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dell’imprenditoria. Anche in questi tempi non facili siamo in grado di aprire cantieri di futuro, facendo la nostra parte, con spirito di servizio, a favore della creatività dell’imprenditoria agricola. Il Consigliere Ecclesiastico del Friuli Venezia Giulia, don Paolo Bonetti, a nome dei presenti, ringrazia il Direttore Regionale e la Federazione per l’accoglienza riservata ai Consiglieri Ecclesiastici e per la interessante offerta formativa proposta. La giornata si è conclusa a Maratea, accompagnati dalla signora Antonella Serise, responsabile dell’Ufficio di zona (Lagonegro, Latronico, Agromente, Maratea, Trecchina, Lauria). Con l’esposizione del signor Antonio, guida locale a nostra disposizione, abbiamo scoperto la costa del Mar Tirreno in uno scenario di marine, di straordinaria bellezza. Un paesaggio di scogliere, di coste frastagliate, di baie naturali, di piccole spiagge e di grotte. Una vera perla delle coste italiane. Dal monte S.Biagio abbiamo potuto ammirare una veduta panoramica incantevole, con vista su Policastro e Sapri. Sul monte abbiamo visitato il tempio-santuario dedicato al vescovo martire S.Biagio e la statua del Redentore che per la grandiosità (mt 21) occupa il primo posto tra i monumenti in Europa. Giovedì 30 giugno. I partecipanti, prendendo l’aereo o con mezzi propri, sono ritornati nelle rispettive sedi con negli occhi e nel cuore la bella visita compiuta. Nella terra di Basilicata, dagli antichi richiami, intrecciati di storia e di civiltà, un territorio incantato fatto di fiumi, di monti, di mare, di campagne, in uno scenario paesaggistico e naturalistico, di rara bellezza, abbiamo conosciuto e gustato i prodotti locali secondo le ricette tradizionali. Un’esperienza felice nel contesto dell’agricoltura lucana in grande fermento. Il confronto e il dialogo con i dirigenti è stato costruttivo e si è sviluppato nell’incontro con diverse e articolate esperienze della produzione, della trasformazione e della partecipazione allo sviluppo delle popolazioni rurali di questo territorio. Don Paolo Bonetti Consigliere Ecclesiastico Regionale Friuli 16 IN QUESTO NUMERO EDITORIALE NEWS • Nuovi Consiglieri Ecclesiastici • Consulta dei Consiglieri Ecclesiastici Regionali BACHECA • Giornata Mondiale della Pace 2012 DOSSIER Atti Workshop LA TERRA: GREMBO CHE ACCOGLIE E NUTRE Rocca di Papa 17 settembre 2011 • • • • Introduzione - Padre Renato Gaglianone Intervento S. E. Mons. Marcello Semeraro Intervento Dr. Sergio Marelli Intervento Presidente Dr. Sergio Marini APPENDICE • Verbale Viaggio Studio Cons. Ecclesiastici Regionali Basilicata 27—30 giugno 2011 2 Mercoledì 29 giugno. Nel Parco Nazionale del Pollino, a Episcopia, in provincia di Potenza, abbiamo visitato il Pastificio “Pasta-Pasta” che ci ha permesso di osservare i moderni processi produttivi, le fasi di lavorazione e la ricerca della qualità e genuinità dei prodotti, nel rispetto della tradizione (lasagne, tagliatelle, scialatielli, fusilli ecc). Successivamente abbiamo visitato la Cooperativa Agrocarne ad Agromonte Magnano, comune di Latronico, alle falde del Parco Nazionale del Pollino. In questa Azienda, con 25 dipendenti, viene curato l’allevamento, la macellazione e la lavorazione delle carni dei suini. Abbiamo constatato come l’Azienda opera, applicando una attenta scelta dell’alimentazione degli animali e una selezione accurata delle carni. Ne è seguita la degustazione dei lavorati tipici (salsicce, filetto, prosciutto, capicollo, soppressata, mortadella, salame, pancetta). A Mezzogiorno, nella Parrocchia di S.Antonio, di cui è parroco il consigliere ecclesiastico della Basilicata. Abbiamo celebrato la S.Messa, presieduta da Mons. Giovanni Ricchiutti, arcivescovo di Acerenza, delegato episcopale della Regione Basilicata per i problemi sociali e del lavoro. L’arcivescovo ci ha aiutato a riflettere sul valore del lavoro e il suo genio creativo, il valore di una cittadinanza responsabile fra città e campagna, fra tradizione e innovazione, fra professionalità e sviluppo all’interno di istanze etiche legate alla scuola sociale cristiana. Anche se l’agricoltura è in continua evoluzione, ha concluso il presule, non può cambiare la visione sana e cristiana dell’uomo, della famiglia, dei valori morali che proietta l’intraprendere oltre l’economico. Nel pomeriggio abbiamo visitato nel Parco Lagonegro, Val d’Agri, sul monte Serino, in comune di Nemoli, l’esperienza dell’Associazione allevatori, guidata dal Presidente Diotanti Giuseppe Antonio, che con un centinaio di animali, producono latte per la trasformazione del formaggio caciocavallo podolico. Il direttore provinciale regionale dott. Giuseppe Brillante, nel salutarci, ha ricordato come Coldiretti da sempre ha legato la sua esistenza ai lavoratori della terra, dando voce e sostegno alle loro battaglie per politiche agricole a favore 15 sionata illustrazione del lavoro e della qualità imprenditoriale e strategica dell’Azienda. In mattinata siamo arrivati all’ex abbazia di Montescaglioso, ospiti del sindaco Giuseppe Silvaggio. Guidati da Angelo, guida molto preparata, abbiamo visitato i chiostri e la chiesa abbaziale. Una splendida struttura benedettina dedicata a S. Miche Arcangelo fondata nella seconda metà dell’XI secolo. La comunità monastica raggiunse la sua massima estensione nel 13 secolo. I monaci lasciarono Montescaglioso nel 1784, trasferendosi a Lecce nel collegio dei Gesuiti. A Scanzano Jonico siamo stati ospiti di Scarnato Nunzio, che svolge anche la funzione di Presidente della Coldiretti di Scanzano Jonico. In questa Azienda si producono e commercializzano prodotti ortofrutticoli, dalla pianta al cestino. Arance, fragole, pesche, albicocche, ciliegie, clementine, fanno la storia di questa giovane Azienda di Nunzio e della famiglia. Il pomeriggio l’abbiamo dedicato a conoscere la città di Tursi, con il suo ricco patrimonio storico che custodisce memorie del tempo passato. Passeggiando fra le viuzze di Tursi ci ha permesso di comprendere la bellezza e la profondità della parte più antica di questa città, denominata Rabatana che poggia su una roccia arenaria, sede vescovile della Diocesi di Tursi-Lagonegro, al centro di una vallata tra il fiume Sinni e il fiume Agri. Abbiamo visitato il Duomo, luogo di culto, colpito da un devastante incendio e restaurato recentemente; la collegiata di S.Maria Maggiore in Rabatana, risalente al X secolo, dove si trova un trittico di pregevole valore artistico, risalente alla scuola di Giotto, la cripta con un presepio in pietra del XVI secolo, gioiello di grande valore artistico. La giornata si è conclusa con la celebrazione della S. Messa, presieduta dal vescovo di Lagonegro- Tursi, Mons Francesco Nolè, nel santuario S.Maria di Anglona. Questo storico e antico luogo di culto è un monumento nazionale tra i più importanti della Basilicata, elevato a Pontificia Basilica Minore. Il rettore Padre Xavier Zorzi ci ha illustrato questo tempio a croce latina e con navata centrale. La chiesa è consacrata alla Vergine Maria la cui statua di legno fu portata nella chiesa dai fedeli sfuggiti alla furia degli iconoclasti. 14 EDITORIALE 2012-2013 “anno della fede” Il prossimo 11 ottobre 2012, 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vat. II, inizia l’anno della fede. Un anno di riflessione e approfondimento della prima delle tre virtù teologali. Un anno indetto da Benedetto XVI in considerazione del fatto che: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune”. E’ importante, invece celebrare in maniera degna e feconda questo anno della fede perché “la riflessione sulla fede aiuti tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo”. Il Papa ricorda che già Paolo VI aveva indetto un anno speciale della fede, a due anni della chiusura del Concilio nel 1967, sottolineando che il rinnovamento passava anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti. Il Pontefice collega questo percorso ecclesiale a quello della nuova evangelizzazione, strettamente legato alla missione della Chiesa: “l’amore di Cristo che colma i nostri cuori ci spinge ad evangelizzare”. scrive infatti il Papa. La nuova evangelizzazione, ricorda Benedetto XVI, è un supporto alla fede, perchè essa “cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”. Il Santo Padre invitando i “Confratelli Vescovi” ad unirsi “al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede”, ne sottolinea il valore ecclesiale. E’ la Chiesa nel suo insieme che è chiamata a confessare la fede “in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza”. Pienezza e convinzione che sarà alimentata attraverso : “intensificare la celebrazione della fede nella 3 liturgia, e in particolare nell’Eucaristia e la ricoperta del Credo”. Un percorso per la conoscenza sistematica dei contenuti della fede attingerà, suggerisce il Papa al Catechismo della Chiesa Cattolica, “sussidio prezioso e indispensabile”. Luogo privilegiato comunque, per questo “cammino”, è “nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perchè ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre”. A conclusione del Motu proprio Benedetto XVI apre ad una nuova enciclica, dopo quelle sulla carità e sulla speranza, infatti scrive: “la fede senza carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio”. Con San Paolo richiama: “Sostenuti dalla fede, guardiamo con speranza al nostro impegno nel mondo, in attesa di ‘nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia’” (2Pt 3,13; cfr Ap 21,1). Padre Renato Gaglianone 4 coinvolgerà direttamente le Diocesi che compongono la metropolia di Ancona – Osimo: Fabriano – Matelica, Iesi, Loreto e Senigallia. Ha ricordato il rapporto tra Eucaristia e i “cinque ambiti della vita quotidiana, individuati a Verona: affettività, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza”. Accompagnati dalla guida sig.na Valeria, della Cooperativa Policoro, abbiamo incominciato il nostro itinerario alla conoscenza della città, che maggiormente definisce la Basilicata, Matera. Unico e straordinario è l’impianto urbanistico della città, patrimonio dell’Unesco, paesaggio che racconta e che testimonia una città di pietra, con case di pietra, con la sua storia e con la sua durezza di vita, con i suoi vicoli e con i suoi corridoi, testimoni delle sue pietre che si sono fatte cultura e civiltà. Toccante e coinvolgente è stato l’incontro con la devozione popolare coincidente con la festa della Madonna della Bruna. Con la popolazione e con Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera e Irsina, abbiamo celebrato nella Cattedrale, il S. Rosario e la S. Messa. Una festa che rivela, come un popolo, diventa protagonista di pubblica testimonianza di fede. Abbiamo capito come questa spiritualità e questi giorni di preparazione sono attesi durante tutto l’anno, sapendo rappresentare il cuore e la tradizione popolare. Non meno importante è anche l’aspetto folcloristico e turistico di questa manifestazione. Martedì 28 giugno. Ospiti dell’Azienda agricola Fratelli Quarto, abbiamo ricevuto il benvenuto dal titolare e Presidente della Federazione, dott. Piergiorgio Quarto, che ci ha illustrato la filiera regionale e diversificata della produzione agricola lucana: i cereali, l’ovino-caprina, vitivinicola, ortofrutticola e zootecnica. Interessante la descrizione della filiera dell’olio, la tecnica della potatura meccanizzata, gli scuotitori automatici…in vista di un prodotto di qualità, della sua rintracciabilità, della sicurezza alimentare. Una azienda con dieci mila piante, 150 ha sulla collina materana, mercato non solo a livello locale dei propri prodotti: dall’olio extra vergine di olive biologiche al vino ottenuto esclusivamente da uve aglianico; dalla pasta prodotta con grano duro biologico ai legami di varietà locali (ceci, cicerchie, lenticchie). Padre Renato ringrazia il Presidente per la dettagliata e appas13 clesiastici della Coldiretti, esaltando le peculiarità dell’agricoltura lucana, l’identità dei prodotti locali, l’unicità del territorio. Coldiretti, ha ribadito il dott. Quarto, da sempre ha prestato attenzione alla cultura contadina che è cultura del rispetto dell’ambiente e partecipazione al progetto di sviluppo del mondo rurale. Gli imprenditori agricoli lucani sono coscienti di essere protagonisti di quella responsabilità sociale da cui parte il rinnovamento dell’agricoltura nel mondo globalizzato ma anche di servizio al Paese. La presenza dei Consiglieri Ecclesiastici è una conferma che l’eredità culturale di Coldiretti da sempre è incentrata sull’uomo e sulla scuola dei valori, legati alla scuola sociale cristiana. Il Consigliere ecclesiastico regionale, don Antonio Allegretti, ci ha dato il suo benvenuto, illustrandoci la tenacia del popolo lucano, la profonda e millenaria storia religiosa vissuta dalla popolazione, le manifestazioni pubbliche della liturgia cristiana con i suoi linguaggi popolari e suggestivi, come la festa di S.Gerardo a Potenza e la festa della Madonna della Bruna a Matera. Don Antonio ci ha augurato di percorrere la Regione con la curiosità e il desiderio di seguire la via dei paesi e delle campagne, nelle quali il mondo contadino è presente con quell’anima, impregnata di malinconia e di antica saggezza, che raccoglie i segni tangibili della memoria, con le sue tradizioni, dove il tempo che scorre, però, non nasconde le istanze sociali ed economiche dei nostri giorni. Il Consigliere Ecclesiastico Nazionale Padre Renato, ringrazia i dirigenti per l’accoglienza e per il nutrito programma offerto all’attenzione dei Consiglieri Ecclesiastici. Ricorda ai presenti il convegno nazionale dei Consiglieri Ecclesiastici, che si terrà ad Ancona nell’ambito del venticinquesimo Congresso Eucaristico Nazionale. In particolare presenta la giornata del 9 settembre con il suo programma specifico dedicato a: “Eucaristia Terra, Cibo”. Il Consigliere Ecclesiastico Regionale delle Marche, Branchesi don Giuseppe illustra brevemente i giorni dedicati all’evento del Congresso Eucaristico, invitando i presenti a inserirsi nel cammino proposto dalla Chiesa italiana. Illustra la configurazione territoriale del Congresso Eucaristico, che 12 NUOVI CONSIGLIERI ECCLESIASTICI BANDERA MONS. MARIO Consigliere Ecclesiastico Provinciale Vicolo Canonica, 3/b 28100 NOVARA VANNELLI DON PIERO Consigliere Ecclesiastico Provinciale Parrocchia S. Biagio in Cascheri Via Don Minzoni, 9 51100 PISTOIA BIANCALANI DON LEONARDO Consigliere Ecclesiastico Diocesano Parrocchia S. Giacomo Via G. Marconi, 2 57039 RIO NELL’ELBA MAZZEGA DON RUGGERO Consigliere Ecclesiastico Provinciale Parroco S. Bartolomeo Apostolo 33080 ROVEREDO IN PIANO MARONGIU Mons. Salvatore Consigliere Ecclesiastico Regionale Parrocchia Maria Vergine Immacolata Corso Umberto, 17 09074 GHILARZA 5 Viaggio di studio Consiglieri Ecclesiastici Regionali Basilicata 27giugno – 30 giugno 2011 Sono presenti : Consigliere Nazionale (Gaglianone Padre Renato), Abruzzo (Miccoli don Carmine), Basilicata (Allegretti don Antonio), Friuli Venezia Giulia (Bonetti don Paolo), Lazio (Carlotti don Paolo e Bruschini don Francesco), Liguria (Arrigoni don Italo), Lombardia (Vezzoli don Claudio), Marche (Branchesi don Giuseppe e Branchesi don Natale), Puglia (Macculi don Nicola), Sardegna (Marongiu mons. Salvatore e don Ignazio Sanna), Sicilia (Di Stefano don Michele), Toscana (Gerini don Gabriele), Veneto ( Marcello don Carlo). Sono assenti giustificati: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta. La Consulta dei Consiglieri Ecclesiastici Regionali si svolgerà a Roma il 18 e 19 gennaio 2012 presso la Casa Bonus Pastor via Aurelia 208 - . Nell’accogliente regione di Basilicata, posta nel cuore dell’Italia meridionale, aperta per brevi tratti a sud ovest sul mar Tirreno e sul mare Jonio a sud est, terra di paesaggi incantati, di vigneti, di uliveti, di boschi, cerniera tra la Puglia, la Campania e la Calabria, si è compiuto il viaggio di studio dei Consiglieri ecclesiastici regionali. La visita è iniziata, partendo dal Parco della Murgia Materana, uno straordinario territorio circondato da vasti campi di cereali e uliveti. Nell’antica masseria del Parco della famiglia Di Palma, era previsto il punto di incontro dei consiglieri ecclesiastici regionali che provenivano in aereo o in macchina da tutte le regioni d’Italia. Sulle colline materane presso l’Azienda agrituristica “Le Matinelle” situata tra il colle Timmari e il Monte Picciano, è iniziato il viaggio di studio in un ambiente dominato dal verde e dal silenzio, che ci ha offerto uno spaccato affascinante del paesaggio agricolo lucano. Lunedì 27 giugno. Ad accoglierci c’erano il direttore provinciale e regionale dott. Giuseppe Brillante e il presidente dott. Piergiorgio Quarto, che ci hanno dato il benvenuto e hanno esposto il programma del viaggio. Il Presidente ha espresso l’onore di ospitare i Consiglieri Ec- 6 11 GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2012 Il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto il seguente tema per la celebrazione della 45ª Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° gennaio 2012: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Il tema entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo. Risulta quindi un dovere delle presenti generazioni quello di porre le future nelle condizioni di esprimere in maniera libera e responsabile l’urgenza per un “mondo nuovo”. La Chiesa accoglie i giovani e le loro istanze come il segno di una sempre promettente primavera ed indica loro Gesù come modello di amore che rende «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). I responsabili della cosa pubblica sono chiamati ad operare affinché istituzioni, leggi e ambienti di vita siano pervasi da umanesimo trascendente che offra alle nuove generazioni opportunità di piena realizzazione e lavoro per costruire la civiltà dell’amore fraterno coerente alle più profonde esigenze di verità, di libertà, di amore e di giustizia dell’uomo. Di qui, allora, la dimensione profetica del tema scelto dal Santo Padre, che si inserisce ne solco della “pedagogia della pace” tracciato da Giovanni Paolo II nel 1985 («La pace ed i giovani 10 7 camminano insieme»), nel 1979 («Per giungere alla pace, educare alla pace») e nel 2004 («Un impegno sempre attuale: educare alla pace»). I giovani dovranno essere operatori di giustizia e di pace in un mondo complesso e globalizzato. Ciò rende necessaria una nuova “alleanza pedagogica” di tutti i soggetti responsabili. Il tema preannuncia una preziosa tappa del Magistero proposto da Benedetto XVI nei Messaggi per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, iniziato nel segno della verità (2006: «Nella verità la pace»), proseguito con le riflessioni sulla dignità dell’uomo (2007: «Persona umana, cuore della pace»), sulla famiglia umana (2008: «Famiglia umana, comunità di pace»), sulla povertà (2009: «Combattete la povertà, costruire la pace»), sulla custodia del creato (2010: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato») e sulla libertà religiosa (2011: «Libertà religiosa, via per la pace»), e che ora si rivolge alle menti e ai cuori pulsanti dei giovani: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». (www.chiesacattolica.it) • 8 Verbale Viaggio di Studio Consiglieri Ecclesiastici Regionali Basilicata 27—30 giugno 2011 Il problema non coinvolge solamente il mondo della produzione. Perché anche il mondo della ricerca e quello dell’informazione spesso condizionati dai soldi - vanno a sostenere scientificamente dei dati non veritieri, come nel caso degli OGM. Riprendendo le considerazioni di Padre Renato, è importante sottolineare che questo dibattito è stato vissuto e portato avanti anche all’interno della Chiesa. Coldiretti ha accolto con piacere i numerosi interventi del Santo Padre e del Cardinale per riaffermare una verità. Ciascuno, in base alle proprie responsabilità, dovrebbe portare avanti una parte della “battaglia”. Coldiretti, come forza sociale ed imprenditoriale, può assolvere questo compito attraverso una denuncia coraggiosa – degli OGM, delle multinazionali – che poi venga anche supportata con forza dai fatti. Coldiretti ha inoltre la consapevolezza di poter vivere questi incontri con l’orgoglio di chi ha intrapreso un percorso e lo sta portando avanti con la massima serietà, avendo ben chiara la responsabilità che il mondo lo si cambia tutti insieme. Grazie a voi tutti. * Presidente Nazionale Coldiretti XXVIII essere quello di far apprezzare una fetta di prosciutto non soltanto per le calorie, le proteine o per il sale in meno che contiene al suo interno ma anche perché quella fetta racconta un pezzo di storia di un territorio, le sue abitudini. E’ evidente che il mondo dei produttori - e pertanto il modello di produzione - dovrà far sì che tale obiettivo venga il più possibile sostenuto dal punto di vista sociale, economico ed ambientale. Ad esempio, se una fetta di prosciutto proviene da una determinata area inquinata è ovvio che nessuno la voglia comprare. Tutti i produttori, sapendo questo, si adopereranno affinché il terreno da loro coltivato - visto che è riconoscibile grazie all’etichetta - possa essere un territorio dove è presente il giusto equilibrio a cui si faceva riferimento prima. E’ a questo punto che l’opera di sensibilizzazione verso i consumatori diviene anche un’opera di cambiamento del modello produttivo, una garanzia che quel territorio verrà mantenuto in equilibrio. Il contributo di Coldiretti è presente sia nei piccoli interventi sia nei grandi accordi che coinvolgono altre Associazioni e Organizzazioni, il Governo, la Fao. In un momento in cui la politica sembra aver abdicato in tutto il mondo, le forze sociali possono intervenire concretamente contro questo modello economico involutivo, secondo il quale bisogna produrre di più per cercare di consumare di più e - pertanto - si legittima il meccanismo che prevede uno sfruttamento costante, a prescindere dalle conseguenze. Intervenire comprende anche denunciare alcuni comportamenti e premiarne altri. Uno dei problemi riscontrati è che le grandi multinazionali danno vita a campagne di comunicazione in cui dicono di essere “sostenibili” ma - nel momento in cui gli viene chiesto di stipulare un contratto che sancisca questa garanzia di sostenibilità – emerge che l’interesse era solo a livello promozionale e non reale. Questa ipocrisia può essere combattuta - da Coldiretti e dalle altre forze sociali - dimostrando da che parte si trova la verità e la credibilità, incidendo quindi sui modelli di consumo delle persone. II XXVII Al momento però nessuno sembra preoccuparsi dell’elemento conservativo della Terra. Come sostenuto da Marelli, le bioenergie - applicate anche a territori di vaste dimensioni come il Brasile, l’Argentina o l’Asia aumentano la produzione di energia elettrica a discapito di quella agricola, come se le due necessità fossero sullo stesso livello. Il cibo ha invece una valenza maggiore rispetto all’energia. Questo fenomeno sta prendendo piede anche in Italia. Al Nord, in soli due anni, sono stati sottratti all’agricoltura 30–40 mila ettari di terreno per produrre biogas. Al Centro e al Sud qualche migliaio di ettari vengono tolti ogni anno per installare pannelli fotovoltaici. Il ruolo di forze sociali come la Coldiretti non deve essere solo quello di denunciare tali speculazioni – compiute sulla Terra e sulle persone – ma anche quello di agire, cambiando in primis i modelli produttivi ed inserendo al loro interno non il paradigma politico ma quello economico, ovvero cambiando gli stili di consumo. Se Coldiretti parla ai cittadini della pericolosità degli OGM, lo fa per cambiare gli stili di consumo, per andare poi ad incidere indirettamente sul cambiamento dei modelli produttivi. Se infatti i consumatori, non solo italiani ma di tutta Europa, si renderanno conto della nocività degli OGM non li consumeranno e, di conseguenza, la produzione non andrà in quella direzione. Inserendo al centro delle proprie politiche il territorio, l’etichettatura, la riconoscibilità, Coldiretti sta svolgendo non soltanto un’operazione culturale ma sta consentendo anche una completezza dell’informazione che arriva al consumatore. Ogni cittadino deve avere la possibilità di conoscere e quindi di scegliere un prodotto non soltanto per il suo valore intrinseco - cioè quello che contiene in termini di calorie ed ingredienti - ma anche per il valore immateriale estrinseco, ovvero per quello che racconta del territorio che lo ha prodotto. Il ruolo dell’etichetta è molto importante perché permette di esplicitare e riconoscere questo valore aggiunto. L’obiettivo deve XXVI ATTI Workshop LA TERRA: GREMBO CHE ACCOGLIE E NUTRE Rocca di Papa 17 settembre 2011 • • • • Introduzione - Padre Renato Gaglianone Consigliere Eccl. Nazionale Coldiretti Intervento - S. E. Mons. Marcello Semeraro Vescovo di Albano Intervento - Dr. Sergio Marelli Segretario Generale FOCSIV Intervento - Dr. Sergio Marini Presidente Nazionale Coldiretti III rispetto, della conservazione e della creazione di prospettive per il futuro. La problematica vera, su cui dovrebbero essere convogliati tutti gli interventi, è legata non al fatto che ci sia più domanda dell’offerta, piuttosto alla carenza di soldi per accedere all’offerta. Elemento molto più inquietante rispetto al primo. A causa della crisi subentra anche un terzo problema, sul quale è necessario intervenire al più presto: la mancanza di fiducia. Se le persone non riescono ad essere fiduciose nelle proprie possibilità di accesso alle risorse, saranno maggiormente restie nell’affrontare nuove spese. Questo, a lungo termine, determina un’ulteriore crisi: quella del reddito. L’intervento delle forze politiche è determinante per risolvere queste anomalie. Se la politica rinuncia a svolgere il suo ruolo il problema diviene globale, perché il cibo è un bene comune e dovrebbe essere accessibile a tutti. L’assenza di un controllo da parte dei governi permette l’aumento dei fenomeni speculativi, basati sulla creazione di valore aggiunto fittizio su un lavoro che in realtà non è avvenuto. Di fronte a questa panoramica, Coldiretti accoglie l’invito a fare sistema da parte di quelle forze sociali e “prepolitiche” che scelgono di dare un input alternativo. Il problema che nessuno affronta è che, probabilmente, fra 30-40 anni ci sarà cibo solo per una quantità ristretta di persone. Oggi bisognerebbe sostanzialmente privilegiare la custodia dei beni primari piuttosto che aumentarne la produzione, dal momento che c’è ne sarebbe a sufficienza per tutti. La necessità di preservare le risorse del Creato si collega anche al fenomeno del Land Grabbing, per il quale viene messa in discussione la stabilità del mondo intero. Questa è una tematica denunciata recentemente ma sulla quale nessuno pone la giusta attenzione. Se tra 20 anni si presenterà il problema del cibo in termini quantitativi ci si renderà conto che il mondo ha perso circa il 30% di terreno coltivabile, grazie al monopolio della Cina e a fenomeni quali l’urbanizzazione, la cementificazione, la desertificazione. IV XXV solo la custodia di tali beni. Come riportato da Marelli, il concetto di “custodia” implica il non intervenire sulle Leggi della Natura, lasciandole compiere il suo corso; il termine “coltivare” si riferisce invece all’aggiungere qualcosa al terreno ma soltanto in senso proprio di coltura, ovvero senza danneggiare il Creato. Sarebbe però semplicistico affermare che ciò che è “naturale” è solo quello che rimane intatto mentre ciò che è accompagnato dai progressi della scienza e dalla tecnica è sinonimo di sfruttamento. La tecnica e la scienza sono frutto del ragionamento umano ed hanno dei punti di contatto con questa concezione di custodia. E’ compito dell’uomo - e anche della Coldiretti - indagare sul giusto equilibrio tra questi elementi ed agire con senso di responsabilità di fronte agli interessi particolari di alcune persone, orientate più dallo sfruttamento estremo che dai reali bisogni della popolazione. Il dibattito sui giusti equilibri comprende anche il tema della fame nel mondo, perché ci sono un miliardo di persone per le quali il cibo è carente - se non addirittura assente - mentre in altre zone della Terra ci troviamo di fronte ad un eccesso di risorse alimentari. Il riferimento è agli sprechi di cibo e al numero sempre maggiore di ragazzi in sovrappeso o addirittura obesi. Il problema di fondo è rintracciabile nelle differenti possibilità di accesso alle risorse da parte della popolazione e non nella produzione insufficiente di cibo, come spesso viene fatto credere all’opinione pubblica da parte di chi ha particolari interessi a portare avanti questa ideologia. Questo atteggiamento vuole far spostare l’attenzione dal concetto di “custodia” a quello di “utilizzo”. Ad esempio, non si pensa più alla fertilità e alla perdita di biodiversità dei terreni e si promuovono invece gli OGM e le grandi monocolture. Coldiretti è consapevole della necessità di usare tutti gli strumenti disponibili per smontare queste ipocrisie. Non fermare tale meccanismo significherebbe legittimare questi comportamenti speculativi e di sfruttamento, venendo meno alle prerogative del XXIV Workshop “ LA TERRA: GREMBO CHE ACCOGLIE E NUTRE” Rocca di Papa 17 settembre 2011 Introduzione - Padre Renato Gaglianone Benvenuti a questo workshop, cioè un momento di approfondimento di una tematica, che è quella voluta dai vescovi per celebrare la giornata della salvaguardia del creato. Noi l’abbiamo cambiata e abbiamo detto: “Festa del reato”. Del resto, la festa è stata anche celebrata nel congresso eucaristico nazionale, quando si è partiti, appunto, dall’idea che l’eucarestia per i tempi dell’uomo e i tempi anche del lavoro e della festa. Il tema che abbiamo scelto, un sottotema, chiamiamolo così: la terra come grembo che accoglie e nutre. È sembrato un tema un po’ complicato, forse troppo ecclesiale. Ma se ci pensate bene, l’idea di una terra che sia grembo è un’idea molto bella, perché è l’idea di terra che fa riferimento alla Genesi, quando il Dio creò il cielo e la terra, poi riempì la terra di tutto quello che serviva, alla fine creò l’uomo e lo pose nel giardino per coltivarlo e custodirlo. Ricordate che a un certo punto Dio presenta all’uomo tutti gli animali, le bestie selvatiche e gli alimenti che c’erano, e disse: “Dagli un nome. Qualsiasi nome tu gli darai, quello sarà il suo nome”. Quindi l’uomo ha questo potere. Però, è un potere particolare, che è quello del servizio. Quindi l’uomo è posto nel giardino per coltivarlo e custodirlo e per mettersi al suo servizio per poi ricevere anche la ricompensa di questo servizio, che è il cibo che lo alimenta. È il luogo, la terra, in cui l’uomo è chiamato a svolgere un ruolo importantissimo, che è quello di essere collaboratore con Dio della creazione: rendere il mondo sempre più bello. Purtroppo, e ecco anche la necessità di questa giornata della salvaguardia del creato, l’uomo si è dimenticato di questo e alla fine sta riducendo la terra in un posto non più tanto ospitale, quanto inospitale. In alcuni casi diventa una terra che, come ricordava Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del mondo agricolo, V alla fine si ribella. Quando viene violentata, anziché essere custodita e coltivata, la terra si ribella. Noi abbiamo scelto questo tema, rapportandolo sia al discorso dell’accoglienza che al discorso del cibo. Abbiamo qui questa sera, a discutere, a approfondire, Sua Eccellenza Monsignor Marcello Semeraro, che è il padrone di casa, perché è il vescovo di Albano. Poi ci sarà a discutere con noi, sempre per approfondire, e a partire dalla sovranità alimentare, quindi in ordine al cibo, Sergio Marelli, che è il segretario generale della Focsiv, che è l’organismo che raccoglie le associazioni di volontariato cristiano in Italia. E’ esperto di queste problematiche. E poi abbiamo, ovviamente, il nostro Presidente, che in questi ultimi tempi sta facendo del cibo come bene comune una battaglia, cercando di coinvolgere quanto più possibile le autorità che sono proposte a fare delle scelte, perché il cibo ritorni a essere quell’alimento necessario per la vita dell’uomo. E non soltanto dell’uomo più o meno nel benessere, come possiamo essere noi, ma di tutti gli uomini. Perché non dimentichiamo che i beni della terra sono per tutti gli uomini. Quando abbiamo pensato al tema della terra come grembo, abbiamo pensato ad una frase del Papa nella Caritas in Veritate. Benedetto XVI dice che è il cuore dell’uomo che deve essere formato all’accoglienza, anzitutto della vita in sé stessa, fino un’incontro e all’accoglienza di ogni esistenza concreta, senza mai respingere qualcuno dei propri fratelli. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale, si inaridiscono. L’accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. Ecco perché la terra come grembo, e quindi questa analogia, questo rapporto, questo collegamento per capire da dove bisogna partire per essere educati all’accoglienza, che è poi l’invito che ci viene dai Vescovi per questa giornata della salvaguardia del creato. La parola a Sua Eccellenza Monsignor Marcello Semeraro, Vescovo di questa diocesi, a Lui abbiamo chiesto di spiegarci perché un cristiano non può non essere disponibile a educare, oltre che a lasciarsi educare, all’accoglienza. VI Intervento - Presidente Dr. Sergio Marini * (P. Renato) Adesso è la volta del nostro Presidente. Gli do, ovviamente il la per intervenire, partendo sempre dall’indirizzo di saluto del Papa ai partecipanti alla conferenza della Fao. Nella sala Clementina ha sottolineato, fra le altre cose, un tema che particolarmente caro al nostro Presidente, e non soltanto a lui, ma un po’ a tutti quanti noi: “Nel mondo rurale – dice il Papa – il tradizionale nucleo familiare è impegnato a favorire la produzione agricola mediante la sapiente trasmissione dai genitori ai figli non solo dei sistemi di coltivazione o della conservazione e distribuzione di alimenti, ma anche di modi di vivere, dei principi educativi, della cultura, della religiosità, della concezione della persona, della sacralità della persona in tutte le fasi della sua esistenza”. E continua: “Garantire la sicurezza alimentare alle presenti generazioni e a quelle che verranno, significa anche tutelare, da un frenetico sfruttamento le risorse naturali poiché la corsa al consumo e allo spreco sembra ignorare ogni attenzione verso il patrimonio genetico e la diversità biologica, tanto importanti per le attività agricole. Ma all’idea di una esclusiva appropriazione di tali risorse, si oppone la chiamata di Dio a uomini e donne, perché nel coltivare e custodire la terra promuovano un uso partecipato dei beni della creazione. Obiettivo che l’attività multilaterale e le regole internazionali possono certamente concorrere a realizzare”. (Marini) L’attenzione di Coldiretti per questa giornata è racchiusa nelle parole di Padre Renato, riferite alla responsabilità di custodire e coltivare quanto è stato offerto dal Creato. L’impegno di Coldiretti deve essere rivolto anche a trovare il giusto equilibrio tra la custodia e l’utilizzo dei frutti della Terra, rispondendo alle necessità di oggi, senza precludere la possibilità alle generazioni future - di beneficiare di questi stessi frutti. Il suddetto equilibrio non va trovato solo nell’asse del tempo ma anche in quello dello spazio. Coldiretti non può, ad esempio, accettare che una parte del mondo si dedichi unicamente allo sfruttamento dei beni disponibili mentre ad altri contesti venga relegata XXIII Non possiamo approvare che i commercianti parlino di alimentazione. Infine un’ultima proposta che, umilmente, mi permetto di avanzare oggi anche a voi e alla Coldiretti: se c’è qualche interesse da parte vostra su queste cose che ho detto, se pensate che su questi temi incrociamo terreni comuni, se pensate che insieme possiamo contribuire a tradurre la Dottrina Sociale della Chiesa e l’ispirazione cristiana delle nostre organizzazioni in opere concrete, io dico facciamo una grande alleanza da condividere con tutti coloro i quali condividono questi valori, questi principi, questa ispirazione. Un’alleanza per riaffermare che questa nostra cultura, che qualcuno quasi ci chiede di tenere nascosta, si fonda su valori che sono universali, che salvaguardano il bene comune del Creato, che creano santità, giustizia, gratuità, e quindi sviluppo per tutti, non solamente per qualcuno. Facciamo una grande alleanza strategica, lavoriamo insieme, anche con la vostra credibilità di produttori agricoli del Nord del mondo che non accettano le guerre tra i poveri, che non accentano che qualcuno provi a mettere i poveri del sud contro i poveri del nord. Grazie. * Segretario Generale FOCSIV XXII Intervento - S. E. Mons. Marcello Semeraro * Il mio intervento prende lo spunto dal Messaggio che la CEI ha inviato per la 6a Giornata per la salvaguardia del creato (1 settembre 2011) col tema: In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza. Si parla, dunque, della «terra» unendole il concetto dell’ospitalità e dell’accoglienza. Essa, pertanto, è considerata non tanto nella sua realtà materiale, chimica, elementare, ma nella sua dimensione simbolica: casa accogliente, luogo fecondo, grembo disponibile ad essere coltivato dall’uomo, ad essere fecondato e a produrre frutti. Il testo, per tale ragione, esordisce affermando che la Giornata può essere per noi «occasione di un’ulteriore immersione nella storia, per ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione (cfr Gen 2,8-15)». Il Messaggio si conclude richiamando la beatitudine di Gesù sui miti che avranno in eredità la terra (cfr Mt 5,5) e commentandola così: «Sentirsi custodi gli uni degli altri è l’effetto dinamico dell’essere dono nell’accoglienza. Sappiamo, però, che la mitezza coincide con la purezza del cuore: è uno stile di vita e di relazioni a cui il cristiano aspira, perché in esso arde la pienezza dell’umiltà contro la prevaricazione e l’egoismo. Sono i miti i veri difensori del creato, perché amano quanto il Padre ha creato per la loro sussistenza e la loro felicità» (n. 4). Non è una conclusione scontata. L’originalità e l’interesse stanno nel fatto che la salvaguardia del creato è coniugata con la salvaguardia dell’uomo, dell’altro. C’è qui un’intuizione che ha la sua radice nel fatto che per la Bibbia il rapporto dell’uomo con la terra è molto stretto, incoraggiato pure dall’assonanza – nella lingua ebraica - delle due parole: adam, che si traduce con «uomo» e adama, che vuol dire «suolo». Da qui l’espressione di Gn 2,7: «Dio creò l’uomo dalla polvere del suolo». Tutte le antiche civiltà, incluso Israele, hanno percepito questo intimo legame fra la terra e l’uomo, al punto VII da esprimerlo con l’immagine molto realistica della terra-madre, o della terra-donna. Quello che vi propongo questa sera è di cogliere tale vicinanza attraverso una contro-storia rispetto a quella della creazione. È la storia di Caino e Abele; una storia di violenza, di dissidio e di morte che troviamo in Gn 4,8-16. Mi suggerisce il collegamento l’espressione: «Sentirsi custodi gli uni degli altri è l’effetto dinamico dell’essere dono nell’accoglienza», con la domanda che Caino pone a Dio: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Al riguardo, Emmanuel Lévinas sentenzia senza possibilità di appello: la domanda di Caino è all’origine di ogni immoralità, perché proprio la dipendenza da mio fratello è quello che mi rende un essere etico. Dipendenza ed etica si reggono insieme e insieme vanno a picco. Ascoltiamola, dunque, la finale della storia di Caino e Abele. Nel nostro quadro di riferimento al tema indicato dalla 6a Giornata per la salvaguardia del creato, vi chiedo di fare attenzione a quante volte sentirete ripetute, magari anche alternandosi, le due parole di «suolo» e di «terra». Sono due prospettive diverse di considerare la stessa realtà. Al primo termine corrisponde, in ebraico, quello già ricordato di adamah (x3), che indica la terra come «suolo», ossia terreno coltivabile di una terra abitata; il secondo traduce l’ebraico eres (x2), che descrive la terra come territorio, come spazio che può essere attraversato e percorso. GEN 4 «8Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano mentale, ragionare su quale tipo di crescita promuovere, e sul fatto se serve davvero, oppure no, aumentare la produzione di derrate alimentari. Sapete che c’è un grande dibattito su questa questione tra la Fao che sostiene si tratti di un problema di accesso al cibo, e non di produzione, e altri che propongono di aumentare la produzione. Un dibattito che ci riguarda molto e dentro cui si colloca anche la questione della green economy. Tra pochi mesi, a giugno del prossimo anno, ci sarà la Conferenza internazionale a 20 anni da quella di Rio de Janeiro sulla questione dello sviluppo sostenibile. Io chiedo solo una cosa: che la green economy non diventi il sostitutivo dello sviluppo sostenibile. Questo non è possibile. La green economy da sola non può bastare a salvaguardare il Creato e nemmeno alle dinamiche di sviluppo e di crescita. Certo è una prospettiva interessante, ma a patto che non si perda di vista il resto della sostenibilità dello sviluppo e ancora una volta, ribadisco, purché non si perda di vista la centralità della persona e non si orienti anche questa nuova economia - molto interessante da un punto di vista eco ambientale – ad una pratica che di fatto non rispetta il principio della centralità della persona umana. Noi oggi abbiamo di fronte fondamentalmente un problema di un diritto fondamentale negato a un miliardo di persone. E questa questione va risolta urgentemente per loro, per coscienza, per coerenza al Vangelo, per giustizia, e perché no, anche per garantire ai nostri figli un futuro tranquillo. Se si va avanti così, infatti, le stime dicono che ci saranno 200 milioni di rifugiati ambientali nei prossimi venti anni. Un fenomeno, questo, che seppure non ufficialmente riconosciuto già inizia a mettere in discussione anche il nostro sviluppo, la nostra crescita e il nostro benessere. Profondamente convinto che non si può trattare l’alimentazione e il cibo come una merce, chiudo con una breve riflessione sulla governance: l’Organizzazione Mondiale del Commercio non può avere giurisdizione su un diritto fondamentale come quello al cibo. VIII XXI ringraziamo perché - vi assicuro e vi prego di credermi - incide molto anche sulla credibilità e sul peso delle nostre proposte, e soprattutto sfata quel falso mito secondo cui le proposte dei coltivatori del Nord del mondo sono in contrapposizione con quelle caldeggiate dagli agricoltori del Sud del mondo. Non è così. Se contrapposizione c’è, questa è tra coloro i quali non vogliono sostenere l’agricoltura familiare dei piccoli produttori. Veniamo dunque alle proposte: la prima attiene ad un uso responsabile della terra che si traduce in una Riforma agraria che non dimentiche la centralità della persona. Lo sviluppo di questi Paesi, infatti, non può prescindere dallo sviluppo dell’agricoltura, dato che fanno tutti i contadini! Una Riforma innanzitutto capace di fermare il fenomeno del land grabbing, poiché non è accettabile che oggi grandi concentrazioni finanziarie possano comperare, per fini diversi dalla produzione di cibo, possedimenti di terra enormi, ricostituendo di fatto i latifondi, ma riproponendoli con espressioni tipo green economy. In questo contesto, anche la questione dell’occupazione in agricoltura diventa fondatale: la terra e l’uomo sono inscindibili. La terra ha piena attinenza con l’uomo, con la centralità della persona, e con la famiglia in quanto centro e nucleo della costruzione sociale e produttiva. La seconda proposta è di maggiori investimenti in agricoltura. Negli anni ’80 di tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo il 18% era destinato a sostenere la produzione e lo sviluppo agricolo. Nel 2008, dal 18% si è scesi al 4% e al 3%. Una decrescita del sostegno all’agricoltura che noi giudichiamo suicida, in Paesi dove fondamentalmente l’economia è agricola. La terza proposta, infine, è di fare una riflessione seria sulla questione della crescita. Al riguardo, infatti, penso che proporre una decrescita sia antropologicamente in contraddizione con la dignità della persona umana. E poi, come si potrebbe spiegare a gente che ha un reddito annuale di 300 dollari che non ha il diritto a crescere come noi siamo cresciuti negli ultimi 50 anni? Io capisco che se i cinesi mangiassero tutti carne, succederebbe un disastro economico. E proprio per questo torniamo alla questione che è necessario, anzi fondaXX da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». 15Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden». Consideriamo più da vicino questa storia drammatica. Incontriamo, sì, due personaggi, che la storia vuole presentarci come fratelli, nati da Eva. Nei pochi versetti 8-12, anzi, la parola «fratello» è ripetuta sette volte. È, dunque, volutamente la storia di una fraternità, quella la Bibbia intende descriverci. Il messaggio del racconto è, dunque, quello di «presentarci l’ “uomo” in quanto si rapporta all’altro, inteso come “suo fratello”. Il testo intende sottolineare che il rapporto originario tra un uomo e un altro è un rapporto tra fratelli. Ma è proprio questa realtà profonda che viene messa radicalmente in discussione in questo racconto collocato dalla Bibbia all’origine della storia umana». Questi due fratelli, in realtà, più che due personaggi singoli sono come il tipo di due diversi modi di vivere, di due differenti civiltà, o culture. Caino è agricoltore, un lavoratore della terra (= suolo); Abele, invece, è pastore. Il primo è, dunque, sedentario; Abele, a sua volta, è un pastore nomade. Con un linguaggio a noi oggi estraneo, essi esprimono la diversità e il pluralismo che ancora oggi organizzano una società. C’è un’altra differenza, non secondaria. Nel racconto biblico Caino è concepito e partorito per primo: egli, dunque, è in ogni caso il primogenito. In lui, perciò, è come depositato il diritto. Di Abele subito dopo si dice che fu anch’egli partorito da Eva (alcune tradizioni ebraiche li ritengono, perciò, fratelli gemelli), ma poi null’altro. Egli stesso rimane muto in tutta la sua drammatica esistenza. Parlerà, dopo, il suo sangue. Nella storia biblica, però, Dio gradì la sua offerta, Egli, dunque, è il preferito da Dio. Sembra, allora, che nella loro vicenda/dramma sia già presente la polarità giustizia/grazia, che attraversa tutta la Bibbia AT e trapassa nel NT Dio elegge il minore, il debole, chi è senza IX diritto! Commento al racconto «Caino parlò al fratello Abele» (v.8). Il testo ebraico della Bibbia non ci riferisce che cosa Caino abbia detto ad Abele. La frase è grammaticalmente scorretta, la sintassi è frammentata. C’è una voce, mancano le parole. Per quale ragione? La risposta è chiara: con una frase tronca la Bibbia esprime nella maniera più drammatica come è stata interrotta la conversazione, come il dialogo ha fallito. «Tutto si svolge come se l’obliterazione del dialogo fosse l’origine dell’omicidio. Proprio perché fratelli, come i loro genitori sono incapaci di inventare il dialogo, qualcosa d’altro viene da essi inventato, qualcosa che costituisce la mancanza della parola: la morte». Più semplicemente: dove finiscono le parole, inizia la violenza. «Mentre erano in campagna». Abele è stato tirato fuori dal suo ambiente ed è ormai accerchiato nell’ambiente proprio di Caino. Il suo nome Abele è un non-nome. Significa «soffio», «alito»: hebel. Indica la sua vita, che fin dal principio è un attimo fuggente. Non ha nulla di suo. Come un fratello siamese, egli dipende in tutto da Caino: è sempre e solo il fratello di Caino. È debole, incapace. La vera questione è che Dio sceglie sempre chi non ha nulla: così Giacobbe sarà preferito a Esaù, Davide ai suoi fratelli; Israele stesso è preferito fra tutti i popoli, per quanto siano più grandi e più forti. «Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise». Meglio: Caino si alzò contro il suo fratello Abele; si gettò su di lui con tutta la sua pesante violenza. Allontanato dal suo spazio umano, Abele è ormai alla mercé di Caino, il quale «alza la mano» su di lui. La mano che a lui, agricoltore, avrebbe dovuto servirgli per il lavoro della terra, per la semina ecc. ora è come snaturata, perché si leva contro il fratello. Invece di gettare nella terra il seme della vita, Caino vi getta il seme della morte. X denti dalle grandi ditte manipolatrici di genoma delle sementi americane ed europee. Altra questione che condivido appieno con la Coldiretti è la polifunzionalità dell’agricoltura. Il problema è che questo concetto, assolutamente condiviso, nei paesi del Sud del mondo è totalmente disatteso. Tutta la politica agricola degli ultimi 50 anni, soprattutto in quei Paesi, infatti, ha mirato fondamentalmente a sostenere politiche di produzione agricola per l’esportazione, con due conseguenze micidiali: grande estensione della coltura con diminuzione significativa della biodiversità. Drammatico al riguardo è il fenomeno del land grabbing in base al quale le terre più fertili di questi paesi sempre più spesso sono sfruttate dalle multinazionali per le colture di produzione di agrocarburanti, che tra l’altro rispondono ad un bisogno nostro e non delle popolazioni locali; mentre i coltivatori sono sempre più emarginati nei terreni meno fertili. Ultima questione è quella della speculazione, tema che conoscete sicuramente molto meglio di me. Ecco la mia riflessione: a fronte di un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli scambiati a livello internazionale fino al 150% - 160% nel giro di pochi mesi, in una economia di mercato sano i produttori agricoli avrebbero dovuto incrementare i guadagni. Invece questo aumento dei prezzi non solo non ha portato un incremento di guadagno per i coltivatori ma ha affamato la gente nei Paesi del Sud del mondo. Allora è fin troppo evidente che questo aumento non ha nulla a che vedere con le dinamiche di una sana produzione e di un sano mercato ma è frutto di manovre finanziarie fatte senza nessuna considerazione del lavoro dell’uomo solo per massimizzare il profitto. Al riguardo, come FOCSIV abbiamo presentato alla Fao una serie di proposte condivise con la società civile internazionale in occasione dei cosiddetti “controvertici” organizzati durante le Conferenze mondiali sull’alimentazione (1996, 2001, 2005, 2009 etc.). Proposte che spesso ci troviamo a condividere con i vostri dirigenti nazionali, con chi di voi segue e ci accompagna in questo cammino, per altro dandoci un valore aggiunto straordinario: il contributo di esperienza e di pensiero dei produttori italiani. Un contributo di cui vi XIX vece Dio ha consegnato all’uomo chiedendogli di gestirlo in santità, gratuità e giustizia, e di renderlo ospitale per tutti in quanto “bene comune”. Il Compendio sulla Dottrina sociale della Chiesa al riguardo ha un capitolo molto interessante su queste questioni in cui sottolinea come non è etico produrre profitto, guadagno disgiunto dal lavoro dell’uomo. Non ci può essere profitto derivato da operazioni, percorsi e prodotti che non discendano dall’opera del lavoro dell’uomo. Partendo da queste questioni arriviamo alla riflessione sul diritto al cibo che è un diritto fondamentale, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite. Il problema oggi è come garantire questo diritto. Faccio un esempio: il diritto al cibo, che è stato riconosciuto dalla Fao nel 1996 in occasione del primo vertice mondiale sull’alimentazione, si può anche garantire soccorrendo chi non ha cibo con l’invio di aiuti alimentari. Sapete che cosa è successo quando c’è stato lo tsunami, nel 2006? È successo che nella provincia di Banca Aceh, quella più colpita, è stata distrutta la produzione di riso. C’è stato un problema enorme, emergenziale di fame, le persone non avevano più di cosa nutrirsi e il diritto al cibo in quel caso è stato garantito con l’invio di riso. Nella fattispecie di riso statunitense, ma è un accidente, oserei dire. È stata inviata una quantità di riso tre volte superiore al fabbisogno alimentare di questa popolazione, e la maggior parte dei media – secondo quella che Padre Salvini della Civiltà Cattolica chiama la leggerezza dei media - ha letto questo fenomeno come espressione di grande generosità del popolo americano. Peccato che un partner dei nostri con cui lavoriamo in Banda Aceh ci abbia segnalato che questa sovrabbondanza di riso - tre volte il fabbisogno - per la stragrande maggioranza era riso geneticamente modificato. Siete tutti agricoltori e sapete bene cosa significa la penetrazione delle sementi OGM dentro un mercato di quel tipo: le varietà locali sono sparite e i risicoltori di Banda Aceh sono oggi dipenXVIII «La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!». Abele ora fa sentire la sua voce! Essa trapassa i cieli, ma viene dalla terra, proprio dallo spazio che fino a quel momento era stato lo spazio-proprietà di Caino. Questa voce (di fraternità), che Caino non aveva sentito, Dio invece la sente. «Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano». Ora Dio prende la parola e pronuncia la sua sentenza contro Caino: è la sua espropriazione dal suolo. Diremmo che si tratta di una sorta di pena di contrappasso. Egli, infatti, andrà ad abitare «nella regione di Nod, a oriente di Eden». Il nome di Nod è simbolico: significa nomade e allude alla nuova condizione di Caino. «Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». La terra per Caino non sarà più un suolo coltivabile, ma uno spazio sul quale vagare. Egli diventa un «nomade». Le identità di Abele e di Caino ora sono scambiate: il sangue di Abele è nella terra; Caino, invece, è ramingo e fuggiasco sulla terra (‘erets). Caino è divenuto un min-ha’-adamah = «lontano dal suolo». «Chi semina vento, raccoglie tempesta» (Os 8,7); «Chi semina malvagità raccoglie disgrazia» (Pr 22,8). Caino è divenuto l’archetipo dell’uomo esiliato, nomade, fuggiasco. «Disse Caino al Signore: “troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono”». Ormai maledetto, Caino a questo punto parla con Dio. Non sappiamo esattamente cosa intenda questa frase. Forse Caino afferma la consapevolezza di essere imperdonabile. Possiamo, però, intenderla pure come l’inizio di un pentimento. In tal caso, noi conosciamo già che perfino una storia terribile come questa, non è una storia disperata. «Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e XI chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Caino è assalito da una triplice paura: quella che deriva da una terra diventata nemica proprio con lui, che era un coltivatore del suolo. Ora, invece, è maledetto dal suolo ed è costretto ad andarsene vagando sulla terra. Sperimenta pure l’inimicizia degli uomini: egli che si è fatto nemico del fratello e l’aveva ucciso, ora ha paura che altri facciano per lui ciò che egli ha commesso contro il fratello. Caino sperimenta, infine, l’assenza di Dio: dopo avere infranto la legge di Dio, ora invoca da Dio un segno che sia per lui un salvacondotto, che faccia conoscere a tutti la sua protezione. Insomma, Caino che non ha voluto essere custode di suo fratello, invoca Dio come suo custode. «Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse». L’intervento non chiude il cerchio, ma spezza il ciclo mortale della violenza che poteva nascere dalla catena di vendette. La storia di Caino e Abele è una storia archetipa. Essa riguarda anzitutto Israele, che dovrà riconoscere come per il suo peccato è stato portato in esilio. La storia, però, riguarda ogni uomo e ogni popolo. È a motivo del peccato dell’uomo e del suo «fratricidio» che la terra diventa sterile e terra di conquista. Nel piano di Dio il suolo era stato creato per produrre frutti: «Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gn 2,15); la terra era stata progettata da Dio per essere goduta dall’uomo: «Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato» (Gn 2,8). Che, al contrario, del suolo ne sia stato fatto scempio e che la terra sia percorsa da fiumane di fuggiaschi, questo è dovuto al rifiuto di un fratello di custodire il fratello. Per questo la salvaguardia del creato comincia con la salvaguardia, con la custodia dell’uomo. Di più. Il racconto di Caino e Abele ci avverte che la salvaguardia del creato è legato alla custodia della fraternità. «Sono forse io il custode di mio fratello?». La domanda di Caino, osserva Z. Bauman, oggi viene ripetuta in forme diverse in tutta EuXII Monsignor Semeraro - “l’uomo diventa così la creatura chiamata a realizzare il disegno divino, cioè a continuare questa creazione, a governare il mondo nello stile della gratuità, con santità e giustizia”. Appunto! C’è l’indicazione di uno stile, di una via da percorrere che richiama alla santità e immediatamente dopo alla giustizia affinché nel mondo si instauri più giustizia. E questa è la dimensione collettivo-giuridica che ci sottolinea come la giustizia oltre ad essere agita a livello personale necessita anche di sistemi, regole e modelli per governare il mondo. Modelli di governance, produttivi, di sviluppo e di crescita, ma su questo torno più avanti. Oggi, infatti, è al centro di dibattiti importanti la questione su quale modello di crescita per il futuro. Ma torniamo alla coniugazione dei valori: nella Genesi si racconta come il Padre Eterno ci abbia messo quattro giorni a prendersi cura del creato e uno a prendersi cura dell’uomo. Questo aspetto sottolinea ulteriormente l’unitarietà tra creato (inteso come ambiente) e uomo, e ribadisce come il creato nel momento in cui viene consegnato alla cura dell’uomo non può essere messo in secondo piano. Cioè, gli interessi personali e particolari dell’uomo non possono annientare ciò che Dio ha creato in quattro giorni, perché altrimenti non facciamo bene il nostro dovere di santità e di giustizia. Anche nell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI c’è tutto un capitolo sulla questione della salvaguardia del Creato, anche con delle indicazioni chiarissime sul piano ecologico, ambientale, dei comportamenti e della compatibilità dei nostri stili di vita, dei nostri modelli produttivi di crescita e di sviluppo con questo tema della salvaguardia del Creato. Un’altra riflessione suscitata oggi dal mio osservatorio – che ricordo è quello delle persone che lavorano nei paesi del Sud del Mondo, quindi con le popolazioni povere – è in merito alla cultura dominante che è un mix di edonismo e soprattutto di massimizzazione del profitto. Due pratiche in nome delle quali sono sacrificate la centralità della persona, la dignità e l’inalienabilità della vita umana, la famiglia e la salvaguardia del Creato che inXVII dell’Africa e dell’America tra voi che dite di essere cattolici, di ispirazione cristiana, che vi orientate alla Dottrina Sociale della Chiesa, e quelli che invece non credono?”. Di solito mi accorgo che l’aspettativa è di una risposta che si basi sulle cose che facciamo. Pertanto sono costretto a deludere sempre. Infatti, sebbene io dica che anche nelle cose che facciamo ci sono delle differenze con molti, sottolinea anche che non sta lì la vera differenza. Alla fine cerchiamo tutti di aiutare le popolazioni povere, cerchiamo tutti di lottare contro la povertà, cerchiamo tutti di abbassare il numero degli affamati, etc. etc… La differenza sta nella cultura e nell’approccio, non tanto nel perché, ma nel che cosa ci ispira. Ebbene, a noi ispira la Sacra Scrittura, ispira il Vangelo, ispira la Dottrina Sociale della Chiesa. Ispirazioni che tradotte e contestualizzate si traducono nel diritto fondamentale di accedere al cibo, come ha ricordato anche Benedetto XVI lo lo scorso 1 luglio. Ovvero nel diritto ad avere da mangiare. Diritto fondamentale riconosciuto dalle Nazioni Unite, quindi incardinato anche nel Diritto internazionale. Io sono un agronomo, ho fatto il volontario lavorando in progetti agricoli, e ogni tanto capita anche a me di incorrere nella leggerezza di pensare: “Sì, va bene, ma che cosa c’entra il diritto al cibo con i cosiddetti valori non negoziabili?”. Invece, la centralità della persona umana, l’inalienabilità e la dignità della vita, la centralità della famiglia, sono valori che pure si traducono in modelli produttivi. E poi mi viene in mente anche la questione della salvaguardia del Creato, così la chiamiamo noi, dato che ci sta un po’ stretta la semplice definizione di “politiche ambientali” e “lotte ecologiste”. La salvaguardia del Creato, infatti, è una cosa ben più complessa, perché dentro il Creato c’è la persona che è centrale in questo discorso e nel nostro impegno, e non è un accessorio. Anzi, viene prima di qualunque altra considerazione. Opportunamente, allora, nel sussidio per questa giornata organizzata dalla Conferenza episcopale, proprio all’inizio, si ricorda la necessità di coniugare questi valori, questi principi, con il nostro agire. Infatti, all’inizio del sussidio si sottolinea come, dopo che Dio ha consegnato il Creato all’uomo – e lo ha ricordato prima molto bene XVI ropa con la crisi del welfare state e con la dissoluzione dei fattori che portarono alla sua istituzione, facendolo apparire come la condizione naturale della società moderna. I ricchi e i potenti oggi lo considerano un cattivo investimento e uno spreco di capitali. Quanto ai meno ricchi, essi non nutrono alcun sentimento di solidarietà verso gli utenti del welfare e non cedono più nella loro situazione un riflesso speculare delle proprie difficoltà. La sua utilità non pare convincere più nessuno. Si torna, perciò, osserva Bauman, al punto di partenza e la domanda iniziale: «Sono forse io il custode di mio fratello?» - cui sino a qualche tempo fa si credeva di avere dato una risposta una volta per tutte – comincia a risuonare in una maniera sempre più fragorosa e battagliera. Il Messaggio per la Giornata per la salvaguardia del creato, citando il Messaggio di Benedetto XVI per Giornata mondiale della pace 2010, ricorda, fra l’altro, il fenomeno crescente dei «profughi ambientali», ossia quella forma di nomadismo creato dal degrado dell’ambiente, dalla perdita di produttività in vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi ecc. (cfr n. 2). La storia di Caino e Abele ci mostra al negativo come davvero quanto stretto sia il rapporto dell’uomo – e pure della sua fraternità - con la terra. Essa è stata a più ripresa letta e riletta nella tradizione ebraica. Il Targum sul capitolo quarto del libro della Genesi s’impegnerà a integrare i vuoti del racconto biblico (come il contenuto del discorso di Caino ad Abele in Gn 4,8) o a dare spiegazioni su alcune formulazioni letterarie. Il Midrash intreccerà all’infinito i suoi fili per ritessere la storia di questa fratellanza mancata. Esso cercherà pure di scandagliare il mistero di questa storia biblica, colma di interrogativi e di incertezze, nella triplice prospettiva favorevole, o sfavorevole a Caino, ad Abele e perfino a Dio, incolpato di non avere separato nella lotta i due contendenti. È la perenne domanda sul silenzio di Dio, che, come disse Benedetto XVI nella meditazione sulla Sindone tenuta a Torino il 2 maggio 2010, «fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaXIII neo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più». Nel NT la storia sarà riletta alla luce della vicenda di Gesù. Caino sarà presentato come la controfigura dell’amore materno il capofila di chi odia il fratello (cfr 1Gv 3,12; Gd 11). Abele, al contrario, diventerà il capostipite di una serie di giusti (cfr Ebr 11,4; Mt 23,33-35); il suo sangue sarà una prefigurazione del sangue di Cristo (cfr Eb 12,24: il sangue di Cristo è più eloquente del sangue di Abele). Precisamente in questa luce si potrà dire che «sono i miti i veri difensori del creato, perché amano quanto il Padre ha creato per la loro sussistenza e la loro felicità». L’impossibile sposalizio fra diritto e grazia – espresso nella tragedia di Caino e Abele – diventerà realtà sulla croce di Gesù e proprio di questa congiunzione divenuta possibile che noi, discepoli del Signore risorto, dobbiamo essere testimoni e profeti sulla terra. «È in Cristo – si legge ancora nel Messaggio per la Giornata per la salvaguardia del creato 2011 – che la solidarietà diventa reciprocità, esercizio di amore fraterno, gara nella stima vicendevole, custodia dell’identità e della dignità di ciascuno, stimolo al cambiamento nel vivere sociale» (n. 3). * Vescovo di Albano Intervento - Dr. Sergio Marelli * (P. Renato) La storia di Caino e Abele, cosi come l’ha presentata Sua Eccellenza, introduce l’altro tema, l’altro aspetto della discussione, del confronto di questa sera. Ed è il tema dei frutti della terra. Benedetto XVI il primo luglio ha incontrato i partecipanti all’assemblea dell’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura della Fao. A un certo punto ha detto che l’accesso al cibo è un diritto primario, che spesso viene negato a centinaia di milioni di persone. E poi continua: “Il mio pensiero si riferisce alla situazione di milioni di bambini che sono le prime vittime di questa tragedia, condannate a una morte precoce, a un ritardo del loro sviluppo fisico e psichico, o costretti a forme di sfruttamento, pur di ricevere un minimo nutrimento. E tutto questo a causa di atteggiamenti egoistici che partendo dal cuore dell’uomo si manifestano nel suo agire sociale, negli scambi economici, nelle condizioni di mercato, facendo diventare il cibo oggetto di speculazioni legato a andamenti di un mercato finanziario che privo di regole certe e povero di principi morali, appare ancorato al solo obiettivo del profitto”. Abbiamo, come ho detto prima, Sergio Marelli, che di queste cose se ne intende. E adesso ci fa un po’ una panoramica, ci dice come la terra, in quanto grembo che nutre, oltre che accogliere, spesso nei gestori di questa terra si trovano egoisti che privano molte persone, centinaia di persone, milioni di persone di poter fruire dei beni della terra, che come ricordava la Sacra Scrittura e con il passaggio che c’è stato anche di Monsignor Semeraro, sono diretti a tutti, nessuno escluso. (Marelli) Grazie a Padre Renato, al Presidente Marini ed a voi. Mi capita, per il lavoro che faccio, di trovarmi spesso in occasioni dove mi chiedono di intervenire sul tema della formazione dei nostri volontari che partono, etc.. E una delle domande più frequenti, diciamo abbastanza ricorrente, è la seguente: “Ma che differenza c’è in quello che fate per aiutare le popolazioni povere XIV XV