cui circa il 90% di meticci e il restante l0% è costituito da indigeni, garifuna e una piccola percentuale di bianchi. 6 Sull'origine del nome Honduras esistono varie versioni, ma la più attendibile è quella che afferma che viene dalla parola maya Huntulha, che si riferisce alla costa acquosa e non alla profondità delle acque come alcuni affermano. Tuttavia questo non è stato l’unico nome che gli è stato attribuito. Il primo fu Guaymuras, che alludeva a un popolo indigeno che viveva ai margini della laguna di Guaymoreto dove si stabilirono per la prima volta gli spagnoli. In seguito venne chiamata Higueras o Hibueras per l’abbondanza di zucche nella costa atlantica e Caxinas che indicava un albero dai frutti piccoli e molto dolci che trovarono gli spagnoli all'inizio della costa caraibica. Anche se il paese fu denominato Honduras già a partire dalla sua indipendenza, il 15 settembre 1821, questo fu ufficializzato solo il 12 settembre 1862 dalla Camera dei deputati nella città di Santa Rosa de Copán. Il decreto n° 3, infatti, afferma: la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación procedendo en consonancia con el rango político que le pertenece atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha tenido a bien decretar y decreta: Artíulo n.°1: La denominación que en adelante llevará el conjunto de pueblos que forman el Estado con inclusión de sus islas adyacentes, es el de la “República de Honduras”.1 Morfologicamente il territorio nazionale è attraversato dalla Sierra Madre de Chiapas, chiamata anche Cordigliera Centrale, una delle catene 1 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013) 7 montuose più estese dell’America Centrale. Essa costituisce un ampio sistema montagnoso che va da nord-ovest a sud-est lungo la costa dell’oceano Pacifico per 600 km circa e parte dal sud-ovest del Messico, attraversa il Guatemala ed El Salvador per poi finire in Honduras. In Guatemala la maggior parte dei vulcani appartengono a questa catena montuosa, la cima più alta arriva a 4˙000 metri di altezza sul livello del mare ed è il vulcano Tajumulco. Queste catene montagnose dividono il paese in tre zone naturali escludendo le isole: la costa dei Caraibi, gli altipiani interni e la pianura vicino al golfo di Fonseca. La zona montagnosa dell’entroterra corrisponde all’ 82% dell’intera superficie nazionale e si divide in tre sistemi montuosi in base al tipo di roccia e alla loro età: quella del Nord, del centro e del Sud. La cordigliera del Nord si forma principalmente su rocce metamorfiche e batoliti granitici, e in parte anche su rocce sedimentarie paleozoiche e mesozoiche. In questa zona sono caratteristiche alcune rocce metamorfiche come lo gneiss, lo scisto e la fillade, e alcune magmatiche come il granito e il basalto che risalgono all'era precretacea il che rende questa zona la più antica dell’Honduras. Queste rocce si sono formate a causa di plissettature e faglie trasversali parallele alle valli dei fiumi Chamelecón, Ulúa e Agúan. In questa cordigliera non è presente un grande eccesso di calcare e per questo la sua topografia non risulta estremamente irregolare. La cordigliera centrale corrisponde alla zona conosciuta come la depressione intercontinentale dell’Honduras. Durante il periodo Cretaceo, ossia il terzo e ultimo periodo dell’era Mesozoica, si verificò un ulteriore 8 logoramento di due blocchi continentali già iniziato durante il Triassico che causò la formazione di una conca che interessava la maggior parte del territorio dall’occidente fino alla Mosquitia. Questa subì anche piegamenti e frastagliamenti durante l’orogenesi il che ha contribuì a formare quattro serie di anticlinali a cui fu dato il nome di Atima, Taulabé, Guayape e Patuca. Le montagne che fanno parte di questa cordigliera sono estremamente irregolari a causa della forte presenza di calcare nella formazione stratigrafica di Atima. La maggior parte di questi affioramenti di calcare presentano un’erosione di tipo carsico, che danno luogo a correnti sotterranee e formazioni di cave. La base della Cordigliera del Sud è formata da una serie complessa di rocce metamorfiche che fu coperta nell’era Mesozoica da rocce sedimentarie e da depositi vulcanici terziari. Inoltre sono state trovate delle prove che attestano che nel Giurassico queste catene montuose costituivano il blocco di terra meridionale che servì da contrappeso alla depressione intercontinentale dell’Honduras durante il periodo Cretaceo. Questa cordigliera attraversa l’Honduras dal dipartimento di Ocotepeque fino a quello di Gracias a Dios e probabilmente scende al di sotto della conca della Mosquitia così da formare la spina dorsale del banco sottomarino di questa regione. Dal punto di vista geomorfologico è formata da una subregione di altipiani vulcanici che corrisponde alla zona meridionale dei dipartimenti di La Paz, Francisco Morazán e El Paraíso e ai dipartimenti di Valle e Choluteca. Dal punto di vista stratigrafico questi altipiani sono caratterizzati da due tipi di roccia, il tufo e la ignimbrite, e 9 formano una pianura stretta e irregolare con una piccola pendenza sul Golfo di Fonseca. Nonostante l’elevata estensione della zona montagnosa non bisogna dimenticare che due dei confini dell’Honduras sono costituiti dai due oceani. Nello specifico l’Honduras possiede due golfi, quello di Honduras al nord in comune con le Repubbliche di Guatemala e Belize, e quello di Fonseca al sud che condivide con le Repubbliche di Nicaragua ed El Salvador. Inoltre, appartengono all'Honduras anche molte isole e isolotti alcune immerse nel Mar dei Caraibi e altre che invece si trovano nel golfo di Fonseca. Le più famose sono le tre isole maggiori de Las islas de la Bahia, ossia Roatàn, Utila e Guanaja, conosciute soprattutto per le loro barriere coralline, anche se sono solo parte di un arcipelago costituito anche dalle isole Santa Elena, Morat, Barbareta e le isole del Cisne. All’Honduras appartengono anche molti altri isolotti che si trovano nel Mare delle Antille caratterizzati da una vegetazione incontaminata e da splendide barriere coralline. Tra questi troviamo 15 isolotti chiamati Cayos Cochinos, 6 chiamati Cayos Zapotillos e molti altri tra cui Cayos de la Mosquitia, Gorda, Pichones. Un altro arcipelago si trova nel golfo di Fonseca ed è composto da isole di varie dimensioni alcune delle quali sono Zacate Grande, Isla del Tigre, Caracolitos e Coyote. Così come si differenziano le isole appartenenti al Mar dei Caraibi e quelle del Pacifico, così si divide l’idrografia dell’Honduras. Da un lato troviamo il versante dei Caraibi di cui fanno parte la maggior parte dei fiumi del paese e dei loro affluenti. Tra i più importanti vi sono Ulúa, che solca la ricca piana di Sula, Agúan e Patuca, che costituisce il corso 10 d’acqua più lungo del paese escludendo il fiume Coco che definisce gran parte del confine con la Repubblica di Nicaragua. Il fiume Patuca attraversa tutta la parte sudorientale del paese, ma non costituisce una via di comunicazione rilevante in quanto appartiene per gran parte alla semidesertica regione della Mosquitia. Dall’altro lato troviamo, invece, il versante del Pacifico a cui appartengono in particolare due fiumi importanti: il Goascarán che segna il confine con El Salvador e il Choluteca che nasce dai monti nei pressi di Tegucigalpa. Al contrario del nostro clima mediterraneo che si definisce in quattro stagioni, quello dell’Honduras è diviso solo in due, quella piovosa e quella secca che equivalgono al nostro inverno e alla nostra estate. Sostanzialmente il clima honduregno è influenzato dalla sua posizione geografica nell’emisfero boreale e dalla sua morfologia. Il paese, infatti, è situato nella zona tropicale tra due oceani, l’Atlantico e il Pacifico, e a 1˙600 km circa a nord dell’equatore. Di conseguenza il clima risulta fresco e secco nei mesi che vanno da dicembre a maggio a causa degli influssi dei fenomeni originati dal polo artico, al contrario risulta caldo e piovoso nel periodo che va da giugno a novembre grazie all’influenza dei fenomeni atmosferici della Regione Tropicale. Inoltre nel periodo che va da settembre fino a metà novembre il rischio di uragani è molto elevato. Uno dei più violenti tra quelli che si sono abbattuti sull’Honduras proprio in questo periodo climatico nell’anno 1998 è stato l’uragano Mitch. Le piogge torrenziali e i forti venti furono così violenti da cambiare il paesaggio dell’America Centrale in una settimana, gli argini dei fiumi si ruppero, le cime delle montagne crollarono, molti paesi che si trovavano vicino ai fiumi furono distrutti, 1˙600 km di strade e oltre 100 ponti resi 11 inagibili e intere piantagioni di banane, caffè e meloni devastate. Ma i danni non si limitarono al mutamento della conformazione geologica, lo stile di vita degli abitanti cambiò in quanto all'improvviso si ritrovarono senza mezzi di sostentazione, senza un tetto e soprattutto senza i loro cari. L’uragano Mitch tolse la vita a undicimila persone, lasciò due milioni di abitanti senza tetto, causò danni per dieci miliardi di dollari senza contare l’incremento della disoccupazione e di conseguenza la distruzione di molte infrastrutture aziendali e molte compagnie furono costrette a diminuire il personale o addirittura a chiudere l’attività. L’aumento del tasso di disoccupazione unito al basso potere d’acquisto della popolazione, inoltre, causarono un abbassamento della domanda e un aumento dei prezzi dei prodotti nazionale dovuto alla loro scarsità. Oltre ai problemi causati all’economia questo disastro naturale influì anche sulla salute degli abitanti diffondendo epidemie come il colera, la malaria, il dengue e la polmonite che colpirono non solo gli esseri umani ma anche gli animali inquinando persino le acque con le loro carcasse. Nonostante tutto, la popolazione honduregna si riprese anche se la maggior parte degli aiuti che mandarono Messico, Stati Uniti e Cuba non riuscirono a raggiungere il paese. Ormai sono passati più di 10 anni da questo disastro naturale e l’Honduras ne ha dovuti affrontare di nuovi anche se nessuno ha raggiunto questa magnitudine. I fenomeni meteorologici che colpiscono l’Honduras sono vari. I principali sono: • i venti Alisei che soffiano da nordest e penetrano quasi costantemente dal Golfo di Honduras attraversando il territorio fino a sudovest. In base alla topografia del paese questi si modificano e dopo 12 aver lasciato gran parte dell’umidità al Nord si destabilizzano dopo lo spartiacque continentale fino alle coste del Pacifico dove diventano più secchi. Questi sono anche la causa dell'irregolarità di molte montagne in quanto soffiano perpendicolarmente come succede per esempio alle montagne di Comayagua, Nombre de Dios, Omoa y Montecillos; • il sistema delle brezze marine, che non solo colpiscono le zone costiere ma provocano anche effetti di poca durata in tutto il paese come ad esempio tormente elettriche durante il periodo della Settimana Santa e ai principi di maggio; • le onde tropicali dell’est, unendosi ai venti alisei, generano piogge in tutto il paese, provocando temporali e inondazioni soprattutto nei mesi di settembre e ottobre; • l'arrivo del fronte polare a novembre con la sua massa d’aria fredda e secca segna l’inizio della stagione secca in quasi tutto il paese. Infatti, oltre a causare un abbassamento della temperatura provoca un aumento delle piogge nelle coste Atlantiche e una loro diminuzione nella zona centrosud del paese. • l'anticiclone dell’Atlantico Nord con i suoi venti secchi, che penetra dal Golfo di Honduras, aumenta la velocità degli alisei e diminuisce l’umidità, accentuando la stagione secca e producendo la cosiddetta canicola, ossia un improvviso aumento della temperatura molto accentuato nel centrosud che in Honduras si manifesta tra luglio e agosto e viene chiamato veranillo o canicúla. In sintesi si può affermare che il clima honduregno non è omogeneo in tutto il paese, ma si mantiene più umido nelle zone costiere soprattutto in quelle caraibiche rispetto al Pacifico e più secco 13 nell’entroterra dove le temperature sono anche molto più moderate arrivando a una media di circa 21°. In tutto il paese la media delle temperature alte è di circa 32° mentre quelle basse arrivano a 20°. Come in tutto il resto del mondo, anche in Honduras l’aumento dell’effetto serra, la deforestazione e la distruzione della cappa di ozono stanno rendendo il clima sempre più imprevedibile causando molti disastri naturali. In Honduras vi è una distinzione di zone strettamente correlata al tipo di roccia sul quale si è formato il sottosuolo. Geologicamente il paese sorge su una base di rocce cristalline che è stata affetta da violenti moti orogenetici durante l’era cenozoica causando molte fratture con conseguente fuoriuscita di magma. Gli apparati vulcanici sono presenti soprattutto nel meridione i quali sono collegati all’allineamento vulcanico dell’America centrale. Possiamo dividere i tipi di terreno honduregno in base alla loro composizione: • terreni formati da rocce ignee intrusive con vocazione forestale, dove crescono pini e querce che non sono adatti all’agricoltura. Questi costituiscono la maggior parte del suolo honduregno; • terreni formati da rocce vulcaniche con vocazione agricola costituiti da minerali; • terreni formati da rocce metamorfiche con vocazione forestale; • terreni formati da rocce sedimentarie, anche questi con vocazione forestale; • terreni alluvionali molto fertili e quindi perfetti per l’agricoltura; • terreni di palude senza alcun valore economico in quanto non coltivabili. 14 In Honduras esistono anche molte aree protette abbondanti di risorse naturali come acqua, ossigeno, piante e animali che contribuiscono a dare un livello di vita più soddisfacente per l’uomo e la natura. Esistono diverse categorie di aree protette: Lancetilla, un giardino botanico, lo sbarramento idroelettrico Francisco Morazán, la riserva antropologica El Carbón, la riserva ecologica Mico Quemado, la riserva forestale Mocorón, la riserva della biosfera Tawahka, l’area protetta per specie animali Bahía de San Lorenzo, il parco nazionale marino Cayos Cochinos, il parco nazionale Montaña Botaderos, il rifugio per la flora silvestre Cuero y Salado, la riserva biologica Barra del río Motagua, la riserva a uso multiplo Isla del Tigre, il monumento culturale San Fernando de Omoa, il monumento naturale El Boquerón, la riserva marina Islas del Cisne e quella destinata alla produzione di acqua come El Merendón. In Honduras vi è una grande varietà di flora e la fauna. Alcuni esempi di flora sono: mogano, cedro reale, quercia di montagna, anice, alloro, pino, liquidámbar, jobo (pianta appartenente alla famiglia delle Anacardiacee), jicaro sabanero, guaiaco, ceiba (pianta della famiglia delle Malvacee). Si coltivano anche molti tipi di frutta e verdura tropicali come yuca, mango, avocado, ananas, melone, verza, banane, canna da zucchero e tabacco, caffè e cotone. Per quanto riguarda la fauna, in Honduras vivono specie come il giaguaro, puma, opossum, tapiro, cinghiale, moffetta, aquila arpia, orso mangia api, porcospino, toporagno, quetzal, coyote, donnola. Oltre a queste specie selvatiche che si trovano solo in paesi tropicali come l’Honduras si allevano anche animali a scopo commerciale soprattutto nelle zone del sud, la valle di Sula, Aguán, il litorale Atlantico e Olancho. 15 Molte attività economiche in Honduras sono legate alle risorse ambientali e la principale è l’agricoltura. La metà della popolazione vi si dedica nonostante solo il 12% del territorio nazionale è adatto a quest’attività come le valli e le zone costiere. L’agricoltura può essere di sussistenza, commerciale, di esportazione, di agroindustria e mista. In particolare i prodotti principali sono banane, caffè, mais, fagioli, riso, canna da zucchero, patate, ananas, ortaggi, melone e anguria. Il resto del territorio honduregno è composto da foreste, di conseguenza la maggior risorsa è costituita dagli alberi di pino e quercia. La deforestazione, però, sta diventando un problema serio in quanto rovina l’ambiente e gli ecosistemi che nascono attorno a questi alberi, purtroppo sono gli stessi enti del governo che danno l'autorizzazione. La soluzione sarebbe quella di effettuare uno sfruttamento del legno molto più razionale in modo da permettere la libera crescita di questi alberi, fonte di ricchezza economica. In Honduras, infatti, il legno viene lavorato molto per costruire una grande varietà di prodotti da quelli utili a quelli da decoro. L’artigianato è così importante che esistono vere e proprie scuole dove l’insegnamento dell’arte si unisce alla tradizione e che permettono anche ai turisti di capire come nasce un’opera intagliata in legno. Pur essendo il legno una delle maggiori risorse, non è di certo l’unica. Un’altra fonte di guadagno economico viene dal mare. Nel mare dei Caraibi e nel golfo di Fonseca si realizza una grande attività di pesca sia per uso locale che internazionale, più specificamente quello del Nord America. Oltre alla pesca, il mare regala anche una grande attrazione turistica: la barriera corallina. Le isole della Bahia in Honduras, soprattutto Roatán 16 che è la più turistica, sono molto visitate dagli appassionati di sub in quanto offrono una visione spettacolare grazie alla grande varietà di coloratissimi pesci tropicali. Il turismo non si limita alla parte marittima, ma include anche molti altri luoghi famosi per la loro natura o per la loro storia. Tra questi è impossibile non menzionare Pico Bonito, il secondo parco nazionale più grande del paese superato solo dalla riserva del Río Plátano. Pico Bonito si trova nel dipartimento di Atlántida, sulla costa nord del paese, vicino a La Ceiba da cui, infatti, è possibile avere una visione completa del parco con la luce del giorno. Questo si sviluppa attorno al fiume Cangrejal ed è famoso per la più grande catena montuosa Nombre de Dios di cui fa parte Pico Bonito stesso che è alto 2436 metri. Poche persone sono riuscite nell’intento di scalarlo ed è stato constatato che occorrono almeno 10 giorni per farlo. Il parco di Pico Bonito comprende una grande varietà di habitat e la difficoltà di esplorare il suo terreno, soprattutto quello interno, lo rende uno dei parchi meno esplorati dell’Honduras con una natura incontaminata. La foresta si può dividere in varie zone in base alle forme di vita presenti: la foresta pluviale tropicale, la foresta di latifoglie, la foresta nebulare a 1˙200 metri d'altitudine e la foresta tropicale secca, che è rara in Honduras, in cui vivono specie viventi di animali e piante in via di estinzione. È possibile seguire vari percorsi all’interno del parco, alcuni nella fitta foresta e altri sulla riva del fiume, dove i visitatori possono anche sostare godendo delle sue acque chiare e dove se fortunati riescono persino a vedere i tucani carenati e le scimmie dalla faccia bianca. Esistono 17 anche gite di giorno o di notte, infatti vi sono degli alloggiamenti appositi dove poter riposare, che trovandosi in mezzo a campi di cacao e caffè, offrono varie attività oltre al rafting come l’escursionismo e l’equitazione. La Riserva del Rio Platano fu istituita nel 1980 dalle autorità statali dell’Honduras e dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità nel 1982 dalle Nazioni Unite. Si trova nella regione della Mosquitia a nordest del paese e si estende tra la Laguna de Ibans e la Laguna de Brusper per 150 km. I suoi confini sono limitati dalle acque dei fiumi Paulaya, Wampu, Sicre e dal mar dei Caraibi e vede come località di confine le città costiere di Palacios e Brus Laguna. La riserva comprende tutto il letto del Rio Platano lungo 100 km da cui prende il nome ed è caratterizzata da rilievi lungo i quali è possibile ammirare splendide cascate create dai fiumi che costituiscono i suoi confini. Il 75% dell’intera area della riserva è formata da una zona montagnosa che comprende delle formazioni rocciose degne di nota come Dama Peak e una cascata di 500 metri. Il resto della riserva, invece, è costituita da una zona costiera pianeggiante e ondulata che comprende un gran numero di lagune, come Ibans e Cartina, e di praterie soggette a inondazioni nel periodo invernale. Lungo i fiumi il terreno è molto fertile e per questo motivo viene utilizzato per le piccole attività agricole degli abitanti della riserva che in questo modo sono riusciti a conservare il loro stile di vita tradizionale. La particolarità di questo fiume è che, mentre i due terzi scorrono attraverso le zone montagnose, la parte restante è sotterranea e scorre al di sotto di rocce di basalto. La più ampia area di foresta vergine pluviale in Honduras appartiene a questa riserva in cui si trovano molti ecosistemi incontaminati. 18 L’85% è occupato dalla foresta pluviale umida, mentre il restante 15% dalla foresta sub-tropicale. La flora è molto varia e cambia a seconda della zona. Le lagune Brus e Ibans sono ricche di mangrovie, mentre la zona che va dalla costa all’entroterra è caratterizzata da savane dove si alternano praterie e pini che insieme a varie specie di palme vengono usati per le costruzioni edili. Anche gli alberi d’alto fusto sono abbondanti e vengono usati per la costruzione di canoe, ma la maggior parte del letto del fiume e circondato da foreste di latifoglie. Per quanto riguarda la fauna, è stata registrata la presenza di 39 specie di mammiferi, 377 specie di uccelli e 126 tra rettili e anfibi. Inoltre in questa zona vivono parecchie specie in via d’estinzione come giaguari, puma, coccodrilli, tapiri, gattopardi americani, tartarughe, aquile e pappagalli ara. La riserva non protegge solo questa grande ricchezza naturale, ma anche dei siti archeologici di grande importanza tra cui la Ciudad Blanca, che sta in spagnolo per Città Bianca, e Piedras Pintadas, ossia delle incisioni su pietra che si trovano ai bordi del Río Platano entrambe risalenti all’epoca pre-colombiana. Si dice, inoltre, che Cristoforo Colombo nel 1492 approdò proprio in quest’area della Mosquitia. 19 1.2. POLITICA 20 "Republica de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de Septiembre de 1821". Questo è ciò che afferma lo scudo nazionale a partire dal 10 gennaio 1935 quando, durante la carica del Presidente Tiburcio Carías Andino, fu emesso il decreto n.16 in cui si decideva l'aspetto finale della bandiera e dello scudo dell'Honduras creato il 3 ottobre 1825 sotto il Capo di Stato Dionisio de Herrera. DECRETO No. 16 En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de Relaciones Exteriores, para que se prove a la uniformidad del Escudo que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y, Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de modo claro y general. DECRETA: Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz. El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro: REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA, INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña, una almádana y un martillo. Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de su promulgación. 21 Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, a diez de enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera, Presidente: M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez, Secretario Al Poder Ejecutivo.- Por tanto: Ejecútese.Tiburcio Carías A. El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia, Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.2 La redazione della Costituzione nel 1982 rese l'Honduras una repubblica presidenziale. Il Presidente, il quale ricopre anche la carica di Capo di Stato, viene eletto ogni quattro anni a maggioranza relativa dai cittadini, ma non ha la possibilità né di essere rieletto né di estendere il suo mandato. Egli detiene esclusivamente il potere esecutivo e ha l'incarico di nominare i 18 governatori dei dipartimenti in cui è diviso lo Stato: Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco Morazán, Yoro, Atlantida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá, Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía. Nel caso in cui il Presidente sia impossibilitato ad adempiere i suoi doveri viene sostituito dal Vicepresidente, anch'egli eletto dai cittadini, o in sua assenza il Presidente del Parlamento. La sede istituzionale della presidenza della Repubblica si trova a Tegucigalpa ed è il palazzo José Cecilio del Valle, in onore del politico honduregno che ha reso possibile l’indipendenza del Centroamerica. 2 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitato a luglio 2013) 22 Dal 1982 a oggi si sono susseguiti i seguenti Presidenti: • Roberto Suazo Córdova (PLH): 1982-1986; • José Azcona del Hoyo (PLH): 1986-1990; • Rafael Leonardo Callejas (PNH): 1990-1994; • Carlos Roberto Reina (PLH): 1994-1998; • Carlos Roberto Flores Facusse (PLH): 1998-2002; • Ricardo Maduro (PNH): 2002-2006; • Manuel Zelaya Rosales (PLH): dal 27 gennaio 2006 al 28 giugno 2009, giorno della sua deposizione da parte della Corte Costituzionale; • Roberto Micheletti: ad interim, per concludere il mandato del deposto Zelaya, dal 28 giugno 2009 al gennaio 2010; • Porfirio Lobo Sosa: da gennaio 2010 a gennaio 2014; • Juan Orlando Hérnandez: da gennaio 2014 ad oggi. In questo tipo di repubblica, per bilanciare il grande potere che possiede il Presidente, il Congresso possiede in via esclusiva il potere legislativo fatta eccezione per gli articoli immodificabili indicati nell'art. 374 della Costituzione stessa. Esso è monocamerale ed è formato da 128 deputati eletti per quattro anni secondo il sistema di rappresentanza proporzionale di conseguenza i seggi elettorali vengono assegnati ai candidati in base alla quantità di voti ricevuti dal partito. Il Congresso si riunisce nel Palacio Legislativo nel centro di Tegucigalpa. 23 I partiti presenti in Parlamento sono cinque: PLH, Partido Liberal de Honduras 3 ; PNH, Partido Nacional de Honduras 4 ; PUD, Partido Unificación Democratica 5 ; DC, Partido Demócrata-Cristiano de Honduras6; PINU-SD, Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata7. Nonostante esistano diversi partiti, il paese possiede un sistema bipartitico in quanto i più influenti sono solamente il PLH e il PNH ed è estremamente difficile conseguire una carica elettorale per gli esponenti che non appartengono a uno di questi. Pur essendo due partiti molti distinti in quanto a ideali, hanno interessi e obbiettivi molto simili ossia privilegiare i loro stessi esponenti e la minoranza del popolo formata dall'élite che possiede la maggiore ricchezza del paese seguendo un criterio di distribuzione degli impieghi in base alla loro clientela. Il controllo dei prezzi e il monopolio dell'elettricità e delle reti telefoniche terrestre fanno pensare a uno stato socialista, anche se nessun partito ne persegue gli ideali. 3 PLH: il Partito Liberale dell'Honduras, il maggiore partito liberale di centrodestra fondato nel 1891. La sua bandiera è costituita da due fasce rosse con una bianca in mezzo. 4 PNH: il Partito Nazionale dell'Honduras, il maggiore esponente della destra conservativa nato nel 1902 in opposizione al PLH. La sua bandiera è completamente blu con una stella bianca in mezzo. 5 PUD: il Partito di Unificazione Democratica, fondato nel 1992 con l'Unificazione di quattro partiti di sinistra clandestini e semiclandestini. La situazione politica in quel periodo era molto delicata a causa della recente Guerra Fredda e fu ufficialmente riconosciuto solo nel 1993. 6 DC: il Partito Cristiano Democratico è un partito di centro-sinistra. 7 PINU-SD: il Partito di Innovazione e Unitá appartiene all'ala di centrosinistra e nacque nel 1970 per contrastare i due partiti maggiori e le forze militari. 24 L'Honduras viene da una situazione politica abbastanza turbolenta infatti la sua storia è caratterizzata da vari colpi di Stato già a partire dal periodo anteriore al 1982, anno in cui fu redatta la Costituzione, fino all'ultimo avvenuto pochi anni fa, nel 2009. Il primo colpo di stato avvenne nel 1963 sotto il Capo di Stato liberale Ramón Villeda Morales che fece entrare il paese nel Mercato Comune Centroamericano e cercò di avviare una rivoluzione agraria e un ampliamento dell'istruzione. I conservatori non gradirono questi cambiamenti e, dopo la Rivoluzione Cubana, misero a capo dello Stato il colonnello Oswaldo López Arellano dando inizio a una lunga dittatura militare fino al 1974. In questo periodo vi fu anche un forte rialzo della disoccupazione causata dall'immigrazione dei salvadoregni che per questo motivo furono cacciati dal paese. Ciò provocò una reazione violenta da parte dei salvadoregni che, il 14 luglio 1969, decisero di dichiarare guerra all'Honduras, una guerra che finì il 20 luglio dello stesso anno grazie all’OSA8 che riuscì a negoziare il cessate il fuoco. La guerra delle 100 ore, come la definirono gli studiosi per la sua breve durata, causò invano migliaia di morti tra militari e civili in quanto nessuno dei due paesi ottenne altro che rafforzare le proprie dittature. Il secondo colpo di stato avvenne durante il governo dello stesso López Arellano da parte del colonnello Juan Alberto Melgar Castro il 8 OSA o OAS: l'Organizzazione degli Stati Americani è un'organizzazione internazionale a carattere regionale che comprende i 35 stati indipendenti del continente americano più altri stati e organizzazioni che vi partecipano come osservatori. Nacque il 30 aprile 1948 con lo scopo di promuovere la solidarietà regionale e la cooperazione tra gli stati. 25 quale fu deposto dopo tre anni e sostituito da un triumvirato di militari tra cui spiccò la figura del colonnello Policarpo Paz García. Il suo governo, però, durò poco in quanto nel 1980 gli Stati Uniti fecero pressione affinché in Honduras si svolgessero elezioni libere. Quelli infatti erano anni particolari in cui regnava una gran tensione in tutto il mondo a causa della guerra fredda tra le due maggiori potenze mondiali, USA e URSS. Come è ben noto durante questo periodo non ci furono scontri diretti tra le due potenze ma rimaneva comunque un'epoca di grande rivoluzione in cui molti gruppi di ribellione si stavano affermando soprattutto quelli comunisti. Una delle maggiori preoccupazioni degli Stati Uniti era quello di tenere lontano questi gruppi dai suoi confini così, dopo l'esplosione della Rivoluzione Sandinista in Nicaragua, decisero di interferire con la politica interna dell'Honduras aiutandolo a diventare una Repubblica prima che i Sandinisti potessero estendere il loro potere fuori dai confini nicaraguensi. Nel 1980 ci furono le prime elezioni legislative e nel 1981 Roberto Suazo Córdova diventò ufficialmente il primo Presidente della Repubblica di Honduras. La Costituzione fu redatta nel 1982, anno conosciuto per questo motivo come il ritorno alla democrazia anche se lo stampo dittatoriale rimase e la lotta ai comunisti non finì. Presto iniziò una ricerca ed eliminazione degli esponenti della sinistra in Honduras e gli Stati Uniti usarono il territorio honduregno per abbattere il potere del comunista Daniel Ortega in Nicaragua in cambio di ingenti aiuti economici. Per diciassette anni i Presidenti governarono il paese senza intoppi per la loro candidatura fino al 2009 quando sotto al Presidente Zelaya avvenne il primo colpo di stato durante la democrazia. Il 28 giugno 2009 la 26 Corte Suprema diede l'ordine di arrestare il Presidente Zelaya e di mandarlo in esilio in Costa Rica con l'accusa di corruzione e di attentato alla Costituzione in quanto a pochi mesi dalla fine del suo mandato cercò di riunire un'Assemblea Costituente con il fine di modificare, con un referendum, gli articoli non riformabili della Costituzione honduregna che proibiscono categoricamente di rieleggere o estendere il mandato del Presidente in carica. Come previsto dalla Costituzione, date le dimissioni del Vicepresidente Elvin Ernesto Santos, il Capo del Congresso Roberto Micheletti gli successe ad interim, ma solo fino alla fine del suo mandato nel gennaio 2010. Durante il governo Micheletti, che al principio nessuna organizzazione o paese riconobbe, l'Honduras subì una vera e propria dittatura militare, in quanto la forza armata era onnipresente soprattutto nelle strade della capitale reclutando giovani soldati e facendo rispettare il coprifuoco istituito in tutto il paese. Zelaya cercò di tornare in Honduras invano il 5 luglio dello stesso anno con un jet privato che i militari non lasciarono atterrare, in seguito nel settembre 2009 riuscì a entrare nel paese ma dovette rifugiarsi nell'ambasciata brasiliana per svariati mesi. La deposizione del Presidente Zelaya provocò molte vittime tra i cittadini honduregni a causa delle numerose proteste organizzate dai suoi sostenitori a cui si opponevano le forze armate pronte a sparare sulla folla. Il 30 ottobre 2009 fu sigillato l'Accordo di Tegucigalpa secondo il quale il governo honduregno sarebbe tornato nelle mani del Presidente deposto previo consenso del Congresso Nazionale con la condizione che non ci sarebbe stata nessuna Assemblea Nazionale Costituente e nessuna 27 modifica della Costituzione. Nonostante ciò la settimana seguente il Presidente de facto Micheletti annunciò la formazione di un Governo di Unità e Riconciliazione rompendo così l'Accordo firmato da entrambe le parti che precisava che questo doveva essere compito del riconosciuto Presidente Zelaya quando sarebbe tornato al potere per completare il suo legittimo mandato. Nonostante ciò, in un clima di grande tensione, il 29 Novembre 2010 Porfirio Lobo Sosa vinse le elezioni che gli esponenti nazionali e internazionali giudicarono regolari anche se il 70% della popolazione votante si astenne in forma di protesta. Furono pochi gli stati che riconobbero automaticamente il governo leggittimo Lobo Sosa, tra questi Stati Uniti, Colombia, Panama, Costa Rica e Perù. Una delle prime decisioni da Presidente fu quella di fornire una scappatoia all’ex Presidente Zelaya e alla sua famiglia per la Repubblica Dominicana previo accordo con il Presidente dell'isola centroamericana il quale lo accolse personalmente il 27 gennaio 2010. Il Presidente Lobo Sosa, chiamato comunemente Pepe, si ritrovò a capo di un governo pieno di problematiche. Tutte le organizzazioni internazionali esclusero l'Honduras impedendogli di partecipare anche a riunioni molto importanti, tra queste l’OSA che decise di riammettere il paese solo in caso che il Presidente deposto tornasse al potere. In un'Assemblea straordinaria dell’OSA il 2 giugno 2009 l'Honduras ottenne 32 voti positivi per la sua riammissione, solo Ecuador votò contro, e dopo due anni riuscì a tornare a far parte di una delle organizzazioni più importanti per i paesi delle Americhe. Questo fu possibile grazie all'accordo stipulato tra il Presidente Porfirio Lobo e l'ex 28 Presidente Manuel Zelaya mediato dai Presidenti delle Repubbliche di Colombia e Venezuela, Juan Manuel Santos e Hugo Chávez, nella città di Cartagena de Indias, Colombia, il 22 maggio 2011. L'accordo si sviluppa in nove punti in cui viene precisato che l'ex presidente Zelaya e tutti i suoi ex collaboratori che erano stati costretti a lasciare il paese sarebbero rimpatriati senza alcun ostacolo e che tutte le accuse nei loro confronti sarebbero cadute. Il punto sette giustifica appunto l'azione dell'ex presidente di convocare un referendum affermando che l'articolo 5 della Costituzione honduregna ammette la convocazione di un plebiscito. In effetti la prima parte dell'articolo non smentisce ciò che si afferma nell'Accordo di Cartagena Artículo 5. El Gobierno debe sustentarse en el principio de la democracia participativa del cual se deriva la integración nacional, que implica participación de todos los sectores políticos en la administración pública, a fin de asegurar y fortalecer el progreso de Honduras basado en la estabilidad política y en la conciliación nacional. A efecto de fortalecer y hacer funcionar la democracia participativa se instituyen como mecanismos de consulta a los ciudadanos el referéndum y el plebiscito para asuntos de importancia fundamental en la vida nacional. Una Ley especial aprobada por dos terceras (2/3) partes de la totalidad de los diputados del Congreso Nacional, determinará los procedimientos, requisitos y demás aspectos necesarios para el ejercicio de las consultas populares.9 9 http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a luglio 2013) 29 Leggendo l'articolo completo, però, si nota una parte che specifica le occasioni in cui questa legge non è valida e una di queste occasioni tratta la modifica dell'articolo 374. No serán objeto de referéndum o plebiscito los proyectos orientados a reformar el artículo 374 de esta Constitución. Asimismo, no podrán utilizarse las referidas consultas para asuntos relacionados con cuestiones tributarias, crédito público, amnistías, moneda nacional, presupuestos, tratados y convenciones internacionales y conquistas sociales.10 L'accordo si riferiva anche al permesso di esercitare la sua azione politica e così, dopo il suo ritorno, l'ex Presidente Zelaya trasformò l'alleanza politica chiamata Frente Nacional de Resistencia Popular, che aveva già preso vita dopo il colpo di stato, in un vero e proprio partito con il nome di Libertad y Refundación, chiamato comunemente LIBRE. Alle elezioni presidenziali del 2013 la moglie del Presidente deposto Zelaya, Xiomara Castro, vi prese parte come leader del partito LIBRE. Dopo il colpo di stato si formarono anche altri partiti non parlamentari: Frente Amplio Politico en la Resistencia o FAPER11, Partido Alianza Patriótica o ALIANZA12, Partido Anticorrupción o PAC13. 10 http://pdba.georgetown.edu/constitutions/honduras/vigente.html, (visitato a luglio 2013) 11 FAPER: Fronte Amplio Politico alla Resistenza, un partito socialista di centro-sinistra riconosciuto legalmente dal Tribunale Elettorale Supremo, TSE, nel 2012. 12 ALIANZA: il Partito Alleanza Patriottica di centro-destra fondato nel 2012. Ha partecipato alle elezioni del 2013 con Romeo Vasquez Velasquez. 30 Un'altra decisione del presidente Lobo fu quella di stabilire una commissione, denominata “Commissione per la Verità e la Riconciliazione”, incaricata di investigare sugli avvenimenti del colpo di Stato del 2009. Proprio riguardo a questo, emerse che le accuse dell'ex presidente Zelaya verso gli Stati Uniti di aver organizzato il colpo di stato erano false, infatti, un documento segreto dell’ambasciatore statunitense Hugo Llorens affermava che il colpo di Stato in Honduras nel 2009 era stato illegale e incostituzionale e, pertanto, la presa di potere da parte di Micheletti era stata illegittima. A sostegno di questa tesi, inoltre, segue la relazione finale dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione, la quale riferisce che il regime diretto da Micheletti era illegale e le forze armate honduregne sono state responsabili anche dell’uccisione di dodici persone durante le contestazioni popolari che seguirono il colpo di Stato. Inoltre, questa Comissione si occupava anche di esaminare le violazioni dei diritti umani sotto il governo guidato da Lobo Sosa. Insieme all’organizzazione non governativa Human Rights Watch, la Commissione denunciò la situazione all’interno del Paese honduregno, distinta da intimidazioni, torture e uccisioni di attivisti dell’opposizione al governo Lobo Sosa, sebbene il rispetto dei diritti umani all’interno del Paese fosse uno dei requisiti imposti dall’OSA per la riammissione dell’Honduras. 13 PAC: il Partito Anti-corruzione, fondato nel 2012 dal giornalista e presentatore televisivo Salvador Nasralla che prese parte alle elezioni del 2013. 31 Un caso in particolare ha fatto molto scalpore, quello dei contadini del Bajo Aguán che, proprio mentre avveniva la riammissione dell'Honduras all’OSA, venivano torturati e abusati sessualmente dalle forze di polizia e dalle guardie di sicurezza dei proprietari terrieri e dei produttori di palma della zona. Questo e altri casi di violenza hanno indotto sia alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti sia alcuni esponenti politici dei Paesi latinoamericani a dubitare seriamente sul ripristino dei rapporti diplomatici con l’Honduras e sulla sua riammissione all’OSA. Purtroppo il mondo di oggi non è dei giusti, ma del più furbo e il più ricco e il governo honduregno ne è un'esempio. Per quanto possano cambiare le figure al potere, il sistema è sempre lo stesso e l'analfabetismo del popolo e la grande povertà costituiscono la leva che permette ai più potenti di crescere sempre di più tralasciando il loro compito principale, far progredire il paese. Le elezioni per la Presidenza honduregna che hanno preso luogo a novembre del 2013 sono state vinte da Juan Orlando Hérnandez che ha iniziato la sua carica a partire dal 24 gennaio 2014 continuando l'egemonia del Partido Nacional. 32 2. POPOLAZIONE IN HONDURAS IERI In epoca precolombiana il territorio oggi conosciuto con il nome di Honduras era occupato da varie civiltà presenti ancora oggi. I Maya, il cui centro culturale si trovava a Copán, i Lenca, che all'epoca possedevano un territorio molto vasto nel sudest del paese, i Miskitos, che si estendevano, e ancora oggi si estendono, nella regione orientale chiamata Mosquitia insieme ai Tawahka, ai Tolupanes e ai Pech. Anche nelle Isole della Bahía sono stati trovati dei resti della popolazione Pech che probabilmente le occupavano prima della colonizzazione. 33 2.1. MAYA Una delle civiltà precolombiane più importanti che hanno segnato la storia dell'America Centrale e affascinato tutto il mondo con le loro scoperte sono i Maya. Tuttavia né i Maya né nessun'altra civiltà precolombiana sarebbe stata così interessante senza la popolazione Olmeca, definita la civiltà madre mesoamericana perché in possesso di una serie di tratti assunti in seguito da tutti i popoli precolombiani. Il periodo arcaico, che va dal 7000 al 2000 a.C. circa, era contraddistinto da culture di cacciatori-raccoglitori nomadi, i quali diventarono sedentari in seguito alla scoperta dell'agricoltura e cominciarono a organizzarsi in villaggi per lo più affianco a sorgenti d'acqua durante il preclassico, che va approssimativamente dal 2000 a.C. al 250 d.C. 34 I Maya in particolare cominciarono a moltiplicare i loro insediamenti stabili soprattutto nella parte meridionale lungo le regioni costiere o lungo le valli fluviali dove il terreno era più fertile e adatto alla coltivazione di cacao, manioca e mais, alimento base per tutti i popoli mesoamericani. Questa crescita demografica consentì il costituirsi di una stratificazione sociale al cui vertice vi erano i capi e gli sciamani, figure molto importanti non solo grazie alle loro conoscenze empiriche, ma anche perché fungevano da tramite fra la gente comune e il sovrumano. Negli strati più bassi si posizionavano i contadini, mentre in quello intermedio si collocavano coloro che avevano una specializzazione professionale. Durante il preclassico medio, dal 1000 al 400 a.C., i Maya così come molti altri subirono il dominio olmeco, che controllava le importanti vie commerciali del meridione. Il popolo olmeco nacque intorno agli anni 1500 - 1400 a.C. nelle basse terre pantanose delle regioni costiere del Golfo messicano, un territorio chiamato Olman in nahuatl, parola azteca che significa terra del caucciù, per l'abbondanza degli alberi del lattice, la castiglia elastica, presenti in quella zona. Tuttavia sino ad oggi non ci sono pervenute prove che attestino che loro stessi si definivano con il nome di Olmechi. Questo popolo raggiunse un'espansione notevole in poco tempo occupando gran parte del Messico fino ad arrivare all'America Centrale attraverso le vie associate al commercio, indispensabile per procurarsi le materie prime. 35 Quando improvvisamente questa civiltà scomparve, ai Maya restarono i modelli di istituzioni politiche stabili ed ereditarie oltre alle conquiste intellettuali che, per primi, gli Olmechi avevano fornito alla Mesoamerica. Alcuni dei tratti culturali che fanno degli olmechi dei "pionieri" sono l'elaborazione di alcuni concetti religiosi da parte della classe sacerdotale come il culto di una divinità felina legata alla pioggia, il sacrificio umano, l'autosacrificio e il calendario liturgico; la distribuzione degli spazi sacri attraverso la pianificazione di centri cerimoniali e l'uso della piramide come base templare; una sapienza elitaria che si avvale di un sistema di numerazione vigesimale e di una scrittura glifica; e infine l'invenzione della scultura in pietra di piccole e grandi dimensioni. Con gli Olmechi quindi la costruzione di centri cerimoniali per officiare i riti divenne più complessa passando da semplici elevazioni artificiali di terra sormontate da un tempio ispirati alla forma di una capanna indigena a edifici costituiti da una piramide sormontata da un tempio. Per quanto riguarda la ceramica, ogni popolo sviluppò un proprio stile che costituisce la maggior fonte di conoscenza archeologica. Quest'arte veniva utilizzata per raffigurare scene religiose o di vita comune e oggetti di ceramica presenti in molti riti tra cui quello della sepoltura. I Maya si dedicarono in particolare a sviluppare la scrittura glifica e il sistema di numerazione vigesimale che divenne un grande strumento per questo popolo così ossessionato dal tempo. Una delle grandi invenzioni dei Maya fu appunto quella di un calendario molto più complesso rispetto a quello gregoriano e di una precisione sconvolgente di cui oggi ci si rende conto solo grazie alle potenti risorse tecnologiche. 36 Vari gruppi di indigeni solevano osservare gli astri ma nessuna civiltà fu così ossessionata da questa tradizione. Era abitudine dei Maya registrare eventi storici, mitologici e rituali su iscrizioni scolpite e dipinte su lastre di pietra o colonne, architravi, scalinate, o altri monumenti grazie al metodo della scrittura geroglifica costituita da circa mille caratteri distinti. Oltre a questa esisteva anche un altro tipo di scrittura corsiva utilizzata esclusivamente per scrivere su carta, muri e ceramiche. Ogni regione applicava delle variazioni sia alla scrittura che alla lingua parlata, ma nel periodo classico erano comprensibili a tutti i vari gruppi Maya. Faceva parte della loro cultura scrivere su libri di carta ripiegata ottenuta dalle fibre di agave per raccogliere informazioni su vari argomenti come l'agricoltura, il clima, la medicina, la caccia e l'astronomia. Purtroppo la maggior parte di questi manoscritti furono distrutti nel 1549, sette anni dopo la parziale conquista dei Maya dello Yucatán ed è questa una delle ragioni per la quale la civiltà Maya è tutt'ora avvolta da un velo spesso di misteri. Padre Diego de Landa, preso dal suo desiderio di convertire il popolo Maya, si sforzò con tutti i mezzi di estirpare i loro costumi e le loro credenze e a tale scopo decise di distruggere tutti i libri indigeni. Nel 1566 egli stesso redasse un'opera la Relación de las cosas de Yucatán in cui riprodusse alcuni glifi ancora in uso nello Yucatán al momento del suo ministero. Solo tre manoscritti riuscirono a salvarsi e furono ritrovati in Europa, probabilmente mandati da qualche soldato o monaco che si trovava lì al momento della conquista. Questi sono il Codex Dresdensis, il Codex Tro-Cortesianus e il Codex Peresianus. 37 Questi codici consistono in lunghe strisce di corteccia di ficus, battute, impregnate di resina, poi ricoperte di un leggero strato di calce sul quale sono dipinti glifi, cifre, immagini di dei e di animali, sempre con gli stessi colori: nero, giallo, verde, azzurro e rosso. Le strisce sono larghe circa venticinque centimetri e lunghe parecchi metri e venivano scritte prima su una e poi sull'altra faccia ed erano poi ripiegate a fisarmonica. Il Codex Dresdensis o Codice di Dresda, il più prezioso, misura 3,50 metri di lunghezza e possiede 78 pagine. Appartiene alla biblioteca di Dresda dal 1739 ed è una copia del 1200 d.C. di un testo del periodo classico. Si tratta soprattutto di un trattato di astronomia che include le tavole delle eclissi e di Venere, ma contiene anche numerosi oroscopi e alcune indicazioni sui riti. Fu grazie a questo codice che il Dr. Fosterman riuscì a decifrare la struttura interna del calendario maya e del lungo computo. Il Codex Tro-Cortesianus, o Codice di Madrid, è il più lungo (7,15 m) con centododici pagine e si trova alla Biblioteca Nazionale di Madrid. Risale a non prima del XV secolo ed è in sostanza un libro di divinazione, una sorta di promemoria usato dai sacerdoti indovini, in quanto espone riti connessi alle arti e altri come quello dell'inizio dell'anno. Il Codex Peresianus, o Codice di Parigi, è incompleto e in pessimo stato (m 1,45 di lunghezza). Possiede ventidue pagine e tratta degli dèi dei katun, un periodo di venti anni per i Maya, e delle cerimonie relative alla successione di undici di tali katun. Appartiene alla Biblioteca Nazionale di Parigi. I glifi di questi codici sono identici a certi glifi che figurano sui monumenti del Petén e delle regioni adiacenti, nonché a quelli dell'opera di Padre Diego de Landa. 38 Grazie a questi, si è potuta stabilire la stretta parentela culturale esistente tra i Maya delle terre del sud e i Maya dello Yucatán. Il Popol Vuh, ovvero il "Libro del Consiglio", scritto in lingua maya con caratteri latini nel XVI secolo, fornisce informazioni sulla religione, la mitologia, l'emigrazione e la storia dei Maya Quiché, i cui discendenti vivono tuttora sugli altipiani del Guatemala. E' un libro d'importanza capitale. Tuttavia sono stati i Libri di Chilam Balam, resoconti in lingua maya scritti in caratteri latini nei secoli posteriori alla conquista spagnola, che hanno permesso di avere le prime informazioni storiche dei Maya dello Yucatán anche se si rivela spesso contraddittorio. Prima della conquista spagnola l'impero Maya si estendeva nella maggior parte del Guatemala, tranne alcune zone nella costa del Pacifico, una parte del Salvador occidentale, nel lembo occidentale honduregno, Belize, e negli stati messicani Yucatán, Campeche e Quintana Roo. Alcuni includono anche lo stato di Veracruz dove sono stati trovati dei resti maya, precisamente degli huaxtechi, un gruppo di lingua maya che, però, non presenta le stesse caratteristiche. Si pensa che in origine formasse una punta del territorio maya nella parte meridionale dello stato di Veracruz e che fosse stato costretto a spostarsi in seguito all'invasione di nuovi gruppi indigeni. Escludendo lo stato di Veracruz si può dire che l'intero territorio maya formava un quadrilatero con asse nordsud di circa 900 chilometri e con una larghezza a sud pari a poco più di 550 chilometri che si riduceva a nord a quasi 400 chilometri. Tutta la regione si trovava nella fascia 39 tropicale e il suo limite meridionale toccava i 14 gradi e 20' di latitudine nord. A ovest confinava con gruppi che parlavano zoque, chiapaneco e alcuni dialetti della lingua nahuatl parlata dagli Aztechi o da altre popolazioni del Messico centrale. A sud e sudest si trovavano i Pipil di lingua messicana e a est altre civiltà di varie lingue la cui cultura era influenzata dal continente meridionale. Il periodo classico da circa il 250 d.C. al 900 d.C. vide lo splendore della civiltà maya durante il quale avvenne una diffusione in tutto il regno di una cultura pressoché uniforme. Le maggiori città del periodo furono Tikal, Copán, Bonampak, Piedras Negras, e Palenque. In questo periodo la storia maya presenta il suo sviluppo più massiccio nel campo dell’organizzazione culturale e politica culminando in uno scenario dove ogni città era un piccolo stato che aveva contatti con le altre solo per scambi commerciali. Oltre a scambi tra di loro in questo periodo i Maya erano in contatto con altre tre civiltà senza che i relativi territori si toccassero: quella del Teotihuacán a circa 28 miglia a nordest di Città del Messico; quella degli Zapotechi, nell'Oaxaca la cui città principale era Monte Albán; e quella centrosettentrionale di Veracruz che alla fine del periodo classico divenne lo stanziamento El Tajín. Il territorio maya può essere diviso in tre regioni: meridionale, centrale e settentrionale. La regione meridionale contraddistinta con il semplice nome di altipiani, comprendeva gli altipiani del Guatemala e una parte contigua de El Salvador. Si trattava di una zona estremamente montagnosa 40 caratterizzata da vette e terreno di origine vulcanico con precipitazioni sufficienti quasi dappertutto e un clima temperato che rendevano il territorio molto fertile e adeguato alla coltivazione di mais, fagioli, zucche e patate dolci. Sul versante Pacifico veniva coltivato anche il caffè che all'epoca era considerato una preziosa merce di scambio. La grande varietà di materiali permetteva il perfetto utilizzo di ciascuno per scopi diversi: la pietra vulcanica era perfetta per le costruzioni e per i metates, ossia pietre usate per macinare il mais; l'ossidiana per ricavare coltelli e lance aguzze; il tufo vulcanico veniva impiegato dai vasai in quanto molto resistente ad alte temperature; la pirite di ferro serviva per gli specchi; infine l'ematite speculare veniva utilizzato per creare la tinta rossa. In un periodo più tardo essi ottennero l'oro dal fiume e probabilmente estrassero anche il rame. La flora e la fauna erano quelle tipiche delle zone temperate ma trovandosi su cime molto alte si trovava anche il Quetzal, un uccello le cui piume erano considerate una preziosa merce di scambio perché molto rara. Oltre agli altipiani guatemaltechi questo tipo di uccello si trovava solo nelle zone alte del Chiapas e dell'Honduras. Molto pregiata era anche la pietra di giada che racchiudeva anche un significato religioso, infatti, si collocava nella bocca dei defunti di alto rango, si offriva in sacrificio o si usava per pratiche divinatorie. Nonostante tutti i vantaggi presenti in questa regione come il clima, il terreno, la varietà della fauna, l'alta densità della popolazione e la posizione strategica non fu lì che la popolazione maya sviluppò maggiormente le sue capacità. A sostegno di questa tesi vi sono prove come la povertà dell'arte di questa zona in cui vi sono non più di due o tre volte a modiglioni, la non curatezza dei monumenti architettonici con 41 pietre disposte in maniera rozza e la completa assenza della scrittura geroglifica che fa pensare che questi gruppi maya non si dedicassero allo studio del tempo. In conclusione i caratteri distintivi maya erano praticamente assenti tra coloro che popolarono questa regione, contraddistinti con il nome di Quiché. Al contrario nella pianura, ossia nella regione centrale dell'impero maya, detto anche bassopiano meridionale, sono stati trovati tutti i tratti che caratterizzavano questa civiltà per esempio le iscrizioni geroglifiche che sono le più abbondanti di tutto il territorio maya. Questa zona comprende il tratto di pianura a nord e a nordovest degli altipiani, le alture dello stato di Chiapas e la parte occidentale dell’Honduras. Le condizioni climatiche e del territorio non erano delle migliori in quanto si trattava per lo più di foresta, con forti precipitazioni e molte aree paludose. La coltivazione era molto difficile, ma i Maya elaborarono una tecnica usata ancora oggi, il taglia e brucia. Questa consisteva in un disboscamento, che allora si effettuava solo con arnesi di pietra, e dopo aver bruciato la parte di terreno scelta, questa diventava fertile ma solo per uno o due anni al passare dei quali diventava impraticabile. Vi era, però, una grande varietà di alberi tra cui il mogano, i cedri spagnoli, gli alberi di ceiba giganti considerati sacri per i Maya, palme, sapodilla da cui si ricava la gomma da masticare, la castilglia elastica o alberi da gomma, la vaniglia rampicante e l'albero del pane, fonte di alimentazione per uomini e animali. Nel delta paludoso tagliato dai canali dell'Usumacinta e del Grijalva, noto come il "luogo delle canoe", vivevano i Maya Chontal che avevano più 42 familiarità con l'acqua che con la terra e in seguito divennero i grandi commercianti dell'America Centrale via mare. Nella fitta foresta seguendo il fiume Usumacinta o il Pasión si trovavano, invece, i Maya Lacandoni che oggi sono quasi del tutto estinti. Le uniche aree montagnose di questa regione erano costituite dai monti del Chiapas, del Belize e di Copán. Al contrario dei Maya Quiché, in questa regione veniva usato il calcare per costruire e per scolpire e la selce comune o la selce nera per le lame al posto dell'ossidiana. Infine la regione settentrionale, o bassopiano settentrionale, comprendeva gli stati messicani dello Yucatán, Campeche e Quintana Roo. Qui le condizioni naturali erano ancora più avverse rispetto alla regione centrale in quanto si trattava di un clima molto asciutto, con poche precipitazioni e senza fiumi, ma con qualche lago. L'unica fonte d'acqua in quell'epoca era costituita dai cenotes, termine che viene dal maya dz'not, ossia pozzi d'acqua naturali risultati dal crollo della crosta superficiale di calcare. Altri pozzi furono costruiti artificialmente così come alcune cisterne di raccolta. Nonostante ciò la popolazione è sempre stata abbondante così allora come oggi. In questa zona il calcare era molto più poroso quindi con grande capacità di assorbimento e ciò lo rendeva inutilizzabile, mentre era molto diffusa la cultura del cotone. L'importanza di questa regione per quanto riguarda lo studio della civiltà maya è data dal numero e dalla coerenza delle informazioni sulla loro vita in seguito alla conquista spagnola. 43 Il motivo per cui questa civiltà si è sviluppata maggiormente in una regione così ostile come quella centrale piuttosto che in una più favorevole come gli altipiani è ancora sconosciuta. Forse era un popolo che veniva stimolato dalle avversità a dare il meglio di se stessi o forse le condizioni naturali non erano così gravose in quell'epoca come lo sono ora. Nell libro “la civiltà maya”, Eric Thompson afferma che “i Maya sono gente che trionfò nelle finalità impratiche e fallì nelle pratiche” e si chiede “come mai i sapienti maya riuscirono a disegnare una carta della volta celeste e non inventarono la ruota?”14 Durante il periodo classico, dal 250 al 900 d.C. circa, si assiste all'apogeo maya con le grandi città-stato delle pianure, dove regnavano i capi e gli sciamani. La popolazione viveva all'interno delle foreste in agglomerati di pochi nuclei familiari e i contadini si occupavano di coltivare la milpa, appezzamenti di terreno in comune. Un certo numero di agglomerati formavano un dipartimento dominato da una grande città o centro cerimoniale dove ci si recava solo in occasione di riti religiosi, funzioni civiche o mercati. Le città maya non avevano un piano preciso di costruzione ma nel periodo classico erano caratterizzate da piazze aperte, piramidi a gradoni, templi, campi per il gioco della palla, santuari, osservatori astronomici e strade di pietra. Tutti gli edifici più importanti si trovavano in cima a piramidi, piattaforme o acropoli e avevano ornamenti di grande effetto con 14 La civiltà Maya, John Eric Thompson, Torino, Einaudi, 1970 44 decorazioni scolpite, cornicioni di stucco colorati vivacemente, creste traforate per formare i tetti che accentuavano l'illusione di altezza. Le cerimonie maya si concludevano sempre con dei sacrifici. Nella cultura moderna occidentale questo concetto non è molto conpreso e ancora meno condiviso, anche se i Maya, e in generale i popoli indigeni, lo praticavano normalmente. Per loro infatti i sacrifici avevano lo scopo di alimentare gli dèi, che nella loro cultura erano umani, in modo che non gli si rivoltassero contro. Gli dèi più venerati erano quelli legati alla natura, come la pioggia e il sole da cui dipende il raccolto. Il prodotto agricolo principale per loro era il mais, che non era solo alla base della loro alimentazione, ma costituiva il fuoco ottico del loro culto. Tutti i riti e quindi i templi, le stele e l'architettura in generale avevano un solo scopo: venerare gli dèi affinché gli permettessero di ricevere un buon raccolto. Prima di ogni rito la popolazione maya doveva sottoporsi a un periodo, più o meno corto secondo il tipo di rito, di digiuno e astinenza accompagnati da “piccoli” autosacrifi, ossia offerte di sangue ricavato da varie parti del corpo. La cerimonia più sacra era quella della semina, ma ne esistevano molte altre come quelle del disboscamento, o quelle dedicate alle varie divinità. Un rito molto praticato non solo dai Maya, ma da tutti i popoli mesoamericani, legato al dio del sole era quello del gioco della pelota. Ancora oggi alcuni popoli mantengono viva questa tradizione anche se nel corso del tempo ci sono state molte varianti del gioco in base al periodo e al luogo in cui si svolgeva. Nell'antichità si trattava di una vera e propria cerimonia che si concludeva con sacrifici umani e in base allo svolgimento della partita lo sciamano traeva le sue conclusioni sull'andamento della semina. Questo gioco, come tutto ciò che facevano i 45 Maya, racchiudeva in sé un forte simbolismo. In questo caso la palla rappresentava il sole, il cui movimento veniva associato alla fertilità, e il sacrificio del giocatore rappresentava la morte del sole a cui succedeva una sua rinascita. Nel Popol Vuh il gioco è descritto come una lotta tra il giorno e la notte o tra la vita e il mondo sotterraneo. Gli anelli di pietra che furono aggiunti durante il postclassico maya probabilmente simboleggiavano l'alba, il tramonto o l'equinozio, mentre i campi erano considerati porte per il mondo sotterraneo, e venivano eretti in punti chiave del distretto cerimoniale. I campi da gioco non erano tutti uguali, ma tra quelli ritrovati si riscontrano alcune caratteristiche comuni quali un lungo e stretto corridoio centrale dove si svolgeva il gioco affiancato da muri con superfici inclinate o orizzontali spesso coperti con lo stucco e dipinti vivacemente. I campi più antichi erano aperti alle estremità e a quelli del periodo postclassico fu aggiunto un cerchio di pietra attraverso il quale i giocatori dovevano far passare la palla. La dimensione media di un campo da gioco si aggirava intorno ai 36 metri e mezzo in lunghezza e 9 metri in larghezza anche se quello di Chichén Itzá lo supera di gran lunga con i suoi 166 metri di lunghezza e 68 di larghezza. Attualmente i campi da gioco che si sono conservati in migliori condizioni sono quelli di Tikal, Yachá, Copán, Iximche, Monte Albán, Uxmal, Mizco Viejo e Zaculeu. Le regole del gioco non sono ben note, ma in generale si sa che le partite si svolgevano tra due individui o tra due squadre che originariamente potevano usare solo le anche per far rimbalzare la palla e in seguito furono inseriti anche i gomiti e in alcune versioni delle racchette. La palla era fatta di resina di gomma e anche se la sua dimensione poteva variare si stima che il suo 46 diametro si aggirasse intorno ai 20 cm, o anche meno nelle versioni con le racchette, e che il suo peso fosse di circa 3-4 kg. La pesantezza della palla provocava e provoca ancora agli attuali giocatori delle ferite e lividi anche molto gravi, nonostante usassero delle cinture o dei perizomi con delle protezioni in pelle sui fianchi. Ancora non è stato ritrovato nessuno esempio di questo abbigliamento a causa del materiale di cui era composto, ma grazie alle raffigurazioni del gioco trovate si sa che questo tipo di abbigliamento si completava con ginocchiere, maschere e copricapi molto particolari. Solo un tipo di queste particolari cinture è riuscito ad arrivare fino ai giorni nostri perché costruito in pietra quindi molto pesante, ma che probabilmente permetteva alla palla di rimbalzare molto di più. Nella cultura maya il gioco veniva chiamato pitz, l'atto di giocare ti pitzil e i giocatori venivano definiti pitziil. Questo popolo aveva un forte senso di comunità, infatti, erano molti i doveri quotidiani da svolgere insieme. Anche questo gioco con lo sforzo di squadra richiesta impegnava l'individuo a condividere conoscenza e cultura, rinforzando e reinventando il gioco della vita e il ruolo delle persone nell'ordine cosmico. Era, infatti, un gioco di fortuna, abilità e inganni che rifletteva la vita. Grazie al Popol Vuh, che ribadisce l'importanza del gioco come qualcosa di più che un semplice sport, esistono anche prove che aiutano a interpretare il gioco da una prospettiva mitologica. La storia ha inizio con il padre e lo zio degli eroi gemelli, rispettivamente Hun Hunahpu e Vucub Hunahpu che giocano a palla vicino al mondo sotterraneo, Xibalba. I signori del mondo sotterraneo sono però infastiditi dai rumori causati dal gioco, così mandano dei gufi per attrarli nel campo di gioco di Xibalba, 47 situato all'estremità ovest del regno. Il viaggio è pericoloso e i gemelli si addormentano e vengono sacrificati e seppelliti nel campo da gioco. Hun Hunahpu viene decapitato e la sua testa viene appesa a un albero diventando la prima zucca. Un giorno questo sputa nella mano di una dea la quale dà alla luce due gemelli Hunahpu e Xbalanque. Gli eroi gemelli, dopo aver trovato l'attrezzatura del padre cominciano a giocare anche loro, così i signori del mondo sotterraneo li inducono a giocare attraverso prove e pericoli. In uno di questi episodi Hunahpu viene decapitato con un bastone e il fratello gli mette una zucca al posto della testa fino a quando non riesce a trovare la sua che i signori di Xibalba stavano usando come palla. La storia termina con la vittoria dei gemelli dopo una partita contro gli dèi anche se falliscono nel tentativo di riportare in vita il loro defunto padre e lo lasciano sepolto nel campo da gioco di Xibalba. Il campo, quindi, diventa una zona di transizione tra la vita e la morte e per questo i costruttori dei campi dipingevano scene mitiche sulla linea centrale spesso contornate da un quadrifoglio, che indicava l'apertura di un portale verso l'altro mondo. Non è il solo episodio in cui appaiono gli eroi gemelli, infatti, entrambi furono determinanti nel mito della creazione dell'uomo. I Maya credevano che all'inizio esistessero solo il cielo, l'acqua e l'oscurità su cui regnava Gucumatz, il dio formatore, dalla duplice personalità e Huracan, il dio creatore. Questi crearono altre divinità, la Terra, le foreste e gli animali. In seguito tutte le divinità cercarono di creare degli uomini che potessero fornire loro nutrimento attraverso il lavoro agricolo, le preghiere e i sacrifici, ma non rimasero mai soddisfatti. Dopo che gli eroi gemelli sconfissero gli dei degli inferi la situazione migliorò e fu creata l'umanità. 48 La notte del 13 agosto 3114 a.C. l'uccello sacro Vacub Caquiz, ossia l'orsa maggiore, volò verso il suo posto in cima all'albero sacro dove poi Xbalanque lo colpirà, la Via Lattea era disposta in cielo in modo da prendere il nome di coccodrillo. A mezzanotte, il coccodrillo si distese sulla volta celeste e divenne il mostro cosmico. Alle prime ore del mattino divenne la canoa con la quale il dio del mais, il primo padre, fu condotto al centro del cosmo dopo essere risorto dallo Xibalba grazie all'aiuto dei due eroi che l'avevano fatto uscire dal guscio di una tartaruga, animale che forse simboleggia appunto la terra. Il centro della terra sarebbe il luogo sacro dove si incrociano l'eclittica e la Via Lattea. A quel punto gli dèi plasmarono l'uomo con la farina del mais. Nel codice Rios di origine azteca viene descritta la composizione del mondo che molto probabilmente era condivisa anche dai Maya e dai popoli mesoamericani in generale. Al centro del cosmo vi è la Terra divisa in quattro parti secondo i punti cardinali sorrette ognuna da un dio Bacab e a cui corrisponde un colore, un animale e un ceiba, albero sacro. La volta celeste, che poggia sulla schiena di un coccodrillo causando terremoti con il suo movimento è sorretta da quattro dèi chiamati Bacab ed è divisa in tredici strati. Ogni strato è retto dal dio del giorno, Oxlahuntiku, e possiede un elemento celeste. La Terra si trova nel primo livello, nel secondo sono sospese le nubi e si muove la luna. Nel terzo livello vive Citlallicue, ossia colei che ha la gonna stellata, e ci sono le stelle fisse. Il sole si muove nel quarto strato, nel quinto Venere e nel sesto le comete. Il settimo cielo, ovvero il cielo nero o verde, è occupato dai venti e tempeste, e l'ottavo o cielo blu dalla polvere. I cieli nono, decimo e undicesimo sono associati ai colori bianco, 49 giallo e rosso. E nel tredicesimo, in azteco Omeyocan, vive Ometeotl, il creatore maschio-femmina di tutti gli dei. Al di sotto della Terra, invece, vi è Xibalba, dove i corpi celesti sono costretti a passare al loro tramonto. Persino il sole passa per gli inferi durante la notte e riesce a risalire solo grazie ai sacrifici di coloro che vivono sulla Terra. Xibalba è abitato da dodici divinità, ma è governato da Hun Came e Vucub Came che dominano gli altri dieci dei della morte, definiti anche demoni, che lavorano sempre in coppia per uccidere gli umani. Secondo gli Aztechi il mondo fu creato cinque volte e distrutto quattro. La prima volta fu a causa di un giaguaro, la seconda per un uragano, la terza lo distrusse un'eruzione e la quarta un alluvione. Anche i Maya credevano a questo, ma non si sa se pensavano di vivere nel quarto o nel quinto mondo né quanto fossero durate le epoche. I Maya, infatti, credevano che tutto avvenisse ciclicamente ed è per questa ragione che preferivano occupare il loro tempo studiando il passato piuttosto che il futuro. La religione Maya racchiudeva in sé una forte duplicità, ogni dio poteva essere benevole o malevole, per esempio il dio della pioggia Chaac poteva mandare pioggia sufficiente per far crescere il grano o grandine e danneggiare così il raccolto. Quest'ambivalenza si rifletteva anche sul sesso e sull'età delle divinità che a volte erano rappresentate come uomini altre come donne e così a volte giovani e altre vecchie, ma di solito quando avevano una connotazione negativa venivano associati a un simbolo di morte. 50 Gli dèi della pioggia e della terra erano sempre rettili, caimani, coccodrilli o serpenti, ma con tratti umani. Molti erano quadruplici, infatti, il quattro era un numero molto importante perché era associato ai punti cardinali, e si può paragonare alla trinità cristiana come una sorta di pluralità. La natura degli dèi maya era molto incerta in quanto le diverse categorie si accavallavano e si contrastavano come gli dèi dei cieli e degli inferi. Di grande rilevanza erano gli dèi del tempo, infatti, nella concezione maya ogni unità di tempo era vista come un dio che portava sulle sue spalle il peso dei numeri. Ogni giorno era formato da un numero e da un nome, di conseguenza una data era formata da vari dèi legati tra loro con una cinghia posta sulla fronte. Il primo giorno dell'anno era il dio portatore di tutto l'anno. C'erano solo quattro nomi che identificavano gli dèi portatori, Kan, il dio del grano, Muluc, dio della pioggia, Ix e Cavac che erano malevoli. I Maya erano grandi osservatori della volta celeste e arrivarono a fare scoperte che oggigiorno sconvolgono per la loro precisione se si pensa che non possedevano i grandi mezzi tecnologici moderni. Sono riusciti a calcolare l'anno solare con uno scarto minimo di poche ore, così come il periodo siderale della luna, hanno ideato una tabella delle eclissi e sono riusciti a visualizzare le costellazioni. Una delle scoperte di maggiore rilevanza per la sua complessità e precisione è appunto il calendario maya. Esso è costituito da tre diverse ruote che si intersecano tra loro come un sistema di orologeria, una ha prima ha venti denti ed è il ciclo Tzolkin, un’altra ha 365 denti e 51 rappresenta il ciclo Haab ee sull’ultima vi sono tredici numeri che rappresentano il lungo computo. Il ciclo Tzolkin è formato dall'unione di due cicli più brevi, uno costituito da 13 numeri e l'altro da 20 nomi, la sequenza quindi comincia così: 1 Ahau, 2 Imix, 3 Ik e via dicendo. Il ciclo Haab divide l'anno in 18 mesi da 29 giorni per un totale di 360 più 5 giorni considerati nefasti chiamati Uayeb. Le date del ciclo Tzolkin e Haab ritornavano a corrispondere ogni 52 anni. Il lungo computo è una numerazione progressiva dei giorni che segue un sistema di numeri misti di base 13, 18, 20. Esso è costituito da cinque numeri: il primo rappresenta i k'in, ossia i giorni, il secondo uinal che sono 20 giorni, poi c’è il tun ovvero 360 giorni (18x20=360), in seguito un k'atun ossia 20 anni o 7˙200 giorni (20x360= 7˙200), e infine un b'ak'tun o 144˙000 giorni (20x7200= 144˙000. Il ciclo completo è di 1˙872˙000 giorni (13x144000=1872000) e rappresenta la fine di un'era. Secondo i Maya il mondo ha avuto inizio l'11 agosto 3114 a.C. la cui data nel calendario maya si rappresenta in questo modo 13.0.0.0.0. Dopo 1˙872˙000 giorni, ossia quando nel calendario maya la data viene rappresentata di nuovo 13.0.0.0.0., nel sistema occidentale corrisponde alla data 21 dicembre 2012 che ha suscitato molte polemiche. Essa diventò famosa come la fine del mondo ed è anche stata di ispirazione per Hollywood che ha trasmesso in tutte le sale cinematografiche il film 2012, che mette in scena una vera e propria catastrofe. Secondo il dottor John 52 Carlson, direttore del 15 Center of Archeoastronomy, è stato tutto un malinteso in quanto non esistono prove archeologiche che attestano che i Maya abbiano sviluppato una tale profezia, al contrario esistono glifi che indicano date posteriori. Semplicemente il completamento di 13 b'ak'tun sarebbe un avvenimento molto importante nella cultura maya, ma non distruttivo. I Maya erano dotati di una grande intelligenza e creatività che si sviluppò maggiormente durante il periodo classico attraverso l'arte che accompagnava tutti i momenti religiosi tranne alcune ceramiche che raffiguravano anche scene di vita quotidiana. L'arte maya fu molto influenzata dagli Olmechi, ma riuscirono a apportarvi delle migliorie. Vi sono elementi innovativi in quasi tutti il campi di arte includendo l'architettura, la scultura, la ceramica e la pittura. Nell'ambito dell'architettura si può dire che i maya sono stati i predecessori della volta a modiglioni con cui solevano abbellire i loro templi, ma utilizzando la pietra come materia prima per realizzare tutte le loro costruzioni, erano costretti a sacrificare le dimensioni della volta. La ceramica ricopriva un ruolo abbastanza importante in quanto veniva usata come merce di scambio tra i nobili maya e conservata come cimeli di famiglia per poi depositarla nelle tombe dei nobili con il fine di 15 Il Centro di Archeoastronomia è stato fondato nel 1978 vicino all'università del Maryland con lo scopo di diffondere questa scienza e avanzare le ricerche. Il diario del centro ha sempre diffuso notizie solo sull'archeoastronomia e sulla etnoastronomia. 53 accompagnarli nel loro viaggio nell'oltretomba. Inoltre, i bruciatori di incenso, le figurine di terracotta e piccole statue rappresentanti le divinità erano di particolare rilevanza durante le cerimonie religiose. Questi oggetti venivano dipinti, scolpiti in rilievo, incisi o decorati con una specie di tecnica ad affresco, ossia dipinti sulla creta ancora bagnata. Le rappresentazioni sulle ceramiche variavano da scene di vita quotidiana o mitologiche, rituali di corte o religiosi, glifi di carattere divinatorio o iscrizioni dinastiche. La vera innovazione maya nell'ambito della pittura, e quindi anche della ceramica, fu la creazione di un colore indelebile rimasto un mistero dal XVI secolo, quando i Maya smisero di produrlo, fino a pochi anni fa. Nel 2008 i ricercatori del Wheaton College dell'Illinois e del Field Museum di Chicago shanno scoperto gli elementi di cui si costituiva questo colore chiamato appunto blu maya con questa particolarità che lo ha reso una delle grandi conquiste di questa antica civiltà. Né le intemperie né nessun tipo di acido sono riusciti a scalfire questo colore utilizzato non solo nelle opere d'arte come le ceramiche e i dipinti murari, ma anche durante i riti sacrificali per dipingere i corpi delle vittime prima che gli venisse strappato il cuore o che venisse gettato nel cenote. Fu proprio nei pressi di questo pozzo che fu scoperto l'elemento fondamentale per svelare questo mistero, un braciere di terracotta dove sono state trovate tracce di indaco, un colorante che si ottiene dalla pianta dell'indaco, un tipo di ambra chiamato copale e la palygorskite, un minerale argilloso che venivano fusi insieme fissando così il colore in modo indelebile. “La combinazione di questi tre materiali, ognuno dei quali fu usato anche nella medicina Maya, ha un grande valore simbolico e rituale” ha 54 spiegato il primo autore dello studio, Dean Arnold, del Wheaton College. “Se si pensa che i sacrifici officiati - ha proseguito - erano rivolti al dio della pioggia Chaac il simbolo che ne risulta è il potere di guarigione dell'acqua in una comunità agricola strettamente dipendente dalla frequenza e dall'intensità delle precipitazioni”. 16 I maya erano anche grandi scultori. I materiali più utilizzati erano la pietra, il legno, lo stucco e la giada considerata una pietra sacra. Ovviamente tra tutte le opere scultoree pervenute quelle più difficili da trovare sono quelle di legno per la deperibilità del materiale. Le tipologie erano molto varie, dagli architravi, agli altari, i tavoli, gli stipiti, le colonne, i troni, ma soprattutto le steli. Era uso dei maya erigere una stele ogni cinque e vent'anni su cui rappresentavano i re o i governatori dell'epoca e dei geroglifici in genere riguardanti il tempo. I re venivano raffigurati con attributi delle divinità come per esempio li cranio allungato e per questo motivo era usanza maya modificare la forma del cranio ai bambini appena nati. Il metodo di decorazione delle steli poteva variare dal bassorilievo come le steli di Tikal al tuttotondo come quelle di Copán e Tonina. Le decorazioni erano estremamente dettagliate come si può notare dagli architravi lignei provenienti dai templi di Tikal, e i ritratti in stucco così realistici da poter essere paragonati alle statue dell'antica Roma. 16 La Repubblica, 27 febbraio 2008, http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/blu-maya/blumaya/blu-maya.html (visitato a luglio 2013) 55 Pur non possedendo oggetti di metallo i maya erano capaci di rifinire con estrema abilità anche pietre come la giada per loro molto raffinata. Mentre il periodo classico segnò il periodo di maggior espansione della cultura maya, durante il periodo post-classico, dal 900 d.C. circa fino al 1500 d.C., ebbe inizio la sua decadenza. Ancora non si spiega cosa abbia causato la sparizione repentina di questo popolo precolombiano le cui molteplici leggende e profezie ancora oggi stimolano la curiosità di molti studiosi, e non solo. All'inizio si poteva pensare che il suo declino fosse dovuto all'arrivo dei conquistadores spagnoli con le loro malattie e le loro armi da fuoco, ancora sconosciute ai maya, usate con l'unico scopo di occupare nuove terre e assoggettare i vecchi padroni al loro volere. Tuttavia grazie all'opera degli archeologi, che da tempo studiano le rovine che ha lasciato questa grande e misteriosa civiltà, è stato provato che la sua decadenza iniziò molto prima del loro arrivo. Già a partire dalla fine del periodo classico il popolo Maya cominciò a lasciare la regione centrale, fulcro dell'attività e del progresso maya, per dirigersi verso nord nelle terre messicane della penisola dello Yucatán. In seguito a questo spostamento anche i loro usi e costumi subirono un grande cambiamento. Anche se i Maya avevano sempre condotto delle lotte per conquistare territori o per utilizzare i prigionieri di guerra come vittime sacrificali o come schiavi, durante il periodo postclassico le guerre aumentarono spropositatamente e anche i modi di combattere cambiarono a causa dell'insediamento dei Toltechi. Questi erano una 56 popolazione nomade-guerriera dell'era precolombiana originaria del Messico. La prima capitale Maya del periodo postclassico fu Chichén Itzá. Il suo nome deriva da chi, “"bocca”, e chen, “pozzo”, la cui traduzione letterale diventa "alla bocca del pozzo degli Itzá". Gli Itzá erano un gruppo etnico con una posizione politica e economica predominante nella parte settentrionale dello Yucatán il cui nome deriva da itz, “magia”, e (h)á, “acqua”, letteralmente “i maghi dell'acqua”. Ancora oggi non si conosce per certezza l'origine del popolo Itzá, ma il libro Chilam Balam contiene una descrizione del loro arrivo alla capitale Maya e dei luoghi che attraversarono tra cui l'isola di Cozumel. Da questo si suppone che fossero marinai riducendo le opzioni a due popoli, i Chontal e i Toltechi, che erano marinai d'acqua dolce. Si sa per certo che in un periodo l'isola Cozumel fu abitata dai Chontal, anche se gli Itzá hanno sempre rivendicato la loro origine tolteca. Durante questo periodo vi fu una grande rivoluzione di tutta la cultura maya incluse la religione, l'architettura e l'organizzazione sociale. In particolare Chichen Itzá era dominata dal culto di Quetzacoatl, chiamato dai maya Kukulkán. Il nome si traduce letteralmente come serpente piumato, infatti si tratta di una divinità rappresentata con una testa enorme con fauci aperte e con il corpo che termina con una coda squamata di un serpente a sonagli. Questo motivo è molto presente nell'architettura di Chichén Itzá e di Tula e, anche se rari, sono stati trovati due esempi che risalgono al periodo classico anche a Copán, tuttavia viene rappresentato in maniera diversa e probabilmente aveva anche un significato diverso. 57 Tra le costruzioni di Chichén Itzá spicca il tempio di Kukulkán conosciuto anche come El Castillo caratterizzato da scalinate sulle quattro facciate. Il suo nome è dovuto a un fenomeno che avviene ad ogni equinozio di primavera e autunno quando la particolare posizione delle luci fà si che gli angoli della piramide proiettino un'ombra sulla scalinata nord con la forma della divinità serpente, Kukulkán. Mentre nel periodo classico lo stile di vita era basato sull'agricoltura che infatti era strettamente legata ai riti religiosi, nel periodo postclassico era la guerra che caratterizzava lo stile di vita riflettendosi anche sull'arte e sulla lingua. La maggior parte delle rappresentazioni artistiche riguardavano scene di lotte, vittorie militari e anche una particolare usanza che avevano adottato dai Toltechi, lo tzompantli. Esso consisteva in una intelaiatura di legno dove venivano legati i teschi delle vittime sacrificali o dei prigionieri per essere esposti. Anche la lingua maya subì molte variazioni in questo periodo con un arricchimento del vocabolario con parole riguardanti concetti che anteriormente non facevano parte della loro cultura come tepal o tepual che esprime il concetto di signore, macehual, popolo o plebe, tecpan, grande edificio pubblico o palazzo reale, tenamitl, cittadella o città fortificata, tepeu, grandezza o gloria. Senza contare altre parole che si riferivano alla guerra e alle nuove armature come ad esempio una veste di cotone imbottito fittamente trapuntato che serviva da riparo dalle armi tipiche usate in quell'epoca. La rilevanza della guerra si rispecchia anche nell’architettura con la costruzione del tempio dei guerrieri che consiste in una grande piramide a 58 gradoni circondata da file di colonne, chiamate le mille colonne, raffiguranti dei guerrieri. Come succedeva spesso in quei tempi, al momento di un'invasione non erano solamente i popoli invasi che cambiavano i loro costumi, ma anche gli invasori. In questo caso un esempio può essere la figura del sacerdote il quale, anche se non ricopriva più un ruolo fondamentale nella società, mantenne una posizione rilevante. Anche la passione per l'astronomia rimase viva e si dimostra con la costruzione de El Caracol, che in spagnolo significa chiocciola, nome dovuto alla presenza di una scala in pietra a spirale al suo interno. Si pensa che questa struttura fosse usata come osservatorio astronomico per la sua posizione in linea con vari elementi astronomici utile per determinare il momento dei solstizi grazie alle ombre proiettate dal sole al suo interno. Inoltre l'osservazione delle stelle che vi si riflettevano poteva essere di aiuto agli astronomi Maya per determinare il loro complesso, ma estremamente preciso calendario. Un culto di particolare importanza che si sviluppò a Chichén Itzá fu quello del Cenote Sagrado, ossia un pozzo dove venivano gettati corpi o oggetti di valore, che diventò meta di pellegrinaggio e continuò ad esserlo anche dopo la caduta della capitale. La leggenda narra che chiunque sopravvivesse al Cenote possedeva poteri profetici. Questo culto esisteva già fin dal periodo formativo, anche se si svolgeva nei laghi, ma fu con Chichén Itzá che acquisì tale importanza e finì solo nel 1560 con l'arrivo degli spagnoli. Nel libro Chilam Balam è descritta la caduta di Chichén Itzá e la presa di potere del nuovo capo Hunac Ceel appartenente alla famiglia dei 59 Cocom, il quale sopravvisse al Cenote e, dopo essersi proclamato profeta, conquistò Chichén Itzá e trasferì la capitale a Mayapán. Dalle cronache dei Maya, invece, si evince che nel 1221 d.C. vi fu una rivolta dei Maya contro i signori Maya-Toltechi a cui successe una guerra civile che portò alla caduta di questa grande capitale e alla fine di alcune tradizioni come il gioco della palla e la costruzione di strade abbattute. La nuova capitale Mayapán, letteralmente “standard della gente maya”, presentava dei forti cambiamenti nella sua struttura. Prima di allora, infatti, le città non venivano fortificate e non si tendeva a scegliere luoghi strategici dove stanziarsi. Il grande potere di questa città era la centralizzazione del governo, ossia tutti i capi degli stati componenti vivevano nella capitale così che diventava più difficile per la popolazione ribellarsi con i loro capi in ostaggio. Inoltre, i Cocom rafforzavano il loro impero mediante matrimoni con le famiglie dei capi tributari. La quantità di forze armate e i mercenari toltechi al loro servizio li rendeva troppo forti per essere distrutti da un semplice paese tributario. Mayapán possedeva il pieno potere politico e religioso anche sulle città di Izamal e Chichén Itzá, che non era scomparsa del tutto ma possedeva una popolazione alquanto decimata. In questo periodo si passò da una teocrazia relativamente pacifica a una bellicosa autocrazia secolare, infatti, le circa 10˙000 persone divise stimatamente in dodici città erano controllate militarmente e costrette a rifornire gli abitanti della capitale di prodotti agricoli. I limiti del territorio di Mayapán non erano ben definiti, ma è stato constatato che la costa 60 orientale dello Yucatán e il Belize settentrionale hanno avuto la loro massima espansione in questo periodo. Per quanto riguarda il declino delle arti e dell'architettura, iniziato già nel periodo di Chichén Itzá, seguì il suo corso rendendo la tecnica estremamente rozza e monotona. La ceramica plumbea cessò di esistere e non era più policromata, a eccezione delle pitture vivaci dei turiboli, e i templi non erano più molto curati nel loro aspetto. La guerra ormai era diventata la priorità e la religione era passato al secondo posto tanto che il tempio di Kukulcan a Mayapán era una copia in miniatura de El Caracol di Chichén Itzá. Solo in un aspetto Mayapán era più avanzato ossia nell'utilizzo dei metalli, anche se limitato, e nell'aumento dell'utilizzo del rame. Mayapán era una vera e propria città con abitazioni composte da varie stanze per l'artistocrazia e molte case. Molto importante era il culto degli antenati: ogni abitazione aristocratica possedeva una cappelletta con un altare di famiglia e un ossario che conteneva i corpi degli antenati. Tuttavia la tradizione di offrire beni materiali per l'aldilà scomparve. I mercenari toltechi introdussero una nuova arma tra i maya della pianura, l'arco e le frecce, che si diffuse rapidamente sia per la guerra che per la caccia. I toltechi avevano sempre avuto uno spirito guerriero molto più sviluppato rispetto ai Maya e venivano chiamati Ah Canul, ossia i protettori, ma in seguito sembra che assimilarono il temperamento più pacifico tipico dei Maya. I Cocom regnarono per circa due secoli fino a quando Ah Xupan organizzò una rivolta affermando che i Cocom si impadronivano di un 61 gran numero di Maya yucatechi per venderli come schiavi in Messico e in Honduras. Il capo Cocom e tutti i suoi figli furono uccisi eccetto uno che, al momento dela rivolta, si trovava in Honduras per questioni commerciali. Con la caduta di Mayapán l'impero si divise in una dozzina di piccoli stati regionali, ognuno con un suo capo. Allo stesso tempo negli altipiani guatemaltechi era in atto un'altra rivoluzione capeggiata dai Quiché della regione settentrionale i quali si imposero su tutti gli altri, Cackchiquel, Zutuhil e parte dei Mam. Tuttavia l'impero dei Quiché si sfasciò prima di essere del tutto formato e cominciarono le rivolte fino all'arrivo degli spagnoli. Tutto l'impero Maya era quindi avvolto da un'aria di rivolta, ma Tom Sever del Marshall Space Flight Center (MSFC) della NASA afferma: “Gli archeologi usavano discutere del fatto che il crollo dei Maya sia stato dovuto alla siccità o alle guerre o alle malattie, o ad un numero di altre possibilità, come ad esempio l’instabilità politica. Ora pensiamo che tutte queste cose insieme giocarono un ruolo, ma che fossero solo sintomi. La causa di partenza fu una cronica carenza di cibo e acqua, dovuta ad una combinazione di siccità naturale e deforestazione per mano umana”.17 Grazie alla combinazione dei dati ricavati con l'esame delle rovine maya attraverso i satelliti della NASA, che lo stesso Sever analizzò, e delle scoperte archeologiche convenzionali, l'archeologo della NASA e altri membri scienziati hanno sviluppato la loro teoria. Gli scienziati hanno analizzato il polline intrappolato negli strati sedimentari di circa 1˙200 17 Barry, Patrick L., "Nascita e crollo dell'impero maya", 16 novembre 2004 http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 (visitato a ottobre 2013) 62 anni fa e hanno scoperto che era rimasto solo il polline delle erbe infestanti. Da questo si deduce che ormai la regione era stata quasi del tutto deforestata. Grazie alle simulazioni computerizzate del climatologo della NASA Bob Oglesby, collega di Sever all’MSFC, è stato evinto che con il mutamento del suolo si verificò un conseguente aumento della temperatura di circa sei gradi e anche delle precipitazioni. Siccome la regione del Petén, in Guatemala, era molto asciutta e priva di sorgenti d'acqua aumentò il rischio di morte causata dalla deidratazione. Grazie alle scoperte archeologiche è stato provato che i resti umani risalenti al periodo anteriore alla scomparsa della civiltà mostravano segni di severa malnutrizione. Server, e il suo collaboratore Dan Irwin, inoltre, osservando le foto satellitari di queste aree hanno notato che esiste una specie di antichi canali di drenaggio e di irrigazione che attraversa i Bajos, o bassipiani, che probabilmente i Maya utilizzavano durante la stagione secca. E così Sever afferma: “Imparare quel che i Maya fecero correttamente, e capire invece dove sbagliarono, potrebbe forse aiutare i popoli locali a trovare modi di sostentamento compatibili con l´ambiente, senza quindi rischiare di cadere negli eccessi che portarono all'estinzione del popolo maya”.18 18 Barry, Patrick L. op. cit. http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 (visitato a ottobre 2013) 63 3. POPOLAZIONE IN HONDURAS OGGI Attualmente in Honduras esistono dieci popoli indigeni nati in epoche più o meno recenti che contribuiscono alla diversità culturale del paese. Tutti presentano elementi comuni nel loro stile di vita come l'agricoltura, l'allevamento e la pesca. E così anche le loro storie comuni: durante il periodo coloniale sono state quasi tutte vittime degli europei e hanno lottato fino alla fine per la loro libertà. Oggigiorno continuano a vivere in una condizione di inferiorità nonostante alcuni di questi popoli abbiano accettato elementi dello stile di vita “non indigeno”. Molti vivono in isolamento, chi per scelta chi perché la storia li ha costretti. Nel XX secolo si è assistito alla nascita di varie organizzazioni che si occupano della tutela dei diritti dei popoli indigeni e afrodiscendenti e non solo cercano di migliorare le loro condizioni di vita e rivendicare i loro 64 diritti, ma allo stesso tempo cercano di preservare la loro cultura per non farla perdere nel flusso della globalizzazione. Nel 1992 nacque la CONPAH, la Confederazione di Popoli Autoctoni in Honduras, formata dalla maggiore parte delle federazioni che rappresentano politicamente i popoli minoritari con sede a Tegucigalpa. Un'altra organizzazione unitaria è la CONAMINH, la Coordinazione Nazionale di Donne Indigene e Nere. Oltre a queste organizzazioni che si occupano delle necessità dei popoli indigeni in generale, esistono altre che si dedicano a ognuno di loro nello specifico. Queste seguono le leggi del Governo pur mantenendo una comunicazione con le autorità di ogni singolo popolo come ad esempio il Consiglio degli anziani. Durante il governo di Porfirio Lobo Sosa nacque anche la Segreteria di Stato per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni e Afrohonduregni, la SEDINAFROH, che fa parte dell'Organizzazione per lo Sviluppo Etnico, ODECO, che entrò in funzione il 4 gennaio 2011. Un passo molto importante nella storia di questi popoli minoritari è stata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni ufficializzata il 13 settembre 2007. Attualmente l'Honduras sta ancora vivendo un processo di presa di coscienza dei diritti degli indigeni, ragione per la quale si sono creati questi 65 enti che ne tutelano i diritti e che si basano sulla Convenzione 169 dell’ILO19. Nel 1989 l'Honduras e altri 19 paesi firmarono la Convenzione 169 che riconosce vari diritti agli indigeni come quello di proprietà dei territori, di uguaglianza, libertà e autonomia. Nonostante ciò queste, e molte altre tra cui l'educazione, sono ancora problematiche irrisolte per gli indigeni che vivono nel territorio honduregno. A questo proposito continuano a nascere sempre progetti nuovi come il Programma Nazionale di Educazione per le Etnie Autoctone in Honduras, PRONEEAH. Dopo l'approvazione di un'Educazione Interculturale Bilingue, la legge EIB, come obbligo dello Stato avvenuta tra il 1997 e il 1998, attraverso la Segreteria dell'Educazione, nel 2009 il PRONEAAH è diventato la Direzione Generale dell'Educazione Interculturale Bilingue. Tra gli scopi che è riuscito a raggiungere ci sono l'elaborazione di testi e materiali per l'educazione primaria completa in sette lingue e la formazione di nuovi maestri capaci di insegnare in lingua. Un passo importante nella storia di questi popoli minoritari è stata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni ufficializzata il 13 settembre 2007. Purtroppo essendo una risoluzione dell’Assemblea Generale non ha poteri vincolanti. 19 ILO: International Labour Organization, un'agenzia speciale della Nazioni Unite 66 3.1. MAYA-CHORTÍ Esistono all'incirca 60 mila Chortí che vivono ancora nel territorio centroamericano in alcune zone del Guatemala e dell'Honduras. Sono i diretti discendenti dei Maya i cui centri culturali si trovavano a Quiriguá, Guatemala e a Copán, Honduras. Culturalmente e linguisticamente sono imparentati con i Chontal del Tabasco e con i Chol del Chiapas. I Chortí, però, si erano già divisi dai Chol prima dell'arrivo degli spagnoli avendo questi ultimi lasciato la regione originale per dirigersi verso nordest. Fonti storiche e antropologiche affermano che i Chortí sono frutto dell'incontro di diversi popoli tra cui i Pipiles con cui hanno convissuto per molti secoli e che contribuirono all'introduzione del mercato e alla regolamentazione della gestione dei beni in base alle parentele. Resta ancora un grande dubbio riguardante l'edificazione della città di Copán. Non è ancora certo se siano stati i Chortí a costruirla e sia diventata in seguito sede dei Maya o il contrario. Cosa certa è che al tempo della conquista spagnola i Chortí vivevano a Copán. 67 La diminuzione di questo popolo cominciò nel XVI secolo così come in tutto il resto dell'America centrale con l'arrivo dei conquistadores che con i loro maltrattamenti, la cattiva ripartizione degli alimenti e le malattie portate dall'Europa come il vaiolo e il morbillo hanno contribuito alla decimazione dei popoli indigeni. Attualmente la maggior parte del popolo Chortí, circa 55 mila, si trova in Guatemala nel dipartimento di Chiquimula dove mantengono ancora vive le loro tradizioni al contrario dei circa 5˙000 abitanti Chortí che occupano i dipartimenti di Copán e Ocotepeque, e alcune zone di Cortés e Santa Bárbara in Honduras i quali non conservano più né l'abito tradizionale né il loro dialetto. In Honduras i conquistadores spagnoli si occuparono di eliminare tutti i sacerdoti Chortí portando con sé anche innumerevoli segreti e una profonda conoscenza della loro antica religione. Gli unici sopravvissuti furono coloro che accettarono di unire la loro religione a quella cristiana in quanto possiedono molti riti comuni quali il battesimo, la confessione, il pellegrinaggio, l'uso dell'incenso e l'idea del sacrificio anche se con connotazioni leggermente diverse. Ad esempio, ad eccezione del matrimonio che non concepiscono come i cristiani, i Chortí hanno accettato il metodo cristiano del battesimo aggiungendo all'acqua anche il sale e l'olio che per loro sono elementi rilevanti perché associati alle offerte per gli dèi che permettono al bambino di diventare una persona. Mentre per i cristiani lo scopo del battesimo è cancellare il peccato originale, per i Chortí serve a assicurargli una buona crescita così come l'acqua fa crescere il grano. 68 Nonostante accettino vari precetti del cristianesimo il legame con la natura è qualcosa di troppo radicato per essere spezzato, ma hanno accettato il compromesso di associare elementi cristiani a quelli fondamentali per gli indigeni. Ad esempio la croce corrisponde ai quattro punti cardinali di particolare importanza per i maya, la Vergine Maria diventa la guardiana del mais e l'Arcangelo Gabriele è visto come Chaac. Inoltre ogni città ha un suo santo patrono custodito in chiesa al quale vengono dedicati molti riti agrari. Egli non è una figura solo benevola, ma così come gli antichi dèi Maya, conservano un lato oscuro che aumenta il loro potere. Nonostante questi cambiamenti i Chortí non hanno abbandonato del tutto il loro politeismo e le loro credenze. Ad esempio il dio del sonno, che assume sesso maschile per gli uomini e femminile per le donne, è spesso accompagnato dal dio della morte, infatti il desiderio di dormire durante il giorno è considerato funesto perché potrebbe essere un sonno fatale. Il dio della morte che, così come il dio del sonno, cambia sesso in base alla persona davanti cui si presenta, è rappresentato come uno scheletro avvolto in un lenzuolo bianco armato di un bastone con una lama di osso sulla punta. Egli è visibile solo alle persone che stanno per morire e a lui vengono fatte delle offerte affinché gli spiriti dei morti non perseguitino i vivi. Il cibo offerto si chiama, in lingua chortí, tzinkin che significa proprio "cibo dei morti" ed è composto da zucca nel miele. Viene offerto soprattutto il 2 novembre, il giorno dei morti. Anche la croce è un simbolo molto importante per questa nuova religione. Essa serve per compiere certi riti e può persino curare un malato. Esiste anche un giorno per celebrarla, il 3 maggio, il giorno delle 69 croci, durante il quale tutte le croci della regione vengono ornate con fiori, frutta e pannocchie. In passato si eseguivano anche dei sacrifici, ma essendo stati soppressi al giorno d'oggi ci si limita solo a offrire zucche e mais agli spiriti protettori della comunità. Inoltre viene bruciato il copale per distruggere le impurità dell'anima e del corpo. È tradizione durante una cerimonia religiosa, mangiare pollo e tacchino e in seguito versare il sangue di questi animali sull'altare o lanciarlo verso i quattro punti cardinali. Gli anziani della comunità affermano che in passato la rana e il serpente erano associati alla pioggia e di conseguenza alla fecondità, e che i sacerdoti evocavano il gufo e l'avvoltoio. Per quanto riguarda l'alimentazione, il mais e i fagioli sono gli unici prodotti veramente indispensabili, e l'agricoltura di sussistenza è rimasta la loro maggiore attività economica. Anche la canna da zucchero ricopre un ruolo rilevante in quanto gran parte dei loro territori sono utilizzati proprio per questo tipo di coltivazione. L'allevamento non è considerato un'attività indispensabile alla loro sopravvivenza. La carne animale e tutti i suoi derivati sono solo alimenti secondari e vengono più che altro venduti ai ladinos, i "non indigeni", per utilizzare i guadagni per altri scopi. Il fatto che la cultura dei Chortí di Honduras abbia subito un forte cambiamento non vuol dire che tutte le tradizioni dei maya siano scomparse. Ancora oggi si celebrano due cerimonie che si ritiene provenienti dalla cultura chortí: lo tzinkin e il apadrineo del agua. Entrambi i riti si praticano con lo scopo di ringraziare e invocare piogge abbondanti per le coltivazioni con la differenza che la prima è rivolta 70 specificamente alla Madre Terra e ha anche un secondo scopo, quello di far riposare in pace i suoi defunti. Al contrario si sono perse la maniera degli antichi maya di costruire gli edifici importanti come i templi con la pietra e le abitazioni con la paglia. Inoltre l'abbigliamento tipico che prima era costituito da un húipil o hipil per le donne, ossia una gonna con manto, e dal patí per gli uomini sono stati rimpiazzati dagli abiti dei ladinos. Anticamente l'abbigliamento dei ricchi si distingueva per gli accessori e le decorazioni vistose sui vestiti che venivano fabbricati da tessitori esperti che utilizzavano antiche tecniche precolombiane. Sulla pelle dei più agiati non mancavano accessori d'oro e di giada, mentre i guerrieri erano dotati di scudi, armi e gilet protettivi finemente decorati. Attualmente questo popolo si rifugia in luoghi di difficile accesso e vivono in abitazioni costruite con la tecnica del bahareque, ossia un misto di legno e bamboo intrecciati tra di loro, e fango, con tetti di manaca e pavimenti di terra. Politicamente è rappresentato dal Consejo Nacional Indígena Chorti de Honduras20 (CONICHH) che nacque nel 1994. Uno degli scopi di questa organizzazione è quello di far rivivere la cultura chortí nel territorio honduregno. A questo proposito nel 2010 è stato creato un edificio chiamato Templo del Sol a Corralito, una aldea21 a Copán, con il fine di diventare una scuola dove insegnare l'antica lingua chortí. Prima 20 Consiglio Nazionale Indigeno Chortí dell'Honduras (traduzione letterale) Aldea: parola spagnola che indica un insediamento umano con un numero di abitanti limitato situato in zone rurali. 21 71 dell'apertura di questa scuola la lingua chortí era considerata ormai morta in Honduras in quanto veniva parlata solo dagli anziani, al contrario dei vicini guatemaltechi che non hanno mai smesso di parlarla anche se con qualche modifica. Il vocabolario chortí in Guatemala, infatti, è stato arricchito con molte parole in spagnolo che è diventata la lingua ufficiale nell'ambito commerciale anche tra gli stessi indios. Oltre alla CONMICH esiste anche la CINCHSA 22 , Consejo Indigena Nueva San Andrés, che protegge i diritti di questo gruppo indigeno. 22 Consiglio Indigeno Nuova San Andrés (traduzione letterale) 72 3.2. LENCA I Lenca sono uno dei popoli mesoamericani più antichi e, in epoca precolombiana, erano i più numerosi con una popolazione stimata intorno alle 100˙000 persone che ricoprivano l'attuale territorio sud-occidentale honduregno e la parte orientale de El Salvador. Essi avevano molti contatti con vari popoli Maya e anche con altri popoli indigeni messicani. Ancora oggi sono uno dei popoli indigeni più numerosi e si trovano nei dipartimenti di Intibucá, La Paz, Lempira e il sud di Santa Bárbara. Ci sono piccole comunità Lenca anche a Comayagua, nel centro e nel sud di Francisco Morazán, e nel dipartimento di Valle al confine con El Salvador dove comunicano con i Lenca salvadoregni. 73 Le origini di questo popolo non sono ancora certe, alcuni antropologi pensano che non siano nati in terra mesoamericana ma che sono migrati dal Sud America più di 3˙000 anni fa. Le uniche fonti di conoscenza delle tradizioni di questo popolo ai tempi anteriori alla conquista spagnola provengono da relazioni di cronisti, sacerdoti, governatori e storici. Grazie a queste sappiamo che il popolo Lenca era diviso in varie tribù che condividevano la stessa lingua e la stessa struttura sociale, i Care, Cerquìn, Potòn e i propri Lenca. Questi occupavano territori ben delimitati anche molto distanti tra loro chiamati cacicazgos e governati ognuno da un cacique, ossia un capo, che a sua volta divideva il territorio in diverse tribù più piccole. In genere, come tutti i popoli mesoamericani, tendevano a svilupparsi affianco a fonti d'acqua, in particolare sono stati trovati molti resti intorno alla valle di Comayagua. Prima della conquista esistevano all'incirca 500 cacicazgos che oggi giorno si sono dimezzati, ed esisteva una casta sacerdotale, una di nobili e una di guerrieri. La guerra per loro era di grande importanza, infatti tendevano a costruire pochi centri cerimoniali e non troppo grandi, ma curavano molto le loro fortezze militari. Come materiale di costruzione utilizzavano i mattoni, invece della tipica pietra utilizzata dai Maya. Le guerre erano molto frequenti tranne tra le tribù precedentemente menzionate che avevano un rito particolare attraverso il quale stabilivano una tregua momentanea chiamato guancasco. Esso consisteva in un incontro tra due popoli vicini che stabilivano degli accordi di pace tra di loro attraverso saluti elaborati. Il guancasco è una delle tradizioni ancora vive al giorno d’oggi durante la quale gli indigeni indossano le loro vesti tradizionali per 74 svolgere rappresentazioni e balli tipici, ma hanno inserito anche elementi cattolici. In Honduras si svolgono in città come La Campa, Yamaranguila, La Paz e Tencoa. L'organizzazione sociale dei Lenca era così efficace da essere riuscita a resistere per oltre venti anni alla conquista spagnola. In particolare molto famosa è stata la rebeliòn de los lencas del 1537 capeggiata dal cacique Lempira e durata più di sei mesi. La leggenda narra che Lempira riuscì a unire tutte le tribù Lenca formando un unico esercito di circa 30˙000 guerrieri e per questo fu nominato capo della resistenza. Il 20 di luglio gli spagnoli avrebbero invitato il cacique a una riunione per firmare un contratto di pace vicino a un dirupo a Piedra Parada, ma Lempira non accettò; allora un soldato spagnolo gli avrebbe sparato sulla fronte facendolo cadere giù dal dirupo. Tutti gli anni questa data viene celebrata come il giorno di Lempira e per tutto il mese in tutto il territorio Lenca, si svolgono festival gastronomici, danze, esposizioni d'arte e più importante tra tutto la drammatizzazione della morte del cacique che è diventato un idolo per tutta la nazione tanto che l'attuale moneta honduregna porta il suo nome e sulla banconota da un lempira è raffigurato il suo volto. Anche se ormai hanno perso la loro lingua originale, i Lenca continuano a conservare molte tradizioni. Tra queste le tecniche per la coltivazione della milpa che è sempre stata la maggiore fonte economica di questo popolo. I prodotti maggiormente coltivati dai Lenca sono caffè, tabacco, platano, zucche, mais, avena, fagioli, peperoni e canna da zucchero, e in El Salvador anche le arachidi. 75 Secondo una statistica del 2011 del Centro di Investigazione e Protezione dei Diritti Umani, il CIPRODEH, circa il 40% del territorio honduregno è originariamente di proprietà Lenca. Negli anni '90 un gruppo di indigeni attivisti fece una petizione per i diritti degli indigeni e per l'appropriazione delle terre per la maggior parte entrata in possesso degli industriali e degli investitori su larga scala. Oggigiorno molti sono stati costretti a cercare lavoro nelle città vicine in quanto coloro che sono riusciti a conservare le terre comuni sono dovuti scendere a compromessi e dedicare parte di queste terre alla coltivazione di prodotti per l' esportazione. L'agricoltura non è stato l'unico settore in cui hanno influito forze maggiori esterne, così è stato anche per il mercato della ceramica. Le donne Lenca da sempre hanno caratterizzato la loro cultura con la ceramica fatta a mano dipinta in genere con un colore arancio scuro o rosso mattone. Tuttavia negli anni '80 le ONG hanno orientato questo popolo a cambiare il loro stile per renderlo più vicino al gusto degli stranieri ed espandere così il loro mercato. Di conseguenza oggigiorno troviamo più frequentemente ceramiche dipinte in bianco e nero anche se in alcune città come La Campa è ancora possibile ammirare le ceramiche tradizionali. Anche la religione ha subito dei forti cambiamenti. I Lenca oggi sono per lo più cattolici ma il loro forte spirito indigeno è riuscito a far sopravvivere alcune antiche tradizioni. Un esempio può essere la grande venerazione e il rispetto per gli elementi della natura come il sole, le montagne e le colline considerate luoghi sacri. In occasione di alcune cerimonie, in particolare quella per la semina, consumano chicha, una 76 tipica bevanda alcolica ricavata in genere dal mais, e bruciano incenso come da tradizione. Esistono varie organizzazioni che promuovono la tutela dei diritti dei Lenca: ONIHL, Organización Nacional Indígena Lenca de Honduras23; COPINH, Consejo Civico de las Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras24; MILH, Movimiento Indígena Lenca de Honduras25; FHONDIL, Federación Indígena Lenca de Honduras26; CGL, Consejo del Govierno Lenca27; CONMILH, Consejo de Mujeres Indígenas Lencas de Honduras28, nato nel 1 settembre 2002 a Guajiquiro, La Paz. 23 Organizzazione Nazionale Indigeni Lenca di Honduras (traduzione letterale) 24 Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene di Honduras (traduzione letterale) 25 Movimento Indigeno Lenca di Honduras (traduzione letterale) 26 Federazione Honduregna di Indigeni Lenca (traduzione letterale) 27 Consiglio di Governo Lenca (traduzione letterale) 28 Consiglio di Donne Indigene Lenca di Honduras(traduzione letterale) 77 3.3. MISKITO Il popolo Miskito è il terzo più numeroso di Honduras grazie alla forte estensione del suo territorio che va da Cabo Camarón in Honduras fino al sud del Río Grande de Matagalpa in Nicaragua comprendendo la Biosfera del Rio Platano nella regione della Mosquitia. Esistono varie teorie riguardanti le origini del popolo attuale. Alcuni affermano che vengono dall'America del Nord, altri dal Sud America di origine Chibcha e altri che siano il frutto di un incontro di vari popoli e culture tra cui gli inglesi, i Sumo, gli olandesi e gli schiavi di origine africana. Quest'ultima teoria afferma che provengono da russi o polinesiani nomadi che passando per la costa Atlantica americana si incontrarono con i Chibcha del Sud America e insieme ai Sumo costituirono il primo incontro etnico, i Tawira, ossia "gente dai capelli lunghi", con caratteristiche fisiche simili agli asiatici. In seguito nel XVI secolo arrivarono sulle loro 78 terre degli schiavi provenienti dall'Africa che naufragarono nell'oceano Atlantico. Questi si integrarono subito e così attraverso questo incontro nacque la razza dei Zambo, ossia un misto di neri e indios caratterizzati da una statura media e pelle scura. Infine, nel XVII secolo con l'arrivo degli europei c'è stato un ulteriore incrocio di razze che ha costituito l'attuale popolo Miskito dove si possono trovare sia Zambo che persone con pelle bianca e occhi azzurri. Tuttavia queste teorie non sono accettate dal popolo. I nonni Miskito narrano nelle notti di luna piena che secoli orsono la tribù Chibcha, che viaggiava da nord a sud, passò per la costa Atlantica honduregna e un guerriero di nome Miskut seguito da altri uomini si staccò dal gruppo e arrivò a una laguna di cui rimase affascinato. Era l'attuale Brus Laguna che questo guerriero aveva definito il “paradiso terreno” per le sue acque limpide, la flora e gli abbondanti frutti presenti e la nominò Drapahpatara, ossia "gran pantano". Quando arrivò l'estate l'acqua della laguna diventò salata e Miskut pensò che Wanaisa, ossia Dio, volesse punire la sua tribù e così se ne andò, ma non tutti lo seguirono. Quello che non sapeva il guerriero era che in inverno le acque piovane riempiono la laguna di acqua dolce, mentre in estate si trasforma nello sbocco del mar dei Caraibi quindi l'acqua diventa salata. In ogni caso Miskut arrivò fino al Nicaragua nell'attuale Cabo Viejo che chiamarono Sitawala, ossia laguna. Quando Miskut morì, la gente continuò a ricordarlo e si definì Miskut uplika nani "la gente di Miskut", o Miskut kiama, "la famiglia Miskut", che cominciò a estendersi e a fondare varie comunità tra cui Biuhmuna, Sandy Bay, Usksirra, Lidakurra e Dakura. 79 Secondo questa storia i Tawahka furono i primi a chiamarli Misku u, gente di Miskut, ma siccome nella lingua dei Miskito la "u" non ha nessun valore, hanno aggiunto "uto" alla fine della parola che ha un valore diminutivo. Gli spagnoli, invece, li chiamavano Miskiru fino a che la parola è cambiata arrivando a Miskito come ancora oggi si definiscono. Per molto tempo i Miskito hanno creduto di essere superiori rispetto agli altri indigeni e si allearono con gli inglesi, i francesi e gli olandesi nella loro battaglia con gli spagnoli. Nessuno aveva mai potuto sottomettere questo popolo grazie alla loro superiorità di numero e il loro livello di combattimento e quando nel 1740 il re Miskito stipulò un trattato di alleanza con la corona britannica, cominciarono a assediare le colonie spagnole con lo scopo di liberare i loro compagni o più spesso di catturare i loro schiavi Pech e Tawahka per rivenderli ai loro alleati. In cambio del loro aiuto ricevevano protezione per il loro regno e anche dopo il ritiro dei britannici nel 1787 il regno Miskito continuò a ricevere protezione anche se non ufficialmente. Verso la fine del XIX secolo l'interesse dei britannici per la regione cominciò a diminuire e nel 1894 José Santos Zelaya, allora Presidente del Nicaragua, ristabilì il dominio e la supremazia del Nicaragua attraverso la Reincorporación de la Mosquitia, cacciando gli inglesi dalla regione anche se in seguito tentarono di recuperare di nuovo il dominio sulla Mosquitia, ma il Nicaragua se ne reimpossessò. La lingua miskita fa parte della famiglia Misumalpa, ma presenta delle grosse differenze dal sumo e matagalpa. Si pensa che in precedenza fosse il sumo la lingua più parlata della zona, ma in seguito la situazione si invertì e molti passarono a parlare il miskito provocando una 80 trasformazione nei vari dialetti. Oltre all'influenza di altre lingue Misumalpa, il miskito ha una forte presenza di parole di origine inglese, creola e poche di origine spagnola in quanto il contatto con la lingua ufficiale nazionale è stato molto posteriore. Oggi è la lingua più parlata in Nicaragua e Honduras con più di 180˙000 abitanti. I Miskito hanno un tempo per ogni cosa, uno per cacciare, uno per seminare, uno per pescare e così via. Sono abili pescatori, utilizzano strumenti come arpioni, reti, ami, archi e frecce e si spostano sul mare sui pipante, specie di canoe, così come gli altri indios della zona, i Tawahka e i Pech. Si dedicano anche alla caccia soprattutto di uccelli, iguana, armadilli e maiali di montagna e alla coltivazione principalmente di yuca e platano. Queste attività sono svolte dagli uomini insieme alla realizzazione degli strumenti domestici e musicali. A causa della frequente assenza degli uomini, le donne sono quelle che mantengono l'autorità familiare e si occupano anche dell'artigianato ricavato dalla corteccia di tuno, un albero che si trova solo nella foresta pluviale, utilizzata in precedenza anche per l'elaborazione di vestiti. Il processo per l'utilizzo di questo tipo di albero è molto complesso e viene tramandato da generazioni nella comunità . Varie organizzazioni collaborano per la vendita e l'esportazione di questi prodotti in quanto l'isolamento di questo popolo non rende facile la comunicazione, tra queste la ONG Pawanka, l'Organizzazione SidMosquitia e CODESPA, una ONG per la Cooperazione per lo Sviluppo nata in Spagna nel 1985. Il popolo Miskito mantiene vive le sue tradizioni anche attraverso il cibo, le bevande, come la chicha e il uláng, le canzoni e i balli. Tra le canzoni popolari sono famose Tahti-tahti, Ubanita, Suntu, Lunikus, Raks 81 Pura Marín, Suklun e Draska accompagnate da chitarra, tamburi e il lunku. I balli più importanti, invece, sono Usus mairin, Miskitu, kika nani, Tap sap, Tambakuque realizzati in grandi feste chiamate Sidhru. La religione è maggiormente cristiana per i missionari moravi che toccarono queste terre nel 1849, ma continuano a venerare Wandisi, il "Nostro Padre", Yulapta, dio del sole, Kati, dio della luna, Alwani dio dei tuoni, Li Dawanka, dio della pioggia e altri. La Federazione che si occupa in particolare della tutela dei diritti dei Miskito è la MASTA, Moskitia Asla Takanka, che si divide in sette sottofederazioni. Inoltre questo popolo è inserito nei programmi di altre due federazioni la MUHIKA, Movimento degli Indigeni Ereditieri della Moskitia, che lo unisce al popolo Tawahka e a UPINMH, Unità di Popoli Indigeni e Neri della Moskitia Honduregna, che rappresenta i popoli Moskito, Tawahka, Pech e Garifuna attraverso le loro federazioni MASTA, FITH, il Consiglio di Tribù Pech de Las Marías e la OFRANEH. 82 3.4. TAWAHKA Il popolo Tawahka non è originario propriamente del territorio honduregno, infatti la sua cultura e la sua lingua appartengono al gruppo Misumalpa di origine Macro Chibcha provenienti dal Sud America, precisamente dalla Colombia, così come il ceppo Miskitu e Matagalpa. Il nome di questo popolo viene da taguacas come solevano chiamarli gli spagnoli che li definivano persone indomabili e aggressive sia nei confronti dei Lenca sia dei missionari e dei conquistatori. Originariamente i Miskito li denominavano Sumo, ma con una connotazione negativa di inferiorità. Altri nomi sono Soumo, Sumu, Sumoo, Sumo Tawahka o Woolwa. Nel periodo coloniale era un popolo estremamente sviluppato. Si divideva in 10 tribù che si estendevano dal fiume Patuca attraversando la Sierra Central in Nicaragua fino al fiume Rama. Durante la conquista 83 spagnola si sono dovuti rifugiare all'interno del paese nel dipartimento di Gracias a Dios a causa dell'aggressività dimostrata dal popolo Miskito. Dai documenti coloniali si evince che i Tawahka furono il gruppo dominante della zona per quattro secoli, ma il fulcro della loro società è sempre stata intorno ai fiumi Wampú e Patuca nell'attuale dipartimento di Gracias a Dios dove sono stanziati oggigiorno. Questo popolo infatti vive nella zona chiamata comunemente Patuca Medio, nella Biosfera Tawahka Asangni nominata zona protetta dal Congresso Nazionale honduregno con il decreto no. 157-99 il 21 dicembre 1999. Essa forma parte del Corridoio Biologico Mesoamericano, un'iniziativa multinazionale per la conservazione e protezione di ambienti ecologici, ed è la seconda riserva di bosco più grande del continente coprendo 233.000 ettari di bosco tropicale tra i dipartimenti di Colón, Olancho e Gracias a Dios ai confini con il Nicaragua. Rispetto al periodo coloniale il numero di abitanti Tawahka è diminuito e si aggira intorno ai 1500 distribuiti in sette comunità: Parawasito e Kosmako nel dipartimento di Colón, Yapuwas, Parawas e Kamakasna nel dipartimento di Olancho e Krautara e Krausirpe nel dipartimento di Gracias a Dios. Queste ultime sono le comunità più abitate, ma Krausirpe è la aldea principale Tawahka e si trova affianco al fiume Patuca e allo sbocco del fiume Wampú. Nel 1948 la principale comunità era Yapuwas, ma rimase abbandonata in seguito a una peste che uccideva da tre a quattro persone al giorno e l'unico modo per non essere affetti dalla malattia era abbandonare il luogo. Così Krausirpe cominciò a allargarsi con l'arrivo di tre famiglie provenienti da Yapuwas. 84 Il popolo Tawahka ha conservato gran parte della sua antica cultura sia riguardo l'aspetto economico che quello sociale attraverso varie manifestazioni religiose, artistiche, alimentari e giuridiche. Le società Tawahka sono piccole e si basano sulla famiglia, infatti, il 95% degli abitanti di una comunità sono tutti membri di uno stesso gruppo familiare, che costituisce anche il maggior generatore di forza lavoro. Così come altri popoli indigeni, l'intera comunità collabora alla coltivazione della terra che costituisce il loro maggiore mezzo di sostentamento. I prodotti maggiormente coltivati sono platano, caffè, cacao, mais, fagioli, yuca e riso. Ancora oggi producono cibi e bevande tipiche come la chicha di mais o di riso e il guabul, una bevanda preparata a base di banana verde e acqua. Oltre all'agricoltura questo popolo si dedica anche ad altre attività come la caccia, la pesca, l'artigianato e la costruzione di pipante, una specie di canoe strette e lunghe usate anche dagli altri indigeni del luogo. Anche la musica ha conservato gli strumenti tipici come bahah (flauto), sibayan (maraca), durum (tamburo), kuah untak (la corazza della tartaruga), lunkú (arco). Il popolo Tawahka presenta varie caratteristiche comuni ai loro vicini Miskito, tra queste la lingua. Entrambi i dialetti appartengono al ramo macro-chibcha, infatti, presentano molte similitudini nella struttura, ma il lessico è molto diverso. Tuttavia i Tawahka parlano anche il miskito oltre allo spagnolo, che è la lingua nazionale, e il loro dialetto, il tawahka, che loro chiamano twanka. Essi sono l'unico popolo indigeno trilingue senza contare che alcuni anziani parlano anche il paya, la lingua Pech. 85 L'organizzazione sociale di questo popolo è capeggiata dai più anziani della famiglia che formano il Consiglio di Anziani, considerato la massima autorità, per l'intera comunità, ma politicamente è rappresentata dalla Federazione Indigena Tawahka di Honduras (FITH), che nacque nel 1987 grazie all'appoggio della Società Tedesca Internazionale per i Diritti Umani. Uno degli scopi di questa associazione era rendere la Biosfera Asangni, dove risiedono i Tawahka, una riserva. Questo obbiettivo è stato raggiunto nel 1999. Inoltre esiste un altro ente chiamato ASANG LAUNA, che si incarica di proteggere il futuro di questo popolo per migliorare le condizioni di povertà estrema in cui vivono e per preservare la loro cultura e la loro lingua che fino ad oggi continua a esistere anche grazie all'isolamento dovuto alla difficoltà di raggiungere il luogo in cui dimorano da sempre. Per quanto riguarda la religione, nonostante la maggior parte dei Tawahka siano cattolici non mancano elementi della loro religione nativa, che si basa su credenze sciamaniche. In particolare spicca la figura dei sukia, ossia uomini o donne scelti dagli spiriti che diventano i loro messaggeri non solo benevoli ma anche malevoli. Questi devono superare prove molto dolorose per riuscire a diventare sukia, devono sopravvivere a malattie molto gravi o alla scarica elettrica di un fulmine. Coloro che superano la prova del fulmine sono considerati i più potenti. I sukia traggono i loro poteri curativi dalla propria guida spirituale con la quale restano sempre in comunicazione e basano la loro conoscenza sull'utilizzo della flora e della fauna con cui riescono a curare 86 non solo malattie fisiologiche e psicosomatiche ma anche spirituali attraverso l'induzione di stati d'animo subliminali che chiamano estasi. Un'altra funzione che svolgono gli sciamani è quella di invocare gli dèi durante un funerale che si svolge ventiquattro ore dopo la morte, che secondo la loro cultura, può essere attribuita solo a cause naturali o all'opera maligna degli spiriti. Tutta la comunità partecipa al funerale durante il quale gli assistenti degli sciamani distribuiscono cibo e bevande alcoliche. Il corpo viene condotto al cimitero con i piedi rivolti in avanti in un sarcofago portata da quattro uomini. Il sukia ha il compito di catturare la sua anima e portarla fino alla sua tomba, in caso contrario l'anima potrebbe errare senza meta e perseguiterebbe i vivi. Per fare ciò esiste un rito che consiste nel ballare intorno ad un insetto che poi il sukia avvicina al cadavere in modo che l'anima passi dal corpo all'insetto. Questo poi viene rinchiuso in un recipiente e liberato in prossimità del cadavere così che l'anima possa rientrare nel suo corpo. 87 3.5. TOLUPAN Il popolo Tolupan conta circa 18 mila abitanti divisi in ventotto tribù che occupano i municipi di Yoro, Yorito, Morazán, El Negrito, Victoria e Olanchito nel dipartimento di Yoro, e i municipi di Marale e Orica nel dipartimento di Gracias a Dios. Il luogo maggiormente abitato dai Tolupan dove riescono a mantenere più vive le loro tradizioni è La Montaña de la Flor a Orica. Il nome Tolupan deriva dalla lingua tol, ma sono conosciuti anche come Xicaque o Jicaque, termine usato dagli spagnoli per definire gli indigeni della zona di Taguzcalpa che non erano stati ancora cristianizzati. Questo termine, però, ha una connotazione negativa e in lingua quiché significa indigeno, cannibale, selvaggio. Per questo motivo non è accettato dagli indios della Montaña de la Flor, mentre coloro che vivono nel dipartimento di Yoro sono abituate ad essere chiamati Jicaques. 88 Le origini di questo popolo non sono ben note, alcuni li associano al gruppo Hókan-Xioux del sud-est degli Stati Uniti, mentre altri credono che provengono dai Chibcha del Sud America. Anche riguardo alle origini della loro lingua si nutrono dei dubbi, infatti, si pensa che sia un intreccio tra le lingue tol e jicaque formando così la famiglia linguistica jicaque-tol. Questa a sua volta si pensa che sia legata al gruppo di lingua tequistlateca parlata da alcuni indigeni di Oaxaca in Messico, formando la famiglia linguistica testlateca-jicaque che probabilmente viene dalla lingua hokan dell'America del Nord. Purtroppo anche la lingua tol sta scomparendo in quanto sono solo gli anziani che la parlano mentre i giovani sono in grado di scambiare solo alcune parole. La maggiore attività economica è costituita dalla coltivazione di mais, fagioli e caffè, ma anche di tabacco, zucche, patate, banane e atri tipi di frutta. Inoltre si dedicano alla caccia e alla pesca, ma la loro specialità è la produzione di miele d'ape favorita dalla loro conoscenza di più di 39 specie di api e vespe. Nonostante l'influenza europea non hanno perso antiche abitudini come la caccia con arco e frecce, l'uso di pietre per accendere il fuoco, l'elaborazione di pipe per consumare il tabacco e di cesti e reti per trasportare e conservare il mais. Inoltre, le donne si occupano ancora della fabbricazione dei loro vestiti e quelli dei propri mariti e figli con una tela spessa di filo o di cotone grezzo chiamato dril. La religione cattolica ha preso il sopravvento e attualmente quasi tutto il popolo Tolupan ha dimenticato le loro tradizioni religiose antiche a causa del forte impatto evangelico a cui sono stati sottoposti che li ha fatti 89 temere di praticare i loro riti al contrario degli indigeni della Montaña de la Flor che sono più isolati e mantengono ancora vive alcune credenze religiose antiche. Ciò nonostante conservano ancora l'antica organizzazione sociale con il Consiglio tribale e quello degli Anziani con un cacique maggiore al vertice. Nel periodo della conquista anche i Tolupan hanno combattuto duramente per opporsi alla colonizzazione. Essi erano capeggiati dal cacique Cicumba che si è scontrato con la forza spagnola di Pedro de Alvarado nel 1536. Purtroppo non hanno resistito molto e, dopo essere stati sconfitti e catturati, gli spagnoli li hanno lasciati morire di fame. Dopo la decimazione del popolo dovuto ai lavori forzati, allo schiavismo e alle malattie nel 1609 i Tolupan abbandonarono i loro vecchi territori che coprivano tutta la costa Atlantica dal fiume Ulúa al porto Castilla, vicino all'attuale Trujillo, fino alle terre dell'entroterra vicino al fiume Sulaco, per rifugiarsi nei territori da loro occupati attualmente. Dal 1862 al 1864 il sacerdote missionario di origine spagnola, Manuel de Jesús Subirana nominato "pacificatore delle tribù selvagge dei dipartimenti di Olancho e Yoro" riuscì a intermediare con le autorità competenti per far restituire ai Pech e ai Tolupan le loro terre in quanto temeva la loro estinzione a causa delle grandi sofferenze a cui erano sottoposti. Le suddette terre furono consegnate agli indigeni di Yoro, ma attualmente sono in disputa in quanto queste sono entrate in possesso dei produttori di caffè, legname, animali d'allevamento e di possessori di terre non indigeni. 90 Nel 1970 i cacique Tolupan hanno intrapreso una rivoluzione per recuperare le loro terre, ma sono stati contrastati dai gruppi economici potenti e sono rimaste vittime 57 lider indigeni. Nel 1985 è stata creata la Federazione di Tribù Xicaque di Yoro, la FETRIXY, grazie all'aiuto di sacerdoti cattolici gesuiti e della Cohdefor, la Cooperazione per lo Sviluppo della Foresta Honduregna, che comprende 25 consigli tribali. Solo due non hanno aderito alla federazione quella di El Hoyo e della Montaña de la Flor. Nel 2011 il cacique maggiore della tribù la Ceiba della Montaña de la Flor e membro dell'Associazione delle Comunità Indigene Tolupanes de Montaña de la Flor, ACITMFM, morì per tubercolosi all'età di 90 anni nonostante avesse ricevuto le cure adeguate nell'ospedale Escuela a Tegucigalpa. Gran parte della storia si è persa con la morte del cacique Julio Soto che ha lottato tutta la vita per il suo popolo. Ancora vivo, invece, è il cacique Cipriano Martinez ancora attivo all'età di 113 anni e per questo definito la "leggenda vivente". 91 3.6. PECH Le terre di Colón, Olancho e Gracias a Dios ospitano anche un'altro popolo oltre ai Tawahka, i Pech. Anch'essi hanno origine chibcha, quindi non sono originari del territorio honduregno ma vi si stabilirono dopo un lungo viaggio dal Sud America attraversando Panama e Costa Rica. Al tempo della conquista gli spagnoli li chiamavano Payas, Poyers o Pahayas, termini che non sono mai stati accettati da questo popolo in quanto esprimono concetti come incivili, selvaggi e barbari. Essi infatti si definiscono più semplicemente Pech, ossia “gente” e chiamano coloro che non fanno parte del loro popolo Pech-Akuá, che significa “altra gente”. In epoca precolombiana questo popolo occupava il territorio della Mosquitia e la zona nord-est di Olancho, in seguito si estese e nel XVII secolo arrivò ad occupare anche le zone dei fiumi Patuca e Aguán, e le 92 regioni del litorale da Caratasca fino al Cabo de Gracias a Dios ai confini con il Nicaragua. Inoltre resti archeologici dimostrano che si trovassero anche nelle isole della Bahía insieme a delle tribù di Maya commercianti. Gli spagnoli decisero di entrare nella Mosquitia nel 1564, ma la forte opposizione dei Pech gli fece capire che avrebbero potuto raggiungere il loro scopo solo attraverso la religione cristiana. Nel XVIII secolo i pirati francesi, inglesi e olandesi si allearono con i Miskito a cui offrirono armi da fuoco per cacciare i Pech e i Tawahka dalle loro terre. Così in poco tempo i Pech furono decimati dalla furia dei Miskito che li catturavano e li vendevano come schiavi. I sopravvissuti si rifugiarono nell'entroterra dove ancora oggi dimorano e mantengono vive la loro lingua e le loro tradizioni attraverso cibi, bevande e musica prodotti con strumenti musicali tipici come il tempuka, una specie di tamburo lungo, l' arwa, simile a un flauto e il camachá, ossia una maraca. In totale il popolo Pech supera i 3200 abitanti distribuiti in dieci tribù: Silín e Carbón nel Municipio di Trujillo a Colón, las Marías nella Biosfera de Río Platano nella Mosquitia, in Olancho a Santa Maria del Carbón nel Municipio di San Esteban e Aguzarka, La Campana, Kulucu, Jocomico, Pueblo Nuevo Subirana, Pisijire, e Vallecito nel Municipio di Dulce Nombre de Culmí. I Pech si dedicano principalmente all'agricoltura e all'allevamento, ma anche alla caccia e alla pesca per la loro sussistenza. Tra le altre attività che svolgono ci sono l'artigianato, la ricerca dell'oro e l'estrazione di resina del liquidambar. Originariamente la donna era una figura molto importante nella loro società in quanto svolgevano tutte tipi di attività come la caccia, la 93 pesca, la coltivazione e ricoprivano anche ruoli come sciamani, Capi tribù, Consigliere e Sacerdotesse. Tuttavia dopo l'influenza coloniale hanno perso il loro valore nella società, ma fanno ancora parte il Consiglio di anziani e il Consiglio tribale. I Pech hanno un gran rispetto per gli anziani e in generale sono loro che ricoprono il ruolo di curanderos, letteralmente i guaritori, che sono incaricati di conservare e diffondere la loro medicina basata sulla natura. Con essa sono riusciti a scoprire cure per molte malattie tra cui il morso di un serpente molto diffuso in America Centrale chiamato ferro di lancia o barba amarilla in spagnolo. Anche la religione ha subito influenze dopo la conquista degli spagnoli, ma il cristianesimo è stato ben accettato dai Pech così come da altre culture indigene in quanto gli permette di mantenere molti elementi delle loro religioni tradizionali aggiungendo solo altri idoli da venerare. Nel dipartimento di Olancho esistono anche due cappelle che sono visitate da un sacerdote solo due o tre volte all'anno e il 14 gennaio celebrano la festa patronale del Signore di Esquipulas a Santa Maria del Carbón. Come tutti gli indigeni che vivono in Honduras i Pech parlano la lingua ufficiale nazionale, lo spagnolo, ma conservano anche il loro dialetto paya che per molti anni è stato difficile da decifrare per gli studiosi in quanto non è ben evidente la radice macro-chibcha da cui proviene e presenta molti elementi contrari alla loro origine. Questa lingua è così viva in Honduras che i Pech cantano persino l'inno nazionale nella loro lingua. Come da tradizione i Pech vivono in capanne fatte di paglia, ma costruiscono anche case di legno. Grazie all'azione della Cooperazione 94 Spagnola hanno anche potuto realizzare più di trecento case di pietra e hanno avuto accesso all'acqua potabile e al sistema di latrine. La loro cultura e le loro terre sono preservate dalla Federazione di Tribù Pech di Honduras, FETRIPH, creata nel 1985. 95 3.7. NAHOA E CHOROTEGA Da pochi anni sono state riconosciute nuove tribù honduregne, la Nahoa e la Chorotega. Non sono ancora stati effettuati studi socioculturali per cui non si possiedono molte informazioni al riguardo. I Nahoa o Nahua sono un popolo di circa 19˙800 abitanti che risiedono nel dipartimento di Olancho nei municipi di Catacamas, Jano, Guata e Gualaco. Si crede che in passato abbiano abitato anche la regione di Gracias a Dios lasciando grandi distese di cacao di cui oggi usufruiscono i popoli Pech, Tawahka e Miskito. 96 La sua origine si rimanda al popolo messicano Nahuatl che nel periodo coloniale attraversò l'Honduras per poi arrivare fino al Perù dove ancora sono presenti come anche in Nicaragua. Nel municipio di Guata nel dipartimento di Olancho esistono dei passaggi sotterranei che si pensa facciano parte della cultura Nahoa. Con la riforma agraria del 1953 questo popolo divenne una colonia agricola. Si dedicano alla coltivazione di mais e fagioli che costituiscono gli elementi base per la produzione dei loro cibi e bevande. Producono inoltre riso e yuca e si occupano dell'allevamento di animali domestici. Attualmente non conservano la loro lingua originaria e professano per lo più la religione cattolica. Politicamente sono rappresentati dalla FINAH, la Federación Indígena Nahoa de Honduras29, creata nel 1998 per promuovere il riconoscimento della propria cultura. Anche i Chorotega sono di origine messicana, ma al contrario dei Nahoa conservano la loro lingua e loro credenze antiche che riguardano la terra e gli animali come il coccodrillo e la rana. In Honduras occupano il territorio di El Paraíso e Choluteca al confine con Nicaragua dove esistono altre comunità Chorotega. Questo popolo si formò nel periodo coloniale quando si unirono con altri gruppi di indios provenienti dal Nicaragua con cui condividono anche la stessa cultura alimentare, basata sul mais, e quella artigianale, in particolare la ceramica, elaborata dalle donne. 29 Federazione Indigena Nahoa dell'Honduras 97 Con la FCIC, Federación de la Comunidad Indígena Chorotega30 in Honduras, sono stati in grado di iniziare la loro lotta per il riconoscimento della loro cultura. 30 Federazione della Comunità Indigena Chorotega (traduzione letterale) 98 3.8. AFRODISCENDENTI Attualmente vi sono due popolazioni di discendenza africana stanziate definitivamente in Honduras, i Negros de habla inglesa , ossia neri di lingua inglese, e i Garifuna, più precisamente Garinagu al plurale.. I primi, chiamati in Honduras isleños o più comunemente ingleses, sono un popolo nato proprio sulle isole della Bahía. Queste infatti, che precedentemente erano occupate dalla comunità Pech, nel periodo coloniale, dal 1502 al 1821, sono state contese molto da francesi, olandesi e inglesi e sono state anche sede di lotte con i pirati. L'origine degli ingleses risale a due diverse ondate, la prima è quella degli schiavi che arrivarono insieme ai conquistadores al comando di Cristoforo Colombo nel XVI secolo e la seconda corrisponde agli schiavi 99 arrivati in un secondo momento nel XIX secolo quando le isole erano in possesso della corona inglese. Il popolo attuale è il frutto dell'incontro dei neri africani con gli inglesi e altre popolazioni provenienti dalle isole Caiman e dalla Jamaica che arrivarono durante il XX secolo con la diffusione delle compagnie nordamericane per la produzione di banane sulle isole e sulla costa honduregna. Mentre gli inglesi hanno trasmesso la lingua, la religione e altre tradizioni a questo popolo, gli africani lo hanno arricchito con la cultura della musica e con la conoscenza di piante medicinali. Oggigiorno gli 80˙000 abitanti isleños occupa, oltre alle isole Roatán, Guanaja, Utila e José Santos Guardiola, anche zone costiere nei dipartimenti di Atlántida, Colón e Cortés dove vivono con Garifuna e non indigeni. Tuttavia il gruppo di afrodiscendenti, e in generale, il gruppo etnico più numeroso dell'Honduras è costituito dal popolo Garifuna contando circa 300˙000 abitanti distribuiti in 47 comunità tra i dipartimenti di Atlantida, Colón, Cortés, Gracias a Dios e le isole della Bahía in Honduras. Al giorno d'oggi questo popolo conserva ancor gli usi e costumi del loro luogo d'origine, San Vicente, anche se i giovani vengono sempre più influenzati dal cibo e dalla musica degli altri paesi. Il nome con cui preferiscono essere chiamati è Garinagu, in quanto esprime un concetto di collettività al contrario di garifuna che invece si riferisce solo alla singola persona o alla lingua. 100 La storia più conosciuta riguardo all'origine di questo popolo narra che nel 1635 due navi spagnole, che trasportavano schiavi dal paese oggi chiamato Nigeria, naufragarono vicino all'isola di San Vicente di fronte alla Repubblica Bolivariana di Venezuela. Coloro che riuscirono ad arrivare all'isola nuotando furono accolti dagli Indios Kalipuna, che avevano precedentemente invaso l'isola di San Vicente dove dimorava la tribù Arawak. I Kalipuna uccisero tutti gli uomini Arawak risparmiando le donne con cui si mischiarono formando una nuova tribù. Successivamente all'arrivo degli africani si creò un nuovo popolo chiamato Garifuna. Nel 1660 San Vicente, conosciuta anche come Yurumein, fu riconosciuta terra garifuna attraverso un trattato con inglesi, spagnoli e francesi in cambio della promessa di non attaccare le isole vicine proprietà degli europei. Questi ultimi, però, non rispettarono il trattato e cercarono varie volte di impossessarsi dell'isola con risultati scarsi in quanto i Garinagu non erano solo maggiori in numero, ma erano anche bravi guerrieri. Nel 1763 San Vicente fu nominata giurisdizione britannica attraverso il trattato di Parigi che però fu rifiutato dalla resistenza garifuna capitanata da Joseph Chatuyer o Shatuyer, una figura decisiva nella lotta alla colonizzazione. Nel 1773 i britannici furono obbligati a firmare un trattato di pace con il popolo Garifuna che in seguito si alleò con le forze armate francesi per mantenere al sicuro l'isola da ulteriori attacchi. L'alleanza francesegarifuna era divisa in due gruppi uno capitanato da Du Vallé e l'altro da Chatuyer. 101 I britannici non si arresero e organizzarono un esercito ancora più grande e dopo un imboscata il 14 Marzo 1795 morì il capo Chatuyer e con lui anche la resistenza garifuna. Cominciò così l'espulsione del popolo dalla propria terra che fu portato prima a Balliceaux in circa 5˙000. La terra, però, era troppo piccola per contenerli anche dopo la morte di circa la metà delle persone e così l'11 Marzo 1797 cominciò la traversata verso l'isola di Roatán in Honduras, ma solo per i Garifuna con tratti più africani; invece a chi assomigliava più ai suoi genitori indios era stato permesso di rimanere sull'isola di San Vicente. Questo popolo lottò per la libertà e riuscì in questo modo a non essere mai schiavizzato. Il 12 Aprile 1797 arrivarono nella zona di Punta Gorda a Roatán, ma la terra arida del luogo non permetteva di essere utilizzata a pieno per la coltivazione perciò essi chiesero agli spagnoli di approdare sulla zona costiera. In seguito al consenso del governo spagnolo che in quel tempo regnava in Honduras, si spostarono a Trujillo. Il 12 aprile si celebra il giorno del Garifuna non solo in Honduras, ma anche in Guatemala, Belize, Nicaragua e persino negli Stati Uniti dove sono arrivati durante la seconda guerra mondiale. I buyueis o sciamani iniziano i festeggiamenti con riti di purificazione seguiti da manifestazioni di ricostruzioni storiche, concerti, sfilate, messe, per poi finire con balli e concerti. Oggigiorno in Honduras esistono diverse comunità importanti come Nueva Armenia, Sambo Creek, Corozal, Triunfo de la Cruz, Rio Esteban e Rio Coco dove sono ancora vive tutte le tradizioni garifuna come la lingua, la cucina e la musica, ma anche la pesca e l'agricoltura, 102 settori in cui sono specialisti, tanto che scelgono sempre di spostarsi in luoghi costieri. Utilizzano ancora moltissimi strumenti provenienti dalla tradizione antica che oggi sembrano obsoleti ma questo popolo li tramanda di generazione in generazione. La dieta garifuna è caratterizzata dall'utilizzo di prodotti come il cocco, la yuca, il platano e il pesce. I piatti più rappresentativi sono il kazabe, o pane di yuca, il tapado, ossia una zuppa, e la machuca, una specie di purè di platano verde. Conservano ancora ricette di bevande tipiche come il guifiti a base di erbe e rum il cui nome significa “amaro”. La religione garifuna si chiama dugù e ha origine africana, amerindia e europea. Oggigiorno si è unita in alcuni aspetti al cattolicesimo che molti garifuna professano. La musica, il canto e i balli sono elementi molto importanti nella vita garifuna e uniscono tradizioni africane e amerindie. Gli strumenti maggiormente utilizzati sono tamburi, maraca e caracol, ossia il guscio della chiocciola. Il ballo più famoso che è entrato ad far parte della cultura nazionale è la punta. Originariamente era un ballo tipico delle veglie funerarie il cui nome viene dal modo in cui si balla, ossia sulla “punta” dei piedi. Il ritmo era dato dal battito di mani a cui in seguito fu inserito l'accompagnamento di tamburi. Nel 1991 con la canzone sopa de caracol di Banda Blanca questo tipo di musica divenne commerciale. I testi delle canzoni in genere narrano la loro storia e scene di vita quotidiana come i momenti della pesca, della cucina e del loro stile di vita in generale. I Garinagu vivono ancora in case fatte di canne di bambù e 103 palme e le donne indossano tradizionalmente una gonna fino alle ginocchia o al tallone quadrettata o a fiori con una maglia combinata con la gonna o un vestito floreale e una bandana in testa combinata con i vestiti. Anche la loro lingua è ancora viva anche se i giovani tendono a parlare più spagnolo perdendo così la loro tradizione. La lingua garifuna appartiene alla famiglia linguistica arawak sopravvissuta a molti anni di persecuzione e dominazione di lingue indigene anche se la struttura morfologica ha subito molte variazioni a causa della fonetica africana, per l'influenza delle lingue europee francese, inglese e spagnolo e per la sua trasformazione interna naturale. Si può affermare che contiene un 45% di parole arawak, 25% caribe, 15% francesi, 10% inglesi e 5% spagnole. Una caratteristica particolare è la divisione linguistica sessuale che si creò nell'antichità. Esiste un vocabolario femminile e uno maschile, ma ciò non influisce sulla comprensione della lingua in generale. A Los Angeles esiste persino una fondazione che propone corsi di lingua garifuna gratuiti per principianti o anche per coloro che lo parlano già con lo scopo di migliorare non solo la lingua parlata ma anche quella scritta. Si tratta del GAHFU, Garifuna American Heritage Foundation United, che dal 2005 si preoccupa di mantenere viva la cultura garifuna attraverso la lingua. Oggi l'accademia porta il nome di Clifford J. Palacio Garifuna Language & Culture Academy of Los Angeles in onore del Signor Palacio che ha dedicato la sua vita a questo progetto formando tutti gli attuali insegnanti volontari che portano avanti questa iniziativa. Anche in Honduras esistono organizzazioni che hanno come scopo di preservare la cultura garifuna inserita ufficialmente nella lista 104 rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanitá dall'UNESCO nel 2008. La più antica è la OFRANEH, 31 Organización Fraternal Negra Hondureña fondata nel 1978 che ha sede in una delle comunità garifuna più conosciute in Honduras, Sambo Creek che si trova a La Ceiba, Atlántida. Sempre a La Ceiba nasce il 25 gennaio 1992 un'altra organizzazione ODECO, Organización de Desarrollo Étnico Comunitario32, con il fine di lottare per lo sviluppo integrale delle comunità di discendenza africana dell'Honduras. Anche i diritti dei Negros de habla inglesa sono tutelati da un'organizzazione che si chiama NABIPLA, ossia Associazione Nativa delle Isole della Bahía di Professionisti e Lavoratori. 31 32 Organizzazione di Fratellanza Nera in Honduras (traduzione letterale) Organizzazione per lo Sviluppo Etnico Comunitario (traduzione letterale) 105 CONCLUSIONE Questa tesi tratta della popolazione dell'Honduras dalle origini fino ai giorni nostri. Per cominciare ho dedicato il primo capitolo alla descrizione geografica e politica del paese per dare un'idea delle grandi risorse che possiede e della situazione politica in cui vive. Il territorio è più che altro costituito da foreste con terreni poco coltivabili che ha spinto le popolazioni indigene ad effettuare opere di deforestazione. Secondo Tom Sever, questa tecnica di deforestazione è stata una delle cause principali dell'estinzione di uno dei più grandi popoli mesoamericani, i Maya,. L'archeologo della NASA afferma che la fame e la sete dovute alla deforestazione e alla siccità uniti alle malattie portate dagli Europei e alle guerre che nel periodo postclassico dominavano l'intero regno Maya, causarono la scomparsa repentina di questo grande popolo a cui tutt'oggi si dedicano molti scienziati. È proprio ai Maya che ho dedicato l'intero secondo capitolo facendo un excursus dello sviluppo della loro grande cultura a partire dal periodo Preclassico, passando al periodo di maggiore sviluppo, il Classico, per poi finire con il Postclassico. Un accenno è stato fatto anche alla civiltà madre mesoamericana, l’Olmeca, che ha fornito le basi per le tradizioni e le arti ereditate e sviluppate dai maggiori popoli precolombiani, tra queste la scrittura geroglifica, il sistema di numerazione vigesimale, i riti del sacrificio e dell'autosacrificio e l'utilizzo della piramide come base per i templi. 106 In età precolombiana l'Honduras era già abitata da altre civiltà presenti ancora oggi e che ho trattato più nello specifico nel terzo capitolo. Non avendo sviluppato una forma di scrittura non si conoscono molti dettagli sulla loro storia prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo. L'ultima parte della mia tesi fornisce un panorama sulla storia e sulla cultura di ogni singola popolazione che abita il suolo honduregno includendo non solo le antiche popolazioni indigene, ma anche quelle riconosciute più recentemente e i popoli di origine africana. Attualmente tutti questi popoli minoritari stanno combattendo per i diritti riconossciuti nella Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007. A partire dagli anni '80 sono nate molte organizzazioni con lo scopo di preservare la loro cultura e allo stesso tempo migliorare le loro condizioni di vita. Il fenomeno della globalizzazione, che dal XX secolo è in continua crescita, ha reso ancora più urgente trattare il tema della diversità culturale in quanto costringe molte culture minori a uniformarsi per garantire la loro sopravvivenza. La società odierna sembra aver assunto come principio la legge della giungla dove il più forte ha il sopravvento sui più deboli con la differenza che nel mondo “umano” la potenza si misura con la ricchezza. Gli indigeni, intesi come gruppi etnici minoritari, basano la loro sopravvivenza sulla natura da cui ricavano non solo i prodotti per la loro sussistenza, ma anche rimedi medicinali. Il grande contatto con la natura li 107 rende degli esperti in "medicina naturale" in quanto la loro conoscenza viene tramandata di generazione in generazione. La loro abilità consiste non solo nel conoscere i diversi tipi di vegetazione distinguendo quelli benefici da quelli dannosi, ma anche la modalità e la quantità in cui devono essere somministrati per garantire una pronta guarigione e non l'effetto contrario. Questi sono soltanto degli esempi delle migliorie che si potrebbero apportare unendo conoscenze di vari popoli per raggiungere un giusto equilibrio. Come conclusione della mia trattazione vorrei citare il rapporto mondiale dell’UNESCO intitolato “Investire nella diversità culturale e nel dialogo interculturale” che, tra le altre cose, afferma che “un approccio dello sviluppo più sensibile alla diversità culturale è la chiave per affrontare il nodo inestricabile dei problemi sociali, economici ed ambientali che il pianeta deve affrontare”. 108 HONDURAS POPULATION FROM THE ORIGINS TO NOWADAYS 109 INTRODUCTION Although I grew up in Italy but I have never forgotten the country where I was born - Honduras, a little known state in Central America. In Italy many heard of it for the first time thanks to Italian reality show "the celebrity Island" which took place on one of the Honduran islets. In Honduras there is a great variety of landscapes which include beaches, mountains and forests rich of different species of flora and fauna and consequently a very varied climate. One of the most important civilisations that inhabited part of the territory was the Maya. This and other pre-Columbian indigenous people contributed to the formation of the present Honduran population. Like the majority of the Latin American countries Honduras is inhabited by people of different races and ethnies in particular the Honduran population consists of almost 90% of mestizos and the remaining 10% of several indigenous peoples and groups of African origins. This multiethnic society is what makes this small Country a big Nation. It must be said that some of these groups not only live in Honduras but also in other neighbouring countries. In the pre-Columbian period, meaning before the arrival of the Spanish, there was no definite division between states but the territories were traced by the groups themselves. At the time the area comprised between Northern and Central Mexico down 110 to the western regions of Honduras and El Salvador was called Mesoamerica, a term referring more to the culture than to geographical confines. My objective is to give a general view of the population that occupies the Honduran territory nowadays starting from the very origins. In particular I will deal with the history and culture of the Maya civilisation that is still subject of research of many scholars. I will also describe some traditions of several ethnies that are still practiced despite the big revolution their lifestyle underwent after the Europeans got to Mesoamerica. My intention is to spread knowledge of cultures so different from those of Europe and also to help the awareness campaign conducted by many organisations like UNESCO to promote cultural diversity. 111 1. HONDURAS 1.1. GEOGRAPHY Honduras is a republic in Central America. It was at times referred to as Spanish Honduras to differentiate it from British Honduras, which became the modern-day state of Belize. The country is bordered to the west by Guatemala, to the south-west by El Salvador, to the south-east by Nicaragua, to the south by the Pacific Ocean with the Gulf of Fonseca, and to the north by the Gulf of Honduras, a large inlet of the Caribbean Sea. Honduras was home to several important indigenous cultures, most notable the Maya. Much of the country was conquered by the 112 Spanish who introduced their official language and some of their customs in the sixteenth century. It became independent in 1821. Honduras covers an area of about 112,492 km² and its population exceeds eight million. Its land is full of natural resources in particular minerals and cultivation of many products such as coffee, tropical fruit, sugar cane is the major economic activity. Many versions about the origins of the name Honduras exist but the most reliable states that it comes from the Mayan word Huntulha, a word referring to the whole coastline and not to the depth of the nearby waters as many think. However its very first names were Guaymuras and then Higueras or Hibueras. Even if the country has been called Honduras since September 15, 1821, it became official only in 1862 after the members of the Chamber gathered in Santa Rosa de Copán: la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha tenido bien decretar y decreta: Artículo n.°1: La denominación que en adelante llevar el conjunto de pueblos que forman el Estado con inclusión de sus islas adyacentes, es el de la “República de Honduras”.33 33 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visited in july 2013) 113 Mountains cover 82% of the Honduran territory since the Sierra Madre de Chiapas, one of the longest mountain ranges in Central America, crosses the entire country. Unlike the European climate which is divided into four seasons, in Honduras there are only two - the wet one and the dry one. This phenomenon is due to the country’s morphology and its position 1600 km from the Equator between the Atlantic and the Pacific Oceans. The climate is fresh and dry from December to May, hot and humid from June to November and from September to the middle of November the risk of hurricanes is very high. Moreover there are further climate changes in the inland where it is more temperate than the coastal areas where it tends to be more humid. There is a great variety of flora and fauna in Honduras especially in the Rio Platano Biosphere Reserve, in the La Mosquitia region, and in Pico Bonito, a national park in the municipality of El Porvenir near to the coastal city of La Ceiba. Both are part of the Mesoamerican Biological Corridor, an initiative created in 1997 which links many parks from Mexico down to Panama in order to protect critically endangered species from extinction. 114 1.2. POLITICS "Republica de Honduras libre,soberana,independiente-15 de Septiembre de 1821". This is the statement that has appeared on the national shield since January 10, 1935, when President Tiburcio Carias issued Decree No. 16 where the final aspect of the flag and coat-of-arms, previously created during the government of Dionisio Herrera in 1825, was described: DECRETO No. 16 En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y, Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de modo claro y general. DECRETA: Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz. El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro: REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA, INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte 115 superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña, una almádana y un martillo. Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de su promulgación. Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera, Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez, Secretario Al Poder Ejecutivo Tiburcio Carías A. El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia, Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.34 Honduras became a presidential republic after the approval of a new Constitution in 1982. The President, who is also the Head of the State, is elected every four years by the citizens but according to the Constitution he can neither be re-elected nor extend his mandate. He holds the executive powers and he is also responsible for choosing the rulers of the eighteen departments into which the nation is divided: Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco 34 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras (visited in july 2013) 116 Morazán, Yoro, Atlántida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá, Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía. If for any reason the President is not able to perform his duties, he is substituted by the Vice President who is also elected by the citizens every four years. The residence of the President of Honduras is in the capital Tegucigalpa and it is called Jose Cecilio del Valle Palace in honour of the Honduran politician who was a major figure in gaining independence for Central America. In order to contrast the considerable power of the President, the legislative branch is held exclusively by the Congress which is unicameral and made up of 128 members. In Honduras there are five political parties which have seats in Congress: Partido Nacional de Honduras (PNH) 35 ; Partido Liberal de Honduras (PLH) 36 ; Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata (PINU-SD) 37 ; Partido 35 PNH: the National Party of Honduras, the major right-wing conservative party founded in 1902 in opposition to the PLH. It's flag is completely blue with a white star in the middle. 36 PLH: the Liberal Party of Honduras, the main centre-right liberal party founded in 1891. It's flag is made of two red stripes with a white one in the middle. 37 PINU-SD: Innovation and Unity Party, a centre-left party in Honduras established in 1970 to contrast the two major parties and the military regime. 117 Demócrata-Cristiano de Honduras (DC) 38 ; Partido Unificación Democrática (PUD)39. After de coup d'etat of 2009 when the former President Manuel Zelaya was ousted and exiled by the Honduran army on orders of the Supreme Court, other political parties were founded. The non-parliamentary parties are the following: Libertad y Refundación, also called Libre 40 , which took part in the elections of 2013 led by the former President Zelaya's wife Xiomara Castro; Frente Amplio Politico Electoral en la Resistencia, or FAPER41; Partido Alianza Patriótica or ALIANZA42; Partido Anticorrupción or PAC.43 Despite the conspicuous number of parties, Honduras continues to have a two-party system dominated by the PLH and the PNH which have been ruling the country for decades. 38 DC: the Christian Democratic Party of Honduras, a centre-left political party. 39 PUD: the Democratic Unification Party, a left-wing political party which was founded in 1992 by the unification of four clandestine or semi clandestine parties of the time. The political condition was very particular because of the recent Cold War and the party was legally recognised only in 1993. 40 LIBRE: Liberty and Refoundation, a leftist political party founded in 2011 by the opponents to the coup d'etat. 41 FAPER: Broad Political Front in Resistance, a centre-left socialist political party recognised by the Honduras Supreme Electoral Tribunal (TSE) in 2012. 42 ALIANZA: Honduran Patriotic Alliance, a centre-right political party founded in 2012. Romeo Vasquez Velasquez was the party's candidate in the elections of 2013. 43 PAC: Anticorruption Party, founded in 2012 by the journalist and television presenter Salvador Nasralla who was also a candidate in the elections of 2013. 118 Once again in the elections of 2013 the PNH's candidate, Juan Orlando Hernández, won and became the new President of Honduras. 119 2. ANCIENT HONDURAN POPULATION During the pre-Columbian period the major civilisations that occupied the Honduran territory were the Maya, the Miskito, the Tawahka, the Pech and the Lenca. The cultural centre of the Mayan people was in Copán, in western Honduras, while the Miskito, the Tawahka and the Pech have always lived in the east of the country in the region of La Mosquitia. Ruins of the Pech civilisation were also found on the Bay Islands. The Lenca were the largest indigenous group and its territory was very extended and included many departments in South-West Honduras. 2.1. THE MAYA The development of the Mesoamerican civilisations can be divided into the Archaic, Preclassic, Classic and Postclassic periods. The Archaic Period from around 7000 to 2000 B.C. was characterised by the discovery of agriculture which allowed nomadic peoples to become more settled and to build villages. During the Preclassic Period, from around 2000 B.C. to 250 A.D, these villages grew considerably and gradually they became kinds of city-states. Around 1500 B.C. a very important civilisation was born, the Olmec. It is also known as the Mesoamerican mother culture because it 120 developed some characteristics that became the basis of all other preColumbian peoples' culture. They were pioneers in the elaboration of certain religious concepts such as human sacrifice and self-sacrifice, the use of pyramids as bases for temples, and the invention of sculpture. The word olmec comes from the nahuatl 44 term olman which means "rubber land" because of the great quantity of rubber trees present in their birthplace, the Mexican Gulf lowlands. At the moment there is no evidence that confirms that they identified themselves as Olmecs. Around 400 B.C. they suddenly disappeared leaving all their knowledge as a heritage to all Mesoamerican peoples. In particular the Mayans inherited and developed the written language and the vigesimal number system they used to calculate time periods. Even though it was not the only people who used to study the sky, no other population was so obsessed with it. Many of their greatest discoveries that still fascinate scholars are related to time and the sky. In particular they created a very complex calendar that included tables indicating eclipses and the transit of Venus with astonishing precision. It was a Maya tradition to use hieroglyphics to record historical, mythological and religious events on stones, columns, architraves, staircases or other monuments. They used a different type of script to 44 Nahuatl: it is the Aztec language 121 write on paper, walls or pottery. Unfortunately most of the “books” they wrote were lost during the colonisation period because of the Bishop of Yucatán, Diego de Landa, who wanted to onvert all the natives to Christianity. Only three of them survived. They are made of flattened fig-bark covered with a lime paste and then coated with stucco where Mayans and other Mesoamerican people used to write. These “books” took the name of the city where they are conserved. The Dresden Codex is the most complete of the three and above all it contributed towards understanding the Maya calendar because it includes documents dealing with astronomy comprising tables of eclipses and the transit of Venus. The Tro-Cortesianus Codex, or Madrid Codex, is the longest and it contains information about various types of rituals. The Codex Peresianus or Paris Codex is the one in the worst conditions and it talks about the gods of katun, a Mayan word that indicates a period of about twenty years. The most important sources of the Maya culture are these codices and other books that have survived. The Popol Vuh, a book containing legends about the history and culture of the Quiché Maya from Guatemala, the Relación de las cosas written by Diego de Landa, the Bishop who issued the order to burn all Mayan books and the Chilam Balam consisting of reports of the Mayans from Yucatán. All these books date back to before the XVI century when colonisation began. Architecture, pottery and sculpture are the only sources that can 122 tell us something more about the Mayan culture before the Spanish arrived in Mesoamerica. The Maya territory extended throughout the present-day southern Mexican states of Chiapas, Tabasco, and the Yucatán Peninsula states ,Guatemala, Belize, of Quintana Roo, Campeche, western Honduras and extreme Yucatán northern El Salvador. It can be divided into three areas: the highlands, the southern lowlands, and the northern lowlands. It’s thought that the Maya first settled in the highlands in the PreClassic Period. This area included Guatemala highlands and the northern part of El Salvador. Despite the abundance of a large variety of resources and the fertility of the land, the Maya did not develop their civilization in that area. Their flourishing period was the so-called Classic Era from around 250 A.D. to 900 A.D. when they settled in the southern lowlands or central region that included the highlands of Chiapas, Belize and western Honduras. Even if the land was not really suitable to cultivate they found a way to make it fertile by means of a technique still used today called slash-burn that simply consists in burning part of a forest. The ash makes the soil fertile albeit for only a few years after which the land becomes uncultivable again. The Maya developed an agriculturally intensive, city-centred civilisation consisting of numerous independent city-states – some 123 subservient to others. Some of the most important cities such as Caracol, Tikal, Palenque, Copán belong to this period. Their culture was based on the cultivation of corn that was closely linked to religion. In fact it was thanks to their gods that they obtained a good harvest. This is the reason why the Maya dedicated so much time to building cities where they used to go only for ceremonies and to hold markets while they used to live in small villages in the middle of the forest, usually close to rivers. The Mayan population was divided into three social classes. The priestly and noble castes were the most powerful, merchants and artisans formed the middle class and the peasants and slaves the lowest. Every city-state had two chiefs, the priest who held a very important position because of his role as a mediator between the people and deities, and a king or ruler whose power was passed down from generation to generation and who usually ordered the building of seveeral monuments to prove it. The artisans were important because they created all the objects used for the ceremonies while the farmers dedicated themselves to the cultivation of a milpa, a plot of land they used to cultivate in group. A typical Mayan city consisted of a square where the market took place, a temple with a stepped pyramid base, other buildings the use of which is still unknown and one or more ballcourts, rectangular “arenas” where the Maya used to play the ballgame. All Mesoamerican cultures used to play this game even the Olmec, but the word ballgame can be misleading because it was not about having fun; on the contrary, it was a 124 real ceremony. The rules of the game are still a subject of debate among scholars because many different versions developed over time but certainly the rubber ball was heavy and the players could not touch it with their hands or feet but only with their hips. Special rituals took place at the beginning and at the end of the game when a sacrifice always occurred. In the ancient text Popol Vuh (the Mayan “Book of the People”) the game is described as a contest between day and night or life and the underworld with the ball-court representing a portal to the underworld. The indigenous population still plays this game in a few some places although naturally sacrifices are prohibited. Mayan cities of the classic period were also characterised by stone roads that led to the entrance of the city and linked all the monuments. Their architecture was rich in details and sophisticated ornamentation just like their sculpture and pottery. They used many techniques for decoration such as bas-relief, relief, engraving, or painting on stucco or directly on clay like the fresco technique. The corbel vault, a typical element of their architecture, appeared more like a narrow triangle than an archway because of the material they used, stone. Stelae was very important for their culture. The Maya erected these tall carved stone slabs every five or twenty years; they were decorated with a representation of the ruler of the time and hieroglyphs generally with astronomic information. People were always represented with an elongated skull as this was thought to be a typical characteristic of deities. For this reason, a Mayan tradition was to press babies' skulls 125 at their birth so that they would resemble to gods. The best examples of stelae are in Tikal, Copán and Tonina. There are still many mysteries in Maya culture but recently one of them was solved. It concerns a special indelible bright blue pigment they invented called Maya blue. Unlike other colours, it has survived through all these years. In 2008, researchers of Wheaton College of Illinois and the Chicago Field Museum discovered that to produce this pigment the Maya used to combine indigo, copal 45and palygorskite, a clayish mineral. No weather calamity or acid can remove this colour. They used it both for their walls paintings and to paint the bodies of the victims of human sacrifice. All kind of ceremonies in fact ended with a sacrifice. The victims could be virgins or babies for their purity, or prisoners of war. They also practiced auto-sacrifice by drawing blood from different parts of their bodies. For Europeans this may seem unacceptable but they saw these acts differently. Their only aim was to please their gods so that they ensured a good harvest and consequently a good life. They believed that every god had a double face; for example, the god of rain could send enough rain to make the corn grow or a storm that would have destroyed the entire harvest. This is why they venerated above all the gods of nature. 45 Copal: it's a tree resin the pre-Columbian civilisations used a lot as an incense or for other purposes. The word come from the Nahuatl term copalli which means incense. 126 The most important ceremony was the one before sowing. People prepared for it by fasting for a long period and during the ceremony, they begged Mother Nature to forgive them. Another important Mayan belief was that everything repeats itself in a cycle. This is the reason why they studied the past so much without thinking of the future. They thought that when an era ended a new one began and everything started all over again. According to the Dr. John Carlson, the director of the Centre of Archaeostronomy46, this concept led to the misinterpration of the date December 21, 2012. This date in the Mayan calendar appear as 13.0.0.0.0. just like the first date of the calendar that in the modern calendar would be August 11, 3114 B.C. The Maya would call the time elapsed between the two dates 13 B'ak'tun, that is 13 times 144,000 years, a really important date to celebrate. However this is just a theory. Another question that many scholars are trying to answer is what made the Maya suddenly move from the southern lowlands where their culture reached its peak to the desert-like area in the north? Many scholars believe that the decline of the Maya civilisation started long before the arrival of the Spanish conquistadores. 46 Centre of Archaeoastronomy- it was founded in 1978 close to the University of Maryland to advance research, education and public awareness of archaeoastronomy. The journal of the Centre has always published articles about archaeoastronomy and ethnoastronomy. 127 During the Post-Classic Period from around 900 to 1500 A.D., the Maya experienced a radical change in their lifestyle because of the domination of the Toltecs, a nomad-warrior pre-Columbian civilisation from Mexico. Although the Maya had always fought to conquer new territories and had always sacrificed prisoners of war, in this period the number of wars increased a lot and their way of fighting changed too. The first Maya capital of the Post-Classic Period was Chichén Itza where some of the traditions of the previous culture still existed such as the ballgame, the organisation and the structure of the buildings in the city. One big difference from the old culture, however, is already present in Chichén Itza: the cult of Quetzacoatl or Kukulkán, which in the Maya language literally means "the feathered serpent", a deity venerated by the Toltecs with the body of a rattlesnake and wings. The Kukulkán temple in Chichén Itza also known as El Castillo is one of the most representing buildings of this period. The base is a pyramid with four stepped facades and at every equinox the particular light reflects a Kukulkán shaped shadow on one of the flights of steps. The war motif was present in every art representation with scenes of battles, victories and the tzompantli or skull rack. This was a particular tradition consisting in displaying the skulls of war captives or sacrificial victims on a wooden rack. Even the Mayan language experienced a change due to the increase in wars. New concepts and words were introduced in the Mayan vocabulary. For example tepal or tepual meaning lord, macehual 128 or common people, tecpan or large public building or royal palace, tenamitl or fortified city, tepeu or glory. They also began to use a new armour made of quilted stuffed cotton to protect themselves from the weapons of that period. In architecture a new building was created in Chichén Itza- the temple of warriors, a temple surrounded by lines of warrior-shaped columns. One of the things that they could not abandon was their love for astronomy; in fact, in Chichén Itza there is a building known as El Caracol, probably used as an observatory, and the round dome on the top goes to confirm this theory. A particular custom that developed in the Early Post-Classic period was the Cenote Sagrado or Sacred Cenote, a natural sink hole used to sacrifice objects and human beings to the god of rain - Chaac. According to the legend if someone thrown into the Cenote Sagrado survived he was believed to have the power of prophecy. After Chichén Itza collapsed this was the only tradition that survived until 1560 when it disappeared because of the colonisation. The Chilam Balam tells the legend of Hunac Ceel, a member of the Cocom family, who declared himself the new prophet after "surviving" the Cenote and moved the capital to Mayapán after conquering Chichén Itza. 129 Today, it is thought that the fall of Chichén Itza was caused by a civil war between the Mayans and the Mayan-Toltecs and archaeological evidences prove that the city was looted and sacked. During the last period of the Mayan kingdom with Mayapán as the cultural centre, their society underwent a further change.the ruling classes were often leaders; the government was centralised and all the chiefs of the city-states lived in the capital so that it was harder for the people to rebel. Moreover, it was impossible for a small city-state to destroy the capital thanks to the Aztec warriors who protected it. Mayapán was completely fortified. This was a period of extreme decline for all kinds of arts and architecture. Their technique was really rough and ready and they no longer cared too much about what their temples looked like because religion had lost its power. The temple of Mayapán was a miniature of El Caracol. The only important custom still linked to religion was the cult of ancestors. Every noble house had a little chapel with a family altar where the mortal remains of the family’s ancestors were conserved. The Aztec warriors called Ah Canul or the protectors introduced new weapons - bows and arrows. In fact, the only aspect in which this population was more advanced than the previous one was the use of metals. The Cocom family ruled for a couple of centuries until Ah Xupan organised a rebellion affirming that they were selling the Mayans 130 as slaves. All Cocom sons were killed except one who was in Honduras at the time on business. With the fall of Mayapán the kingdom was divided into twelve small city-states. Meanwhile, also in Guatemala many wars were being fought because the Quiché Maya wanted to have absolute power but the Spanish got there before they could conquer all the territories. Therefore, when the Maya suddenly disappeared the whole kingdom was dominated by war. Many theories on the reason for their sudden disappearance have been advanced over the years including war, drought or disease. Tom Sever from the Marshall Space Flight Center (MSFC) of the NASA thinks that war, droughts, political instability and diseases contributed to the end of the Maya. He also believes that the main causes were starvation and thirst due to natural drought and human deforestation. 131 3. THE HONDURAS POPULATION TODAY Today, the Honduras population is made up of about 90% of mestizos and 10% of indigenous and Afro-Hondurans. The indigenous civilisations are: - the Maya-Chortí, descendants of the Maya civilisation whose cultural centre was in Copán, Honduras, and in Quiriguá Guatemala and who now live in the departments of Copán and Ocotepeque in Honduras and in different parts of Guatemala where their language and culture are still alive; - the Lenca, that is still one of the most numerous indigenous population and lives in the south-west of the country in the departments of La Paz, Intibucá, Lempira and the south of Santa Barbara; - the Miskito, the third most numerous indigenous people thanks to extended territory it occupies, from Cabo Camarón in the east of Honduras to the south of Río Grande in Nicaragua including the largest protected area in Honduras, the Rio Platano Biosphere, in the department of La Moskitia; - the Tolupanes or Xicaques, that live in many municipalities of the departments of Yoro, Olancho and Colón; - the Tawahka, that live in the area commonly called Patuca Medio in the protected Asangni Biosphere in the departments of Gracias a Dios, Olancho and Colón. 132 - the Pech, that also lives in the departments of Gracias a Dios, Olancho and Colón but in different aldeas47; - the Nahoa or Nahua, a new indigenous group recently recognised by the government that lives in the department of Olancho and that probably in ancient times also lived in Gracias a Dios; - the Chorotega, that like the Nahoa, is a small civilisation born after colonisation thanks to the union of some indigenous groups from Honduras and Nicaragua and are now located in the departments of El Paraiso and Choluteca on the borders with Nicaragua where more Chorotega communities are settled. The only two Afro-Honduran communities are: - the Garifuna or Garinagu, that can be found in the Bay Islands, where they first settled in 1797 after the English moved them from their original island, San Vicente, and in the departments of Atlántida, Colón and Cortés; - the Negros de habla inglesa48 , commonly called in Honduras Ingleses, that live most in the Bay Islands where this civilisation was born but that lately have also settled in some coastal areas in the departments of Atlántida, Colón and Cortés. 47 Aldea: Spanish word to indicate a human settlement with a. Little number of inhabitants situated in rural areas. 48 This people does not like the name Creole and they prefer being called Negros de habla inglesa which literally means English-speaking black people. 133 The great variety of ethnic groups is what makes this country so fascinating since all the various civilisations have enriched the national culture with some feature of theirs. The lifestyle of all the indigenous peoples share similar aspects of such as the importance of agriculture, hunting and fishing for their sustenance. The only difference is that some of them base their diet on cultivated products while others are experts in fishing or hunting. The Lenca and the Chortí still use the technique of the milpa, the Miskito, the Pech and the Tawahka still navigate the rivers in their pipantes, similar to canoes, and the Tolupanes still hunt with bows and arrows and light fires with stones. Except the Miskito, all the other indigenous populations suffered slavery during the colonial period and although they tried hard to oppose the Spanish, they were finally defeated. The people that managed to resist the longest was the Lenca thanks to their leader Lempira. They were the most numerous people of the time and they were divided into four tribes, the Care, the Cerquín, the Potón and the Lenca who shared the same language and the same social structure. The cacique49 Lempira unified all four groups, created one big army and resisted against the Spanish conquistadores for twenty years. He became the symbol of the Lenca Resistance and after his death, they finally surrendered to the Spanish. He became a hero for the whole 49 Cacique: indigenous tribes were called cacicazgo and the leader took the name of cacique. 134 nation and today the Honduran currency is named after him. Moreover, every 20th July is celebrated and during the whole month many events take place in the department of Lempira. During colonisation all the indigenous groups except the Miskito suffered a sharp drop in their population because of the serious state of malnutrition in which the Spanish kept them and due to the diseases they brought to the new land. The only population that avoided this situation was the Miskito because of the deal that their king made with the English crown. They offered to help the English in their fight against the Spanish in exchange for protection. In that period the Miskito attacked all the Spanish encampments and captured Tawahka, Pech and Tolupanes slaves to sell them to the English. Before colonisation the Tawahka dominated the areabut they had to flee inland close to the rivers Patuca and Wampú because of the aggressiveness of the Miskito. The same thing happened to the Pech. Because of the great development of the Miskito civilisation in the eastern part of Honduras and Nicaragua even the language spoken in the area changed. Sumo was substituted with Miskito. Both languages belong to the same Misumalpan 50 root; in fact, their structure is very similar although the lexicon is not. 50 The Miskitu, Sumo and Matagalpa constitutes the Misumalpan languages. It's thought that these are linked to the Macro Chibcha family, a branch of the Chibcha civilisation from South America. 135 Today, the Tawahka speak their dialect they call Twanka, Miskito, Spanish and some Paya too. Paya is the language of the Pech that also has a macro-chibchan root. In Honduras, almost all the indigenous populations and AfroHondurans are bilingual because they speak Spanish, the national language, and their traditional languages. The exceptions are the Lenca, the Maya-Chortí and most of the Tolupanes. Only the Tolupanes that live in Montaña de la Flor, in the municipality of Orica in the department of Francisco Morazán still keep alive many of their traditions such as their language and religion. This is the only community that still does not profess the Christian religion. All the other indigenous populations do even if they have never abandoned certain beliefs and rituals. In modern-day Honduras, minorities risk being absorbed by the national culture, in fact many young people are losing their tradition. In the 1978, the first organisation for the protection of minority rights, the OFRANEH, the Honduran Black Fraternity Organisation, was born. Subsequently, many others were created and now every minority group has its own. 136 Indigenous people Acronym Organisation Translation Miskito MASTA Moskitia Aisla Takanka Tawahka FITH Federación Indígena Tawaka de Honduras Tawahka Indigenous Federation of Honduras Miskito-Tawahka MUIHKA Movimiento Herederos Moskitia Heirs of the Indigenous Movement Moskitia Lenca ONIHL Organización Nacional National Organisation Indígena Lenca de Indians of Honduras Honduras Lenca COPINH Consejo Civico de Civic Council of Popular Organizaciones Indigenous Organisations Populares e Indígenas Honduras de Honduras Lenca MIHL Movimiento Indígena Lenca de Honduras Indigenous Lenca Movement of Honduras* Lenca FHONDIL Federación Hondureña de Indígenas Lenca Honduran Federation Lenca CGL Consejo de Gobierno Council of Lenca Government* Lenca Lenca CONMIHL Consejo de Mujeres Council of Indigenous Indígenas Lencas de Women of Honduras Honduras Chortí CINCHSA Consejo Indígena Council of Indigenous Chortí Nueva Chortí Nueva San San Andrés* Andrés Chortí CONIMCHH Consejo Nacional Maya Chortí Indígena de la Lenca of Lenca and of Indigenous Lenca Maya-Chortí National Indigenous Council Pech FETRIPH Federación de Tribus Pech de Honduras Federation Honduras of Pech Tribes of Tolupán FETRIXY Federación de Tribus Xicaques de Hobduras Federation of Xicaque Tribes of Yoro 137 Indigenous people Acronym Organisation Tolupán ACIMF Asociación Comunidades Indígenas de Montaña de la Flor Nahoa FINAH Federación Indígena Nahoa de Honduras Chorotega FCIC Federación de Federation Comunidades Communities Indígenas Chorotegas Chorotega de Honduras of of Indigenous Honduras Garífuna OFRANEH Organización Fraternal Honduran Negros de Honduras Organisation Black Fraternity Garífuna ODECO Organización de Organisation for Ethnic Community Desarrollo Comunitario Development in Honduras Negros inglesa de habla NABIPLA Asociación Profesionales Trabajadores Isleños Translation de Association of Indigenous Communities of Montaña de la Flor la Indigenous Nahoa Federation of Honduras* de Native Bay Islanders Professionals y and Labourers Association Nativos All these organisations are trying to preserve the culture and language of minority peoples. UNESCO officially proclaimed the Garifuna language, dance and music Oral and Intangible Heritage by the in 2008. Currently, the most important aims of these organisations are the achievement of indigenous self-determination, the reclamation of their old territories and the introduction of bilingual schools where children can learn both Spanish and their traditional languages. In the Chortí territory this project was launched in 2010 with the construction of a building called Templo del Sol with the aim of becoming a school for Maya-Chortí. 138 CONCLUSION My dissertation concerns the Honduran population from their origins to the present. I dedicated the first chapter to a geographic and political description of the country in order to understand the environmental and political situation in which it lives. Most of the territory consists of forests that do not foster agriculture. This is why the indigenous peoples used the deforestation technique to make the land fertile. According to Tom Sever, the NASA archaeologist, the diseases the Europeans brought and the wars that dominated the Maya Kingdom in the Post-Classic period partially contributed to the extinction of this great civilisation. He also stated, however, that hunger and thirst due to deforestation and to drought were the main causes of the sudden disappearance of the Maya people. To them I dedicated the second chapter describing the development of their culture that started during the Pre-Classic period, reached its peak during the Classic and concluded at the end of the Post-Classic period. No Mesoamerican civilisations would have reached such a high level of their culture if the Olmecs had not laid the foundations for their development after they suddenly disappeared around 400 B.C. Among other things, they were the pioneers of concepts and traditions such as the hieroglyphs, the vigesimal number system, the rituals of sacrifice and auto-sacrifice and the use of pyramids as bases for temples. 139 Several populations that still live in Honduras today have been there since the pre-Columbian period. Since they did not develop any type of written language there is very little information about their culture before the Spanish conquistadores arrived. The last chapter is about the history and the culture of all the peoples that inhabit the Honduran territory. Today, all these minorities are legally represented by organisations that are fighting for the rights listed in the Declaration on the Rights of Indigenous People rights adopted by the UN General Assembly in 2007. The phenomenon of globalisation, which has been a continuous process since the XX century, is an obstacle to cultural diversity because it obliges minorities to conform to the lifestyle of modern society to guarantee their survival. As written in the UNESCO World report entitled “Investing in cultural diversity and intercultural dialogue” “an approach to development sensitive to cultural diversity is the key to addressing the interlinked economic, social and environmental problems confronting the planet”. 140 POBLACIÓN DE HONDURAS AYER Y HOY 141 INTRODUCCIÓN Yo me crié en Italia pero nunca olvidé el país donde nací, Honduras, un Estado de Centroamérica poco conocido en Europa. En Italia muchos lo conocen por el programa televisivo "l’isola dei famosi", que se condujo en uno de los cayos hondureños. En Honduras encontramos una gran variedad de paisajes con playas, montes y forestas ricas de diferentes especies de flora y fauna y de consecuencia varios tipos de clima. Una de las civilizaciones más importantes que han habitado parte de ese territorio es la Maya, que juntos a otras pueblos indígenas precolombinos han contribuido a la formación de la actual población hondureña. La mayoría de los países de Latino América se componen de diferentes razas y etnias, en particular en Honduras, la población se constituye de aproximadamente un 90 % de mestizos y el restante 10% de una variedad de grupos indígenas y de origen africana. Esta sociedad multiétnica es lo que hace de este pequeño país una grande Nación. Hay que decir que algunos de los grupos indios que viven en Honduras también habitan otros países cercanos, de hecho en época precolombina, que significa antes de la llegada de los españoles, no había una división precisa de los estados, eran los mismos grupos que delimitaban sus territorios. Antes se hablaba de Mesoamérica, un término 142 que se refería a las culturas de todo el territorio que va desde el actual México centro-septentrional hasta las regiones occidentales de Honduras y El Salvador. Mi objetivo es definir un marco general de la población que hoy ocupa el territorio hondureño desde las orígenes tratando en particular la historia y la cultura de la civilización Maya que todavía interesa muchos estudiosos. También voy a describir aspectos de la tradición de las varias etnias que han sobrevivido hasta la actualidad no obstante la grande revolución del estilo de vida que han experimentado después de la llegada de los europeos. Mi intención escribiendo esta tesis, es difundir el conocimiento de unas culturas muy diferentes y lejanas a la europea y también ayudar la campaña de sensibilización de muchas organizaciones como el UNESCO para sostener la diversidad cultural. 143 1. HONDURAS 1.1. GEOGRAFÍA Honduras es una república centroamericana que limita al norte con el Mar Caribe o de las Antillas, al sur con el Golfo de Fonseca, al sur-este con la República de Nicaragua, al sur-oeste con el Salvador, y al oeste con la República de Guatemala. Por lo tanto podemos decir que es una franja de tierra encerrada entre dos océanos y es esto lo que quiere representar su bandera. De hecho está formada por dos bandas azules y una blanca en el medio, en la cual estan localizadas cinco estrellas azules que simbolizan la primera unión de los estados de América Central: Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica y Honduras. El país tiene una superficie de 112.492 kilometros ² que lo convierte en el país más grande de Centroamérica aunque no es el más poblado con 144 sus 8.296.693 habitantes. Se cree que el nombre Honduras derive de la palabra maya Huntulha que se refiere a la costa y no a la profundidad del agua como muchos afirman. Sin embargo, esto no ha sido el único nombre que se ha dado, el primero fue Guaymuras y luego Higuera o Hibuera. Aunque el país ha sido denominado Honduras desde su independencia, el 15 de septiembre de 1821, ha sido oficializado sólo hasta el 12 de septiembre de 1862 por la Cámara de Diputados en la ciudad de Santa Rosa de Copan. El decreto n °3 de hecho afirma que: la Cámara de Diputados considerando, que está en sus facultades y es su deber instituir el nombre que debe llevar la nación procediendo en consonancia con el rango político que le pertenece atendidos los principios desenvueltos en la carta fundamental ha tenido bien decretar y decreta: Artículo n.°1: La denominación que en adelante llevará el conjunto de pueblos que forman el Estado con inclusión de sus islas adyacentes, es el de la “República de Honduras”.51 El 82% del territorio hondureño está formado por montañas debido a la Sierra Madre de Chiapas también denominada Cordillera Central, una 51 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitado en Julio 2013) 145 de los sistemas montañosos mas extenso de América Central, que atraviesa todo el país. En contraste con el clima mediterráneo que se define en cuatro estaciones, el de Honduras se divide sólo en dos, la húmeda y la seca. Eso se debe a la morfología del país y a la ubicación geográfica en el hemisferio norte que se encuentra en la zona tropical entre los dos océanos, el Atlántico y el Pacífico, y a unos 1600 km al norte de la línea ecuatorial. El clima resulta frío y seco en los meses que van de diciembre a mayo, cálido y lluvioso en el período de junio a noviembre y desde septiembre hasta mediados de noviembre, el riesgo de huracanes es muy alto. Además en el interior del país el clima es más templado y en la zona costera más húmedo. Hay una gran variedad de flora y fauna en Honduras que comprenden también especies en riesgo de extinción, en particular en la reserva de la Biosfera de Río Platano ubicada en el departamento de la Mosquitia y en Pico bonito, un parque nacional de El Porvenir cerca de la ciudad de la Ceiba. Ambos forman el Corredor Biológico Mesoamericano, una iniciativa establecida en 1997 que une muchos parques desde México hasta Panamá con el fin de proteger a las especies en peligro de extinción. 146 1.2. POLÍTICA "República de Honduras libre, soberana, independiente - 15 de septiembre de 182 ". Esta es la definición del escudo Hondureño desde el 10 de enero de 1935 cuando el Presidente Tiburcio Carias emitió el decreto n.16 donde se describe el aspecto final de la bandera y del escudo que fueron creados anteriormente durante la gobernación de Dionisio Herrera en 1825. DECRETO No. 16 En vista de la excitativa de la Secretaría de Estado en el Despacho de Relaciones Exteriores, para que se provea la uniformidad del Escudo que deben usar los Consulados y Legaciones de la República; y, Considerando: Que conviene establecer la uniformidad indicada no sólo para los Consulados y Legaciones, sino para todos los usos, de modo claro y general. DECRETA: Art. 1º.- El Escudo que debe usarse es un triángulo equilátero. En su base hay un volcán entre dos castillos, sobre los cuales está el arco iris y debajo de éste, tras el volcán, se levanta un sol esparciendo luz. El triángulo colocado sobre un terreno que figure bañado por ambos mares. En torno de él, un óvalo que contiene las letras de oro: REPÚBLICA DE HONDURAS LIBRE, SOBERANA, 147 INDEPENDIENTE. – 15 DE SEPTIEMBRE DE 1821. En la parte superior del óvalo aparece una aljaba llena de flechas de la que penden cuernos de la abundancia unidos por un lazo, y descansando todo sobre una cordillera de montañas, en las que descuellan tres árboles de roble a la derecha y tres pinos a la izquierda y en distribución conveniente, las minas, una barra, un barreno, una cuña, una almádana y un martillo. Art. 2º.- El presente Decreto empezará a regir veinte días después de su promulgación. Dado en Tegucigalpa, D.C., en el Salón de Sesiones, el diez de enero de mil novecientos treinta y cinco. Antonio C. Rivera, Presidente: - M. A. Batres, Secretario. Rodolfo Z. Velásquez, Secretario Al Poder Ejecutivo Tiburcio Carías A. El Secretario de Estado en los Despachos de Gobernación, Justicia, Sanidad y Beneficencia. –Abraham Williams.52 Honduras se convirtió en República presidencial después de la aprobación de una nueva Constitución en 1982. El Presidente, que es el Jefe del Estado también, es elegido cada cuatro años por los ciudadanos pero la Constitución afirma que no puede ser reelegido ni extender su encargo. El Presidente tiene el poder ejecutivo y es responsable de elegir los gobernantes de los 18 departamentos en los cuales está dividido el país: 52 http://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Honduras, (visitdo en Julio 2013) 148 Gracias a Dios, Colón, Olancho, El Paraíso, Choluteca, Francisco Morazán, Yoro, Atlándida, Cortés, Comayagua, La Paz, Valle, Intibucá, Santa Bárbara, Lempira, Copán, Ocotepeque, Islas de la Bahía. En caso que el Presidente no tenga la capacidad de cumplir con su encargo, el Vicepresidente, también elegido por los ciudadanos cada cuatro años, lo sustituye. El Presidente habita en la capital Tegucigalpa en el Palacio Jose Cecilio del Valle, que lleva el nombre del político hondureño que contribuyó a la independencia de Centroamérica. Para contrastar el gran poder detenido por el Presidente, el poder legislativo está exclusivamente en las manos del Congreso que es unicameral y es formado por 128 miembros representantes de cinco partidos políticos: Partido Nacional de Honduras o PNH53; Partido Liberal de Honduras o PLH54; Partido Innovación y Unidad-Social Demócrata o PINU-SD 55 ; Parido Demócrata-Cristiano de Honduras o DC 56 ; Partido 53 PNH: el mayor partido de la derecha conservativa fundado en 1902 en oposición al PLH. Su bandera es azul con una estrella blanca en el medio. 54 PLH: el principal partido de centro-derecha fundado en 1891. Su bandera se compone de dos franjas rojas y una blanca en el medio. 55 PINU-SD: un partido de centro-izquierda creado en 1970 para contrastar los dos partidos mayores y el régimen militar. 56 DC: un partido político de centro-izquierda. 149 Unificación Democrática o PUD57. Después del golpe de estado cuando el ex Presidente Manuel Zelaya fue exiliado por las fuerzas militares hondureñas, por orden de la Corte Suprema, se formaron ulteriores partidos políticos. Esos partidos son los siguientes: Libertad y Refundación, también llamado Libre58, que participó a las elecciones del 2013 representado por la mujer del ex Presidente Zelaya , Xiomara Castro; Frente Amplio Político Electoral en la Resistencia o FAPER59; Partido Alianza Patriótica o ALIANZA60; Partido Anticorrupción o PAC61. No obstante existan varios partidos, Honduras tiene un sistema bipartidista dominado por el PLH y el PNH que gobiernan el país desde 57 PUD: un partido político de izquierda que nació en 1992 con la unión de cuatro partidos clandestinos o semi clandestinos. En aquel tiempo la condición política era muy particular a causa de la Guerra Fría y el partido fue reconocido legalmente sólo en 1993. 58 LIBRE: un partido político de izquierda fundado en el 2011 por los opositores del golpe de estado. 59 FAPER: un partido político de centro-izquierda reconocido por el Tribunal Electoral Supremo de Honduras en 2012. 60 ALIANZA: un partido político de centro-derecha fundado en 2012. Romeo Vasquez Velasquez fue el candidato del partido a las elecciones de 2013. 61 PAC: fundado en 2012 por el periodista y presentador de televisión Salvador Nasralla que participó a las elecciones de 2013. 150 hace muchos años. En 2013 un candidato del PNH, Juan Orlando Hernández, ganó las elecciones y fue proclamado el nuevo Presidente de Honduras. 151 2. LA POBLACIÓN DE HONDURAS AYER Las civilizaciones más importantes que habitaron el territorio hondureño en el periodo precolombino fueron Los Mayas, Los Miskitos, los Tawahkas, los Pech y los Lencas. El centro cultural de los Mayas en Honduras era Copán en el oeste del país, en cambio los Miskitos, los Tawahkas, los Pech han siempre habitado la parte oriental en particular en el departamento de la Mosquitia. En las Islas de la Bahía también se encontraron restos de la población Pech. En fin el territorio Lenca era muy extenso e incluía muchos departamentos del sur-oeste de Honduras. 2.1. LOS MAYAS El desarrollo de la civilizaciones mesoamericanas se divide en los periodos Arcaico, Preclásico, Clásico y Postclásico. El periodo Arcaico, que va aproximadamente desde el 700 hasta el 2.000 A.C., fue caracterizado por el descubrimiento de la agricultura que permitió a los pueblos nómadas de convertirse en pueblos mas estables y de formar aldeas organizadas. Durante el periodo Preclásico, aproximadamente desde 2000 A.C hasta 250 D.C, hubo un fuerte crecimiento de la población y poco a poco 152 esas aldeas se convirtieron en pequeñas ciudades-estados. Entorno a 1500 a.C. nació una civilización muy importante para la historia cultural de todas las poblaciones indígenas precolombinas, la Olmeca, también conocida como la cultura madre mesoamericana. Ellos fueron los pioneros de conceptos religiosos como el sacrificio humano y el auto sacrificio, los primeros que usaron la pirámide como base para templos y que inventaron la escultura. La palabra olmeco viene de olman, en lengua nahuatl62, que significa literalmente "tierra de la goma" por la gran cantidad de castilla elástica presente en el lugar donde nacieron, las tierras bajas del Golfo Mexicano. Hasta hoy en día no hay ninguna prueba de que ellos mismos se definían como Olmecas. Alrededor del año 400 a.C. esa cultura desapareció de repente dejando en herencia todos sus conocimientos a las civilizaciones mesoamericanas que sin esas bases no hubieran tenido la posibilidad de desarrollar su cultural a un nivel tan alto. En particular los Mayas heredaron y mejoraron la escritura y el sistema numérico vigesimal que utilizaban para sus cálculos del tiempo. Aunque ellos no fueron la única población que solía analizar el cielo, no hubo otra tan obsesionada con ese tema. 62 Nahuatl: el idioma de los Aztecas. 153 La mayoría de las invenciones mayas más interesantes conciernen el tiempo y la astronomía. Los ejemplos más famosos son el complejo calendario maya y las tablas de eclipse y de Venus elaboradas con una precisión impresionante. Una de sus tradiciones era registrar eventos históricos, mitológicos y religiosos grabando jeroglíficos en piedras, pilares, arquitrabes, escalinatas y otros monumentos. También escribían en papel, paredes o cerámica pero utilizaban otro tipo de escritura. Lamentablemente la mayoría de los "libros" mayas fueron destruidos en el periodo de la colonización española por órdenes de Padre Diego de Landa con la intención de convertir a todos los indígenas al cristianismo. Sólo tres códices sobrevivieron hasta nuestros tiempos. Se trata de libros de papel doblado que producían utilizando la corteza interna de una variedad del árbol del higo conocido como amate que se trataba con una capa de cal sobre la superficie sobre la cual escribían. Cada uno de esos libros lleva el nombre de la ciudad donde está guardado. El Códice de Dresde es considerado el más importante porque es el más completo y fue fundamental para comprender el calendario maya incluyendo documentos de astronomía como las tablas de eclipse y de Venus. El Códice Tro-Cortesiano o de Madrid es el menos elaborado pero el más largo y contiene informaciones sobre varios tipos de rituales. 154 El Códice Peresiano o de París es el que está en las peores condiciones y trata de las deidades del katún, palabra maya que indica un periodo de veinte años. Las fuentes escritas que es posible consultar son los tres códices y otros libros que sobrevivieron. El Popol Vuh, un libro que trata de la historia y la cultura de los Maya Quiché de Guatemala, la "Relación de las cosas" escrito por el mismo Padre de Landa que dió la orden de quemar todos los libros mayas y el Chilam Balam que contiene reportes de los Mayas de Yucatán. Sin embargo, estos libros fueron escritos en el siglo XVI durante la colonización así que la arquitectura, la alfarería y la escultura son las únicas fuentes de conocimiento de la cultura maya antes de la llegada de los españoles. El territorio Maya se extendía en todo los actuales estados de México del Sur, Chiapas, Tabasco y los estados de la península de Yucatán Quintana Roo, Campeche y Yucatán. También incluía los actuales estados de Guatemala, Belize, la parte occidental de Honduras y el extremo norte de El Salvador. Se puede dividir en tres zonas: la tierras altas, las tierras bajas del sur y las tierras bajas del norte. Se cree que en el periodo preclásico los Mayas habitaron las tierras altas, el área que incluía las tierras altas de Guatemala y la parte norte de El Salvador. No obstante la riqueza de recursos presentes en esa zona y la fertilidad de su tierra la cultura Maya no ha alcanzado altos niveles en esta parte de su reino. 155 El periodo clásico fue el más próspero para la cultura Maya y duró aproximadamente desde 250 d.C. hasta 900 d.C. cuando se establecieron en las tierras bajas del sur, también llamada región central que incluía las tierras altas de Chiapas, Belize y la parte occidental de Honduras. Aunque el territorio no era tan cultivable, porque se constituía mayormente de forestas, encontraron la manera de volverlo fértil. Se trata de una técnica todavía muy utilizada llamada corta y quema que consiste en quemar parte de la foresta para que la ceniza pueda convertir el terreno en fértil, aunque sólo por pocos años después de los cuales la tierra es inútil. La civilización Maya estaba organizada en varias ciudades- estados, algunas subordinadas a otras, y se basaba en la agricultura. Algunas de las ciudades más importantes nacieron en este periodo como Caracol, Tikal y Copán. El producto básico que cultivaban era el maíz que también constituía el centro de su religión politeísta que veneraba sobre todo las deidades de la naturaleza para que le regalaran una buena cosecha. La ciudad era considerada un centro ceremonial, de hecho se usaba sólo para los rituales y para el mercado mientras que la población vivía fuera de la ciudad en aldeas en el medio de la foresta generalmente cerca de los ríos y se dividía en tres clases. La casta sacerdotal y la noble eran las más poderosas, luego estaban los artesanos y en fin los agricultores que eran la clase más baja. 156 Cada ciudad-estado era gobernada por dos jefes, un sacerdote que detenía un gran poder por su posición como mediador entre el pueblo y los dioses, y un rey que recibía su poder de generación en generación. Los artesanos eran considerados importantes porque tenían la capacidad de crear objetos esenciales para las ceremonias, mientras que los agricultores se dedicaban a la cultivación de la milpa, una parte de terreno que solían cultivar en grupo. Una típica ciudad Maya estaba formada por una plaza donde se realizaba el mercado, un templo con una pirámide como base, otros palacios de uso desconocido y una o más canchas para el juego de la pelota. Todas las civilizaciones mesoamericanas, incluyendo a los Olmecas, solían practicar el juego de la pelota que era una ceremonia y no una forma de diversión, como la palabra induce a pensar. No se conocen bien las reglas del juego porque han existido muchas versiones dependiendo de la época y de la zona, pero es cierto que la pelota de goma que utilizaban era muy pesada y los jugadores no estaban permitidos usar las manos o los pies, sólo las caderas. Al principio de la ceremonia se realizaban unos rituales especiales y el juego terminaba con un sacrificio. En el Popol Vuh se describe el juego como una lucha entre el día y la noche o entre la vida y el mundo subterráneo, de hecho la cancha representaba un portal para el "otro mundo". Hoy en día existen algunos grupos indígenas que todavía juegan pero los sacrificios son prohibidos. 157 Un elemento característico de muchas ciudades del periodo clásico son las calles de piedra que mostraban la entrada de la ciudad y unían todos los monumentos. Las artes mayas de ese periodo, ósea la arquitectura, la escultura y la alfarería, eran muy ricas de detalles. Para sus sofisticadas decoraciones utilizaban varias técnicas como el bajorrelieve, el altorrelieve, el grabado y la pintura en el estuco o en el barro como la técnica del fresco. Otra característica de la arquitectura maya de ese tiempo era la falsa cúpula que parecía más un triángulo estrecho que un arco porque el uso de la piedra limitaba sus dimensiones. Una tradición muy importante para los Mayas era erigir una estela cada cinco y veinte años. Solían decorarla con una representación del rey de la época y jeroglíficos generalmente indicando informaciones astronómicas. Los reyes eran siempre representados con un cráneo largo que pensaban era una característica de los dioses y por eso era costumbre de ellos apretar el cráneo de los niños recién nacidos para que se parecieran más a las deidades. Los ejemplos más relevantes de estelas se encuentran en Tikal, Copán y Tonina. Todavía hay muchos misterios mayas para descubrir pero el del particular color azul, llamado azul maya, ha sido revelado en 2008. Los científicos del Wheaton College de Illinois y del Chicago Field Museum descubrieron que los Mayas creaban ese color que ha sobrevivido a la intemperie y a cualquier tipo de ácido derritiendo juntos el índigo, el 158 copal 63 y el palygorskite, un mineral que contiene arcilla. Ese azul era utilizado para varios propósitos como por ejemplo, para decorar paredes o la alfarería y también para pintar las víctimas de los sacrificios. La mayoría de las ceremonias terminaban con un sacrificio generalmente de vírgenes o niños, por su pureza, o de prisioneros de guerra. También se practicaba el autosacrificio que consistía en sacar sangre de diferentes partes del cuerpo. El objetivo de ese tipo de ritual era complacer los dioses para asegurarse una buena cosecha y de consecuencia una buena vida. Ellos creían que todas las deidades tenían un lado bueno y uno malo por ejemplo el dios de la lluvia, llamado Chaac, podía mandar lluvia suficiente para permitir al maíz de crecer o una tormenta que podía destruir toda la cosecha. Por esta razón ellos veneraban sobre todo los dioses de la naturaleza. La ceremonia más importante era la de la siembra durante la cual pedían perdón a Madre Naturaleza y para la cual se preparaban con un largo periodo de abstinencia. Un principio fundamental para entender la cultura Maya es que todo ocurre cíclicamente de consecuencia se dedicaban al estudio del 63 Copal: es una resina muy usada por las civilizaciones precolombinas como incienso o para otros propósitos sobre todo durante las ceremonias. La palabra viene del término nahuatl que significa incienso. 159 pasado para predecir los eventos del futuro. Según ellos cuando una era terminaba, otra empezaba y todo los eventos se repetían. Según el Dr. Jhon Carlson, director del Centro de Arqueastronomía 64 , eso fue lo que causó el malentendido del 21 de diciembre 2012 fecha conocida como el final del mundo. El cree que esa fecha indicaba sólo el final de una era que era un evento muy importante para celebrar. De hecho el calendario maya empieza el 11 de agosto de 3114 a.C que se representa de esta manera: 13.0.0.0.0. Después de trece B’ak’tun, que sería trece veces 144.000 años, el ciclo se concluye y la fecha se representa de nuevo 13.0.0.0.0 que corresponde al 21 de diciembre de 2012. Otra pregunta que muchos intentan responder es ¿ cuál fue la causa que obligó a los mayas a desplazarse desde las tierras bajas del sur donde su cultura alcanzo sus niveles más altos hasta el desértico norte? Se cree que el periodo de decadencia de la civilización Maya empezó mucho antes de la llegada de los conquistadores españoles. Durante el periodo postclásico aproximadamente desde 900 hasta el 1500 d.C el estilo de vida de los Mayas se revolucionó fuertemente a 64 Centre of Archaeoastronomy- fundado en 1978 cerca de la Universidad del Maryland para mejorar la búsqueda, la educación y el conocimiento público de arqueoaestronomia. El periódico del Centro ha publicado sólo artículos que tratan de archaeoastronomía y etnoastronomía. 160 causa del dominio de los Toltecas, una civilización precolombina de guerreros nómadas mexicanos. En las épocas pasadas, los Mayas combatían para conquistar nuevos territorios y para sacrificar los prisioneros de guerra, pero en este periodo las guerras aumentaron mucho y hasta la forma de combatir cambió. La primera capital del periodo postclásico fue Chichen-Itzá donde algunas de las antiguas tradiciones todavía existían como el juego de la pelota, la organización y la estructura de los monumentos de la ciudad. Una grande diferencia con respeto a la antigua cultura, es el culto del Quetzacoatl o Kukulcán, en lengua Maya, que literalmente significa "serpiente emplumada". Se trata de una divinidad que veneraban los Toltecas representada con un cuerpo de serpiente de cascabel y unas alas. El templo de Kukulcán conocido como El Castillo, es uno de los monumentos más representativo del periodo. La base es una pirámide de cuatro lados cada uno con una gran escalinata que conduce al templo superior, balaustradas de piedras flanquean cada escalera y en la base de la escalinata norte se asientan dos colosales cabezas de serpientes emplumadas. La particular característica de esta construcción es la proyección del cuerpo de una serpiente que ocurre en cada equinoccio debido a la posición del sol. El motivo de la guerra era muy presente en el arte con representaciones de combates, victorias y tzompantli, un altar donde se empalaban ante la vista pública las cabezas de los cautivos sacrificados con el fin de honrar a los dioses. 161 Uno de los monumentos típicos de Chichen Itzá es el templo de los guerreros, una pirámide escalonada rodeada de las "Mil columnas" cada una de ellas grabadas con imágenes de sacerdotes y guerreros. El aumento de las guerras influyó sobre la lengua Maya creando nuevos conceptos e introduciendo nuevas palabras en su léxico. Por ejemplo tepal o tepual que significa señor, macehual o pueblo, tecpan o grande monumento público o palacio real, tenamitl o ciudad fortificada, tepeu o gloria. También empezaron a usar una nueva armadura hecha de algodón acolchonado para protegerlos de las armas que se usaban en aquel tiempo. Una de las cosas que los Mayas no pudieron olvidar fue el amor a la astronomía, de hecho construyeron el Caracol, un edificio que se supone que usaban como observatorio por la posición en que se encuentra. Una tradición que se desarrolló durante la primera fase del periodo postclásico es la del Cenote Sagrado, una depresión circular rellena de agua donde sacrificaban objetos y seres humanos para venerar al Dios de la lluvia, Chaac. Según la leyenda si alguien sobrevivía al Cenote Sagrado, adquiría un poder profético. Después del derrumbe de Chichen Itzá esta fue la única tradición que sobrevivió hasta 1560 cuando desapareció a causa de la colonización. El Chilam Balam narra la leyenda de Hunac Ceel, un miembro de la familia Cocom, que sobrevivió al Cenote y se declaró el nuevo profeta. Después de haber conquistado Chichen Itzá, desplazó la capital a Mayapán. 162 Estudios arqueológicos demostraron que la caída de Chichen Itzá fue causada por una guerra civil entre los Mayas y los Mayas-Toltecas. En el último periodo el reino Maya se convirtió en una organización militar con un gobierno centralizado: todos los jefes de las ciudadesestados menores estaban obligados a vivir en la capital, para que a la población fuera difícil rebelarse. Además para la población de una sola pequeña ciudad-estado era imposible destruir la capital que los guerreros Aztecas defendían. Mayapán era completamente fortificada sin acceso a los terrenos cultivables porque sólo los nobles la habitaban y los agricultores les llevaban los productos alimentares. Este fue el periodo de mayor declino de todas las formas de arte incluyendo la arquitectura. La técnica era muy rústica y dejaron de curar el aspecto de los templos por que la religión ya no era considerada una prioridad. El templo de Mayapán era una simple copia en miniatura de El Caracol. La única tradición religiosa considerada importante en aquel tiempo era el culto de los ancestros, de hecho todas las casas de los nobles comprendía una pequeña capilla con un altar familiar donde se guardaban los restos de los ancestros. Los guerreros Aztecas se definían Ah Canul que significa "los protectores" e introdujeron nuevas armas: el arco y las flechas. El uso del metal fue lo único en que se distinguió esa población dado que sus predecesores solo trabajaban con jade. 163 La familia Cocom gobernó por dos siglos hasta que Ah Xupan convenció el resto de la población a rebelarse diciendo que ellos vendían los Mayas como esclavos. Todos los hijos Cocom fueron asesinados, sólo se salvó uno que durante esa guerra se encontraba en Honduras por razones comerciales. Con la caída de Mayapán el reino se dividió en doce pequeñas ciudades estados. Al mismo tiempo también en Guatemala estallaron muchas guerras conducidas por los Mayas Quiché, que querían dominar sobre las otras tribus pero los españoles llegaron antes que terminaran de establecer su poder. En ese periodo el reino maya era dominado por la guerra. Tom Sever del Marshall Space Center de la NASA cree que la guerra, la sequía, la instabilidad política y las enfermedades, fueron todos síntomas de la extinción de esa población pero las causas principales fueron la hambruna y la sed debidas a la sequía y a la deforestación. Esta parece la teoría más probable que ha sido elaborada que une los descubrimientos de muchos arqueólogos y estudios basados en las fotos satelitales gracias a los instrumentos de la NASA. 164 3. LA POBLACIÓN DE HONDURAS HOY Hoy en día la población de Honduras está constituida por aproximadamente 90% de mestizos y el restante 10 % de indígenas y afrohondureños. Las civilizaciones indígenas son las siguientes: Maya-Chortí, descendientes de la civilización Maya cuyo centro cultural en el pasado se encontraba en Copán y en Quiriguá y ahora ocupan los departamentos de Copán y Ocotepeque en Honduras y varias regiones de Guatemala donde siempre han mantenido su cultura y su dialecto vivo; Lenca, uno de los grupos indígenas más numerosos que viven en el sur-este del país en los departamentos de La Paz, Intibucá, Lempira y en el sur de Santa Barbara; Miskito, la tercera civilización indígena más numerosa gracias a la extensión de su territorio que va desde Cabo Camarón, en el este de Honduras, hasta el sur de Río Grande en Nicaragua incluyendo la más grande área protegida de Honduras, la Biosfera de Rio Platano, en el departamento de La Moskitia; Tolupán o Xicaque, que habitan varias municipalidades de los departamentos de Yoro, Olancho y Colón; Tawahka, que viven en la zona llamada comúnmente Patuca Medio en el área protegida de la Biosfera Asangni y en los departamentos de Gracias a Dios, Olancho y Colón. 165 Pech, que también viven en los departamentos de Gracias a Dios, Olancho y Colón pero en aldeas distintas; Nahoa o Nahua, un grupo indígena recién reconocido por el gobierno hondureño situado en el departamento de Olancho y que probablemente en épocas pasadas también vivió en Gracias a Dios donde se cree que dejó plantaciones de café que utilizan los habitantes actuales; Chorotega, un pequeño grupo que nació después de la colonización gracias a la unión de algunos grupos indígenas de Honduras y Nicaragua, y se establecieron en los departamentos de El Paraíso y Choluteca al límite con Nicaragua donde también viven grupos Chorotegas y con los cuales mantienen una viva comunicación. Los grupos Afro-Hondureños son dos: Garifuna, se encuentra en las Islas de la Bahía, donde se establecieron por primera vez en tierra hondureña en 1797 después que los Ingleses los sacaron de su isla de origen, San Vicente, y en los departamentos de Atlántida, Colón y Cortés; Negros de habla inglesa, definidos comúnmente en Honduras como Ingleses, viven mayormente en las Islas de la Bahía donde esta civilización nació, pero recientemente también se establecieron en algunas regiones costales en los departamentos de Atlántida, Colón y Cortés. La gran variedad de etnias contribuye a la belleza de ese país gracias a sus tradiciones que enriquecen la cultura nacional. 166 Todos los pueblos indígenas tienen unas características comunes en su forma de vivir como la importancia de la agricultura, de la caza y de la pesca para el sustentamiento. La diferencia está en el hecho que algunos basan su alimentación en los productos cultivados y otros son más expertos en la pesca o en la caza. Las tribus Lenca y Chortí conservan la tradición de la milpa, la Miskita, Pech y Tawahka todavía navegan los ríos en sus pipantes, parecidos a las canoas, y los Tolupanes no dejaron de cazar con arco y flecha y encender el fuego con piedras. Excepto los Miskitos todos los indígenas han sufrido por la esclavitud durante la colonización y aunque lucharon para oponerse a los españoles, terminaron por ser vencidos. La única población que resistió más tiempo fue la Lenca gracias al 65cacique Lempira. En aquel tiempo era el pueblo más numeroso y se dividía en cuatro grupos que hablaban el mismo idioma y con la misma estructura social: Care, Cerquín, Potón y Lenca. Lempira tuvo la capacidad de unir los cuatros grupos y formar un único gran ejército para contrastar las fuerzas armadas de los conquistadores durante veinte años. Él se volvió el símbolo de la Resistencia y después de su muerte los Lencas no tuvieron más chances de defenderse y cayeron en las manos de los españoles. Lempira se volvió un héroe nacional y hoy en día la moneda hondureña lleva su nombre. 65 Cacique: las tribus indígenas se definen cacicazgos de consecuencia los líderes se llaman cacique. 167 Además el 20 de julio, el día de su muerte según la leyenda, se celebra el día de Lempira y en todo el mes se organizan eventos en el departamento de Lempira que incluyen también una dramatización de la muerte del estimado cacique. En el periodo de la colonización todos los grupos indígenas experimentaron una grave pérdida de población debida al estado de malnutrición en que los mantenían los españoles y a las enfermedades que llevaron consigo desde Europa. Los Miskitos no sufrieron las mismas penas por que el rey de aquel tiempo hizo un pacto con la corona inglesa ofreciéndole ayuda en su lucha en contra de los españoles a cambio de protección. Así sucedió que ese numeroso y agresivo pueblo empezó a atacar todos los campamentos españoles capturando también a sus esclavos Tawahka, Pech y Tolupanes para venderlos a los ingleses. Antes de la colonización los Tawahkas dominaban el área oriental del país antes que la agresividad de los Miskitos los obligara a refugiarse en el interior cerca de los ríos Patuca y Wampú. Lo mismo sucedió a la población Pech. A causa del desarrollo de la civilización Miskita en el este de Honduras y Nicaragua también el idioma dominante cambio: el idioma miskitu sustituyó el sumo. Ambas pertenecen a las lenguas misumalpas66. De hecho la estructura es muy parecida pero el léxico cambia totalmente. 66 El Miskitu, Sumo y Matagalpa constituyen las lenguas Misumalpa. Se cree que estas son de la familia Macro Chibcha de Sur América. 168 Hoy en día los Tawahkas hablan el dialecto de ellos que llaman twanka pero también hablan miskitu, español y algunos el paya, la lengua Pech también de origen macro chibcha. En Honduras casi todos los indígenas y Afro-Hondureños son bilingües porque hablan la lengua nacional y también el idioma tradicional de ellos. Las únicas poblaciones que dejaron de hablar su idioma original son la Lenca, la Maya-Chortí y la mayoría de los Tolupanes. Sólo los Tolupanes que viven en la Montaña de la Flor, Orica, en el departamento de Francisco Morazán, mantienen vivas muchas tradiciones como la religión y la lengua. Ellos son los únicos que no han cambiado su religión o integrado elementos de la religión cristiana así como hicieron el resto de los grupos indígenas después de la colonización. Actualmente las minorías hondureñas están perdiendo muchas tradiciones corriendo el riesgo de uniformarse a la comunidad nacional y de perder su identidad. En 1978 nació la primera organización para la protección de los derechos de las minorías, el OFRANEH, la Organización Fraternal Negros de Honduras. Luego muchas otras nacieron y ahora cada grupo es representado políticamente por una o más organizaciones. 169 Indigenous people Acronym Organisation Miskito MASTA Moskitia Aisla Takanka Tawahka FITH Federación Indígena Tawaka de Honduras Miskito-Tawahka MUIHKA Movimiento Indígena Herederos de la Moskitia Lenca ONIHL Organización Nacional Lenca de Honduras Lenca COPINH Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras Lenca MIHL Movimiento Honduras Lenca FHONDIL Federación Hondureña Indígenas Lenca Lenca CGL Consejo de Gobierno Lenca Lenca CONMIHL Consejo de Mujeres Lencas de Honduras Chortí CINCHSA Consejo Indígena Chortí Nueva San Andrés Chortí CONIMCHH Consejo Nacional Maya Chortí Pech FETRIPH Federación de Tribus Honduras Tolupán FETRIXY Federación de Tribus Xicaques de Hobduras Tolupán ACIMF Asociación de Comunidades Indígenas de la Montaña de la Flor Indígena Indígena Lenca de de Indígenas Pech de 170 Indigenous people Acronym Organisation Nahoa FINAH Federación Honduras Chorotega FCIC Federación de Comunidades Indígenas Chorotegas de Honduras Garífuna OFRANEH Organización Fraternal Negros de Honduras Garífuna ODECO Organización Comunitario Negros de habla inglesa NABIPLA Asociación de Profesionales Trabajadores Nativos Isleños Indígena de Nahoa de Desarrollo El objetivo principal de estas organizaciones es preservar la cultura y la lengua de las minorías. La lengua, la danza y la música Garifuna han sido proclamadas Herencia Oral e Intangible del UNESCO en 2008. Para lograr ese objetivo estas organizaciones luchan por derechos como la auto-determinación indígena, la recuperación de los viejos territorios y la introducción de escuelas bilingües que permitirían a los niños aprender no tan sólo el idioma nacional, sino también el idioma tradicional. En el territorio Chortí ese proyecto empezó en 2010 con la construcción de un edificio destinado a convertirse en una escuela para la comunidad Maya-Chorti, llamado el Templo del Sol. 171 y CONCLUSIÓN Mi tesis trata de la población de Honduras desde sus orígenes hasta la actualidad. Para empezar dediqué el primer capítulo a la descripción geográfica y política del país, fundamental para entender el tipo de recursos que posee y la situación política en que vive. El territorio está constituido por la mayor parte de forestas con terrenos muy poco cultivables, que las poblaciones indígenas debían quemar para poder utilizar. Según Tom Sever, el arqueólogo de la NASA, la hambruna y la sed debido a la deforestación y a la sequía junto a las enfermedades que llevaron los europeos y a las guerras que dominaron el reino Maya en el periodo Postclásico, fueron las causas de la extinción de una de las civilizaciones mesoamericanas más importantes, los Mayas. A ellos dediqué el segundo capítulo hablando del desarrollo de esa gran cultura a partir del periodo Preclásico, pasando al próspero periodo Clásico y concluyendo con el Postclásico. También hice una alusión a la civilización madre mesoamericana, la Olmeca, que procuró las bases de las tradiciones y de las artes que heredaron y desarrollaron la mayoría de los pueblos precolombinos, como la escritura jeroglífica, el sistema de numeración vigesimal, los ritos del sacrificio y del auto sacrificio y el uso de pirámides como base para templos. 172 En era precolombina en Honduras vivían varias civilizaciones todavía presentes en el territorio, pero como no desarrollaron algún tipo de escritura no hay muchas informaciones que conciernen su cultura antes de la llegada de los conquistadores españoles. El último capítulo de mi tesis trata de la historia y de la cultura de cada población que habita el suelo hondureño, incluyendo no tan sólo las poblaciones indígenas precolombinas, sino también las que fueron reconocidas recientemente y las poblaciones de origen africana. Actualmente todas estas minorías están representadas legalmente por unas organizaciones que nacieron a partir de los años '80 y que luchan por los derechos descritos en la Declaración de los derechos de los pueblos indígenas que adoptó la Asamblea General de las Naciones Unidas. El fenómeno de la globalización, que desde el siglo XX está en un continuo proceso de crecimiento, constituye un obstáculo para la diversidad cultural porque obliga las minorías a uniformarse para sobrevivir. Como escrito en el informe mundial de la UNESCO, entitulada “invertir en la diversidad cultural y el diálogo intercultural” “una manera de abordar el desarrollo que tenga en cuenta las diferencias culturales es fundamental para afrontar todo el nexo de problemas económicos, sociales y ambientales que se plantean al conjunto del planeta”. 173 BIBLIOGRAFIA - Honduras geográfica, Fredy Floles e Sergio Palacios, Ediciones Ramses, 2009 - La civiltà Maya, John Eric Thompson, Torino, Einaudi, 1970 - La cultura Garifuna, Victor Virgilio López García e Mirna López, Impresos Rápidos Ariel, 2010 SITOGRAFIA - http://www.honduraseducacional.com/etnias.htm - http://www.proel.org/index.php?pagina=mundo/amerindia/ma yense - http://en.wikipedia.org/wiki/Lenca_people - http://www.honduraseducacional.com/etnias.htm - http://www.xplorhonduras.com/grupo-indigena-tawahka-de- honduras/ - http://www.antikitera.net/news.asp?ID=2023 - http://www.antikitera.net/news.asp?id=1931 - http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_maya - http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/ blu-maya/blu-maya/blu-maya.html - http://it.wikipedia.org/wiki/Chichén_Itzá 174 http://science.nasa.gov/science-news/science-at- - nasa/2012/14dec_yesterday/ - http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_Maya - http://www.unesco.org.uy/phi/aguaycultura/es/paises/honduras/ pueblo-tawahkas.html - http://sedinafroh.gob.hn/index.php/tawahka - http://www.unesco.org.uy/phi/aguaycultura/es/paises/honduras/ pueblo-chortis.html http://www.xplorhonduras.com/grupo-indigena-tolupan-de- honduras/ http://www.xplorhonduras.com/grupo-indigena-pech-de- honduras/ - http://miskitoshn.blogspot.it - http://www.hondurastips.hn/culturas- vivas/misquitos/#.UsU9mTK9KSM - http://es.wikipedia.org/wiki/Misquito - http://es.wikipedia.org/wiki/Idioma_misquito - http://www.xplorhonduras.com/grupo-garifuna-de-honduras/ - http://old.latribuna.hn/2007/07/29/post10014413/ - http://sedinafroh.gob.hn/index.php/garifuna - http://www.garifunaheritagefoundation.org/id7.html - http://www.unesco.org/culture/ich/index.php?lg=es&pg=0001 1&RL=00001 - http://ofraneh.org/ofraneh/quienes_somos.html - http://odecohn.blogspot.it 175 - http://www.unesco.org.uy/ci/fileadmin/phi/aguaycultura/Hond uras/FICHA_NEGROS_DE_HABLA_INGLESA.pdf - http://sedinafroh.gob.hn/index.php/nahuas - http://www.conimchh.org/index.html - http://www.unpo.org/article/9746 - http://www.oacnudh.org/wpcontent/uploads/2012/10/HONDURAS.pdf - http://unesdoc.unesco.org/images/0018/001847/184755e.pdf 176