Biografia politica di Max Salvadori

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Biografia politica di Max Salvadori
STORIE IN CORSO VI.
Seminario nazionale dottorandi
Catania, 26-28 maggio 2011
www.sissco.it
Grasso Alessandra
Università degli Studi di Messina
Titolo provvisorio della tesi: Max Salvadori, una biografia politica.
Il contesto storiografico e il quesito di fondo della ricerca
Oggetto della mia tesi di dottorato è la biografia di Max Salvadori (Londra 1908- Northampton
1992) rappresentante di spicco dell‟antifascismo democratico costituitosi attorno a “Giustizia e
Libertà” negli anni trenta dello scorso secolo. La scelta di trattare una biografia nasce, oltre che dal
personale interesse verso lo studio dell‟antifascismo, dalla volontà di studiare un personaggio di
notevole spessore a livello nazionale e internazionale, un personaggio ad oggi poco indagato dalla
ricerca storica, il cui ruolo
nelle intemperie politico- culturali del Novecento non fu affatto
marginale. Una storia, quella di Max Salvadori, “rocambolesca, un itinerario complesso di cui
riesce difficile ricostruire le tappe con ordine; un‟esistenza ricca di avvenimenti, popolati di
personaggi, contraddistinta da sfondi geografici più disparati, proprio come un racconto di
avventure”, così la definisce Riccardo Bauer nell‟introduzione a “breve storia della Resistenza
italiana” dello stesso Max Salvadori1.
L‟arco cronologico entro cui si snoderà il mio lavoro sarà presumibilmente rappresentato dagli anni
che vanno dal 1929 al 1946, ovvero dalla sua adesione a “Giustizia e Libertà” con il conseguente
rientro in Italia (che aveva abbandonato nel ‟24 accompagnando il padre Guglielmo in quello che
Max stesso ricorderà nella sua autobiografia come primo esilio) sino alla elezioni per l‟Assemblea
Costituente che videro Max candidarsi fra le fila dell‟Unione democratica nazionale.
Questa
scansione temporale è determinata da episodi fondamentali sia nella vita del biografato sia nella
storia dell‟antifascismo e successivamente della Resistenza. Il 1929 rappresenta una data
1
M. Salvadori, Breve storia della resistenza italiana, Vallecchi, Firenze 1974. Introduzione di Riccardo Bauer.
1
fondamentale per l‟antifascismo democratico: la nascita di “Giustizia e Libertà” per iniziativa di
Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Alberto Tarchiani, infatti, riqualifica l‟antifascismo non comunista,
che fa un notevole salto di qualità sul piano della lotta al fascismo, visto il fermo proposito di creare
una rete clandestina in Italia e di fare di questa il principale strumento d‟azione all‟interno della
nostra penisola. Max aveva conosciuto Salvemini nel 1926 e, per suo tramite Carlo Rosselli poco
dopo la fuga da Lipari. Il giovane aderisce a “Giustizia e Libertà” sin dalla sua costituzione. Anni
dopo, durante un convegno sul Partito d‟azione, spiegherà così i motivi della sua adesione:
“partendo da concezioni liberali, incline al positivismo empirico di Bertrand Russell e John Stuart
Mill, agnostico “cosmopolita”, assertore convinto della democrazia liberale, nella quale tutti hanno
diritto di cittadinanza[…], contrario ad ogni forma di dittatorialismo a destra come a sinistra, era
naturale prendere parte al movimento giellista”2. Salvadori attribuiva alla classe dirigente
prefascista la responsabilità per l‟avvento della dittatura e, per quanto riguardava il fuoruscitismo, si
dimostrava critico nei confronti degli esuli, i quali, limitandosi a sollevare questioni sui giornali
esteri, non incidevano nei fatti sulla politica italiana 3. “Giustizia e Libertà” con il suo slancio
diretto all‟azione “era diversa, il movimento, composto non da politici di professione, ma di persone
convinte della necessità di agire” rappresentava per il giovane, appena ventunenne, il naturale
sbocco per la sua lotta contro il fascismo, che sarà condotta in certi momenti in maniera assai
singolare e personale. Egli si allontanerà da “Giustizia e Libertà” tra il 1938-1939, a seguito del
prevalere della “tendenza socialista” all‟interno del movimento dopo la morte di Carlo e Nello
Rosselli. La seconda guerra mondiale lo vedrà ancora schierato nella lotta al fascismo ma sul
campo delle forze alleate britanniche, come membro del SOE, una branca dei servizi segreti inglesi.
La mia trattazione si fermerà al 1946, con la sua candidatura per le elezioni per la Costituente nel
collegio elettorale di Porto S. Giorgio e con il suo rientro negli Stati Uniti, decisione che forse non
nasconde una certa amarezza per il fallimentare esito delle elezioni stesse. Da quanto detto risulta
pertanto che la sua posizione
antifascista non è facilmente inquadrabile, risultando la stessa
complessa e non facilmente etichettabile. Questa peculiarità è data dalla formazione culturale di
Max Salvadori, il quale, secondo la definizione di Arturo Colombo “è sempre stato un liberale sui
generis. Il suo liberalismo lontano da quello idealistico di Croce o De Ruggiero, per niente aperto
alle sinistre di classe, è invece vicino al conservatorismo liberale e al democratismo capitalistico di
impianto anglosassone. La sua formazione ne fa un liberal che si richiama ad un classico del
2
3
Max Salvadori, Il filone centrale, in L’azionismo nella storia d’Italia 1946-1953 a cura di Lamberto Mercuri.
M. Salvadori, Resistenza e Azione. Ricordi di un liberale, Bastogi, Firenze 1990, pag. 62.
2
pensiero politico come Locke, ma fa proprie le istanze di un democratico radical come Mill” 4.
Partendo da queste premesse, il quesito di fondo della ricerca è volto ad indagare la posizione di un
antifascista liberale di fronte agli avvenimenti caratterizzanti il quindicennio da noi preso in esame.
Attraverso lo studio di questo personaggio si vuole gettar luce, su alcuni episodi relativi non
soltanto alla vita di Max Salvadori, ma alle vicende nazionali e internazionali di quegli anni.
L‟interrogativo specifico relativo a Max Salvadori è coniugato ad un altro quesito di carattere se
vogliamo più generale: che significato assume oggi parlare di antifascismo? Nella consapevolezza
che ogni generazione di studiosi pone interrogativi diversi alla storia del passato, non è superfluo
soffermarci a riflettere su questo aspetto che, nelle temperie del nostro tempo, significa oltretutto
riflettere sulla nostra storia nazionale.
Stato dell’arte sul tema della ricerca e collocazione del lavoro di dottorato al suo interno
Come in precedenza accennato la figura di Max Salvadori è stata ancora poco studiata. Negli anni
Novanta i contributi più significativi sono dati da due convegni organizzati dalla Società operaia di
Porto S. Giorgio e dall‟Istituto per la storia del movimento democratico e repubblicano nelle
Marche. Il primo datato 14 marzo 19925, si svolge prima della morte di Salvadori, avvenuta ad
agosto, quello successivo si svolge in suo ricordo il 5 dicembre6 dello stesso anno. Tuttavia i
riflettori attorno alla figura di Salvadori si sono accesi con la pubblicazione nel 2004 del volume di
Mauro Canali “Le spie del regime”7 e con le violente polemiche che ne seguirono e che ebbero
come teatro di scontro dapprima i quotidiani nazionali e successivamente un altro convegno
organizzato dalla Società operaia di Porto S. Giorgio, dal significativo titolo “Max Salvadori.
Diplomazia segreta e antifascismo8”. Ricostruire nella sua interezza e complessità il dibattito
comporterebbe una trattazione a parte, non è questa la sede per soffermarsi in maniera esaustiva,
tuttavia è necessario dare un breve cenno che ci permetta di cogliere in linea generale i nodi cruciali
di esso. Canali si è imbattuto nei documenti conservati presso l‟Archivio Centrale dello Stato, nel
fondo della Polizia Politica, che attestano contatti di Max Salvadori con L‟Ovra risalenti al 19391941: per Canali il periodo in questione coincide con l‟ interruzione, da parte di Salvadori, di
4
Arturo Colombo, Max Salvadori fra autobiografia e memorialistica in AA.VV, Max Salvadori, l’uomo, il cittadino.
Atti del convegno 14 marzo 1990 a cura di Alfredo Luzi con la collaborazione di Clara Muzzarelli Formentini, Andrea
Livi Editore, Fermo 1996 pagg 11-18.
5
AA.VV, Max Salvadori, l’uomo il cittadino, op. cit.
6
AA.VV, Max Salvadori. L’antifascismo e la Resistenza nelle Marche. Atti della giornata di studi in ricordo di Max
Salvadori (Ancona 5 dicembre 1992), a cura di Michele Millozzi, U.T.J., Jesi, 1993.
7
M. Canali, “Le Spie del Regime”, Il Mulino, Bologna 2004.
8
P. Concetti, C. Muzzarelli Formentini (a cura di ), Max Salvadori una vita per la libertà, Andrea Livi Editore, Fermo
2008. Il volume raccoglie il dibattito sul “caso Salvadori” attraverso una serie di articoli pubblicati su “La Repubblica”,
e parte degli interventi dei relatori al convegno citato, svoltosi a Porto S. Giorgio il 6 maggio 2005.
3
qualsiasi attività antifascista9. Il “cedimento” al regime di Max Salvadori di quegli anni era stato
preceduto da un altro, avvenuto nel 1932 testimoniato dalla richiesta di grazia che Salvadori invia
dal carcere a Mussolini.
Ma perché nel 1939 Max Salvadori fa questo passo? È plausibile come sostiene Canali, che visto il
crescente dissenso rispetto all‟ambiente degli esuli maturato in quegli anni, nella consapevolezza
che i genitori in Italia erano nelle mani del regime, di fronte alla prospettiva di un impossibile
rientro in Italia Max abbia avuto un “temporaneo disorientamento morale e politico nella lotta al
Fascismo”10? Le posizioni di Canali sono state contestate da Massimo L. Salvadori11, Massimo
Teodori12, Pietro Craveri13 e Mimmo Franzinelli14. Secondo Massimo L. Salvadori, i documenti
provenienti dal National Archives di Londra, dimostrerebbero che a pilotare i contatti tra Salvadori
e l‟Ovra furono i servizi segreti inglesi, ai quali Max si era presentato per offrire la sua
collaborazione nel‟38. Ma i documenti attestano il suo arruolamento ufficiale nel Soe nel 1943 e,
secondo Canali, il progetto proposto da Salvadori ai servizi segreti, dal titolo “Propaganda in
Italy”15, venne dagli inglesi bocciato perché ritenuto pericoloso. Perché Salvadori nella sua
autobiografia fa cenno a queste vicende solo di sfuggita? Franzinelli cita un memoriale (custodito
da Clement Salvadori il figlio di Max) del 29 novembre 1939 in cui egli, convinto di rimpatriare in
missione segreta si premurò ad annotare i contatti intercorsi con la polizia del regime. “Il
documento, scrive Franzinelli, sarebbe servito in caso di arresto a ristabilire i contorni della verità
attorno alla missione dello stesso Salvadori, per salvaguardarne la memoria”. Inoltre Franzinelli cita
un altro documento che accerterebbe che Salvadori lavora quale emissario della British Intelligence
sin dal giugno del 1940. Canali è recentemente tornato sull‟argomento in una pubblicazione apparsa
su “Nuova storia contemporanea”, confutando ulteriormente la posizione di Franzinelli e
riaffermando, sulla base del file personale di Salvadori, il Soe record of service16, che la sua attività
come agente della British intelligence e il conseguente rientro nella lotta politica avviene solo nel
febbraio del 1941. La questione rimane dunque aperta.
9
M. Canali, Le spie del regime, op. cit. pag. 404-409.
Id. I cedimenti di Max Salvadori in “Liberal” n.27, Dicembre- Gennaio, 2004/05, pp. 126-127.
11
M. L. Salvadori, Max Salvadori. Un’antifascista che non fu mai una spia. Ecco i documenti, in “La Repubblica”,
sabato 28 maggio 2005., Id., La vera storia di Max, in “La Repubblica “ venerdì 8 luglio 2005.
12
M. Teodori, Max Salvadori, il fascismo, la guerra, in “Max Salvadori. Una vita per la libertà”, op. cit. pag. 69-79.
13
P. Craveri, Max Salvadori e le derive revisionistiche denigratorie senza senso storiografico, in “Max Salvadori. una
vita per la libertà” op. cit. pag 81-86.
14
M. Franzinelli, Max Salvadori: una spia del regime?!?, in “Italia contemporanea”, n.238, marzo 2005, pp. 87-107
15
Propaganda in Italy in favour of the allies National Archives, Foreing Office 371/ 23787. Si tratta di un memoriale
che Max Salvadori presentò ai servizi segreti il 29 settembre 1939 per proporre un intervento in direzione dell‟Italia
volto a cercare di vagliare la possibilità che vi fossero frondisti all‟interno del regime, disposti ad impedire che l‟Italia
entrasse in guerra a fianco della Germania..
16
Soe Record of serice, in National Archives, HS 9/1305/6 cit. in Mauro Canali, Leo Valiani e Max Salvadori, I servizi
segreti inglesi e la Resistenza, in “Nuova storia contemporanea” , Anno XIV numero 3 maggio- giugno 2010, pp. 2964.
10
4
Il dibattito sui “cedimenti di Max Salvadori17” riassume tutta una serie di problemi legati
all‟approccio metodologico: ognuno degli studiosi intervenuti, infatti, per sostenere la propria tesi
si serve di documenti a loro dire inconfutabili, ma che, a ben guardare, sono i medesimi da
entrambe le parti. Il motivo di scontro principale è dato dunque dall‟interpretazione stessa delle
fonti: non soltanto dei documenti archivistici, ma anche dell‟autobiografia dello stesso Salvadori. Il
mio lavoro nasce dalla volontà di ricostruire la sua biografia, al di là delle polemiche e di questo
dibattito, che da una parte ha avuto il merito di porre la giusta attenzione su Max Salvadori, ma
dall‟altra ha inficiato per certi versi un approccio storiografico sereno allo studio di questo
personaggio. Spero che il mio lavoro possa contribuire a mettere in risalto la complessità dell‟uomo
Salvadori, al di là di quanto emerso dal dibattito.
Fonti e questioni relative al loro uso
Da quanto detto possiamo scorgere una complessa mappatura documentaria: le fonti sono costituite
da una parte dalla vasta produzione bibliografica dello stesso Salvadori dall‟altra da quelle
archivistiche. Per quanto riguarda il primo “tipo di fonti” osserviamo che la “sistematizzazione” del
suo pensiero sarà fatta in un periodo successivo rispetto a quello considerato, infatti “solo nella
piena maturità, Salvadori ha approfondito in sede storiografica l‟ideale che lo aveva ispirato in
tutta la vita, nel pensiero e nell‟azione”18 ma le sue posizioni liberali sono pressoché immutate nel
corso degli anni. Attraverso i suoi scritti Salvadori eserciterà la funzione di “storico testimone”
delle vicende vissute e questo ci permette di comprendere la sua vicenda politica, in quello stretto
connubio di azione e pensiero che gli è congeniale.
Per quanto riguarda le fonti di archivio distinguiamo: fonti italiane, quelle depositate all‟Archivio
centrale dello Stato e le carte Max Salvadori conservate dalla Società operaia di Porto S. Giorgio;
le fonti inglesi presenti al National Archives di Londra, a queste si aggiungano fonti americane
provenienti dal Department of Justice19 . Per quanto riguarda le fonti inglesi non sono in grado al
momento di andare oltre la semplice menzione di esse20, non essendomi sufficientemente
confrontata con questo materiale. Di contro le fonti depositate all‟Archivio centrale dello stato sono
state da me a lungo studiate e mi permettono di esprimere una serie di considerazioni sulla natura
delle stesse. Si tratta di documenti provenienti dalla Direzione generale di Pubblica Sicurezza del
17
M. Canali, I cedimenti di Max Salvadori, op. cit. pp. 126- 127.
Nicola Matteucci, L’eresia liberale, in “Max Salvadori, l‟uomo il cittadino”, op. cit., pp. 21-24.
19
Cfr. Mauro Canali, Leo Valiani e Max Salvadori, op. cit.
20
Si tratta in particolare di un memorandum dello stesso Salvadori fatto pervenire al responsabile del Southern
Departmente del Foreing Office dal titolo “Propaganda in Italy in favor of the Allies” si trova in NA, FO 371/23787, e
del suo “SOE record of Service”, in NA, HS 9/1305/6. Cfr. M. Franzinelli, Una spia del regime?!?, op. cit. e M.
Canali, Leo Valiani e Max Salvadori. I servizi segreti inglesi e la Resistenza, op. cit.
18
5
Ministero degli Interni, in particolare dalla Divisione Affari generali e riservati e dalla Divisione
Polizia Politica21. È nota la polemica sull‟attendibilità da dare alle fonti di Polizia, le relazione
fiduciarie appaiono tendenziose e poco affidabili perché “le amplificazioni delle possibilità e
pericolosità del nemico serviva ad avvalorare l‟opera degli informatori”22, tuttavia ciò non toglie a
mio avviso che al di là di alcune inesattezze ed esagerazioni, al di là di alcune strane richieste
effettuate, rimangono pur sempre un importante aiuto nella ricostruzione storiografica. Come ha
scritto Marina Giannetto23: “questi organismi di informazioni attraverso i propri archivi hanno
contribuito a sedimentare il ricordo, o meglio le tracce di vita, di quanti il regime intendeva
neutralizzare, mettendoli in condizioni di tacere, condannandoli, cooptandoli, corrompendone
insomma la coscienza politica nell‟intento di cancellarli fino ad eroderli dalla coscienza collettiva. Il
lavoro di scavo documentario e la lettura di questa specifica categoria di documenti ha comportato e
comporta un problema metodologico fondamentale, quello delle fonti documentarie, della loro
contestualizzazione, del loro confronto con altre fonti archivistiche e non”. Per ciò che concerne i
documenti relativi ai fascicoli personali di Salvadori, all‟interno di questi oltre alle relazioni
fiduciarie, possiamo rinvenire documenti relativi alla sua attività di conferenziere negli Stati Uniti,
ritagli di “Giustizia
e libertà”, ma soprattutto di enorme interesse sono le lettere personali
intercettate dalla censura del regime. Lo scambio epistolare con la madre Galletti Giacinta di
Chadillac24 ci restituisce uno spaccato del vissuto di Max, del quale si possono cogliere i dubbi, le
speranze, le incertezze e le paure. Attraverso questo materiale possiamo cogliere la capillarità del
sistema poliziesco, calarci nel clima del tempo e coglierne quell‟aria rarefatta e cupa del regime che
ci permette di capire come la lotta del fascismo contro gli oppositori non dovesse per forza
passare attraverso azioni esemplari, ma come fosse condotta in primis su un piano puramente
psicologico.
Il filo rosso che ci permette di confrontare i due tipi di fonti da me individuato è costituito dalla
quella sorta di autobiografia intellettuale, rappresentata da “Resistenza e Azione. Ricordi di un
liberale”. Questa fonte letteraria merita una riflessione a sé. La bozza di questo volume venne
realizzata quando egli si trovava colono in Kenya. Venne pubblicato per la prima volta nel 1951
dall‟editore Laterza, su interessamento di Benedetto Croce. Come ha scritto Giovana in proposito,
21
Archivio centrale dello Stato, ACS, CPC, b. 4545, fasc. Max Salvadori Paleotti, Guglielmo Salvadori Paleotti; ACS,
CPC, b. 2243, fas. Giacinta Galletti, ACS, Polizia Politica, fascicoli. Personali, b. 87/A, Fasc. Max Salvadori, ACS,
Polizia Politica, fascicoli personali, b. 1196, fasc. Max Salvadori;ACS, PS, cat. G1, fasc. “Giustizia e libertà” a Roma;
ACS, POLIZIA POLITICA, MATERIA, b. 123, fasc. 3 “Giustizia e libertà” a Roma.
22
M. Giovana, Giustizia e libertà in Italia. Storia di una cospirazione antifascista, Bollati Boringhieri, Torino 2005,
pag. 305
23
Marina Giannetto, Un’altra Italia nell’Italia del fascismo. Una mostra sui Rosselli all’Archivio centrale dello Stato,
in “Rassegna degli Archivi di Stato” anno LXI- n. 1-2-3, Roma, gennaio-febbraio, 2001, pp. 307-318.
24
Le lettere di Giacinta Galletti sono state raccolte in Max Salvadori (a cura di), Lettere 1933-1945
6
“si tratta di una rappresentazione gravemente manchevole per il bizzarro anonimato dietro cui sono
celate- a decenni di distanza dai fatti e di fronte al proposito di voler rendere testimonianza storica
degli eventi- le figure dei protagonisti della cospirazione25”. A tal proposito nella presentazione che
l‟autore fa alla seconda edizione nel 1990 scrive: “trattandosi di ristampa sarebbe stato fuori luogo
rivedere il testo […] né c‟era motivo di modificare la regola da me adottata quando lo scrissi di
indicare persone con le iniziali o lo pseudonimo col quale le conoscevo […] “conta ciò che uno fa
non chi lo fa”. Quest‟ultima dichiarazione appare singolare, visto il proposito di voler testimoniare
la propria vicenda personale. La scelta di non voler revisionare il testo appare pertanto poco chiara,
visto che la prima e la seconda edizione differiscono per l‟aggiunta di alcuni capitoli, appare ancora
meno sensata se consideriamo che Max Salvadori fosse un docente di storia moderna. Nel prendere
in esame questa testimonianza è utile fare una precisazione: rivisitare la storia della propria vita a
distanza di anni dall‟accadimento, comporta considerare l‟impegno politico in maniera quasi
provvidenzialistica, in quest‟ottica il fine ultimo delle proprie azioni viene considerato come
immanente sin dall‟inizio. Forse per rifuggire da questi rischi scrive di sé stesso in terza persona per
una parte della autobiografia, utilizzando la prima persone nella parte relativa al racconto della
guerra. Le vicende più lontane sono proiettate al di fuori dell‟io, per poi riappropiarsene nelle
vicende svolte, in un tempo cronologico a lui più vicino.
Confrontarsi con le opere di carattere memorialistico comporta dunque un certo sforzo
interpretativo. Dal punto di vista metodologico ho cercato di attuare una non facile verifica tra
quanto sono riuscita ad apprendere dalle carte di Polizia e quanto ci è narrato dallo stesso Salvadori.
Non sempre è possibile trovare una corrispondenza tra i due generi di fonti. Devo aggiungere inoltre
che purtroppo l‟acquisizione delle fonti è incompleta; infatti le carte Salvadori conservate dalla
Società Operaia di Porto San Giorgio, risultano non catalogate e quindi escluse dalla possibilità di
consultazione. Questa la motivazione ufficiosa per cui nonostante reiterati approcci mi è sempre
stata negata sino ad oggi la possibilità di accedere a questo cospicuo materiale, di cui esistono
relazioni dettagliate circa il loro contenuto. La prima menzione della donazione delle carte
Salvadori è stata fatta nel corso dei Convegni svoltosi negli anni Novanta. Nella relazione di
Giarmando Dimarti c‟è un elenco dettagliato del materiale conservato. E appare singolare che
alcuni titoli appaino nell‟opac del sistema interprovinciale Piceno con tanto di descrizione fisica
delle carpette nelle quali è conservato.
Vorrei aggiungere che lo stesso Salvadori nel‟77, al
convegno di Firenze sui fratelli Rosselli, invitava i ricercatori che lo avessero voluto, a prendere
visione delle lettere di Carlo Rosselli da lui conservate e di altro materiale disponibile, scriveva in
25
M. Giovana, op. cit., pp. 304-328.
7
nota, nella sua casa in provincia di Fermo26. Nonostante siano passati quasi vent‟anni dalla morte di
Salvadori sino oggi soltanto lo storico Franzinelli ha potuto visionare questo archivio, in occasione
del dibattito sul “caso Max Salvadori” e del convegno del 2005. È possibile in parte ovviare a
questo inconveniente grazie al volume di Paolo Concetti e Clara Muzzarelli Formenti
“ Max Salvadori. Una vita per la libertà”, che pubblica una parte, comunque esigua, di questi
documenti.
Struttura della tesi di dottorato
Per tracciare efficacemente un quadro della mia ricerca è utile mettere in risalto gli aspetti salienti
dell‟azione di Max Salvadori, che corrispondono in linee generali alla struttura dei capitoli in cui si
articolerà la tesi di dottorato.
 Il primo capitolo si occuperà di ricostruire gli anni che vanno dal 1929 al 1933. Max rientra
in Italia alla fine del 1929 con lo scopo di costituire un gruppo giellista a Roma. La sua
azione si innesta su un gruppo già attivo di repubblicani che avevano il loro capo spirituale
in
Giulio Andrea Belloni (segretario della sezione giovanile del Pri, prima del suo
scioglimento). A Roma Max si laurea in Scienze Politiche nel 1930. Alla fine di quello
stesso anno svolgerà il servizio militare a Milano e troverà impiego all‟Ine, l‟istituto
Nazionale esportazioni. Contemporaneamente inizia la sua attività di pubblicista su alcune
importanti riviste quali “L‟Oltremare”, “La vita italiana”, “Il commercio”, “la riforma
sociale” con una serie di articoli che si occupano di economia e colonialismo. Nel luglio del
„32 il gruppo giellista della capitale cade nella mani della Questura di Roma. Salvadori
viene arrestato e dopo un periodo trascorso nel carcere di Regina Coeli e al confino di
Ponza, viene rilasciato. Nel ‟33 riesce ad espatriare in Svizzera, grazie al passaporto
britannico concesso dall‟Ambasciata inglese a Roma27. Dopo un periodo trascorso dal padre
a Begnins, Salvadori si reca a Londra, riprendendo il contatto con gli esuli antifascisti.
Rientrerà nel bel paese solo dopo dieci anni, in piena guerra, come ufficiale britannico,
arruolato nel Soe.
 Il secondo capitolo affronterà gli anni trascorsi da Salvadori nel Kenya britannico come
colono. Qui dovette fronteggiare la propaganda di Lord Erroll sul fascismo inglese e la
polemica condotta contro lui dal segretario del fascio di Nairobi. Scrive infatti: ““anche
26
M. Salvadori, Giellisti e loro amici negli Stati Uniti d’America, in AA..VV Giustizia e libertà nella lotta antifascista
e nella storia d’Italia. Attualità dei fratelli Rosselli a quaranta anni dal loro sacrificio. Atti del convengo internazionale
di Studi organizzato a Firenze il 10-12 giugno 1997, La Nuova Italia, Firenze 1978, pp., 273- 302.
27
Salvadori aveva la doppia cittadinanza italiana per jus sanguinius e britannica per jus soli.
8
lassù, a più di 200 metri, a pochi km dall‟Equatore il fascismo si faceva sentire[…] – scrive
Max- erano passati tre anni, tre semine e tre raccolte. Aveva lasciato il fascismo a migliaia
di chilometri di distanza; se lo ritrovava vicino, odioso dopo la conquista dell‟Etiopia come
dopo la conquista dell‟Italia”. Questa esperienza ne fa un esperto conoscitore dei problemi
legati alla colonizzazione, interverrà infatti sulle colonne di “Giustizia e Libertà” a proposito
del dibattito causato dall‟aggressione di Mussolini all‟Etiopia. L‟aver vissuto sulla propria
pelle l‟esperienza della colonizzazione, lo porta a maturare le sue convinzioni in politica
coloniale (penso soprattutto allo scritto in francese “la colonisation europenne au Kenya” 28)
che a partire da quegli anni saranno ben diverse rispetto a quelle da lui precedentemente
espresse in alcune suoi studi pubblicati nel periodo a Roma.29“
 Per quanto riguarda gli anni 1943- 1946, non ho ancora suddiviso la trattazione in capitoli.
Sono anni in cui non è possibile con facilità seguire gli spostamenti di Salvadori che dopo
aver abbandonato l‟attività di farmer, rientra prima in Europa (Svizzera, Inghilterra, Spagna)
e poi negli Stati Uniti, Canada e in Messico. In questo periodo sono da studiare: la sua
attività come conferenziere negli Stati Uniti30, e i rapporti intercorrenti tra Max Salvadori e
gli esuli americani, riuniti attorno alla Mazzini Society, la società antifascista fondata nel
settembre del ‟39 su iniziativa di alcuni intellettuali esuli e da cittadini italo- americani,
quali Salvemini, Borgese, Lionello Venturi, Renato Poggioli, Michele Cantarella, Max
Ascoli. Si analizzeranno le motivazioni che indussero Salvadori a dare le dimissioni da
“Giustizia e Libertà” e il progressivo avvicinamento ai servizi segreti inglesi, sino al suo
reclutamento nel Soe (Lo special operation executive che funzionò nel corso della guerra,
come corpo militare autonomo e volontario delle forze armate britanniche, creato con lo
scopo di operare clandestinamente in territorio nemico, dove presumibilmente si poteva
contare su popolazioni amiche). In qualità di tenente colonnello Salvadori prese parte agli
sbarchi di Salerno nel settembre del 1943 e di Anzio nel gennaio del 1944. Nei primi mesi
del‟45 venne nominato ufficiale di collegamento con il Comitato di liberazione nazionale, e
in tale veste viene paracadutato in territorio nemico. La sua missione fu di raggiungere
Milano e coordinare le forze di civili e partigiani lottando per la liberazione del Nord Italia.
28
Max Salvadori, La colonisation europenne au Kenya, Parigi, Larose 1938.
Mi riferisco in particolar modo a. Max Salvadori, L’Unità del Mediterraneo, Saturnia, Roma 1931, Id., La
penetrazione demografica europea in Africa, Bocca, T orino 1932.
30
Nel gennaio del 1938 Max su invito di Salvemini parte per gli Stati Uniti per un giro di conferenze organizzate
dall‟American league for peace and democracy che si era fusa con l‟American League against war and fascism. Lo
scopo di queste conferenze era quello di finanziare l‟antifascismo e sensibilizzare l‟opinione pubblica americana, in
particolare le numerosi comunità italo- americane presenti negli Stati Uniti. A seguito di queste conferenze, dopo un
rientro in Europa, Max ottiene nel 1939 l‟incarico di professore presso la Lawrence University e si trasferisce nello
stato di New York. Buona parte del contenuto di queste conferenze è rintracciabile all‟interno dei fascicoli personali di
Max Salvadori, presso l‟Archivio centrale dello Stato.
29
9
Per concludere: risultati conseguiti e attesi
L‟analisi di ognuno di questi momenti evidenziati della biografia di Salvadori si innesta su altri temi
di carattere generale e si serve di fonti specifiche; ognuno di questi momenti mira a fornire una
comparazione tra il pensiero e l‟azione dell‟uomo Salvadori. Così lo studio della sua attività
cospirativa a Roma, si inserisce nell‟analisi peculiare del gruppo romano di “Giustizia e libertà”,
delle differenze rispetto agli altri gruppi, della natura delle componenti sociali e si riallaccia per
certi versi alla microstoria, nel momento in cui si mettono in risalto accanto ai protagonisti più
importanti delle vicende, anche quegli uomini meno conosciuti, non indagati dalla ricerca storica,
ma anch‟essi testimoni di quelle componenti che dissero, per citare Ernesto Rossi, “No al
fascismo31”. Del resto come scriveva Giovana “La ricomposizione dell‟universo cospirativo di GL
passa attraverso l‟accostamento di dense biografie individuali32”. Allo stesso modo lo studio di
Salvadori, come membro del Soe, potrebbe mettere in luce, attraverso la chiarificazione del ruolo
svolto da questo organismo nell‟Italia occupata della seconda guerra mondiale, alcuni aspetti
relativi alla storia del contributo alleato alla Resistenza, sulla scorta degli studi più recenti33. Di
questi due aspetti, allo stato attuale della ricerca, il primo è stato ampiamente indagato, mentre per
quanto riguarda lo studio di Max Salvadori come membro della British Intelligent, il quadro non è
ancora sufficientemente chiaro. L‟ambizione sarebbe quella di indagare e approfondire ognuno dei
momenti della vita di Salvadori per coglierne pienamente la complessità e riuscire ad esaurire in
maniera completa gli obiettivi da me individuati per la stesura della mia tesi.
31
E. Rossi (a cura di), No al fascismo, Einaudi, Torino 1963.
M. Giovana, op. cit. p. 54.
33
Cfr. Tommaso Piffer, Gli alleati e la Resistenza Italiana, Il Mulino, Bologna 2010.
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