pag. 20 - JuliusDesign

Transcript

pag. 20 - JuliusDesign
N.6 Settembre 2009
Ho deciso di sperimentare su di
me gli effetti dell’ incredibile farmaco
chiamato Ritalin. Ecco i 5 giorni più
lunghi della mia vita...
pag.
20
Visita http://www.meemi.com
SOMMARIO
20
BlogMagazine N.6 Settembre 2009
10 Alla scoperta di MEEMI
Io, suicida
in cinque giorni
14 Ottenere il Proprio PC
al Massimo a Costo Zero!
18 La creatività ci salverà
28 Una particolare forma di
Dirito d’autore: I DRM
40 iPhone: una Gaming Console
portatile a tutti gli effetti
45 Disney acquista Marvel
In un colpo d’occhio
10 Alla scoperta di MEEMI
18 La creatività ci salverà
40 iPhone: una Gaming Console portatile
In Evidenza
06
Le nuove
Professioni 2.0
L’evoluzione del “lavoro” inteso come
attività produttiva esplicata con l’esercizio
di un mestiere, una professione e simili
32
Creare un Business
con la propria voce!
Quanti di voi, magari dopo aver assistito ad
una performance particolarmente coinvolgente, hanno pensato di fare il deejay?
24
OSanna
Google!
44
Android: Ecco
tutte le novità
Google, o come molti ormai dicono San
Google, ha allargato le sue divine braccia
su qualsiasi cosa.
Sono trascorsi circa 365 giorni dalla
presentazione del primo telefono cellulare,
basato sulla piattaforma Open Source,
sviluppato in collaborazione con Google
www.isayblog.com
EDITORIALE
DIRETTORE EDITORIALE
Giuliano Ambrosio
PROGETTO GRAFICO
Giuliano Ambrosio
AUTORI DI QUESTO NUMERO
Giuliano Ambrosio
aka Julius
Blog: http://www.juliusdesign.net
Una marcia in più
Eccoci al sesto numero di BlogMagazine, tornati dalle vacanze con la
solita grinta ed entusiasmo.
Come al solito troverete nuovi Blogger di talento che hanno contribuito al numero di settembre con grande professionalità.
Il progetto sta mutando, ci sono numerose idee in circolazione e
siamo sempre lieti di ricevere consigli o critiche via email.
Siamo anche alla ricerca di nuovi Partner per aumentare la visibilità
di BlogMagazine al fine di concretizzare alcuni obiettivi che ci siamo
preposti.
Rudy Bandiera
Le nuove
Professioni 2.0
Pasquale Castaldo
Una particolare forma
di Dirito d’autore:
I DRM
StartUpItalia
Alla scoperta
di MEEMI
Claudia Baglioni
iPhone 3G S: il più
potente di sempre
Nicola Tesone
Ottenere il Proprio
PC al Massimo a
Costo Zero!
Francesco Lotta
Creare un Business
con la propria voce!
Renato Rossi
La creatività ci
salverà
Giovanni Taormina
Android – Ecco tutte
le novità
Riccardo Mares
OSanna Google!
Giovanna Gallo
Disnay acquista Marvel
Daniele Aprile
Il Blogger: Un mestiere
davvero pericoloso
Vi ricordo infine che è possibile seguire il progetto su diversi Social
Network come Twitter e il gruppo ufficiale su Facebook.
BlogMagazine è qui, vi auguro buona lettura.
Direttore Editoriale
Giuliano Ambrosio
Contatti
Redazione: [email protected]
Direttore Editoriale: [email protected]
Legal & Disclaimer
In questa fase sperimentale BlogMagazine non rappresenterà una testata
giornalistica in quanto i contenuti e la rivista verrà aggiornata senza alcuna
periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi
della legge n. 62/2001
Il Progetto
BlogMagazine è un’idea di Giuliano Ambrosio, un progetto di editoria virtuale, una rivista elettronica gratuita scritta da soli Blogger fruibile in modalità sfogliabile Flash e in formato PDF. Gli articoli pubblicati nella rivista
elettronica sono unici e originali, rilasciati con Licenza Cretive Commons,
scritti principalmente da Blogger conosciuti nella Blogosfera, selezionati
con cura a seconda della rubrica da gestire. L’idea è anche di far uscire
dalla rete dei contenuti per farli vivere sotto forme diverse, al fine di
raggiungere persone che normalmente non leggerebbero un blog e trovare
questo materiale interessante ed incominciare a leggerlo. BlogMagazine da
spazio a tutti, non solo a Blogger conosciuti nella blogosfera, ma crede nel
talento di tutte quelle persone appassionate di Blogging capaci di scrivere
con dedizione e competenza sulle tematiche da gestire.
BlogMagazine
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Internet
A cura di: Rudy Bandiera
Le nuove Professioni 2.0
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Rudy Bandiera
Blog: http://www.rudybandiera.com
Autore del blog RudyBandiera.com, si occupa di gestire e promuovere diversi
progetti Internet, tra i quali Blogolandia.it, il più grande network di urban
blog del Paese. Co proprietario e content manager del quotidiano tecnologico
hwGadget.com collabora con il quotidiano online Estense.com per la stesura
di articoli su Internet e la tecnologia
Ben venuti nel futuro, il mondo del Web nel quale è
possibile fare sesso a distanza, arricchirsi stando
nella propria cameretta e diventare dei divi facendo
semplicemente per primi una cosa che non era venuta
in mente a nessuno, seppur terribilmente banale.
Si signori, questo è il Web 2.0, un mondo in cui tutto
sembra possibile.
Ma è davvero così facile?
L’evoluzione del “lavoro” inteso come attività
produttiva esplicata con l’esercizio di un mestiere, una
professione e simili e ha come scopo la soddisfazione
dei bisogni individuali e collettivi, si è profondamente
modificata nel tempo, evolvendosi e mutando con gli
anni, come si addice ad ogni cosa che ci circonda.
Il lavoro è iniziato come forma di scambio e cioè io ti
offro la mia forza muscolare e tu in cambio mi offri del
cibo”.
Quid pro quo, equilibrio che si conclude con l’aumentare
delle calorie immesse nel corpo in base a quelle che
sono uscite dallo stesso con il lavoro.
Poi le cose sono cambiate e oltre alla forza muscolare,
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BlogMagazine
che rimane un nobile e straordinario motore economico
(ve lo dice uno che ha fatto anni di fonderia) si è aggiunta
una forza propulsiva nuova, e cioè il guadagno non più
intrinseco nel lavoro stesso: in pratica se un tempo si
veniva pagati in base a quello che si faceva, oggi si
viene pagati in base a quello che si fa guadagnare.
Ecco il perché i calciatori guadagnano più dei professori
universitari, i quali guadagnano più dei ricercatori
scientifici i quali guadagnano, a volte, più degli operai.
Ora, visto che siamo partiti dalle Internet per passare alle
origini del lavoro andando a ritroso, starete aspettando
che quest’articolo vi dia qualche informazione utile
prima o poi, oppure state pensando che chi scrive è
completamente fuori di testa.
Visto che siamo partiti dal Web e dalle nuove mansioni
era d’uopo fare una breve digressione su cosa sia il lavoro
e come si sia arrivati ai mestieri 2.0, agli “artigiani
del Web” per cercare di capire come reinventarsi od
evolversi.
Partendo da quello che si è detto ad inizio articolo
sembra semplicissimo riuscire a diventare famosi o
ricchi grazie alle enormi opportunità ed all’enorme
bacino di utenza che il Web fornisce, ma in realtà non
è così semplice visto che ci sono certi dettagli che,
anche nel mondo della Rete, sono di fondamentale
importanza.
La reputazione per esempio, è una di quelle
caratteristiche che, nel Web paradossalmente più che
nella vita reale, gioca un ruolo straordinario nella
facilità di veicolare le informazioni.
Nella vita reale infatti, se un cliente è un “cattivo
pagatore” prima o poi tutti i fornitori lo sapranno e ne
staranno lontani: nel mondo della Rete, dove tutto si
muove ad una velocità enorme e dove le informazioni
sono fluide come l’acqua e permeano qualunque
ambiente, chi millanta capacità che non possiede, chi
“non la racconta giusta”, viene intercettato subito e
rimosso dal circuito delle possibilità.
Quindi prima di tutto, se volete intraprendere una delle
mansioni che stanno cambiando il modo di vivere e
comunicare, pensate a costruirvi reputazione stabile e
sicura, dalla quale poter comunicare con trasparenza e
senza aver nulla da nascondere.
Detto questo, passiamo in rassegna alcune delle
mansioni che stanno nascendo in questi anni,
come il community manager, il web advertiser,
l’infobroker, il content manager o il buzz ambassador.
Community manager
Tra i nuovi specialisti un posto di primo piano
spetta a una figura creata dal boom dei social
network come Facebook, il community manager.
Dietro al successo di questi siti c’é l’animatore di una
piazza virtuale, ideale discendente delle migliaia di
ragazzi che animano le serate dei villaggi turistici in
tutto il mondo.
Attraverso le forme moderne di comunicazione (chat,
e-mail, forum) il community manager si interessa degli
internauti e ne asseconda umori, gusti e predisposizioni.
Web advertiser
Di pari passo con la maggiore importanza della pubblicità
online, è cresciuta negli ultimi anni anche la figura del
web advertiser, cioé il responsabile delle campagne
BlogMagazine
7
Internet
A cura di: Rudy Bandiera
pubblicitarie via Internet.
Nell’attuale momento di crisi, questa figura è ancora
più ricercata dalle aziende, sia dalle società di
consulenza per la comunicazione multimediale sia dalle
concessionarie pubblicitarie.
L’infobroker
Nella ricerca di mercato si muove invece una delle
professionalità del web più gettonate negli ultimi
tempi, l’infobroker, cioé la persona che mette a
disposizione delle aziende la sua capacità di trovare in
Rete e analizzare dati perlopiù economici.
Utilissimo alle società che vogliono trovare nuovi
mercati con il commercio elettronico, l’infobroker ha
una preparazione umanistica o economica, è un “mago”
dei motori di ricerca e sa analizzare le informazioni
economiche.
Buzz ambassador
Il passaparola, il Buzz Marketing, può diventare una
forma comunicativa virale ed un veicolo straordinario
per poter far conoscere news, mobilitare informazioni
e “fare brand”.
Ma come funziona precisamente il Buzz Marketing e
qual’è la mansione del “Buzz Ambassador” ovvero di
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BlogMagazine
colui che accende i dibattiti?
In base alle esigenze del cliente, al target di riferimento
del prodotto/servizio di cui si vuole far parlare il web,
si individua il “territorio di conversazione“, i forum,
i siti, le community, nel quale far interagire i Buzz
Ambassador con lo scopo di stimolare le conversazioni
attorno al marchio e di intercettare gli utenti più attivi
(e quindi potenzialmente più idonei di diffondere il
messaggio a loro volta)
Content manager
Con il termine content management (in italiano:
gestione dei contenuti) si indica una serie di processi
e tecnologie a supporto del ciclo di vita evolutivo
dell’informazione digitale (content o digital content).
Il content manager è di conseguenza colui che
tiene monitorate tutte le fasi di produzione,
pubblicazione e recupero eventuali, di dati sul Web.
Tra le varie mansioni che abbiamo indicato, forse questa
è la più delicata, in quanto il content manager è di fatto
il responsabile e l’ideatore dei contenuti editoriali
del sito, ne definisce le strategie di impostazione
e garantisce il loro continuo aggiornamento.
Pianifica il contenuto dei servizi e la loro pubblicazione:
le figure direttamente impegnate nella scrittura
di testi per il web si rapportano con questa figura.
Benissimo, fatto un piccolo elenco di quelli che
possono essere alcuni tra i mestieri di domani (e
sempre più di oggi) teniamo sempre presente una
cosa fondamentale e per nulla banale, specie in un
ambiente come Internet: prima di tutto costruiamo
una solida reputazione che ci porterà la credibilità
personale necessaria per entrare in uno qualunque
di questi mestieri e ricordiamo che costruire una
reputazione è lungo e faticoso, distruggerla è un attimo.
Per concludere, possiamo sperare di guadagnare
con questi lavori? Possiamo, come si dice con un
motto popolare, mettere la minestra a tavola tutte
le sere facendo il buzz ambassador o cose simili?
Beh, se lo si fa per una sola azienda forse no, se lo
si fa in maniera dozzinale forse no, ma riuscendo a
fare sistema e cioè essendo capaci di far capire che la
cosa funziona e che i nuovi mestieri hanno una utilità
oggettiva (e portano blasone e guadagno), allora si,
possono essere dei veri e propri lavori a tempo pieno.
Visita http://www.link2me.it
Start-Up
A cura di: StartUpItalia
Alla scoperta di MEEMI
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
StartUpItalia
Start up Italia e’ un progetto nato con l’obiettivo di dare il giusto spazio alle
giovani iniziative imprenditoriali italiane ad alto tasso di creativita’. Lancio
previsto per il 1 gennaio 2010.
Blog: http://www.startupitalia.net
Meemi è un social network, un microblogging tutto
italiano nato con lo scopo di condividere testi, citazioni, immagini, link preferiti, organizzare eventi con
familiari ed amici, collezionare video, conoscere nuovi
amici e seguire la loro presenza nel “rumore di fondo”
di ogni giorno attraverso la condivisione delle loro
emozioni.
I deato da due ragazzi di Aversa,marito e moglie di
31 e 25 anni, il piccolo microblogging annovera ormai
circa cinquemila utenti, di cui la metà stranieri, registrando una crescita media intorno al 60-70%.
D: Buongiorno Enrico... o preferisci esser chiamato
Capobecchino?
R: Enrico e Carla, siamo in due. Anche se a dire il vero
siamo soprattutto un’unica cosa.
R: Enrico va benissimo, Capobecchino è nel virtuale.
Quindi, buongiorno Roberto!
Siamo felicemente sposati ed insieme abbiamo creato
e lanciato Meemi.
D: A proposito, come mai questo nick così inusuale?
D: Felicitazioni, dunque. Con le debite proporzioni,
possiamo definire Meemi un figlio italiano di papà
Facebook e mamma Twitter?
R: Conseguenze di uno scherzo ad un’amica, durante un
campo scuola (per saperne di più: http://meemi.com/
capobecchino/178882). Comunque non è “inusuale”, è
“simpatico”
D: Sintesi: Enrico Scognamillo, fondatore di Meemi.
com, un brand che si sta gradualmente diffondendo
sulla rete italiana grazie al suo servizio di social
networking. Ho riassunto bene?
10
BlogMagazine
Vogliamo saperne di più, ecco l’intervista rilasciata
dalla nostra redazione.
R: In verità direi Papà Twitter da cui abbiamo preso
socialità e cuore, e mamma Tumblr, da cui abbiamo
preso la varietà di emozioni che puoi condividere.
Facebook non era mai stato preso in considerazione
e neanche ora lo è: abbiamo mission diverse e, a mio
parere, Facebook ancora non conosce la sua.
D: Abbiamo citato due progenitori importanti. Non
temi che un progetto come il vostro finisca per essere
sepolto dai big del settore?
R: Ci abbiamo pensato, e crediamo che la cosa non sia
possibile. Il nostro progetto ha preso da Twitter e Tumblr
il “cuore” e lo ha ampliato osservando ciò che gli utenti
avevano chiesto ai due. Poi abbiamo implementato
il tutto, mirando a divenire un punto di riferimento
italiano.
Gli utenti arriveranno, anche perché fin’ora chi ci ha
provato non ci ha più abbandonato. Twitter e Tumblr,
per impensierirci (a parità di soldi investiti ovviamente),
dovrebbero allearsi, ed allo stato attuale la vedo l’unica
via percorribile per entrambi. I 140 caratteri di Twitter
e la poca socialità di Tumblr fanno si che produzioni
tipo Meemi possano avere il sopravvento e scalare i
mercati.
D: Parliamo di numeri. Quanti utenti può vantare
Meemi?
R: Ad oggi sono oltre 6.000. Siamo in continua crescita,
sebbene - sfortunatamente - non come vorremmo.
Purtroppo non siamo ancora molto conosciuti, viviamo
di passaparola e soprattutto… purtroppo siamo italiani.
D: Cosa intendi con questa tua ultima affermazione?
R: Che probabilmente l’utenza italiana ha paura di
essere pioniera. Altrimenti non si capisce perché tutti
ci dicano “Bella piattaforma, avrà futuro”. Ma perché
non ci vieni, allora?
D: Già, perché non ci vengono, allora?
R: Alcuni dicono “non ci sono gli stessi amici degli altri
social”, anche se questa risposta, a ben vedere, non
regge. Secondo me invece è più imputabile al sentirsi
in qualche modo “etichettato”, il sentirsi conforme agli
altri che seguono la moda.
È bello dire “sono su Facebook”, o “ho un account
Twitter”. Ma quanti li usano per i motivi per i quali sono
stati creati?
D: Facciamo un balzo indietro nel tempo, al giorno in
cui hai avuto l’idea...
R: E’ facile! Al tempo eravamo due fidanzatini che
preparavano il loro futuro. Una sera abbiamo iniziato
ad analizzare cosa poteva essere utile e divertente allo
stesso tempo.
Dalle nostre parti si “inciucia” (chiacchiera) molto quello che volgarmente chiamiamo “gossip”.
Da qui l’idea di creare un contenitore che raccogliesse
questo rumore e lo rendesse servibile: problemi,
critiche, divertimenti, link, notizie e altro, proprio
come nella vita reale.
D: E quindi si è giunti a Meemi. Che vuol dire?
R: Meemi è la traduzione in suomi del termine Meme.
Volevamo partire con i due domini .it e .com ma meme.
it e meme.com erano occupati, mentre meemi.it e
meemi.com erano liberi. Sai cosa significa Meme?
D: Si, perché me lo hai detto la prima volta che ci
siamo incontrati. Però magari i lettori di Blog Magazine
sono curiosi.
BlogMagazine
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Start-Up
A cura di: StartUpItalia
R: Un meme è una piccola informazione che può essere
trasferita tra diversi tipi di supporto, dove come
supporto possiamo tener conto di tutto: un foglio di
carta, la mente, il nostro archivio... (per approfondire
http://it.wikipedia.org/wiki/Meme)
D: Che modello di business avete deciso di attuare?
O, in altri termini, come pensate di diventare ricchi
attraverso Meemi?
R: Ehm! Domanda di riserva? Scherzo! Ti dirò solo
quello che abbiamo fin’ora reso pubblico mentre il
resto - per ora - lo stiamo ancora pianificando. Abbiamo
principalmente due modelli: uno è relativo alla vendita
della piattaforma come “White label”; l’altro è quello
di guadagnare direttamente dall’uso della piattaforma,
coinvolgendo nei guadagni anche gli utilizzatori.
Più usi Meemi più guadagni.
Questo è tutto ciò che per ora possiamo dirti.
D: E in attesa dei lauti guadagni, chi spinge la carretta
finanziaria di Meemi?
R: Noi. Io che faccio il programmatore, e Carla che fa il
grafico pubblicitario, per questo cerchiamo investitori
o sponsor.
12
BlogMagazine
D: E’ un appello?
R: L’abbiamo già lanciato quando ci ha intervistato
l’Ansa… però se c’è qualcuno all’ascolto, noi siamo
qui!
D: Ci è parso di comprendere, dalle tue parole, che
la difficoltà nel reperire adeguati finanziamenti sia
l’ostacolo principale per la realizzazione delle proprie
idee imprenditoriali, considerato che inventiva e
capacità non mancano. Ma cosa si potrebbe fare
secondo te sotto questo aspetto?
R: Da quel poco che posso capire, gli investimenti italiani
languono, anche se le startup non chiedono certamente
tantissimo. Manca la fiducia, il credere nelle persone.
In Italia se la tua azienda non ha già ricavi non ricevi
finanziamenti...
Eppure un minimo investimento iniziale permetterebbe
ad una piccola azienda di recente formazione di avere
più tempo da dedicare al progetto, limare e correggere
il proprio modello imprenditoriale.
D: Ed ecco che molti tentano la strada dei Business
Angel. Voi no?
R: Il Business Angel è una strada che vogliamo percorrere.
Stiamo anche cercando di accedere ad un fondo seed
della Regione Lombardia.
Ci stiamo attivando, ormai Meemi è nostro “figlio” e
faremo di tutto per farlo crescere!
D: Meemi è vostro figlio, e fin qui non ci piove. Ma
se un giorno dovesse arrivare una buona offerta per
rilevare il progetto, che fareste?
R: Su questo ti posso rispondere subito: abbiamo già
rinunciato! Mi avevano offerto un nuovo lavoro (grossa
azienda), ma nessuna certezza per Meemi. Noi invece
vogliamo far crescere il progetto… Perché svendere
una bella avventura? Grazie a Meemi stiamo facendo
conoscenze in ogni ambito, amicizie, esperienze di
problem solving. Credo che occorra innovare sistemi
di messaggistica come Twitter, o la vetusta e-mail... e
Meemi è un perfetto candidato.
D: Insisto: ti do un milione di euro, che fai?
R: Meemi continua il suo sviluppo senza problemi?
D: Non posso garantirlo.
R: Allora non accetto e ti faccio una nuova proposta.
A noi servono 150.000 Euro: perché non ci finanzi in
cambio del 10%?
D: Vuoi forse dire che valuti Meemi intorno al milione
e mezzo di euro?
R: Per ora si, anche se le potenzialità son tante. Ed
i piani di crescita anche! Ti dice niente “Wave”? Noi,
come il prodotto di Google, abbiamo intenzione di
diventare una piattaforma di messaggistica sincrona
(chat) e asincrona (microblog).
D: Evviva l’ambizione. Chiudiamo questa intervista
con un gioco: chiudi gli occhi e immagina te stesso e
Meemi tra cinque anni.
R: Ok. Meemi è diventata una piattaforma che gestisce
le comunicazioni tra web e mobile in totale libertà…
puoi condividere un video, commentare una foto, fare
videochiamate, acquistare un film e trasmettere in
diretta eventi che potranno esser visti dal web, mobile
o qualunque altra cosa tu possa connettere alla rete.
La condivisione pura delle emozioni. Così immagino
Meemi.
D: Lo spazio a nostra disposizione sta finendo. Come
vuoi salutare i lettori di Blog Magazine?
R: Usate Meemi e tenete alta la nostra conoscenza
italiana. Non abbiamo niente da invidiare agli altri, e
possiamo dimostrarlo.
I sogni – d’altronde - son quelle cose che spingono le
nostre conoscenze ai limiti, e ci fanno vivere felici e
senza rimpianti ;)
BlogMagazine
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Computer
A cura di: Nicola Tesone
Ottenere il Proprio PC
al Massimo a Costo Zero!
Nicola Tesone
aka nuZz
Blog: http://www.nuzz.it
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Laureato in Informatica presso la Federico 2° di Napoli, da sempre appassionato del web e delle nuove tecnologie. Ama la conoscenza e la condivisione della
stessa in tutte le sue forme. Blogger per passione e divulgatore informatico,
coordina e sviluppa le nuove idee per nuZz.it.
Il trade-off tra qualità e risparmio è un punto cruciale
per l’analisi e la valutazione di un qualsiasi applicativo
software. La frase “Il risparmio non è guadagno” rende
bene l’idea di quanto sia difficile trovare prodotti
software a basso costo o completamente gratuiti
risultanti ottimi sostituti dei servizi a pagamento.
In questo contesto mostreremo con delle semplici
valutazioni come è facile smentire il detto citato
pocanzi. In effetti il web è stracolmo di servizi e
programmi gratuiti ma come spesso accade alcuni tra
i migliori software gratuiti sono difficili da reperire per
l’utente medio-informatico e questo è dovuto in primo
luogo alla gratuità con cui vengono offerti tali servizi.
Il fatto che tali applicativi siano gratuiti fa venire
meno il concetto classico di business e dunque questo
significa, meno pubblicità, meno concorrenza e meno
fondi per il supporto del progetto. Così molti progetti
software di notevole importanza vengono abbandonati
per mancanza di fondi e disponibilità.
Inoltre, molti internauti non sanno che bastano poche
semplici interazioni quotidiane con il proprio PC-Desktop
o con il proprio Notebook, per ottenere “Il Proprio
PC al Massimo a Costo Zero!” Tanto per cominciare
bisognerebbe iniziare ad utilizzare prodotti di qualità
ma che siano gratuiti. Quindi il nostro primo passo
14
BlogMagazine
consisterà nella ricerca di prodotti che non richiedano
licenze e che siano valide alterative ai prodotti a
pagamento.
Esiste un Sistema Operativo che non
Necessita di Licenza a Pagamento?
La maggior parte degli utenti che usano il computer
per lavoro o per intrattenimento è convinta che esista
solo una possibilità: “Utilizzare Windows”. Esistono
tantissimi progetti detti Open, che riguardano lo
sviluppo di sistemi operativi basati su kernel Linux,
gratuiti veloci e funzionali. Uno tra tutti che mi preme
indicare è il famosissimo Ubuntu. Arrivato alla versione
9.04, questo potentissimo sistema Linux presenta
tantissime caratteristiche User-Friendly che lo rendono
adatto all’utilizzo sia personale che professionale.
Purtroppo, Linux è ritenuto un ambiente ancora un po
ostico, dunque spesso si preferisce utilizzare ambienti
Windows, che meglio conciliano con l’utente medio.
Un primo passo per azzerare le nostre spese potrebbe
essere quello di prendere in considerazione l’utilizzo di
un sistema operativo alternativo, gratuito e con buone
prestazioni, come Ubuntu.
Quali Software Sono Indispensabili e
Dove Posso Reperirli Gratuitamente?
E’ difficile dire in poche parole quali software siano
indispensabili e di quali invece se ne potrebbe fare
a meno. Questo dipende in larga misura, da una
valutazione soggettiva. In ogni caso possiamo stilare
una lista di programmi fondamentali per un corretto
utilizzo del PC, elencandoli in ordine di priorità.
Antivirus
La scelta di un buon sistema antivirus è cruciale per la
prestazione della propria macchina. Di servizi gratuiti ne
esistono tanti e molti di questi adottano una particolare
forma di business.
Essi rilasciano gratuitamente una versione base del
programma antivirus, detto Free, per poi pubblicizzare
(spesso in maniera leggermente invasiva), la versione
completa, a pagamento che comprende delle
funzionalità aggiuntive.
Tra tutti i sistemi antivirus provati, quello adottato da
parte mia da almeno 4 anni è stato il sistema Avira
Antivir il cui sito ufficiale è raggiungibile al seguente
link: http://www.free-av.com. Di questo software
apprezzo un po tutte le sue peculiarità.
Tanto per cominciare è facile da usare. Presenta una
interfaccia semplicissima comprendente le funzioni
fondamentali. E’ facile da aggiornare. Se viene
rilevato un aggiornamento presente sui server, invia una
comunicazione in stile screen-splash in basso a destra
del monitor e lascia comunque all’utente la facoltà di
aggiornare.
E’ efficiente. Ho personalmente effettuato vari test per
valutare in che modo Antivir rileva i virus, con risultati
sempre ottimali. Tra le varie opzioni c’è la possibilità di
settare come possibili minacce anche altri tipi di virus,
come i Trojan, le Backdoor, i Dialer ecc.
Altri sistemi antivirus sono altrettanto efficienti, come
ad esempio AVG Free.
Questo presenta una formula simile a quella di Avira
Antivir, offrendo un servizio Free ed un servizio
“completo” a pagamento. Il sito ufficiale è presente
al seguente link: http://free.avg.com/. L’ interfaccia
di AVG è di facile comprensione e mette in evidenza,
così come Antivir, le funzionalità principali, quali
scansione, aggiornamento. Un altro importantissimo
servizio antivirus gratuito è Avast Antivirus il cui sito
ufficiale è il seguente: http://www.avast.com/index_
ita.html . Ho preferito indicare i 3 antivirus citati in
ordine di priorità: Antivir come prima scelta perché
oltre ad essere prestazionale, garantisce anche una
BlogMagazine
15
Computer
A cura di: Nicola Tesone
bassa occupazione delle risorse hardware, dunque,
in proporzione rispetto ad altri sistemi, garantisce
velocità di elaborazione alla propria macchina. Avast
come terza scelta, perché presenta una interfaccia
poco interattiva e di difficile comprensione iniziale.
Dunque tra i 3 antivirus presentati, consiglio Antivir che
occupa meno risorse, è intuitivo ed è poco invasivo,
ma alternativa a prodotti quali Windows Media Player
perché non rallentano la propria macchina garantendo
ancora una volta velocità di elaborazione. Il sito ufficiale è il seguente: http://www.videolan.org/vlc/
garantendo nonostante questo, una protezione totale
contro attacchi esterni.
multimediale, rappresenta un altro punto importante,
anche se non fondamentale, per avere un PC completo.
Il famosissimo programma per masterizzare, Nero,
con tutta la caterba di plugin e applicazioni di cui
è costituito, è diventato troppo pensate e molto
spesso le applicazioni contenute nel pacchetto non
vengono utilizzate. Di conseguenza abbiamo un
prodotto costoso, che appesantisce il nostro amato
PC. Dunque vi propongo una validissima alternativa
a Nero, BurnAware. La fonte ufficiale è sempre la
migliore strada per prelevare il prodotto a cui siamo
interessati: http://www.burnaware.com/downloads.
html. Come possiamo notare, sono presenti 3 versioni
di cui la prima completamente Free. Supporta tutti i
formati, compresi i blu-ray disc. Supporta la creazione
di CD/DVD/BR di dati, CD musicali, DVD video, CD/
DVD/BR con MP3, CD/DVD bootabili, dischi riscrivibili
e la creazione/masterizzazione di immagini ISO.
L’unica pecca è che la versione Free di BurnAware
richiede di installare la toolbar di Ask, che funge da
sponsor. Volendo questa opzione può essere disabilitata
semplicemente spuntando le caselle opportune nella
fase di installazione. Esistono, tantissimi prodotti per
la masterizzazione, ma consiglio BurnAware perché
è leggerissimo, presenta una impostazione grafica
altamente pratica ed è semplicissimo da usare. La
macchina ne gioverà.
Office
Una componente software indispensabile per la sua
utilità in tutti gli ambienti lavorativi è senza dubbio il
pacchetto Office. Il famosissimo pacchetto di Microsoft,
denominato, Office 2007 è prossimo alla versione 2010.
Presenta delle caratteristiche di notevole impiego
pratico. Ma è davvero fondamentale comprare Office o
è possibile trovare un pacchetto gratuito con una buona
performance? La risposta è chiaramente affermativa.
Il candidato sostituto di Microsoft Office è la suite di
prodotti per l’ufficio denominata OpenOffice disponibile
al link: http://it.openoffice.org/. Giunta alla versione
3.1.1, OpenOffice è una suite per ufficio completa,
rilasciata con una licenza libera Open Source che ne
consente la distribuzione gratuita. Legge e scrive
file nei formati utilizzati dai prodotti più diffusi sul
mercato, come doc, docx, pdf, xls, xlsx ecc. Dunque a
parità di servizi offerti, conviene utilizzare OpenOffice
e il risparmio è consistente.
Multimedia
Per quanto riguarda la riproduzione di contenuto multimediale, quali film in formato avi, mpeg, mp4 o file
musicali quali mp3 o mp4, ci sono tantissime possibilità, tantissimi prodotti a cui si può accedere in maniera
completamente gratuita. Tra le varie scelte che potrei
proporre mi preme indicare un leggerissimo applicativo
denominato VLC VideoLan MediaPlayer. Questo lettore
multimediale è adatto alla riproduzione di tutti i tipi
di file audio-video e comprende anche un supporto per
i formati DVD e VideoCD. VLC presenta una interfaccia
davvero minimalista, con una impostazione semplice
e interattiva. Presenta le caratteristiche strettamente
necessarie e impiega poche risorse per compiere queste operazioni. Dunque riteniamo che sia una validissi-
16
BlogMagazine
Masterizzazione
Disporre di software per la riproduzione di contenuto
Cosa Devo Impostare per Velocizzare
in modo semplice il PC?
Accensione
Con poche semplici interazioni possiamo ottenere
un PC, veloce, funzionale e soprattutto privo di
virus. Innanzitutto valutiamo i programmi in avvio
automatico. La prima cosa da fare è ridurre al minimo i
programmi che si avviano in automatico all’accensione
del pc, disabilitando quelli di uso sporadico e abilitando
quelli fondamentali. Per impostare questo controllo,
basta cliccare su Start -> Esegui e digitare nel form
il comando msconfig. Cliccando su Invio o su Ok,
lanceremo il comando.
Si aprirà la finestra “Utilità Configurazione di Sistema”
L’utilizzo di queste funzioni sono consigliate agli utenti
esperti, dunque attenetevi solo alle indicazioni riportate
in questo contesto senza modificare gli altri settaggi.
Tra le varie schede, dobbiamo cliccare su Avvio.
Ora possiamo disabilitare i programmi in avvio
automatico. Togliete la spunta ai vari programmi quali
Messenger, Emule, Real, Adobe e lasciate solo i comandi
relativi al vostro Antivirus, il comando ctfmon e i
comandi relativi ai driver. Appena terminato, cliccando
su Ok, il sistema chiede di Riavviare la macchina.
Al termine della procedura di Riavvio, il sistema di
configurazione di avvio automatico, precedentemente
settato, mostra uno screen-splash, con un lungo
messaggio terminante con la frase: “Non visualizzare
questo messaggio o avvia l’Utilità di Configurazione di
Sistema all’avvio”. Bisogna spuntare la casella indicata
e cliccare su Ok, per completare la procedura.
Con questo semplice accorgimento dovrebbe già essere
migliorata la fase di Avvio della propria macchina.
Manutenzione
Per la fase di manutenzione voglio proporre un’altra
importantissima utility: CCleaner. Questo programma
è una suite completa per la pulizia e manutenzione
del nostro PC. Può eseguire diversi tipi di scansione.
CCleaner è un programma freeware, dunque gratuito,
per ottimizzare il sistema, garantendo la riservatezza
dei dati e la pulizia degli strumenti. Rimuove i file
non utilizzati dal sistema - permettendo a Windows
di funzionare più velocemente e liberando spazio
prezioso sul disco rigido. Può essere effettuata anche
una scansione per pulire le tracce delle attività online
come ad esempio la cronologia del browser. Inoltre,
contiene un tool completo per la pulizia del registro
di sistema.
La caratteristica migliore è che è veloce (normalmente
meno di un secondo per l’esecuzione). Il sito ufficiale è
il seguente: http://www.ccleaner.com
In conclusione mi preme osservare che non basta
avere un computer super potente per avere sempre la
garanzia di velocità ma molto spesso bisogna effettuare
le scelte opportune per l’installazione dei programmi
che si vuole utilizzare. Il prodotto giusto deve offrirmi
efficienza e velocità. Questo rapporto rappresenta un
punto di notevole importanza per avere sempre un PC
funzionale e pratico.
Le altre vignette le trovi su http://www.serpbastarda.com
BlogMagazine
17
Games
A cura di: Renato Rossi
La crisi del videogame su
La creatività ci salverà
Se l’attuale, settima generazione di console ha un
merito, è quello di aver mischiato le carte in tavola.
Fra ritorni inattesi e clamorose débâcle la guerra,
combattuta a forza di alta definizione, downloadable
content, wi-fi, multiplayer online, motion sensing,
bluray e quant’altro ha però trovato la sua vittima
sacrificale e predestinata nel videogioco su PC, che sta
attraversando una crisi profonda.
Le scarse vendite, nonostante il prezzo sensibilmente
più basso delle versioni per personal computer, sono
ormai all’ordine del giorno e col senno di poi è facile
intravedere una certa ineluttabilità in questo calo. I
problemi storici della piattaforma in questione sono
diventati infatti dei macigni: la pirateria, forte di una
diffusione ormai capillare dei software di condivisione
e aiutata da maldestri sistemi di protezione dei prodotti
originali, è florida come forse mai prima d’ora, mentre
la corsa all’harware più aggiornato e performante ha
ormai sfiancato anche il geek più integerrimo.
Il quadro è ancora peggiore se poi lo si confronta con
l’altra metà del cielo, ovvero l’ambito console: la
pirateria è al minimo storico grazie a supporti proprietari
e controlli online efficaci e trasparenti, e la maggior
redditività che ne consegue le ha fatte diventare
l’hardware di riferimento per i giochi in sviluppo,
rendendo i PC da gioco inutilmente sovrapotenziati per
qualunque titolo multi-piattaforma.
La situazione è ormai talmente compromessa che
anche generi tipici del videogame su PC, come FPS
e RTS, stanno traslocando sempre più velocemente
18
BlogMagazine
e ormai c’è una vera e propria gara a chi rilascerà il
primo MMORPG su console, unica vera mossa in grado
di impensierire Blizzard ed il dominio assoluto del suo
World of Warcraft.
L’ultimo chiodo su questa bara mezza chiusa infine
l’hanno piantato i negozi online, di cui ormai ogni
console sul mercato si è fornita, nel dichiarato tentativo
di penetrare quella nicchia di giochi piccoli e a basso
prezzo per i quali fino a pochi anni fa il computer era
l’unica alternativa possibile.
Fatto il punto sulle evidenti difficoltà in cui impreversa,
non bisogna però commettere l’errore di dare il PC per
spacciato. Il computer conserva infatti la sua unica e
peculiare capacità di dare vita all’immaginazione di
chiunque abbia a sua disposizione un’idea, una tastiera
ed un mouse.
Innanzi tutto bisogna ricordare che a prescindere
da tutto, il videogioco nasce sempre e comunque
su personal computer, dove vengono programmati
anche i titoli per console; una puntualizzazione forse
scontata, ma che definisce un rapporto di discendenza
e dipendenza univoco e impossibile da sciogliere, che
pone due universi apparentemente in lotta su due piani
in realtà molto differenti.
In secondo luogo, nonostante le seducenti possibilità di
guadagno, il PC resterà la vetrina privilegiata della scena
indipendente, per la sua incomparabile diffusione e per
la semplicità con cui chiunque può non solo mostrare al
mondo il proprio lavoro, magari anche in modo gratuito,
PC:
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Renato Rossi
Blog: http://www.insidethegame.it
Ha una pessima memoria per quasi tutto, escludendo i videogiochi.
Scrive le sue opinioni su Inside the Game, ha fatto parte dello staff e collabora
a tutt’oggi con OldGamesItalia, co-fondato NeverGameOver.it, raccoglie con il
dovuto ritardo quanto scrive in rete nel suo blog-archivio.
ma anche condividere esperienze, problemi, soluzioni.
Infine bisogna considerare che le console, per loro stessa
natura, si rivolgono tendenzialmente ad un pubblico
“passivo”, privo cioè di quel guizzo che caratterizza
invece una certa parte della utenza PC, che pur senza
volersi addentrare nei meandri della programmazione
non disdegna di dare libero sfogo alla propria
creatività modificando, espandendo, personalizzando e
prolungando la vita dei giochi che acquista, come prova
la sterminata schiera di mods e di comunità ad essi
dedicate presenti in rete per praticamente ogni titolo
in commercio.
Giochi come Crayon Physics Deluxe e Spore ci mostrano
la portata di questa piccola rivoluzione, importante ed
impegnativa perchè richiede di modificare pesantemente
l’impostazione mentale tanto dei game designer quanto
dei giocatori.
Impostazione che si è già rivelata molto più ardua da
cambiare su console (vedi gli insuccessi dei pur ottimi
LittleBIGPlanet e Banjo-Kazooie: Viti & Bulloni) e che
vedrà nel pur scomodo e poco accogliente PC il suo
alfiere, ancora una volta grazie alla sua capacità unica
di assecondare la creatività a tutti i livelli.
L’evoluzione di quest’ultimo concetto è forse il risvolto
più interessante dell’intera questione, in quanto ci
concede uno sguardo su uno dei molti futuri possibili
del videogame.
Fondando il gameplay sulla possibilità di creare e
modificare, grazie all’implementazione di tools ed
editor in-game, è nata infatti una nuova tipologia di
giochi che dona all’utente un ruolo finalmente attivo
e creativo, delegandogli nel contempo il compito di
generare da sè il proprio divertimento.
Banjo-Kazooie
LittleBIGPlanet
BlogMagazine
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Salute
A cura di: Daniele Aprile
Io, suicida in
cinque giorni!
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Daniele Aprile
aka DanieleMD
Medico Chirurgo, Counselor Master e specialista in formazione in Psicoterapia
Psicodinamica. Cura il blog www.psichesoma.com, primo blog in Italia nella
categoria Salute.
Blog: http://www.psichesoma.com
Avviso: non potrò rileggere questo pezzo e quindi potreste
trovare degli errori di battitura ma sono sicuro che quando
saprete il motivo sarete clementi nei miei confronti. Cosa è
successo esattamente? Niente di tanto importante a parte il
fatto che fra pochi minuti sarò morto.
Facciamo un passo indietro per capire di cosa sto parlando,
torniamo a lunedì scorso ovvero esattamente a cinque giorni
fa.
Ho deciso di sperimentare su di me gli effetti dell’ (squillino
le trombe) incredibile (squillino le trombe) farmaco (squillino
ancora le trombe) chiamato (pausa…) Ritalin. L’ho preso per
vedere di nascosto l’effetto che fa (vengo anch’io? No tu no.)
sul mio cervello questo farmaco misteriosissimo e documenterò
il tutto giorno per giorno.
Cosa mi succederà? Diventerò figo quanto uno scrittore di
Wired.com? Scopriamolo insieme!
PRIMO GIORNO
<<NESSUN RISULTATO. IL CANE PISCIA ANCORA SUL
TAPPETO! >>
Ho preso la prima compressa di Ritalin alle 9 di mattina dopo
colazione. Aspetto ansioso i primi effetti. Niente! Cavolo avrei
voluto diventare supersmart per poter dire al cane di evitare
di pisciare sul tappeto per ripicca ché tanto prima delle 9 non
l’avrei mai portato fuori. Niente! Sto scemo non mi capisce
mica! Fa nulla tanto prima o poi lo abbandono a casa di mia
20
BlogMagazine
suocera e capirà, eccome che capirà. Alle 8 di sera
avverto una piccola palpitazione! Forse sta entrando
adesso in circolo e di sicuro domattina sarò più sveglio
che mai.
SECONDO GIORNO
<<MI INTERVISTANO A TELEBARI, FACCIO UNA
FIGURA DI M.>>
Secondo giorno di Ritalin: forse inizia ad accadere
qualcosa o forse no. Non lo so. So solo che alle 16 mi
chiamano da Tele Bari per parlare della Nuova Influenza
Suina e faccio una figuraccia. Perché? Che ne so! Pensavo
di essere lucido e forse lo ero ma mi batteva forte il
cuore e ogni tanto mi “saltava” qualche battito, avevo
la nausea e le pupille dilatate. Per farla breve mi hanno
di sicuro scambiato per un tossico. Porca pupazza! Ma
io sono molto educato e mai avrei gridato: “Aiuto ho
preso il Ritalin, scusate!”
TERZO GIORNO
Il terzo giorno di assunzione del farmaco il cane
continua a farla dappertutto, ho un po’ di tachicardia
a ore alterne e ho la fronte piena di brufoli.
QUARTO GIORNO
<<ALTRA FIGURA DI M.>>
Oltre alle pupille dilatate, la tachicardia, i brufoli sulla
fronte si aggiunge anche un forte mal di pancia. Altro
che genio! Mi devo concentrare moltissimo anche per
le cose più semplici (tipo portare il cane a fare la sua
passeggiata) e scrivo sul mio blog cose senza senso
(scusatemi cari lettori, adesso sapete il motivo!).
Risultato? Ricevo commenti offensivi sul blog e il cane
continua a farla sul tappeto.
QUINTO GIORNO E’ oggi. L’esperimento si chiuderà fra poche ore! In
questo momento sto scrivendo questo articolo per il
prossimo numero di Blog Magazine ma forse non potrò
mai scaricarlo.
I miei sintomi sono: pupille dilatate, tachicardia, brufoli
sulla fronte, mal di pancia, un’eccessiva sudorazione e
sento il bisogno di rimpinzarmi di Ritalin!
BlogMagazine
21
Salute
A cura di: Daniele Aprile
Il petto mi fa troppo male non ce la faccio! Non lo
sopporto! Datemi un coltello cazzo! Datemelo!
Preferisco morire.
Ma no, dai. Cari lettori di BM non vi agitate! Mica
sono così stupido da testare sulla mia pelle un farmaco
con tutti questi effetti collaterali, per non parlare dei
casi di morte improvvisa da attribuirsi all’assunzione
di Ritalin (un recente “warning” della Food and Drug
Administration ha indicato come potenziali effetti
collaterali per l’assunzione a normale dosaggio
terapeutico di questo psicofarmaco il rischio di ictus,
l’insorgenza di crisi maniaco-depressive, la morte
improvvisa per arresto cardiaco). Senza aver fatto una
visita medica per accertare il mio stato di salute sarei
stato proprio un folle! E infine senza la prescrizione del
medico non avrei saputo dove procurarmelo…
Per questo non credo mica al fatto che Gianluca Morozzi
abbia fatto questo stesso mio esperimento! Di cosa sto
parlando? Del fatto che sulla copertina del numero di
Settembre 2009 di Wired Italia c’è la foto di Morozzi,
con in mano una scatola di Ritalin, con su scritto “Io,
genio in sette giorni” e “Gianluca Morozzi, scrittore,
ha provato la pillola della genialità... risultato?
Stupefacente” (ma che bel gioco di parole!). Insomma
per farla breve hanno fatto prendere a Morozzi il Ritalin
per un’intera settimana e ne è uscito un articolo che
sembra sponsorizzato da una casa farmaceutica.
Ma no, non può essere mica vero! Lo scrittore mi
sembra molto intelligente e quelli della redazione di
Wired Italia sembrano molto preparati quindi non ci
credo che abbiano fatto questo esperimento senza una
supervisione di un medico e senza parlare minimamente
22
BlogMagazine
dei possibili effetti collaterali! E come se lo sarebbero
procurato il farmaco? Illegalmente? No, mi rifiuto di
crederci!
In rete se ne è già parlato soprattutto grazie alle
opportune critiche mosse da Roberto Dadda e alle
riflessioni giornalistiche di Mantellini (potete leggerle
cliccando sui loro nomi).
Dato l’enorme numero di lettori di Wired ho ritenuto
parlarne anche qua con questo mio contro esperimento
che non è vero ma è verosimile.Verosimile perché tutti
gli effetti collaterali da me citati sono i veri effetti
collaterali del Ritalin.
Un nota finale. Pensare che si può dire quello che si
vuole, perché il lettore non è un fesso e capisce da
solo cosa è giusto o no, è sbagliato e ve lo dimostro con
un esempio che potrebbe sembrare esagerato: esiste
il reato di istigazione al suicidio motivo per cui, come
avrete notato, i mass media raramente riportano casi
di suicidio proprio per evitare una possibile emulazione
da parte di lettori non certo “fessi” ma che potrebbero
attraversare un momento difficile della loro vita e
quindi dire:”se uno ha letto il mio articolo sul suicidio
e si ammazza è cretino e sono fatti suoi ”, non sarebbe
certo una scusante davanti al giudice.
Esagerato? Non credo proprio. Se avessi dovuto
affrontare l’esame di Farmacologia fra meno di un
mese non so quanto peso avrebbe potuto avere questo
articolo sulla mia stanca mente e avendo, per motivi
di famiglia, la possibilità di procurarmi la ricetta forse
avrei provato io stesso questo farmaco miracoloso con
tutti i rischi che ne conseguono.
BlogMagazine
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Web 2.0
A cura di: Riccardo Mares
OSanna Google!
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Riccardo Mares
aka Merlinox
Lavora presso una azienda software nazionale e si occupa dello sviluppo di un
nuovo progetto di gestione contenuti (e siti web), in ambiente Microsoft. La
passione per la blogosfera però non si è mai frenata. Decine e decine di progetti
sono iniziati, alcuni hanno continuato a vivere, altri sono morti e defunti.
Blog: http://blog.merlinox.com
Google dio nel regno del web: OSanna! Ma forse non
basta. Google, o come molti ormai dicono San Google,
ha allargato le sue divine braccia su qualsiasi cosa non
alimentata a ossigeno che interagisce con l’uomo.
E da Dio si trasforma in un fanciullo, che gioca alle
figurine con i suoi amichetti. Sfortunatamente per loro
si trovano in una situazione ambigua: sono i competitor.
Che il gioco abbia inizio: Email (ce l’ho), Browser (ce
l’ho), Video (ce l’ho), Community (ce l’ho), Social
Network (ce l’ho), News Reader (ce l’ho), … Operating
System1… OS… OS (ce l’ho… quasi!).
Google Chrome OS, questo è il nome del nuovo sistema
operativo che vedrà la luce nella seconda metà 2010,
annunciato nel Official Google Blog (IT) il 7 luglio.
Cosa dobbiamo aspettarci
La comunicazione ufficiale parla piuttosto chiaro su
quelle che saranno le aspettative del nuovo sistema
operativo di Mountain View, anche se di informazioni
certe ce ne sono davvero molto poche. Qualche video,
qualche screenshot ma di versioni alpha o beta2 noi
umani non abbiamo diritto d’averne.
La base dell’OS è un cuore Linux. E come Linux anche
Chrome OS sarà open source.
24
BlogMagazine
Se però cercate di entrare nel sistema di controllo
versione, quello che permette di condividere i file tra
gli sviluppatori in tutto il mondo, scordatevelo subito:
alla pagina FAQ rispondono con un bel “mandaci il tuo
curriculum”.
L’obiettivo è preciso: il mondo dei NetBook. Da poco
più di un anno il mercato mondiale dei PC è stato
invaso da piccoli mostriciattoli che vanno dai 7 a 12
pollici. Macchine leggere, che consumano poca energia
e permettono durata della batteria fino a 10 ore. Non
sono portatili come un telefonino ma sicuramente molto
più performanti. Il sistema operativo?
Finora quelli accessibili (che per me significa sotto i
300 €) hanno scelto di utilizzare versioni light di Linux,
o Ubuntu oppure Windows XP. Quelli di gamma più
alta arrivano a gestire Vista. Ma mr. G vuole di più,
vuole diventare leader di questo nuovo mercato, dove
l’hardware ha esordito improvvisamente senza tenere
conto del sistema operativo.
Ed è per questo che nasce Google Chrome OS: tutta
l’esperienza delle web application tradotta in
applicazione di basso livello: sistema operativo. Parole
d’ordine: leggerezza, semplicità, rete. Per assicurarsi
la fetta di mercato migliore scendono in campo ad un
anno dal lancio le prime partnership commerciali. I nomi
sono di lusso: Acer, Adobe, ASUS, Freescale, HewlettPackard, Lenovo, Qualcomm, Texas Instruments e
Toshiba.
Ed è su questi protagonisti della NetBook mania che
Google fa affidamento per raggiungere un ambito
traguardo chiamato OEM: Original Equipment
Manufacturer, ovvero il mondo del software
preinstallato dai costruttori, già attratto da un sistema
operativo facile, potente e a costo zero (ricordate vero
che è open source!).
Ma Google Chrome OS non è solo questo. In base a
quanto ufficialmente annunciato non è un figlio né una
versione potenziata di Android, il sistema operativo
per smartphone. Chrome OS ha come target i NetBook
ma vuole poter essere utilizzabile in qualsiasi PC. La
filosofia è: sempre connessi, (sempre) subito.
Email e navigazione devono essere istantanei, i file non
devono avere un luogo fisico: virtualizzazione. Non
preoccuparti di dove fisicamente sono i file, di fare i
backup o delle prestazioni di elaborazione: a quello
ci pensano server e sistemisti di Google. Senza contare
che, in base a quanto dichiarato, le applicazioni di
Chrome OS potranno essere usati con qualsiasi altro
sistema operativo: chi ha qualche XP nel mondo della
programmazione capirà le seguenti keyword: plugin,
wave, silverlight, air, flash, what?
E la privacy? Beh.. bisogna fidarsi. Più che altro noi italiani
dovremo preoccuparci che, se il mondo sta correndo
verso questa direzione, dobbiamo renderci conto che
rappresentiamo il terzo mondo dell’interconnettività
e della distribuzione di banda!
I competitor
Il resto del mondo della programmazione di sistemi
operativi, con coraggio, non resta a guardare e si
affacciano a questo già caldo 2010 mostrando denti
e screenshot. Il mondo dei NetBook è sempre più
invitante. Secondo una ricerca fatta dalla DisplaySearch
nel secondo trimestre del 2009, i “piccoli portatili” si
sono conquistati più del 22% del mercato portabile.
Cifra che era di poco meno del 6% un anno fa e del 18
nel primo trimestre 2009!
EyeOS
EyeOS è un sistema operativo open source, sotto licenza
GNU /GPL. La prima versione fu piuttosto basilare con
alcune applicazioni disponibili nel core del sistema
(editor di testo, calcolatrice, lettore feed) ed il resto
BlogMagazine
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Web 2.0
A cura di: Riccardo Mares
affidato allo sviluppo della community, grazie alle API
messe a disposizione.
La versione 2 sembra puntare in alto, tanto da
accreditarsi il playoff di cloud computing os, ovvero di
sistema operativo rivolto alla operatività distribuita.
Secondo il comunicato stampa ufficiale le principali
potenzialità saranno: possibilità di editing dei
documenti simultaneamente in più utenti, notifiche
in tempo reale tramite l’integrazione di un sistema
di instant messaging e di un nuovo sistema in grado di
sincronizzare le applicazioni con il mondo Windows,
Mac e Linux.
E poi ancora grafica rivista e molti altri tecnicismi che
gli utenti non vedono, ma che dovrebbero permettere
maggiori performance e stabilità. Uscita prevista il
primo novembre: poco più di un mese.
Microsoft Windows 7
A quanto pare in casa Redmond hanno deciso di giocare
sul tempo e sulla qualità. Secondo le comunicazioni
ufficiali, riportate dalla stampa internazionale,
Microsoft ha deciso di attaccare il mondo dei NetBook
direttamente con Windows 7: già più performante di
Vista, secondo i primi test pare essere ideale anche per
i piccoli da 10”.
con quello che potrebbe rappresentare Google Chrome
OS: robustezza e usabilità garantite da Linux e Google,
prezzo zero garantito dal open source.
Aspettando il 2010
Sono “seriamente” nel mondo IT dal 1999, ormai
un decennio. Non mi era mai capitato di constatare
tanta riservatezza nei confronti di un software.
Solitamente alpha, beta, copie illegali, screenshot di
buona qualità, insomma qualcosa di palpabile in giro
si trovava. Con Google Chrome OS nulla, il nulla. Le
uniche comunicazioni sono quelle ufficiali: se provate a
leggere articoli in giro, soprattutto in inglese, noterete
una “clone” viralità delle solite tre affermazioni, che
ho raccolto per voi in questo articolo.
Il resto sono supposizioni, calcoli statistici e visionarie
previsioni di esperti e meno esperti. Non ci resta che
attendere ancora 9 mesi… insomma una gestazione, per
poi gridare: “OSanna, Google Chrome OS”!
NOTE
1. OS: Operating System. E l’acronimo di Sistema Operativo,
ovvero il software che gestisce l’interazione base con i componenti hardware, la gestione file, i protocolli di comunicazione,
… Sono sistemi operativi Windows XP, Windows Vista, Ubuntu,
Apple OS X
Mac OS X.
Non è scontato mettere la Macs tra i competitor, però
è interessante la chiave di lettura data da Enterprise It
Planet. Secondo loro Apple è essenzialmente una casa
produttrice di hardware e puntano il dito sul valore del
2. Nel mondo del software si definiscono con alpha e beta le
loro sistema operativo OS X: la sua usabilità, bellezza
e robustezza appaiono di poco conto se confrontate
invece cerca di coinvolgere un pubblico più ampio per racco-
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BlogMagazine
versioni non ufficialmente distribuite. L’alpha solitamente è la
prima versione pronta per i test, dedicata a una stretta cerca
di personale, spesso coinvolto nel progetto software. La beta
gliere feedback più “sinceri” dagli utilizzatori comuni.
http://www.liquida.it
Diritto
A cura di: Pasquale Castaldo
Una particolare forma di
Dirito d’autore: I DRM
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Pasquale Castaldo
Laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino, lavora a Roma presso
una società che si occupa di prevenzione del rischio sul credito e servizi
Antifrode, appassionato di Informatica, delle sue tematiche connesse al
diritto e più in generale di telefonia, computer e software.
Blog: http://orwell1975.blogspot.com
Nel mese di luglio il sito Amazon.com ha eliminato, con
una decisione autonoma e senza preavviso, dai lettori
Kindle due libri di G. Orwell, 1984, e La fattoria degli
animali. La spiegazione data dall’azienda americana è
che i libri sono stati inseriti nei Kindle Stores da terzi
che non ne possedevano i diritti. Secondo i vertici
di Amazon, dunque, i due libri sarebbero delle copie
illegali e quindi sarebbe legittima la loro decisione di
eliminarli dai lettori elettronici e di conseguenza dal
catalogo online.
Il colosso di Seattle ha fatto sapere, inoltre, che tutti
gli utenti che hanno scaricato le copie elettroniche dei
libri sarebbero stati rimborsati delle spese sostenute.
Le reazioni degli utenti di Amazon non si sono fatte
attendere: proteste e disapprovazione su centinaia di
forum e blog per la decisione di Amazon, fino ad arrivare
a prendere in considerazione di proporre una class
action. L’azienda americana, è corsa subito ai ripari e
Jeff Bezos in persona, CEO di Amazon, con una mail
indirizzata ai possessori di Kindle, si è assunto tutte
28
BlogMagazine
le responsabilità della vicenda definendo la soluzione
adottata dalla sua azienda “stupida avventata, e
dolorosamente estranea ai nostri principi”.
Per un attimo mettiamoci nei panni di quei possessori
di E-book, immaginiamo di avere anche noi un lettore
di libri elettronico, di acquistare la nostra bella copia
dell’ultimo romanzo di Faletti, da un catalogo on line,
di pagarla, scaricarla da internet, da usb, salvo poi
scoprire che non c’è più!
Non c’è più perché l’azienda proprietaria del book
reader ha deciso di cancellarla, brevi manu, perché
ritiene la copia del libro illegale, pirata, o magari per
altre ragioni. Credevamo che il libro fosse nostro, ma
così non è. È come se il libraio sotto casa nostra, dopo
averci venduto un libro, pretendesse la restituzione, o,
peggio, venisse a casa nostra a riprendersi il libro con
la forza. È come se, dopo aver comprato un disco in un
negozio, il negoziante lo rivoglia indietro e senza farsi
troppi problemi lo prende dalle nostre mani.
Lo strumento utilizzato da Amazon per cancellare, senza
preavviso, i libri di Orwell dallo scaffale elettronico dei
clienti Kindle si chiama DRM .
DRM, è l’acronimo di Digital Rights Management che
letteralmente significa gestione dei diritti digitali. Con
la gestione dei diritti digitali si intendono i sistemi
tecnologici con i quali i titolari di diritto d’autore possono
esercitare ed amministrare tali diritti nell’ambiente
digitale, mediante la protezione, identificazione e
tracciabilità delle opere di cui sono autori.
Tecnicamente i DRM funzionano aggiungendo ai file
audio o video che si vuole proteggere delle informazioni
nascoste che regolamentano il loro utilizzo: i file
vengono codificati e criptati con lo scopo di impedire
un uso illimitato delle opere, o al contrario permettere
un uso predefinito (con un scadenza per esempio).
Alla base del funzionamento dei DRM c’è, dunque, la
crittografia e cioè la possibilità di rendere leggibile il
contenuto protetto solo essendo a conoscenza della
chiave di cifratura di cui si è in possesso se si è i
legittimi proprietari del contenuto. Tra gli scopi dei
DRM c’è la certificazione della proprietà attraverso
l’identificazione della copia originale e quindi delle
eventuali copie pirata dei file; il controllo delle copie
illegali risalendo all’iniziale possessore dei file originali,
e verificando eventuali violazioni del diritto d’autore.
Inventato per proteggere i DVD, uno dei primi sistemi
di DRM è il CSS, Content Scrambling System. Si utilizza
la crittografia dei supporti con una chiave segreta
rilasciata ai produttori hardware e software di lettura
che devono accettare determinate condizioni di licenza,
(per esempio il divieto di fornire audio digitale di alta
qualità). I Dvd che hanno questo sistema di protezione
non potranno essere copiati e/o masterizzati, se non con
programmi specifici (ad esempio AnyDvd) e utilizzabili
solo negli Stati in cui è permesso il loro uso.
Un’altra tecnologia per la protezione dei file è il
cosiddetto Watermark, sistema che permette di
inserire delle informazioni specifiche in un file e può
essere visibile o nascosto (in questo caso attraverso
la steganografia). Tale sistema permette, inoltre, di
BlogMagazine
29
Diritto
A cura di: Pasquale Castaldo
identificate la singola copia, l’autore, o il prodotto. Tale
sistema attualmente non è utilizzato perché andrebbe a
violare i diritti di privacy di moltissimi Stati.
I DRM sono stati introdotti nelle legislazioni di vari Stati
nel mondo: negli Stati Uniti attraverso il DMCA (Digital
Millenium Copyrigth Act), in Europa attraverso una
direttiva del 2001 sul copyright che impone agli Stati
UE di utilizzare tutte le protezioni legali per i supporti
tecnologici.
In Italia, la disciplina dei DRM è contenuta nella legge
22 aprile 1941, n. 633, sul Diritto d’Autore, la quale
consente ai titolari di diritti d’autore e diritti connessi
di apporre sulle opere d’ingegno misure tecnologiche
di protezione efficaci. La violazione di tali misure di
protezione comporta delle sanzioni anche penali, oltre
a quelle civili. In particolare ai sensi dell’art. 171 bis
chiunque, per trarne profitto, importa, distribuisce,
vende, detiene, noleggia a scopo commerciale o
imprenditoriale o concede in locazione programmi o
qualunque mezzo inteso a consentire o facilitare la
rimozione arbitraria o l’elusione di sistemi di protezione
di un software, viene punito con multa e reclusione.
L’art. 171 ter l. 633/41 punisce con reclusione e
multa chiunque, per uso non personale e fini di lucro,
fabbrica, distribuisce, importa, vende, noleggia, cede a
qualsiasi titolo, pubblicizza per la vendita o noleggio, o
detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti
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BlogMagazine
o componenti, o presta servizi che hanno la prevalente
finalità o l’uso commerciale di eludere le misure
tecnologiche di protezione. L’art. 174 ter punisce con
la sanzione amministrativa di 154 euro (oltre confisca
e pubblicazione del provvedimento) chiunque acquista
o noleggia attrezzature prodotti o componenti atti ad
eludere misure di protezione tecnologiche.
Riepilogando i sistemi di Digital Rights Management
(DRM), in linea generale, consentono ai titolari di
diritti d’autore di distribuire contenuti digitali in
maniera sicura mediante tecnologie informatiche che
impediscono utilizzi illegittimi. Tuttavia la presenza
dei sistemi DRM, secondo la legge, non può impedire
al legittimo possessore di un’opera dell’ingegno di
effettuarne una copia privata (anche solo analogica)
per uso personale. Dunque, i titolari di diritto d’autore
devono permettere che ciò sia possibile, (art. 71-sexies,
c. 4, l. 633/41).
Per “indennizzare” i titolari dei diritti d’autore
dall’esercizio di tale facoltà, la legge prevede il
c.d. “equo compenso”. Consiste in una somma in
aggiunta al prezzo di apparecchiature idonee a
registrare contenuti audio o video (masterizzatori,
videoregistratori, periferiche di memorizzazione come
schede di memoria, ecc.) e sui relativi supporti vergini.
Questo compenso viene “riscosso” dalla S.I.A.E., che
poi lo distribuisce ai titolari dei diritti d’autore. Nel
caso del software, la legge stabilisce che il legittimo
utilizzatore di un programma può effettuarne una copia
di riserva, qualora tale copia sia necessaria per l’uso
(art. 64-ter, c. 2, l. 633/41). Questo sistema appare,
ictu oculi, discriminatorio e squilibrato, poiché è
assurdo che chiunque utilizzi, per esempio, un lettore
Dvd debba indennizzare altre persone! Si arriva al
paradosso che si paga a terzi una somma relativa ai
propri diritti d’autore. In conclusione, come da molti
giuristi sostenuto, la nostra legge sul diritto d’autore
andrebbe rivista e corretta poiché tende a tutelare in
massima parte i titolari di diritti d’autore sacrificando i
diritti dei legittimi possessori.
Proprio mentre scrivo, una sentenza del Tribunale di
Milano, riportata dall’edizione cartacea del Sole24ore
e, su internet, da Punto Informatico, conferma ancora
una volta, purtroppo, come il diritto dei consumatori
sia sacrificato sull’altare degli interessi delle Major.
Il Tribunale di Milano si è pronunciato su un ricorso di
tre cittadini iniziato qualche anno fa: avevano citato
a giudizio Sony Pictures, Buena Vista, e Universal
Pictures. Le tre multinazionali secondo l’accusa hanno
violato la legge italiana poiché impedivano ai loro
utenti di godere del diritto alla copia privata così come
sancito dall’art. 71 sexies l. 633/41. Il tribunale non è
dello stesso avviso: conferma che la copia privata è un
diritto dell’utente tutelato dalla legge italiana, che il
cittadino può creare una copia di backup dei prodotti
che acquista regolarmente. Ma stabilisce che non
è un diritto che si può tutelare sempre e comunque:
tale diritto viene meno se impedire qualsiasi tipo di
riproduzione è l’unica arma di difesa dell’industria dei
contenuti. Come dire a mali estremi estremi rimedi.
L’autorità giudiziaria stabilisce che la violazione da
parte delle Major non sussiste poiché il diritto alla
copia privata costituisce “eccezione al diritto esclusivo
di riproduzione che costituisce uno dei profili più
significativi ed economicamente rilevanti dei diritti di
utilizzazione economica delle opere protette”.
Il diritto alla copia privata sarebbe quindi legittimamente
scavalcato dal diritto esclusivo di riproduzione detenuto
da Universal Pictures, diritto esclusivo che Universal ha
tutelato a mezzo sistemi anticopia.
Non è ravvisabile violazione di legge né di diritti
dell’utente, spiega il Tribunale di Milano, perché
l’industria dei contenuti si è trovata di fronte alla scelta
fra proteggere i propri contenuti dalla riproduzione
illegale e consentire la copia privata rinunciando però a
contenere le riproduzioni illecite.
È stata “l’inesistenza di misure tecniche di protezione
atte a consentire le riproduzione di una sola copia” a
spingere il Tribunale a stabilire che Universal Pictures e
le altre major non abbiano violato la legge italiana.
BlogMagazine
31
Musica
A cura di: Francesco Lotta
Creare un Business con
la propria voce!
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Veejay, speaker, deejay, podcaster e videopodcaster ha realizzato le
prime dirette interattive tra Webradio e Televisione in Italia.
Autore e produttore di Ego (Vlog) e Radiopodcastlive.
Francesco Lotta
aka Dj Frank
Blog: http://www.radiopodcastlive.net
“Voglio fare il digei!”
Quanti di voi, magari dopo aver ascoltato un divertente
programma radiofonico, o aver assistito ad una performance particolarmente coinvolgente, hanno pronunciato questa frase?
Poi però, quando ci si siede davanti ad un monitor e si
naviga alla ricerca di informazioni, scuole professionali
o corsi si inizia a comprendere che il percorso non è
così semplice e che spesso, con la parola “deejay”, si
generalizza un mondo, ma soprattutto si intende accorpare due (principali) ruoli professionali: disc jockey e
speaker radiofonico.
Mentre per il primo si hanno notizie a sufficienza per
comprendere la definizione del ruolo, più complesso è
delineare i parametri che caratterizzano la figura dello
speaker.
Come si può argomentare ad esempio, nel duemiladieci, di questa professione, senza citare minimamente le
32
BlogMagazine
nuove trasformazioni che questo genere di lavoro ha
partorito? Quella del podcasting, ad esempio, è una realtà poco conosciuta in Italia ma che vanta diversi seguaci e che permette a chiunque voglia cimentarsi con il
mondo dello “speakeraggio”, relativamente amatoriale,
di mettersi alla prova per testare le proprie capacità,
il tutto in maniera semplice, immediata ed anche economica.
Purtroppo i tempi non sono ancora maturi per poter
considerare la figura del podcaster un lavoro a tutti gli
effetti, ma i punti di contatto con la professione dello
speaker sono diversi.
In questa intervista a Marco De Domenico si traggono interessante conclusioni applicabili ai ruoli citati: chiunque intenda avvicinarsi a queste “divertenti” impieghi,
ha necessità di farlo con estrema dedizione e serietà.
Ed è proprio questo che emerge dalle sue parole: una
vita dedicata alla formazione ed una spiccata propensione naturale, oltre che, ovviamente, alla solita buona
razione di fortuna.
Marco De Domenico - Speaker Radiofonico
“Considero la comunicazione
l’elemento chiave della mia
stessa esistenza“
Quando hai scoperto la tua passione?
Ero bambino. A cinque anni mio padre mi
regalò
una
radio
Brionvega,
il
modello
“Cubo” che negli anni ‘70 era considera un
bell’oggetto ed espressione moderna di design.
A Milano erano appena partite le prime radio private,
io non potei fare a meno di ruotare all’infinito la
manopolina della sintonia. Da pre adolescente mio
nonno che durante la Seconda Guerra Mondiale era stato
marconista in Marina mi fece da mentore. Mi spalancò
la porta che accede al mondo della radiantistica e
della radiotecnica. Ero già allora interessato alla
duplice valenza del mio lavoro di speaker/doppiatore
pubblicitario e tecnico del suono. Sull’onda della stessa
spinta emotiva, mio nonno mi accompagnò nell’ascolto
ragionato e attento della musica classica. Sono ricordi
indimenticabili. Quando avevo dodici anni mi sono fatto
regalare un CB. Forse gli adolescenti di oggi non sanno
nemmeno che cos’è. Ad ogni modo si tratta di una radio
ricetrasmittente. Ho ottenuto alla svelta il permesso
ministeriale per poterlo adoperare, e per molti anni non
me ne sono mai separato. Dunque fin da piccolissimo in
me risiedevano stabilmente la passione per la musica,
per le telecomunicazioni e per la tecnica del suono.
Assicuro che si tratta di una vera e propria inclinazione
naturale, per me non si è neppure trattato di
scegliere che fare da grande. Era tutto già scritto.
Il primo tuo ingaggio?
Se possiamo parlare di “ingaggio” il mio primo lavoro
in questo ambito fu per una minuscola radio di Busto
Arsizio che si chiama Radio Studio 5. Insieme a un amico
BlogMagazine
33
Musica
A cura di: Francesco Lotta
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BlogMagazine
di mio fratello avevamo messo in piedi un programma
radiofonico di due ore in onda il mercoledì pomeriggio.
Era l’autunno del 1994, avevo 19 anni. Prima di allora
avevo tentato di accedere a Radio Reporter, una radio
molto ascoltata in Lombardia, Piemonte e Liguria. Il mio
provino comunque non andò bene e presero un altro.
Ricordo l’esperienza a Radio Studio 5 come se fosse
oggi. Ero emozionato e felice. Non prendevo una lira
anzi spendevo di tasca mia in benzina e autostrada
per andare fino agli studi di Busto, ma era comunque
l’Eldorado.
L’ingaggio di cui vai più fiero?
Mediaset. Nel settembre del 2000 sono stato ingaggiato
da RTI, una delle Società esercite da Mediaset. Per
circa un anno ho introdotto i programmi del mattino
di Italia Uno. Facevo “in voce” quel che Gabriella
Golia faceva in TV. In pratica insieme ad altri quattro
colleghi annunciavamo i programmi di Italia Uno. La
cosa bella è che eravamo in diretta, come alla radio
ma in TV. L’esperienza durò un anno, e per quel motivo
e molti altri che qui non spiegherei, è stato in assoluto
l’anno più bello della mia vita. Ricordo l’esperienza a
Italia Uno come pura esaltazione. Mi sentivo arrivato,
ero nel centro del mondo artistico a cui avevo sempre
aspirato. Mi faceva effetto essere negli stessi studi
dove si registrava La sai l’ultima, il Milionario di Jerry
Scotti, La ruota della fortuna allora condotto da Mike
Buongiorno. Eravamo tutti lì, ero fra i big, mi sentivo
l’eletto.
Cosa hai
Speaker?
studiato
per
diventare
Dopo una brillante maturità scientifica ottenuta in
6 anni e al costo di sforzi che definirei disumani, mi
sono iscritto a Scienze Politiche. Era il 1995. Avrei
desiderato fare Pubbliche Relazioni alla Iulm ma
in graduatoria, complice il 36 appena intascato,
arrivai penultimo su circa settecento pretendenti.
Un risultato di assoluto rilievo del quale vado ancora
oggi ironicamente fiero. Nel dicembre di quell’anno
subii l’amputazione della gamba destra in seguito a
un catastrofico incidente in motocicletta. Sebbene
quell’evento fosse stato ovviamente devastante per
il mio corpo e soprattutto per la mia psiche, ebbe il
pregio di strapparmi da quella condizione di studente
che non mi piaceva. Abbandonai subito e mi dedicai
al mio “lavoro” di conduttore radiofonico. A quel
tempo lavoravo per Radio Delta di Nerviano, Milano.
Nel 1998 ho frequentato il Corso di Dizione del CTA di
Milano. Il CTA (Centro Teatro Attivo) è stata la scuola
che più di tutte mi ha dato nell’ambito della mia
professione. L’anno successivo ho frequentato il corso
di predoppiaggio, l’anno dopo il corso di doppiaggio e
il successivo il corso di Recitazione a Microfono. Questo
quadrienno è stato il mio percorso formativo verso la
carriera di speaker e doppiatore pubblicitario. Oltre
al CTA, nel 2000 e nel 2001 ho pagato un importante
studio di registrazione di Milano affinchè mi affittassero
la sala per due ore alla settimana. Nel prezzo era
compreso anche un tecnico del suono e un direttore del
doppiaggio. Ho imparato più in quei due anni che nel
resto della mia vita. Era dura perchè dovevo sborsare
di tasca mia del danaro per imparare a fare una cosa
che molto probabilmente non mi avrebbe portato da
nessuna parte. Ma l’ostinazione, l’estremo desiderio,
un certo spirito di abnegazione e il culo (elemento
imprescindibile) mi hanno portato nell’Olimpo dei big
del doppiaggio pubblicitario. Comunque si è speaker
prevalentemente per inclinazione naturale e per
passione. E’ raro che sia una scelta ragionata ed è
praticamente impossibile diventarlo per altri motivi.
Non ci si può improvvisare speaker così come non ci si
può improvvisare pittori o pianisti o atleti. Come per
ogni altra disciplina, questa richiede studio, dedizione
e applicazione continua. Non ci sono altre strade né
penso ce ne saranno mai.
Quali sono gli step per una persona che
vuole diventare Speaker?
Come accennato poco sopra, io penso che si è un po’
speaker nell’anima. Ci deve essere una specie di piccolo
fuoco dentro, magari nascosto da qualche parte, ma è
indispensabile. Si deve avere un amore sconfinato verso
il mondo dei suoni. Si deve essere “uditivi” piuttosto che
visivi. Io posso dimenticare una faccia nel tempo che
impiego a mangiare un tramezzino ma non credo di poter
mai dimenticare una voce o un suono. Lo speaker è tale
anzitutto nelle orecchie, perchè ama ascoltare e prova
BlogMagazine
35
Musica
A cura di: Francesco Lotta
a ripetere. Da bambino mi divertivo a imitare le voci,
anche nel canto. Sapevo emozionarmi per una canzone,
catalogavo mentalmente i suoni e li facevo del tutto miei.
Presa coscienza di una naturale inclinazione, il
candidato speaker dovrebbe frequentare anzitutto un
corso di dizione per pronunciare le parole della lingua
italiana in perfetto italiano.
Nessuno di noi parla italiano perfettamente, tutti
tendiamo a pronunciare i fonemi della nostra lingua
come esito di un retroterra culturale e regionale non
divisibile dall’italiano stesso. Un lombardo pronuncerà
sempre male la vocale “e”, un toscano pronuncerà
la consonante “t” sempre più come “thi” in u suono
che sempre più “fi” che “ti”. Un calabrese infilerà una
sequenza infinita di “h” fra le parole, un sardo dirà
sempre male le “o” e raddoppierà inconsciamente
gran parte delle consonanti. Un romano non saprà mai
pronunciare bene il gruppo “gl”. Il corso di dizione ti
mette di fronte ai tuoi limiti, ti da l’opportunità di
scoprire dove sbagli, ti obbliga a studiare con precisione
chirurgica la pronuncia corretta della nostra lingua.
Il corso di dizione è l’abc del mestiere. Chi volesse
approfondire, può frequentare anche dei corsi di
doppiaggio e di recitazione. La recitazione risulta più
utile del doppiaggio perchè è più completa, il doppiaggio
è paragonabile ad una branca della recitazione. Il
doppiaggio pubblicitario è una specializzazione del
doppiaggio. Se tutti noi ascoltassimo bene le voci
degli spot alla radio e alla tv, scopriremmo che quel
modo di appoggiare le parole non è molto naturale! E’
una tecnica studiata, frutto dell’esercizio costante,
che porta noi speaker a parlare in modo deciso e
preciso, ci spinge verso un universo di suoni vagamente
innaturali ma indubbiamente belli e convincenti.
E’ un’alchimia riservata a pochi, per fortuna.
La pratica sul campo è l’ultimo elemento chiave della
filiera. Nessun pretendente speaker potrà esimersi
dall’esercizio al microfono, anche se già introdotto
nell’ambiente. Io stesso, che faccio lo speaker da 15
anni e ho 34 anni, quando torno dalle vacanze estive
sono un po’ impedito. I primi lavori al microfono non
sono belli come gli ultimi prima di andare via. La voce
è mal calibrata, non riesco mai a trovare quell’affinità
con le orecchie che invece di norma cerco a facilmente
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BlogMagazine
ottengo. L’esercizio deve essere costante e prolungato,
come per i musicisti di professione. Mai smettere, pena
una ripartenza piuttosto sofferta.
Ho letto dal tuo blog che hai costruito un
tuo personale studio di registrazione,
ce ne parli?
Il mio studio di incisione è la mia tana. Sebbene mi consideri
una persona piena di cose da dire, ragionevole e coerente,
felice della compagnia degli altri, la sensazione che
provo quando sono da solo nel mio studio è impagabile,
e allo stato attuale non la scambierei con niente.
All’età di 25 anni ho acquistato i primi materiali e li ho
impiantati nella mansarda della villetta dove vivevo coi
miei genitori. Il suono non era granchè, la mansarda
era un buon ambiente per registrare ma rimaneva
troppo riverberante. Un vero studio di registrazione
non deve essere solo silenzioso. Deve essere soprattutto
perfettamente anecoico. La parola “anecoico” significa
“privo di eco”.
L’eco e il riverbero sono effetti psicoacustici
dovuti al rifrangersi incontrollato delle onde
sonore contro le pareti e gli oggetti della stanza.
Dopo la mansarda, spostai il tutto in taverna. Lì feci
ricavare dal falegname di famiglia un microambiente
isolato nel sottoscala. Pensate che per circa 20 anni quel
sottoscala era stato adibito a scarpiera, immaginerete
l’odore che mi ha accompagnato nei primi mesi!
Comunque il sottoscala, seppure fosse più piccolo
di un ascensore monopersona, era praticamente
perfetto. Totalmente anecoico e parzialmente isolato
acusticamente. Nel 2005 ho acquistato casa, sono
andato a vivere da solo.
Lì ho messo a frutto le esperienze raccolte prima
con la mansarda e poi con la taverna, e ho fatto
creare un vero piccolo studio di registrazione. Non
ho mai lesinato sugli acquisti delle apparecchiature,
anzi ho sempre speso una valanga di denaro.
L’anno scorso ho acquistato una villa in provincia
di Milano, e qui ho dato davvero il massimo.
Ho fatto progettare il mio nuovo studio da una Società
che si chiama S-M di Pino Stillitano specializzata nella
BlogMagazine
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Musica
A cura di: Francesco Lotta
progettazione e realizzazione di studi di registrazione
e studi radiofonici. Ho scelto il meglio, perchè S-M ha
progettato e realizzato gli studi di Radio Deejay, di
Radio 101, di Radio 105 e moltissimi altri.
separano la sala di regia dalla sala di ripresa.
La sala di ripresa è l’ambiente più importante dei tre
perchè ospita il microfono. Il vero fulcro dello studio è
tutto lì.
Grazie alla professionalità degli ingegneri del suono e di
chi fisicamente ha realizzato lo studio, credo di poter
dire di essere l’unico speaker in Italia a possedere uno
studio personale così elegante e performante. Il mio
studio è attualmente composto da tre stanze. La prima
è adibita esclusivamente a “sala macchine”.
La sala di ripresa microfonica è TOTALMENTE isolata
dal mondo esterno attraverso degli artifici tecnici
che l’hanno resa veramente un mondo a se. E’ stata
costruita seguendo fedelmente il concetto di “box in
the box”.
Lì sono riposti tre computer Apple, un PC e un server.
Poi c’è la sala di regia, dove regna un’immensa scrivania
a forma di elle sulla quale troviamo due monitor, due
casse acustiche Genelec (lo stato dell’arte dei diffusori
professionali per studi di registrazione) un mixer
digitale Digidesign 003 Factory e una colonna attrezzata
zeppa di apparecchiature per correggere e migliorare
il suono.
Questa stanza che io chiamo “regia” è stata totalmente
isolata dal mondo esterno con controserramenti
insonorizzanti, pannelli speciali alle pareti, pavimento
rialzato e sospeso e in ultimo ogni parete è foderata di
una specie di stoffa tesa come un tamburo sotto la quale
c’è lana e svariati fogli di materiale fonoassorbente.
In terra ci sono delle “bass trap” ossia delle “trappole
per bassi”. Sono delle specie di grossi spugnoni che
servono a catturare le frequenze più basse dello
spettro sonoro e ad evitare che queste si rifraggano
incautamente contro le pareti della stanza.
La moquette è
così
come
le
38
ovunque
cornici
BlogMagazine
ed è
delle
blu elettrico
vetrate
che
In pratica la stanza che si vede non è altro che una
scatola leggermente più piccola della stanza che la
ospita, ed è letteralmente svincolata dalla vera stanza
in muratura. Immaginate una scatola da scarpe grande
che ospita in sospensione dentro di se una scatola da
scarpe più piccola.
Ecco la mia sala di ripresa. Lì c’è una grande scrivania, una
staffa microfonica profesisonale, un microfono Neumann
che da solo vale circa 3000 euro. A chiudere c’è un
pianoforte digitale, un monitor, un distributore audio al
quale sono attaccate due coppie di cuffie (la mia cassetta
degli attrezzi uditivi) e altri due diffusori Genelec.
In pratica un vero studio è isolato acusticamente
dal
mondo
esterno
ed
è
anecoico.
Quanto alla parte tecnica e di apparecchiature, il
discorso è talmente vasto ed articolato che affrontarlo
qui è quantomeno scoraggiante. Ma se qualcuno
desiderasse approfondire.. insomma io ci sono e
sono sempre disponibile a parlare di queste cose.
Qui posso limitarmi a dire che oggi, grazie all’uso
sistematico dei computer (nel mio caso esclusivamente
Mac) le apparecchiature hanno perso di importanza.
Si può impiantare un piccolo studio anche con un
computer portatile, una minuscola scheda audio e un
microfono decente, anche da 300 euro. Sotto questa
cifra non si può parlare di microfoni professionali.
Chiudo questa risposta parlando brevemente del mio
studio mobile. Da questa estate ho attrezzato la mia
automobile a studio di registrazione professionale.
Sembra assurdo e la cosa può far sorridere, ma vi prego
di credermi. Sfruttando appieno le nuove tecnologie,
ho dotato la mia auto delle ultime apparecchiature
professionali per la presa microfonica di qualità.
L’automobile è un ambiente per sua natura quasi
perfettamente anecoico. Se si riesce a trovare un
posto relativamente tranquillo, si può incidere. Io vado
sempre in vacanza in Toscana. Al mattino presto vado in
pineta, mi siedo dietro, accendo il Macbook, accendo
il preamplificatore microfonico, mi metto le cuffie,
scarico la posta da internet in HSDPA e incido i testi. Poi
li edito e li invio ai rispettivi clienti. In un paio d’ore
me la cavo, poi vado in spiaggia. E’ futuro, è magia, è
la mia vita!!!
Quali sono i fattori chiave che deve
avere un buon Speaker?
Per comodità, li sintetizzo in singole parole o brevi frasi:
1)
2)
3)
4)
5)
Dote naturale
Inclinazione naturale
Orecchio attento e critico
Nessun difetto di pronuncia, nemmeno piccolissimo
Dizione ottimale (si ottiene solo studiando)
6) Denaro proprio. Per la partenza occorrono anni e
non si guadagna un soldo
7) Sensibilità estrema al mondo della comunicazione
e al tessuto sociale nel quale siamo immersi e parte
integrante
8) Disponibilità al sacrificio ed eventualmente alla
delusione
9) Molta fortuna
Se pensate che sia esagerato, vi chiedo scusa
Probabilmente sono stato eccessivamente selettivo e
scoraggiante. Ma se pensate di avere queste qualità
e siete ancora giovani... fatevi avanti! Un giorno
potreste ritrovarvi con me in sala di registrazione per
il prossimo spot!!!
Dove ti possiamo ascoltare
attualmente?
La lista è lunga, per fortuna. Mi ascoltate ogni sabato
pomeriggio su Sette Gold nel programma “Manuel”. E’ un
rotocalco sul mondo dei motori con un taglio giornalistico
molto fashion che io conduco alla maniera di Nonsolomoda.
Mi ascoltate ogni giorno su Mya, canale del Digitale
Terrestre di Mediaset Premium. Io sono la voce
del programma “Mya Mag” che conduco insieme
a Claudia Cassani, voce ufficiale di Radio Deejay.
Mi ascoltate come voce dei video dei siti che
offrono contenuti multimediali, basta digitare il
mio cognome in Google e viene fuori il mondo!
Mi
ascoltate
come
voce
di
un’infinità
di
spot
alla
radio
e
alla
televisione.
Se mi chiamate sul mio numero privato, potete anche
ascoltarmi al telefono! :)
BlogMagazine
39
Mobile
A cura di: Claudia Baglioni
iPhone: una Gaming Console
Claudia Baglioni
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Studia Giornalismo presso l’università “La Sapienza” di Roma ed ama tutto
ciò che è tecnologia, con un occhio di riguardo al mondo Apple. Dal 2008 è
amministratrice di iSpazio.net, il sito italiano dedicato all’iPhone e all’iPod
Touch.
Blog: http://www.ispazio.net
Durante l’ultimo keynote organizzato da Apple Inc.,
che si è tenuto a San Francisco soltanto pochi giorni
fa, Steve Jobs, CEO della società californiana, oltre
ai nuovi prodotti, ha parlato ampiamente dell’iPhone
e dell’iPod Touch come console di gioco. I due
dispositivi, infatti, sono in grado di competere, senza
particolari difficoltà, con PSP e Nintendo DS, anche se
la maggior parte dei gamers non sarà d’accordo con
quanto appena affermato. Gli aspetti da tenere in
considerazione per poter provare la validità di un tale
paragone sono molteplici e di seguito trovate i relativi
approfondimenti.
E’ difficile ammettere che l’iPhone sia un apparecchio
completo, capace di intrattenere chi lo possiede grazie
alle tante funzioni che offre come è difficile capire per
quale motivo il fatto di essere un telefono elegante, un
ottimo lettore mp3 ed un accurato navigatore satellitare
escluda, a priori, l’eventualità che il melafonino possa
interpretare egregiamente anche il ruolo di console.
Associare il sostantivo smartphone al mondo dei
videogiochi non vuol dire necessariamente fallimento.
Non ci troviamo, infatti, di fronte all’nGage, il telefono
prodotto da Nokia che, nonostante i buoni propositi
e l’originalità del progetto, non riuscì ad ottenere
40
BlogMagazine
il successo sperato a causa di alcune scelte sbagliate
relative al mercato ed alla tecnologia impiegata. Nel
caso dell’iPhone, Apple ha saputo sapientemente
integrare più apparecchi in un unico dispositivo dotato,
oltretutto, di un aspetto terribilmente accattivante e
della tecnologia più avanzata del mondo.
Da un punto di vista prettamente economico, quello
a cui ha dato vita l’iPhone è un business senza
precedenti. Basti pensare che attualmente nell’App
Store sono disponibili oltre 21.180 giochi contro i
3.680 del Nintendo DS e i 607 della Sony PSP. Il costo
medio dei titoli sviluppati per le ultime due console
citate si aggira tra i $25 e i $40; il prezzo dei giochi
per iPhone parte da 0,99€ ed arriva, nei casi di titoli
importanti, a 7,99€. Un aspetto da non sottovalutare
è rappresentato anche dalla possibilità che viene data
agli utenti di provare i vari titoli prima di acquistarli:
nell’App Store, infatti, sono disponibili innumerevoli
versioni gratuite dei giochi che permettono al cliente
di testare il prodotto prima di procedere con l’acquisto
della versione completa.
Da un punto di vista più tecnico, sviluppare un gioco
per PSP o Nintendo DS comporta, spesso e volentieri,
l’acquisto di particolari kit di sviluppo il cui prezzo si
portatile a tutti gli effetti
aggira attorno alle decine di migliaia di euro e che, il
più delle volte, offrono pochi software di supporto per
chi decide di utilizzarli.
Al contrario, sviluppare un gioco compatibile con
lo smartphone californiano comporta spese davvero
irrisorie. Il developer, dopo essersi registrato sul sito
Apple, può aderire ad uno dei due programmi disponibili:
quello Standard, che costa $99, o quello Enterprise che
costa, invece, $299. Il primo programma è dedicato
agli sviluppatori singoli o a piccole società mentre il
secondo è rivolto alle software house che vantano 500
o più dipendenti e che vogliono ottimizzare i giochi di
loro proprietà per l’iPhone e per l’iPod Touch.
Tutto quello di cui necessita un developer è l’SDK,
ovvero un pratico kit per lo sviluppo, che gira solamente
sui Mac e che Apple distribuisce gratuitamente, grazie
BlogMagazine
41
Mobile
A cura di: Claudia Baglioni
al quale sarà possibile creare e testare, attraverso
l’iPhone Simulator, giochi ed applicazioni di ogni genere
in maniera guidata.
Una volta terminato lo sviluppo del gioco, il produttore
può distribuire la propria applicazione attraverso l’App
Store che, a differenza delle altre piattaforme, opera
online e si rivolge al mercato mondiale. Il ricavato di
ogni singola vendita verrà così ripartito: il 70% allo
sviluppatore e il restante 30% alla Apple.
Questo sistema di programmazione e distribuzione, che
permette a chiunque di dar vita ad un business proprio
senza dover passare attraverso noiose e lunghe pratiche
burocratiche, ha catturato l’interesse delle grandi
software house, come Gameloft, Electronic Arts, Taito
e ngmoco:), che, considerate le potenzialità - dovute
all’introduzione del supporto all’OpenGL|ES 2.0 - e la
popolarità dell’iPhone, hanno iniziato ad effettuare il
porting di giochi già esistenti o a sviluppare nuovi titoli
che offrono grafica ed effetti eccezionali.
Da un punto di vista pratico, i possessori di iPhone e iPod
Touch lamentano l’assenza di tasti fisici che consentano
loro di giocare comodamente. Questa mancanza, che
42
BlogMagazine
rappresenta la vera motivazione per la quale l’iPhone non
viene considerato una vera e propria console di gioco,
verrà sicuramente colmata dal mercato degli accessori
che, in forte espansione, metterà a disposizione dei
consumatori una serie di dispositivi da col
legare, attraverso il dock, all’iPhone e all’iPod Touch. In
rete come nei negozi, sono già disponibili alcuni accessori
in grado di estendere le funzionalità del telefono
tuttofare: troviamo volanti, ottimi aiuti per controllare
la propria auto in giochi come Real Racing, o joypad
esterni che, come vere e proprie custodie, vestiranno
l’iPhone e ci permetteranno di giocare al nostro titolo
preferito senza incontrare le difficoltà che, a volte, non
possono essere superate utilizzando semplicemente i
comandi touchscreen e l’accelerometro integrato.
Dunque, l’iPhone si sta rivelando un dispositivo completo,
quasi onnicomprensivo. E chi lo ha acquistato, credendo
di spendere una fortuna, si è reso conto che non si tratta
di un semplice telefono con qualche funzione in più ma
di una perfetta fusione di dispositivi - telefono, lettore
mp3, navigatore satellitare, console, fotocamera,
videocamera - ognuno dei quali è stato singolarmente
progettato e sviluppato in maniera impeccabile.
Visita http://www.ispazio.net
Internet
A cura di: Giovanni Taormina
Android : Ecco tutte le
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Giovanni Taormina
aka max299
Studente presso la facoltà di Economia, il tempo libero lo trascorre scrivendo per AndroidUp.com, blog del network iSayBlog! Ha una grandissima
passione per il mondo della telefonia mobile e per il web in generale.
Blog: http://www.androidup.com
Sono trascorsi circa 365 giorni dalla presentazione del
primo telefono cellulare, basato sulla piattaforma Open
Source, sviluppato in collaborazione con Google (23
Settembre 2008 – T-Mobile G1) e Android sembra aver
conquistato una buona fetta del mercato Mobile e non
solo. Dalla pubblicazione dell’ HTC Dream, conosciuto
oltreoceano col nome T-Mobile G1, i maggiori produttori
mondiali di telefoni cellulari (Nokia esclusa), si sono
sempre più avvicinati ad OS, in un certo senso incuriositi
dal progetto ma soprattutto perché alla base di tutto
ciò, c’è Google, il motore di ricerca più utilizzato dagli
utenti. L’ impostazione di Android, in un certo senso
ricalca la strada intrapresa da Apple, affiancando ad
una piattaforma stabile, basata sul kernel Linux, una
serie di servizi completamente integrati su Google,
come: GTalk, GMail, Google Maps, ecc. inoltre, per
favorire la diffusione delle applicazioni, è stato aperto
il cosiddettoAndroid Market, punto di incontro tra
sviluppatori ed utenti.
Dopo questo piccolo ritratto storico di Android,
andiamo subito a vedere quelle che saranno le
novità dei prossimi mesi. Iniziamo subito, parlando
di Motorola, il colosso americano che proprio in queste
giorni ha svelato al pubblico il suo primo smartphone
basato sulla piattaforma Google Android. Proprio lo
scorso 10 Settembre 2009, si è tenuto a San Francisco
– California, l’ ultimo evento Motorola, in cui è stato
presentato al pubblico il Motorola Dext (CLIQ per
gli utenti americani). Si tratta di un terminale molto
curato e con caratteristiche leggermente superiori
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rispetto agli attuali terminali Android in commercio.
Il terminale è dotato di un display HVGA touchscreen
da 3.1 pollici di diagonale, sensibilmente più piccoli
degli attuali Android, con una risoluzione di 320 x 480
pixel. Sulla parte frontale, troviamo solo tre pulsanti,
del tutto integrati con la scocca del terminale, si
tratta del tasto Home, sulla parte centrale, indietro ed
un tasto funzione ai due lati. Il telefono dispone inoltre
di una comoda tastiera fisica QWERTY con apertura a
scorrimento, oltre l’ormai classica tastiera virtuale. Sul
retro troviamo una discreta fotocamera con sensore
da 5 Megapixel con autofocus ma priva di flash, che ne
limiterà l’ utilizzo in condizioni di scarda luminosità.
Tra le novità più importanti di questo terminale,
trova un posto di rilievo la nuovissima interfaccia
grafica, completamente sviluppata da Motorola,
si chiamerà BLUR è darà un tocco di originalità e di
praticità al terminale.
BLUR rivestirà completamente Android, mantenendo gli
utenti in costante contatto con i propri amici, grazie
all’ integrazione con i social network più utilizzati,
come: Facebook, Twitter, MySpace, ecc. La seconda
novità che merita di essere menzionata è sicuramente
la batteria, uno dei punti deboli dei terminali di ultima
generazione. Col nuovo Dext, Motorola ha deciso di
introdurre le nuovissime batterie ai Polimeri di Litio,
abbandonando definitivamente le vecchie agli Ioni.
Il vantaggio di queste batterie non è indifferenze,
esse infatti garantiscono una maggiore autonomia,
mantenendo dimensioni piuttosto ridotte. Inoltre
novità
proprio per le proprietà chimiche dei polimeri, queste
possono essere modellate ed adattate facilmente alle
linee dei terminali. Il telefono dovrebbe iniziare ad
essere commercializzato dagli operatori telefonici, a
partire dal prossimo mese di Ottobre, il prezzo è ancora
da definire.
grado di garantire un’ autonomia di ben 22 ore in
riproduzione audio e 7 in riproduzione video. L’anima
dell’ internet tablet, è costituita dalla piattaforma
Open Source, Google Android, in grado di adattarsi
con estrema facilità a tutti i dispositivi. Il gioiellino è
disponibile sullo shop online di Archos in due versioni:
da 32 GB a €299,99 e da 160 GB a €349,99.
Proprio in questi giorni, è stata anche ufficializzata
la commercializzazione di uno dei più interessanti
rivali dell’ iPod Touch, stiamo parlando dell’ Archos 5
Internet Tablet. Si tratta di un Tablet dalle dimensioni
ridotte ma con caratteristiche tecniche che lasciano
a bocca aperta. Dotato di un ampio display TFT
A scaldare ancora di più l’atmosfera, ci pensa LG
Electronics, uno dei maggiori produttori mondiali
di telefoni cellulari. Il produttore sud-coreano si è
interessato fin da subito alla piattaforma Android
ma, solo in questi giorni è stato svelato il primo
touchscreen da 4.8 pollici di diagonale a 16 milioni di
colori ed una risoluzione di 800x480 pixel, consente una
buona visione sia dei video che delle pagine web. La
memoria interna va da 8 a 32 Gigabyte con possibilità
di espansione tramite slot microSD. Sono tuttavia
disponibile le versioni con Hard Drive con una memoria
che va dai 160 ai 500 Gigabyte.
terminale nel corso dell’ IFA, tenutosi a Berlino dal 4
al 9 Settembre 2009. Si chiamerà LG GW620 Etna, si
conosce molto poco su di esso, possiamo solo dire che,
avrà una tastiera full QWERTY a 5 linee, col tastierino
numerico in prima funzione, un display da 3 pollici ed
una fotocamera di almeno 5 megapixel con autofocus,
priva di flash.
L’ Archos 5 Internet Tablet consente di riprodurre video
in alta definizione, supportando lo standard 720p.
La connettività dati è garantita dal Wi-Fi 802.11
b/g/n in grado di raggiungere velocità fino a
125 Mbps, il sempreverde Bluetooth 2.0, oltre
l’utilissimo trasmettitore / ricevitore FM con supporto
RDS (Radio Data System).
La commercializzazione di quest’ ultimo dovrebbe
essere prevista per il quarto trimestre del 2009.
Con molta probabilità, riusciremo a vederlo
negli scaffali, a partire dalla metà di Ottobre.
Questi sono solo alcuni dei terminali Android che a
breve affolleranno il mercato della telefonia mobile,
tra la fine del 2009 e gli inizi del 2010, sarà in atto una
entusiasmante rivoluzione tecnologia, grazie ai nuovi
terminali dotati di potenti processori da 1GHz, non ci
resta che aspettare!
Cos’ come il Motorola Dext, anche in questo terminale
viene utilizzata una batteria ai Polimeri di Litio in
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Cinema
A cura di: Giovanna Gallo
Giovanna Gallo
Bio >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
aka Gioska
Lavora da un anno per Bianqo, un’ agenzia di comunicazione, come responsabile editoriale, blogger esperta di costume, cinema e tv, social-attivissima, ironica e attenta.
Blog: http://blogposh.com
E’ bastato una parola, acquisizione, perché tutti si
immaginassero Spiderman con le orecchie di Topolino e
Wolverine impegnato a inciuciare con la Sirenetta.
della Marvel Entertainment capitanata da Stan Lee, si
portano a casa 30 dollari in contanti più 0,745 azioni
Disney per ogni titolo detenuto.
Forse, per gli addetti ai lavori, l’acquisto della casa di
produzione Marvel da parte della Disney significa azioni
che si tramutano in soldi, ma per i comuni mortali che
saggiano le potenzialità dei due colossi solo a prodotto
finito dentro a un cinema, non è ben chiaro cosa accadrà
da adesso in poi.
Dal canto suo, Disney si appropria dei diritti di alcuni
dei personaggi più famosi della Marvel, tra cui Uomo
Ragno e X-men.
La Disney ha il suo bel da fare per stare al passo con
i tempi: sforna un giorno si e l’altro pure personaggi
canterini che sono la gioia delle ragazzine (Hannah
Montana, High School Musical, Camp Rock e adesso uno
serial tutto dedicato ai Jonas Brothers), li piazza sul
mercato, organizza musical, spettacoli, red carpet,
pulisce a fondo l’immagine di questi poveri adolescenti
condannati a rimanere sempre tali, asessuati e
ingenui.
Stan Lee ha fatto capire in modo palese la sua
soddisfazione: “Per me, diventare Disneyficato non
è una brutta cosa. Voglio dire, guardate a film come
Pirati dei Caraibi: la Disney sa come fare i film. Sanno
come realizzare personaggi ricchi e penso che i fan, se
ci penseranno, saranno molto felici.”
I ragazzini hanno ben poco da godersi, a parte le grazie
di Vanessa Hudgens. In molti hanno voluto vedere, in
questa transazione da ben 4 miliardi di dollari, una
sorta di affannosa ricerca di stabilità ed equilibrio da
parte della Disney, che, intanto, si accaparra ciò che
più mancava alla sua scuderia: super-eroi.
Per fare un discorso gretto e materialista, gli azionisti
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Scambio equo e tutti felici, almeno a quanto traspare
dalle dichiarazioni a caldo dei protagonisti.
Anche Ike Perlmutter, amministratore delegato della
Marvel, non lesina positive considerazioni sull’affair:
“La Disney è la casa migliore che i nostri eroi potessero
trovare”. E se lo dice lui, che manterrà ben saldo il
suo posto all’interno della nuova squadra e che quindi
godrà di tutti i benefici della nuova sistemazione,
bisogna fidarsi.
Corre voce che, all’interno della stessa Marvel, fossero
davvero in pochi a sapere dell’acquisizione.
E fu cosi che Wolverine
incontrò topolino
Mark Millar, fumettista e sceneggiatore storico, ha
affermato in un’intervista di non avere la minima idea
di cosa stesse succedendo e, come lui, tanti altri hanno
festeggiato con una doccia fredda il cambiamento di
status.
Far parte della scuderia Disney, con un gigante come
Topolino alle spalle, peserebbe anche alle case di
produzione più quotate: non resta che vedere cosa
succedera sul piano pratico.
bene a un casa di produzione che sarà pure milionaria e
leggendaria, ma che risente pur sempre del peso degli
anni.
Quelli più pratici invece, sostengono che i mezzi
(limitati, in confronto a quelli della Disney) della Marvel,
saranno rivalutati e limati. Un piano di marketing ben
ragionato, insomma, e poco contano quei quattro
miliardi dell’acquisto sganciati lo scorso 31 Agosto:
l’importante è il dopo.
E sono soprattutto i fan Marvel ad aspettare questo
responso.Sceneggiatori, fumettisti e disegnatori non
fanno altro che ripetere da giorni che lo spirito della
casa di produzione e dei personaggi non sarà tradito in
nome di questa o quella politica disneyana.
Che pure si farà sentire, come in molti già pensano.
A monte, si cercano ancora le motivazioni: economi,
fini intellettuali, esperti del settore o semplici fan, tutti
lì a chiedersi perché Marvel e perché adesso.
I più cattivelli insinuano che a guadagnarci sarà
soprattutto la Disney, diversamente da come si potrebbe
pensare: rilanciare la propria immagine non può che far
La Marvel esiste ancora? Sarà ancora la stessa società di
un tempo, quella nata nel 1939 da un’idea dell’editore
newyorkese Franc Torpey e poi creatrice di super-eroi
senza età come Hulk e Capitan America?
Domande che si associano ad altre più irriverenti:
Topolino accoglierà volentieri quel ragazzaccio di
Wolverine a casa sua? E gli altri, finiranno tutti a
Topolinia, in fondo al mar, in una zucca o a far le trecce
a Pocahontas?
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