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Corriere del Ticino
ESTERO
GIOVEDÌ 5 LUGLIO 2012
Arafat Si riapre il giallo sulla morte
Analisi eseguite a Losanna confermano la presenza di polonio tra i vestiti dell’ex rais
Abu Mazen si dice pronto a far riesumare il cadavere per far chiarezza sulla vicenda
zxy RAMALLAH Riemerge dal sepolcro la salma di Yasser Arafat,
prossima a essere riesumata dall’Autorità nazionale palestinese
(ANP) sull’onda d’una nuova raffica di sospetti sulla morte del rais
e dell’ipotesi di un presunto avvelenamento radioattivo a base
di polonio.
Ad agitare le acque sono stati questa volta i risultati di una ricerca
realizzata dall’Istituto per la Fisica delle radiazioni dell’Ospedale
universitario di Losanna, diffusi
martedì con enfasi da un documentario della Tv panaraba Al Jazeera, che accreditano la presenza di tracce anomale di polonio
(la micidiale sostanza che avrebbe fra l’altro ucciso nel 2006 l’ex
spia russa Aleksandr Litvinenko,
transfuga a Londra), sullo spazzolino, fra i vestiti e sulla celeberrima kefiah dello storico rais palestinese: deceduto nell’ospedale militare francese di Percy (sud
di Parigi), nel 2004, dopo una misteriosa infermità sfociata in un
repentino (e per molti inspiegabile) deperimento.
La rivelazione è detonata come
una bomba a Ramallah e nei Territori palestinesi, dove la morte
del «presidente martire Arafat»
è da sempre denunciata come
un omicidio: frutto d’un avvelenamento ordito da Israele (secondo quanto affermato pubblicamente appena pochi mesi fa
dal nipote dello scomparso ed ex
ambasciatore palestinese all’ONU, Nasser al-Qidwa), magari in combutta con traditori interni all’establishment dell’ANP.
Dalla Muqata – sede della presidenza palestinese ai tempi di
Arafat e oggi residenza del suo
successore, Abu Mazen, non risparmiato in passato dall’ombra
della dietrologia – è riecheggiato l’impegno a «fare chiarezza»,
anche a costo di disseppellire a
questo punto il cadavere del defunto per un accurato esame dei
resti. «L’ANP, come sempre, è
pronta a collaborare con chiunque per indagare le vere cause
che condussero al martirio di
Yasser Arafat», ha dichiarato ieri il portavoce presidenziale Nabil Abu Rudeinah, annunciando
il via libera all’esumazione della
salma – a patto che i familiari
l’autorizzino – dopo un incontro
con Tafuq Tirawi, responsabile
di un organismo d’inchiesta locale. Saeb Erekat, capo negoziatore dell’ANP (Autorità nazionale palestinese), si è spinto da parte sua a lanciare un appello alla
«formazione di una commissione d’indagine internazionale».
L’INTERVISTA zxy SILVIA COLOMBO
Un segnale ai giovani della Primavera araba
zxy Sulla vicenda del
presunto avvelenamento di Arafat abbiamo sentito il parere di Silvia Colombo, ricercatrice
esperta di Medio
Oriente, dell’Istituto affari internazionali di Roma.
Come mai proprio
ora, ad 8 anni dalla morte di Arafat, si
torna a parlare del presunto avvelenamento dell’ex leader palestinese?
«Sulla decisione della Tv panaraba Al Jazeera di diffondere il documentario nel
quale riemerge la tesi dell’avvelenamento di Arafat si potrebbe pensare che si sia
voluto intervenire su una questione di
fatto aperta, sulla quale vi è anche un
aspetto emotivo abbastanza forte, soprattutto tra i giovani palestinesi, ma più in
generale in tutto il mondo arabo toccato
da vicino dal conflitto israelo-palestinese. La notizia viene inoltre diffusa in un
momento di forti tensioni nei Paesi della regione, sullo sfondo della Primavera
araba che ha toccato da vicino molti re-
gimi. Per cui spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su una questione che
richiederà molto tempo prima di essere
chiarita potrebbe essere un espediente
per ridurre le tensioni e le pressioni sui
regimi dei Paesi arabi».
L’ANP si è già detta disposta a far riesumare la salma di Arafat. Se venisse confermato l’avvelenamento, che tipo di
conseguenze potrebbero esserci?
«Tra israeliani e palestinesi in questo momento si vive una fase molto precaria. Nel
caso venisse confermato l’avvelenamento non dico che il conflitto potrebbe riesplodere, ma comunque potremmo assistere ad un’escalation di tensione. Non
dimentichiamo però che, anche in vista
delle prossime elezioni, la vicenda potrebbe avere delle ripercussioni anche all’interno della comunità palestinese, riaccendendo le inimicizie e i contrasti che
da sempre caratterizzano i rapporti tra i
leader di questa comunità, oggi divisi tra
sostenitori di Al Fatah e Hamas. Quindi
la vicenda, più che a livello regionale, potrebbe avere delle ripercussioni più immediate sulla tenuta dell’attuale leadership palestinese».
FRANCIA
Piùtasseairicchi
enuovitagli
allaspesapubblica
zxy PARIGI La crisi del debito sovrano continua ad aleggiare sull’Europa, e il Governo
francese corre ai ripari, con una manovra
correttiva all’insegna dell’austerità. Un testo, presentato ieri in Consiglio dei ministri,
che si basa essenzialmente su due pilastri:
aumento delle imposte e ulteriore riduzione della spesa pubblica.
«C’è un conto non pagato che dobbiamo
onorare per rispettare l’obiettivo di riportare il deficit al 4,5% del PIL» a fine 2012, ha
affermato il ministro del Bilancio Jérôme
Cahuzac in apertura della presentazione
dellenuovemisure,tornandoindirettamente sulla polemica dei giorni scorsi tra il nuovo Governo e quello precedente sull’eredità lasciata a livello di conti pubblici e le responsabilità che l’hanno provocata. Il ministro ha ribadito l’intenzione della Francia di mantenere i propri obiettivi, compresoquellodell’equilibriodibilancionel2017,
ammettendo però che questo richiederà
sforzi supplementari per lo Stato e per i cittadini. In primo luogo, ha spiegato Cahuzac, ci sarà un aumento del prelievo fiscale, «concentrato su 2012 e 2013», che andrà
a pesare soprattutto sui redditi più elevati,
con misure come l’incremento delle imposte sulle grosse eredità e sulle donazioni, e
una sovrattassa «eccezionale» per i contribuenti che già pagano la patrimoniale, ovvero quelli con un reddito superiore ai 500
mila euro l’anno. Lo sforzo fiscale «solleciterà in primo luogo le famiglie più agiate e
le grandi imprese», ha sottolineato il ministro dell’Economia Moscovici.
SPAGNA
Voleva colpire
Aznar, preso
uomo dell’ETA
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4x4 A RICHIESTA
zxy MADRID È stato arrestato nel
Paese basco francese Juan Maria
Mugica Dorronsoro, esponente di
spicco del gruppo armato separatista spagnolo ETA, accusato di aver
cercato di organizzare un attentato contro l’allora premier spagnolo
José Maria Aznar. Lo ha reso noto il
Ministero dell’interno spagnolo.
L’operazione è stata compiuta in
collaborazione con la polizia francese e la guardia civile spagnola.
Juan Maria Mugica è stato bloccato senza problemi ieri pomeriggio
a Barcus (Pirenei Atlantici), mentre era in auto con una persona della sua famiglia. Ora in stato di fermo, sarà portato «dal procuratore
generale della Corte d’appello di
Pau che gli notificherà il mandato
d’arresto europeo», emesso nel gennaio 2010 dalle autorità spagnole.
All’epoca Mugica era sfuggito ad
una operazione di polizia compiuta
nel Paese basco spagnolo.
Algeria Mezzo secolo
di indipendenza
zxy ALGERI Finalmente, dopo una
preparazione durata anni, si comincia: l’Algeria celebra, con una
solo apparente sobrietà, il cinquantesimo anniversario della
sua indipendenza (ufficializzata
con il trattato di Evian del 1962),
dopo un conto alla rovescia che
è cominciato da tempo e che ha,
in un certo senso, acuito le divisioni nel Paese, che nella lotta
per la sua libertà ha oggi probabilmente il solo collante. Cinquant’anni fa l’Algeria conquistò
l’indipendenza dalla Francia con
una sanguinosa guerra, che fece
morti in tutti e due gli schieramenti, che non erano solo i combattenti dell’FLN algerino o dell’Esercito francese o dei terroristi dell’OAS, l’Organizzazione armata segreta, ma soprattutto,
non certo per loro scelta, i civili.
La Storia scritta dagli algerini – i
In merito alle tensioni che hanno sempre caratterizzato i rapporti tra leader
palestinesi, possiamo dire che nell’ultima fase della sua vita Arafat avesse più
nemici interni che esterni?
«Questo è un po’ il discorso che fanno i
servizi segreti e i politici israeliani, secondo i quali bisogna aspettare prima di puntare il dito contro Israele, in quanto gli ultimi anni, soprattutto dopo lo scoppio
della seconda Intifada, i conflitti erano
stati molto pesanti all’interno della leadership palestinese. I contrasti erano
molti forti, quindi, se si aprisse un’inchiesta, dopo l’esito delle analisi potrebbero
emergere delle situazioni complicate,
magari con più colpevoli. Già oggi si parla di un possibile complotto o comunque
di un aiuto fornito da certe fazioni palestinesi a un tentativo di uccisione da parte di Israele. Per ora sono tutte speculazioni, ma sicuramente andare a rivangare sulla morte di un politico così simbolico e ancora oggi molto vicino alla psicologia dei giovani arabi che stanno lottando contro regimi considerati corrotti
e autoritari, ha un suo significato, più che
l’inchiesta in sé».
OSVALDO MIGOTTO
vincitori – porta comunque poco rispetto ai morti degli sconfitti, considerandoli un danno collaterale della grande guerra di liberazione. Oggi l’Algeria vuole in
un certo senso voltare pagina,
ma lo fa con la piena coscienza
che, se intende alimentare ancora il senso della Stato e dell’appartenenza, deve crearsi dei nemici seppure virtuali e quindi
tutte le celebrazioni, gli eventi, le
mostre, le rappresentazioni fanno appello al sangue dei martiri, che ha reso fertile le strutture
politiche che, praticamente senza soluzioni di continuità, sono
le stesse del 1962, seppure siano
cambiati i nomi dei protagonisti.
Da oggi e per un anno un sito
(www.djazair50.dz) seguirà in diretta tutte le manifestazioni, dando informazioni in tre lingue:
arabo, inglese e francese.
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