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TRE FRATELLI E UN MISTERIOSO BARBONE COMPLETARE UN RACCONTO... (LAVORI DI GRUPPO) I ^ GRUPPO: (1) In un paesino di alta montagna, là dove nello sfondo si vedevano le montagne ricche di neve,in una stretta via,si era appena trasferita una famiglia con tre figli: Luca,Arianna e Piero. Essendosi appena trasferiti i ragazzi volevano conoscere i vicini e altri ragazzini per fare amicizie. Corsero tra le vie illuminate dal sole però nelle vicinanze videro una villa molto strana:nelle finestre c’ erano ancora delle barre di legno,l’ erba era secca e ricca di spazzatura ,il cancello era arrugginito e rotto. Sin dai primi giorni i tre ragazzi avevano notato qualcosa di strano nella villetta vicina: era sempre chiusa, le persiane restavano serrate sino a tarda mattina e si aprivano solo un poco, quel tanto che bastava per cambiare aria, poi si rinserravano nuovamente. Nessuno mai entrava né usciva, salvo un barbone nero nero che, esattamente alle sei del pomeriggio, se ne sgattaiolava alla chetichella e tornava con una sporta di plastica semivuota. Tutto qui. «Qualcosa non mi piace in quella casa» confidò un giorno Luca alla sorella. Erano seduti sulla veranda, in attesa che Piero tornasse dal dentista. I genitori presto sarebbero rientrati e insieme avrebbero cominciato a preparare la cena. Luca era un vispo bambino di dieci anni (2) con i capelli neri, alto, robusto,voluminoso, vivace ma con voce bassa. Era amichevole con tutti! Invece Arianna si dava le arie della signorinetta, dall’alto dei suoi tredici anni: aveva voluto tagliare i capelli, che portava (3) a caschetto biondi, occhi celesti, magra, alta, tenera e molto vanitosa La ragazzina non rispose al fratello, perché intravide, in lontananza, i genitori. Suo padre guidava lentamente e sembrava assorto ad ascoltare sua madre che spiegava animatamente qualcosa. Quando scesero dall’auto, che lasciarono parcheggiata lungo il marciapiede, davanti al giardinetto, Arianna li guardò con attenzione: (4) osservò il modo di gesticolare della madre e capi che stava organizzando qualcosa. La mamma era nervosa, alta, capelli di un biondo luminoso, magra e vanitosa come la figlia. Il padre era stordito( si capiva dalla sua espressione) era alto, magro e con i capelli neri e dritti per lo stordimento «Ehi! Mi ascolti?» Luca la riportò al suo discorso. « Come? Ah, sì.! È vero, anche Piero diceva la stessa cosa, l’altro giorno. C’è qualcosa di incredibile in quel barbone… così arruffato e trascurato…» «…e nero… e sporco…» rincalzò Luca. «Strano posto, questo!» sospirò Arianna. «E perché mai? » chiese sorridendo il padre che aveva ascoltato l’ultima frase. «I nostri vicini!» spiegò Arianna, che si era alzata per abbracciare la madre. «Non ficcare il naso nelle faccende altrui!» le raccomandò questa. In tinello i quattro si misero ad armeggiare intorno ai fornelli. Luca e Arianna preparavano la tavola, disponendo la tovaglia, le stoviglie, e intanto parlavano fra loro. «Ahhhhhhh!» sospirò il padre. Aveva calzato le ciabatte e indossato un vecchio pullover. Stava per accendere il televisore, quando un urlo della moglie lo fermò a metà del gesto. «Vieni ad aiutarci!» strillò, mentre affettava freneticamente le carote «Ci sono tutte le verdure da tagliare per il minestrone!» «Ah, no! Sono stanco!» «Anche noi!» risposero gli altri in coro. «Salve gente!» salutò Piero. Era un ragazzone di sedici anni (5) molto alto e robusto con addominali tartarugati da favola, all’orecchio e al labbro aveva un brillante orecchino, una cresta verde acceso che spiccava sui suoi capelli neri. Aveva un collare da cani borchiato, una maglia nera con un teschio e faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi . «Ah!» sospirò, sedendosi a fianco del padre e accendendo la televisione. Fu la volta di Arianna nella protesta che avrebbe dovuto scuotere i due dalla loro pigrizia ma Piero spiegò che era di ritorno dal dentista e: «Dovete capire... lo stress dell’attesa, poi il trapano e…» (6) Mi fa male la testa >> Piero dopo chiese della cioccolata calda, dell’ acqua, delle patatine ma la mamma arrabbiata lo interruppe e lo sgridò dicendogli che se non la finiva di lamentarsi gli avrebbe tolto il computer «OK, mi avete convinto. Vengo a pelare le patate. Datemi anche il prezzemolo da tritare» cedette il padre. Alla fine tutti e cinque spignattavano a più non posso e dopo mezz’ora (grazie alla pentola a pressione!) erano già seduti. a tavola. Madre e padre ripresero la conversazione interrotta quando erano scesi dall’ auto e i tre ragazzi poterono tranqui1lamente commentare i loro strani vicini di casa. In quel mentre il barbone ripassò davanti alla finestra del loro tinello e, senza dar nell’occhio, entrò in casa. Dall’interno qualcuno gli aveva aperto. «Questo è un mistero da risolvere» disse Piero. «Ma come?» osservò Arianna. «Semplice, elementare» commentò Luca «basta seguire il barbone, vedere dove va e…» «E poi entrare a forza in casa sua? Per farti sbattere fuori con una bella denuncia di violazione di domicilio?» domandò Piero con una punta di ironia. «Ha ragione Luca» osservò Arianna, che era la più razionale «bisogna seguire il barbone. Può essere interessante sapere che cosa porta in quel sacchetto di plastica e dove va tutti i giorni alla stessa ora» «Il problema di chi gli apre la porta… be’, lo risolveremo in un secondo tempo» si rassegnò Piero. I tre fratelli decisero che 1’ indomani si sarebbero messi all’azione, ma, quella sera, stentarono tutti e tre a prendere sonno, per l’emozione. Il giorno dopo trascorsero ore e ore in postazione alla finestra, dandosi il turno, finché Piero diede l’allarme. Il segnale convenuto era alzare a tutto volume lo stereo. Eccoli tutti e tre sulle tracce del barbone. Quello trotterellava spedito, un po’ camminando e un po’ correndo di sbieco, senza fermarsi, dritto alla meta. Lo videro attraversare la strada sulle strisce pedonali e avvicinarsi al supermercato. Lo videro entrare, senza carrello, naturalmente, e sparire tra i corridoi che si intersecavano come labirinti. I tre fratelli ebbero un attimo di panico, perché proprio sembrava essersi volatilizzato. «E adesso, che facciamo?» chiese Arianna ansimando (7) <<Ci divertiremo!>> rispose Luca <<Arianna, va ai “salumi”, Piero ai “formaggi” ed io al reparto edilizio!>> I tre ragazzi si divisero, ma non lo trovarono! Poi si accorsero che stava uscendo con un sacchetto di plastica, contenente qualcosa. Rifece la strada in senso inverso. Era scesa la sera e la via non era perfettamente illuminata (8) I ragazzi mantenevano una buona distanza per non essere scoperti ma volevano vedere il contenuto di quel sacchetto Il barbone si era accorto benissimo di essere pedinato e la cosa gli dava molto fastidio. Pensò di fare uno scherzetto ai ragazzi e così. rimuginava tra sé e sé: (9) <<mi nasconderò dietro il cespuglio più grande del parco, muoverò qualche foglia per incuriosirli, appena si avvicineranno, uscirò dal cespuglio pronto per agire e mettere in atto il mio diabolico piano>> Ma alla fine preferì. tornare dritto a casa, perché non poteva perdere tempo. Tagliò attraverso un parchetto dove ormai non c’era più nessuno, scavalcò con un salto la staccionata che lo recintava e si divertì moltissimo a sentire, con il suo udito finissimo, le imprecazioni di quei rompiscatole di ragazzi, che lo seguivano. Alla fine vide la casa e la debole luce che filtrava dalle persiane. I ragazzi gli si erano molto avvicinati: che volessero entrare in casa? Non poteva permetterlo. Si voltò con 1’intenzione di sgridarli violentemente a suo modo, quando una voce stanca, dall’interno della casa, intimò: «No, Buch, buono. Vieni qui! E Venite anche voi tre, coraggio!» (10) I tre ragazzi seguirono impauriti il barbone ed entrati in casa furono accolti da una vecchia signora molto simpatica, la nonna del barbone, che si scusò per averli trattati male ed offrì loro dei biscotti. I ragazzini felici di aver risolto questo “mistero” tornarono a casa. (1) Da pochi mesi una famiglia composta da madre, padre e tre figli era andata ad abitare in una graziosa villetta con un giardino , in periferia. Sin dai primi giorni i tre ragazzi avevano notato qualcosa di strano nella villetta vicina: era sempre chiusa, le persiane restavano serrate sino a tarda mattina e si aprivano solo un poco, quel tanto che bastava per cambiare aria, poi si rinserravano nuovamente. Nessuno mai entrava né usciva, salvo un barbone nero nero che, esattamente alle sei del pomeriggio, se ne sgattaiolava alla chetichella e tornava con una sporta di plastica semivuota. Tutto qui. «Qualcosa non mi piace in quella casa» confidò un giorno Luca alla sorella. Erano seduti sulla veranda, in attesa che Piero tornasse dal dentista. I genitori presto sarebbero rientrati e insieme avrebbero cominciato a preparare la cena. Luca era un vispo bambino di dieci anni anni (2) ciccione, con un visotto pacioccone, pieno di lentigini, i capelli color carota , un paio di occhiali tondi con dei simpatici denti da castoro. II^ GRUPPO: Caterina Magaletti Federica Taccogna AdrianaFavia Stefano Alfarano Invece Arianna si dava le arie della signorinetta, dall’alto dei suoi tredici anni: aveva voluto tagliare i capelli, che portava (3) a caschetto perché le delineavano perfettamente il suo piccolo e roseo viso. La ragazzina non rispose al fratello, perché intravide, in lontananza, i genitori. Suo padre guidava lentamente e sembrava assorto ad ascoltare sua madre che spiegava animatamente qualcosa. Quando scesero dall’auto, che lasciarono parcheggiata lungo il marciapiede, davanti al giardinetto, Arianna li guardò con attenzione: (4) quasi stupita , intenta nel capire cosa stessero dicendo i suoi genitori . Quei due strambi che litigavano molto spesso , per cose inutili e non riuscivano a comprendere le necessità dei loro figli. «Ehi! Mi ascolti?» Luca la riportò al suo discorso. « Come? Ah, sì! È vero, anche Piero diceva la stessa cosa, l’altro giorno. C’è qualcosa di incredibile in quel barbone… così arruffato e trascurato…» «…e nero… e sporco…» rincalzò Luca. «Strano posto, questo!» sospirò Arianna. «E perché mai? » chiese sorridendo il padre che aveva ascoltato l’ultima frase. «I nostri vicini!» spiegò Arianna, che si era alzata per abbracciare la madre. «Non ficcare il naso nelle faccende altrui!» le raccomandò questa. In tinello i quattro si misero ad armeggiare intorno ai fornelli. Luca e Arianna preparavano la tavola, disponendo la tovaglia, le stoviglie, e intanto parlavano fra loro. «Ahhhhhhh!» sospirò il padre. Aveva calzato le ciabatte e indossato un vecchio pullover. Stava per accendere il televisore, quando un urlo della moglie lo fermò a metà del gesto. «Vieni ad aiutarci!» strillò, mentre affettava freneticamente le carote «Ci sono tutte le verdure da tagliare per il minestrone!» «Ah, no! Sono stanco!» «Anche noi!» risposero gli altri in coro. «Salve gente!» salutò Piero. Era un ragazzone di sedici anni (5) alto , magro , con occhio lucenti color nocciola e labbra sottili. «Ah!» sospirò, sedendosi a fianco del padre e accendendo la televisione. Fu la volta di Arianna nella protesta che avrebbe dovuto scuotere i due dalla loro pigrizia, ma Piero spiegò che era di ritorno dal dentista e: «Dovete capire... lo stress dell’attesa, poi il trapano e (6) non ultimo il dolore che mi è rimasto dopo la pulizia dei denti. …» «OK, mi avete convinto. Vengo a pelare le patate. Datemi anche il prezzemolo da tritare» cedette il padre. Alla fine tutti e cinque spignattavano a più non posso e dopo mezz’ora (grazie alla pentola a pressione!) erano già seduti. a tavola. Madre e padre ripresero la conversazione interrotta quando erano scesi dall’ auto e i tre ragazzi poterono tranqui1lamente commentare i loro strani vicini di casa. In quel mentre il barbone ripassò davanti alla finestra del loro tinello e, senza dar nell’occhio, entrò in casa. Dall’interno qualcuno gli aveva aperto. «Questo è un mistero da risolvere» disse Piero. «Ma come?» osservò Arianna. «Semplice, elementare» commentò Luca «basta seguire il barbone, vedere dove va e…» «E poi entrare a forza in casa sua? Per farti sbattere fuori con una bella denuncia di violazione di domicilio?» domandò Piero con una punta di ironia. «Ha ragione Luca» osservò Arianna, che era la più razionale «bisogna seguire il barbone. Può essere interessante sapere che cosa porta in quel sacchetto di plastica e dove va tutti i giorni alla stessa ora» «Il problema di chi gli apre la porta… beh, lo risolveremo in un secondo tempo» si rassegnò Piero. I tre fratelli decisero che 1’indomani si sarebbero messi all’azione, ma, quella sera, stentarono tutti e tre a prendere sonno, per l’emozione. Il giorno dopo trascorsero ore e ore in postazione alla finestra, dandosi il turno, finché Piero diede l’allarme. Il segnale convenuto era alzare a tutto volume lo stereo. Eccoli tutti e tre sulle tracce del barbone. Quello trotterellava spedito, un po’ camminando e un po’ correndo di sbieco, senza fermarsi, dritto alla meta. Lo videro attraversare la strada sulle strisce pedonali e avvicinarsi al supermercato. Lo videro entrare, senza carrello, naturalmente, e sparire tra i corridoi che si intersecavano come labirinti. I tre fratelli ebbero un attimo di panico, perché proprio sembrava essersi volatilizzato. «E adesso, che facciamo?» chiese Arianna ansimando (7) Piero disse : “Secondo me , non ci resta che aspettare la sua uscita dal supermercato!” Poi si accorsero che stava uscendo con un sacchetto di plastica, contenente qualcosa. Rifece la strada in senso inverso. Era scesa la sera e la via non era perfettamente illuminata (8) tanto da mettere in difficoltà i tre fratelli nel ripercorrere la strada di ritorno. Il barbone si era accorto benissimo di essere pedinato e la cosa gli dava molto fastidio. Pensò di fare uno scherzetto ai ragazzi e così. rimuginava tra sé e sé : (9) “Quasi , quasi percorro una strada diversa: più lunga e desertica , così si stancheranno e mi lasceranno in pace.” Ma alla fine preferì. tornare dritto a casa, perché non poteva perdere tempo. Tagliò attraverso un parchetto dove ormai non c’era più nessuno, scavalcò con un salto la staccionata che lo recintava e si divertì moltissimo a sentire, con il suo udito finissimo, le imprecazioni di quei rompiscatole di ragazzi, che lo seguivano. Alla fine vide la casa e la debole luce che filtrava dalle persiane. I ragazzi gli si erano molto avvicinati: che volessero entrare in casa? Non poteva permetterlo. Si voltò con 1’intenzione di sgridarli violentemente a suo modo, quando una voce stanca, dall’interno della casa, intimò: «No, Buch, buono. Vieni qui! E Venite anche voi tre, coraggio!» (10) appena tutti e quattro entrarono in casa , la moglie del barbone, chiese al marito: “ Come ti sei conciato?” lui rispose: “è una storia troppo lunga da spiegarti ora, poi te ne parlerò, ora ti posso dire soltanto che questi tre ragazzini mi hanno inseguito per tutto il tempo “ Arianna rispose: “Ma noi pensavamo che tu fossi un barbone”