Il Cavaliere Azzurro 1. Il Cavaliere Azzurro. Un cuore a forma di
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Il Cavaliere Azzurro 1. Il Cavaliere Azzurro. Un cuore a forma di
153 Il Cavaliere Azzurro 1. Il Cavaliere Azzurro. Un cuore a forma di voglia La bambina dalla collana di conchiglie Era da tempo che volevo scrivere questa storia ma, dopo molti tentativi, avevo quasi rinunciato. Non mi piaceva come la raccontavo. Un giorno andai al mare, ad Ostia, da solo, come ero solito fare in quel periodo. Mi ero sdraiato sulla sabbia e così mi appisolai. Sognai, ma mi parve di vederla davvero lungo la riva, una bambina di circa sei anni, raccoglieva conchiglie per farne una collana. Giuntami vicino, si accorse di me, si arrestò, mi guardò; poi si avvicinò e disse: “Se mi dài la conchiglia che hai sotto il capo, io te ne dò dieci ancora più belle”. “Io non ho conchiglie”, le risposi, sollevandomi a sedere. “Non ne raccolgo più da tempo”. “Non è vero,” aggiunse lei, “ne hai tante, ed una bellissima proprio sotto la tua testa”. Guardai nel cavo della sabbia scavato dal peso della mia testa, e vidi una piccola telLa storia cambiata 154 lina. A prima vista, non mi parve avesse nulla di speciale, ma la bambina mi invitò a guardarla meglio. Aveva ragione lei, era bellissima. Non avevo mai visto tante sfumature di colore tutte insieme e così ben combinate. La presi e gliela porsi. “No!” mi disse lei. “Non posso accettarla, se non prendi qualcosa in cambio”. “Cosa vuoi darmi?” chiesi. “Quello che vuoi,” rispose, “scegli tra le conchiglie che ho raccolto, puoi prendere anche quelle che ti sembrano più belle”. “No,” risposi, “io non faccio collane di conchiglie, tienile per te che ti faranno ancora più bella”. Allora lei si sedette accanto a me, accettò la mia conchiglia e la depose con cura tra le sue. Mi guardò negli occhi, intensamente, e nel ricordo, quando mi svegliai, mi parve avesse raccontato una storia, una favola, forse quella del Cavaliere Azzurro, che come detto non riuscivo a trasporre dalla fantasia sulla carta. Alcuni giorni dopo, senza nemmeno pensare, mi sedetti alla scrivania e, di getto, in breve tempo, senza mai alzarmi, scrissi la favola del Cavaliere Azzurro, così come ora ve la presento. L’avevo scritta come fosse stata raccontata o ascoltata da una bambina di sei anni, quella del sogno, la bambina dalla collana di conchiglie. Mi sembrò, a prima vista, sgrammaticata e forse troppo Il Cavaliere Azzurro 155 incalzante, punti e virgole messi quasi a caso. La sintassi addirittura, a volte capovolta, da far rabbrividire i miei vecchi insegnanti del liceo. Eppure non riuscii, nonostante ci provassi, a correggerla. Quell’incalzare che rammentava davvero il galoppo di un cavallo, e che mi toglieva il respiro nella lettura, aveva pure un suo fascino, almeno per me l’aveva. Mi ricordai della umile tellina sotto la mia testa, quella del sogno, e allora decisi di lasciarla così come era stata scritta. Mi rivolgo alla compiacenza del lettore ed alla sua pazienza, sperando che vorrà perdonarmi, di aver lasciata così questa storia, come avessi dovuto mantenere una promessa, segretamente fatta alla bambina dalla collana di conchiglie. La Signora delle Fragole C’ è stato una volta in un paese, c’è stato un ballo. Era il ballo d’estate. Giocavano i bambini e le bambine, e i grandi e i piccini. Giocavano tutti e si ballava e si giocava, e si facevano tante cose. C’era, quando è stato il primo giorno d’estate, il ballo del primo giorno d’estate. Si suonava e c’era l’orchestra, e i musicanti tutti vestiti a festa con i colori e tutti i cappelli in testa. C’era pure un trombone e c’era il clarino e c’erano i piattini che facevano zun zun zun. Allora quando tutti stavano a ballare, due, un uomo e una La storia cambiata