Il Giornale di Brescia, 2016-02-05
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Il Giornale di Brescia, 2016-02-05
59 GIORNALE DI BRESCIA · Venerdì 5 febbraio 2016 GOLA GUIDE VINI 2016 I GRANDI BRESCIANI NEL SEGNO DEI PINOT NERO Le storiche incoronano tre Franciacorta: Ca’ del Bosco, Bellavista e Castello Bonomi Ma Ais preferisce il Rosé di Costaripa, prodotto da Mattia Vezzola nell’azienda di Moniga GIANMICHELE PORTIERI P ne guide hanno completamente ignorato dei cavalli di razza rendendo poco credibile una sintesi dei punteggi. E infatti quest’anno non pubblichiamo la tradizionale tabella. Dovremmo, ad esempio certificare il 38° posto del Franciacorta Pas dosé Au Contraire di Cavalleri solo perché la guida dell’Ais lo ha ignorato. Se avessimo seguito Bibenda quel grandissimo vino (ancora il Pinot nero che torna protagonista) sarebbe al 5° posto assoluto. Discorso analogo va detto con il premiatissimo Francacorta Cuvette limited Expo 2015 2007 di Villa che, se avesse il voto dell’Espresso, sarebbe al terzo posto assoluto della classifica combinata. Consumatori felici. Ma la novità fa un gran piacere a noi consuma- tori. Per bere bene, anzi benissimo, si ha una scelta sterminata. E non è da poco che il critico Carlo Macchi (Winesurf) dopo 350 assaggi di Fran- Le bottiglie di ciacorta ha scoperto che i «senza anna- qualità della nostra ta», i meno costosi, sono quelli che so- provincia sono tutte no migliorati di più. Anche tra i vini di migliorate e le punta si nota un allineamento verso l’alto. Nella fascia tra i 370 e 340 punti citazioni dei critici su 400 ci sono almeno una quarantina sono ormai di vini. Vi troviamo la conferma delle sterminate grandi firme con Barone Pizzini che spopola anche nelle guide più «ambientaliste» per la sua scelta biologica. Nella pattuglia di testa migliorano di parecchio le posizioni di Ricci Curbastro e di Majolini. Poi c’è la novità Costaripa. Mattia Vezzola, quest’anno ha deciso di correre anche con la sua azienda di Moniga con il risultato che Costaripa è la miglior cantina fuori dalla Franciacorta, seguita a breve distanza da Selva Capuzza del presidente della Lugana Luca Formentini. Anzi, secondo i sommelier dell’Ais, lo spumante Mattia Vezzola Grande Annata Rosé 2010 è il miglior vino della regione e il miglior spumante d’Italia. Ma su questo fronte va segnalato che il miglior spumante rosé secondo l’Espresso è il Franciacorta Parosé de Il Mosnel 2009. Più versatile e immediato il primo, più verticale e aristocratico il secondo. Un bel dubbio. // er i puristi del vino la bella notizia è questa: ora che tutte le guide hanno detto la loro, emerge che a portare i vini bresciani al vertice è il Pinot Noir. Una classifica combinata sommando i giudizi di quattro guide «tradizionali» dice che i critici del vino sono in adorazione del nuovo (è uscito a fine 2014) Franciacorta Vintage Collection noir 2006 di Ca’del Bosco che è un Franciacorta prodotto al cento per cento con uve di Pinot Noir. Classifica corta. Sommando i giudizi delle guide Espresso, Gambe- ro Rosso, Veronelli e Ais, in realtà la classifica è molto corta. Con uno scarto impercettibile (dovuto essenzialmente al voto dell’Espresso) il grande Ca’ del Bosco è seguito dal Franciacorta Riserva Vittorio Moretti 2008 di Bellavista che affida al Pinot Nero il 42% della sua complessità e ampiezza. Pochissimo distante si piazza un debuttante della altissima classifica che ha il Pinot nero persino nel nome: si tratta di Cruperdu di Castello Bonomi 2004, figlio, ma non in esclusiva, delle uve di un vigneto ritrovato tra i rovi ai piedi del Montorfano. L’azienda di Coccaglio, che era già emersa lo scorso anno con il Franciacorta Lucrezia Riserva 2006 (100% Pinot Nero) ha raccolto consensi da tutti per la giovanile freschezza, anche se non pochi critici gli preferiscono Lucrezia Riserva 2006 che, nel complesso delle quattro guide, scende al decimo posto. Che l’«enfant terrible» del vigneto sia diventato grande anche fuori Bourgogne, può dipendere da molti fattori. Dando per scontata la bravura dei produttori, di certo ne sanno qualcosa, l’invecchiamento delle vigne (tutte oltre i 20 anni) e i cambiamenti climatici che favoriscono una completa maturazione delle uve. E questa osservazione porta alla notizia che più interessa il vasto pubblico dei consumatori: i grandi vini sono tutti migliorati. È accaduto in Italia, sta accadendo nel Bresciano ed è notevole soprattutto in Franciacorta. La cosa ha messo in grande imbarazzo i guidaioli che non sanno più chi escludere dalle loro classifiche. Così alcu- La sorpresa. Mattia Vezzola premiato dall’Ais nella sua produzione di Moniga Il «pensiero diverso» delle altre graduatorie Ma rispetto alle «vecchie» guide si può pensarla diversamente, anche molto diversamente. La seguitissima guida vini di Altroconsumo (che tra l’altro si avvale di «nasi» del Centro Studi Assaggiatori di Brescia), mette al primo posto tra gli spumanti il Franciacorta Brut Duca d’Iseo. Si tratta di un non millesimato della cantina Chiara Ziliani di Provaglio d’Iseo, un’azienda giovane che ha sempre tenuto in conto il rapporto qualità/ prezzo. Ma in modo equilibrato, sono altre (i nomi ormai si sanno) le cantine che hanno venduto a prezzi scandalosamente bassi. / «Altroconsumo». Secondo l’associazione di consumatori Duca d’Iseo è meglio di un Veuve Cliquot e anche di Ca’ del Bosco e Bellavista che costano circa il doppio.Va detto che Chiara Ziliani, con il suo millesimato 2010 è nona nella classifica delle guide tradizionali, una posizione di assoluto prestigio. Per trovare qualcosa di diverso dal solito si può affidarsi anche alla guida Vinibuoni d’Italia del Touring. La guida ha scelto da tempo la strada di valutare solo i vini da vitigni autoctoni. OvWUYHpyBlqP16/YhUh/mWlX/Mb3H8h1BYJuEfey8rI= Peperoncini da coltivare e godere a casa Il massimo riconoscimento sono le corone che, per i vini fermi, vanno a fregiare il capo dei Lugana di Selva Capuzza, Ca’dei Frati e Ca’ Lojera (sono i migliori Lugana anche per gli altri critici). A sorpresa però la guida valorizza un Botticino, il Cobio 2012 di Benedetto Tognazzi di Caionvico. Si tratta di un vino dal tradizionale uvaggio, che nel tempo ha perso ogni ruvidità ed ora si propone fine ed elegante, l’interpretazione moderna di un vino antico. I migliori per il Touring. In Franciacorta la guida del Touring invece esprime la sua preferenza per Barone Pizzini Bagnadore 2008, Ricci Curbastro Saten Brut 2010 e Fratelli Berlucchi Casa delle colonne zero 2007. La scelta dei produttori è facilmente condivisibile, non quella dei vini che sono in qualche modo di vecchia scuola. Un’altra voce dichiaratamente fuori dal coro è quella di Slow Food. Slowine, infatti, racconta più il produttore del prodotto e tiene in gran conto i valori ambientali. Ne esce una guida fatta «sul campo», infangandosi i piedi, più che nel chiuso di una infinita degu- Sull’idea di un proprio personale peperoncino scelto tra le 3.000 specie conosciute, la food blogger milanese Sandra Longinotti ha costruito un curioso libro in cui propone la coltivazione prima e l’utilizzo in cucina poi di 33 specie di peperoncini, da quelli carnosi da consumare freschi, a quelli dalla buccia sottile che vanno benissimo essiccati. Per vincere le nostre pauCopertina. Peperoncini a go go re di padani, l’autrice ha marcato le varie specie MILANO. Per noi padani il con un colore. Quelli verdi peperoncino è quella cosa sono poco aggressivi, quelpiccante, qualche volta ter- li di un allarmante viola soribilmente piccante, che no quelli che piacciono da guardiamo sempre con matto ai messicani (come molto sospetto. E che co- il terribile Habanero). nosciamo molto poco (al Ad ogni varietà di pepemassimo conosciamo il ca- roncino viene abbinata labrese), anche se è un in- una ricetta che varia dagli grediente fonstuzzicchini fidamentale del- Sono più di 3.000 no al dolce al la cucina del le specie peperoncino. mondo. Va detto che conosciute, Oggi poi che si tratta di ricetcon una scala è di moda la cute assai sfiziocina etnica, il graduata se, ma anche peperoncino dal più dolce moltopersonace lo troviamo al più piccante li che variano dappertutto. dall’etnico al Non a caso. È la spezia più vegano e quindi si deve diffusa al mondo che, do- amare il genere ed ovviapo la scoperta dell’Ameri- mente la sua dose di picca, si è diffusa rapidissima- cante. mente. Il libro è edito da Nomos La cosa che forse, in Pa- Edizioni e costa a 14,90 eudania, non abbiamo mai ro (ma se lo comperate sul pensato è che si può colti- sito costa meno). vare in vaso il proprio peC’è un’ultima domanda peroncino preferito, goder- che abbiamo girato all’ausene l’aspetto decorativo e trice: dove diavolo si trovapoi raccoglierlo e cucinar- no le piante di peperoncilo. Si può fare anche a Bre- ni rari da coltivare. La riscia, basta portare in casa sposta è nel libro. C’è a Colil vaso a ottobre e rimetter- legno nel Torinese il Vivalo su terrazzo a maggio. io Gramaglia che vi può far Se ne sapessimo di più scegliere tra 200 piante di sapremmo anche che ci so- peperoncino. E poi c’è una no peperoncini assai poco raffica di fiere di primavepiccanti, ed altri cattivissi- ra dove fare acquisti (la più mi come il Tabasco da cui vicina a noi è a maggio nel si ricava la famosa salsa. Piacentino). // INNOVAZIONE stazione alla cieca. Di quelle consultate è quella più piacevole da leggere anche perché vengono fuori gli uomini e non solo il tannico e lo speziato. E poi c’è sempre il prezzo di ogni vino, che di questi tempi si guarda. Le Chiocciole Slow. Il massimo riconoscimento è la chiocciola che premia i vini Slow, quelli più vicini al «buono, pulito e giusto» che è il mantra dell’associazione. A casa nostra si conferma la camuna Togni Rebaioli, ma con un insolito Barbera. Entrano nel club Corte Fusia di Coccaglio, la giovanissima azienda di Gigi Nembrini e Daniele Gentile. New entry nel mondo Slow è anche Cavalleri con l’impareggiabile Franciacorta Pas dosé Au Contraire 2008. L’azienda di Erbuscoha completato da quest’anno la certificazione biologica, circostanza che ha di certo pesato. Anche Slow Food premia quelli che chiama «Grandi vini» e qui le scelte sono più allineate. Sono grandi il Franciacorta Brut 2009 di Enrico Gatti, l’Extra Brut 2010 di Camossi, l’Extreme Palazzo Lana della Berlucchi, il Pas Operé Riserva 2008 di Bellavista e naturalmente il Noir Vintage Collection 2006 di Ca’ del Bosco. Slow Wine ha anche una sezione (preziosa) di vini ottimi sotto i 10 euro. Così scopriamo i pregi del Capriano del Colle Marzemino di Lazzari, del Garda Classico Il Poggio di Cobue, del Lugana Libiam 2014 della Rifra, e del Lugana 2014 di Marangona. // G.P. Prima bottiglia di Barolo «senza sughero» Prima o poi doveva succedere. La rivoluzione dei tappi è arrivata nelle Langhe. Agricola Brandini, azienda certificata biologica partner dell’Associazione Vino Libero, ha scelto Select Bio di Nomacorc per tappare il suo Barolo Docg 2011. È la prima volta che sul prestigioso vino viene utilizzata una chiusura alternativa al sughero. In passato era una eresia. Il tappo privo di sughero utilizza una materia prima derivata dalla canna da zucchero, sarebbe riduttivo chiamarlo «di plastica» tanto più che è a bassissimo impatto ambientale. Agricola Brandini è nata a La Morra, nel cuore della Langa del Barolo, e nel 2011 ha ottenuto la certificazione di azienda biologica.