Il Cavaliere Azzurro 1. Il Cavaliere Azzurro. Un cuore a forma di

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Il Cavaliere Azzurro 1. Il Cavaliere Azzurro. Un cuore a forma di
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Il Cavaliere Azzurro
1.
Il Cavaliere Azzurro.
Un cuore a forma di voglia
La bambina dalla collana di conchiglie
Era da tempo che volevo scrivere questa
storia ma, dopo molti tentativi, avevo quasi
rinunciato. Non mi piaceva come la raccontavo. Un giorno andai al
mare, ad Ostia, da solo,
come ero solito fare in quel
periodo. Mi ero sdraiato sulla
sabbia e così mi appisolai.
Sognai, ma mi parve di vederla davvero lungo la riva, una
bambina di circa sei anni, raccoglieva conchiglie per farne una collana. Giuntami vicino, si accorse di me, si
arrestò, mi guardò; poi si avvicinò e disse:
“Se mi dài la conchiglia che hai sotto il capo,
io te ne dò dieci ancora più belle”.
“Io non ho conchiglie”, le risposi, sollevandomi
a sedere. “Non ne raccolgo più da tempo”.
“Non è vero,” aggiunse lei, “ne hai tante, ed
una bellissima proprio sotto la tua testa”.
Guardai nel cavo della sabbia scavato dal
peso della mia testa, e vidi una piccola telLa storia cambiata
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lina. A prima vista, non mi parve avesse
nulla di speciale, ma la bambina mi invitò a
guardarla meglio. Aveva ragione lei, era bellissima. Non avevo mai visto tante sfumature di colore tutte insieme e così ben
combinate. La presi e gliela porsi. “No!” mi
disse lei. “Non posso accettarla, se non
prendi qualcosa in cambio”.
“Cosa vuoi darmi?” chiesi.
“Quello che vuoi,” rispose, “scegli tra le conchiglie che ho raccolto, puoi prendere
anche quelle che ti sembrano più
belle”.
“No,” risposi, “io non faccio collane di conchiglie, tienile per te
che ti faranno ancora più bella”.
Allora lei si sedette accanto a
me, accettò la mia conchiglia e la
depose con cura tra le sue. Mi
guardò negli occhi, intensamente, e nel ricordo, quando mi svegliai, mi parve avesse
raccontato una storia, una favola, forse
quella del Cavaliere Azzurro, che come detto
non riuscivo a trasporre dalla fantasia sulla
carta. Alcuni giorni dopo, senza nemmeno
pensare, mi sedetti alla scrivania e, di getto,
in breve tempo, senza mai alzarmi, scrissi la
favola del Cavaliere Azzurro, così come ora
ve la presento. L’avevo scritta come fosse
stata raccontata o ascoltata da una bambina
di sei anni, quella del sogno, la bambina
dalla collana di conchiglie. Mi sembrò, a
prima vista, sgrammaticata e forse troppo
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incalzante, punti e virgole messi quasi a
caso. La sintassi addirittura, a volte capovolta, da far rabbrividire i miei vecchi insegnanti del liceo. Eppure non riuscii,
nonostante ci provassi, a correggerla. Quell’incalzare che rammentava davvero il galoppo di un cavallo, e che mi toglieva il
respiro nella lettura, aveva pure un suo fascino, almeno per me l’aveva. Mi ricordai
della umile tellina sotto la mia testa, quella
del sogno, e allora decisi di lasciarla così
come era stata scritta. Mi rivolgo alla compiacenza del lettore ed alla sua pazienza,
sperando che vorrà perdonarmi, di aver lasciata così questa storia, come avessi dovuto
mantenere una promessa, segretamente
fatta alla bambina dalla collana di conchiglie.
La Signora delle Fragole
C’
è stato una volta in un paese, c’è stato
un ballo. Era il ballo d’estate. Giocavano
i bambini e le bambine, e i grandi e i piccini.
Giocavano tutti e si ballava e si giocava, e si
facevano tante cose. C’era, quando è stato il
primo giorno d’estate, il ballo del primo
giorno d’estate. Si suonava e c’era l’orchestra, e i musicanti tutti vestiti a festa con i
colori e tutti i cappelli in testa. C’era pure un
trombone e c’era il clarino e c’erano i piattini
che facevano zun zun zun. Allora quando
tutti stavano a ballare, due, un uomo e una
La storia cambiata