Il carcere
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Il carcere
esperienze Il carcere a colori A San Vittore (Milano) l’associazione Bambini senza sbarre ha creato Spazio Giallo, un’area che accoglie i figli dei detenuti, per due terzi stranieri, e, attraverso il gioco e il disegno, rende loro meno duro l’impatto con il penitenziario Enrico Casale allineati in una lunga fila i pacchi che i parenti portano ai detenuti. Questi paca detenzione in carcere del papà chi a volte circondano lo Spazio Giallo e o della mamma significa per per raggiungerlo bisogna scavalcarli. un figlio dolore, ansia, paura. Arrivati allo Spazio Giallo i bambiSentimenti che, spesso, si acuiscono nel ni sono spesso intimoriti e tesi. Ma momento in cui i piccoli entrano nel nell’area a loro dedicata possono giopenitenziario per andare a trovare i ge- care e, soprattutto, possono disegnare. nitori. Il rigore della vita carceraria non «Più ancora del gioco, che comunque è fa sconti neppure ai bambini. Per attuti- importante - spiega Fiorenzo Fioretta, re questo impatto, Bambini senza sbarre uno degli operatori di Bambini senza (un’associazione che da una decina di sbarre -, è il disegno che cattura la noanni lavora a sostegno delle famiglie dei stra attenzione. Attraverso le tecniche detenuti, www.bambinisenzasbarre.org) dell’arteterapia (dove “terapia” significa ha creato, nella Casa circondariale di “prendersi cura dell’altro” in una relaSan Vittore a Milano, Spazio Giallo. zione emotiva significativa) noi riusciaSpazio Giallo è nato nel 2007 come mo a fornire ai piccoli un linguaggio una delle prime esperienze nelle carceri non verbale universale con il quale italiane di un luogo nel quale gestire condividere emozioni, idee, percezioni, il tempo dei bambini prima e dopo il fantasie e osservazioni su di sé, sugli colloquio con il genitore detenuto. È altri e sull’ambiente. Per loro disegnare un’area accogliente a forma di castello è un sollievo». con tavolini rotondi, sedie colorate a Non tutti i bambini però hanno dimestimisura di bambino, un armadio con chezza con il disegno. Tra i 150 piccoli tanti giocattoli e allegri disegni sulle che arrivano ogni settimana a San Vitpareti. È stata creata nella sala anti- tore circa due terzi sono stranieri: rom, stante quella dei colloqui. Per accedervi, romeni, nordafricani, sudamericani, ecc. i bambini devono fare un percorso Tra i piccoli stranieri quelli di proveobbligato che li cala nella dura realtà nienza est-europea fanno più fatica a del penitenziario. Varcato il portoncino esprimere le loro sensazioni attraverso i percorrono un breve tratto colori e la rappresentazioa fianco del gabbiotto del- L’arteterapia ne grafica. «Questo perché le guardie dove spesso in- fornisce - osserva Fioretta - nelle contrano i cani antidroga ai piccoli scuole dell’Europa orientadavanti ai quali vengono un linguaggio le questa forma espressiva fatti passare tutti. Scen- non verbale non è per nulla valorizzadendo i gradini arrivano con il quale ta. Quindi i bambini, arrial salone dove vengono condividere vando qui, si trovano un L emozioni e idee. Per loro disegnare è un sollievo Nel disegno del figlio di un carcerato il percorso che deve fare per incontrare il papà. po’ a disagio, ma presto recuperano. Diverso l’atteggiamento dei bambini sudamericani e nordafricani. Nei loro Paesi il disegno è incoraggiato e quindi non trovano nessuna difficoltà». Vario è anche l’atteggiamento dei genitori (quelli non detenuti) nei confronti dello Spazio Giallo. I genitori nordafricani e sudamericani incoraggiano i figli ad accostarsi allo Spazio Giallo. In altri genitori, compresi molti italiani, c’è invece un po’ di diffidenza verso il lavoro degli operatori. «L’importante - sottolinea Fioretta - è che i piccoli si accostino a noi e che, nel tempo, si crei un rapporto continuativo. Per i bambini è essenziale incontrare persone adulte che incoraggino varie modalità espressive. Ciò aumenta in loro, che non hanno una grande opinione di sé a causa di ciò che vivono, l’autostima. In questo modo si realizza un’esperienza positiva a livello esistenziale ed educativo». LINGUAGGIO UNIVERSALE I bambini nel disegno trovano una «valvola di sfogo» ai sentimenti che provano nell’impatto con il carcere. Sentimenti che variano a seconda dell’età. I bambini fino ai 3 anni sono spesso molto ansiosi per la situazione che stanno vivendo. Più che disegnare, scarabocchiano picchiando con forza la punta delle matite sul foglio e, a volte, rovesciando i colori per terra. Dai 3 ai 5 anni esprimono quanto hanno dentro disegnando mostri, guerrieri, battaglie, leoni, animali feroci. Dai 5 ai 9 anni riportano nei disegni riflessioni e immagini dell’ambiente quotidiano che li circonda: case con i familiari, animali domestici, a volte autoritratti. In questa età iniziano anche a preparare bigliettini affettuosi per i genitori detenuti. Sono «biglietti d’amore» che dimostrano l’affetto per il papà o la mamma e che sono graditi dai genitori, che spesso li appendono nelle celle. Dai 9 anni in su i disegni si fanno più dettagliati e descrivono quanto capita loro durante la vita quotidiana. «I bambini - continua Fioretta - sono consapevoli del luogo in cui si trovano per incontrare il genitore, anche se non sempre conoscono il reale motivo per cui il genitore è detenuto. I disegni sono metafore dei loro stati d’animo». A questo lavoro sui bambini si associa un’attenzione al rafforzamento del legame genitoriale. «Come associazione - conclude Fioretta - lavoriamo affin- Tra i 150 piccoli ché la detenzione che arrivano non affievolisca la ogni settimana genitorialità. At- due terzi sono traverso un lavoro stranieri. psicologico sui ge- Tra essi, nitori detenuti e su gli est-europei quelli non detenuti fanno più fatica cerchiamo di rin- a esprimere saldare i rapporti le loro sensazioni familiari e, in par- attraverso i colori ticolare, quelli fra bambino (o bambini) e papà e mamma detenuti. Lo Spazio Giallo e le iniziative ad esso collegate vanno così oltre il semplice compito di intrattenimento dei piccoli in un luogo protetto di gioco, per diventare uno spazio dove accogliere e accompagnare il bambino e la sua famiglia durante la detenzione del genitore permettendo di intercettare il disagio e garantire il diritto al mantenimento del legame genitoriale». LA SCHEDA Stranieri 4 detenuti su 10 I l sistema carcerario italiano rischia il collasso. Secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia, al 31 luglio erano presenti nei penitenziari italiani 63.587 detenuti, il livello massimo dal dopoguerra e pari al 99,6% della capienza massima tollerabile. Di questi detenuti, 30.436, poco meno della metà, sono in carcere in qualità di imputati e quindi in via cautelare in attesa di un processo. La Lombardia è la regione con il maggior numero di carcerati (8.455), seguono la Sicilia (7.587) e la Campania (7.437). Gli stranieri sono 23.999, cioè il 37,7% del totale: 4.333 (3.953 uomini e 380 donne) sono comunitari, 19.666 sono extracomunitari (18.827 uomini e 839 donne). In alcuni istituti penitenziari la percentuale di presenza di stranieri è però altissima: a Padova sono l’83%, ad Alessandria e a Brescia il 72%. Secondo il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria le strutture detentive italiane si sono ridotte a «meri depositi di vite umane» dove non sono previsti efficaci piani di recupero. L’affollamento - sostengono gli agenti di Polizia penitenziaria - accentua nei carcerati l’esasperazione, il disagio, l’impatto con la natura dura e violenta del carcere, l’insofferenza per le lentezze burocratiche e la convinzione che i propri diritti non siano rispettati. «Il sovraffollamento e i mali che trascina con sé - spiegano i volontari della Caritas Italiana che lavorano nelle carceri – vanno affrontati facilitando le misure alternative alla detenzione (coinvolgendo il sistema di welfare e i Comuni), ricorrendo alle sanzioni penali il meno possibile, introducendo nuove sanzioni non detentive e promuovendo seri percorsi di reinserimento sociale. Costruire nuove carceri non servirebbe a nulla. La storia recente di tutti i Paesi occidentali dimostra l’inesorabilità di una curiosa correlazione: anche in assenza di un incremento di reati e denunce, all’aumento dei posti in carcere corrisponde sempre un maggior ricorso all’uso della detenzione. In altre parole: i posti vuoti “incoraggiano” l’uso della risorsa-carcere».