Guerra sulle tasse non pagate Il Catullo vuol bloccare Ryanair

Transcript

Guerra sulle tasse non pagate Il Catullo vuol bloccare Ryanair
IL CASO
Guerra sulle tasse non pagate
Il Catullo vuol bloccare Ryanair
La compagnia ricorre al Tar che blocca la richiesta: «Si decide il
13 settembre». Lo scalo: «Ci devono un milione di euro di tasse».
Il vettore: «Due milioni di contributi non ancora incassati»
VERONA — Altro che trattamento di favore. Altro che «incredibile vantaggio» e «prezzi stracciati».
Proprio nelle ore in cui si allunga la fila di chi accusa il Catullo di favorire troppo Ryanair, ecco arrivare
come un fulmine a ciel sereno la notizia opposta: l’aeroporto di Verona non ne vuole più sapere della
compagnia irlandese di Mike O’Leary. O perlomeno fino a quando non salderà il suo debito con lo scalo
di Villafranca per le tasse aeroportuali, che sarebbe vicino al milione di euro. L’ha messo nero su bianco
il Catullo e l’ha recepito la direzione Enac di Verona, che lo scorso 24 luglio, con i l provvedimento
0095379-P ha disposto l’applicazione ai voli Ryanair, a partire dal 6 agosto cioè lunedì, di quanto
previsto dal secondo comma dell’articolo 802 del codice della navigazione.
«L’Enac, anche su segnalazione del gestore aeroportuale o della società Enav, vieta altresì la partenza
degli aeromobili quando risultano violati gli obblighi relativi al pagamento di tasse, diritti e tariffe», dice
il famigerato comma. Dunque tutti i veronesi pronti a partire per le vacanze con Ryanair devono
cominciare a strapparsi i capelli? Assolutamente no: voleranno senza problemi fino al 13 settembre. Lo
ha stabilito il Tar del Veneto con un decreto chiesto in via d’urgenza dai legali della compagnia
irlandese, Emiliano Bandarin Troi, Matteo Castioni e Tiziana Sogari. E il motivo sono proprio le
frotte di vacanzieri che avrebbero rischiato di trovarsi a terra e di doversi cercare un’altra compagnia
(ovviamente con tutto quello che ne segue in termini di costi e di travasi di bile). «Sussistono i
presupposti di estrema gravità ed urgenza che non consentono la dilazione dell’esame della domanda
cautelare fino alla prima camera di consiglio utile - scrive il presidente facente funzioni della prima
sezione Stefano Mielli - tenuto conto delle possibili ripercussioni negative sulla regolare operatività
degli aeromobili menzionati dal provvedimento impugnato ed i conseguenti disagi ai passeggeri».
E la prima camera di consiglio utile sarà proprio quella del 13 settembre. Via libera dunque ai voli
per altre cinque settimane. Il Tar scrive anche che «il carattere patrimoniale delle pretese oggetto della
controversia esclude invece che dalla temporanea sospensione dell’efficacia del provvedimento possano
derivare pregiudizi per gli interessi pubblici coinvolti ». Anche perché sulla questione dei soldi Ryanair
è pronta a dare battaglia. A fronte del milione vantato dal Catullo per le tasse aeroportuali, secondo gli
avvocati della compagnia ce ne sarebbero almeno il doppio vantati da loro: cioè quei famosi incentivi e
contributi che l’aeroporto veronese ha concesso al vettore di O’Leary. E dunque altro che pagare,
chiedono di essere pagati, ovviamente previa compensazione. Intanto si amplia il fronte di chi chiede la
fine degli incentivi per la compagnia irlandese. Ieri anche Assaereo (Associazione confindustriale delle
Compagnie aeree), ha espresso «totale sostegno all’iniziativa di Meridiana fly-Air Italy di ricorrere alla
Commissione europea per gli aiuti di stato concessi a Ryanair».
L’associazione contesta «l’incredibile vantaggio competitivo di cui gode il vettore irlandese per
l’esenzione dalle addizionali comunali, prezzi stracciati per i servizi di assistenza a terra e contributi
commerciali per ciascun passeggero trasportato». «Discorso analogo può essere fatto anche per altri
scali - spiega Assaereo - è accertato che ad ogni passeggero di Ryanair corrispondono perdite. L’ingresso
di Ryanair su un aeroporto determina la fuga forzata da parte di tutte le altre compagnie che, non
avendo accesso ad agevolazioni comparabili, sono costrette a chiudere le rotte tradizionali (anche
intercontinentali per il venir meno del necessario fideraggio) che invece garantivano la sostenibilità
economica degli stessi scali».
Alberto Zorzi
04 agosto 2012