Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
18 ottobre 2006
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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SOMMARIO
Pag. 3 DECRETO BERSANI: Prodi offende un’intera classe sociale
(mondo professionisti)
Pag. 5 DECRETO BERSANI: Professionisti da valorizzare
di Raffaele Sirica – Presidente Cup (italia oggi)
Pag. 8 DECRETO BERSANI: Riforme, fronte comune dei giovani (italia oggi)
Pag. 9 DECRETO BERSANI: Pastore replica a Prodi (italia oggi)
Pag.10 FINANZIARIA: Dal taglio degli stipendi al taglio della Finanziaria: le speranze
sul tavolo tecnico (diritto e giustizia)
Pag.11 FINANZIARIA: Associazione Nazionale Magistrati - Documento presentato
dalla Giunta dell’Anm al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Romano
Prodi nell’incontro del 17 ottobre 2006 (diritto e giustizia)
Pag.13 INTERCETTAZIONI: Intercettazioni illegali, l'incertezza della distruzione
(diritto e giustizia)
Pag.14 CONGRESSO FORENSE: Il congresso forense ha ignorato le pari opportunità
di Antonella Stefania Fidelio e Angela Barone - Avvocati, Aiga Sezione di
Ragusa (diritto e giustizia)
Pag.16 ANTIRICICLAGGIO: Antiriciclaggio, applicazione soft (italia oggi)
Pag.17 ANTIRICICLAGGIO: Obblighi Uic alleggeriti (il sole 24 ore)
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MONDO PROFESSIONISTI
Prodi offende un’intera classe sociale
di Luigi Berliri
Amarezza e sorpresa non accennano a diminuire tra i liberi professionisti che giovedì scorso incontrando
Romano Prodi a palazzo Chigi gli avevano consegnato un documento sottoscritto da tutti i professionisti italiani,
con le loro rivendicazioni. Esse non riguardavano la legge finanziaria, se non per gli aspetti connessi con la
possibile soppressione degli Ordini e dei Collegi professionali, ma contenevano precise richieste circa la
riorganizzazione degli Ordini e dei Collegi, la pubblicità, le società professionali, il rilancio ed i sostegni a favore
dei giovani professionisti, l’aggiornamento professionale, le tariffe per le attività riservate. Delusi, dunque e
soprattutto arrabbiati perché il premier ha leso la loro dignità con quelle parole offensive a proposito della
manifestazione dei professionisti svoltasi nei giorni scorsi a Roma e li paragonava a evasori che manifestavano
protestando contro il pagamento delle tasse. La reazione è la promessa di una guerra senza quartiere. Per
Giuseppe Cappochin, Coordinatore del Forum delle Professioni Intellettuali del Nord Italia, “le esternazioni del
Presidente del Consiglio, le categorie professionali non manifestano per problemi concreti, ma contro l’obbligo
di presentare una contabilità chiara e di pagare le imposte corrispondenti ai propri guadagni. Non cambierò nulla
anche se scendessero in piazza a milioni” sono offensive e rappresentano una sfida ideologica, arrogante e
minacciosa nei confronti dei professionisti italiani, componente significativa del ceto medio produttivo del Paese.
Evidentemente il Presidente del Consiglio non si è reso conto del significato e del peso politico della
manifestazione del 12 ottobre a Roma che ha visto la partecipazione di 50.000 professionisti per protestare nei
confronti del decreto Bersani, Finanziaria e disegno di riforma Mastella pregiudizialmente ostili al lavoro
autonomo in generale e alle libere professioni intellettuali in particolare. Il Consiglio Direttivo del Forum delle
Professioni Intellettuali del Nord Italia si riunirà la prossima settimana per programmare nuove iniziative di
protesta ma anche per chiedere con forza al governo di sviluppare con una appropriata ed innovativa riforma, una
politica economica per e non contro le professioni intellettuali, che ne favorisca la competitività, con adeguati
investimenti in qualità, formazione continua, nuove competenze ed innovazione. Per i commercialisti, le parole
di Prodi, sulle libere professioni sono irresponsabili e offensive. “Chi le ha fatte - dice il presidente del Consiglio
nazionale dei Ragionieri Commercialisti, William Santorelli - evidentemente ignora la centralità delle libere
professioni nel sistema economico italiano e non ha il polso del Paese reale. Chi cerca lo scontro invece del
dialogo si assume le responsabilità delle scelte che compie. Liquidare con tanta protervia la prima manifestazione
di massa delle libere professioni svoltasi in Italia - sostiene Santorelli - è una scelta dissennata. Prodi punta allo
scontro in un momento in cui tra politica e liberi professionisti ci sarebbe invece bisogno di dialogo. Rilevo
inoltre che proprio in questi giorni il ministro competente in materia, Clemente Mastella, ha assunto nei
confronti degli Ordini un atteggiamento di rispetto, antitetico a quello del suo primo ministro: che almeno si
mettano d'accordo tra di loro. La manifestazione di Roma - continua Santorelli - esprimeva l'insofferenza di un
mondo, quello delle libere professioni, contro l'approccio punitivo manifestato finora dal Governo. Ma i
cinquantamila di piazza Venezia chiedevano anche, essi stessi, una riforma degli Ordini professionali equilibrata
e moderna. Come si possa affermare che quella era la marcia di chi non vuole pagare le tasse resta un mistero:
sono dichiarazioni di assoluta cecità politica. Evidentemente - conclude Santorelli - il professor Romano Prodi
considera i professionisti un nemico di classe da punire. È un punto di vista di cui prendiamo atto e che terremo
presente. Ma al presidente del Consiglio vorrei ricordare la specificità dei professionisti economici, che giorno
per giorno guidano i contribuenti nella giungla del fisco. Il nostro mestiere è anche quello di aiutare i cittadini a
rispettare il fisco, nonostante il caos normativo sistematicamente prodotto dalla politica e dall'amministrazione
finanziaria”. “Non è credibile – dice a MP Pietro Antonio De Paola, presidente Consiglio Nazionale dei
Geologi - data la loro inaudita gravità, attribuire le dichiarazioni riportate dalla stampa, circa l’opposizione dei
professionisti a tenere i registri contabili in regola ed a pagare le imposte dovute, al Presidente Prodi. Le
dichiarazioni non sono credibili perché il Presidente Prodi sa quali sono le vere, autentiche, sacrosante ragioni
che spingono tutti i professionisti d’Italia, non solo gli Avvocati e gli Ingegneri come è riportato nel comunicato,
a manifestare. Egli ha tra le mani il documento, sottoscritto da tutti i professionisti italiani, che riporta
esattamente le loro rivendicazioni. Esse non riguardano la legge finanziaria, se non per gli aspetti connessi con la
possibile soppressione degli Ordini e dei Collegi professionali, ma contengono precise richieste circa la
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riorganizzazione degli Ordini e dei Collegi, la pubblicità, le società professionali, il rilancio ed i sostegni a favore
dei giovani professionisti, l’aggiornamento professionale, le tariffe per le attività riservate , l’accettazione del
sistema duale (Ordini da una parte e Associazione delle professioni emergenti dall’altra) ma con nette e precise
distinzioni tra professioni regolamentate e professioni emergenti:
in estrema sintesi, una moderna
ristrutturazione dell’intero comparto delle professioni intellettuali con l’obiettivo, da sempre rimarcato, di essere
quanto più possibile a servizio della collettività. Avendo tra le mani questo documento – continua De Paola scritto ed avendo noi manifestato a Roma il 12 ottobre all’insegna dello slogan “Le professioni per lo sviluppo
dell’Italia, la proposta”, non crediamo sia possibile che il Presidente Prodi abbia potuto pronunciare quelle frasi
irriguardose e non vere nei confronti dei professionisti. È lecito, dunque, attendere una smentita da parte del
Presidente Prodi. Se così non fosse dovremo allora rimarcare come per la seconda volta il Presidente Prodi sia
incorso in gravi dimenticanze. Come le promesse, non mantenute, fatte ai professionisti il 30 marzo 2006 alla
Fabbrica del Programma dell’Unione e riportate nello stesso programma a pagina 131, dove l’allora aspirante
Presidente si impegnava a non cancellare le tariffe per le attività riservate ed a scrivere la riforma delle
professioni con i professionisti e non contro i professionisti. I professionisti italiani, comunque, agiscono con la
certezza che gli uomini d’onore tengano fede agli impegni ed alle promesse pubblicamente sottoscritte”. “Come
cittadina sono d’accordo con le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi, sull’evasione
fiscale. – dice Annalisa Silvestro, Presidente Federazione nazionale Collegi Infermieri (Ipasvi) - essa
costituisce, anche a mio avviso, uno dei problemi più urgenti e importanti per il risanamento dell’Italia. Mi
aspetto, quindi, che il Governo affronti la questione con rigore, decisione ed equità, nell’interesse del Paese. Ma
mi aspetto anche che l’analisi del fenomeno, sicuramente diffuso e capillare, sia seria e approfondita e che si
evitino pericolose generalizzazioni, che possono aprire il fianco ad equivoci e strumentalizzazioni. Non tutti i
professionisti sono evasori e, in particolare, non lo sono gli infermieri, che per oltre il 90% sono dipendenti,
pubblici e privati. Eppure il 12 ottobre anche gli infermieri sono scesi in piazza, numerosissimi, aderendo alla
manifestazione indetta dal Cup. Ma non lo hanno fatto per protestare contro il pagamento delle tasse, che
vengono loro regolarmente trattenute in busta paga. Lo hanno fatto, invece, per sollecitare il Governo nella sua
globalità ad affrontare con urgenza una organica riforma del sistema professionale, di cui si sentono parte
integrante. Sono scesi in piazza, in oltre 7mila, di fronte all’ennesimo rinvio dei decreti attuativi della legge
43/06, che avrebbero finalmente trasformato il loro Collegio, istituito sin dal 1954, in Ordine professionale. Non
cogliere fino in fondo il senso della partecipazione degli infermieri, come quella di tanti altri professionisti, alla
manifestazione del 12 ottobre significa connotarla di un segno politico molto lontano dalla loro reale volontà ”.
Per Michelina Grillo Presidente dell’Oua, l’Organizzazione Unitaria dell’Avvocatura, si deve “ristabilire
una corretta informazione sulle vere ragioni della protesta dei professionisti italiani ed avviare nel Paese
un ampio dibattito socio-culturale sulle questioni sollevate e sugli effetti dei provvedimenti censurati.
Occorre una pacata e polifonica riflessione sui principi e sui valori in gioco, che l'Avvocatura intende
promuovere ed a cui intende partecipare, nell'intento di verificare effettivamente, e non già sulla base di
impulsi emotivi ed asserzioni apodittiche, se la deregulation selvaggia anche nel sistema delle professioni e
non solo nel settore della consulenza - che sottoporrebbe ancor più di oggi materie e settori altamente
sensibili, qual'è la tutela dei diritti in continua espansione all'agire indiscriminato di molti, senza
distinzioni di qualifiche e di preparazione effettiva - sia la migliore via per tutelare efficacemente il
cittadino”. “Con le dichiarazioni di Prodi – dice Romeo La Pietra del Consiglio Nazionale Ingegneri - il
governo scopre le sue carte nei confronti dei Professionisti. Carte che, peraltro, aveva fatto già intravedere con la
legge Bersani prima e la finanziaria poi. Ha offeso e umiliato cinquantamila lavoratori intellettuali,
rappresentanti di milioni di professionisti, che hanno dignitosamente sfilato in piazza con spirito di proposta più
che di protesta. Liquidare una grande manifestazione che per la prima volta nella storia ha dato unità e identità al
mondo professionale a una mera questione di bottega tutta tesa a combattere che limitano la libertà di frode,
senza coglierne invece il grande significato politico è un errore che i professionisti italiani – ha sottolineato La
Pietra – difficilmente dimenticheranno. È un vulnus che lascerà una ferita difficilmente ricucibile e che renderà
ancora più difficile e travagliato il percorso per arrivare a una riforma delle professioni adeguata alle esigenze del
Paese e in grado di reggere le sfide che la competitività internazionale richiede”
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ITALIA OGGI
Il discorso del presidente del Cnappc, Raffaele Sirica, alla manifestazione di Roma del 12 ottobre
Professionisti da valorizzare
di Raffaele Sirica – Presidente Cup
Le professioni aderenti al comitato unitario presentano la loro proposta per lo sviluppo dell'Italia, lo
fanno in città, pubblicamente, attraverso un documento preliminare di principi, quale proprio
contributo, per realizzare, finalmente, nel nostro paese, la prima riforma organica delle professioni
intellettuali d'Europa.
Il documento ha lo scopo di promuovere una comune riflessione con le istituzioni e con i cittadini, e
intende esprimere una base di convergenza culturale, di tutte le professioni intellettuali italiane, aderenti
al Cup. Il documento è stato consegnato stamane nelle mani del presidente del consiglio Romano Prodi
da parte di una delegazione del Cup.
La diffusione del documento risponde a un'esigenza di trasparenza e, insieme, di assunzione di
responsabilità, nei confronti dei professionisti italiani e dei cittadini tutti, che vengono così messi in
condizioni di partecipare attivamente al più ampio confronto, e di contribuire alla definizione di una
riforma quanto più condivisa.
Due sono gli obiettivi essenziali, che si intendono raggiungere con il documento: il primo è di carattere
informativo-conoscitivo, e investe la riflessione sulla natura, il ruolo e le funzioni delle professioni,
regolamentate ed emergenti, e delle loro organizzazioni, pubbliche e private; il secondo è di carattere
politico e concerne l'individuazione di una precisa linea strategica sulla base della quale possa essere
svolta dal Cup quell'attività di raccordo propria della sua missione, in funzione della valorizzazione
delle professioni intellettuali, come risorsa fondamentale, economica e sociale, del paese, e
dell'indispensabile tutela degli interessi generali e collettivi coinvolti.
Il documento si propone, dunque, l'individuazione dei principi cardine per un intervento del legislatore,
nazionale e regionale, che risponda compiutamente alle esigenze e priorità del mondo delle professioni;
il documento è quindi premessa alla predisposizione di una proposta di disegno di legge, da definire
con il confronto e il contributo degli ordini, dei Cup territoriali e di tutti gli interessati, professionisti e
cittadini, nella tradizione del sistema professionale.
La proposta di legge che dovrà seguire al documento potrà essere sottoposta, nel rispetto della sovranità
del parlamento, alle forze politiche, nella ferma convinzione che, in una democrazia partecipativa, sia
dovere di tutti i cittadini concorrere alla programmazione del futuro del proprio paese.
Il documento e la proposta diventano infine premessa per la delineazione delle iniziative che il Cup, in
accordo con le articolazioni territoriali degli ordini e in stretta collaborazione con le altre organizzazioni
professionali, Casse di previdenza e sindacati, potranno perseguire al fine di agevolare l'attuazione del
titolo V della Costituzione.
Dunque, la proposta di oggi, dopo la protesta causata a luglio dal decreto Bersani.
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Una protesta, quella di luglio, dovuta soprattutto al metodo, la decretazione d'urgenza, con i connessi
profili di incostituzionalità, e poi alla mancata consultazione delle professioni, proclamata in campagna
elettorale e poi disattesa.
Dunque, emendamenti presentati dal Cup nell'audizione al senato, condivisi e accettati dalle
commissioni giustizia e industria, e poi lettere ai ministeri competenti e ai capigruppo dei due rami del
parlamento. Niente da fare, il governo impose la fiducia sul decreto, e una nuova norma sulle tariffe
all'ultimo momento.
Una norma scritta male, che lascia incertezze interpretative per la sua ambiguità, e che sta provocando
un vero tsunami con effetto immediato sui lavori pubblici, paralizzando le attività con il nascere di una
marea di contenziosi.
Dunque, dopo la legittima protesta di luglio, la proposta di oggi:
le professioni intellettuali vivono un momento importante, di profondo cambiamento per il carattere
transnazionale dei mercati e le trasformazioni che interessano l'assetto istituzionale del paese, dopo la
riforma costituzionale del 2001.
Siamo convinti delle esigenze improrogabili di attuazione di un vero processo riformatore che investa le
professioni in tutti i loro profili (percorsi formativi, competenze, regole di esercizio) e lo stesso sistema
di controlli che, a garanzia del cittadino e della collettività tutta, presidiano la correttezza e la qualità
delle prestazioni.
L'ingresso in Europa impone il veloce conseguimento di livelli e di standard innovativi del sistema, che
ne faccia emergere le risorse ancora latenti, senza però abdicare ai principi di civiltà giuridica che lo
connotano da sempre. Il paese e la comunità professionale sono ormai chiamati a uno sforzo del tutto
straordinario. Abbiamo appreso in questi giorni dai giornali di un testo predisposto dal ministero della
giustizia. Non siamo soliti commentare le indiscrezioni di stampa, e per ora il testo del governo non è
ufficiale. Prendiamo atto però, con soddisfazione, delle dichiarazioni con cui le forze politiche, in
parlamento e al governo, hanno espresso l'intenzione di predisporre una legge di riforma: l'auspicio è
che alla stessa si addivenga con la più ampia condivisione possibile e nel rispetto dei principi che
connotano le singole professioni, principi che tengono conto della molteplicità e diversità degli interessi
sui quali incidono le diverse attività. In questa direzione il Cup, nell'esprimere il convinto sostegno per
contribuire alla modernizzazione del paese, vuole concorrere a quel confronto pubblico, annunciato nel
programma di governo, che consenta alle forze politiche, al parlamento e al governo di acquisire tutti
gli elementi utili ad avviare a conclusione positiva l'iter della riforma.
Dunque, veniamo al merito della nostra proposta. La riforma delle professioni intellettuali dovrà avere
come finalità e obiettivi prioritari quelli di: garantire e tutelare gli interessi generali e collettivi coinvolti
dall'esercizio delle professioni intellettuali; valorizzare il ruolo della professione e dei professionisti,
quali primaria risorsa, economica e sociale, del sistema paese; garantire la qualità della prestazione
professionale, ridurre le asimmetrie informative e assicurare condizioni di offerta che rendano effettivo
il diritto di scelta del cittadino; potenziare la competitività dei professionisti sui mercati interni e
transnazionali; promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro, con particolare
riferimento ai giovani; favorire le iniziative delle professioni e delle loro organizzazioni per lo
svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà.
Nel documento le finalità sopra enunciate sono declinate in principi. Cito i principi più importanti. A
proposito dell'accesso alle professioni: necessità di definire il valore normativo della professione
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intellettuale al fine di consentire l'attuazione del riparto di competenza fra stato e regione ai sensi
dell'art. 117 Cost.; necessità di ridefinire i criteri per la tradizionale ripartizione tra libere professioni,
professioni regolamentate, e professioni ordinistiche. Necessità di salvaguardare tutte le professioni
esistenti, che devono essere riconsiderate alla luce dei principi della riforma, senza pregiudizio dei loro
connotati fondamentali. Necessità dell'esame di stato ai sensi dell'art. 33, comma 5, Cost. e concorso
nel caso di delega di pubbliche funzioni per le sole professioni di interesse generale, il cui esercizio
deve essere condizionato all'iscrizione presso albi tenuti da ordini.
A proposito degli ordini professionali: necessità di una ridefinizione del ruolo degli ordini che, nella
loro qualità di enti pubblici di autogoverno della categoria, devono essere messi nelle condizioni di
esercitare al meglio i compiti loro affidati, a presidio dell'interesse generale e collettivo, con particolare
riferimento alla deontologia; promozione dell'aggiornamento professionale; rispetto della legge
professionale; adozione delle iniziative a sostegno dei giovani e delle attività di interesse generale sulla
base del principio di sussidiarietà.
E a proposito delle professioni intellettuali in generale: necessità di razionalizzare i percorsi formativi e
le competenze delle professioni attualmente disciplinate, siano esse organizzate o meno in ordini, sulla
base del principio di professionalità, e dei superiori vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario.
Prevedere che le professioni che incidono su interessi generali siano organizzate in ordini, le altre in
libere associazioni. Necessità che vengano definiti criteri per il riconoscimento delle nuove attività che
accertino l'esistenza di fondamenti, teorici e pratici, conformi al valore giuridico proprio delle
professioni intellettuali, evitando le sovrapposizioni con le attività svolte da altre professioni. Necessità
che si proceda a valorizzare l'attività professionale come risorsa economica del professionista dettando
condizioni e limiti per il trasferimento dello studio professionale, nel rispetto del rapporto fiduciario
con il cliente; prevedendo una specifica disciplina dei segni distintivi dello studio professionale, che ne
assicuri la protezione e l'utilizzazione, anche economica, nel rispetto del decoro della professione;
stabilendo una disciplina dei rapporti di collaborazione nell'ambito dell'organizzazione interna dello
studio professionale, che tenga conto delle esigenze di tutela dei diversi interessi coinvolti; riordinando
la legislazione che dispone finanziamenti, agevolazioni e incentivi, di qualunque natura, per le imprese
al fine di estenderla, per quanto compatibile e nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, e dei
vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario, ai professionisti, con particolare riferimento ai giovani.
Infine, a proposito dello svolgimento della professione: necessità che il principio della libera
determinazione del compenso tra cliente e professionista sia integrato, per le prestazioni riservate,
ovvero soggette a procedura di evidenza pubblica, da un regime tariffario stabilito, nell'interesse
generale, dal ministro competente su proposta dei consigli nazionali.
Insomma, occorre declinare un sistema unitario che esalti l'esercizio professionale senza mercificarlo,
perché la salute, l'ambiente, il paesaggio, la sicurezza, i diritti civili e sociali, il risparmio, ossia il
prodotto dei servizi professionali, non può e non deve essere trattato alla stregua delle merci, non può e
non deve essere governato solo dal mercato. Si tratta, in definitiva, di offrire il nostro contributo per
realizzare provvedimenti che aprano veramente il mercato a tutti, e soprattutto ai giovani, con
l'obiettivo di migliorare il nostro straordinario paese, per farlo più bello, più salubre, più efficiente, più
sicuro, più giusto, attraverso la valorizzazione delle straordinarie risorse creative e tecniche dei
professionisti italiani e per rilanciare l'occupazione nel paese a vantaggio di tutti i cittadini.
Il testo integrale del discorso di Raffaele Sirica e il documento del Cup sono scaricabili dalla home
page del sito www.archiworld.it. (riproduzione riservata)
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ITALIA OGGI
Dopo la manifestazione del 12 ottobre un nuovo appuntamento è in programma a Bergamo il 20 e il 21
Riforme, fronte comune dei giovani
In piazza per dire no alle finte liberalizzazioni delle professioni
Sono centinaia di migliaia, vivono realtà economiche diverse e rivestono ruoli economici diversi, ma hanno un
disagio comune forte: non avere certezza del loro futuro. Sono i giovani delle libere professioni giuridiche ed
economiche, avvocati, dottori e ragionieri commercialisti, notai, sono l'esercito che popola le schiere delle
rispettive categorie, composte mediamente per il 60% (addirittura per il 75% nel caso dei dottori commercialisti)
da professionisti con meno di 45 anni. E sono loro, oggi, a guidare concretamente le proteste che hanno portato
in piazza a Roma nei giorni scorsi decine di migliaia di loro colleghi e attori di altre professioni. Sotto accusa la
manovra Visco-Bersani dell'estate, che accanto alle attese iniziative di liberalizzazione del mercato pone norme
inaccettabili sul piano fiscale; sotto accusa la Finanziaria d'autunno, che si fa forte della decretazione d'urgenza
per perseguire con mezzi del tutto inutili, se non dannosi per l'economia del paese, l'obiettivo pur lodevole della
lotta all'evasione fiscale; sotto accusa, infine, la bozza per il riordino delle professioni appena presentata dal
ministro Mastella che penalizza ampiamente i sistemi di garanzia offerti ai cittadini proprio dai sistemi ordinistici
e confonde l'intento riformista, da tutti riconosciuto necessario in vista di un adeguamento alle direttive europee,
con una sanatoria delle contraddizioni tutte italiane.A Bergamo, il 20 e 21 ottobre, si terrà la prima conferenza
nazionale dedicata alla tutela dei giovani professionisti, organizzata dalle sezioni locali di Aiga (associazione
italiana giovani avvocati) e Ungdc (Unione italiana giovani dottori commercialisti). Un appuntamento importante
pensato dalle due rispettive associazioni di categoria più significative per numero di iscritti e autorevolezza
istituzionale proprio per confrontarsi tra loro e con le istituzioni e creare i presupposti per un futuro professionale
concreto. Un futuro che non può non trovare risposte su questioni nevralgiche, come accesso alla professione,
percorsi e obblighi formativi e nuovi modelli organizzativi, deontologia nell'esercizio della professione e casse di
previdenza. ´L'appuntamento bergamasco', osserva il presidente dell'Unione nazionale giovani dottori
commercialisti, Michele Testa, ´già ricco di contenuti, assume maggior significato per il fatto di essere il primo
evento nazionale che raccoglie i rappresentanti di diverse libere professioni nel day after la protesta generale.
Anche perché saranno presenti i vertici delle associazioni nazionali dei giovani ragionieri e dei giovani del
notariato. Anzi, proprio a Bergamo verrà consolidata l'idea di un'alleanza tra giovani pronti a far causa comune
per tutelare quelle categorie professionali che a comodo vengono definite alternativamente come palla al piede
dell'economia o come soggetti promotori di sviluppo. Un'immagine contraddittoria che gli stessi ultimi interventi
normativi propongono nel momento in cui colpiscono i professionisti avvicinandoli al parassitismo e all'evasione
fiscale e poi se ne servono designandoli come terminali operativi dell'amministrazione fiscale, amministrativa e
della giustizia, caricandoli di obblighi, adempimenti e costi che lo stato per propria inefficienza non riesce a
sopportare'. ´I giovani professionisti conferma il presidente dell'Associazione italiana giovani avvocati, ´non
sono disposti ad accettare questa contraddizione di comodo, non sono disposti ad accettare che il loro futuro
venga stabilito a tavolino, senza concertazione, piegato alla necessità di puntellare un sistema economico che fa
acqua da troppe parti e che non trova nel legislatore una seria volontà di intervento. Per questo non si
sottraggono, anzi cercano, il confronto con le istituzioni e, dopo la protesta, vogliono essere attori partecipi della
riforma, con richieste capaci di centrare davvero il cuore dei problemi e proposte capaci di offrire soluzioni
condivisibili, praticabili ed efficaci'. La prima occasione di rendere operativi i propositi, almeno quelli relativi al
confronto, è, dunque, quella di Bergamo, che dopo i tavoli tecnici previsti nel pomeriggio di venerdì e nella
mattina di sabato, aprirà i microfoni al dibattito con i rappresentanti del governo, parlamentari e autorevoli
componenti della società civile e del mondo economico nazionale. Ad affrontare i temi proposti nella tavola
rotonda ci saranno infatti, tra gli altri, Gianni Alemanno e Giorgio Jannone, l'uno della commissione bilancio e
l'altro della commissione finanza alla camera, Gaetano Pecorella, della commissione giustizia, il sottosegretario
al ministero della giustizia, Daniela Melchiorre, Andrea Moltrasio, componente del comitato di presidenza di
Confindustria e la componente del Csm, Celestina Tinelli.
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ITALIA OGGI
Pastore replica a Prodi
Contro le accuse di Romano Prodi ai professionisti scesi in piazza a Roma, dipinti come restii a pagare
le tasse, si scaglia anche il presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, Antonio
Pastore. ´È molto grave', si legge infatti in una nota di ieri, ´che all'estero il presidente del consiglio
dipinga i professionisti italiani come evasori fiscali e che riduca una manifestazione che ha portato in
piazza 50 mila persone a una protesta di chi non vuol pagare le tasse'. ´Quanto affermato da Prodi',
continua Pastore, ´non fa onore alla verità: i dottori commercialisti italiani, per esempio, figurano tra le
prime tre categorie di contribuenti in Italia e rappresentano per i cittadini utenti una guida certa per
districarsi tra le migliaia di leggi fiscali che costituiscono il percorso entro il quale muoversi'. ´Il punto
vero', conclude il presidente della Cassa, ´è che l'Italia ha bisogno di una vera e organica riforma delle
professioni'.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Dal taglio degli stipendi al taglio della Finanziaria: le speranze sul tavolo tecnico
Sui tagli agli stipendi dei magistrati tutto rinviato al tavolo tecnico di mercoledì prossimo 25 ottobre.
Ieri i vertici dell’Associazione nazionale magistrati hanno incontrato il Presidente del consiglio
Romano Prodi, il Guardasigilli Clemente Mastella e il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta.
Un’ora e mezza di colloquio definito positivo, secondo la nota di Palazzo Chigi, che è servito ad
esaminare le questioni relative all’articolo 64 della Finanziaria e durante il quale l’Anm ha consegnato
un documento (leggibile tra i documenti correlati) con il quale si illustra sia l’impatto della legge
finanziaria sulla retribuzione dei magistrati, che andrà a penalizzare soprattutto i più giovani, che il
profondo malessere che “agita” la categoria (sulla questione relativa alle retribuzioni vedi anche il
contributo di Stefano Amore su «D&G» n. 37 del 14 ottobre e su DirittoeGiustizi@ del 7 ottobre 2006).
È stato un incontro laborioso ed intenso, ha detto uscendo da Palazzo Chigi il segretario generale
dell’Anm Nello Rossi «Al governo abbiamo riferito le nostre esigenze, ma ci siamo aggiornati alla
prossima settimana con l’auspicio di una rapida soluzione dei problemi sul tappeto». I magistrati
chiedono la cancellazione o lo stralcio dell’articolo 64 della legge Finanziaria che riduce del 50 % sia
gli scatti biennali legati all’anzianità delle toghe, sia quelli relativi al passaggio alle qualifiche superiori.
«Abbiamo posto questioni serie, vogliamo risposte serie, quindi il tavolo è la sede dove approfondire le
questioni» ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Gennaro.
Nel documento consegnato si lascia spazio anche alle norme contenute nella riforma dell’ordinamento
giudiziario approvata durante la scorsa legislatura, soprattutto con riferimento al decreto legislativo che
regola l’accesso e la progressione in carriera delle toghe la cui sospensione è attualmente all’esame
della commissione Giustizia della Camera. Disposizioni che secondo l’Anm ledono la dignità
professionale, il lavoro dei magistrati e la loro indipendenza, che rappresentano «una deriva verso il
deperimento e la mortificazione sociale, economica ed istituzionale del ruolo del giudice, del magistrato
e del Pm».
Le prossime settimane saranno decisive: prima di decidere forme di protesta eclatanti, il sindacato delle
toghe dovrà aspettare sia i lavori del tavolo tecnico della prossima settimana che il voto del Parlamento
sulla sospensione degli effetti del decreto delegato sull’accesso e la progressione in carriera. (p.a.)
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Associazione Nazionale Magistrati
Documento presentato dalla Giunta dell’Anm al Presidente del Consiglio
dei Ministri, On. Romano Prodi nell’incontro del 17 ottobre 2006
1. Il contributo dei magistrati all’opera di risanamento finanziario e di rilancio economico del
paese
I magistrati italiani intendono contribuire all’opera di risanamento finanziario e di rilancio economico
del paese avviata dalla legge finanziaria
In primo luogo i magistrati contribuiranno in maniera significativa versando immediatamente maggiori
imposte sui propri redditi di lavoro, giacché, in attesa che l’azione di contrasto dell’evasione fiscale dia
i frutti auspicati, sono i redditi di lavoro dipendente a subire il primo e maggiore impatto degli aumenti
delle aliquote fiscali.
In secondo luogo i magistrati - che nel nostro ordinamento non contrattano la propria retribuzione ma
ottengono solo aumenti corrispondenti alla media degli incrementi delle retribuzioni degli altri pubblici
dipendenti - subiranno le stesse riduzioni già preventivate per gli aumenti contrattuali nel settore del
pubblico impiego.
2. L’impatto della legge finanziaria sulla retribuzione dei magistrati e la penalizzazione dei
giovani
In questo quadro la norma della legge finanziaria (articolo 64) - che muta radicalmente la struttura della
retribuzione dei magistrati, dimezzando sia gli aumenti per le c.d. classi stipendiali sia gli aumenti per
gli scatti di anzianità – costituisce un terzo, gravosissimo, intervento di taglio e di riduzione, drastica e
non temporanea, del trattamento economico che per più ragioni appare inaccettabile.
La misura penalizza tutti i magistrati. Per quanto riguarda i magistrati ordinari va ricordato che ad essi
sono già posti dalla legge rigorosi divieti di svolgimento di attività economiche, che hanno una
retribuzione realmente omnicomprensiva, che non ricevono benefits di alcun tipo, non svolgono
arbitrati e sopperiscono quotidianamente con i propri mezzi economici alle vistose carenze di mezzi
dell’amministrazione giudiziaria (sostituzione a proprie spese di personal computer obsoleti, acquisto di
codici e libri per l’indispensabile aggiornamento et similia).
Inoltre l’incidenza delle misure previste dalla legge finanziaria è tanto più forte quanto più è giovane il
magistrato che le subisce.
Infatti, con la legge finanziaria la “prospettiva” retributiva di un magistrato oggi entrato in carriera
verrebbe decurtata di oltre il 30% cento, mentre normalmente sono proprio i giovani magistrati a
sopportare le maggiori spese (per gli oneri di famiglia e le sedi disagiate cui sono assegnati).
E questa scelta di penalizzazione economica dei più giovani può produrre anche un effetto istituzionale
estremamente negativo: distogliere i migliori laureati in giurisprudenza dall’intraprendere la
professione di magistrato.
Infine viene pesantemente inciso e ridotto anche il trattamento pensionistico che risulta ormai calcolato
con il metodo contributivo per una amplissima componente della magistratura.
3. Il profondo malessere e lo stato di agitazione della magistratura
In ragione delle sue oggettive dimensioni e del suo effetto di stravolgimento dell’intero trattamento
economico dei magistrati, la misura di decurtazione della retribuzione ha determinato uno stato di
profondo malessere e di permanente agitazione nel corpo della magistratura.
Condizione, questa, che si aggiunge al malessere per l’entrata in vigore di “molte” delle norme del
nuovo ordinamento giudiziario (già giudicate dai magistrati inadeguate e per più aspetti punitive )e che
solo in parte dovrebbero essere sospese o modificate dal parlamento ( talvolta con soluzioni che destano
forti preoccupazioni come nel caso del decreto sugli uffici di Procura).
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Nel combinato disposto delle norme di ordinamento volute dal precedente governo e delle norme di
riduzione della retribuzione e di penalizzazione economica che oggi si vorrebbero introdurre, la
magistratura vede e denuncia una lesione della dignità professionale del proprio lavoro e della propria
effettiva indipendenza ed una pericolosa deriva verso il deperimento e la mortificazione sociale,
economica ed istituzionale del ruolo del giudice e del magistrato del pubblico ministero. Deriva che
sarebbe in più punti e sotto più profili incompatibile anche con i principi della nostra Costituzione.
4. Le richieste della magistratura e dell’Anm
Per queste ragioni la magistratura , unitariamente rappresentata dall’Associazione nazionale chiede:
a) che sia cancellato o espunto dalla legge finanziaria l’articolo 64 che riduce la retribuzione e ne altera
l’intera struttura (senza tener conto delle connesse norme di ordinamento giudiziario sulla progressione
giuridica attualmente in discussione in Parlamento) e che in tal senso sia assunto dal governo un preciso
impegno;
b) che ogni valutazione e scelta legislativa in merito alla retribuzione ed alla progressione economica
dei magistrati sia rimessa alla sua sede propria e cioè alla legge sull’accesso, sulla formazione e sulla
carriera dei magistrati destinata ad essere approvata entro il luglio 2007;
c) che la evoluzione della retribuzione del magistrato sia collegata a “valutazioni periodiche di
professionalità”, cioè ad approfondite verifiche della “quantità” e “qualità” del lavoro svolto che
misurino la laboriosità, la tempestività ed il grado di reale efficienza dell’attività giudiziaria svolta dal
singolo.
Rappresenta che ove tali richieste non dovessero essere accolte, la magistratura sarebbe costretta a
ricorrere a tutte le forme di autotutela, dalle astensioni dal lavoro ai ricorsi giurisdizionali nei confronti
delle nuove norme e degli irragionevoli effetti da esse prodotti sullo status economico dei magistrati.
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Intercettazioni illegali, l'incertezza della distruzione
Ma il Governo, quando vuole distruggere le intercettazioni illegali? Ieri al Senato se lo sono chiesti in
molti, dopo il giallo degli emendamenti del Governo, prima presentati a sorpresa (lunedì il
sottosegretario Li Gotti aveva dichiarato che l’esecutivo non avrebbe presentato modifiche e che si
sarebbe rimesso al Parlamento) poi ritirati. In effetti la presentazione dei tre emendamenti aveva
lasciato tutti di sorpresa, maggioranza compresa. Il presidente della commissione Giustizia Cesare
Salvi, infatti, alla vista delle modifiche governative, aveva aggiornato i lavori di commissione per
riflettere sulle novità mettendo in forse il via libera del provvedimento previsto per ieri sera e atteso in
Aula questa mattina. Le proposte emendative, del resto, riscrivevano completamente l’articolo 1 del
provvedimento; la distruzione delle intercettazioni illecite veniva posticipata a dopo il passaggio in
giudicato della sentenza, oppure ad un anno dopo la data di deposito del decreto di archiviazione «onde
contemperare nella migliore misura possibile le esigenze di tutela del materiale probatorio e di
riservatezza». Pene aggravate inoltre per il reato di intercettazioni illegali e procedura d’ufficio se il
responsabile è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio. Impossibile, a quel punto, per
il presidente Salvi portare il decreto in Aula, che riapriva i termini per la presentazione di sub
emendamenti e aggiornava la seduta all’indomani (stamattina) definendo scherzosamente
l’atteggiamento governativo una sorta di «ravvedimento operoso». Il presidente della commissione
Giustizia osservava pure che comunque le modifiche andavano incontro alle critiche già formulate e
che gli altri emendamenti presentati in commissione andavano nella stessa direzione.
Sconcerto durato poche ore perché il governo è tornato sui suoi passi: emendamenti ritirati, tutto come
prima, tranne i tempi di discussione del provvedimento che a questo punto torna sul tavolo della
commissione questa mattina.
I primi a mostrare forti perplessità sulle modifiche governative erano stati i senatori di Rifondazione
comunista che suggerivano addirittura di «rinunciare al decreto» per riprendere la strada del disegno di
legge destinato a regolare la materia nel suo complesso tra intercettazioni legali ed illegali.
«Dicevano che le intercettazioni illegali dovevano andare al rogo – ha affermato l’ex Guardasigilli
Roberto Castelli – oggi non è più cosi, ora dice che vanno conservate fino alla sentenza passata in
giudicato, vale a dire anche per nove o dieci anni. Un ribaltamento assoluto, non si capisce nemmeno
perchè ci voglia un decreto urgente». Dopo il ritiro, il presidente dei senatori Udc, Francesco D’Onofrio
ha parlato di incredibile voltafaccia, il capogruppo di An, Altero Matteoli di farsa («ormai non
sappiamo più con chi interloquire»), mentre per Renato Schifani (Fi) «evidentemente c’è qualcuno che
rema contro la maggioranza e preme perchè le intercettazioni restino nei cassetti per anni».
Dopo i colpi di scena, comunque, questa mattina alle 9,30 la commissione Giustizia riprenderà l’esame
degli emendamenti, mentre l’Aula attenderà il provvedimento per le 11,30. Se la commissione non
dovesse riuscire a chiudere l’esame del Dl, l’Aula lo aspetterà per le 15. (p.a.)
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Il congresso forense ha ignorato le pari opportunità
di Antonella Stefania Fidelio e Angela Barone - Avvocati, Aiga Sezione di Ragusa
La mancata approvazione in sede di Cnf della mozione di impegno a rendere effettiva la parità tra i
sessi nell'esercizio della professione e nelle istituzioni forensi rappresenta l'ennesima occasione persa di
farsi carico di un problema troppe volte negligentemente trascurato dall'Avvocatura.
Proprio in considerazione della accertata maggiore presenza femminile tra i più giovani professionisti
ed in considerazione della già attuale “femminilizzazione” della professione forense, al pari di altre
realtà professionali, non si può non rilevare come nel recentissimo D.Lgs 198/06 il legislatore delegato
abbia dedicato al delicatissimo tema della realizzazione delle pari opportunità nel mondo professionale
solo ed esclusivamente il contenuto nella lettera f) dell'articolo 42, in tema di adozione e finalità delle
azioni positive, omettendo, nel successivo articolo 43, qualsivoglia indicazione circa le modalità di
promozione delle azioni positive relative al settore delle libere professioni ed in particolare
dell'Avvocatura.
Pertanto, pur condividendo in pieno le finalità indicate nel predetta lettera f) dell'articolo 42 - costituenti
tutte ius receptum dell'intero corpo forense, non solo femminile - il decreto si presta a numerose
censure, in quanto, lungi dal rappresentare un corpo normativo unitario, appare essere, per converso,
una combinazione formale di testi normativi, scevra dai principi affermati, negli anni, nel nostro
ordinamento giuridico.
Non pare, però, utile procedere ad una sterile enumerazione di critiche da rivolgere al progetto in
esame: basti dire che l'impianto normativo, confezionato in termini ristretti, patisce la assoluta
mancanza di riordino e riassetto delle regole in vigore nel nostro Paese in tema di diritto
antidiscriminatorio, benché ciò sia espressamente previsto dai contenuti della delega.
In modo propositivo, invece, abbiamo cercato di individuare alcuni correttivi, che possano favorire la
realizzazione dell'uguaglianza sostanziale - e non solo formale - fra uomini e donne nello svolgimento
della professione, rimuovendo gli ostacoli che di fatto impediscono tale processo.
Si è partiti dal dato che tutte le donne lavoratrici (da intendersi nel senso più ampio del termine), sono
accomunate dalle difficoltà di conciliare, in maniera soddisfacente, la professione e la carriera con la
vita familiare, senza considerare che, i sacrifici che comunque ne conseguono, producono
inevitabilmente effetti negativi nella propria sfera individuale.
Non ci si può inoltre esimere, in questa sede, dal rilevare come una lucida analisi della situazione di
fatto, certamente discriminante e discriminatoria, evidenzi maggiore gravità nella misura in cui risulti
ammantata da formale uguaglianza.
Ancor più discriminatoria appare poi essere la riserva preconfezionata, che viene da più parti richiesta e
predisposta al fine di garantire alla donna la presenza nei posti definiti “di maggior rilievo”.
Il problema generale della donna che lavora e, più in generale, dell'occupazione femminile, non può
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ridursi, a nostro avviso, alla una mera panacea delle “quote rosa”, da agitare strumentalmente ora da
una, ora dall'altra parte politica.
Certamente più utile sarebbe costruire un percorso culturale che esalti la “specificità” della donna nel
campo lavorativo in cui opera: in particolare, la donna avvocato deve acquisire consapevolezza della
propria differenza e diversità, da esaltare come valore aggiunto nella realtà forense, abbandonando
inutili ed obsoleti processi di “mascolinizzazione”.
Il punto nodale quindi non è un confronto fra diverse capacità e professionalità, di certo identiche tra
giuristi e giuriste a parità di preparazione ed abilità, ma è la presa di coscienza in capo al corpo forense
femminile della specificità del proprio ruolo e della capacità di arricchimento professionale che
l'appartenenza all'ex “sesso debole” conferisce alle donne stesse.
Oggi non servono più rivendicazioni generiche o riconoscimenti virtuali alla donna avvocato, ma
interventi concreti e politiche mirate.
Occorre che i Giovani Avvocati si facciano carico di proposte propulsive ed operative, finalizzate alla
totale rimozione dei limiti che, di fatto, ostacolano la donna nell'esercizio della professione forense e/o
ne ritardano o limitano le possibilità.
Gli interventi, ora indicati solo a titolo esemplificativo e di certo non esaustivo possono essere i
seguenti:
a) la equiparazione della professionista - madre, con figli sino ai tre anni di età, alla lavoratrice
dipendente, ai fini dei punteggi per l'accesso agli asili-nido, nonché la alternativa erogazione di
indennità adeguata, al fine di far fronte alle spese necessarie per l'assistenza infantile durante le ore di
udienza, laddove operante in aree carenti di strutture per l'infanzia;
b) il riconoscimento, per la professionista in gravidanza, di detto stato quale causa di legittimo
impedimento a comparire alle udienze, scevro da valutazione discrezionale, nonché la previsione, per i
casi di accertata gravidanza a rischio e comunque per gli ultimi 15 giorni (o ultimo mese) di gravidanza
e per il primo mese post parto, di sospensione dei termini decadenziali, al fine di consentire alla stessa
di poter assicurare, a parità di condizioni, la piena e completa assistenza ai propri clienti.
c) In ogni caso andrebbe rivisto il meccanismo di calcolo della indennità di maternità corrisposta dalla
Cassa di Previdenza, oggi legata al reddito dichiarato (necessariamente esiguo) delle giovani colleghe:
più opportunamente l'indennità andrebbe erogata in misura uguale e predeterminata in favore di tutte le
professioniste per i primi 6 anni di iscrizione alla Cassa, mentre per tutte le professioniste con una
anzianità maggiore, dovrebbe prevedersi un sistema di adeguamento automatico per ogni ulteriore
biennio di iscrizione, sino al raggiungimento del massimo erogabile per le iscritte alla Cassa e all'albo
dei Cassazionisti, in considerazione dell'innalzamento costante dell'età di procreazione.
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ITALIA OGGI
Apertura del governo alle proposte dei dottori
Antiriciclaggio, applicazione soft
Apertura del governo sull'applicazione delle nuove norme antiriciclaggio. Il ministero dell'economia ha
infatti accettato le proposte avanzate dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, e contenute nel
documento presentato congiuntamente con i ragionieri, volte a rendere più funzionale l'applicazione
delle nuove norme in materia di antiriciclaggio. Lo ha reso noto il consigliere nazionale Giovanni Stella
(delegato al tema del riciclaggio per i dottori) al termine dell'incontro di ieri con il dirigente della
direzione del dipartimento del tesoro del ministero dell'economia, Giuseppe Maresca. ´Nel corso del
quale', si legge in una nota, ´sono stati ribaditi il disagio e le perplessità della categoria di fronte agli
onerosi adempimenti antiriciclaggio, fornendo al contempo la necessaria collaborazione per migliorare,
nell'interesse generale, la normativa'. Le proposte più rilevanti mirano a non attribuire ai dottori
commercialisti compiti analoghi a quelli degli organi di investigazione, a tutelare adeguatamente il
professionista dai rischi derivanti dalle segnalazioni, a rivedere la norma penale ex articolo 648-ter c.p.,
a omogeneizzare la disciplina a quella degli avvocati e dei notai, uniche categorie a fruire di una
tassativa elencazione delle operazioni soggette agli obblighi, a non accettare che si svuoti di contenuti il
segreto professionale.
Revisori. I dottori commercialisti respingono la richiesta dei revisori contabili di interrompere l'uso
della denominazione ´Istituto dei revisori contabili', perché confondibile con quella adottata
dall'associazione. Questa la risposta di Francesco Serao, presidente dell'unità congiunta che organizzerà
il registro, contenuta in una lettera inviata all'Inrc. Dove, tra l'altro, si sottolinea come ´l'Associazione
Istituto nazionale dei revisori contabili e l'unità organizzativa congiunta istituita in forma consortile dal
Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e dal Consiglio nazionale dei ragionieri per la gestione
transitoria del registro dei revisori contabili operano in ambiti autonomi e distinti'. ´Il Consorzio', si
legge nella lettera, ´è stato istituito al fine esclusivo di svolgere funzioni e compiti di gestione e
amministrazione del registro dei revisori contabili fino alla data dell'insediamento del nuovo Consiglio
nazionale della professione unificata. La denominazione da noi assunta di Istituto dei revisori contabili
non è in grado, per tali ragioni, di ingenerare confusione alcuna'.
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IL SOLE 24 ORE
Antiriciclaggio. Gli Ordini al confronto con il Tesoro sulla terza direttiva
Obblighi Uic alleggeriti
Per gli Albi prioritario l'anonimato di chi segnala
Individuare i concreti elementi di rischio, proteggere il professionista che fa una segnalazione di
operazione sospetta, mettere in moto una macchina burocratica più rapida e meno onerosa. Dalla
direzione antiriciclaggio del ministero dell'Economia arrivano le prime indicazioni sulla disciplina
nazionale che recepirà la terza direttiva antiriciclaggio (2005/60/Ce). La direttiva amplia il campo del
monitoraggio con particolare attenzione ai reati di terrorismo. Dopo le audizioni dei rappresentanti delle
categorie, fonti della direzione antiriciclaggio fanno sapere che il testo, pronto entro la fine del 2006,
valuterà più attentamente i concreti elementi di rischio in modo da diversificare le incombenze e
puntare alla semplificazione burocratica. Nel frattempo il tavolo di lavoro con i professionisti «resta
aperto»: le categorie avranno la possibilità di presentare fino all'ultimo osservazioni per iscritto. Uno
degli argomenti più delicati affrontati durante gli incontri è la protezione del professionista che fa una
segnalazione e la garanzia dell'anonimato su cui i rappresentanti di notai, avvocati, consulenti del
lavoro, ragionieri e dottori commercialisti hanno avuto assicurazioni. Tra le ipotesi prese in
considerazione c'è il diretto coinvolgimento degli Ordini che farebbero da tramite tra il professionista e
gli organismi inquirenti. Una soluzione che Giuseppe Calavitti, responsabile dell'Ufficio studi del
Consiglio nazionale forense, giudica «più congeniale per gli avvocati che si trovano maggiormente loro
agio con l'Ordine piuttosto che con altri organismi. Anche se - aggiunge – non mancherebbero i
problemi organizzativi che sono diversi da categoria a categoria: i notai sono 5mila,gli avvocati
180mila».
Prudente è invece Pietro Panzetta, del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «Questa ipotesi dice – risolverebbe il problema del segreto professionale ma comporterebbe un notevole aggravio a
carico degli Ordini». Anche per Cesare Licini, delegato del Consiglio nazionale notarile per la
disciplina antiriciclaggio, la protezione del segnalante «è passaggio delicatissimo».
«Il nuovo testo - afferma Licini - dovrebbe contenere finalmente una normativa ad hoc per i
professionisti, che superi le lacune della seconda direttiva, modellata su banche e intermediari
finanziari». Per Licini la preoccupazione maggiore riguarda l'estensione degli obblighi di vigilanza
sulla clientela: «Abbiamo fatto presente - spiega - che la nuova normativa deve obbedire a un principio
di sostenibilità per i professionisti, senza travalicare il contributo tipico che possono dare i notai, cioè i
controlli limitati ai registri pubblici nazionali e esteri. Pretendere qualcosa di più da parte nostra sarebbe
velleitario. Non ci possiamo trasformare in poliziotti o magistrati».
Molto soddisfatta Lucia Starola, rappresentante del Consiglio nazionale dei ragionieri. «Con il
ministero c'è accordo sulla semplificazione degli adempimenti». Dottori commercialisti e ragionieri
hanno messo a punto un documento comune. «Tra le richieste - spiega Giovanni Stella, del Consiglio
nazionale dei dottori - figura il rendere omogenea la disciplina dei commercialisti a quella di avvocati e
notai, che fruiscono di una tassativa elencazione delle operazioni soggette agli obblighi». Angela
Manganaro
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