attrazione degli studenti stranieri
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attrazione degli studenti stranieri
the Italian Think Tank Le Università italiane nel mercato globale dell’innovazione La capacità di attrazione di studenti stranieri Le Opzioni per l’Italia1 Draft -Position paper Il paper di Vision sull’attrazione di studenti stranierei da parte delle Università italiane è immediatamente collegabile ad una questione più generale. In particolare, nasce dalla sensazione che l’intero dibattito sull’immigrazione sia dominato dalla paura, dall’idea che il fenomeno sia, quasi necessariamente, legato a fenomeni che costituiscono minaccia alla sicurezza, alla coesione delle comunità alle quali apparteniamo, persino al nostro senso di identità. Da questo sentimento diffuso deriverebbero, poi, conseguenze su scelte regolamentari e comportamenti burocratici con il risultato di frenare, rendere difficile l’immigrazione, appunto. Non così viene visto il fenomeno in altri contesti e dal punto di vista di altre visioni del mondo. L’Economist, ad esempio, che più di qualsiasi altro media, rappresenta in maniera fedele un’ideologia che sembra discendere, senza intermediazioni, da Adamo Smith e Ricardo, tratta l’emigrazione in maniera opposta: la quantità di flussi che un Paese riesce ad attrarre diventa nei servizi che il settimanale dedica al tema uno dei più importanti indicatori di prestazione, ad essere precisi, di competitività di un sistema. Senz’altro, con le leggi e la qualità della burocrazia che oggi in Italia offriamo a chi decide di venire, rischiamo come minimo di “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Di respingere o, perlomeno, scoraggiare emigrati “buoni” insieme a quelli “cattivi”. Ed anzi, è logico pensare che succede di peggio. La persona di elevata qualificazione, che maggiormente può aggiungere valore, rischia di essere proprio quella che più immediatamente decide di cambiare “destinazione”. Chi ha meno scelte si sobbarcherà più volentieri le lungaggini burocratiche e chi, addirittura, delinque o ha già una condanna da scontare nel proprio Paese risulterà quello meno spaventato dalle conseguenze di una eventuale espulsione. In pratica, quello che può succedere ad un paese come l’Italia è una sorta di “adverse selection” attraverso la quale riduciamo l’emigrazione togliendo proprio la parte migliore. Questa potrebbe essere la conseguenza di un inasprimento di direttive come quella che attualmente in vigore in Italia. E più precisamente questo ci aspettiamo essere il prodotto di una normativa e di procedure che non sono intelligenti, che non riescono a distinguere, che non sono – ne parleremo a conclusione di 1 Il gruppo di lavoro è formato da Matteo Bocci (Vision e London School of Economics), Ilaria Maletta (Vision), Amelia Realino (Vision) e Francesco Grillo (Vision e London School of Economics) 1 questo paper – in grado di segmentare gli emigrati in relazione a certe scelte che un Paese vorrebbe voler fare (e che infatti paesi con maggiore abitudine alla gestione di flussi migratori come Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Francia fanno regolarmente). Questo documento è il contributo di Vision al progetto “Il Futuro delle Università Italiane ed Europee nel mercato globale dell’Innovazione” e costituisce un elemento di analisi nell’ambito di una più ampia proposta progettuale che Vision propone sulla questione delle Università. Si concentra, dunque, su un segmento di “emigrati” particolarmente importante, di valore aggiunto: quello degli studenti stranieri. La capacità di attrarre studenti stranieri come fattore di competitività La capacità di attrarre studenti stranieri è vista, dunque, come un indicatore particolarmente importante. Ed in particolare come un vero e proprio misuratore di performance di un sistema universitario nazionale, nonché di un singolo ateneo. Ciò per almeno tre fondamentali motivi: 1. quello degli studenti stranieri è un mercato, dunque, un’opportunità in sé; un mercato in fortissima crescita (40% in più tra il 2000 e il 2006), fatto di 2.7 milioni di studenti che nel mondo studiano fuori dal proprio paese e che valgono l’equivalente di circa 30 miliardi di euro; cifra che però diventa molto più grande se si considera che una persona che studia in un certo Paese tende ad assegnare a quel Paese una probabilità di essere scelto per le proprie vacanze o periodi di lavoro nel corso della sua intera esistenza cinque volte superiore ad altri paesi che non ha visitato da studente; 2. il numero di studenti stranieri è, un po’ come per le presenze turistiche per un dato territorio, il numero che più si avvicina al concetto di capacità “esportazione” che un sistema universitario riesce ad esprimere; esso è dunque il singolo numero che – meglio, in maniera più affidabile di qualsiasi classifica – riesce a misurare la “competitività” delle università di un paese; 3. infine, avere più studenti stranieri non è solo un sintomo di forza ma anche una spiegazione (una causa, cioè) della qualità di un sistema; più studenti significa aumentare il confronto, rendere più facile ciò che qualcuno chiama “contaminazione” culturale, incoraggiare la diversità e la diversità appare essere una determinante dell’eccellenza2. E insomma se è vero che misurare quanti studenti stranieri ospito significa capire – meglio che attraverso altri numeri – quanto bene stanno facendo le nostre università, è anche vero che il rilancio di un sistema non competitivo può partire proprio da una politica specifica di aumento della percentuale degli stranieri sugli iscritti. Infine, e per tornare al tema dell’emigrazione, quello degli studenti stranieri può senz’altro essere il tema sul quale provare a rovesciare la logica con la quale troppo spesso trattiamo il problema più vasto della emigrazione. 2 In fin dei conti, puntare agli studenti stranieri significa modernizzare, ma anche paradossalmente tornare alle origini, alle prime Università, quando da Bologna, Oxford, Parigi, Napoli passavano studenti nomadi che nel loro girovagare creavano quella elite intellettuale che avrebbe presto portato l’Europa fuori dal medioevo 2 Il confronto internazionale Ma quali sono i risultati del confronto tra Italia e altri Paesi? A livello mondiale la classifica dei Paesi per numero di studenti ospitati è dominata dagli Stati Uniti, con l’Inghilterra in seconda posizione. Distribuzione mondiale studenti stranieri per paese di destinazione(2004) Svizzera 1% Altri Paesi Oecd 9% Svezia 1% Italia 2% Malajsia 1% Spagna 2% SudAfrica 2% Nuova Zelanda 3% Russia 3% Altri Paesi non Oecd 9% Giappone 4% Canada 5% Australia 6% Usa 22% Francia 9% Fonte: elaborazioni Vision su dati OECD Uk 11% Germania 10% Quella per numero di studenti che, al contrario, vanno all’estero per frequentare corsi universitari è molto più frammentata. Ai primi due posti ci sono, comunque, la Cina e l’India. Distribuzione mondiale studenti stranieri per paese di origine (2004) Uk 1,0% Brasile 0,8% Spagna 1,0% Altri paesi non Oecd 45,5% Canada 1,5% Italia 1,7% Usa 1,8% Grecia 1,9% Turchia 2,1% Francia 2,2% Marocco 2,2% Giappone 2,3% Germania 2,3% Corea 3,7% India 4,9% Fonte: elaborazioni Vision su dati OECD Altri paesi Oecd 10,8% Cina 14,4% 3 I flussi di chi emigra per studiare è, decisamente, un flusso dai paesi con minore PIL per abitante ma in crescita verso i sistemi più consolidati. Con una sola eccezione. L’Italia è, infatti, l’unico tra i paesi OCSE con un numero di studenti in uscita superiore a quello in entrata. Saldo tra numero studenti stranieri in arrivo e in uscita, Principali Paesi OECD, Numero, 2004 525.962 274.365 180.356 198.469 157.578 93.704 56.466 33.376 14.127 Australia Spagna Canada Francia Germania -4.251 Italia Giappone Belgio Uk Usa Fonte: elaborazione Vision su dati OECD Proprio così siamo l’unico Paese sviluppato che riesce ad esportare più studenti di quanti ne importi3. La scelta metodologica di Vision è, comunque, di fare quasi sempre riferimento al confronto con quattro specifici paesi: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna. Si tratta dei nostri principali partners e competitors. E il confronto diventa più operativo (troppo forti sono le differenze con gli stessi Stati Uniti). E allora complessivamente la situazione è quella descritta dalle tavole che seguono: 3 Anche se questo, ne parliamo nel paper sull’università, è un dato negativo che potremmo paradossalmente trasformare in un vantaggio competitivo. Se avessimo una politica di valorizzazione delle esperienze fatte all’estero dai nostri studenti che attualmente non esiste. 4 Studenti stranieri per 10,000 abitanti , Principali Paesi EU, 2004 57,48 39,34 29,86 7,06 Francia Germania Italia 10,68 Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD L’Italia attrae in rapporto alla popolazione un terzo meno della Spagna, quattro volte meno della Germania, otto volte meno studenti della Gran Bretagna. Il dato è confermato se osserviamo il numero di stranieri rispetto agli studenti Studenti stranieri rispetto al totale iscritti, , Principali Paesi EU, In Percento, 2004 14,88% 12,55% 11,00% 2,05% Francia Germania Italia 2,52% Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD Mentre Francia Germania e Regno Unito sono abituati ad avere più del 10% dei propri studenti che sono stranieri, la media Italiana è del 2%. 5 E se la Spagna non sembra lontana nel dato sugli studenti regolarmente iscritti, diventa, invece, leader se consideriamo lo specifico segmento degli studenti “scambiati” nell’ambito dei programmi europei Erasmus. Numero Studenti Erasmus ospitati , Principali Paesi EU, 2005-2006 26.611 21.420 17.879 16.389 14.591 francia germania italia spagna UK Fonte: Vision su dati Commissione Europea E l’Italia si conferma meno attrattiva degli altri paesi europei di dimensione comparabile. Aldilà del numero assoluto si può, poi, sostenere che faccia differenza il Paese dal quale gli studenti sono attratti. È presumibile che sia più difficile attrarre uno studente dai Paesi dove più forte è il sistema universitario e l’economia: E che, a parità di altre condizioni, tale studente sia portatore di un valore aggiunto mediamente più elevato in termini di competenze e relazioni. Il grafico che segue calcola la percentuale di studenti stranieri attratti da Stati Uniti, India, Cina e dalle cinque più importanti economie dell’Unione. 6 Principali Paesi EU, Studenti stranieri provenienti da alcune macroaree geografiche, Percento, 2004 Cina, India e brasile USA EU 'Big 5' 37,3 11,6% 22,1 4,5% 20,3 8,8% 14,4 1,3% 10,8 13,3% 7,5% 7,0% 0,9% 1,1% 21,2% 12,0% 5,8% 5,2% 2,9% Italia Francia 1,8% Germania Spagna UK Fonte: Vision su dati OECD In particolare il grafico dice che sono pochissimi gli studenti che arrivano da Stati Uniti (poco più di trecento all’anno, in Germania e Francia circa tremila, in Inghilterra tredicimila), dalla Cina (duecentosettanta contro ventiquattromila in Germania), India (duecentosettanta contro i quattordicimila ospitati dall’Inghilterra). Sono veri e propri assets strategici che ci sfuggono. La grande maggioranza degli studenti stranieri in Italia vengono dai paesi del mediterraneo. E la comunità più grande è quella di studenti albanesi (ottomilacinquecento) che risulta dieci volte più grande di quella francese e venti volte più di quella spagnola. Peraltro, gli studenti che attraiamo risultano fortemente concentrati in determinate aree. Un’analisi comparata delle regioni Italiane mostra 1. una migliore prestazione delle regioni del Centro che sono, probabilmente, avvantaggiate da un vantaggio in termini di qualità della vita, e di quelle del Nord Est che sono, per posizione geografica più permeate dalla immigrazione transfrontaliera; 2. un risultato abbastanza deludente per le regioni a più antica industrializzazione del Nord Ovest; 3. e la sostanziale assenza del mezzogiorno. 7 Studenti stranieri su totale iscritti, Diverse regioni, Percento,2006 6,8 6,5 6,2 6,0 5,9 4,9 4,5 4,4 4,0 3,6 3,2 1,8 0,7 0,6 0,6 0,4 C a la b ri a S a rd eg n a 0,9 S ic il ia 1,0 A b ru zz i C a m p a n ia B a si li ca ta P u g li a d 'A o st a V a ll e V e n e to Lo m b a rd ia P ie m o n te La zi o Li g u ri a U m b ri a M ar ch e T o sc a n a E m il ia FV G R o m a g n a T re n ti n o 1,1 M o li se 2,0 Fonte: Vision su dati MIUR 8 Il dettaglio per singolo Ateneo fa poi emergere una serie di sorprese. Classifica atenei per capacità di attrazione studenti stranieri (migliori 15), Diverse regioni, Percento,2006 54,1% 19,4% 19,3% za a o n at ie ap S r V er g rb To U n re in ze i n Fi oc co n B og ol B P ar m a a 7,1% 6,8% 6,7% 6,5% 6,2% 5,8% 5,6% 5,5% ar a rr Fe e 9,4% st ie sc re B er Tr ia o in o n ol am C a 11,4% S ie n B tr an S tr za ie ie an B S ia g 13,9% P er u ri ri ra 15,6% Fonte: Vision su dati MIUR A vincere sono atenei specializzati nell’attrazione di studenti stranieri e, comunque, non le Università più prestigiose per le discipline scientifiche e tecnologiche (i grandi Politecnici del Nord), e anche per quelle economiche (anche se la posizione di Bocconi viene ulteriormente migliorata dai dati della Scuola di Direzione Aziendale con i suoi master). 9 In valore assoluto l’Università Sapienza e quella di Bologna sono, di gran lunga, quelle che ospitano più stranieri ed anzi da sole sono sufficienti per contare più del venti per cento degli stranieri che studiano nelle settantatre università italiana (tavola che segue). La Sapienza e Bologna attraggono da sole oltre 8.500 stranieri, ovvero il 21% di tutti gli stranieri che studiani in Italia, ed oltre il 50% assieme agli Atenei di Firenze, Padova, Milano, Tor Vergata, Torino, Trieste, Perugia e Genova. Infine, aggiungendo Politecnico di Milano, Pisa, Bari, Roma Tre e Siena si arriva alla quasi totalita’ (80%) degli studenti stranieri in Italia. Concentrazione studenti stranieri in Atenei italiani,Totale Università Italiane, Percento,2006 21% 41.589 8% 9% 11% 30% 21% 1 o e 2o Da 3 o a 10o Da 11o a 15o Da 16o a 20o Da 21o a 25o Da 26o a 73o TOT Nazionale Fonte: Vision su dati MIUR La tavola precedente sembra suggerire che fare marketing del sistema universitario italiano significa selezionare le università e le facoltà che possono essere i “campioni” di un processo di attrazione. Il peso dei visti: regolamentazione e burocrazia I risultati di un primo sondaggio (anonimo) che ha coinvolto ricercatori e studenti di master secondo livello presso il Politecnico di Torino, per lo più maschi Colombiani e Cinesi al primo anno di esperienza in Italia, mette in evidenza alcuni trend ben chiari. Circa il 15% di un campione di quasi 250 studenti stranieri si è espresso molto favorevolmente rispetto alla qualità degli standard di educazione e ricerca dell’Ateneo di accoglienza. Oltre il 40% dichiara per altro di aver scelto l’Ateneo per l’attrattività professionale (in caso di ricercatori) o educativa. Oltretutto oltre il 70% pensa di proseguire l’esperienza e la totalità dei partecipanti al sondaggio consiglierebbe l’esperienza ad altri. I punti dolenti riguardano evidentemente la dimensione “macro” ed in particolare gli aspetti burocratici e legislativi inerenti l’ottenimento ed il rinnovo di permessi di soggiorno, nonché la qualità ed i tempi di risposta dell’amministrazione nazionale preposta alla gestione del servizio. Quasi il 60% si esprime negativamente sulla personale esperienza della burocrazia italiana, mentre il 32% nei confronti del sistema di regole (con un importante 50% di soddisfatti). 10 Risposte di un campione significativo su c.ca 250 studenti stranieri 86,8% 75,0% Positivo Non Positivo 65,8% 57,8% 52,7% 50,3% 41,7% 32,3% 29,9% 29,8% 22,4% 13,2% Normativa in merito a immigrati Amministrazione pubblica Servizi di pubblica Squalità di utilità educazione/ricerca Potenzialità di carriera Accoglienza e apertura culturale Fonte: Indagine Vision e Torino Politecnico Il trend è confermato da un questionario aperto diffuso tramite Facebook, che ha coinvolto 20 studenti da tutto il mondo. Certo non un campione rilevante, ma è interessante la forte coerenza dei risultati con le risposte precedentemente presentate. Risposte di un piccolo campione casuale di studenti stranieri Positivo 80,0% Non 75,0% Positivo 75,0% 75,0% 60,0% 50,0% 45,0% 40,0% 25,0% 25,0% 20,0% 15,0% Normativa in merito a immigrati Amministrazione pubblica Servizi di pubblica Squalità di utilità educazione/ricerca Potenzialità di carriera Accoglienza e apertura culturale 11 Fonte: Indagine Vision su Facebook In questo caso si tratta di donne per lo più sotto i 35 anni, che hanno terminato l’esperienza e non studiano, né lavorano in Italia. Si mantiene alto l’apprezzamento della qualità accademica (il 75% esprime parere positivo), ma cresce contemporaneamente l’insofferenza per servizi pubblici, potenzialità di carriera degli studi e soprattutto burocrazia e leggi di immigrazione. Probabilmente a causa di un rapporto più frequente con le istituzioni dovute a rinnovi di permessi di soggiorno, circa l’80% è fortemente critico nei confronti di entrambi gli aspetti. Le opzioni per avviare un progetto di attrazione Il documento è un approfondimento rispetto all'analisi complessiva delle criticità del sistema universitario in Italia svolta da Vision in collaborazione con NOVA, l’associazione degli alumni delle Business Schools Americane, con URANIA, l’associazione che riunisce gli scienziati italiani che hanno conseguito il PHD negli Stati Uniti, e con AIR, Associazione Italiana Ricerca. Per le proposte di miglioramento si rimanda al documento “Le Università Italiane ed Europee nel mercato globale dell’innovazione: i quattro cantieri progettuali” sul sito www.visionwebsite.eu 12