lezioni cristiane

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LEZIONI CRISTIANE
(San Francesco)
…Francesco doveva essere un eccellente maestro e direttore dei suoi discepoli.
Li avvertiva, specialmente, di non temere le tentazioni.
“Nessuno, diceva, può ritenersi vero servo di Dio se non ha provato molte
tentazioni. E la tentazione vinta è come un anello di promessa, che Dio dona
all’anima”.
Altre volte ritornava ai suoi pensieri favoriti sull’ufficio che avevano i demoni,
di gastaldi di Dio.
“Frate Bernardo di Quintavalle, egli dichiarava, è visitato dagli spiriti più
scaltri dell’inferno, che cercano di farlo cadere, come una stella cade dal cielo. Per
tale ragione il nostro fratello al presente è tormentato ed oppresso: ma quando si
avvicinerà per lui l’ora della morte, la tempesta si calmerà e sarà in lui grande
pace!” (cfr. 2 Cel n. 48). Infatti, così avvenne.
Negli ultimi tempi della sua vita, l’anima di frate Bernardo si trovò affatto
libera dalla materia e, secondo l’espressione di frate Egidio, “prendeva il nutrimento
nell’aria come le rondini”. Ora per venti giorni, ora per un mese intero, come dicono
i Fioretti, stava solo sulle cime dei monti altissimi, contemplando le cose celestiali. E
sul punto di morire, disse ai frati che gli stavano intorno: “Per mille mondi uguali a
questo io non vorrei aver servito altro Signore, che il nostro Signor Gesù Cristo!”, e
tutto splendente di letizia sovrumana passò dalla presente vita alla vita beata degli
angeli(cfr Fioretti, cc.6,28).
Anche un altro dei primi discepoli, frate Rufino, fu tormentato da gravi
tentazioni. Queste prendevano in lui la medesima forma che nel maestro: “Il demonio
gli metteva
in cuore che era dannato,
e che avrebbe perso ciò che faceva
nell’Ordine”.
Una volta gli apparve in forma di crocifisso, e gli disse: “O frate Rufino,
perché ti affliggi in penitenza e in orazione, tanto tu non sei predestinato alla vita
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eterna. E credimi, io so chi ho eletto e predestinato e non credere al figlio di Pietro
Di Bernardone se ti dicesse il contrario, poiché lui è ancora tra i dannati, e chiunque
lo segue sarà condannato con lui per sempre all’inferno! Dunque non gli chiedere
consiglio e non gli dare più ascolto in nulla!”
Udite queste parole frate Rufino cominciò ad essere così ottenebrato dal
principe delle tenebre, che già perdeva ogni fede e amore che egli aveva avuto per
san Francesco; se ne stava seduto chiuso nella sua celletta, col viso arcigno, non
volendo più né pregare né andare agli uffici dei frati.
A che pro tutto questo se, in tutti i modi, non doveva aspettarsi che il fuoco
eterno e la compagnia dei diavoli?
Invano Francesco mandò frate Masseo a chiamarlo, poiché egli gli rispose,
rimbrottando: “Che ho io a fare con frate Francesco?”
Allora Francesco stesso si mise in cammino, per salvare il suo frate Rufino
dalle tenebre in cui era immerso.
Vedendolo da lontano, Francesco cominciò a gridare: “O frate Rufino
cattivello, a chi hai tu creduto?”
E giungendo da lui, gli mostrò chiaramente che colui che gli era apparso era il
demonio e non Cristo. Poi gli disse: “Quando il demonio ti dicesse più: tu sei
dannato, così gli risponderai: Apri la bocca, perché io vi ci cachi. E questo ti sia il
segnale che egli è il demonio e non Cristo: dato che gli avrai tale risposta subito
fuggirà! Anche da questo dovevi accorgerti che era il demonio, perché ti indurì il
cuore ad ogni bene e questo è proprio il suo ufficio, ma Cristo benedetto mai non
indurisce il cuore dell’uomo fedele, secondo ciò che dice per la bocca del Profeta: Io
vi toglierò il cuore di pietra e vi darò il cuore di carne!”
Allora frate Rufino avendo compreso come era stato ingannato cominciò a
piangere fortissimamente e, gettandosi ai piedi di Francesco, di nuovo si abbandonò
tutto al maestro.
(G. Joergensen, San Francesco d’Assisi, ed. Porziuncola pp. 281 ss.)
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