L incesto affettivo - a cura della Dott.ssa Valentina

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L incesto affettivo - a cura della Dott.ssa Valentina
L�incesto affettivo - a cura della Dott.ssa Valentina Bellandi
I disturbi comportamentali e/o psicosomatici, spesso, trovano radice nel contesto delle relazioni familiari e sociali
in cui un individuo si trova inserito. Le aspettative inconsce dei genitori sul bambino spingono ad attribuire al figlio
un determinato ruolo. I genitori operano una proiezione narcisistica sul bambino che diventa la rappresentazione
del bisogno del genitore o di entrambi di risolvere i loro conflitti inconsci. Può succedere, per es., che il figlio
assuma la funzione di rappresentare il sostituto del partner.
Se consideriamo il rapporto padre-figlia è possibile che il padre scelga la bambina come “sostituta” della moglie
allo scopo di raggiungere una situazione di intimità affettiva, dominio, rassicurazione non ottenuta nel rapporto
con la compagna. Questo può condurre ad una sorta di matrimonio simbolico fra padre e figlia, un incesto
“permesso” perché non si svolge sul piano sessuale ma affettivo.
Tenere la figlia a sé, chiuderla al contatto con il mondo esterno allontanando da lei gli altri uomini (rivali) con
strumenti spesso autoritari/aggressivi “ tu non esci, tu non ti vesti cosi ecc.” diventano mezzi che un padre usa per
“possedere” affettivamente la figlia, la quale difficilmente può sottrarsi o ribellarsi perché ama e desidera il padre,
ha paura di essere abbandonata e può sentirsi in colpa perché il padre “lo fa per lei, per il suo bene, per la
gente”…
Questo tipo di rapporto interferisce negativamente sullo sviluppo della bambina e della sua personalità e spesso
proietterà la donna lontano da se stessa e incapace di impadronirsi della propria identità femminile come della
propria sessualità.
In età adulta, il distacco dal ruolo di sostituto del genitore spesso è destinato a fallire. Il persistere del legame
della figlia col padre è spesso la causa che impedisce di instaurare un rapporto adeguato con un altro partner. Il
ruolo inconsciamente assimilato: “ io in realtà sono sposata con mio padre e devo rimanergli fedele” la spinge a
censurare o a vivere in maniera altamente distruttiva i rapporti con l’altro sesso.
Come potrà essere dunque la sessualità di questa donna?
Si potrà sentire in colpa. Il senso di colpa genera il bisogno persistente di procurarsi una punizione. La sua
sessualità sarà una sessualità attiva e passiva (sadico/masochista) al contempo in quanto esprime aggressività e
riceve aggressività. Il suo comportamento sessuale le serve per espiare la colpa e per non permettersi di
separarsi dal padre. E la madre?
La collocazione della figlia nel ruolo sostitutivo della madre porta alla creazione di un sistema familiare che in
qualche modo esclude la figura materna senza però mai procedere ad un’effettiva espulsione. Spesso la madre
invece di ribellarsi contro il rapporto privilegiato tra padre e figlia lo tollera e con il tempo si sottrae e si allontana
sempre di più sia dal marito che dalla figlia. L’amore per la figlia gradualmente si trasforma in gelosia o in ostile
rabbia che non vengono espresse esplicitamente, ma mascherate. Con il suo comportamento, la madre, per
paura di perdere del tutto il marito e la figlia può nascondere la verità anche a se stessa diventando, in questo
modo, complice dello scambio di ruoli.
In conclusione un’identità femminile che si struttura senza potersi identificare nel modello materno,
psicologicamente assente, e senza essere riconosciuta come donna dal padre difficilmente raggiungerà l’identità
di persona adulta.
Se immaginiamo un fiocco, esso non è altro che il caos di un nastro. Ogni nostra confusione non è sinonimo di
negatività, ma di vita. Nel gioco della confusione, però, un nastro può divenire un cappio e allora che possiamo
fare di fronte alle cose?
Interpretarle con tutta la conoscenza, l’esperienza e la coscienza che abbiamo. Sciogliere il nastro può far
ritrovare un nuovo rapporto con se stessi, nuovi attaccamenti, il riconoscimento di un’identità femminile, una
donna che può dare valore a se stessa e alla propria esistenza.
Dott.ssa Bellandi Valentina
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