Meno cibo e vestiti, la crisi cambia la spesa dell`italiano medio

Transcript

Meno cibo e vestiti, la crisi cambia la spesa dell`italiano medio
Meno cibo e vestiti
a cnsi cambia la spesa
eli italiano medio
Dal 2007 ad oggi bruciati 76 miliardi di consumi familiari
non compensati dalla attuale ripresina. Nuovo stile di vita
LUISA GR10H
n^M^.Mai più frigoriferi strapieni e a r m a d i
traboccanti di cianfrusaglie: dieci anni di crisi h a n n o svuotato le case degli italiani, hanno modificato la loro alimentazione, le priorit à , la filosofia di vita. Costrette dai redditi in
calo e dal lavoro che a n c h e q u a n d o c'è, n o n è
più sicuro come u n t e m p o , le famiglie h a n n o
archiviato il «consumo d u n q u e sono». E lo
hanno fatto una volta per tutte, perché anche se negli ultimi mesi si sono manifestati
segnali di ripresa, il periodo che va dal 2004
al 2 014 ha determinato «cambiamenti strutturali nei comportamenti» delle persone. I
consumatori, «indipendentemente dal bene e dal prezzo contingente hanno interiorizzato un approccio alla spesa più accorto e
prudente».
È la conclusione cui arriva uno studio della Confesercenti sulle scelte di spesa realizzate dalle famiglie nell'ultimo decennio: addio per sempre alle esibizioni degli anni Ottanta, siamo entrati nell'era della pacatezza. Si parte dai numeri per dire che il peggio
è passato, anche se quella che abbiamo di
fronte, secondo l'associazione dei commercianti, non è ripresa, ma stabilizzazione. Per
quest'anno infatti, come già per gli ultimi
mesi del 2014, i consumi delle famiglie dovrebbero aumentare dello 0,6 per cento. E'
un'inversione di tendenza, dice Confesercenti, ma la china è lunga da risalire: dal
2007 ad oggi il Pil ha perso oltre 9 punti per-
centuali, il potere d'acquisto delle famiglie
12, i consumi 8 punti. Crolli che in valori assoluti hanno bruciato 76 miliardi di spesa; li-
Studio della Confesercenti. Lieve
recupero dello 0,6% quest'anno.
Decolla la spesa per la abitazione
a causa di fisco e bollette
velli che probabilmente non torneranno
più. Solo per restare al settore alimentare,
per esempio, fra il 2010 e il 2013, i consumi
si sono ridotti di 11 miliardi, lo scorso anno
se ne sono recuperati 124 milioni (più 0,1
per cento ). Ma è stata la tavola stessa a cambiare, sia in termini quantitativi (nel 2004
per all'alimentazione era destinato il 15 per
cento del reddito disponibile, ora il 14,2),
che qualitativi: alla carne bovina (meno
12,4 per cento nel decennio) si preferisce
quella bianca, la frutta e la verdura.
È diminuita di un punto la spesa per abbigliamento e calzature, che dopo il crollo de
gli ultimi due anni (meno 7,9 per cento solo
nel 2012) ora sembra essersi stabilizzata
(più 0,2 per cento). E' diminuita la spesa
per trasporti (dal 13,2 al 12 per cento fatta
100 la spesa totale), così come quella in comunicazioni o cultura (passata nel decennio dal 7,2 al 6,7). Meno 20 per cento solo
per libri e giornali, anche se qui, puntualizza
lo studio, bisogna tener conto del cambiamento nella fruizione dei beni stessi. Meno
macchine in circolazione: in un solo anno,
fra il 2012 e il 2013 il parco delle autovetture si è ridotto di più di 150 mila unità.
La ricerca riserva anche delle sorprese:
per esempio l'aumentata quota di spesa dimostrata nel decennio per alberghi e ristoranti ( dall'8,9 al 9,7 per cento ). Ma dietro tale fenomeno già qualche anno fa il Censis
aveva individuato un cambiamento di abitudini rilevante: meno cene costose ed esplosione degli «apericena» da dieci euro massimi a testa. Se dopo la depressione iniziale è
ritornata la voglia di uscire, il budget detta
legge. In controtendenza potrebbe sembrare — nell'era di smartphone e tablet — anche la spesa in comunicazione, ridotta nel
decennio di poco meno di un punto percentuale.Ma il risultato dovrebbe essere legato
alla riduzione dei prezzi che ha caratterizzato il settore. Più prevedibile, invece, il fatto
che a fare le spese di tale «adattamento al ribasso» siano stati soprattutto i beni durevoli, che nel triennio buio (2010-2013) hanno
visto crollare la quota di spesa del 24 per cento e che ora, con il più 3 del 2014, farebbero
Tra il 2012 e il 2013 il parco auto
circolante si è ridotto di 150 mila
uinità. A tavola, preferite carne
bianca, frutta e verdura
pensare ad una inversione di tendenza.
Nel complesso, fa notare lo studio, nel periodo preso in considerazione la spesa in beni è calata di 5 punti, esattamente compensata dalla spesa per servizi. Ma non sempre
si è trattato di comportamenti dettati da libera scelta: a condizionare il bilancio degli
italiani, secondo Confesercenti, è stata soprattutto la spesa per abitazione. Se nel
2004 le veniva dedicato il 20,2 per cento del
totale, oggi ne assorbe il 24,4. «Fisco locale e
tariffe per i servizi pubblici hanno costretto
le famiglie a esborsi crescenti a scapito delle
altre componenti» si commenta nello studio.
Di certo, i cambiamenti di comportamento negli anni della crisi hanno lasciato un prò-
fondo segno nella struttura della rete commerciale. Necessità di risparmiare, da una
parte, maggior frugalità dall'altra hanno fatto sì che—discount a parte ( dove fra il 2011
e il 2014 le vendite sono aumentate del 7,2
per cento) —tutte le altre strutture abbiano
subito pesanti tagli di quote. Dagli ipermercati (dove le vendite sono diminuite del 7,8
per cento) ai piccioli negozi (meno 9,6 per
cento nel settore alimentare; meno 9,2 in
quello non alimentare). «L'andamento dei
consumi definisce perfettamente quello
dell'economia negli ultimi dieci anni e soprattutto degli effetti prodotti sulla vita di
cittadini ed imprese» commenta Mauro Bussoni, segretario generale Confeserenti «Sei
imprese su dieci scompaiono nei primi tre anni di vita nei settori del terziario, ed una su
due nel commercio: mancano politiche serie
a sostegno del radicamento e dello sviluppo
delle aziende».
«RIPRODUZIONE RISERVATA
La spesa d e l l e f a m ì g l i e
quote su totale B2004 H2014
Alimentari e bevande
non alcoliche
• 14,2%
Bevande alcoliche,
tabacco
S 5 4,2%
4,3%
Vestiario e
calzature
•' • 6,1%
Abitazione, acqua, elettricità,
gas e altri combustibili
.20,2%
24,4%
Mobili, eletrodomestici e
manutenzione della casa
,
6,2%
B3,3%
m
Sanità
3,3%
Trasporti
13,2%
12,0%
issi
Comunicazioni
«3,0%
•'2,3%
Ricreazione e cultura
S « ! 7,2%
iJSHj
Istruzione
11,0%
11,1%
Alberghi e ristoranti
ifii
Sud peggio della Creda, uno su tre
8,9%
I 9,7%
«rvizi vari
9,8%
9,8%
. . - i U ' ^%£i^
Meno cibo e \ estiti
SfflL
a crisi cambia la spesa K f f l l l p ^ y
dell italiano medio
IjyP *tvép
«ri sJìdiL m j
J ^ ^ ^
FONTE: Confesercenti-lstat
~
--
;
,™«
;
^
» B F <?
J^T,™
; * y
*fc zmr
~:
-~„=_-z